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Corpi violati, Exams of Physiology

Pedagogia di genere, violenza sulle donne femminicidi

Typology: Exams

2015/2016

Uploaded on 10/18/2016

Daiana7
Daiana7 🇦🇩

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Download Corpi violati and more Exams Physiology in PDF only on Docsity! CORPI VIOLATI: CAP. 1 IL FEMMINICIDIO DIFFUSO: CRONACHE DI ORDINARIA FOLLIA (Ulivieri) Il 900 rimarrà nella storia come il secolo delle grandi conquiste femminili. Oltre ad essere ricordato come il secolo delle grandi guerre, dei totalitarismi è importante per quanto riguarda l’universo femminile ricordarlo come il secolo dell’affermazione paritaria delle donne, basti ricordare alcuni cambiamenti importanti ( diritto di voto, condizioni di vita diverse, relazioni sentimentali più libere e complici. Con le lotte operaie e la diffusione delle 150 ore le donne ottengono il diploma, ma si coglie l’occasione per affrontare tematiche considerate al tempo tabu quali: il sesso, salute, corpo, aborto, alimentazione e procreazione. Nel 1975 il nuovo diritto alla famiglia ha significato almeno per legge la fine del patriarcato soprattutto con l’abolizione della figura del capofamiglia. La donna ottiene pari diritti nella cura della prole, partecipa alle decisioni familiari in forma paritaria, e scompare lo IUS CORRIGENDI ovvero il diritto del marito a picchiare la moglie. Questa nuova consapevolezza delle donne dei ceti meno agiati in opposizione alla borghesia del tempo affiancano le studentesse universitarie nella lotta per una gestione più libera e autonoma del proprio corpo. In quello che venne chiamato “movimento per la liberazione della donna”. Eppure in questa inarrestabile ascesa al femminile , dell’autonomia e libertà, qualcosa non va proprio, sembra quasi che la società non si sia affatto abituata al cambiamento. Le donne non tollerano più le oppressioni e hanno quindi il coraggio di denunciare, si sentono uguali come persone, amiche e compagne dei loro uomini, ma questa libertà considerata giusta e accettabile, quando il rapporto si stringe rivendicano e ripropongono i vecchi schemi di un tempo anche utilizzando la violenza. La conseguenza è che la riproposta di questi modelli del passato spesso degenera in conflitti, infatti in Italia sono aumentati i numeri di separazione e divorzi. A questi fattori si aggiunge il lavoro extradomestico che porta di pari passo ad una maggiore indipendenza della donna. La chiusura dei rapporti può avvenire in modo civile ma anche in modo violento e incontrollato ( ROSA). CORPI OFFESI E FERITI: Ogni rapporto , relazione e fidanzamento può presentare una escalation di violenze che vanno dall’umiliazione, alla subordinazione ma anche a spintoni, percosse, violenze gravi e uccisioni. Le ricerche svolte dall’ISTAT mostrano che il tipo di violenza può essere fisico o sessuale ma anche combinato fra loro. 43% la donna è spinta, afferrata, presa per un braccio, tirata per i capelli 31,9% schiaffi, calci, pugni, morsi. 25% picchiata e minacciata con qualcosa. 5% ha subito violenze sessuali od è stato costretto La violenza di tutto ciò viene da lontano, non scatta all’improvviso. Nelle coppie a rischio, da parte della donna, c’è un graduale adattamento alla violenza psicologica e fisica. Sono i cosi detti amori malati che le donne lasciano con difficoltà. Anche i figli restano coinvolti in queste orribili situazioni subendone le conseguenze psicologiche. La violenza coniugale ha quindi effetti devastanti sui figli che ne sono vittime indirette. In primo luogo assistere alle violenze sulla madre provoca timore e insicurezza. Costituisce inoltre un modello di condotta per i maschietti sbagliato, possono infatti emulare il padre violento. Inoltre può provocare gravi sensi di colpa per non aver saputo aiutare la madre o le sorelle a fuggire dalle violenze. Ed è probabile che questo binomio che il bambino subisce ovvero protezione/potere lo porti da adulto a diventare l’aggressore all’interno della famiglia. In Italia il numero delle denunce è basso. Simonetta Agnello Hornby avvocatessa racconta di alcuni episodi di violenza domestica arrivando alle tali conclusioni: 1 La mancanza quasi totale di informazioni che hanno le vittime, ovvero la difficoltà delle donne maltrattate di non sapere dove rivolgersi. 2 il bisogno di attivare maggiori centri di informazioni, numeri telefonici per aiutarle a denunciare. Le donne devono infatti sentirsi supportate, non sentirsi sole e avere adeguati sostegni psicologici e reintegrazione all’interno del mondo del lavoro. Infatti una delle prime azioni che compie un uomo violento è quella di allontanare la donna dalla famiglia, amici e lavoro rendendola totalmente dipendente da lui. Con l’andare del tempo inoltre la donna prova scarsa o nulla autostima tanto da sentirsi responsabile della violenza subita, e quindi la porta ad una totale accettazione. Per quanto riguarda la costruzione di servizi e centri antiviolenza, l’Italia è in ritardo, a Londra il primo centro antiviolenza è nato nel 1972, in Italia sorgono a Bologna, Milano negli anni 80 gestiti da donne appartenenti al movimento femminista. Oggi dopo 30 anni di sensibilizzazione sono attivi molti centri, case rifugio, telefoni rosa, il numero 1522 ( rete nazionale antiviolenza) sparsi su tutto il territorio nazionale, prevalentemente al nord e al centro. MASCHI E FEMMMINE: L’ASIMMETRIA DI UN RAPPORTO vedi libro UN BOLLETTINO DI VIOLENZA QUOTIDIANA: Il femminicidio rappresenta in realtà la punta di un iceberg che nasconde la montagna di soprusi e maltrattamenti rappresentata dalla violenza domestica. Spesso la stessa storia di vita delle donne oggetto di violenza ne fa già delle vittime predestinate. Sono cresciute in delle famiglie violente e ritengono che questa sia la normalità all’interno di una famiglia. Si tratta quindi di aiutare le donne a riconoscere e stabilire, in una relazione di amore, quali siano i comportamenti “buoni” e accettabili da quelli cattivi e violenti. Un buon programma di liberazione dalla violenza dovrebbe essere già adottato a partire dalle scuole per permettere a ragazzi/e di fronte alla realtà di “ comportamenti malati” di riconoscerne la patologia e di acquisire la consapevolezza che essi vanno eliminati, superati, rimossi. Le motivazioni che stanno alla base della mancata ribellione delle donne sono molteplici: 1 convinzioni della propria capacità di cambiare l’altro. 2 senso di colpa per aver provocato l’aggressione 3 timore di essere abbandonate e vivere da sole 4 preoccupazione per i figli 5 mancanza di sostegno da parte della famiglia Tutte queste motivazioni portano le donne ad accettare violenze per sé e per i proprio figli. STORIE VEDI LIBRO COME SI CAMBIA: Se le donne sono vittime predestinate, gli uomini tuttavia non vanno abbandonati a una cultura e ad una mentalità che li vuole padroni, capi, dominatori, violenti, convinti assertori della loro supremazia e del loro dominio. Per cercare di risolvere il problema della violenza quotidiana dobbiamo puntare sulle nuove generazioni di maschi, mirando ad un epocale cambiamento dell’educazione familiare ma anche alla ri educazione dei maschi adulti per insegnare loro altre modalità per gestire la loro paura, la loro rabbia, il loro dolore. Spesso gli uomini non sanno elaborare il lutto di una separazione, hanno difficoltà a trasformare in dialogo la frustrazione di un fallimento di coppia. Si parla quindi di analfabetismo sentimentale. Ma quali sono i tratti tipici di un uomo violento? Questo è spesso iroso, aggressivo, insicuro, permaloso, geloso, ossessivo, egocentrico, persecutorio, colpevolizzante, abbandonico, alcolista, dogato. Sono caratteristiche molto problematiche che possono dar luogo a crisi violente, all’incapacità di autocontrollarsi, forme di dominio. Da sessant anni le donne sono ormai indipendenti, ma nonostante questo gli uomini non riescono a lasciarle andare, non riescono a vivere l’abbandono, non lo reggono, lo vivono come un affronto atavico alla loro mascolinità. I maschi che vedono minata la loro mascolinità, le loro espressioni sessuali, facilmente ricorrono alla violenza che sembra l’unico modo, forse, per riaffermare il proprio ruolo centrale. Tutta la nostra cultura occidentale ci ha tramandato storie mitiche di uomini e di eroi che abbandonavano le donne dopo averle amate ( ULISSE, ENEA, MEDEA). Del resto anche la legislazione nel nostro paese ha a lungo protetto l’omicida, l’uccisore , basta pensare al delitto di onore, che alleviava la pena di chi uccideva la madre, la moglie, la figlia, sorella, cognata è stato abolito solo nel 1981. CAP 2. VEDI FOGLIO FRANCESCA BORRUSO CAP 3. LE RADICI NASCOSTE DELLA VIOLENZA (Elisabetta Musi) STORIE MILEN E FATMA VEDI LIBRO STORIE DI ORDINARIA MALVAGITA’: Secondo l’organizzazione mondiale della sanità la violenza contro le donne rappresenta un problema di salute enorme. A livello mondiale, si stima che la violenza sia una causa di morte o disabilità per le donne in età produttiva altrettanto grave del cancro e una causa di malattia più importante degli effetti degli incidenti stradali e della malaria combinati insieme. I motivi per cui gli uomini se la prendono con le donne sono noti: gelosia, vendetta per essere stati traditi o abbandonati, desiderio di esclusività. Il nucleo della violenza contro le donne è il rapporto di potere all’interno della coppia o della relazione. La violenza viene utilizzata per ristabilire il potere maschile, è espressione del desiderio di controllo, di dominio e possesso dell’uomo sulla donna. E man mano che la libertà della donna aumenta, il fenomeno diventa più grave poiché l’asimmetria è ancora più forte. UN FENOMENO UNIVERSALE, SISTEMICO, STRUTTURALE un disagio o una violenza e porne rimedio. Importante c’è da dire è anche il ruolo della scuola, molto si cerca di lavorare sulla pedagogia delle emozioni, sull’intelligenza emotiva utile per prevenire la violenza di genere: si cerca di promuovere l’empatia, il rispetto dell’altro e si cerca di imparare e come gestire i conflitti. Cambia anche l’impostazione familiare e sembra che ci sia una maggiore simmetria tra la componente femminile e maschile, anche se è ancora molto frequente la frase “ è giusto che in casa sia l’uomo a comandare”. QUALCHE DATO ITALIANO ED EUROPEO: Dati istat Italia 2006 La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia 2006 Ragazze dai 16 ai 24 anni: il 33,2% ha subito ad opera di un uomo delle violenze, fisiche , sessuali, stupri o tentativi. Il 16, 3% ha dovuto vivere delle violenze fisiche e sessuali da parte di un partner ( 5,4%) o ex partner (18%). Per ex partner si indica un uomo che può essere stato violento mentre la relazione durava ancora ovvero quando era partner) Tre annotazioni su questi dati: 1 non sono dati tranquillizzanti non considerando anche altri tipi di violenza operata da amici o familiari 2 la percentuale di violenza compiuta dagli ex partner è maggiore , e forse si potrebbe ipotizzare che le ragazze abbiamo saputo mettere fine ad una relazione malsana. 3 1 ragazza su 6 è stata maltrattata. È un dato preoccupante. Europa 2014 Rapporto FRA Dall’età di 15 anni il 20% di loro ha subito una violenza fisica o sess dal partner. ALCUNE RICERCHE ITALIANE: LA VIOLENZA AGITA NELLE COPPIE DI ADOLESCENTI, E LE RAPPRESENTAZIONI SU DI ESSA CON QUALCHE SORPRESA. La violenza è presente nelle relazioni sentimentali fra adolescenti in modo più significativo rispetto alle coppie adulte. S Sono state svolte delle indagini ad ampio spettro mettendo in evidenza due aspetti: 1: le rappresentazioni sociali che riguardano la violenza nelle coppie ( cosa pensano i giovani del violento, quali sono le motivazioni che giustificano una violenza) 2:i comportamenti effettivi, quali tipo di violenza e quale tipologia gli adolescenti hanno esperienza diretta. È stata posta una domanda chiave: in una coppia secondo te è normale che si venga alle mani? Si giustifica la violenza se uno è geloso o teme di essere tradito/ lasciato? Il 75% degli adolescenti di entrambi i sessi in territorio laziale ha affermato che non sia normale, ma un soggetto su 5 ha affermato che a volte capita. Alla domanda: le donne certe volte meritano gli schiaffi? Metà rispondono negativamente, mentre un terzo risponde affermativamente. Il 78% dei ragazzi di san marino, ha affermato che la violenza non può essere attuabile in nessuna circostanza ma in caso di gelosia, uomo che teme di essere lasciato, donna aggressiva, cattiva madre è tollerata. Ovviamente sono dati preoccupanti. E c’è da notare che entrambi i sessi sono concordi sul fatto che gelosia e tradimento siamo moventi validi per applicare la violenza. Inoltre nella ricerca di Passuello e Longo il 50% la legittima vista come un qualcosa di positivo, scambiata per amore. Le ragazze nei test sottoposti alla domanda qual è il tipo di uomo ideale rispondono geloso. Nelle ricerche condotte nella provincia di Parma e Veneto si è chiesto: il partner ha messo in atto comportamenti violenti diretti e indiretti? Aggressività indiretta: mettere in broncio, dispetti, andare via sbattendo la porta, insulti Aggressività indiretta: spingerti, afferrarti, lanciarti oggettti, schiaffo, colpirti con un oggetto. L’aggressività indiretta è prevalente la diretta è meno presente ma alcuni episodi sono accaduti. A parma qualche volta ragazze e ragazzi hanno ricevuto scosse, calci, pugni, schiaffi dal partner. Pag. 95 CAP 7.L’ETERNA INCOMPIUTA. EMANCIPAZIONE FEMMINILE, TRA FAMIGLIA, FORMAZIONE E LAVORO. ( Dato) VEDI LIBRO CAP 8. I BAMBINI CI GUARDANO. LA VIOLENZA ASSISTITA INTRAFAMILIARE FRANCESCA DELLO PREITE Squilibri di potere e diseguaglianze. Verso una interpretazione critica della violenza. Sulle violenze commesse all’interno dei nuclei familiari c’è stato un lungo silenzio storico, sia da parte di chi le subiva, sia da parte delle istituzioni che ne potevano percepire le avvisaglie. I maltrattamenti fra coniugi e/o conviventi, come quelli protratti ai danni dei loro figli e figlie, sono stati ampiamenti sottaciuti a causa di assurdi tabù e false credenze profondamente innervati nella cultura patriarcale e trasmessi attraverso i processi educativi rivolti tanto ai maschi tanto alle femmine. Come messo in evidenza dal rapporto istat 2006 sono 6 milioni 743 mila le donne che fra i 16 e 70 anni hanno subito una violenza fisica o sessuale nel corso della vita 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali Circa 1 milione ha subito stupri o tentati stupri Come scrive Simonetta Ulivieri, il femminicidio è un fenomeno le cui motivazioni nascono da lontano, da periodi storici in cui le donne tacevano, vivevano nell’ignoranza ed erano considerate mammifere atte solo a fare figli e a soddisfare i bisogni degli uomini. Alle donne si addiceva il silenzio e la pudicizia , non dovevano parlare in pubblico e poco nel privato. I maltrattamenti degli uomini sulle donne avvengono perché le considerano un oggetto e non un soggetto-individuo- persona, oltre a dilaniare la mente e il corpo di queste ultime, la violenza si ripercuote anche sui figli. La violenza di genere ha un effetto domino che non fa altro che sfociare in un'altra violenza. LA VIOLENZA ASSISTITA INTRAFAMILIARE. UN ANTICO MALESSERE SEMPRE PRESENTE La violenza assistita intra familiare ottiene una prima definizione nel 2005 ad opera del Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia. (CISMAI). Per violenza assistita familiare si intende l’esperire da parte del bambino a qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale e economica si figure di riferimento o su altre figure affettivamente importanti adulte o minori. Il bambino può farne esperienza direttamente: ( avviene sul campo percettivo) o indirettamente ( quando il minore è a conoscenza della violenza) e o percependone gli effetti. Si include l’assistere a violenza di minori su altri minori, su altri membri della famiglia, abbandoni e maltrattamenti di animali domestici. Viene messo in evidenza oltre alle diverse forme che la violenza può assumere sono le modalità in cui i/le minorenni assistono agli atti brutali ai danni, prevalentemente delle madri. Le situazioni più gravi sono quelle in cui i bambini sono spettatori della violenza fisica e scatenano in lui sentimenti di paura, rabbia, impotenza, umiliazione, angoscia. Il secondo caso è quando i figli sono coinvolti in modo indiretto, i bambini vengono a conoscenza degli episodi di violenza ma non la vivono in prima persona. Non si escludono la formazione di traumi. La terza e ultima tipologia riguardano i minori che percepiscono solo gli effetti del maltrattamento ( lividi corpo mamma, angoscia madre) anche questo può provocare traumi e senso di disagio. La violenza assistita intra familiare provoca danni sulla crescita del soggetto sia dal punto di vista psicologico, relazionale, emotivo, cognitivo, fisico e comportamentale. Diversi studi hanno dimostrato che i bambini/e che assistono a scene di maltrattamento cresceranno con l’idea che la violenza sia una normalità. Roberta Luberti afferma che vanno presi immediati provvedimenti fisici psicologici. LE DIMENSIONI DELLA VIOLENZA ASSISTITA INTRAFAMILIARE NEL NOSTRO PAESE Per quanto riguarda l’aspetto quantitativo dei casi di violenza assistita, a livello nazionale purtroppo non ci sono ancora dati statistici i motivi sono molteplici come spiega il CISMAI sono strettamente legati a difficoltà non ancora superate: Imposizione del segreto, la mancata denuncia Inadeguata formazione e la scarsa attenzione culturale da parte degli operatori, sebbene la sensibilità sulla questione stia generalmente crescendo. Il mancato coinvolgimento dell’Autorità giudiziaria in molte segnalazioni di maltrattamento. Dati rilevanti provengono dall’elaborato istat 2006. I risultati attestano che rispetto al totale delle donne maltrattate ( ossia 6 milioni e 743 mila, quelle riservate) ben 690 mila avevano figli al momento dell’aggressione del partner. Nel rapporto si legge che il 62,4% ha dichiarato che i figli hanno assistito a uno o più episodi di violenza. Nel 19,6% dei casi i figli vi hanno assistito raramente, nel 20,2% a volte, nel 22,6% spesso. Un secondo quadro ci viene fornito dal 10° rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza. Il documento attesta che nel periodo tra il 1 gennaio 2006 e il 31 Luglio 2009 i soccorsi prestati per abusi e violenza su minori sono stati 5830. Le realtà territoriali più coinvolte sono Lombardia 15%, Lazio 14% Campania 12%. La fascia di età più colpita è stata quella tra gli 0 e i 10 anni e le denuncie provengono principalmente da stranieri adulti. Completano il quadro altre due pubblicazioni: la denuncia a febbraio 2011 di save the children che afferma che sono 400.000 i minori che assistono a violenze. La seconda è contenuta nel rapporto la condizione delle bambine e delle rahazze nel mondo 2014 presentato a roma il 9 ottobre 2014. Si attesta che in italia i maltrattamenti in famiglia sulle bambine sono più elevati di quelli di bambini e che i casi di violenza sono aumentati del 87% dal 2004 al 2013. PRENDERSI CURA DEI BAMBINI/E PER NON LASCIARLI SOLI. L’IMPEGNO MILITANTE DELLA SCUOLA. Quando la casa, luogo di affetto e cura diventa quello dell’orrore è ricorrente che i bambini perdano sicurezza in loro stessi e fiducia nelle figure di riferimento. Avvertano un forte senso di impotenza e di smarrimento. Capita molto spesso che i genitori, vittime dei loro tormenti trascurino i figli ed eludano le loro responsabilità genitoriali e non si preoccupino del malessere dei figli. Anzi non è raro che siano i figli stessi a prendersi cura dei genitori. Prendendo in considerazione l’età delle piccole vittime sta alla scuola e agli insegnanti ad individuare precocemente i sintomi legati alla violenza assistita. Secondo Claudio Foti molti docenti non segnalano i casi per tantissimi motivi (espliciti) : paura di fare la cosa sbagliata, incertezza, mancanza di info certe, sfiducia nelle istituzioni, pericolo di reazioni violente, danno alla famiglia più che un aiuto visto l’intervento giudiziario… e altri di tipo implicito paura della sofferenza, insensibilità grave nei confronti del dolore del bambino…. Appare centrale realizzare un progetto educativo che ristabilisca gli equilibri interni e esterni, occorre una formazione degli insegnanti adeguata, questi devono essere istruiti all’empatia, alla resilienza, alla cura, empowerment. Ecco che la scuola deve configurarsi come spazio educativo schierato dalla parte dei bambini e delle bambine. Fermare la violenza significa progettare percorsi educativo-didattici in cui l’ascolto di se e degli altri, il dialogo e l’empatia siano centrali per lo sviluppo di allievi resilienti ossia capaci di resistere e riprendersi in seguito alle forti difficoltà della vita e superarle. Importante sviluppare l’empowerment cioè riconoscere e attivare le proprie competenze interne per accrescere la fiducia in sé, l’autodeterminazione, l’autoefficacia. CAP.9 e 10 VEDI LIBRO
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