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Tesi di laurea sull'analisi di bilancio, Tesi di laurea di Analisi Di Bilancio E Principi Contabili

Il presente elaborato vuole configurarsi come una traccia per lo sviluppo di un tesi sull'argomento dell'Analisi di bilancio ai fini informativi e conoscitivi per il management interno che per gli stakeholders. Il lavoro di tesi si compone di tre capitoli; i primo tratta l'argomento del bilancio civ

Tipologia: Tesi di laurea

2014/2015

In vendita dal 27/05/2015

antuain
antuain 🇮🇹

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Scarica Tesi di laurea sull'analisi di bilancio e più Tesi di laurea in PDF di Analisi Di Bilancio E Principi Contabili solo su Docsity! ! I! Introduzione……………………………………………………………………………………..…….. 1 Capitolo 1 Il bilancio 1.1 Il bilancio – strumento di comunicazione…………………………………………………....... 2 1.2 Le Clausole generali e i Principi di redazione……………………………………………....... 5 1.3 La struttura del bilancio…………………………………………………………………………... 11 1.3.1 Lo Stato Patrimoniale……………………………………………………………………..... 12 1.3.2 Il Conto Economico………………………………………………………………………..... 18 1.4 La nota integrativa e la relazione sulla gestione……………………………………………... 24 Capitolo 2 Analisi di bilancio 2.1 Definizione ed obiettivi……………………………………………………………………………. 27 2.2 Il processo di analisi………………………………………………………………....................... 29 2.3 La riclassificazione del bilancio di esercizio………………………………………………..... 34 2.4 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale………………………………………………..... 36 2.4.1 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio finanziario…….. 37 2.4.2 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale secondo il criterio funzionale……... 45 2.5 La riclassificazione del conto economico……………………………………………………... 49 2.6 Le tipologie di analisi……………………………………………………………………………… 57 2.6.1 L’analisi della liquidità……………………………………………………………………… 59 2.6.2 L’analisi della solidità………………………………………………………………………. 60 2.6.3 L’analisi della redditività…………………………………………………………………… 61 Capitolo 3 Analisi di un caso 3.1 Informazioni di carattere generale…………………………………………………………….... 65 3.2 I prospetti di bilancio 2011 – 2014………………………………………………………………. 65 3.3 La riclassificazione………………………………………………………………………………… 69 3.4 Analisi dei margini e degli indici significativi…………………………………………………. 73 Conclusioni……………………………………………………………………………………………… 79 Bibliografia e Sitografia……………………………………………………………………………….. 80 ! 1" " Introduzione Con il presente lavoro mi pongo l’obiettivo di analizzare gli elaborati del bilancio civilistico al fine di effettuare una analisi sul generale stato di salute di una impresa. Partirò dunque dall’analisi generale del bilancio civilistico, oggetto di pubblicazione, per poi procedere alla riclassificazione dello stato patrimoniale e del conto economico, secondo i criteri utilizzati dalla dottrina, al fine di elaborare i principali margini ed indici che contribuiranno alle valutazioni inerenti lo stato di salute generale in cui verte l’azienda. L’elaborato sarà articolato in tre capitoli dove nel primo verrà analizzato il bilancio d’esercizio dal punto di vista civile, regolato dunque secondo la legislazione vigente. Saranno descritti i singoli prospetti del bilancio, stato patrimoniale e conto economico, e i relativi allegati obbligatori, descrivendo la loro struttura e la loro funzione. Dopo aver descritto la funzione del bilancio d’esercizio, nel secondo capitolo verranno illustrate le varie fasi in cui si articola l’analisi di bilancio, concentrando l’attenzione sui modelli di riclassificazione e sull’utilizzo di determinati indicatori, necessari per poter esprimere un giudizio sintetico in merito alla situazione dell’impresa. Ed infine il terzo capitolo sarà incentrato sulla riclassificazione dei bilanci di una determinata impresa, attraverso gli elaborati presentati nel secondo capitolo e l’illustrazione dei principali indici e margini. Verrà effettuata una valutazione complessiva dell’azienda in esame dal punto di vista di un analista esterno. Verranno esaminati in ordine i bilanci civili degli ultimi quattro anni e successivamente si passerà alla riclassificazione con la contestuale elaborazione dei principali indici e margini. Si cercherà in fine di trarre alcune considerazioni conclusive sullo stato di salute dell’impresa. 4" " bilancio, come accennato in precedenza, è conoscere l’andamento e gli esiti della gestione. “La finalità del bilancio è quella di fornire informazioni sulla situazione patrimoniale-finanziaria, sul risultato economico e sui flussi finanziari di un’entità che siano di utilità per una vasta gamma di utilizzatori nell’assumere decisioni di carattere economico. Il bilancio, inoltre, espone i risultati della gestione da parte della direzione aziendale delle risorse ad essa affidate”(2). Conoscere per valutare e conoscere per informare ma anche valutare per decidere. Avere sotto controllo i vari aspetti riguardanti la gestione aziendale permette a chi governa di elaborare al meglio ed in maniera consapevole le strategie ed i processi decisionali da intraprendere. L’oggetto del bilancio consiste nel calcolo e nella rappresentazione di come si è originato il reddito di esercizio, a quanto questi ammonti e di come sia composto il capitale di funzionamento e quanto questo valga. Con la pubblicazione e la lettura del bilancio, attraverso i metodi definiti ed utilizzati per l’ analisi, si stabilisce lo stato di salute dell’impresa sotto il profilo economico e finanziario dato che il bilancio viene pubblicato anche su una prospettiva di continuità dell’attività imprenditoriale. “Nella fase di preparazione del bilancio, la direzione aziendale deve effettuare una valutazione della capacità dell’entità di continuare a operare come un’entità in funzionamento”(3). “Il bilancio d’esercizio rappresenta il cardine dell’informativa economico-aziendale e la normativa civilistica ne sottolinea le prerogative di strumento di comunicazione della posizione aziendale all’ambiente esterno e ne enfatizza il ruolo di documento dalla cui lettura sono derivabili conoscenze sufficienti per la formulazione di un """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 2 IAS 1 – Presentazione del bilancio, paragrafo 9; 3 IAS 1 - Presentazione del bilancio, paragrafo 25;" 5" " giudizio sulla capacità dell’impresa a perdurare in condizioni di equilibrio dinamico”(4). L’apprezzamento dei risultati è possibile solo se il bilancio rappresenta in modo veritiero tutti i valori che hanno contribuito, attraverso le dinamiche aziendali, alla gestione. Di seguito verranno trattati i principi fondamentali che governano la stesura, ma soprattutto la qualità dell’informazione che dal bilancio deriva. 1.2. Le Clausole generali e i Principi di redazione La stesura, o redazione, del bilancio d’esercizio implica l’applicazione, nonché la conoscenza, di determinate regole contabili. Tali regole risultano essere l’estensione di determinati principi, che traggono la loro fonte sia dall’intervento del legislatore nazionale ed europeo sia dalla feconda attività di revisione operata dagli organismi per la statuizione dei principi contabili IASB (International Accounting Standard Board) e OIC (Organismo Italiano di Contabilità). Con il loro supporto, questi organismi, contribuiscono all’applicazione di determinate regole, sia di tipo contabile sia di tipo valutativo, al fine di uniformare il variegato scenario relativo alle diverse applicazioni contabili e dunque rendere paragonabili, aumentando il grado di confrontabilità, i diversi bilanci europei, e non solo. Le clausole generali, descrivono le finalità del bilancio e rappresentano le linee guide per la redazione. Le clausole definiscono gli obiettivi strategici che devono ispirare la redazione del bilancio, e sono sovraordinati rispetto ai postulati e ai principi contabili. I postulati di bilancio, o principi generali di redazione, sono i fondamenti e le regole di carattere generale a cui i principi contabili devono informarsi """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 4 D.BALDUCCI, Bilancio d’esercizio III° Ed. Principi contabili e internazionali IAS/IFRS, Milano, FAG, 2006, pag 25; 6" " per il trattamento delle singole poste contabili in virtù del rispetto del fine ultimo che il bilancio persegue, cioè quello informativo. I principi contabili sono le regole tecnico-ragionieristiche attraverso le quali vengono individuati i fatti da registrare e con i quali vengono stabiliti i criteri di valutazione ed esposizione dei valori. I Principi di redazione e quelli contabili, a differenza delle clausole generali, permettono l’attuazione di quest’ultimi in quanto hanno un contenuto più operativo. Le clausole generali si possono definire come le linee guida per la corretta redazione del bilancio. Le clausole generali sono individuabili nel 2° comma dell’art. 2423 c.c. che di seguito si riporta: << il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio >>. Questa espressione rappresenta la cosiddetta clausola generale del bilancio. Leggendo l’articolo si individuano immediatamente le finalità: chiarezza, rappresentazione veritiera e corretta. Il primo principio, richiamato dal sopracitato art. 2423 del c.c., è il postulato della chiarezza, o anche principio di trasparenza. L’obiettivo principale che il legislatore si pone è quello di permettere al lettore di comprendere il contenuto del bilancio. Il principio fa un esplicito riferimento alle modalità di rappresentazione dei valori, attraverso il rispetto degli schemi, o modelli di rappresentazione, che vengono proposti dai successivi articoli 2424 e 2425 del c.c.. La chiarezza è da intendere nel duplice significato di comprensibilità e di completezza dei valori, riportati attraverso l’utilizzo di forme contabili di facile lettura, in quanto il bilancio deve mettere in evidenza tutte le operazioni verificatesi nel periodo. In ottemperanza a tale principio, chiarezza, si fa espresso divieto di raggruppare voci, soprattutto di natura eterogenea, che possano danneggiare la comprensibilità del bilancio; inoltre è espressamente vietato effettuare compensazioni di partite di segno 9" " - Prevalenza della sostanza sulla forma: ai sensi dell’art. 2423-bis co. 1 n. c.c., <<la valutazione delle voci deve essere fatta (…) tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo o del passivo considerato.>> Questo implica che gli eventi e i fatti che hanno caratterizzato la gestione siano rilevati sulla base della loro sostanza economica e non sulla base di aspetti meramente formali; - Principio della continuità: la continuità costituisce per l’impressa, nella generalità dei casi, la prima condizione per il raggiungimento dei suoi fini. “Un bilancio atto a raggiungere i propri obiettivi di chiarezza, verità e correttezza, nell’ipotesi di continuità aziendale, non sarebbe tale se quella condizione dovesse essere messa in dubbio o addirittura esclusa”(13). La valutazione delle voci deve essere effettuata nella prospettiva della continuazione dell’attività, con riferimento all’impresa “come un entità in funzionamento”(14), in quanto qualora non dovesse sussistere la continuità cambierebbe la finalità del bilancio (per esempio in caso di liquidazione di società si provvederà alla redazione di un bilancio liquidatorio per ottemperare a tal fine); - Principio di competenza: ai sensi dell’art. 2423-bis co. 1 n. 3 e 4 c.c. :“si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell’esercizio, indipendentemente dalla data di incasso o del pagamento”; “si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura di questo.” Dalla lettura dell’articolo è ben comprensibile che la competenza definita è di tipo economica. Il principio garantisce, attraverso adeguate tecniche di rilevazione contabile, si veda ad esempio ratei e risconti o le scritture di assestamento in generale, l’imputazione dei costi e ricavi relativi ad ogni esercizio, anche se """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 13 G.BIANCHI, Il bilancio delle società: principi di redazione e guida alla lettura, Milano, UTET, 2008, pag 38; 14 IAS 1 - Presentazione del bilancio, paragrafo 25; 10" " imputabili ad operazioni in corso di svolgimento indipendentemente dalla loro manifestazione numeraria; - Principio della valutazione separata degli elementi eterogenei delle singole voci: il presente principio da istruzioni su come trattare gli elementi eterogenei che compongono le singole voci del bilancio. Ogni voce di bilancio deve contenere fatti aziendali similari e senza compensazione tra costi e ricavi. Lo esplicita l’art. 2423 bis comma 5: <<gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente>>. Ciò rafforza quanto verrà in seguito espresso nell’art. 2423-ter comma 6(15), dove si fa espresso divieto di compensazione di partite. Tale pratica, qual’ora venisse applicata, priva il bilancio di elementi informativi circa la comprensione delle voci; - Principio della costanza dei criteri di valutazione: si configura come un principio indispensabile al fine delle analisi, infatti la continuità nell’applicazione dei criteri di valutazione nel tempo si rende necessario sia per salvaguardare la neutralità del bilancio sia per favorire la comparabilità tra bilanci pregressi. Mutare i criteri di valutazione renderebbe scarsamente valutabili e comparabili i bilanci, creando un problema verso i terzi lettori ai quali non viene consentito di confrontare l’evoluzione della gestione del periodo con quello degli esercizi precedenti(16). I principi sopra esposti hanno un unico obiettivo, adempiere in maniera completa ed esaustiva alla funzione generale che ha il bilancio, ovvero quella di fornire informazioni sulla situazione patrimoniale, """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 15 Sono vietati i compensi di partite;" 16 La normativa predispone comunque delle deroghe al principio annunciato dall’articolo 2423-bis co.1 n. 6, consentendo in casi eccezionali la modifica di tali criteri, motivando la deroga in Nota integrativa; " 11" " finanziaria ed economica di un’entità, l’azienda, in modo da permettere al management, agli investitori, o chiunque entri in contatto con quest’ultima di assumere decisioni di carattere economico. 1.3. La struttura del bilancio La presentazione del bilancio secondo schemi e modelli fissati dalla legge è considerata vincolante ai fini della regolarità. Il contenuto del bilancio deve rispondere non solo ai requisiti di verità e correttezza ma anche alle modalità di rappresentazione sanciti dalla legislazione. Tanto che l’aderenza legale è posta a tutela dell’interesse generale e della corretta informazione. Ai sensi dell’art. 2423 comma 1 e del già citato Principio Contabile OIC n.12 par.6, le parti principali di cui si compone il bilancio sono il Conto Economico attraverso il quale si descrive come si sia generato il reddito d’esercizio, lo Stato Patrimoniale che evidenzia la composizione del patrimonio di funzionamento e la Nota Integrativa che appunto integra le informazione dei due precedenti dando informazioni aggiuntive che rendono comprensibili determinati valori. I documenti rappresentano un sistema unitario e organico, essendo da considerarsi in maniera strettamente congiunta, e costituiscono lo strumento tecnico minimale per il conseguimento dell’obiettivo del bilancio(17). L’art. 2423-ter c.c. disciplina la struttura dello stato patrimoniale e del conto economico. Nell’articolo si prevedono diversi criteri di aggregazione dei valori, caratterizzati da un certo livello di rigidità, con eccezione dalle voce precedute dai numeri arabi, per le quali sono consentite ulteriori ripartizioni o raggruppamenti. Mentre l’articolo 2427 del c.c. disciplina il contenuto della Nota Integrativa. """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 17 Gli obiettivi sono quelli richiamati dall’art. 2423 comma 2 del c.c.; 14" " , Classe B – Immobilizzazioni (con separata indicazione di quelle concesse in locazione finanziaria): in questa classe vengono indicati elementi destinati ad essere utilizzati durevolmente(21). Tutte le voci devono essere iscritte al netto delle rettifiche di valore che sono rappresentate generalmente dai fondi ammortamento. Le immobilizzazioni sono costi i cui benefici economici si manifestano in più esercizi e sono suddivise in sottoclassi che di seguito vengono esaminati: • Immobilizzazioni Immateriali: il codice include in tale classe elementi riguardanti i costi di impianto ed ampliamento, costi di ricerca sviluppo e pubblicità, diritti di brevetto industriali, concessioni, licenze avviamento, etc. Le immobilizzazioni immateriali hanno la caratteristica dell’intangibilità e dell’utilità pluriennale(22); • Immobilizzazioni Materiali: sono elementi patrimoniali a carattere materiale destinati ad un utilizzo durevole. All’interno di questa voce vengono accolti tutti quei beni mobili e immobili che sono destinati ad essere utilizzati per più esercizi nell’attività dell’impresa. Sono beni tangibili di uso durevole che costituiscono parte dell’organizzazione permanente dell’azienda. Nello specifico riguardano terreni, fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature, mobili e arredi, etc. Sono strumenti per la produzione del reddito della gestione tipica o caratteristica. Sono esclusi da questa categoria tutti quei beni che vengono acquistati con il solo obiettivo di essere trasformati e rivenduti; • Immobilizzazioni Finanziarie: riguardano partecipazioni in altre imprese, titoli obbligazionari, crediti destinati a permanere durevolmente in azienda. Fra i crediti il legislatore include tutti quelli a medio e lungo """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 21 <<gli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente devono essere iscritti tra le immobilizzazioni>> art. 2424 bis comma 1; 22 Il principio contabile nazionale, OIC 24, ed internazionale, IAS 38, danno ulteriori contributi sul trattamento contabile delle immobilizzazioni immateriali; 15" " termine effettuando una separata indicazione per quei crediti che sono esigibili entro l’esercizio successivo, cioè a breve; “Le immobilizzazioni sono iscritte al loro costo di acquisto o di produzione”(23) computando anche i costi accessori, intesi come tutte le spese e gli oneri direttamente imputabili all’operazione di acquisto. L’art. 2426 dal comma 1 al 6 da un ampia informativa, nonché istruzioni, sui criteri di valutazioni; , Classe C – Attivo circolante: è dato dall'insieme delle risorse di breve termine che generano reddito entro e non oltre la chiusura dell'esercizio corrente. Rientrano in questa classe le rimanenze di materiali o di prodotti destinati a rimanere nel magazzino per un breve periodo, crediti, attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazione e disponibilità liquide. Con riguardo ai crediti questi “devono essere iscritti secondo il valore presumibile di realizzazione”(24) e dunque al netto dei relativi fondi di svalutazione. I crediti possono inoltre accogliere valori con scadenze superiori ad un anno, da qui la necessità di valutare separatamente gli importi esigibili oltre l’esercizio successivo; , Classe D - Ratei e Risconti : all’interno di questa classe vengono accolti i proventi di competenze dell’esercizio esigibili in esercizi successivi, questo è il caso dei ratei attivi, ed i costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi futuri, risconti attivi. In questo raggruppamento deve essere incluso e separatamente indicato il disaggio sui prestiti. “La classificazione delle voci del passivo è effettuata principalmente sulla base della natura delle fonti di finanziamento; ciò al fine di distinguere in mezzi di terzi dai mezzi propri. Analogamente a """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 23 art. 2426 comma 1; 24 art. 2426 comma 8;" 16" " quanto previsto per i crediti iscritti nell’attivo circolante, lo schema richiede anche per i debiti l’indicazione degli importi esigibili oltre l’esercizio successivo”(25). Le passività esprimono finanziamenti o fonti di risorse esterne. Sono obbligazioni aziendali, ossia impegni e fuoriuscite di risorse che daranno, se mantenute in azienda, futuri benefici economici. La classificazione è basata sull’origine dei mezzi di finanziamento a disposizione dell’azienda ed in particolar modo mette in evidenza la distinzione tra capitale proprio e capitale di terzi. Questa sezione è caratterizzata dalla distinzione di 5 classi che sono cosi composte come di seguito : , Classe A – Patrimonio Netto: il valore che tale voce accoglie nello schema di bilancio è molto dettagliato, in particolare esso è composto dal capitale sociale dell’impresa, sottoscritto dai soci, le riserve, gli utili e le perdite portati a nuovo, l’utile e la perdita di esercizio. ”Il patrimonio netto è la differenza tra le attività e le passività di bilancio. In altri termini, il patrimonio netto esprime la capacità della società di soddisfare i creditori e le obbligazioni “in via residuale” attraverso le attività”(26). Rappresenta l’entità monetaria dei mezzi propri dell’azienda, apportati dalla proprietà o autogenerati nell’impresa. Questa classe comprende, in deduzione, anche le perdite di esercizio; , Classe B – Fondi per rischi ed oneri: si riferiscono a passività potenziali per le imprese, rischi, o spese future ed oneri, come il trattamento di quiescenza o imposte in fase di accertamento o per probabili accertamenti futuri. “Gli accantonamenti per rischi ed oneri sono destinati soltanto a coprire perdite o debiti di natura determinata, di esistenza certa o probabile, dei quali tuttavia alla chiusura dell’esercizio sono indeterminati o l’ammontare o la data di """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 25 OIC 12 paragrafo 20; 26 OIC 28 paragrafo 4; 19" " informazioni per un analisi reddituale, intesa come capacità di reddito tendenziale”(31). Lo schema del conto economico è definito dall’art. 2425 del c.c. e dal principio contabile OIC n.12 par. 28: una forma scalare che permette l’immediata visualizzazione dei dati parziali o risultati intermedi. La configurazione del prospetto, inoltre, è a costi e valori della produzione realizzata nel periodo ed i componenti positivi e negativi di reddito sono classificati per natura(32). Il conto economico ha subito significative variazioni rispetto al passato, inizialmente si parlava di conto profitti e perdite che aveva una struttura composta da voci indistinte di costi, ricavi e rimanenze ed una forma differente in quanto a sezioni divise. Lo scopo del conto profitti e perdite era di rappresentare la situazione aziendale di fine esercizio, ma ciò presentava dei limiti che grazie alla stesura dell’art. 2425 del c.c. vennero superati. Infatti l’introduzione della forma scalare, come accennato in precedenza, permette di accedere a risultati intermedi che in precedenza non potevano essere evidenziati a causa della forma a sezioni divise. Grazie alla classificazione dei valori non vi è più un mero elenco da sommare ma un’analisi puntuale che termina con la formazione del reddito d’esercizio. La struttura a costi e ricavi in forma scalare evidenzia i redditi per area, cioè i vari risultati parziali corrispondenti alle aree in cui viene divisa la gestione, focalizzando l’attenzione sui componenti che hanno contribuito alla formazione del reddito. Le aree di gestione dell’impresa possono essere distinte in varie aree che sono rispettivamente: l’area """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 31 Analisi di bilancio – Valutazioni, rating e simulazioni IV Edizione, Milano, IPSOA, 2003, pag. 19; 32 Il criterio di classificazione per natura suddivide i componenti di reddito in relazione alla ragione per la quale gli stessi sono sorti o sono stati imputati all’esercizio; 20" " ordinaria, l’area finanziaria e patrimoniale, l’area straordinaria. La forma scalare risulta, dunque, importantissima ai fini informativi. Gli elementi che compongono il Conto Economico sono i costi e ricavi dalla cui differenza scaturisce il reddito di esercizio e “nella dottrina economico-aziendale italiana di matrice zappiana si tende sempre a definire il singolo ricavo o il singolo costo come un componente <<elementare>> del reddito di esercizio”(33). Le macroaree che compongono il modello scalare del conto economico sono di seguito descritti: A) Valore della produzione: è il primo aggregato del modello ed “espone il raggruppamento che rappresenta il valore aggregato positivo della gestione caratteristica”(34). In questa voce rientrano i ricavi delle vendite e delle prestazioni di servizi derivanti dalla gestione caratteristica dell’impresa. Non solo la produzione derivata dal trasferimento di beni materiali ma anche le prestazioni di servizio. I ricavi devono essere espressi al netto dei resi, abbuoni ed eventuali sconti di natura commerciale. Rientrano inoltre in questa macroclasse le variazioni delle rimanenze di prodotti finiti o in corso di lavorazione, le rimanenze dei semilavorati, la variazioni dei lavori in corso su ordinazione e gli incrementi di immobilizzazioni per lavori interni. Per quanto riguarda le variazioni delle rimanenze queste integrano o rettificano il valore dei ricavi al fine di determinare il valore della produzione. Le variazioni delle rimanenze, inoltre, possono trovare differente collocazione nello schema del conto economico a seconda che la variazione sia inerente le scorte di prodotti finiti o scorte di """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 33 A.QUAGLI, Bilancio di esercizio e principi contabili, Torino, GIAPPICHELLI, 2013, pag 70; 34 D.BALDUCCI, Bilancio d’esercizio III Ed. Principi contabili e internazionali IAS/IFRS, Milano, FAG, 2006, pag 297; " 21" " materie prime. Per quanto riguarda i primi, scorte di prodotti finiti, la variazione inerente verrà accolta nell’aggregato Valore della produzione, mentre per le scorte di materie prime queste verranno accolte nel raggruppamento relativo ai Costi della produzione. Per quanto riguarda la voce relativa agli Incrementi di Immobilizzazioni per valori interni, questi si riferiscono a costi pluriennali non solo per la costruzione di beni interni ma anche per oneri capitalizzati ed iscritti tra le immobilizzazioni immateriali che non comportano la produzione di beni, un esempio tipico sono i costi di ricerca e sviluppo o i costi di impianto e avviamento. B) Costi della produzione: questa sezione accoglie tutti i costi inerenti la produzione, cioè tutti i componenti negativi di reddito relativi a beni, materie e servizi utilizzati nella produzione. Nello specifico vengono iscritti tutti quei costi sostenuti dall’azienda sia per la produzione interna che per svolgere le proprie attività. All’interno troveranno allocazione spese per l’acquisto di materie prime e semilavorati, costi per servizi, per il godimento di beni terzi, costi per il personale, ammortamenti ed altri accantonamenti. In relazione a quest’ultima voce troviamo le svalutazioni dei crediti compresi nell’Attivo circolante e delle disponibilità liquide e le svalutazioni inerenti le immobilizzazioni materiali e immateriali relative alla perdita di valore(35). Come già accennato precedentemente tale aggregato accoglie le Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci, fattori che non sono ancora entrati nel ciclo produttivo e dunque concorrono a formare costi della produzione. Infine nello schema obbligatorio di conto economico, i costi della produzione si contrappongono al Valore della produzione rilasciando un primo risultato intermedio. """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 35 le rettifiche di valore relative alle svalutazioni delle immobilizzazioni finanziarie sono accolte nell’aggregato Rettifiche di valore delle attività finanziarie; 24" " 1.4 La Nota integrativa e la Relazione sulla gestione “La rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria, e del risultato economico non dipende soltanto dalla determinazione degli ammontari presentati negli schemi dello stato patrimoniale e del conto economico, dipende altresì da una puntuale informativa avente funzione esplicativa ed integrativa dei suddetti valori”(37). La Nota integrativa costituisce il terzo documento che compone il bilancio di esercizio. Questo documento è stato introdotto con il decreto D.lgs 127/91 ed è previsto dall’art. 2427 del c.c. che ne determina il contenuto. Essa ha la funzione di ampliare la comprensibilità e la chiarezza relativa alle informazioni inerenti le voci e i valori esposti nello stato patrimoniale e nel conto economico. Concorre a conseguire l’obiettivo della rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato di esercizio. Essa mette in evidenza tutte le informazioni, che sono complementari, necessarie per la comprensione e l’attendibilità del bilancio. Gli amministratori sono tenuti alla redazione di questo documento che ha dunque il compito di esporre ed argomentare i criteri di valutazione adottati per le varie voci che vengono sintetizzate nei modelli di stato patrimoniale e conto economico, consentendo dunque una migliore lettura e comprensibilità del documento. Inoltre, qualora sussista la possibilità, devono essere evidenziate e spiegate le motivazioni relative alla modifica dei criteri di valutazione adottati nei bilanci redatti precedentemente. Il continuo riferimento alla necessità di indicare l’eventuale cambiamento dei criteri di valutazione rispetto """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 37 OIC 12 paragrafo 132. 25" " all’esercizio precedente, rientra nell’esigenza di permettere la comparabilità dei bilanci prevista dall’art. 2423-ter del c.c.. Il contenuto della Nota Integrativa può essere suddiviso in quattro parti. Una parte introduttiva nella quale gli amministratori motivano eventuali deroghe operate per la stesura del bilancio nel suo complesso, ed integrano eventuali informazioni. Una seconda e terza parte dove avviene l’integrazione dei dati e delle informazioni riferite allo Stato patrimoniale e al conto economico ed in fine una parte finale dove vengono inserite tutte le informazioni complementari utili per la lettura del bilancio. In sintesi la nota integrativa assolve alle seguenti funzioni: , Rendere contabilmente intellegibile il bilancio a terzi attraverso un commento dei dati presentati che per loro natura sono sintetici e quantitativi. Assolve ad una funzione esplicativa fornendo il dettaglio delle voci inserite nello Stato Patrimoniale e del Conto Economico; , Informare sui criteri di contabilizzazione, rappresentazione e valutazione usati da chi redige il bilancio, infatti le informazioni di carattere qualitativo non sono fornite dagli schemi proposti dal codice civile. Nella prassi la descrizione di questi criteri è contenuta nella parte iniziale della nota stessa; , Fornire il dettaglio delle variazioni quantitative che hanno subito gli elementi contenuti nello Stato Patrimoniale e del Conto Economico; , Motivare le scelte del valutatore. Nella nota integrativa confluiscono dunque notizie generali sull’azienda, eventi che si sono manifestati nell’esercizio, mutamenti di tipo strutturale rispetto al bilancio del precedente esercizio, in sostanza un numero consistente di informazioni che hanno lo scopo di dettagliare analiticamente i valori numerici indicati nello stato patrimoniale e nel conto economico. 26" " Oltre la nota integrativa attraverso il disposto dell’art. 2428 del c.c. si dispone che il bilancio debba essere corredato da una relazione degli amministratori. Relazione contenente informazioni di carattere qualitativo sulla gestione aziendale." “La relazione sulla gestione è un documento indirizzato agli utilizzatori esterni, volto essenzialmente a completare e integrare l’informativa di bilancio con l’intento di arrivare a una corretta lettura della situazione aziendale”(38). Per mezzo della relazione si cerca di fornire una migliore lettura della situazione aziendale, dando rilievo, laddove ritenuto necessario, anche a dati non desumibili dalla contabilità generale. Il legislatore comunitario, ai fini di una corretta interpretazione della norma, richiede di riportare i “financial indicators” e, se il caso, i “non financial indicators”(39). I “financial indicators” in buona sostanza sono indicatori che vengono estrapolati dalla contabilità generale, mentre i “non financial indicators” sono gli indicatori che non sono desumibili dalla contabilità generale. “Il riferimento agli indicatori non finanziari deve essere necessariamente (e non in via facoltativa) attuato solo nelle situazioni in cui né il bilancio, né gli indicatori finanziari siano capaci di esprimere significativamente e con chiarezza la situazione della società e l'andamento del risultato reddituale”(40). L’informazione della relazione sulla gestione permette di interpretare i risultati in relazione al quadro nel quale l’impresa opera; informazioni di importanza rilevante per l’analista ai fini di una corretta e dettagliata conoscenza della realtà aziendale. """""""""""""""""""""""""""""""""""""""" """""""""""""""""""" 38 CNDCEC, Relazione sulla gestione dei bilanci d’esercizio alla luce delle novità introdotte dal d.lgs 32/2007, Roma, 14 gennaio 2009, pag 9; 39 Art. 2428 comma 2: “… e contiene, nella misura necessaria alla comprensione della situazione della società e dell’andamento e del risultato della sua gestione, gli indicatori di risultato finanziario e , se del caso, quelli non finanziari pertinenti all’attività specifica della società,..”; 40 CNDCEC, Relazione sulla gestione dei bilanci d’esercizio alla luce delle novità introdotte dal d.lgs 32/2007, Roma, 14 gennaio 2009, pag 10; ! ! 29! Tale verifica risulta veramente significativa solo se i valori sono ottenuti da bilanci composti secondo corretti principi contabili. La presenza di elementi distorsivi può inficiare il risultato dell’analisi. 2.2 Il processo di analisi L’analisi del bilancio si articola in diverse fasi secondo una logica coerente rispetto alle finalità conoscitive che si voglio perseguire. L’acquisizione della documentazione e delle informazioni utili, relativi all’impresa da sottoporre a verifica, si configura come la prima fase per portare avanti una corretta procedura di analisi. L’acquisizione dei dati relativi il bilancio aziendale e di altre informazioni inerenti l’azienda(3) può passare attraverso vie privilegiate o meno, a seconda dei soggetti che intraprendono il processo di analisi. Lo svolgimento dell’analisi di bilancio, e delle sue fasi, può essere condotta infatti dai soggetti più disparati, avere come oggetto differenti tipi di informazioni economico-finanziarie e porsi diversi obiettivi conoscitivi. Strettamente connesso al ruolo/posizione che il soggetto occupa e al tipo di informazione in possesso, l’analisi può essere effettuata dal punto di vista di un analista interno all’azienda o da un analista esterno. Entrambi i soggetti possono utilizzare le stesse tecniche di elaborazione, ma differenti potrebbero essere gli scopi e le fonti di informazioni a cui hanno accesso. Le caratteristiche dell’analisi mutano sostanzialmente in relazione a tale situazione (interno, esterno) sia perché è diversa la disponibilità dei dati, sia perché mutano le informazioni che sono ricercate. L’analista esterno è sostanzialmente un soggetto estraneo all’azienda e dunque gode di un tipo di informazione superficiale. Egli può basare le sue elaborazioni solo sui dati ricavati dal bilancio destinato a pubblicazione, a meno che non entri !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 3! informazioni! non! desumibili! dal! documento! di! bilancio! oggetto! di! pubblicazione,! utili! nella!valutazione!relativa!al!trattamento!di!determinate!voci;! ! ! 30! in possesso di eventuali elementi utili alla valutazione dei dati in suo possesso. L’analisi del soggetto esterno è condizionata, inoltre, dai limiti che i dati di bilancio forniscono, cioè dati insufficienti per elaborare un analisi completa sull’azienda che riguardi la sua struttura, le sue strategie e le sue politiche. Ci si può imbattere in documenti ben strutturati, ricchi di notizie e di facile consultazione oppure imbattersi in documentazione scarsamente fruibile che limita la possibilità di elaborare un indagine completa. Un esempio è il caso dei bilanci in forma abbreviata dove la base informativa è decisamente scarsa per le esigenze delle analisi. I soggetti esterni che hanno maggiore interesse nel ricevere informazioni derivanti dall’analisi di bilancio sono solitamente: - finanziatori, con l’obiettivo di accertare la capacità di credito attribuibile all’azienda e, di conseguenza, la sua affidabilità finanziaria nel garantire il rimborso dei prestiti erogati; - risparmiatori o investitori istituzionali, che hanno interesse a valutare la capacità di reddito dell’azienda, poiché su di essa si fonda la potenziale remunerazione del capitale investibile, con l’acquisto e la sottoscrizione di quote od azioni; - clienti e fornitori, con l’obiettivo di ricevere informazioni circa la reale situazione finanziaria nonché la presunta vita prospettica dell’azienda al fine di accertare l’esistenza di quelle condizioni che rendono conveniente intraprendere o continuare i rapporti commerciali con l’azienda; - dipendenti, il cui interesse è la conoscenza del buon andamento dell’azienda per cui lavorano, la quale garantisce loro il posto di lavoro, dal quale traggono la retribuzione; - consulenti d’azienda, in sede di indagine conoscitiva e di diagnosi delle situazioni da sanare; - analisti di settore. ! ! 31! Tanto più il bilancio è redatto sia nel rispetto dei principi statuiti dal Codice Civile, sia nel rispetto dei principi redazionali che ne garantiscano il quadro fedele, tanto più saranno attendibili le considerazioni e le valutazioni che ne deriveranno. Il successivo passaggio da effettuare per l’analista esterno, o interno, sarà la verifica, per quanto possibile, e la conformità dei criteri di valutazione utilizzati nella redazione del bilancio ed in seguito procedere alla sua analisi. “L’analista deve riuscire a trarre il maggiore beneficio possibile dalla documentazione in suo possesso, anche se talvolta il materiale può non essere sufficiente per un indagine esaustiva su tutti gli aspetti della gestione”(4). Da questo punto di vista si può dedurre che l’attività dell’analista esterno risulta molto più complicata rispetto all’antagonista interno. A differenza dell’analista esterno, quello interno svolge le sue indagini da una posizione nettamente di privilegio, data la disponibilità di una massa di informazioni che gli consentono di esprimere un giudizio più attendibile. Il soggetto interno ha accesso, oltre la documentazione di routine, ad ulteriori elementi informativi riguardanti: la struttura organizzativa, la contabilità aziendale, dati relativi alla programmazione. Informazioni particolarmente utili per le sue indagini. In conclusione “ciò che conta ai fini della caratterizzazione di un analista quale soggetto interno od esterno, è il grado dell’informazione extrabilancio posseduta, cioè l’ampiezza dei dati non contenuti nel bilancio completo, disponibili per le analisi e le valutazioni; a nulla rileva l’appartenenza o meno del soggetto alla struttura organizzativa d’impresa”(5). !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4!M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag. 8;! 5!P. MELLA, INDICI DI BILANCIO Guida alla procedura per l’analisi e il controllo della gestione aziendale, Milano, Il Sole 24 ore, 1996, pag. 44;! ! ! 34! 2.3 La Riclassificazione del bilancio di esercizio Le analisi di bilancio presuppongono una “interpretazione analitica”(7), ma, di fatto, si pongono l’obiettivo di attuare “l’interpretazione sintetica”(8) del bilancio di esercizio. Come accennato precedentemente ogni processo di analisi di bilancio deve partire dall’analisi del documento civilistico e dei documenti collegati. Solo la lettura integrata dell’insieme dei prospetti di bilancio consente di dare un primo giudizio sul grado di attendibilità contabile del bilancio. Il bilancio d’esercizio redatto in ottemperanza degli artt. 2424 e 2425 del c.c. rappresenta senza dubbio un punto di partenza per l’analisi di bilancio, ma la sua struttura non si presta ad essere utilizzata per l’analisi della gestione. Pertanto le voci di bilancio, al fine di aumentare la loro capacità informativa, vengono aggregate ed riesposte in raggruppamenti sintetici omogenei, secondo una logica in linea con le finalità dell’indagine. Tale operazione nota come la “riclassificazione del bilancio” è basata su criteri stabili e differenziati, a seconda dell’attività svolta dall’impresa. “Un operazione di riordino logico”(9) delle voci di bilancio che consente di evidenziare vari risultati parziali che agevoleranno la comprensione delle relazione tra gli aggregati di bilancio. “L’ottenimento di nuovi dati rappresenta infatti una forma di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 7 “L’interpretazione che si volga alle singole voci di bilancio ritenute di significato non chiaro, onde scevrarne il contenuto, onde soppesarne la consistenza, si può denominare interpretazione analitica o puntuale.” – P. MELLA, INDICI DI BILANCIO Guida alla procedura per l’analisi e il controllo della gestione aziendale, Milano, Il Sole 24 ore, 1996; 8 “I processi di interpretazione, tuttavia, possono rivolgersi al bilancio contabile nella sua unità …. In questo caso, oggetto dell’interpretazione non sono più le singole voci ma il sistema di tutte le voci del bilancio.” – P. MELLA, INDICI DI BILANCIO Guida alla procedura per l’analisi e il controllo della gestione aziendale, Milano, Il Sole 24 ore, 1996; 9!P. CEROLI – M. RUGGERI, L’analisi di bilancio per indici e per flussi, Milano, GIUFFRE, 2013, pag. 26; ! ! 35! analisi; denominiamo <<analisi semplici>> quelle volte ad ottenere nuovi dati che possono fungere da indici o indicatori semplicemente operando mediante somme algebriche su dati riclassificati”(10). La riclassificazione del bilancio di esercizio è una procedura di particolare importanza per meglio comprendere e interpretare i fatti fondamentali di gestione aziendale che non è possibile estrapolare dagli schemi tradizionali di bilancio previsti dalla normativa civilistica. L’intero sistema dei valori viene rielaborato per evidenziare caratteristiche operative aziendali che influiscono sull’attuazione di processi produttivi. Il processo di riclassificazione non modifica i risultati di sintesi del bilancio di esercizio, ma tende a riesporre il loro processo di formazione in modo più utile per la successiva rielaborazione. La riclassificazione fa emergere in modo più efficace i fenomeni oggetto dell’indagata performance economico finanziaria e patrimoniale. La riclassificazione, dunque, si configura come l’operazione di predisposizione dei dati di bilancio per l’analisi economico-finanziaria e patrimoniale della gestione. L’obiettivo che questa determinata operazione persegue è un significativo accrescimento del potenziale informativo del bilancio nonché rendere di facile applicazione l’uso di strumenti tipici del controllo di gestione e della sua analisi, rendendo più semplici le comparazioni intra ed inter aziendali. La riclassificazione riguarda lo Stato Patrimoniale ed il Conto Economico che se riclassificati in modo adeguato, forniranno quei dettagli necessari per conoscere le fonti di redditività e di crescita dell’azienda (in inglese rispettivamente profit and growth drivers). La riclassificazione basata su criteri stabili e differenziati, rispetto all’azienda da analizzare, ed integrata con le informazioni fornite nella nota integrativa e nella !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 10 P. MELLA, INDICI DI BILANCIO Guida alla procedura per l’analisi e il controllo della gestione aziendale, Milano, Il Sole 24 ore, 1996, pag. 68; ! ! ! 36! relazione sulla gestione produrrà una serie di elementi utili alla finalità che l’analisi si pone: formulare un giudizio sull’azienda. La nota integrativa, in particolare è tenuta per legge ad indicare le modiche intervenute nei criteri di valutazione rispetto all’esercizio precedente(11). I due prospetti contabili, stato patrimoniale e conto economico, offrono, separatamente, diverse prospettive di analisi e controllo. La riclassificazione dello stato patrimoniale offre fondamentali riferimenti per l’analisi della struttura finanziaria e della composizione del capitale investito. Mentre la riclassificazione del conto economico consente di ottenere informazioni sulla capacità dell’impresa, e delle singole aree di attività che la compongono, di generare reddito; inoltre determina il grado di contribuzione delle singole aree gestionali, alla generazione o alla depauperazione del reddito, ed evidenzia alcuni risultati intermedi di particolare rilevanza nell’analisi delle dinamiche economiche d’azienda. 2.4 La riclassificazione dello Stato Patrimoniale La funzione svolta dallo Stato Patrimoniale permette di mettere in evidenza la composizione del patrimonio e la consistenza del capitale netto, inoltre mette in luce la correlazione che esiste fra gli investimenti effettuati (Attività, impieghi) e le fonti di finanziamento necessari per sostenerli (Passività, fonti). Lo stato patrimoniale destinato alla pubblicazione prevede un articolazione in cui le singole voci sono raggruppate in classi omogenee, in modo da rendere possibile una piena comprensione della composizione del patrimonio aziendale; tale classificazione pur offrendo una serie di informazioni di carattere finanziario, non si presta ad !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 11 Ad esempio il passaggio da metodo LIFO a FIFO, relativa alla valutazione delle rimanenze, produce mediamente un incremento del loro valore, dal momento che le rimanenze vengono stimate su prezzi recenti. ! ! 39! La sezione che accoglie le attività non correnti, che potremmo definire anche attivo fisso o immobilizzato, accoglie tutte le immobilizzazioni inerenti attività immateriali, materiali e finanziarie ed in più i crediti con scadenza superiore ai dodici mesi e le rimanenze con un tasso di rotazione superiore ai dodici mesi. Le immobilizzazioni, come già descritto nel primo capitolo riguardano “impieghi non numerari pluriennali, la cui trasformazione in numerario avverrà in un tempo non breve”(15), convenzionalmente considerato un anno. Brevemente nella categoria delle immobilizzazioni tecniche rientrano tutti quegli impieghi nei fattori produttivi che vanno a costruire la struttura operativa dell’organizzazione; gli impianti, i macchinari, gli automezzi, gli immobili e cosi via. Gli impieghi immateriali, quelli che non hanno una consistenza fisica, si riferiscono a spese per l’acquisizione di brevetti, di marchi di fabbrica, spese di impianto, spese di ricerca. Le immobilizzazioni finanziarie, invece, corrispondono agli impieghi durevoli che hanno carattere finanziario: partecipazioni azionarie, partecipazioni non azionarie, crediti di finanziamento a medio e lungo termine. Infine all’interno di questa classificazione si può determinare la categoria delle immobilizzazioni patrimoniali. Tale categoria comprende impieghi in immobili civili generalmente locati a terzi. Che sono dunque da considerarsi come impieghi in beni da reddito che seguono un percorso differente rispetto alla gestione caratteristica.. Infatti l’utilizzo dei terzi, che ne corrispondono un canone, genera un determinato reddito. Esaminando la categoria dell’attivo corrente, come accennato precedentemente al suo interno vengono accolti principalmente quegli impieghi che ritorneranno in forma liquida e disponibile nel breve !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 15!P. CEROLI – M. RUGGERI, L’analisi di bilancio per indici e per flussi, Milano, GIUFFRE, 2013, pag. 27;! ! ! 40! periodo, cioè un arco temporale inferire ai dodici mesi. La parte costituita dalle disponibilità gioca un ruolo di fondamentale importanza. La disponibilità, o gli impieghi disponibili, è data dalla somma degli impieghi a breve termine, a loro volta suddivisibili in disponibilità liquide immediate, corrispondenti a depositi bancari e cassa o titoli di credito pronti per essere smobilizzati, e disponibilità liquide differite ovvero crediti a breve termine e altre attività finanziarie che presuppongo un ritorno in forma liquida a breve. Rientrano infine le rimanenze o scorte di magazzino, che presentano un tasso di rotazione inferiore ai dodici mesi. Le rimanenze sono da considerare come una categoria dell’attivo corrente che accoglie al suo interno quegli impieghi di esercizio la cui trasformazione in “numerario”(16) avverrà in un tempo breve. Ecco perché si parla di “impieghi disponibili”(17). Rimanendo in tema di disponibilità, queste possono essere suddivise, inoltre, a secondo il loro grado di realizzabilità in disponibilità realizzabili e disponibilità liquide. La parte definita realizzabile è a sua volta suddivisibile in una parte numeraria nella quale confluiscono crediti e valori ad essi assimilabili(18), ed una parte definita non numeraria dove confluiscono materie servizi e prodotti. La seconda dimensione, relativa alle disponibilità liquide, comprende il denaro contante ed i valori ad esso assimilabili. Nella prassi il magazzino è individuabile tra le disponibilità realizzabili non numerarie, mentre le liquidità differite rientrano tra le disponibilità realizzabili numerarie. Infine le disponibilità liquide sono dette liquidità immediate. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 16 Gli impieghi possono essere distinti in numerari (crediti e liquidità), mentre altri si manifestano come non numerari (materie servizi e prodotti); 17 P. CEROLI – M. RUGGERI, L’analisi di bilancio per indici e per flussi, Milano, GIUFFRE, 2013, pag. 29; 18 i crediti verso clienti, ad esempio, costituiscono una voce importante dell’attivo corrente di tipo numerario, ma il suo grado di realizzabilità, cioè la certezza assoluta dell’incasso e quindi la trasformazione in forma liquidità, potrebbe essere compromessa dall’insolvenza del cliente stesso; ! ! 41! Per quanto possa essere facile desumere gli impieghi relativi alle disponibilità liquide immediate, più elaborato risulta circoscrivere il campo delle disponibilità di tipo non numerario di cui fa parte la voce rimanenze, nella prassi, come detto in precedenza, magazzino. Il magazzino come già ribadito è composto dagli impieghi non numerari di esercizio, quindi relativi alle materie, ai servizi ed ai prodotti in rimanenza. Il magazzino può essere ulteriormente suddiviso in magazzino materiale e immateriale. Il primo accoglie al suo interno i valori inerenti le scorte di materie necessarie per alimentare i cicli di lavorazione, le scorte di prodotti finiti che risultano in attesa di vendita ed i prodotti non finiti che invece devono essere ancora ultimati. Il magazzino materiale può essere inoltre suddiviso in elementi presenti fisicamente in azienda ed elementi che risultano ancora fisicamente assenti, cioè elementi per i quali è stato corrisposto al fornitore un anticipo sul prezzo d’acquisto. Gli anticipi ai fornitori vengono accolti tipicamente in un conto apposito, conto anticipi a fornitori, che verrà rettificato/stornato una volta che la fornitura verrà realizzata. In caso di anticipo corrisposto direttamente dal cliente all’azienda, contabilmente vi sarà una rilevazione nel corrispondente conti anticipi da clienti. Questo conto sarà portato a rettifica rispetto al valore relativo al magazzino prodotti e contestualmente questa parte di magazzino sarà considerata già venduta in quanto risulterà coperta dall’anticipo ricevuto. Il magazzino è composto anche da una parte definita immateriale. Questa voce accoglie tutte le spese sostenute in anticipo per l’acquisizione dei servizi non ancora utilizzati. Tali servizi saranno utilizzati dal ciclo produttivo per le produzioni future. Contabilmente queste voci sono costi anticipati per servizi e rientrano nei risconti attivi. Per quanto riguarda la categoria delle liquidità differite rientrano nella trattazione tutti i crediti operativi e finanziari con scadenza a breve ! ! 44! dalla prassi comune. Sicuramente se si è a conoscenza di un rischio di rinnovo tali passività sono da imputare interamente al passivo corrente. Volendo fare una sintesi rientrano tra le passività non correnti o consolidate : - i fondi per rischi e oneri futuri, per la parte che prevede una manifestazione finanziaria superiore ai dodici mesi. Per quanto attiene il TFR, che rientra tra questi fondi, “occorre inserire fra le passività correnti la quota che sarà liquidata ai dipendenti che concluderanno nell’anno il rapporto di lavoro”(21); - i debiti finanziari, nei confronti di banche, soci, finanziatori esterni, ecc., con scadenza oltre i dodici mesi, al netto della quota di competenza dell’esercizio; - i debiti operativi, verso fornitori, istituti di previdenza, amministrazione finanziaria, ecc., con scadenza oltre i dodici mesi; - i risconti passivi, per la parte di competenza del periodo che eccede i dodici mesi, ad esempio i ricavi anticipati di natura pluriennale. Fanno parte delle passività correnti tutti i debiti che dovranno essere rimborsati entro i dodici mesi successivi di cui fanno parte: - fondi per rischi e oneri e il TFR da liquidare entro i dodici mesi; - debiti finanziari, da rimborsare entro il breve, più la quota di competenza relativa ai prestiti di medio lungo periodo; - debiti operativi; - ratei e risconti passivi, per la parte di competenza dell’esercizio successivo. Ritornando al passivo permanente questo è strettamente definito dal capitale di rischio. Nella Tabella 1 presentata in precedenza si configura alla voce del Patrimonio netto. Tale voce è formata dal !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 21 M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag. 42; ! ! ! 45! capitale sociale che è stato apportato come conferimento dall’imprenditore e dalle varie riserve di capitale che si costituiscono nel tempo. Esempio di riserve di capitale sono tutte quelle relative agli utili non distribuiti, che vengono accantonati nel corso delle gestioni per rafforzare il capitale sociale. Lo schema proposto in precedenza, Tabella 1, evidenza alcune grandezze cruciali per l’analisi dell’equilibrio patrimoniale. La differenza tra il valore assoluto delle attività correnti e delle passività correnti misura la dimensione del Capitale Circolante Netto, per abbreviazione CCN. Questa grandezza evidenzia il grado di equilibrio monetario dell’azienda, infatti se CCN è positivo significa che l’impresa sarà in grado nel breve di onorare i relativi i impegni assunti. Viceversa un valore negativo sarà sintomo di un deficit di capitale circolante che costringerà l’azienda a smobilizzare parte dell’attivo a medio-lungo termine o incrementare le passività a medio-lungo periodo o incrementare i mezzi propri. 2.4.2 La riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio funzionale Passiamo adesso alla trattazione del secondo criterio di definito funzionale. “Il criterio funzionale si basa invece sulla connessione che i singoli beni presentano con lo svolgimento dell’attività aziendale e su come essi si collocano rispetto alle diverse aree gestionali”(22). Secondo questa tipologia di riclassificazione le poste contabili vengono imputate in relazione all’area gestionale di riferimento. In particolare si possono identificare tre aree gestionali: operativa, accessoria e finanziaria. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 22 M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag. 37; ! ! 46! L’area operativa, o della gestione caratteristica, riguarda tutte quelle voci che hanno partecipato allo svolgimento dell’attività strettamente connessi al core business; fanno parte di questa area gli impianti, i macchinari, le rimanenze, i crediti verso clienti, i debiti verso i fornitori, i fondi. L’area accessoria, è attinente a tutte quelle operazioni che non rientrano nel core business(23), sarà trattata per semplificazione come parte integrante dell’area operativa. Infine l’area finanziaria si occupa appunto della gestione finanziaria dell’impresa. La riclassificazione funzionale aggrega le attività e le passività in gruppi che accolgono valori operativi, correnti e non correnti, e valori finanziari, correnti e non correnti. Lo schema riportato di seguito cercherà di chiarire quanto detto: Tabella 2 La riclassificazione secondo il criterio funzionale consiste quindi nella suddivisione delle varie poste dello Stato Patrimoniale in base !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 23 un esempio è l’immobile detenuto dall’impresa dato in locazione a terzi, dunque non funzionale allo svolgimento del ciclo produttivo; IMPIEGHI FONTI Attività operative non correnti Patrimonio Netto Passività operative non correnti Attività operative correnti Passività operative correnti Attività finanziarie non correnti Passività finanziarie non correnti Attività finanziarie correnti Passività finanziarie correnti ! ! 49! Dalla gestione finanziari possiamo effettuare analoghe considerazioni estrapolando i seguenti margini: - Posizione finanziaria netta corrente, che mette a confronto le attività correnti e le passività correnti; - Posizione finanziaria netta non corrente, che mette a confronto le attività non correnti con le passività non correnti. La somma di questi due valori è detta posizione finanziaria netta (PFN) è rappresenta la differenza fra attività e passività finanziarie. Le grandezze espresse dai margini sopracitati sono da valutare sia singolarmente che complessivamente, ma soprattutto in relazione al tipo di azienda oggetto di esame. Infatti la valutazione dei singoli valori, soprattutto quelli negativi, potrebbero far emergere giudizi negativi in merito all’intera gestione, qualora non si conosca il tipo di attività svolta dall’impresa e l’ambiente di riferimento in cui opera. Rimane d’obbligo sottolineare che l’errore di imputazione nella riclassificazione potrebbe portare a risultati distorti e dunque a giudizi errati sulla situazione finanziaria, sia in senso positivo che negativo. 2.5 Riclassificazione del conto economico Obiettivo della riclassificazione del conto economico è di ottenere una struttura tale da evidenziare le aggregazioni, i margini e i risultati intermedi utili a comprendere la progressiva formazione dell’utile di esercizio, suddividendo le aree dell’attività aziendale in base alla loro pertinenza gestionale. La struttura del conto economico normata dalla legislazione corrente dà di per se diversi spunti di analisi per coloro che intraprendono un percorso di verifica da esterni. Questo non lascia che intendere l’importanza che il conto economico assume ai fini di una valutazione per così dire superficiale. ! ! 50! Ciò non toglie che la riclassificazione del conto economico sia necessaria al fine di apportare le dovute modifiche allo schema proposto dal codice civile, per fa si che i valori rilasciati possano essere utilizzati in maniera più efficiente ai fini dell’analisi di gestione. In questo caso le possibili classificazioni a cui si può far ricorso sono molteplici. Le aree di gestione sono tipicamente suddivise in ordinaria e straordinaria, con le varie accezioni del caso in merito all’imputabilità o meno dell’area accessoria all’interno dell’area ordinaria(24). L’area straordinaria riguarda la realizzazione di plusvalenze o minusvalenze dovute ad esempio all’alienazione di un impianto o immobile, assets in generale, non più fruibile dal ciclo operativo. Dunque catalogabile come un evento che non è ripetibile. L’area ordinaria, dove si sviluppa il core business dell’azienda, è ulteriormente suddivisibile in operativa, accessoria e finanziaria. Per semplicità espositiva l’area accessoria verrà accorpata all’area operativa. Attraverso questa distinzione è possibile “evidenziare il contributo che ciascuno di essi fornisce alla determinazione del risultato di periodo”(25). Infatti ad ogni area verrà associato il relativo costo e ricavo per evidenziare l’incidenza di ciascuna area sull’utile o la perdita d’esercizio. In linea di massima le esigenze conoscitive trovano risposta attraverso l’applicazione di tre modelli di riclassificazione del conto economico che sono: - conto economico a margine di contribuzione; !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 24 tale argomento può essere oggetto di dovute considerazioni a seconda del peso che la gestione accessoria assume nel complesso; 25 M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag.75; ! ! ! 51! - conto economico a costo del venduto; - conto economico a valore aggiunto. I primi due modelli sono utili nell’elaborazione di un analisi svolta da un analista interno, in quanto richiedono dati ed informazioni che non sono facilmente estrapolabili dai documenti contabili del bilancio oggetto di pubblicazione. Mentre il conto economico a valore aggiunto si presta facilmente per essere utilizzato nelle analisi esterne per la sua caratteristica di non richiedere informazioni integrative rispetto a quelle contenute nel bilancio. Il conto economico elaborato secondo il criterio del “margine di contribuzione” attua una netta distinzione tra i costi che hanno partecipato attivamente al ciclo produttivo, cioè i costi variabili, e i costi detti fissi che sono sostenuti per il mantenimento della struttura. Tale sistema necessita, dunque, di adeguati strumenti informativi non desumibili dal bilancio oggetto di pubblicazione, che solo attraverso un sistema di controllo direzionale, quindi interno, daranno la possibilità di estrapolare le adeguate informazione in merito alla distinzione dei costi fissi da quelli variabili. Si pensi ad esempio alla distinzione tra il personale amministrativo ed il personale prettamente utilizzato nei cicli produttivi i cui valori vengono imputati all’interno del bilancio civilistico in un'unica voce. Dunque “l’informazione necessaria per determinare il margine di contribuzione richiede un grado di dettaglio che soltanto la contabilità analitica può offrire”(26). Soltanto l’utilizzo della contabilità interna, e non le poste del bilancio civilistico, possono dare le informazioni minime per lo sviluppo di questo modello che di seguito verrà esposto attraverso l’utilizzo della Tabella 3. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 26 M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag. 80; ! ! 54! gestione”(27). Analiticamente le voci che concorrono al calcolo del costo della produzione venduta si ottiene dalla seguente somma algebrica: + esistenze iniziali di merci acquistate + acquisti merci e servizi - rimanenze finali - costruzioni in economia + costi del personale + costi macchinari impianti e attrezzature (ammortamenti, manutenzioni). Il Margine lordo industriale, infine, risulta essere un misura più completa rispetto al precedente Margine di contribuzione dato che accoglie tra i costi operativi non soltanto i costi variabili ma anche la quota di costi fissi direttamente imputabili alla produzione, vedi gli Ammortamenti e le Manutenzioni. Il conto economico “a valore aggiunto”, diversamente dai rielaborati visti in precedenza, si presta ad essere impiegato più agevolmente da un analista esterno, dato che non necessita di integrazioni ulteriori rispetto ai dati forniti dal bilancio oggetto di pubblicazione. In più presenta un’articolazione che permette di istaurare correlazioni significative con lo Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio funzionale. Il modello si focalizza sul ciclo operativo tenendo presente tutti i fattori che hanno partecipato all’attività; dai fattori produttivi al capitale umano, agli assets materiali ed immateriali. Il “valore aggiunto”, che è definito dalla differenza fra i ricavi operativi e i costi sostenuti per l’acquisizione delle risorse esterne, esprime la capacità dell’azienda di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 27 P. MELLA, INDICI DI BILANCIO Guida alla procedura per l’analisi e il controllo della gestione aziendale, Milano, Il Sole 24 ore, 1996, pag.124; ! ! ! 55! creare ricchezza per remunerare tutti i fattori produttivi e i differenti stakeholders. CONTO ECONOMICO A VALORE AGGIUNTO Ricavi operativi ± Rimanenze finali di prodotti finiti e in corso di lavorazione - Costi esterni (materie prime, semilavorati e servizi,…) = Valore aggiunto - Costo per il personale Margine operativo lordo (MOL) - Costi non monetari (Ammortamenti, accantonamenti, svalutazioni) Margine operativo netto (MON) ± Proventi/Oneri da attività finanziarie = EBIT (Earning before interest and taxes) - Oneri finanziari = Risultato ordinario ± Proventi/Oneri straordinari = Risultato ante imposte - imposte Utile d'esercizio Tabella 5 Per comprendere a pieno il modello di riclassificazione del conto economico a valore aggiunto dobbiamo concentrarci sul ciclo operativo, soprattutto sui fattori che l’azienda sfrutta per lo svolgimento della propria attività. Il ciclo produttivo viene realizzato attraverso l’impiego di risorse esterne e interne. Le risorse esterne sono rappresentate da risorse a fecondità semplice(28) ed i servizi legati alle varie funzioni relativi. Le risorse interne sono rappresentate dal costo del personale e dalle immobilizzazioni materiali e immateriali (assets). Entrambi partecipano alla formazione del risultato dato che a prescindere dai volumi dell’attività questi costi verranno comunque sostenuti. Il capitale !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 28 come ad esempio le materie prime, i semilavorati, materiali di consumo, ecc.; ! ! 56! umano è un costo d’esercizio avente natura monetaria che verrà sborsato alle scadenze prefissate, mentre l’acquisizione degli assets hanno una manifestazione finanziaria anticipata che in virtù del principio di competenza partecipano in più cicli produttivi attraverso le quote di ammortamento. Le voci del conto economico vengono riclassificate trovando allocazione nelle varie aree di gestione. Ciascuna area rilascia un risultato intermedio che sarà oggetto di valutazione ai fini dell’analisi. Dalla Tabella 5 è possibile estrapolare i vari valori intermedi che corrispondono a particolari margini oggetto di studio. Il “valore aggiunto” è il primo margine rilasciato dal modello ed esprime la capacità dell’impresa di creare ricchezza, è il risultato della differenza tra il valore della produzione, più le rimanenze finali, e i costi esterni sostenuti per il sostenimento dei ricavi. Affinché sussistano le condizioni di equilibrio il valore aggiunto deve essere in grado di remunerare tutti i fattori che hanno partecipato al ciclo di produzione (dipendenti, investimenti, finanziatori esterni, eventi straordinari, ecc.). I successivi margini intermedi che emergono dal modello a valore aggiunto sono di seguito sinteticamente descritti: - MOL, margine operativo lordo: esprime il valore della ricchezza residua dopo aver remunerato il costo del personale, è noto anche come EBITDA, (earning before interest, taxes, depreciation and amortization). Rappresenta una prima misura dell’autofinanziamento operativo di un azienda. Questa misura “non tiene conto del disallineamento che esiste fra manifestazione economica e quella finanaziaria (in altre parole non tutti i ricavi sono stati incassiti e non tutti i costi esborsati)”(29); !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 29 M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag. 87; ! ! 59! 2.6.1 L’Analisi della liquidità Per quanto concerne l’analisi della liquidità essa viene intesa come “l’attitudine a fronteggiare le uscite imposte dallo svolgimento della gestione, tempestivamente e in modo economico” e come la “capacità di disporre, economicamente e in ogni istante, dei mezzi di pagamento necessari e sufficienti agli effetti del conveniente esplicarsi della gestione medesima”(31). Gli indicatori dell’analisi di liquidità sono il Margine di tesoreria e l’indice di liquidità, “Il Margine di tesoreria rappresenta una grandezza finalizzata ad evidenziare la capacità dell’azienda di far fronte agli impegni di breve periodo con le risorse disponibili senza compromettere la gestione aziendale”(32). Il suo valore è dato dalla seguente formula: Margine di tesoreria = Att. Correnti – Rimanenze – Pass correnti. L’indice di liquidità “evidenzia quante volte le attività correnti liquidabili sono superiori o inferiori alle corrispondenti passività correnti”(33). È dato dal rapporto tra: Indice di liquidità = (Attività correnti – Rimanenze) Passività correnti !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 31 G.FERRERO, F.DEZZANI, P.PISONI, P.PUDDU, Analisi di bilancio e rendiconti finanziari, Milano, GIUFFRE, 2006, pag.; 32 M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag. 113; 33 M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag. 116;! ! ! 60! Se il rapporto rilascia un valore maggiore di uno la valtazione sarà positiva, viceversa l’impresa ha difficoltà a far fronte agli impegni assunti nel breve. Il margine di tesoreria ha caratteristiche simili al CCN (capitale circolante netto) che ricordo essere la differenza fra le Attività correnti e le passività correnti. I due margini hanno le stesse finalità, l’unica differenza sono le Rimanenze, che nel Margine di tesoreria vengono decurtate. 2.6.2 L’Analisi della solidità L’analisi della solidità utilizza lo strumento di riclassificazione dello stato patrimoniale secondo la logica finanziaria e funzionale, mettendo in evidenza l’equilibrio tra gli impieghi e le fonti di finanziamento. In particolare gli indici stabiliscono il peso percentuale dei singoli aggregati o delle singole voci sul totale degli impieghi o delle fonti. Si evidenziano di seguito gli indici proposti dall’analisi della solidità, a titolo esemplificativo, in merito alla composizione degli impieghi: Peso Att. Non correnti = Att. Non correnti Totale impieghi Peso Attività correnti = Attività correnti Totale impieghi I due indici indicano quanta parte del patrimonio è vincolata per gli investimenti duraturi e quanto è destinata alla gestione circolante. Lo stesso tipo di analisi può essere svolta mettendo in relazione una singola voce delle attività (Immobilizzazioni materiali, disponibilità, ecc.) con il totale degli impieghi. ! ! 61! Per quanto riguarda la composizione delle fonti anche per esse viene calcolato il peso percentuale che ogni aggregato o singola voce ha in relazione al totale delle fonti. Tra gli indici più comuni vi è l’indice di autonomia finanziaria che è il rapporto tra il Patrimonio netto e il totale delle fonti: Indice di autonomia finanziaria = Patrimonio netto Totale fonti Questo indice esprime quanta parte degli investimenti è coperta dai mezzi propri. Un maggiore valore dell’indice corrisponde ad una maggiore autonomia rispetto alle fonti di finanziamento esterne. Un altro importante indice da tenere in considerazione è il rapporto debt/equity che si origina dal rapporto fra la posizione finanziaria netta (PFN) e il patrimonio netto: Posizione finanziaria netta = debt Patrimonio netto equity L’indice sopramenzionato indica quante volte i finanziamenti netti a titolo oneroso siano superiori rispetto al patrimonio netto. Maggiore è il risultato, più elevata è l’esposizione debitoria nei confronti dei terzi. L’equilibrio si presenta quando il rapporto è uguale ad uno. 2.6.3 L’analisi della redditività “La redditività esprime l’attitudine di una combinazione produttiva a produrre redditi”(34). L’analisi sulla redditività indaga sulla capacità !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 34 P. CEROLI – M. RUGGERI, L’analisi di bilancio per indici e per flussi, Milano, GIUFFRE, 2013, pag. 46; ! ! ! 64! valore dei debiti finanziari si riferisce al residuo presente alla fine del periodo amministrativo. ! ! 65! Capitolo 3 Analisi di un caso 3.1 Informazioni di carattere generale L’obiettivo che mi si propone adesso è l’analisi dei bilanci di una società che opera da diversi anni nella distribuzione organizzata di tipo alimentare. Premetto che mi presto ad analizzare la documentazione in mio possesso da un ottica esterna e l’unica fonte di informazioni sono i bilanci ufficiali pubblicati dal 2012 al 2014. Verranno presi in considerazione anche i dati relativi al bilancio 2011, che sono rilevabili dal bilancio 2012, ma privi di nota integrativa. “Nel procedere all’analisi di un bilancio esterno si deve inevitabilmente tenere conto del fatto che le informazioni economico- finanziarie normalmente disponibili sono quelle rese obbligatorie dalla normativa vigente e che, piaccia o meno, le imprese sono spesso restie a dare una informativa trasparente"(1). Tenendo presente questa importante riflessione, nella prima fase mi limiterò al commento dei bilanci attraverso l’aiuto della nota integrativa, mettendo a confronto i dati del bilancio civilistico in modo tale da poter osservare eventuali scostamenti rilevanti. Mentre nella seconda fase rielaborerò i dati dei bilanci riclassificandoli secondo i principali criteri elaborando successivamente i rispettivi indici e margini ai fini valutativi. 3.2 I prospetti di bilancio dal 2011 – 2014 In questa fase, come già anticipato, cercherò di estrapolare una serie di informazioni preliminari servendomi solamente dei prospetti contabili e della nota integrativa. Nella tabella di seguito si proporne !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1!S.POZZOLLI, Analisi della competizione e indicatori di controllo: il sistema Coop, Milano, FrancoAngeli, 2000, pag. 45; ! ! 66! l’attivo per il periodo 2011-2014. Si rammenta che per quanto concerne il 2011 si riportano i valori desumibili dal bilancio 2012. Da una prima analisi si evidenzia un incremento delle immobilizzazioni, soprattutto per quanto concerne le immobilizzazioni immateriali del 2014 e le immobilizzazioni materiali nel 2012. Dalla nota integrativa del 2012 si evince che la società ha effettuato investimenti in attrezzature industriali ed ha apportato degli ammodernamenti in alcuni punti vendita. Tali investimenti si sono protratti sia nel 2013 che nel 2014 attraverso l’acquisizione di rami d’azienda, cioè nuovi punti vendita. La voce Avviamento si riferisce appunto alle acquisizioni di cui sopra. ! ! 69! Dal conto economico si evince immediatamente un amento del valore della produzione annua e contestualmente un aumento dei relativi costi di produzione. L’aumento dei costi è riferibile principalmente: all’acquisto di merci e servizi, per il godimento di beni terzi e per il personale. La società, dalle informazioni disponibili, non possiede immobili di proprietà e dunque i locali in cui svolge l’attività sono in locazione. La voce godimento di beni terzi è infatti composta dai canoni di leasing di attrezzature in noleggio e affitti passivi. Si rilevano per il 2012 delle operazioni straordinarie, in particolare la voce “E) 20)c) altri” si riferisce a sopravveniente attive estranee all’attività mentre la voci successive si riferiscono a imposte relative ad esercizi precedenti e altri oneri straordinari; la nota integrativa non fornisce informazioni dettagliate in merito a queste operazioni. Il saldo tra questi due valori in parte contribuisce negativamente al risultato dell’esercizio 2012. Da una prima analisi dei dati sopra esposti mi sento di dare un giudizio positivo sulla struttura economico patrimoniale e finanziaria della società, infatti la società ha aumentato negli ultimi anni il proprio fatturato ed effettuato degli investimenti che sembrerebbe stiano portando dei risultati positivi. 3.3 La riclassificazione. Al fine di procedere alla valutazione sullo stato complessivo dell’azienda si propone di seguito la riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio finanziario e funzionale e la riclassificazione del conto economico secondo il modello a valore aggiunto. - Riclassificazione dello Stato patrimoniale secondo il criterio finanziario: ! ! 70! Questa riclassificazione sarà utilizzata per calcolare agevolmente il Margine di tesoreria e il correlato indice di liquidità e il CCN con il relativo indice di tesoreria. Questi valori verranno esaminati nel paragrafo 3.3 in merito all’analisi della liquidità. - Riclassificazione dello Stato patrimoniale secondo il criterio funzionale: ! ! 71! Attraverso la riclassificazione dello stato patrimoniale si evince che la società non ha mai utilizzato fonti di indebitamento finanziario, ne a breve ne a lungo, solo nel 2014 si fa ricorso a tale tipo di istrumento. Anche se non esplicitamente espresso in prima nota, si può dedurre che l’indebitamento a medio e lungo periodo sia stato utilizzato dall’impresa per sostenere l’acquisizione dei nuovi rami d’azienda. Data la scarsa esposizione finanziaria, inesistente nel periodo 2011-2013, si può dedurre che in generale il ciclo produttivo si finanzia attraverso l’utilizzo delle passività correnti operative. Passiamo adesso all’esame del conto economico riclassificato secondo il modello a valore aggiunto, che come ricordato si presta nello svolgimento delle analisi esterne, anche se sarebbe ideale utilizzare una classificazione al costo del venduto. “Il conto economico a valore della produzione e a valore aggiunto, presenta un grande limite, se lo si guarda con gli occhi di una impresa commerciale: non evidenzia il margine lordo di vendita, il quale per contro, è considerato un indicatore ! ! 74! corrente non pone loro problemi di liquidità ma, al contrario, offre l’opportunità di significativi proventi finanziari” e ancora “nel settore della grande distribuzione alimentare ci troviamo in una situazione non lontana da quella delle assicurazioni. Anche qui la gestione tecnica, cioè quella commerciale, è, se non negativa, in pareggio, mentre la vera fonte di reddito risiede nella gestione finanziaria delle entrate”(5). Bisogna tenere presente che la caratteristica delle grandi distribuzioni consiste nel generare e governare elevati afflussi di liquidità generati dalle vendite giornaliere, riducendo l’utilizzo degli strumenti di indebitamento a breve. Inoltre il valore dei crediti verso i clienti non costituisce una voce predominate dell’attivo circolante dato che per la maggior parte dei casi questi sono generati dai premi concessi dai CEDI o dai fornitori, per il raggiungimento di obiettivi di fatturato. Questi crediti, anche se certi ed esigibili, non ritornano in forma liquida nell’immediato e quindi un elevato valore potrebbe generare problemi di liquidità immediata. Dall’analisi si evince, infatti, che la società utilizza proprio la liquidità generata dai punti vendita per ottemperare alle proprie obbligazioni nel breve termine. Attraverso il prospetto seguente si espongono gli indici per l’analisi della solidità. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 5 S.POZZOLLI, Analisi della competizione e indicatori di controllo: il sistema Coop, Milano, FrancoAngeli, 2000, pag. 89-90; ! ! 75! Per quanto concerne la composizione degli impieghi l’aggregato che accoglie, in grassetto corsivo, le rimanenze, i crediti, le disponibilità liquide e le Attività finanziarie a breve si attesta su un valore medio, per i quattro anni, del 85% rispetto al totale degli impieghi. Mentre per quanto riguarda la composizione delle fonti l’aggregato relativo alle passività operative correnti ha un peso maggiore, attestandosi su una media del 91% sul totale delle fonti. La voce debiti verso i fornitori risulta rilevante attestandosi su un valore medio dell’ 82% sul totale delle fonti. L’indice di autonomia finanziaria ha subito delle variazioni decrescenti ogni anno, attestandosi per tutti gli esercizi su un valore fra 0% e 33%; le aziende che si trovano all’interno di questo range secondo la prassi vengono inserite in un area definita di rischio. Si fa comunque presente che i parametri utilizzati per apprezzare il livello di autonomia finanziaria sono da considerare come valori di riferimento che non possono prescindere dalla caratteristica dell’azienda e del settore di riferimento. Si fa inoltre presente che “nel nostro Paese le imprese tendono ad essere più sottocapitalizzate rispetto alla media ! ! 76! europea ed è frequente imbattersi in range riconducibili ad aree di rischio o di sorveglianza”(6). Il rapporto debt/equity evidenzia un elevata esposizione nei confronti dei terzi, che sappiamo essere determinata dal peso dei debiti verso i fornitori. Si ribadisce, questa volta con il supporto del prospetto che evidenzia la composizione delle fonti, che la società negli ultimi anni ha svolto la propria attività senza usufruire/accedere al capitale di credito dei terzi, ad esclusione dell’anno appena chiuso, e ciò nonostante il peso che esprime tale indebitamento, corrente e non corrente, è pari a circa il 2,60% sul totale delle fonti. Passiamo adesso alla valutazione dei principali indici di redditività. Il ROE riferito all’anno 2012 non assume nessun significato dato che il numeratore dell’indice, cioè il risultato d’esercizio, è negativo. Procedendo alla valutazione del ROE posso affermare che per gli anni 2011 – 2013 – 2014 il patrimonio netto è stato adeguatamente remunerato, registrando valori superiori al tasso di rendimento dei BTP italiani; “non si può determinare l’entità di una congrua remunerazione, ma è prudente sostenere che essa debba essere almeno superiore al rendimento garantito da investimenti considerati <<riskfree>>”(7). !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 6 M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag. 135; 7 M. FAZZINI, Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009, pag. 194; ! ! 79! Conclusioni In conclusione dai dati emersi si evidenzia una situazione generale positiva. La società negli ultimi quattro anni ha aumentato il fatturato espandendo la propria attività puntando sull’apertura di nuovi punti vendita e sulla ristrutturazione di quelli già esistenti. I principali indici di redditività esprimono valori che lasciano intendere uno stato di salute approssimativamente buono e nonostante il valore del CCN negativo non si evincono particolari difficoltà nell’ottemperare ai propri impegni nel breve. La conferma di quanto ipotizzato potrà essere data solamente analizzando l’azienda da un punto di vista interno. L’accesso alla contabilità analitica permetterebbe di rielaborare al meglio lo stato patrimoniale e il conto economico, utilizzando appunto la riclassificazione a costo del venduto che meglio si presta a questo tipo di analisi. Sarebbe inoltre opportuno confrontare i dati emersi con i dati medi di settore e con i dati dei diretti concorrenti al fine di rilevare eventuali scostamenti tra gli indici e definire un migliore quadro di riferimento sulla situazione competitiva della società presa in esame. ! ! 80! Bibliografia BALDUCCI D., Bilancio d’esercizio III Ed. Principi contabili e internazionali IAS/IFRS, Milano, FAG, 2006. BIANCHI G., Il bilancio delle società: principi di redazione e guida alla lettura, Milano, UTET, 2008. CEROLI P. – RUGGERI M., L’analisi di bilancio per indici e per flussi, Milano, GIUFFRE, 2013. FACCHINETTI I., “Le analisi di bilancio. Logica e metodologia delle analisi per margini, indici e flussi per la conoscenza della realtà aziendale”, Milano, Il Sole 24 ore, 2008. FAZZINI M., Analisi di bilancio – Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali, Milano, IPSOA, 2009. 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