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La guerra per l'egemonia e i mutamenti internazionali, Exams of History of War

La crescita differenziata del potere tra stati, le fratture che si producono nel sistema internazionale e come queste crisi possono essere risolte attraverso una guerra per l'egemonia. I tipi di mutamento internazionali, gli obiettivi degli stati e i fattori che influenzano la loro espansione. Vengono presentate anche critiche alla teoria economica della nuova storia economica e al marxismo.

Typology: Exams

2014/2015

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Fabiola43
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Download La guerra per l'egemonia e i mutamenti internazionali and more Exams History of War in PDF only on Docsity! GUERRA E MUTAMENTO NELLA POLITICA INTERNAZIONALE Capitolo 1^:La natura del mutamento politico internazionale Il sistema politico muta riflettendo gli spostamenti di interessi e di potere. 1. In sistema internazionale è stabile se nessuno stato ritiene vantaggioso un mutamento del sistema 2. Uno stato tenterà di mutare il sistema internazionale se i benefici che si attende dal mutamento superano i costi 3. Uno stato cercherà di cambiare il sistema internazionale attraverso l’espansione territoriale- politica ed economica fino a quando i costi marginali di un ulteriore cambiamento non eguagliano o superano i benefici marginali. 4. Una volta raggiunto un equilibrio tra costi e benefici relativi e costi economici nel mantenimento dello status quo tendono a crescere più rapidamente della capacità economica di sostenere lo status quo 5. se non si risolve lo squilibrio del sistema internazionale , il sistema verrà modificato e si stabilirà un nuovo equilibrio che rifletterà la ridistribuzione del potere. Un sistema internazionale è in equilibrio se gli stati più potenti trovano soddisfacente l’attuale distribuzione territoriale , politica ed economica. Tuttavia in ogni sistema internazionale avvengono continuamente mutamenti politici, economici e tecnologici che promettono profitto o minacciano perdite a questo o quell’altro attore e ciò determina squilibrio ed adattamento che insidiano lo status quo. Il fattore più destabilizzante in un sistema internazionale è la tendenza del potere degli stati membri a mutare in seguito ad evoluzioni politiche, economiche e tecnologiche. A causa della crescita differente del potere tra gli stati, il sistema internazionale passa da una condizione di equilibrio ad una di squilibrio. La crescita differenziata del potere dovuta a mutamenti militari,tecnologici o di altro tipo, produce delle fratture nel sistema e benché sia possibile una soluzione della crisi attraverso un riaggiustamento pacifico dello squilibrio sistemico, il principale meccanismo di cambiamento è la guerra, o meglio la guerra per l’egemonia( Ovvero una guerra che stabilisce quale stato o quali stati domineranno il sistema p. 53) Il trattato di pace che segue la guerra egemonica ordina le basi politiche- territoriali del nuovo sistema, del nuovo status quo. Lo stato è il principale attore nelle relazioni int. , ma questo non significa che non esistano altri attori nelle relazioni internazionali. Ciò non vuol dire, però, che gli stati siano sempre gli attori principali, né che la natura dello stato debba essere sempre la stessa e che lo stato nazionale contemporaneo sia la forma più alta di organizzazione politica. Lo stato nazionale contemporaneo è storicamente un prodotto recente ed il suo successo è il frutto di una serie di circostanze. Interessi ed obiettivi dello stato p-58 Gli obiettivi e la politica estera degli stati son determinati innanzitutto dagli interessi dei loro membri o delle coalizioni dominanti. Per i realisti gli obiettivi principali sono la sicurezza ed il potere; per gli altri studiosi, la stabilità economica interna ed il benessere della popolazione. Secondo Gilpin non si può parlare di una gerarchia di obiettivi per gli stati perché così viene travisato il comportamento ed il processo decisionale degli stati: ogni azione è frutto di un compromesso e, quindi, lo sforzo per raggiungere un obiettivo comporta costi rispetto a qualche altro obiettivo desiderato. Quando i realisti sostengono che la sicurezza è un obiettivo primario perché se non soddisfatto mette in pericolo gli altri, la realizzazione di questo obiettivo comporta il sacrificio di altri. Analogamente per raggiungere obiettivi economici e di welfare, è necessario stornare risorse alla sicurezza. In un mondo dove le risorse scarseggiano e dove ogni beneficio comporta un costo, le società raramente o quasi mai scelgono tra cannoni o burro, almeno sul lungo periodo. Le analisi economiche moderne sostituiscono in concetto di curva d’indifferenza alla nozione che gli individui posseggano una gerarchia di obiettivi. Le curve di indifferenza si basano sull’assunto che i singoli- gli stati- abbiano molteplici obiettivi e siano disposti ad accettare combinazioni variabili. Contrariamente all’idea di una gerarchia, le curve di indifferenza prevedono che i singoli raggiungano dei compromessi e perseguano strategie soddisfacenti piuttosto che tendenti alla massimizzazione. Lo stato/singolo non cercherà di raggiungere un obiettivo a discapito degli altri, ma cercherà di trovare una posizione ottimale sull’insieme delle curve d’indifferenza. Dall’analisi della curva d’indifferenza derivano importanti implicazioni per gli studi sul mutamento politico. L’inclinazione della curva varia da una società ad un’altra a seconda degli interessi delle elite nazionali e dell’ambiente internazionale. E darà molta più importanza ai problemi di sicurezza rispetto uno stato insulare, che da più importanza, ad es, a interessi economici. 1. Diventa impossibile stabilire in termini generali quali combinazioni di interessi di sicurezza economia, ecc., soddisferanno gli stati. 2. Il rapporto tra gli obiettivi può cambiare in relazione a fattori interni ed esterni: obiettivi importanti in un’epoca possono diventare relativamente irrilevanti un un’altra 3. L’inclinazione della curva può cambiare a seconda dei mutamenti interni ed esterni: la distribuzione del potere tra le coalizioni interne può variare nel tempo e con essa può variare la combinazione di interessi o obiettivi della politica estera di uno stato 4. La curva d’indifferenza scelta da uno stato è in funzione della ricchezza e del potere della società: con l’aumentare della ricchezza e del potere di una società la curva d’indifferenza si sposta verso l’esterno a causa dell’incremento delle risorse e del potere dello stato. Gli obiettivi degli stati sono di 3 tipi: • la conquista del territorio • l’accrescimento dell’influenza sulla condotta degli altri Tipi di mutamento internazionale p. 82 I tipi di mutamento internazionale sono : • mutamento dei sistemi: cambia la natura degli attori: imperi, stati nazione) • mutamento sistemico: cambia il governo del sistema • mutamento di interazione: cambiano i processi interstatali, ovvero i processi tra le entità di un sistema internazionale Tutti questi tipi di mutamento possono comportare un mutamento dei confini del sistema. Con ogni probabilità un mutamento dei sistemi che coinvolge un insieme diverso di attori principali, comporta anche cambiamento dei confini. Il mutamento dei sistemi: implica un cambiamento degli attori principali: imperi, stati nazionali o multinazionali. Il sorgere ed il declino dei vari tipi di entità deve essere al centro di una teoria esaustiva del mutamento internazionale. La domanda che ci si pone è perché in epoche e tempi diversi i singoli ed i gruppi ritengono che una forma politica sia più adatta ad un’altra per portare avanti i propri interessi? La risposta sta nel fatto che col mutare degli interessi e delle circostanze storiche cambia anche il tipo di organizzazione adatto ad assicurare e difendere gli interessi dei singoli. Il mutamento sistemico comporta un cambiamento del governo del sistema inter. Su tratta di un cambiamento all’interno del sistema e non di un cambiamento del sistema che comporta un mutamento nella distribuzione internazionale del potere, nella gerarchia del prestigio , nelle norme e nei diritti del sistema, benché tali cambiamenti non avvengano mai simultaneamente. Mentre il punto focale del cambiamento dei sistemi è costituito dall’ascesa e dal declino di sistemi di stati, il punto focale del cambiamento sistemico risiede nell’ascesa e nel declino degli stati che governano quel particolare sistema internazionale. L’essenza del mutamento sistemico consiste nella sostituzione di una potenza dominante in declino con una in ascesa. Il mutamento di interazione riguarda delle modifiche nelle interazioni o nei processi tra gli attori di un sistema internazionale. Questo tipo di mutamento non comporta un mutamento nella gerarchia di potere e di prestigio del sistema, ma comporta cambiamenti dei diritti e delle regole del sistema internazionale. I mutamenti di interazione sono spesso frutto degli sforzi degli stati per accelerare o prevenire cambiamenti più importanti nel sistema internazionale e possono preannunciare tali cambiamenti. Il processo di mutamento politico int. è quindi in generale un processo di tipo evolutivo nel corso del quale si verificano continue modifiche per venire incontro ai nuovi interessi e rapporti di potere di gruppi e stati. Il mutamento politico int. si verifica attraverso accordi pacifici e conflitti limitati a livelli di interazione tra stati e benché i mutamenti a livello di interazione tra gli stati costituiscano la parte più cospicua delle relazioni internazionali, non rappresentano l’unico tipo di mutamento nella sfera internazionale. pag. 91 Capitolo 2^: Stabilità e mutamento p. 95 Un sistema int. è stabile ovvero è in uno stato di equilibrio quando nessuno stato ritiene che sia vantaggioso tentare di cambiare il sistema. Uno stato cercherà di modificare il sistema int. se i benefici previsti sono superiori ai costi previsti, ovvero se si prevede un guadagno netto. Benché un gruppo o uno stato possa desiderare di modificare il sistema internazionale in modo da promuovere i propri interessi, lo sforzo per raggiungere questo obiettivo comporta dei costi: lo stato non solo deve disporre di risorse sufficienti, ma deve essere disposto a pagare tali costi. Quindi uno stato tenterà di modificare un sistema solo se i benefici previsti saranno superiori ai costi, se prevede un guadagno netto. La stessa acquisizione del potere comporta dei costi e molte volte gli stati rinunciano ad incrementare il loro potere perché considerano i costi troppo alti. E questo permette di comprendere la relativa stabilità di certi lunghi periodi storici. Quando si parla di guadagni/benefici netti previsti dalla modificazione del sistema ci si può riferire ad un tentativo di aumentare i benefici futuri o ridurre le perdite paventate. La nozione per la quale uno stato cercherà di modificare il sistema se i benefici previsti sono maggiori dei costi previsti non significa che i benefici debbano essere realmente maggiori dei costi: uno stato calcola i propri interessi ed azioni sulla base di informazioni imperfette, in condizione di incertezza ed è possibile che i costi reali derivanti da un mutamento dei sistema siano effettivamente maggiori ai benefici ottenuti. I veri beneficiari dei tentativi di modifica del sistema int. sono stati terzi situati alla periferia del sistema internazionale. Sebbene la determinazione dei costi e dei benefici sia di natura soggettiva, i calcoli riguardanti i benefici netti attesi dal mutamento del sistema sono profondamente influenzati dai fattori oggettivi dell’ambiente materiale e internazionale. Se qualcosa è vantaggioso in un dato momento dipende da fattori economici, militari, tecnologici così come dalle strutture interne ed internazionali. Uno stato sarà spinto al cambiamento del sistema internazionale se le modificazioni di uno o più elementi renderanno proficuo il mutamento. Un’importante conseguenza delle innovazioni economiche , militari e tecnologiche sta nel fatto che fanno aumentare o diminuire l’area che conviene controllare o sulla quale è vantaggioso estendere la propria protezione e quindi incoraggiano o scoraggiano l’allargamento di organizzazioni politiche ed economiche perché allargano le opportunità di uno stato di incrementare le proprie entrate fiscali- e ciò incoraggia l’espansione economica o politica. La modificazione del sistema può risultare redditizia perche , oltre che per i guadagni che pormette, nega ad un concorrente profitti ed opportunità economiche e politiche. La zona sulla quale allo stato conviene estendere la propria tutela dipende dai sosti si estensione della protezione e dall’ammontare delle entrate generate o salvaguardate dall’estensione di questa protezione. Fattori ambientali e le loro modificazioni influenzano gli incentivi degli stati ad aumentare il prorpio controllo sul sistema internazionale. Hirschman riprende Marx: “in assenza di progressi tecnologici ed aumento della popolazione non serve un aumento del territorio ma basta un cambiamento politico istituzionale” Anche se le economie capitaliste hanno un forte incentivo ad espandersi, non è detto che assumano la forma dell’imperialismo coloniale- le economie capitaliste desiderano partners commerciali, esportano capitali e tecnologie e importano merci, quelle comuniste preferiscono la produzione locale-anche una economia comunista è soggetta alla legge dei rendimenti decrescenti- nel mondo comunista le relazioni economiche sono soggette allo stato e ciò fa pensare che una sua espansione assuma la forma di controllo più che uno scambio commerciale-in conclusione il marxismo si rivela inadeguato come teoria economica del mutamento politico-lo stesso Marx quando si rese conto che la rivoluzione non si materializzava si chiese se la chiave della storia non fosse la lotta fra le razze e le nazioni invece della lotta di classe La struttura del sistema internazionale p. 137 La struttura del sistema int, influenza uno stato o un gruppo di stati nel tentativo si cambiare il sistema ed è un fattore importante che determina il comportamento tanto nella politica internazionale quanto nei mercati economici e nei sistemi politici interni. La distribuzione delle risorse fra gli attori ha importanti conseguenze sulla natura della concorrenza internazionale e quindi sul comportamento degli stati. La distribuzione delle capacità ed i modi con cui la struttura si modifica nel tempo costituiscono i fattori più significativi che stanno alla base del processo di mutamento politico internazionale. Sia la struttura del sistema int. che le condizioni interne di una società costituiscono le determinanti primatie della politica estera. La struttura del sistema int. svolge un ruolo importante sul costo di un cambiamento del sistema internazionale. Il numero degli stati e la distribuzione delle capacità fra essi rendono più o meno facile la formazione di coalizioni vincenti o di contrapposizioni di potere. Questi fattori strutturali determinano la stabilità o l’instabilità di un sistema internazionale facilitando o ostacolando il mutamento internazionale. Negli ultimi decenni gli studiosi di relazioni int. si sono variamenti interrogati sulla stabilità dei diversi tipi di strutture internazionali. L’opinione tradizionale è che i sistemi multipolari sono i più stabili : es il sistema europeo basato sull’equilibrio di potenza. Ma questa posizione è stata messa in discussione da Walts che da cercato i dimostrare che strutture bipolari sono le più stabili. A sostegno di ciò cita USA e URSS: ognuno dei due antagonisti deve preoccuparsi solo del’altro: hanno lo stesso interesse a mantenere lo status quo e sanno che insieme possono controllare quegli eventi che potrebbero minacciare la stabilità internazionale. Waltz sostiene che il pericolo insito in un sistema multipolare è l’errore di calcolo, mentre in un sistema bipolare è la reazione eccessiva di una delle grandi potenze di fronte ad un evento. Secondo Walts non vi è una struttura che garantisca la stabilità, ma solo un dilemma: cosa è peggio l’errore di calcolo o la reazione eccessiva? Gilpin critica Waltz: 1)Waltz afferma che entrambe le G.P. sono incentivate a mantenere l’equilibrio dualistico, ma Sparta non riuscì ad arrestare la crescita di Atene, 2) se il delicato equilibrio viene turbato da circostanze secondarie, ciò è più grave in un sistema bipolare che multipolare-se per esempio emerge una nuova potenza l’equilibrio è meno critico nel sistema multipolare, 3) Waltz sostiene che le guerre sono causate dall’incertezza e dagli errori di calcolo, al contrario è proprio la percezione di un guadagno certo a spingere le nazioni ad entrare in guerra Sia le strutture bipolari che multipolari contengono elementi di instabilità:il fattore più importante per il mutamento della politica internazionale è la crescita differenziata o diseguale del potere fra gli stati che incoraggia alcuni di essi a tentare di modificare il sistema allo scopo di favorire i propri interessi. Tra tutte le teorie sulle rel. Int. due approcci hanno concentrato in particolare la loro attenzione sul ruolo chiave che la crescita differenziata di potere tra le società riveste nel mutamento politico: uno è quello realista, l’altro è il marxismo. Realismo e marxismo si differenziano nel modo di considerare la dinamica fondamentale del sistema: il primo mette in evidenza la lotta per il potere degli stati, il secondo evidenzia il motivo del profitto nelle società capitaliste. Secondo la teoria realista la causa fondamentale delle guerre è la crescita diseguale del potere tra gli stati: l’aumento del potere di uno stato comporta la perdita di potere di un altro stato. Lo stato, man mano che il proprio potere aumenta, tenterà di accrescere il proprio controllo sull’ambiente,di espandere il proprio controllo politico, economico, territoriale e di cambiare il sistema internazionale in conformità ai suoi interessi specifici. La forte tendenza della competizione oligopolista tra gli stati a stimolare gli stessi a espandere il proprio potere è bilanciata dal fatto che il potere ed il suo esercizio comportano dei costi per la società: la società deve stornare risorse umane e materiali dagli altri obiettivi. Il potere e la sicurezza non sono gli unici obiettivi dello stato, anzi raramente sono i principali: la presenza di una molteplicità di scopi fa sì che uno stato debba soppesare costi e benefici dell’espansione del proprio potere rispetto altri obiettivi sociali. Il fatto che l’esercizio del potere comporti un costo ha grosse implicazioni per il mutamento internazionale. Tuttavia la legge della domanda, quando ha il potere di uno stato aumenta aumenta anche la probabilità che sia disposto a tentare un cambiamento del sistema. In conclusione la struttura del sistema internazionale e dei cambiamenti di tale struttura sono determinanti di fondamentale importanza della condotta degli stati. La struttura del sistema condiziona il comportamento e impone un costo a qualsiasi tipo di comportamento che si prefigga una modificazione dello status quo internazionale. La tendenza di una società ad effettuare dei cambiamenti del sistema internazionale non dipende soltanto da una diminuzione dei costi ma anche da afttori interni che influenzano la capacità e la disponibilità di una società a far fronte a tali costi. Fattori interni di mutamento p. 151 È impossibile elencare sistematicamente tutti i fattori interni che condizionano la politica estera degli stati perché esistono troppe variabili qualitative: la nascita ed il declino delle classi sociali, i mutamenti economici- demografici possono provocare mutamenti di ampia portata negli obiettivi di politica estera. Tuttavia fondamentale al mutamento politico internazionale è il rapporto tra profitti privati e pubblici. Se la crescita e l’espansione dello stato e degli interessi dei gruppi più potenti sono complementari, allora lo stato riceverà un forte stimolo ad espandersi ed a tentare di cambiare il sistema internazionale. Se la crescita e l’espansione dello stato impongono un pesante prezzo a questi gruppi e/o minacciano i loro interessi, si crea un forte disincentivo. All’interno della società fattori sociali, politici ed economici svolgono il ruolo di incentivi o disincentivi che spingono gli individui ed i gruppi a comportarsi in modo tale da aumentare o diminuire il potere dello stato condizionando, di conseguenza, la sua propensione ad ampliare il controllo sul sistema internazionale. La condizione necessario all’interno di uno stato, affinchè tenti di modificare il sistema internazionale è che gli ordinamenti sociali interni garantiscano che i benefici potenziali che i membri della società ricaveranno da questo mutamento siano maggiori dei costi previsti. Non solo: l’effetto dei cambiamenti delle èlite, dei principi e dell’organizzazione è quello di incanalare le energie della società verso il conseguimento di nuovi comuni obiettivi politici economici e ideologici. I grandi mutamenti della storia mondiale sono stati preparati da quei leader e gruppi politici o militari che hanno compreso l’importanza delle nuove possibilità e riorganizzato le proprie società in modo tale da trarre vantaggio da tali opportunità. La natura della struttura interna costituisce per la società un vantaggio o uno svantaggio relativo rispetto alla sua capacità di adattarsi ai mutamenti ed alle opportunità proprie dell’ambiente che la circonda. Purtroppo quando una società invecchia, diventa sempre meno capace di apprendere dagli altri e di adattarsi alle mutate circostanze. La storia è ricca di esempi di società i cui sistemi sociali , economici e politici ben si adattavano ad un certo insieme di condizioni ambientali,ma che si rilevarono inadatte in una situazione internazionale mutata. In un ambiente int. che esaltava la forza militare, i romani premiavano le virtù militari: le moderne società premiano chi cerca profitto e efficienza economica, e la chiave per ottenere crescita economica consiste in un’efficiente organizzazione economica. Tuttavia la crescita economica subirà rallentamenti a meno che gli individui non siano attratti da incentivi ad intraprendere quelle attività che sono socialmente auspicabili e che permettono una stretta parità tra il tasso di profitto sociale e privato. Il meccanismo principale per riconciliare i benefici o i costi sociali con quelli privati consiste nella definizione dei diritti di proprietà: ad es. agli inventori vengono concessi i brevetti che li ricompensano dopo aver sopportato i costi di innovazioni socialmente utili. Conclusioni p.162 I fattori ambientali contribuiscono al mutamento piuttosto che al mantenimento dello status quo. L’importanza relativa dei diversi tipi di fattori- militare, economici o tecnologici è mutata notevolmente col passare del tempo. In tutte le epoche, tuttavia, i fattori più importanti sono stati quelli che producono modifiche del potere relativo degli stati nell’ambito del sistema. Capitolo 3^: Crescita ed espansione p. 163 Il trionfo dello stato nazione il trionfo dello stato nazionale come attore principale delle relazioni internazionali: rappresentava in quel contesto la forma più efficiente di organizzazione politica rispetto all’insieme di fattori ambientali sviluppatisi agli inizi dell’Europa moderna. Benché militarmente forti gli imperi potevano contare solo sulla fedeltà di una piccola parte della popolazione. Questa mancanza di identificazione tra benessere pubblico ed obiettivi dei privati costituiva una importante debolezza. La creazione di una economia di mercato tra il ‘900 ed il 1700 determinò una crescita del commercio e dell’economia monetaria che a sua volta fece aumentare le disposizioni monetarie a disposizione dei governi. Inoltre le innovazioni militari di questo periodo allargarono il raggio effettivo del potere militare. Ma essendo costose, andavano al di là dei mezzi a disposizione della maggior parte dei signori feudali causando una crisi fiscale dell’organizzazione feudale. La crisi fiscale del feudalesimo fu causata dal divario tra i costi di governo sempre in aumento, soprattutto quelli legati alla guerra, e l’inadeguata base fiscale del feudalesimo. Lo stato nazionale si rivelò l’organizzazione politica di dimensioni ottimali nelle nuove condizioni militari ed economiche: sebbene i costi delle più efficienti tecniche militari fosse aumentato, gli oneri finanziari erano diminuiti grazie ai progressi nell’organizzazione e nei trasporti. Lo stato nazionale si caratterista per la forte autorità centrale- sovrano che ha il monopolio dell’uso legittimo della forza-, per la struttura di classe della società e dell’economia, e per la divulgazione di una ideologia nazionalistica che favorisce la coesione interna e la fedeltà dello stato: identificazione della popolazione con lo stato. Il passaggio alla crescita economica p. 183 L’avvento di una crescita economica prolungata: i progressi tecnologici legati alla rivoluzione industriale permisero di accrescere ricchezza e potere e le relazioni tra ricchezza e potere alterando profondamente la natura delle relazioni internazionali. Un’economia in espansione permetteva di produrre tecniche militari più efficienti e di acquisire una superiorità sui rivali. L’avvento della moderna industria rafforzò il legame diretto tra ricchezza e potere militare. Mutò quindi l’importanza relativa della tecnologia produttiva e del controllo del territorio quali fattori di crescita della ricchezza e del potere delle diverse entità politiche. La rivoluzione industriale rafforzò l’importanza relativa del ruolo della tecnologia produttiva nella creazione di ricchezza e di potere. Lo stato nazionale dell’Europa occidentale riuscì per la prima volta nella storia a creare un’organizzazione economica relativamente efficiente e gli europei iniziarono a creare e tutelare una serie di diritti di proprietà. Le nascenti classi medio borghesi rimodellarono gli ordinamenti sociali ed economici per poter trarre vantaggio dalle nuove opportunità di acquisire ricchezze messe a disposizione dai cambiamenti ambientali. Crearono inoltre delle istituzioni economiche che facilitavano la crescita economica ed il progresso tecnologico. Lo sviluppo delle esportazioni e delle industrie manifatturiere divennero gli obiettivi principali della politica statale. Gli uomini di stato cominciarono ad occuparsi sempre di più dell’economia internazionale ponendo le basi per la creazione di un’economia di mercato mondiale. La creazione di un’economia di mercato mondiale p. 188 Nell’era moderna l’economia nazionale ed internazionale sono sempre più integrate in una rete complessa di relazioni di mercato i cui prezzi relativi determinano il flusso delle merci e dei servizi tra i vari gruppi e stati. Un’economia di mercato si differenzia dai modelli di scambio più tradizionali: lo scambio localizzato, -il baratto-, le economie pianificate controllate dalla burocrazia dello stato, il commercio sulle lunghe distanze di merci preziose. Un’economia di mercato comprende un mercato ove merci e servizi vengono scambiati in modo da massimizzare gli introiti per i singoli compratori e venditori. La natura del mercato dipende da due caratteristiche: apertura e concorrenza. Almeno in teoria il sistema di mercato non è subordinato alla società o allo stato, quindi l’economia costituisce una sfera più o meno autonoma. L’obiettivo delle attività economiche non è quello semplicemente quello di rafforzare il potere e la sicurezza dello stato, bensì quello di fornire benefici ai consumatori. Le società entrano liberamente in relazioni di mercato su vasta scala quando la percezione dei guadagni è molto più forte della percezione dei costi o quando le relazioni di mercato sono imposte da una società superiore. Non deve sorprendere quindi che i campioni di una economia di mercato interdipendente siano state le nazioni più potenti dal punto di vista politico e più efficienti dal punto di vista economico. Egemonia ed efficienza sono premesse necessarie perché una società possa farsi iniziatrice della creazione di un’economia di mercato interdipendente. L’egemonia senza l’efficienza tende a dirigersi verso economie di tipo imperiale , come nel caso del blocco sovietico. L’efficienza economica senza una corrispondente forza politico- militare può non essere sufficiente per indurre altre società potenti ad assumersi i costi di un sistema di mercato. L’ascesa di un’economia di mercato mondiale fu il risultato di più fattori: • miglioramenti rapidi e consistenti nei trasporti e nelle comunicazioni • il successo politico della emergente classe media • la scoperta del nuovo mondo • la monetarizzazione delle relazioni economiche • le innovazioni della proprietà privata • la struttura del sistema statale europeo La monetarizzazione delle relazioni economiche ha accelerato l’accumulo di ricchezza, l’espansione del commercio internazionale, la centralizzazione del potere politico, incoraggia la creazione di forme di organizzazione sociale, economica e politica più vasta e complessa, rende possibile una divisione del lavoro più efficiente. In Europa detta monetarizzazione contribuì a finanziare la rivoluzione in campo militare ed il moderno stato nazionale. Un ulteriore motivo della nascita e della diffusione dell’economia di mercato sta nel calo dei costi di transazione: i progressi nei trasporti, la rivoluzione in campo militare e l’aumento della base monetaria fecero diminuire i costi aumentando i benefici derivanti dal creare nuove forme di diritti di proprietà, e resero possibile l’organizzazioni di transazioni economiche in termini d mercati basati sulla libera concorrenza. L’ingresso di un numero sempre maggiore di paesi nell’economia di mercato globale mediante il riconoscimento universale dei diritti di proprietà privata significò che il mercato era diventato un nesso sempre più importante nelle relazioni inter. Se nel mondo pre moderno l’espansione fu soprattutto territoriale, nel mondo moderno è stata l’espansione politica ed economica a caratterizzare gli stati in fase di crescita. Attraverso la specializzazione ed il commercio inter. uno stato efficiente poteva ottenere più guadagni che attraverso l’espansione territoriale e le conquiste. Quanto più grandi sono il mercato ed il volume delle transazioni, tanto più grande risulta l’efficienza del mercato. Un ulteriore motivo della crescita di un’economia di mercato mondiale fu la struttura del sistema politico internazionale: l’economia non è una sfera autonoma governata solo da leggi economiche. L’economia di mercato mondiale dipende anche dalla struttura pluralistica del sistema politico europeo Un elemento distintivo del mondo moderno è rappresentato dal fatto che competitività economica e potere militare sono andati di pari passo. La GB e gli USA hanno avuto un incentivo ad usare il loro potere militare nella creazione di un’economia di mercato mondiale competitiva. In passato efficienza economica e militare non coincidevano: le potenze commerciali di solito diventavano vittime di potenze militari più aggressive e ciò accade ancora ES URSS e stati satellite. Inoltre il declino dell’efficienza economica conduce al protezionismo economico- cfr USA-. Benché il 19^ secolo è stato animato da numerosi conflitti e le conquiste territoriali interessassero il continente europeo ed altre zone, l’ovvio successo dello stato nazione stimolò un popolo dopo l’altro a cercare l’unità nazionale dando impulso a guerre di unificazione nazionale. L’importanza politica dell’economia di mercato mondiale creata dal capitalismo sta nel fatto che essa fu artefice dello sviluppo mondiale. Anche sola potenza capitalista è quella che guadagna di più dalla divisione capitalistica del lavoro a livello internazionale, altre economie- colonie comprese- ne possono beneficiare. Di conseguenza l’economia di mercato mondiale è diventata un meccanismo fondamentale sia per la concentrazione sia per la diffusione della ricchezza e del potere tra gli stati. Un’economia di mercato mondiale fa sviluppare il mondo non in maniera uniforme: nel mondo moderno la ricchezza è distribuita in maniera più equa all’interno delle società che tra le società: i poveri nelle nazioni industrializzate settentrionali sono più ricchi della gran parte dell’umanità che vive nell’emisfero meridionale. Essere ricco o povero dipende dalla nazionalità cui si appartiene. La distribuzione della ricchezza si è internazionalizzata. La successione delle egemonie p. 208 Il differente sviluppo dello stato nazionale, della crescita economica e dell’economia mondiale sfociarono nel XIX secolo nella sostituzione del ciclo degli imperi ad opera di una successione di egemonie. Sin dalla rivoluzione industriale le due potenze egemoni che si sono avvicendate nel dominio del sistema globale ,GB e USA, hanno cercato di stabilire relazioni politiche, territoriali e economiche badando alla sicurezza ed ai propri interessi economici. Il ruolo egemone di queste nazioni è stato La società diventa più conservatrice e meno innovativa, più interessata a mantenere i privilegi esistenti piuttosto che rischiare di perderli in altri tentativi di incrementare ricchezza e potere. Conclusioni p. 220 In definitiva 2 sono i meccanismi di espansione e trasformazione usati nel corso della storia: da una parte la conquista territoriale in epoca imperiale, dall’altra l’espansione economica in epoca moderna. Dapprima a causa degli iniziali vantaggi sugli altri stati, lo stato ci crescita tende ad espandersi rapidamente, col tempo i profitti diminuiscono ed il tasso di espansione subisce un rallentamento, infine quando i costi marginali di un’ulteriore espansione cominciano ad eguagliare o superare i benefici marginali, l’espansione si arresta e si raggiunge un equilibrio. Capitolo 4^: Equilibrio e declino p.223 Una volta raggiunto un equilibrio tra costi e benefici derivanti da ulteriori mutamenti ed espansioni, i costi economici per il mantenimento dello status quo tendono a crescere più rapidamente della capacità finanziaria della potenza egemone di conservare la sua posizione e lo status quo. Benchè il dominio di un sistema internazionale fornisca benefici economici alla potenza , ciò comporta costi umani e risorse materiali. Per mantenere la sua posizione dominante uno stato è costretto a consumare le sue risorse in spese militari, finanziamento degli alleati aiuti esteri e costi relativi al mantenimento dell’economia internazionale, e tutto ciò richiede un continuo surplus economico. Inizialmente questo surplus tende a crescere più rapidamente dei costi di espansione. Se così non fosse non vi sarebbe alcun incentivo all’espansione, ma col passare del tempo i profitti tendono a diminuire ed i costi a crescere limitando l’ulteriore espansione dello stato. Raggiunto l’equilibrio tra costi e profitti, i costi per il mantenimento dello status quo tendono a crescere più rapidamente delle capacità di finanziare lo status quo e, quindi il suo mantenimento diventa sempre più arduo ed il sistema inter. entra in una fase di squilibrio. Questo divario tra costi e risorse provoca una crisi fiscale della potenza dominante che se persiste provoca il declino economico e politico della potenza dominante. Ovviamente l’ascesa di uno stato comporta il declino di un altro. Il reddito nazionale di una società è distribuito in 3 settori generali: • protezione • consumo • investimenti produttivi. Con l’invecchiamento della società le quote relative il consumo e la sicurezza/protezione tendono ad aumentare con l’invecchiamento della società e se contemporaneamente non aumentano gli investimenti produttivi, si entra in una spirale che erode le fondamenta economiche, militari, politiche della posizione internazionale dello stato.- dilemma dell’aumento della domanda e delle risorse insufficienti. I fattori interni che influenzano il declino politico p. 226 1. Quando una società cessa di espandersi, la disponibilità limitata di terreno agricolo di buona qualità, l’esaurimento delle risorse e la crescita della popolazione hanno come risultato un tasso di crescita ridotto ed una riduzione del surplus economico a disposizione dei per i consumi , la protezione e gli investimenti. Nel mondo contemporaneo il progresso tecnologico ha attenuato l’azione delle leggi dei rendimenti decrescenti,ma ogni innovazione è soggetta ad esaurirsi ed in mancanza di nuovi progressi la crescita della ricchezza e del potere di una società subisce un rallentamento descrivendo una curva ad S. L’erosione della base economica determina il tramonto di ogni società. 2. Un altro mutamento interno che conduce al declino economico e politico è dovuto al fatto che il costo delle nuove tecniche militari tende a salire, e con l’invecchiamento di una civiltà le spese militari tendono a salire con un ritmo sempre più elevato. Con l’aumento delle spese militari e la diffusione di tecnologie militari ai concorrenti in ascesa, i costi che lo stato dominate deve sostenere aumentano e rappresentano un carico sempre più pesante per le risorse della potenza dominante. I contrasti sulle priorità finanziarie dei consumi, degli investimenti e della protezione diventano sempre più violenti provocando una grave crisi fiscale. 3. La tendenza dei consumi privati e pubblici a crescere più rapidamente del prodotto nazionale lordo con l’aumentare dell’opulenza della società, è un ulteriore fattore di mutamento interno perché si viene ad indebolire l’economia produttiva 4. Il cambiamento strutturale dell’economia produttiva: generalmente tende a seguire un corso prevedibile: nella prima fase la maggior parte della popolazione è impiegata nel settore agricolo, quindi si sposta nel settore industriale ed infine in quello dei servizi, ma le industrie di servizi hanno un tasso di crescita di produttività più basso di quelle manifatturiere. 5. Un quinto fattore di mutamento è l’influenza corruttrice dell’opulenza: la prosperità che nasce dalla conquista politica o dalla crescita economica conduce alla perdita di virtù morali ed infine al declino. Atteggiamenti e comportamenti cambiano in modo tale da ridurre l’efficienza economica. Un aumento della ricchezza, a prescindere da come è determinato, smorza il conflitto sulla ripartizione delle risorse. Ma quando la crescita economica rallenta, il conflitto su come ripartire il surplus aumenta, di conseguenza i periodi di declino tendono ad essere caratterizzati da un inasprimento dei conflitti interni di natura sociale e politica che indeboliscono la società. Di fatto si apre una lotta tra quale sia la priorità tra protezione, consumi e investimenti. I fattori esterni che influenzano il declino politico p. 237 1. Aumento dei costi del dominio politico: le spese per la protezione , grazie anche all’aumento dei costi per le armi, tendono a salire anche a seguito dei cambiamenti verificatisi nell’ambiente internazionale come l’aumento del numero delle potenze rivali che costringono lo stato dominante a consumare più risorse per mantenere la sua superiorità militare o politica e quindi per mantenere lo status quo. Di fatto col tempo le spese per mantenere lo status quo aumentano più rapidamente dei vantaggi economici offerti dallo status quo. Alla fine i proventi della continua espansione politica, territoriale ed economica sono insufficienti per coprire le spese per il mantenimento di una posizione imperiale o egemone. I costi derivanti dall’esercito , dalla flotta e dalle guerre all’estero rappresentano spese che pesano negativamente sulla bilancia dei pagamenti. Questo problema finanziario, se non risolto, mina la posizione economica e militare della potenza imperiale o egemone. Una delle principali differenze tra le relazioni inter. premoderne e quelle moderne consiste nella maniera in cui le potenze dominanti gestiscono questo onere finanziario. Nelle società preindustriali i costi per il mantenimento dell’impero erano coperti dalla ricchezza proveniente dall’agricoltura e dai metalli preziosi acquisiti attraverso i saccheggi o la tassazione del commercio sulle lunghe distanze. Nel mondo moderno si è fatto fronte agli oneri finanziari derivanti dal mantenimento dell’egemonia attraverso la rivoluzione economica e la nascita di un mercato internazionale che hanno permesso l’accumulo del surplus necessario a far fronte sia alle spese per la protezione , che per i consumi ed investimenti. 2. Perdita della leadership economica e tecnologica. P. 245 Sia in uno stato moderno che premoderno la superiorità di uno stato in espansione stava nelle sue capacità militari e/o produttive e, soprattutto, nella tecnologia. Col tempo la superiorità tecnologica scompare ed aumentano i costi connessi alla posizione di dominio. Inoltre le tecniche militari ed economiche dello stato dominante tendono a diffondersi ad altri stati del sistema o meglio agli stato che si trovano nella periferia del sistema internazionale. Attraverso questo processo di diffusione la potenza dominante perde quella superiorità su cui si basava il suo successo politico, militare ed economico: di fatto la potenza dominante contribuisce alla creazione dei concorrenti. La tecnologia militare ed economica, una volta a disposizione, si diffonde relativamente presto ed i tentativi che questa arrivi ai concorrenti nel lungo termine falliscono: si può solo ritardare la diffusione delle tecnologie. Nelle società preindustriali la diffusione delle tecniche militari costituiva la causa principale del sorgere di nuove potenze, ma nelle economie moderne una base economica e scientifica ben sviluppata è una condizione preliminare per poter adottare costose e sofisticate tecniche militari. Inoltre un’economia di mercato tende a favorire ed a concentrare la ricchezza nel sistema economico più progredito ed efficiente. Ma ciò e vero solo nel breve periodo perché a lungo andare un’economia di mercato mondiale favorisce la diffusione della crescita economica in tutto il sistema internazionale. Attraverso il commercio, gli investimenti esteri ed il trasferimento di tecnologie le attività economiche e di produzione di ricchezza tendono a diffondersi dai vecchi ai nuovi centri di crescita economica. Le società sottosviluppate di fatto possono contare su tecnologie più progredite e sperimentate e, avendo a disposizione risorse non sfruttate, ma tecnologie equivalenti a quelle delle società più progredite, riescono a battere dal punto di vista economico- militare la concorrenza di società più ricche e sviluppate. Quindi il trasferimento di tecniche sofisticate dalle società più progredite a quelle meno progredite è indubbiamente una delle cause principali della ridistribuzione del potere in un sistema internazionale. Unitamente alla tendenza delle tecniche e tecnologie a diffondersi dalla potenza dominate a potenze minori, ma in ascesa all’interno del sistema o alla sua periferia, il centro del progresso e delle attività economiche può spostarsi da una parte all’altra del sistema o alla sua periferia. Accanto allo spostamento dell’ubicazione del potere economico, si assiste anche allo spostamento dell’ubicazione del potere politico. Conclusioni p. 257 Una volta che una società raggiunge i limiti della sua espansione, incontra grosse difficoltà a mantenere la propria posizione e ad arrestare il suo declino. I mutamenti all’esterno e all’interno fanno aumentare i consumi ed i costi della protezione e della produzione; la società attraversa una violenta crisi fiscale. La diffusione delle sue conoscenze economiche tecnologiche ed organizzative riduce la sua relativa superiorità nei confronti delle altre società, specialmente quelle alla periferia del sistema. ma le sue conseguenze difficilmente sono previste dagli uomini di stato. Gli stati direttamente coinvolti nel conflitto per l’egemonia, indebolendo se stessi, spesso non fanno che eliminare gli ostacoli alla conquista da parte di una potenza periferica. L’importanza delle guerre per l’ egemonia nell’indirizzare la storia entro nuovi canali ha portato gli studiosi a chiedersi se il verificarsi di questi conflitti obbedisca a leggi storiche e se segua un modello identificabile, l’ipotesi avanzata è che esista, almeno nella storia moderna, un ciclo ricorrente di periodi di guerra e di pace. Così, secondo la concezione deterministica, le guerre per l’egemonia che si verificano periodicamente, sono causate dall’espansione sistematica e dalla concentrazione delle forze sociali, psicologiche ed economiche. Ciò nondimeno, alla soluzione delle dispute si giunge spesso attraverso un mutamento pacifico: mediante concessioni reciproche, accordi sulle sfere di influenza, ecc. Il problema è che il mutamento pacifico appare più realizzabile se comporta cambiamenti in un sistema internazionale piuttosto che cambiamenti del sistema stesso. In conclusione la guerra per l’egemonia ha rappresentato nel corso della storia il principale meccanismo per indurre cambiamenti sistematici nella politica mondiale. I conflitti per l’egemonia scatenati da uno crescente squilibrio tra gli oneri necessari per mantenere un impero o una posizione egemone e le risorse a disposizione della potenza dominante portano alla formazione di un nuovo sistema internazionale. Gli stati dominanti emergenti nel sistema tendono ad estendere il loro dominio fino ai limiti delle loro possibilità economiche, militari e di altro tipo. Col tempo, anche queste potenze raggiungono la maturità mentre sorgono nuovi sfidanti ai margini delle zone di potere e di influenza delle prime. Così il processo di declino, squilibrio e lotta per l’egemonia ricomincia ancora una volta. Capitolo 6^: Mutamento e continuità nella politica mondiale p. 289 Tre sono gli sviluppi che conducono gli studiosi contemporanei di relaz. Int. a parlare di una trasformazione fondamentale della natura delle relazioni internazionali: 1. il primo consiste nella rivoluzione tecnologica verificatasi in campo bellico in seguito all’avvento delle armi nucleari e di altri armi di distruzione di massa 2. il secondo sta nell’alto livello di interdipendenza delle economie nazionali 3. il terzo è dato dall’avvento della società globale, accompagnato dal mutamento della coscienza etica e da una serie di problemi a livello planetario. Questi 3 sviluppi insieme avrebbero trasformato le relazioni internazionali rendendo il mutamento pacifico una realtà. Rivoluzione nucleare e guerra nell’epoca contemporanea p. 291 Benché le armi nucleari abbiano reso la guerra totale estremamente costosa, non hanno eliminato il problema della guerra, introducendo il problema dell’escalation. Una delle più importanti ed allarmanti conseguenze dell’avvento delle armi di distruzione di massa è stata quella di aumentare il ricorso alla minaccia di guerra come strumento politico. In parte questa minaccia serve come deterrente per evitare guerre tra le superpotenze ed i loro alleati. D’altro canto sussiste sempre il pericolo che uomini di stato utilizzino il ricatto nucleare e finiscano col perdere il controllo sugli avvenimenti per entrare in un’escalation che porta ad una guerra nucleare non voluta da nessuno. Le armi di distruzione di massa hanno avuto 3 effetti sulle relazioni internazionali: 1. la deterrenza reciproca tra stati con capacità nucleare pone dei limiti alla violenza e protegge dalla guerra totale tutta la società internazionale 2. le armi nucleari forniscono allo stato che le possiede una garanzia di integrità “ fisica”. La diffusione delle armi nucleari potrebbe creare un sistema di deterrenza universale e quindi le condizioni per una pace definitiva. 3. Il possesso delle armi nucleari determina in larga misura la posizione occupata da una nazione nella gerarchia del prestigio internazionale. Poiché oggi anche una società relativamente arretrata può possedere armi nucleari, non vale più l’identificazione moderna tra potenza industriale = potenza militare e prestigio. In passato delle nazioni hanno provocato guerre totali per difendere i propri vitali interessi minacciati da strategie di cambiamento parcellizzato, ma oggi possiamo dire che la deterrenza reciproca serva alla fine ad inibire la difesa dello status quo da parte della potenza dominante piuttosto che a prevenire i tentativi della potenza in ascesa di mutare lo status quo. L’avvento delle armi nucleari può rendere più difficile il compito della diplomazia e l’obiettivo di istituire in meccanismo di mutamento pacifico: al giorno d’oggi la capacità distruttiva della guerra ha fatto diminuire la probabilità che si ricorra alla guerra per superare l’empasse diplomatica, per cui gli uomini sono meno disposti ad accettare compromessi per una soluzione pacifica dei conflitti, la speranza di molti studiosi contemporanei che la rivoluzione nucleare porti ad una soluzione caso per caso dei conflitti attraverso i negoziati e le concessioni reciproche potrebbe restare vana. La tesi secondo cui le armi nucleari hanno reso impossibili le guerre per l’egemonia o una serie di guerre limitate per mutare il sistema è destinata a rimanere senza conferma. Tuttavia una argomentazione importante è che il mancato mutamento del sistema è che nel mondo contemporaneo il potere economico ha preso il posto di quello militare: l’uso del potere economico da parte dell’OPEC per trasformare l’economia mondiale non ha precedenti. Nel mondo moderno la grande espansione delle relazioni di mercato ha esaltato il ruolo del potere economico come strumento politico. L’interdipendenza delle economie nazionali p. 298 Nello stesso momento in cui si dice che la guerra ha smesso di funzionare come strumento razionale per raggiungere gli obiettivi dello stato, si dice anche che questi obiettivi sono mutati. Si ritiene che nel mondo moderno il benessere economico piuttosto che la sicurezza nazionale siano diventati principali obiettivi. La tesi è che si possa raggiungere questo obiettivo attraverso la crescita economica piuttosto che facendo ricorso alla guerra o la conflitto. La logica insita a tali obiettivi di crescita e di sviluppo porta ad un aumento dell’interdipendenza economica mondiale creando una società globale in cui la cooperazione economica prende il posto delle tradizionali contese sui territori. Anche in questa tesi va considerata con scetticismo: bisogna notare che l’era moderna delle relazioni internazionali è stata caratterizzata dal paradosso: sin dall’avvento dell’industrialismo gruppi e stati sono riusciti a massimizzare i profitti reciproci grazie alla cooperazione internazionale ed alla creazione di un’efficiente organizzazione economica sia all’interno che a livello internazionale. Il graduale costituirsi di un’economia di mercato mondiale è stato il risultato di un impegno globale in direzione dell’efficienza e della crescita. Nell’era moderna le nazioni hanno sempre più spesso avuto da guadagnare dall’efficienza economica, dalla cooperazione e da una divisione internazionale del lavoro, piuttosto che dalla guerra. L’interdipendenza economica non ha eliminato gli sforzi di alcune nazioni per affermare i propri interessi a spese delle altre. la lotta storica tra gruppi e stati per la superiorità ed il dominio continuano anche se con forme diverse. 1. Il principale cambiamento è rappresentato dalla sostituzione del ciclo di egemonia e dell’economia di mercato mondiale a quello degli imperi e dell’economia da essi regolata. Ma la maggiore interdipendenza economica non ha eliminato la competizione e la mutua sfiducia degli stati. Il commercio non sempre è stato un fattore di pace al contrario, con l’aumentare dell’interdipendenza, le nazioni hanno cominciato a temere di più la perdita di autonomia e di accesso ai mercati esteri. La maggiore interdipendenza economica è stata una delle conquiste più importanti del mondo moderno perché ha diffuso la ricchezza, ma oggi è meno estesa di quanto non fosse alla fine del XIX secolo perché abbraccia sostanzialmente solo le democrazie industrializzate e parte del Terzo Mondo. L’URSS aveva concepito questa interdipendenza come un accerchiamento ostile. 2. La ricchezza di alcune nazioni e la povertà della maggioranza delle altre ha creato una vasta frattura nel mondo, un nuovo fattore di divisione. L’ispirazione a capovolgere questa situazione che appare ingiusta è stata una delle più potenti forze politiche della nostra epoca: Mackinder pensava che l’obiettivo dell’efficienza potesse sostituire quello della ridistribuzione e che il processo di mutamento della politica internazionale potesse assumere un carattere benigno, pensava che l’efficienza economica e non più territoriale potesse caratterizzare le relazioni internazionali. L’avvento delle armi nucleari e della rivoluzione tecnologica nella conduzione della guerra possono aver fatto diminuire l’utilità del ricorso a strumenti militari nello stesso tempo in cui gli attuali gravi problemi economici e l’interdipendenza hanno accentuato l’importanza delle relazioni economiche tra gli stati: a questo punto il sogno di sostituire al tradizionale ricorso alla guerra un meccanismo di mutamento pacifico potrebbe diventare realtà. 3. Gruppi e stati tentano di modificare il sistema internazionale fondamentalmente per du e ordini di motivi: • Incrementare l’efficienza economica e massimizzare i vantaggi reciproci • Ridistribuire la ricchezza ed il potere a loro favore ed a spese del benessere e dell’efficienza generale. L’avvento della società globale p. 303
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