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1 capitolo...introduzione alla sociologia nell'era della globalizzazione, Study Guides, Projects, Research of Cognitive Sociology

ritzer - ritzer

Typology: Study Guides, Projects, Research

2015/2016

Uploaded on 04/05/2016

briciolo871
briciolo871 🇮🇳

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Download 1 capitolo...introduzione alla sociologia nell'era della globalizzazione and more Study Guides, Projects, Research Cognitive Sociology in PDF only on Docsity! CAPITOLO 1. Introduzione alla Sociologia nell’era della globalizzazione 1.1 La natura mutevole del mondo sociale – e la sociologia I sociologi moderni hanno più mezzi e risorse per comprendere il nostro passato, il nostro presente e cosa più importante il nostro futuro. Alcuni sociologi credono che aiutare le persone al cambiamento sociale sia il vero scopo della sociologia. Una delle cose più importanti che si impara con lo studio della sociologia è che qualsiasi cosa l’essere umano fa come singolo individuo è condizionato da ciò che si verificano in massa (nei gruppi, nelle società e nel mondo), questi eventi influiscono le strutture e i processi che avvengono su larga scala. Questa attività può essere vista come un esempio dell’EFFETTO FARFALLA che può essere applicato anche ai fenomeni sociali. L’idea è che un piccolo cambiamento in un determinato luogo, a lungo andare possa avere effetti di grande portata, persino globali. La SOCIOLOGIA è lo studio costante dei modi in cui le persone sono condizionate e influenzano le strutture sociali e i processi sociali associati alle società, ai gruppi, alle organizzazioni, alle culture e al mondo. 1.2 I principali interessi per una sociologia del ventunesimo secolo La sociologia si occupa di fenomeni contemporanei ma anche storici. Particolare importanza per la fondazione della sociologia fu la prima Rivoluzione Industriale ,di cui i sociologi studiavano le fabbriche ,le produzioni e i lavoratori. Allora i sociologi iniziarono ad interessarsi anche alla relazione tra industria e resto della società (stato-famiglia). Il passaggio dall’era industriale a quella post-industriale e all’era dell’informazione ha importanti riscontri a livello personale. Nell’era post-industriale, è sempre più probabile che gli uomini e le donne lavorino gratis ,come i blogger o i collaboratori di Wikipedia, perché piace e perché tutto ciò di cui abbiamo bisogno lo otteniamo scaricandolo gratuitamente da internet, anche se i beni essenziali come la casa, i vestiti e il cibo costano sempre di più. Il nostro mondo sociale è in continua evoluzione e la sociologia deve adattarsi ai cambiamenti. 1.2.1 La globalizzazione Il cambiamento più importante al giorno d’oggi è la globalizzazione, anche se di questa non si può datare l’inizio, all’incirca intono al 1990. La SOCIETA’ è un modello complesso di relazioni sociali che è racchiuso in uno spazio e persiste nel tempo; questa è stata da sempre la più ampia analisi della sociologia. Tuttavia nell’era della GLOBALIZZAZIONE, le società stanno perdendo importanza, infatti delle strutture transnazionali e globali (ONU;UE) stanno diventando più importanti delle singole società. I PROCESSI SOCIALI, come le strutture sociali, non esistono solo singolarmente ma anche a livello globale, e questi stanno anche aumentando d’importanza. Come ad esempio la migrazione che al giorno d’oggi è facilitata dal fatto che le persone si muovono molto più liberamente e a distanze più elevate rispetto al passato. Quindi possiamo affermare che la vita è diventata più FLUIDA. Questa fluidità si manifesta anche nel divulgare le informazioni che circolano in un batter d’occhio grazie a internet; questi flussi subiscono delle accelerazioni grazie a  la consegna di merci via aere  L’UE che ha ridotto o eliminato le “barriere” tra i 27 stati europei, e l’ euro che è stato adottato da 17 paesi  la ICANN che rende possibile il divulgare delle informazioni in rete La GLOBALIZZAZIONE è CARATTERIZZATA DA FLUSSI GLOBALI SEMPRE PIU’ FLUIDI E DA STRUTTURE CHE ACCELERANO E ALTRE CHE OSTACOLANO TALI FLUSSI. Questo port a ad avere effetti positivi come: un maggiore accesso ai beni, ai servizi, all’informazione; ma anche degli effetti negativi: una più facile circolazione di malattie come l’AIDS o L’HIV, altri aspetti negativi sono il terrorismo, il mercato di organi umani, il traffico di sesso e di stupefacenti; questa viene chiamata GLOBALIZZAZIONE DEVIANTE. 1.2.2 I consumi Il CONSUMO è un processo in cui le persone ottengono e utilizzano diversi beni e servizi. Questo fenomeno ha le radici negli Stati Uniti a partire dal 1950, infatti per molte persone il lavoro e la produzione passarono in secondo piano. L’incredibile aumento dei consumi fu possibile grazie all’introduzione della CARTA DI CREDITO, ma anche ai debiti che questa ha portato. I consumi e la globalizzazione sono estremamente collegati (la maggior parte delle cose che consumiamo sono importate da altri paesi). I sociologi contemporanei si stanno dedicando ai consumi in generale come gli acquisti online, i luoghi di consumo e il comportamento nei grandi magazzini. Le persone vengono invogliate a consumare più di quanto avrebbero bisogno, infatti questo porta a indebitarsi. Anche se è lavorativa. Si tratta anche di una questione pubblica perché non è giusto nelle donne nel loro complesso, e perché la società non riesce a beneficiare dei molti contributi che le donne potrebbe apportarle. La relazione micro macro L’interesse nei problemi personali è un interesse sociologico alla relazione tra micro fenomeni sociali (su piccola scala), come le persone, i loro pensieri, e le loro azioni e macro fenomeni sociali (su larga scala), come i gruppi, le organizzazioni, le culture, la società e il mondo. Karl Marx è considerato uno dei primi e più importanti sociologi, era interessato al rapporto tra ciò che i lavoratori pensavano e dicevano (aspetti micro), e il sistema economico capitalistico (aspetto macro) in cui i lavoratori operavano. Esiste un continuum(tutto ciò che non è interrotto), che va dalle più microscopiche alle più macroscopiche realtà sociali, con fenomeni che si trovano circa a metà del continuum che è conosciuto come MESO (INTERMEDI). Il rapporto azione-struttura I sociologi americani tendono a pensare in modo micro-macro mentre in Europa, i sociologi pensano alla relazione tra azione-struttura. AZIONE=LIVELLO MICRO STRUTTURA = LIVELLO MACRO L’azione-struttura mette in luce alcune importanti realtà sociali. Il termine azione dà grande importanza all’individuo = “agente” (come avente il potere e la capacità di essere creativo), si gonfiano molto le capacità mentali dell’individuo e i modi in cui tali capacità sono utilizzate per creare azioni importanti, se non decisive. A livello macro, questi agenti sono visti come sviluppati nelle strutture sociali e culturali che gli agenti stessi creano e da cui sono vincolati. Il sociologo Erving Goffman, afferma che, gli individui sono pericolosi giganti, cioè hanno capacità di azione, o il potenziale di arrestare e distruggere le strutture in cui si trovano, anche se spesso, gli agenti non si rendono conto del potere che possiedono. Un aspetto che caratterizza particolarmente la prospettiva azione-struttura è l’idea che le strutture sociali siano: sia vincolanti che abilitanti. La prospettiva azione-struttura si occupa dei vincoli, sottolineando l’aspetto molto importante che le strutture consentono agli agenti di fare cose che altrimenti non sarebbero stati in grado si fare. Anche se l’università sia limitante in molti modo, essa trasmette la conoscenza e le competenze necessarie per avere successo, o solamente per sopravvivere al giorno d’oggi. Nel pensare e criticare il potere vincolante delle strutture, è importante ricordare che tali strutture offrono anche, in molti modi diversi, delle possibilità. 1.4.3 La costruzione sociale della realtà La costruzione sociale della realtà, sostiene che le persone all’estremo micro della prospettiva, cioè gli “agenti”(coloro che agiscono) creano la realtà sociale, ossia fenomeni di livello sia medio (meso), sia macro, attraverso i loro pensieri e le loro azioni. Quella realtà, diventa una struttura che è parzialmente o totalmente separata dalle persone che l’hanno creata ed esistono in essa. È nel momento in cui i fenomeni intermedi e macro hanno vita propria che vincolano e persino controllano quello che le persone fanno. Questo processo di creazione individuale di realtà strutturali, vincoli e coercizioni (obblighi) inizia poi nuovamente in un ciclo continuo. È questo continuo ciclo il cuore del rapporto micro macro, del mondo sociale e l’argomento centrale della sociologia. Per esempio nel regno dei consumi, sono le persone come stilisti, produttori e consumatori, che creano il mondo della moda. Queste aziende controllano i gusti della gente in fatto di moda e quindi i tipi di vestiti che le persone indossano. 1.4.4 Strutture e processi sociali Un altro sociologo del diciannovesimo secolo, è Auguste Comte, fu importante non solo per l’invenzione del termine sociologia, nel 1839, ma anche per aver creato la disciplina della sociologia. Egli fa una distinzione tra la statistica sociale e la dinamica sociale.  Nella STATISTICA SOCIALE, osserva le parti, cioè le strutture della società.  Nella DINAMICA SOCIALE, il suo interesse principale era rivolto ad uno specifico processo sociale, appunto il cambiamento sociale e a come varie parti della società cambiano. Cosa rilevante è che le strutture sociali, sono assetti sociali duraturi e regolari, come la famiglia e lo Stato. Anche se le strutture sociali cambiano, queste non sono molto dinamiche (attivi ) e cambiano molto lentamente; i processi sociali invece rappresentano l’aspetto dinamico e il continuo cambiamento del mondo sociale. Notiamo che il mondo sociale è in continua evoluzione e i sociologi, devono essere costantemente attenti ai cambiamenti. 1.5 Principali teorie sociologiche Le grandi teorie dei grandi sociologi, si sono evolute e diramate in una dozzina di teorie più recenti. Queste possono essere suddivise in tre grandi gruppi:  Le teorie strutturali-funzionali  Le teorie critiche-del conflitto  Le teorie inter-azioniste 1.5.1 Le teorie strutturali/funzionali Le teorie strutturali-funzionali si sono sviluppate attraverso l’osservazione e l’analisi di fenomeni sociali su vasta scala. Le due teorie più importanti sono quelle dello struttural-funzionalismo, che si occupa sia delle strutture sociali, sia delle loro funzioni e lo strutturalismo, che si occupa solo delle strutture sociali senza pensare alle loro funzioni. Struttural-funzionalismo Lo struttural-funzionalismo si focalizza sia sulle strutture sociali, sia sulle funzioni che queste strutture svolgono (Èmile Durkheim, che ha discusso le funzioni e i limiti strutturali imposti alla devianza). I teorici struttural- funzionalisti propongono una funzione positiva delle strutture sociali, affermando che esse sono desiderabili, necessarie ed è quasi impossibile farne a meno. Questa è una teoria conservatrice, infatti l’opinione dominante è che se alcune strutture esistono e sono funzionali (cosa data per scontata) esse dovrebbero essere mantenute e conservate.  Una serie di concetti è stata sviluppata da Robert Merton, uno di questi è quello di FUNZIONI, o le conseguenze osservabili e positive di una struttura che la aiutano a sopravvivere, adattarsi e autoregolarsi.  Lo struttural-funzionalismo viene arricchito anche dal concetto di DISFUNZIONI (inefficienza), che sono le conseguenze osservabili che incidono negativamente sulla capacità di un dato sistema di sopravvivere, adattarsi o autoregolarsi. La consapevolezza che vi siano sia funzioni che disfunzioni associate alle strutture, solleva il problema del loro peso relativo. Per determinare se una data struttura è prevalentemente funzionale o disfunzionale avremmo bisogno di valutare i benefici, di impedire l’ingresso a potenziali terroristi rispetto alle perdite nelle transazioni commerciali internazionali e alla diminuzione nelle iscrizioni degli studenti stranieri nelle università. Merton distinse tra due tipi di funzioni le funzioni manifeste e le funzioni latenti.  Le funzioni manifeste, o conseguenze positive che sono cercate consciamente e volutamente. particolare, piuttosto che dell’economia capitalistica. L’industria cultuale consiste, in senso weberiano, nelle strutture razionalizzate e burocratizzate che controllano la cultura moderna. Queste tecnologie sono criticate perché producono, o servono come sbocco, per la cultura di massa, o comunque forniscono elementi culturali che sono gestiti da organizzazioni, mancano di spontaneità e sono fasulli. Due caratteristiche della cultura di massa sono: la falsità e la repressività.  FALSITA’ : la vera cultura dovrebbe scaturire dalle persone, ma la cultura di massa mette insieme idee preconfezionate che falsificano la realtà (reality show). Questi sono falsi, nel senso che trasmettono ai consumatori della cultura di massa l’idea che raggiungere fama e fortuna sia semplice e veloce.  REPRESSIVITA’: come Marx, i teorici critici ritengono che le masse debbano essere informate di cose come, la falsità della cultura, in modo che possano sviluppare una chiara idea delle debolezze della società e la necessità di ribellarsi contro di esse. L’effetto della cultura di massa è tuttavia quello di rendere pacifiche, stupire e reprimere le masse, in modo che siano molto meno propense a chiedere un cambiamento sociale. Questi invece di impegnarsi in attività rivoluzionarie, molte persone cercano di tenere il passo con le marche più recenti e modaiole, nonché di indossarle. La teoria critica può essere applicata ad alcune delle più recenti forme di media, come Facebook e YouTube. Anche se su questi siti ci sono molti contenuti falsi i siti non sono controllati da burocrazie grandi e razionalizzate. Quasi tutto il contenuto di questi due siti è fornito anche da chi consuma materiale sui siti, infatti questi esercitano poco controllo sui contenuti originali, ma sono senza dubbio spontanei e autentici. Si sostiene che il contenuto no è prodotto dall’industria culturale, ma viene diffuso da questa. La teoria postmoderna. La teoria postmoderna ha molti elementi che si inseriscono bene nell’ambito della teoria critica, benchè ci sia qualcosa di più che una critica. Il termine postmoderno è usato in vari modi in relazione alla teoria sociale:  La postmodernità è lo stadio della società dopo l’era “moderna”. Tra le caratteristiche del mondo moderno c’è la razionalità come discusso nel lavoro di Weber. Il mondo postmoderno è meno razionale, o non razionale o persino irrazionale. Sebbene la modernità sia caratterizzata da uno stile di vita molto coerente, la postmodernità è caratterizzata dall’eclettismo (dalla varietà), in ciò che mangiamo, nel modo in cui ci vestiamo e nel tipo di musica che ascoltiamo.  Il postmodernismo fa riferimento a nuove e differenti forme culturali, nella musica, nel cinema, nell’arte ecc.. una caratteristica di queste è il mix (pastiche). Le costruzioni postmoderne combinano quindi stili classici e moderni. La teoria postmoderna è un orientamento teorico che si propone come reazione alla teoria moderna. I postmodernisti si oppongono alle grandi narrazioni e al contrario offrono delle istantanee del mondo sociale più limitate e spesso, non collegate tra loro. I postmodernisti infatti, spesso decostruiscono o mettono da parte le grandi narrazioni moderne. Si oppongono anche alle pretese scientifiche della moderna teoria sociale, adottando invece un approccio non scientifico o addirittura antiscientifico a mondo sociale. Le femministe postmoderniste rifiutano il linguaggio usato dalle studiose femministe moderne. I teorici postmoderni guardano ai fenomeni sociali familiari in modi diversi o adottano un focus molto diverso per il loro lavoro. Il più importante postmodernista, Jean Baudrillard, sosteneva che viviamo in una società consumistica in cui gran parte delle nostre vite sono definite non dal nostro lavoro produttivo ma da cosa consumiamo e come consumiamo. Il mondo postmoderno è infatti caratterizzato dall’IPERCONSUMISMO, che spinge a consumare più di ciò che abbiamo bisogno, più di ciò che realmente vogliamo e più di ciò che possiamo permetterci. Un’altra sua idea è la simulazione, che è un’autentica o falsa versione di qualcosa. L’idea che consumiamo sempre più simulazioni e viviamo una vita simulata è una potente critica non solo della società dei consumi, ma più in generale del mondo contemporaneo. 1.5.3 Teorie inter/azioniste L’interazionismo simbolico. L’interazionismo simbolico riguarda l’interazione tra due o più persone attraverso l’uso dei simboli. L’interazione non può avere luogo senza simboli: le parole, i gesti e anche gli oggetti che sostituiscono le cose. I simboli consentono la comunicazione dei significati tra un gruppo di persone L’interazionismo simbolico ha molti principi:  Gli esseri umani hanno una grande capacità di pensiero che gli differenzia dagli animali, questa è fortemente plasmata dall’interazione sociale. È durante l’interazione sociale che le persone acquisiscono i significati simbolici che permettono loro di esercitare la loro capacità distintiva di pensare.  I significati simbolici non sono scolpiti nella pietra, infatti le persone sono in grado di modificarli in base a una data situazione e alla loro interpretazione.  Le persone sono in grado di modificare i significati simbolici grazie alla loro capacità unica di pensare che gli interazionisti descrivono come la capacità delle persone di interagire con sé stesse. In tale interazione con se stessi, gli individui sono in grado non solo di alterare i significati simbolici, ma anche di esaminare i vari corsi di azione possibili in una determinata situazione, di valutare i relativi vantaggi e svantaggi di ogni azione e quindi di sceglierne una.  Lo schema entro cui avvengono le scelte, le azioni individuali e le interazioni, è la base per la costituzione dei gruppi. In questa prospettiva teorica, l’interazione simbolica è la base di ogni altra cosa nel mondo sociale. Gli interazionisti simbolici sono interessati a come i vari aspetti dell’identità vengono creati e sostenuti durante l’interazione sociale. Il genere è un mezzo per identificarci con una particolare categoria di sesso. Quindi questo è sia un risultato, sia una causa dell’interazione sociale. L’etnometodologia. L’etnometodologia è un’altra teoria inter- azionista, ma si focalizza su quello che fanno le persone, piuttosto che su quello che pensano. Gli etnometodologi studiano i modi in cui la gente organizza la propria quotidianità. Gli etnometodologi hanno una visione diversa delle strutture sociali su larga scala rispetto ai struttural-funzionalisti, che tendono a vedere le persone e le loro azioni come altamente vincolate da quelle strutture. Molti di loro studiano le conversazioni e si concentrano su tre questioni fondamentali: 1. Segnali vocali come elementi della conversazione: si può per esempio stare seduti in silenzio per costringere l’altro a parlare, oppure schiarirsi la voce per esprimere disappunto. 2. Stabili e ordinate regole delle conversazioni: ad esempio, le persone che conversano aspettano il proprio turno per parlare e aspettano il loro turno. Gli etnometodologi hanno scoperto che una persona più acculturata (con uno status più elevato), spesso interrompe una persona con uno status inferiore. 3. Azioni necessarie per mantenere le conversazioni: nelle vere conversazioni si potrebbe avere bisogno di far rispettare il proprio turno, magari alzando la voce, infatti questo non si verifica automaticamente. Gli etnometodologi sostengono che persone spesso pensano erroneamente al genere come qualcosa di biologicamente determinato, ma in realtà essere maschio o femmina si basa sul proprio comportamento e su ciò che si fa regolarmente. La teoria dello scambio. I teorici dello scambio non si occupano di ciò che accade nella mente delle persone e di come questo influenzi il comportamento, ma sono interessati al comportamento stesso e alle ricompense e i costi ad esso associati. I teorici dello scambio sono particolarmente interessati al comportamento sociale che di solito coinvolge due o più persone e che implica una serie di scambi di materiali e immateriali. Gli scambi individuali possono stabilizzarsi nel tempo e diventare relazioni di scambio persistenti. Ad esempio, un’amicizia che si coltiva nel tempo si considera gratificante. I teorici dello scambio sono CAPITOLO 2. Cambiamento sociale e nascita della modernità 2.1 Il feudalesimo 2.2 La monarchia e la chiesa 2.3 Lo stato assoluto 2.4 La città e la nascita della borghesia mercantile 2.5 Nascita della societá moderna: i fattori del cambiamento 2.5.1 L’Illuminismo 2.5.2 Rivoluzione francese e affermazione dei diritti dell’uomo 2.5.3 Nascita dello stato moderno e del diritto positivo 2.5.4 La Rivoluzione americana e l’affermarsi della costituzione 2.5.5 Lo studio scientifico della società: i primi sociologi 2.5.6 Rivoluzione Industriale 2.5.7 La visione materialistico dialettica della storia 2.6 Nascita del modo di produzione capitalistico 2.7 Marx e la società contemporanea 2.8 Il protestantesimo e la rivoluzione culturale: lo spirito del capitalismo 2.8.1 Nascita e sviluppo del capitalismo 2.8.2 Etica protestante e spirito del capitalismo 2.9 Razionalizzazione e secolarizzazione 2.10 Modernizzazione e il problema dell’ordine 2.11 Differenze tra la società premoderna e la società moderna 2.11.1 Solidarietà organica e individualismo 2.12 La modernità oggi nel dibattito sociologico CAPITOLO 3. Fare ricerca nella realtà sociale 3.1 Il metodo scientifico 3.2 Lo sviluppo della conoscenza scientifica 3.3 La ricerca sociologica 3.3.1 Ricerca quantitativa e qualitativa 3.3.2 Ricerca basata sull’osservazione 3.3.3 Interviste 3.3.4 Survey 3.3.5 Esperimenti 3.4 Analisi secondaria dei dati 3.4.1 Metodo storico-comparativo 3.4.2 Analisi del contenuto 3.5 Problemi nella ricerca sociale 3.5.1 Affidabilità e validità 3.5.2 Etica della ricerca 3.5.3 Obiettività, o sociologia «avalutativa» CAPITOLO 4. Cultura 4.1 Una definizione di cultura 4.2 Gli elementi fondamentali della cultura 4.2.1 Valori 4.2.2 Norme 4.2.3 Cultura materiale 4.2.4 Cultura simbolica e lingua 4.3 Differenze culturali 4.3.1 Cultura ideale e reale 4.3.2 Ideologia 4.3.3 Subculture 4.3.4 Controculture 4.3.5 Guerre culturali 4.3.6 Multiculturalismo e assimilazionismo 4.3.7 Cultura alta e bassa 4.4 Questioni emergenti nel campo della cultura 4.4.1 Cultura globale 4.4.2 ultura consumistica 4.5 Cybercultura CAPITOLO 5. Socializzazione e interazione 5.1 L’individuo e il sé 5.1.1 Interazione simbolica e sviluppo del sè 5.2 L’individuo come attore 5.3 Socializzazione 5.3.1 Socializzazione nell’infanzia 5.3.2 Socializzazione negli adulti 5.4 Interazione 5.4.1 Interazioni sovraordinate-subordinate 5.4.2 Reciprocità e scambio 5.4.3 «Fare» interazione 5.4.4 Ordine dell’interazione 5.4.5 Status e ruolo 5.5 Strutture sociali a livello micro 5.5.1 Relazioni interpersonali 5.5.2 Reti sociali 5.5.3 Gruppi CAPITOLO 6. Le organizzazioni, le società e il globale 6.1 Organizzazioni 6.1.1 Burocrazie 6.1.2 Organizzazioni di rete 6.2 Società 6.3 Il globale 6.3.1 Altri flussi globali 6.3.2 Barriere globali 9.2.4 Modelli di interazione 9.2.5 Razza, etnia e istruzione 9.2.6 Razza, etnia e consumo 9.3 Razzismo 9.3.1 Fondamenti del razzismo 9.3.2 Razzismo istituzionale 9.3.3 Movimenti sociali e razza 9.4 Razza ed etnia nel contesto globale 9.4.1 Identità etnica e globalizzazione 9.4.2 Pregiudizio globale e discriminazione 9.4.3 Flussi globali basati sulla razza e l’etnia 9.4.4 Conflitto etnico all’interno degli stati-nazione CAPITOLO 10. Sesso e genere 10.1 Sesso e sessualità 10.1.1 Sé sessuali 10.1.2 Costrizioni sociali sulla sessualità 10.1.3 Sesso e consumi 10.1.4 Devianza sessuale 10.2 Genere 10.2.1 Femminilità e mascolinità 10.2.2 Genere, lavoro e famiglia 10.2.3 Genere e istruzione 10.2.4 Genere e cultura del consumo 10.2.5 Genere e sport 10.2.6 Genere, salute e mortalità 10.2.7 Genere, criminalità e devianza 10.3 Sesso, genere e globalizzazione 10.3.1 Il cambiamento sociale e la globalizzazione della sessualità 10.3.2 Flussi globali relativi al sesso e alla sessualità 10.3.3 Migrazione globale e genere 10.3.4 La femminilizzazione del lavoro 10.3.5 Sesso, guerra e violenza 10.3.6 Il movimento globale delle donne CAPITOLO 11. Famiglia 11.1 Famiglia, matrimonio e relazioni intime 11.1.1 Alcuni concetti base 11.2 Grandi cambiamenti nel matrimonio e nella famiglia 11.2.1 Declino del matrimonio 11.2.2 Famiglie non famiglie: «andare da solo» 11.2.3 L’abitazione famigliare 11.2.4 Forme alternative di famiglie 11.3 Teorie sulla famiglia 11.3.1 Teoria struttural/funzionalista 11.3.2 Teoria del conflitto/critica 11.3.3 Teoria inter/azionista 11.4 Problemi in famiglia 11.4.1 Conflitto famigliare 11.4.2 Abuso e violenza in famiglia 11.4.3 La povertà e la famiglia 11.4.4 La famiglia, il consumo e la grande recessione 11.4.5 Disuguaglianze di genere 11.4.6 Divorzio 11.5 Famiglie globali 11.5.1 Flussi globali che coinvolgono la famiglia 11.5.2 Flussi globali che incidono sulla famiglia CAPITOLO 12. Politica ed economia 12.1 Politica: potere e controllo 12.2 Tipi di governo 12.2.1 Monarchia: l’ascesa dello stato 12.2.2 Democrazia: cittadinanza come idea radicale 12.2.3 Dittatura: la presa del potere 12.3 Il sistema politico in italia 12.3.1 Partiti politici ed elezioni 12.4 Il sistema politico degli Stati Uniti 12.4.1 Partiti politici ed elezioni 12.4.2 Soldi ed elezioni 12.4.3 I media e il processo politico 12.4.4 La prospettiva struttural-funzionalista: il pluralismo 12.4.5 Il conflitto/prospettiva critica: l’élite al potere 12.4.6 Quale prospettiva è corretta? 12.5 Attuare gli obiettivi politici: la violenza legittima, la guerra e il terrorismo 12.5.1 Guerra 12.5.2 Terrorismo 12.6 Politica globale 12.6.1 Geopolitica 12.6.2 La nazione e lo stato-nazione 12.7 L’economia: produzione, consumi, e tempo libero 12.7.1 Sociologia economica 12.8 Cambiamenti storici nell’economia 12.8.1 La rivoluzione industriale 12.8.2 Management scientifico 12.8.3 Dal fordismo al post fordismo 12.8.4 Capitalismo, socialismo e comunismo 12.8.5 Deindustrializzazione negli Stati Uniti 15.2 Il comportamento collettivo 15.2.1 Folle 15.2.2 Rivolte 15.2.3 Disastri 15.2.4 Globalizzazione e cyber-attivismo 15.3 Cambiamento sociale: globalizzazione, consumo e internet 15.3.1 Globalizzazione come massimo cambiamento sociale 15.3.2 Globalizzazione e internet 15.3.3 Consumi e globalizzazione CAPITOLO 16. Religione 16.1 Religione 16.2 Cosa è la religione? 16.3 Gli elementi che compongono la religione 16.3.1 Le credenze 16.3.2 I rituali 16.3.3 L’esperienza 16.4 Tipi di organizzazioni religiose 16.4.1 La setta 16.4.2 La chiesa 16.4.3 I culti 16.4.4 Nuovi movimenti religiosi 16.4.5 Le denominazioni 6.5 Le teorie sulla religione 16.5.1 Le teorie struttural-funzionali e la religione 16.5.2 La teoria del conflitto/teoria critica e la religione 16.6 Religione e globalizzazione 16.6.1 Le religioni globali più significative 16.6.2 Fondamentalismo CAPITOLO 17. L’istruzione 17.1 Pensare all’istruzione 17.1.1 La teoria struttural-funzionalista 17.1.2 La teoria critica del conlitto 17.1.3 La teoria inter/azionista 17.2 Educazione e consumo 17.2.1 Commercializzazione e consumo 17.3 Le disuguaglianze nell’istruzione 17.3.1 Chi ha successo a scuola? 17.3.2 Il rapporto di Coleman: quanto contano le scuole? 17.3.3 L’intelligenza e il successo a scuola 17.3.4 Le differenze di classe nella prima infanzia 17.3.5 L’apprendimento stagionale e le differenze di classe nei risultati 17.3.6 Disuguaglianze dentro le scuole: il monitoraggio e i risultati degli studenti 17.3.7 Chi va all’università? 17.3.8 La globalizzazione e l’educazione
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