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Devozioni Drammatiche della Passione di Cristo in Italia (XVI-XX sec.), Sintesi del corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo

La storia delle devozioni drammatiche della passione di cristo in italia dal xvi al xx secolo, con un focus sulla deposizione di un crocifisso snodabile e la festa del corpus domini. Il testo tratta della nascita e sviluppo di queste devozioni, dei legami tra oggetti e convinzioni, e delle rappresentazioni teatrali e musicali. Vengono anche menzionate le innovazioni moderne e le tradizioni antiche.

Tipologia: Sintesi del corso

2012/2013

Caricato il 07/06/2013

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Scarica Devozioni Drammatiche della Passione di Cristo in Italia (XVI-XX sec.) e più Sintesi del corso in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! ANNUNCIAZIONE 8. DEPOSIZIONI E ANNUNCIAZIONI La rappresentazione di deposizioni e annunciazioni con l’uso di simulacri rappresentano un punto importante nel “teatro delle statue” che vede nell’Occidente Cristiano lo sviluppo delle statue, proibito in Oriente. Due sono le principali forme di teatro delle statue: 1. Allestimento di scene permanenti e tridimensionali delle figure e degli eventi ritenuti cruciali per i cristiani. 2. Uso in movimento di simulacri nella celebrazione delle principali feste religiose Le rappresentazioni italiane dell’Annunciazione sono un particolare caso delle cerimonie drammatiche medievali. Notevole importanza e diffusione aveva la festa dell’Annunciazione in alcune zone come la Toscana e il Veneto. L’Annunciazione aveva un fortissimo potere simbolico, in quanto centro della storia della salvezza e di conseguenza dell’anno liturgico. Il 25 marzo era la data storica della morte di Gesù e fu perciò la data di celebrazione della Pasqua cristiana seguita da coloro che rifiutavano la Pasqua mobile decisa dal concilio. Il 25 marzo era considerato il giorno perfetto dell’anno in quanto equinozio di primavera, inizio della bella stagione e un tempo anche Capodanno degli ebrei. La festa di Pasqua veniva considerata il tempo perfetto della salvazione, a Pasqua infatti Dio creò il mondo e sempre a Pasqua il Messia inaugurerà il regno eterno. FIRENZE il 25 marzo, il giorno dell’Annunciazione costituiva l’inizio dell’anno. Venezia il 25 marzo corrispondeva con la data di fondazione della città. In entrambi i luoghi la celebrazione non era solo religiosa ma che civile e politica. Le rappresentazioni diventavano sempre più teatrali e spettacolari, aggiungendo nuovi elementi non solo tecnici (come i crocifissi snodabili) ma anche di racconto (come l’introduzione del volo dell’angelo che annuncia a Maria). L’evento rituale e la devozione non possono essere ridotti a una pura rappresentazione teatrale, ma senza fisicità e realtà del corpo non esiste incarnazione della parola. Le statue costituiscono per i laici la possibilità di appropriarsi del sacro. I crocifissi snodabili: rappresentano una efficace soluzione al problema di unire la fascinazione realistica e narrativa del teatro con l’aurea sacra di un oggetto devozionale. Per questo motivo, dopo le censure post- triedentine delle sacre rappresentazioni,la deposizione di un crocifisso snodabile si impose in Italia come la più importante devozione drammatica della Passione di Cristo dal XVI secolo fino ad oggi. Scene di deposizione portano all’affermazione nel Quattrocento del teatro di pietà, un particolare genere di rappresentazione cristiana che cerca di costruire un evento qui ed ora, che provoca tutti coloro che si imbattono ad una risposta, di accettazione o di rifiuto, e dunque a una precisa responsabilità morale. Settimana Santa Pasqua 9. Passioni. Devozioni e drammi di Cristo nell'Italia della controriforma. Prima della riforma la massa di fedeli praticava una religione dimostrativa in cui le processioni, i pellegrinaggi e il culto delle reliquie occupavano quasi importante almeno quanto i sacramenti e l'orazione. Il sacro e il profano non erano distinti e la fede si mescolava il meraviglioso. La passione di Cristo era al centro della vita spirituale e cultuale. La presenza di elementi della pietà medievale considerati incongrui e aspramente criticati dai protestanti produsse una profonda opera di riforma del culto della devozione in ambito cattolico. La riforma riuscì a rispettare e rinnovare il sentire rituale della tradizione accogliendo e inglobando anche le richieste dei protestanti. In questo tentativo di riforma la Passione assume un ruolo centrale nel tentativo di conciliare interiorità ed esteriorità. Tre date importanti che sancirono la fine delle rappresentazioni della Passione: 1539 Papa Paolo III proibì a Roma la rappresentazione della Passione del Gonfalone al Colosseo. 1548 il Parlamento di Parigi vietò le rappresentazioni sacre della Confrèrie de la Passion. 1565 Carlo Borromeo proibì la rappresentazione della Passione che venne sostituita da una esposizione dotta e seria dell'argomento da parte dei predicatori. PROCESSIONI DRAMMATICHE Le processioni del giovedì e del venerdì Santo sono il fulcro della devozione. Statue e gruppi processionali vennero pensati come efficaci sostituti delle sacre rappresentazioni. A Milano nel Seicento troviamo tutte le principali tipologie di rappresentazione drammatica della passione aventi come protagonisti dei simulacri. 1587 processione con i misteri, simboli o statue rappresentati i diversi episodi della passione che sfilano in corteo, questa processione è stata inventata dal vescovo di Novara Carlo Bascapè. I francescani osservanti mettevano in scena il venerdì Santo la deposizione di Cristo, che, in alcune zone dell'Europa aveva assunto un aspetto più teatrale e meno liturgico, proprio con l'adozione a partire dal XIV secolo, delle sculture lignee di crocifissi con gli arti snodabili. I gesuiti organizzarono dal 1633 il funerale di un simulacro di Gesù Cristo morto accompagnato da quello dell'Addolorata che si svolgeva per le vie principali di Milano. Le processioni con simulacri simboli della passione modificarono anche le tradizionali versioni locali della settimana Santa dando origine a forme ibride e a complesse rappresentazioni processionali della Passione che finirono per reintrodurre in qualche modo dialoghi, narrazioni,parti recitate o cantate, quadri viventi dei personaggi interpretati da persone in carne e ossa, allestimenti marcatamente teatrali. Esempio il MORE VENETO del venerdì santo. A Venezia ma anche in 
altre del nord come Cremona e Novara il venerdì Santo si svolgevano delle processioni portando per le vie il Santissimo Sacramento. Ciò era in contraddizione con quanto emesso dalla Congregazione dei riti che vietava la consacrazione eucaristica e anche la comunione il venerdì Santo. Tuttavia gradualmente si impose la distinzione tra culto Come puri spiriti gli angeli non dovrebbero essere rappresentati, ma anche Dio Padre viene rappresentato nelle vesti di un vecchio saggio, e lo Spirito Santo sotto forma di colomba. Per parlare dell'inesprimibile non si riesce a fare a meno di qualche rappresentazione. GIOVEDÌ SANTO: Cristo è ben conscio di questo passaggio crudele nella negazione del corpo. Nell'orto degli ulivi in preda allo sconforto che dal padre che gli venga risparmiato il dolore simboleggiato da un calice. Un angelo scende dal cielo per confortarlo è la prima e unica presenza di un angelo nella Passione attestata dal Vangelo. Con l'arresto di Gesù il Vangelo non nomina più angeli fino al giorno della Resurrezione. VENERDÌ SANTO: La raffigurazione degli angeli intorno alla croce che raccolgono il sangue prezioso di Cristo è un dato tradizionale dell'iconografia cristiana. La funzione degli angeli e quella di fare da intermediari tra Dio e l'uomo svolgono la doppia funzione di lodare Dio e esortare l'uomo a scegliere il bene. SABATO SANTO: Il Sabato Santo non si celebra l'eucarestia. I fedeli sono invitati a meditare sul mistero della discesa agli inferi di Gesù, affermazione della vittoria sulla morte, di cui l'inferno è simbolo. Mediante rappresentazioni che mostrano un angelo che chiede vengano aperte le porte degli inferi. PASQUA: Pasqua è il giorno degli angeli. Tuttavia gli angeli non sono la causa primaria che porta i discepoli riconoscere il risorto. Ma sono i primi testimoni, gli interpreti del risorto e aprono la strada al suo annuncio. Nelle tradizioni popolari di Pasqua vi sono diversi modi di rappresentare la resurrezione, tra questi la processione dei simulacri di Cristo risorto e la madre; un altro modo, invece, è la resurrezione vista attraverso la caduta del velo delle chiese o attraverso la visita al Sacro Sepolcro che di solito era svolta dai chierici dei monasteri e delle cattedrali medioevali la mattina di Pasqua per celebrare la resurrezione di Cristo. Nel mistero di Cristo troviamo forse qualche indicazione sulla verità degli angeli. Corbin dice che parlare degli angeli è l'unico modo di salvarsi dall'agnosticismo e dall'antropomorfismo. Di Dio si può parlare solo attraverso i nomi delle sue toefanie, cioè degli angeli. Per i cristiani però l'unico mediatore tra Dio e l'uomo è Gesù. La vicenda del Corpo di Cristo è emblematica. Il corpo di Cristo è ostacolo ma anche rivelazione. È ostacolo per chi non sa vedere, è invece rivelazione per chi ha gli occhi per andare oltre. Il corpo è il mezzo materiale attraverso il quale tutto si realizza. Ma questo vale per gli uomini non per Dio; infatti, l'annuncio del sepolcro vuoto non è annuncio di morte ma di vita e di risurrezione. Il corpo non è più importante, infatti, anche quando Gesù apparirà ai suoi discepoli sotto forma diversa, verrà riconosciuto non per l'aspetto, ma per le parole. La parola, attraverso la quale Dio si rivela, non va intesa in senso restrittivo come pura parola, la parola di Dio è piuttosto un'azione che rivela il divino per esempio a Emmaus Gesù, non viene riconosciuto dalle parole che dice ma al momento della frazione del pane. La parola di Dio è in realtà il Cristo che si fa carne, muore e risorge. 11. “Risus Paschalis” Riti e tradizioni della gioia pasquale Nella cristianità la Pasqua è al centro della liturgia. La sua energia di vita e riscatto si estende a tutto il creato. La data storica era ed è considerata il 25 marzo, festa dell'Annunciazione o meglio dell'incoronazione di Cristo. Il 25 marzo è la data della morte di Gesù giorno in cui festeggiano la Pasqua coloro che rifiutavano la data mobile imposta dal consiglio di Nicea. L'accettazione assoluta della data mobile avvenne solo nel 8º secolo. La Pasqua perfetta si ha quando Pasqua storica e Pasqua mobile coincidevano. La Pasqua storica manteneva tutta la sua simbologia e i suoi significati teologici. La coincidenza delle due date aveva significato profondo di nascita e morte, tutte le liturgie medievali commemoravano questo complesso di fatti cruciali e significativi per l'umanità. MORTE DELL'UOMO VECCHIO E NASCITA DELL'UOMO NUOVO. 25 Marzo: equinozio di primavera, inizio della bella stagione e capodanno ebreo, giorno in cui Dio creò il mondo ecc. Con tutte queste ricorrenze risulta facilmente comprensibile perché il 25 marzo divenne il perno dell'anno liturgico. Rappresentazione esemplare della gioia pasquale nella cultura popolare è la processione del simulacro di Cristo risorto, l'omo vivu, Che ancora oggi si tiene a Scicli, in provincia di Ragusa. La festa dell'uomo vivo rende presente, visibile e sensibile non solo nell'immagine del Risorto, ma nella prestanza performativa, nell'abilità, nella forza e nella resistenza dei portatori del fercolo, lo splendore e la gloria del corpo umano. L'esibizione di forza e destrezza è incredibile, per questo la festa di Scicli continua ad essere una festa degli uomini in particolare dei giovani che fanno a gara per mettersi in mostra, farsi ammirare dalle ragazze o per farsi notare dai più grandi. Si tratta di una specie di rito di iniziazione per l'ingresso in società. Il ballo, la corsa delle statue di Pasqua guidano l'espressione fisica della celebrazione del corpo glorioso di Cristo e quindi del corpo in piena forma, vivo, leggero, aereo, veloce, esultante, instancabile, forte, vigoroso e giovane. Lo stato di grazia dei portatori di Scicli si proietta come immagine potente di un augurio, di un cammino, di un processo che investe la vita è di singoli, la vita della comunità e la vita di tutti gli esseri viventi, animali e vegetali. Nella concezione magico-religiosa del tempo ciclico è necessario rigenerare periodicamente il cosmo ritornando le condizioni primordiali caratterizzate dal caos e dalla confusione espressione di vigore, effervescenza e vitalità necessari alla creazione dell'ordine. Il ritorno al caos inteso come forma di purificazione attraverso i sacrifici di personaggi liminali non è qualcosa che viene abbandonato, infatti, la cristianità non elimina la tradizione pagana, ma la rielabora attraverso personificazioni del male e della morte che scacciano tutto ciò che c'è di negativo in un ottica di rinascita; come succede nel Sud, a Prizzi in provincia di Palermo dove per tutta la mattina di Pasqua fino al pomeriggio gruppi di diavoli, impersonati da giovani, scorrazzano per i paesi in cerca di anime, il volto è coperto da maschere di latta indossano tutte rosse e hanno in mano una catena di ferro. Il personaggio principale però è la Morte che indossa una tuta gialla, il volto è coperto da una maschera a forma di teschio, è armata di balestra che usa per indicare le vittime tra i passanti. Queste vengono catturate dai due diavoli che accompagnano la morte e devono pagare dazio per ottenere la libertà. Il regno diabolico cessa alla fine della processione pomeridiana dell'incontro tre simulacro di Cristo risorto e quello della madre. L'incontro è tipica rappresentazione popolare della resurrezione nel sud e nelle isole. Nell’area meridionale tedesca e austriaca lo sviluppo spettacolare nelle celebrazioni del Corpus Domini deriva dalla recita di versetti esplicativi delle figurazioni della storia sacra eseguite, ora a piedi, ora a cavallo o su carri dalle diverse corporazioni che sfilavano nella processione solenne. Anche in Italia, nel giorno del Corpus Domini, avevano luogo processioni solenni con sfarzose scenografie urbane, rappresentazioni della storia sacra e figurazioni allegoriche del Santissimo. 13. IL CORPO SPEZZATO CONFLITTI E RITI PER LA FESTA DEL CORPUS DOMINI NELL’EUROPA DELLA RIFORMA Il termine guerra umanitaria viene utilizzato per giustificare degli interventi violenti a fine umanitario. Nel mondo viene auspicato un diritto superiore che è di ordine morale e ideale piuttosto che politico. Le vicende giuridiche delle guerre attuali e l’invenzione della guerra umanitaria sono l’esito di un lungo processo che riguarda la storia della tradizione giuridica occidentale, modello, per quanto contrastato, del diritto delle genti di tutto il mondo. Il diritto moderno ha origine nel medioevo, nell’ XI secolo quando la Chiesa di Gregorio VII sancisce la propria unità politica e giuridica e la sua indipendenza dai centri laici di potere, imperatore, re, signori feudali. Tre sono le conseguenze della rivoluzione di Gregorio VII: 1. Competizione tra potere religioso e potere politico; 2. Concezione organica del diritto, della società, della Chiesa e dello Stato. Ogni società o comunità era vista come un organismo che nasce, cresce, matura, declina e muore e rinasce a vita nuova arricchendo il proprio patrimonio. 3. Sistematizzazione del dogma della transustanziazione che fece dell’eucarestia il principale sacramento cristiano, il simbolo più importante di appartenenza alla Chiesa. Nel 1215 venne resa di fruibilità quotidiana a tutti i cristiani. L’eucarestia divenne simbolo di appartenenza alla chiesa e la scomunica riguardava la privazione del diritto di fare la comunione. Gregorio VII esigeva il primato del clero che doveva essere privo di legami, celibe e ministro dei sacramenti. Prima di Gregorio e per la chiesa orientale il sacramento più importante era il battesimo che rendeva tutti i cristiani fratelli del Risorto, ma con la teoria dell’Incarnazione la Chiesa venne considerata più come la comunità di peccatori sulla terra che la comunità dei santi in Paradiso. Questa rivoluzione introdusse delle tensioni tra evangelico e canonico, tra chierici e laici, tra corpo e anima della chiesa. A causa del grande affollamento del giovedì santo, Giuliana di Cornillon fece istituire una nuova festa che risulta anche nella bolla di Urbano IV del 1264 che estendeva a tutta la chiesa la celebrazione del Corpus Domini che divenne gradualmente la celebrazione politico-religiosa più importante del tardo Medioevo. Il Corpus Domini si affermò definitivamente agli inizi del Trecento, dopo che altri papi ebbero promosso effettivamente la festa e conquistò un ruolo di preminenza quando si affermò l’usanza di portare in processione per le vie principali della città il Corpo di Cristo. La processione non era contemplata nella bolla, ma di fatto divenne il tratto distintivo della festa. Essa aveva inizio dopo la messa del mattino e ad essa partecipavano tutti davanti c’erano i gruppi inferiori e poi in ordine di importanza il clero e le autorità e il fulcro del corteo era il baldacchino che scortava l’Ostia. Intorno alla festa del Corpus Domini sorsero numerose e diverse attività ludiche. In Provenza nel 1462 re Renato istituì dei giochi mentre in Inghilterra, Germania e Spagna erano più diffuse le produzioni drammatiche. Il teatro eucaristico, grazie ai testi in volgare, è stato molto studiato dai letterati, in Italia le celebrazioni drammatiche non sono molte e forse anche per questo non sono state molto studiate. Kolve sosteneva che i drammi inglese erano collegati alle feste o meglio alla storia della redenzione dal peccato originale al giudizio universale. Un dramma ciclico in zona italiana avvenne a Bologna nel 1492 in concomitanza con il matrimonio di Ippolita Sforza e Alessandro Bentivoglio. John Bossy definisce i tre modi performativi del Corpus Domini: 1. Ufficio e messa; 2. Processione con l’Ostia e baldacchino; 3. Rappresentazioni in versi. Il fascino della festa del Corpus Domini era, probabilmente, che una volta la città terrena si trasformava in città eterna, grazie al sentimento di fratellanza che da ideale si faceva concreto. Il Corpus Domini come lo definisce Bossy è un “miracolo sociale” in grado di eliminare, anche se temporaneamente, le lotte e le faide. La creazione di una parentela spirituale che attraverso la cura del singolo risulta benefica per tutta la comunità. Il valore purificatore attribuito alla processione e alla cerimonia intera iniziava dalla stessa pacificazione che si compie nel miracolo sociale. L’aspetto simbolico più rilevante del mistero cristiano è rappresentato dall’umanità di Cristo, il corpo di Cristo è un dio che si fa storia. Gli effetti sono molteplici, il culto del corpo di Cristo incrina la superiorità di qualsiasi realtà, forma e modello di corpo, individuale e politico. Nel contempo afferma la fiducia in positivi cambiamenti: la pace di Cristo promessa al mondo, celebrata nell’eucarestia ed esaltata nella festa del Corpus Domini, non deve essere vista come un dato di fatto, ma come una meta. La processione del Corpus Domini non deve essere vista come lo specchio della società, e per questo, non si deve considerare la pace ottenuta come una visione totale di pace, ma deve essere comunque letta in relazione al contesto sociale dal quale donne, bambini, servitori e classi lavorative erano esclusi. Le classi aristocratiche della città e di tutti coloro che detenevano i poteri più significativi insistevano sul corpo come fatto naturale, ossia evidente a tutti e non discutibile; invece la tradizione teologica cristiana lo intendeva come costruzione culturale. A Venezia l’interesse statale della festa del Corpus Domini è attestato nei documenti del 1295. Il MAGISTER CHORI conduceva i rituali civili, esso era un membro del clero scelto dai procuratori di San Marco e investito dell’incarico dal doge. Il magister si occupava di ciò che succedeva dentro e fuori la basilica, compreso il Corpus Domini, il corpo che veniva portato in processione era il Santissimo Sacramento, e non le reliquie, ma qualcosa di sacro, promosso e disciplinato dal clero. Il potere religioso è strettamente connesso a quello civile e per questo nasce anche una forma unitaria e concorde di celebrazione liturgica e civile. A Genova si hanno notizie dell’ufficio liturgico del Corpus Domini nel sinodo genovese del 1375, dove si impone la partecipazione del clero in tutte le processioni, ma fonti più certe si hanno nel 1415 quando sappiamo dell’intervento dei privati, come impegno personale nell’organizzazione del corteo. Edoardo Grendi ha messo in rilievo come a Genova i rituali pubblici della cattedrale di S. Lorenzo avessero particolare prestigio simbolico per lo strettissimo legame della vita religiosa con quella politica. L’ordinamento della Repubblica genovese si rifletteva nella formazione di “mobbe” (gruppi di portatori). Le “mobbe” erano composte sulla base di uno stretto equilibrio tra bianchi e neri, dodici cittadini di parte guelfa e dodici di parte ghibellina. Le fazioni trovavano nella celebrazione del Signore della pace e la via della riconciliazione. Verso il 1439, 47 nobili si associarono per donare una preziosa del Corpus Domini, ricevendo in cambio dall’arcivescovo Imperiale il privilegio, per due di loro, di unirsi ai portatori d’asta del baldacchino. Identico privilegio ottenne dal doge una comunità di giovani che aveva speso più di seicento fiorini per il tabernacolo della cattedrale. Grendi ha inoltre collegato il proliferare di compagnie legate al Corpus Domini con un pullulare di iniziative politiche, in particolare di giovani, volte a smuovere la gerontocrazia genovese senza molto successo. eliminate le ritualità religiose. Un altro settore importante in ambito universitario è quello delle attività ludiche, devozionali e socioculturali. Le feste degli studenti sin dalle origini erano: il 25 novembre giorno di santa Caterina; il 6 dicembre il giorno di san Nicola, patrono degli studenti; il 25 dicembre, giorno degli Innocenti; il 1 gennaio, festa dei folli; quando nacque l’Università Cattolica, contrapposta a una cultura laicista, anticlericale e soprattutto anticomunitaria, tra gli obiettivi dei fondatori vi era quello di ricostituire la trinità perfetta della vita universitaria medievale, ossia la comunità scientifica di docenti e studenti, impiegata nella ricerca, nella formazione e nell’azione come parte viva di una comunità più ampia che è la Chiesa, a sua volta parte della massima comunità internazionale, costituita, nel medioevo, dall’Europa e,oggi, dal mondo. Lo scopo di Padre Gemelli era quello di creare una comunità universitaria che avesse non solo legami d’ordine accademico, ma anche affettivi. Nel 1969 nasce il periodico “Presenza” che prima si chiamava “Itinerarium Cordis”, non solo si passa dal latino all’italiano e da un titolo medievaleggiante a uno più moderno e militante. Ma la vera innovazione sta nel contenuto che segna il passaggio da una comunicazione face to face a una mediata anche attraverso la virtualità. Il 1969 è il culmine del “triennio rosso”, in cui la componente studentesca, partita con la contestazione dell’aumento vertiginoso delle tasse scolastiche nel 1967, aveva innescato un movimento di critica e di riforma dell’Università Cattolica e, poi, come è noto, dell’intera società italiana. Il cambiamento dell’Università, portato avanti dal nuovo rettore Lazzati, consistette nell’adeguamento progressivo della struttura accademica alle profonde trasformazioni sociali e culturali della società, ma anche nel rinnovamento laicale della vita ecclesiale. LA GIORNATA UNIVERSITARIA Venne istituita da Papa Pio XI per raccogliere fondi a sostegni dell’Università Cattolica, che dalle origini fino al dopoguerra non godeva di nessuna sovvenzione statale e doveva quindi mantenersi con le tasse degli studenti, ma soprattutto con le offerte dei numerosi cattolici italiani. Le donazioni venivano raccolte la domenica della Passione. Il calo delle offerte e dell’interesse da parte delle parrocchie è dovuto allo scioglimento dei gruppi di giovani delle azioni cattoliche, la cui fondatrice era Armida Barelli che si occupava anche della contabilità dell’Università, e anche alla fine del laicismo delle università. Il progetto dell’Università Cattolica non avrebbe mai potuto realizzarsi se non grazie alla donazione del conte Ernesto Lombardo che donò un milione di lire; la Barelli decise cosi di promuovere la prima raccolta fondi per l’Università che non fruttarono molto in realtà se non fosse che unita a questa iniziativa nasceva anche il periodico “amici dell’Università Cattolica” che creava un collegamento tra i cattolici che avevano deciso di mantenere l’impresa. Il sistema di raccolta si diffuse nelle singole diocesi seguendo l’esempio di Milano. Dal 1924 Papa Ratti consegnò il decreto per cui era obbligo fare la colletta per la Giornata Universitaria nella domenica della Passione. Il calo di partecipazione originatosi nel periodo della Contestazione portò l’Università Cattolica ad essere paragonata a tutte le altre per cui Giuseppe Lazzati decise di creare la Formazione Permanente e i Centri di Cultura, cioè organizzazioni di iniziative e di servizio culturale diffuse in tutto il territorio italiano. Ma i risultati non erano come quelli attesi per cui dal 1994 si chiese il ritorno alla Giornata Universitaria. INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO Fino al 1968 l’inaugurazione dell’anno accademico era stabilita l’8 dicembre. Agli inizi il programma prevedeva la S. Messa celebrata dal Rettore nella cappella del S. Cuore e nel pomeriggio alle 15.00 l’inaugurazione dell’accademia. L’accesso all’Università era solo su invito, ognuno aveva il proprio posto nell’aula Magna e si doveva presenziare il berretto goliardico. Particolarmente rilevante fu l’inaugurazione del 1932 in quanto si svolse per la prima volta nella Piazza di Sant’Ambrogio, ora Largo Gemelli. Cuore dell’inaugurazione è il discorso del rettore che comparava cosa era stato fatto durante l’anno accademico e quali erano le mancanze. Anno particolare per l’Università fu il 1935/35 il regime imponeva precise restrizione con l’obiettivo di rendere fasciste tutte le università attraverso il coinvolgimento degli studenti in manifestazioni politiche. Dopo questo avvenimento il Rettore ottenne la delibera per mantenere l’inaugurazione differenziata rispetto a quella degli altri atenei. Con la seconda guerra mondiale la manifestazione subì numerosi cambiamenti fino al 1984/85 quando riprese in maniera più regolare ma sempre in date diverse. LAUREE HONORIS CAUSA Ne sono state rilasciate più di 200 in 90 anni di vita. Lettere e filosofia è al primo posto con 45 lauree poi economia e scienze politiche con numeri nettamente inferiori. In Cattolica le lauree vengono assegnate a personalità significative oltre che a quelle clericali che hanno dimostrato di parlare o agire in maniera cristiana. Il 1932 è l’anno in cui si registra la prima cerimonia di conferimento di tale laurea, con un boom di ben 18 candidati. VITA RELIGIOSA Oggi l’iscrizione, l’appartenenza e la frequenza dell’Università Cattolica non danno luogo a preclusioni di sorta, al punto che la maggior parte delle persone che a vario titolo fanno parte dell’ateneo sono non praticanti o non credenti o appartengono ad altre religioni. Addirittura, invece, in origine non bastava dichiarare di essere cristiani, ma si doveva dimostrare di essere fedeli e praticanti convinti. Oggi le attività dell’Univesrità non sono più propriamente religiose, ma si tratta soprattutto di attività sociali, culturali e persino ludiche volte a favorire l’aggregazione tra persone di diversa cultura, provenienza e tradizione. VISITE E PELLEGRINAGGI La duplice faccia dell’Università Cattolica e cioè quella legata allo Stato e quella legata alla Chiesa si evidenzia nella presenza sia di personalità politiche che religiose agli eventi più importanti a partire dal dies academicus, ma anche con la visita di rappresentanze universitarie alle sedi delle stesse autorità politiche e religiose. Visite dei o ai Sommi Pontefici hanno sempre avuto grande risonanza. I vari atenei hanno spesso organizzato pellegrinaggi di studenti e docenti a Roma. Significativo il legame della Cattolica con Giovanni Paolo II. ANNIVERSARI E COMMEMORAZIONI Tutte le aule e i laboratori portano il nome di laici e chierici, professori o amministrativi, benefattori o collaboratori che hanno fatto la storia della Cattolica. La frequente celebrazione degli anniversari conferma e rinsalda l’idea della Cattolica come grande famiglia di famiglie scientifiche, spirituali e amministrative. La scuola è un lungo ciclo di riti di iniziazione in cui molte prove segnano la vita di bambini, ragazzi, adolescenti e giovani per portarli alla maturità dell’uomo adulto, indubbiamente l’ultimo stadio della formazione, costituito dall’università rappresenta lo stadio più effervescente, libero, aperto della persona, perché si riducono al minimo i legami con la famiglia, si esce dagli obblighi liceali e si sceglie il percorso specifico che più piace. L’ingresso in questo periodo di grazia giovanile era sancito un tempo da riti goliardici, in cui i vecchi studenti, talvolta stagionati, imponevano penitenze, scherzi alle matricole. Da quando il numero di studenti è da molto cresciuto e soprattutto dagli anni della contestazione i riti di umiliazione delle matricole sono scomparsi o meglio sono rimasti all’interno dei collegi, che rimangono i ruoli privilegiati della vita comunitaria. L’accoglienza delle matricole da parte dell’istituzione, invece, si è fatta massiccia e visibile attraverso gli open day e le campagne di promozione pubblicitaria. La prima festa delle matricole si festeggiò il 24 febbraio 1924. Si trattava di una lezione-spettacolo, con al centro la presentazione di rime dei poeti dello stilnovo collegati al pensiero di San Tommaso d’Aquino. Nella Cattolica ha molta rilevanza anche la cerimonia di laurea a livello di ritualità, tanto che si è anche deciso di aumentare le sessioni da laurea dove amici e parenti esprimono il loro gaudio anche in modi poco accademici. La festa di laure era in origine preceduta da esercizi spirituali che si tenevano ad Assisi. La vigilia della seduta di laurea era richiesto ai laureandi di assistere alla S. Messa in Cappella nel corso della quale veniva pronunciato il giuramento antimodernista; il celebrante dava lettura del messaggio augurale del Rettore. Si usciva poi sul piazzale antistante l’ingresso principale per la foto di gruppo. L’aula designata a Milano per la discussione era l’aula Pio Xi, la tesi veniva letta da tre relatori e discussa poi pubblicamente con il candidato. Dopo che aveva formulato il suo giudizio si passava al rituale di conferimento di laurea allo squillo del campanello. Il collegamento e l’unione tra l’Università e gli ex-studenti era dato dall’adesione dell’associazione Ludovico Necchi che curava una sezione di “Itinerarium Cordis” il foglio di comunicazione per gli studenti e i laureati dell’Università. Il momento più esaltante, vivo e commesso in cui si staglia netto il profilo umano e scientifico del docente, è il congedo, il definitivo pensionamento, la fine dell’appartenenza al corpo accademico. Il “funerale accademico” prevede dapprima la pubblicazione di un’ampia raccolta di saggi a cura dei figli accademici che verosimilmente hanno l’onore e l’onere di ricevere l’eredità del Maestro. Il congedo rituale e reale è costituito da una serie di atti nei diversi ambiti di vita universitaria del docente che vanno dall’ultima lezione, in cui studenti e discepoli e collaboratori si stringono intorno al Maestro per ascoltare quello che è una sorta di testamento spirituale, al saluto finale ai colleghi in consiglio di facoltà, in cui il congedo è aperto da un
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