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Verifica intermedia spano', Thesis of Humanities

Utile per l'esame di educazione musicale

Typology: Thesis

2014/2015

Uploaded on 05/06/2015

Geppino2
Geppino2 🇮🇹

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Download Verifica intermedia spano' and more Thesis Humanities in PDF only on Docsity! EDUCAZIONE MUSICALE a.a. 2014/2015 - II semestre prof. Luisa Curinga LM 85 bis VERIFICA INTERMEDIA Nome: GIUSEPPE Cognome: SPANO’ Corso di laurea: Scienze della Formazione Primaria Matricola: 68556 1. Si potrebbe provare a definire il concetto di vissuto musicale infantile partendo dall’assunto di base secondo cui la triadica interazione tra attività, motivazioni e metodi di appropriazione delle conoscenze dia modo a ogni essere umano di formarsi come persona. È indubbio, infatti, come nell’età infantile il bambino costruisca la sua formazione globale, specie sotto il profilo della personalità, il che ha molte ricadute sul suo sviluppo scientifico e socio-relazionale. La musica, è scientificamente provato, aiuta a strutturare il pensiero e il lavoro delle persone nelle prassi di apprendimento di abilità linguistiche, matematiche e spaziali; si parla a tal proposito di intelligenza musicale nello sviluppo emotivo, spirituale e culturale delle persone. Entro tale discorso s’inquadra anche la componente empirica, ovvero tutto il bagaglio esperienziale pregresso con cui ognuno di noi si approccia ad una nuova conoscenza. La suddetta componente empirica è presente anche nella formazione del vissuto musicale degli insegnanti, ma con alcune sostanziali differenze rispetto all’iter di formazione del vissuto degli alunni. Innanzi tutto bisogna che l’insegnante sappia su quali finalità, obiettivi e competenze basare l’intervento educativo: si deve approntare un percorso di formazione che dia efficacia a quel processo biunivoco di apprendimento chiamato relazione educativa, ovvero quell’interazione tra due o più persone capace di provocare una cambiamento in termini di maturazione, libertà e autonomia personale. Nel gestire il vissuto, l’insegnante dovrà operare alla luce della sua intelligenza musicale e soprattutto di quella del bambino, laddove con tale termine si suole intendere una capacità propria e specifica della persona e che farebbe la sua comparsa addirittura prima dell’intelligenza linguistica1. Appare indispensabile prendere coscienza del proprio vissuto musicale oltre che delle proprie capacità analitiche dei fenomeni sonori, il che potrebbe indurre a miscelare vissuti personali e competenze scolasticamente apprese. Inoltre, per il bambino non si pone il problema delle competenze pregresse e dell’eventuale instaurarsi di una logica conflittuale rispetto al suo vissuto. Per l’insegnante invece ciò è inevitabile : egli deve essere in grado di fornire un sapere certificato e provato, il cosiddetto sapere sapiente, trasmettendolo agli alunni come sapere appreso. Perchè la relazione educativa si riveli efficace, si dovrà guardare al bambino come parte attiva e competente, che arriva a scuola con la sua storia e le sue esperienze che vanno a influenzarne i modi di relazionarsi agli altri, affrontando nuove esperienze e proposte didattiche. Ciò, inevitabilmente, porta l’insegnate a rivedere secondo un’accezione più “allargata” il suo stesso concetto di musica, reinterpretandolo in base al materiale sonoro (vale a dire tutto ciò che produca suoni!). Solo così il bambino forgerà la sua dimensione concettuale, i cui prodotti artistici saranno miscelati a comportamenti puramente espressivi. Quanto alle manifestazioni del mondo sonoro e ai repertori da usare durante le attività musicali con bambini della scuola primaria, sicuramente spiccano le strutture apprese a scuola o in famiglia 1 Cfr. Al riguardo la scala di classificazione delle intelligenze stilata da H. Gardner in http:// www.psicolab.net/2011/intelligenze-multiple-gardner/ come le ninnananne, le filastrocche, i motivetti e le canzoncine tipiche dell’età infantile oltre alle musiche casualmente ascoltate negli ambienti più variegati ( ad esempio in chiesa, nei centri commerciali ecc.), a riprova del fatto che nella formazione di un’identità musicale incidano anche i contesti e il grado qualitativo delle dinamiche socio – relazionali poiché l’apprendimento è un processo spontaneo e naturale, con una sua precisa eziologia sociologica, fisiologica e culturale. Ed è proprio a partire e attraverso l’analisi delle manifestazioni del mondo sonoro del bambino che si può capire l’importanza dell’educazione musicale come disciplina della scuola dell’infanzia: essa è strettamente legata alla sfera dell’espressività del bambino e la traduce in esperienza musicale. Costitutisce una valida risorsa nell’iter di educazione dei bambini e ciò ne legittima l’inserimento nel curricolo scolastico della Primaria La musica è presentata agli alunni come arte creativa che si va inserisce nel più ampio contesto delle loro abilità espressive. Il linguaggio « delle musiche » e non più della musica sprona i bambini (soprattutto in contesti multietnici) a socializzare, concorrendo inoltre al potenziamento dell’attenzione e della memoria da parte della classe. Si deve prestare la massima attenzione all’universo sonoro di ogni bambino, formato da vari input esterni cui il bambino è più o meno direttamente esposto. Guardando ai repertori, invece, il bagaglio posseduto da ogni bambino sarà tanto migliore e vasto quanto maggiore saàà l’attitudine dello stesso a intendere la musica come “interpretazione del suono” e quindi non solo come “acquisizione di un prodotto codificato”. Ciò va compreso dagli insegnanti riconoscendo, come detto, un allargamento dell’idea corrente di musica, sicché il suddetto universo sonoro possa variare e il bambino possa sentirsi gratificato anche solo dall’aver canticchiato un motivetto famoso o parte del testo di una nota canzone. 2. Tra il XIX e il XX secolo la pedagogia si afferma come scienza propria e indipendente rispetto ad altre scienze come psicologia, sociologia, antropologia pur mantenendone i rapporti. La didattica viene, invece, vista come « ….punto di raccordo tra teoresi e didattica del discorso pedagogico ….rappresentando un momento indispensabile del discorso pedagogico …interpretando la pedagogia come scienza non completamente teorica »2 Nel XX secolo, periodo in cui in campo musicale s’inizia a parlare di pedagogia musicale, s’impone la cosiddetta Pedagogia Attiva, proponendo un nuovo modo di guardare al concetto di pedagogia, interpretandolo come: …scienza delle modificazioni d’insegnamento/apprendimento3 caratterizzandosi come intervento attivo e intenzionale, basato su esperienze intenzionali e sensate, contribuendoa dare un’immagine della pedagogia come insieme delle esperienze educative dotate d’intenzionalità e originalità: al centro dell’attenzione sono posti i bisogni del bambino, che è artefice e protagonista del suo stesso sviluppo. Fu proprio la Pedagogia Attiva, ispirata dal pensiero di personaggi illustri di questo secolo come Dewey, Decroly, Claparède e Ferrière. Dewey e Decroly rifletterono sul concetto di esperienza il loro approccio, solo che il primo ne assolutizzò la valenza sociale, ritenendo il campo esperienziale come iterativo per la formazione personale in tutta la sua esistenza, mentre Decroly esaltò l’unicità del fenomeno educativo, descrivendo lo sviluppo psicosociale del bambino dall’universale al particolare capace di dare una descrizione dell’insegnamento come fenomeno globale. Diversamente si espressero Claparède e Ferrière, adottando una visione più propositiva e ottimistica della formazione scolastica dei bambini e parlando di concezione funzionale dell’educazione 2 Cfr. P. Bertolini, L'esistere pedagogico. Ragioni e limiti di una pedagogia come scienza fenomenologicamente fondata, Firenze, La Nuova Italia, 1988 3 Cfr. G. Ballanti, Modelli di apprendimento e schemi di insegnamento, Giunti Lisciani, Teramo, 1988
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