Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti delle lezioni di Pedagogia Generale, Appunti di Pedagogia

Appunti personali delle lezioni di Pedagogia. Manuale adottato dalla professoressa: Introduzione alla pedagogia generale di Frabboni Pinto

Tipologia: Appunti

2010/2011
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 28/04/2011

kyara70
kyara70 🇮🇹

4.5

(73)

3 documenti

1 / 25

Discount

In offerta

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti delle lezioni di Pedagogia Generale e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Esame PEDAGOGIA GENERALE prof. Frauenfelder Riassunto Libro Frabboni - Pinto Minerva: Introduzione alla pedagogia generale Parte I. L’identità della pedagogia CAPITOLO 1 Pedagogia fra scienza e utopia La pedagogia è una disciplina che per un lungo periodo è stata subordinata alla filosofia sviluppando approcci di tipo teoretico ed etico, ctitico-dialettico e filosofico-ermeneutico. Solo nella seconda metà del novecento si può assistere all’avvio di un difficile percorso scientifica con il progressivo distacco dalla filosofia. Le padagogia è una disciplina che si muove in uno spazio di interdisciplinarietà, essa avendo come oggetto di studio la relazione tra istruzione – educazione - formazione, necessita dei risultati e delle tesi ottenute in altri ambiti disciplinari, quali quello psicologico, sociologico, filosofico, scientifico, sociale ecc.. La formazione in campo pedagogico assume una duplice dimensione, la prima relativa al “dar- forma” ossia ai processi attraverso i quali le istruzioni formative si occupano di conservare e trasmettere alle giovani generazioni la conoscenza e la cultura di un gruppo sociale, e una seconda dimensione relativa al “formar-si”, ossia ai processi auto-costruttivi attraverso i quali il singolo soggetto elabora e trasfigura tale cultura con l’apporto della propria individualità. La pedagogia come sapere generale e riflessico si muove in direzione della ricerca teorica, focalizzando l’attenzione in modo particolare sull’analisi dei fini e dei mezzi dell’istruzione - educazione - formazione, in direzione della prassi pedagogica attraverso la progettazione, realizzazione e verifica dei processi formativi mettendo in risalto la complessità delle stagioni dell’educazione (dall’infanzia alla vecchiaia) e della pluralità dei luoghi dell’educazione (che vanno dalla scuola alla famiglia, alle strutture sociali e culturali del territorio). La pedagogia nel tentativo di definire il suo ruolo in un ampio ambito sociale, comincia allargando il proprio interesse teoretico verso correnti di pensiero , quali il neopositivismo, che andava sviluppandosi in Europa, il pragmatismo negli Stati Uniti, la fenomenologia, il personalismo francese legato a Mounier e Maritain e la filosofia marxista. La prima corrente che sembrò poter interpretare meglio le esigenze del rinnovamento scientifico della pedagogia fu quella dell’empirismo. Così la pedagogia scende in campo con l’osservazione, la sperimentazione e la verifica empirica collegando la ricerca alla concretezza dell’esperienza e della pluralità dei dati. Per quanto concerne i problemi educativi, la pedagogia adottò il punto di vista scientifico del pragmatismo di Dewey, tale modello partiva dalla problematicità dell’esperienza, valorizzando la dimensione logica del pensiero attraverso fasi costruttive dell’intelligenza. Secondo la visione dewyana il metodo dell’intelligenza consente all’individuo di affrontare con successo le situazioni problematiche che si presentano nell’ambito dell’esperienza. Nel proseguire la complessa opera di riscrittura scientifica, la pedagogia si sposta dal pragmatismo di Dewey al neopositivismo soprattutto in Italia. L’adozione dell’empiricità da parte della pedagogia, trova in Italia e nello specifico in La Porta, la sua sintesi più esaustiva. Una PAGE 22 riflessione lunga e costante che iniziò negli anni ’70, formalizzatasi negli anni ’80 e approfondita negli anni ’90 con la pubblicazione dell’opera “L’assoluto pedagogico” di La Porta. Il modello empirista e neopositivista che la pedagogia assunse tra gli anni ’60 e ’70 per avviarsi alla sua autonomia scientifica, fu aperto a critiche mosse soprattutto da Popper, Khun e Feyerabend. Popper sosteneva che ogni verità scientifica era parziale, in quanto essa è sempre in attesa che una nuova verità venga a correggerla e a falsificarla. Quindi per Popper il metodo della falsificazione sostituiva il metodo induttivo che fra l’altro riteneva insufficiente. Pertanto, concludeva affermando che una proposizione è scientifica solo quando può essere confutata e quindi dimostrata falsa, dall’esperienza. Nella prospettiva di Popper, la teoria precede sempre l’osservazione orientando e condizionando l’intero lavoro razionale di costruzione di conoscenze e verità. Kuhn, approfondisce il rapporto tra continuità e discontinuità nel processo scientifico. L’andamento reale del processo scientifico non è lineare e cumulativo. Esso non segue una direzione precisa ma si muove in modo irregolare, alternando lunghi periodi di stasi a improvvise crisi e trasformazioni. Nei periodi di scienza normale gli scienziati lavorano all’interno delle coordinate concettuali e metodologiche di un determinato paradigma. Nella lotta dei paradigmi, pertanto, il passaggio dall’uno all’atro implica sempre aspetti regressivi e aspetti progressivi. Lo stesso Feyerabend, in linea con Kuhn sottolineava l’incommensurabilità delle teorie scientifiche. In tal senso l’attenzione si sposta su fattori di natura non razionale, legati all’intuizione, allamotivazione, all’immaginazione e alla narrazione, in campo scientifico. Questo perché, nella nascita di una teoria operano prima di tutto le intuizioni, le suggestioni e tecniche escluse dalla pratica ufficiale e tradizionale della scienza. Ciò che emerge dal dibattito filosofico - pedagogico degli anni ’70, è che si va delineando l’urgenza di dare spazio a un’idea di ragione che sappia costruirsi a partire dalla crisi. Nella pedagogia trova spazio il concetto di utopia, che dal greco significa <<nessun luogo>>. E’ proprio l’utopia che apre l’accesso alla pedagogia agli orizzonti dei cambiamenti consentendole di muoversi agevolmente per raggiungere i territori della concretezza. Fondamentalmente la pedagogia verte in due direzioni una improntata su una visione religiosa riferendoci in particolare al personalismo pedagogico fondato da Mounier in Francia intorno agli anni ’30, e una pedagogia di impronta laica. La pedagogia religiosa o personalismo cerca di sottrarsi a una duplice difficoltà: il rischio di confondere la persona con l’individuo o, al contrario, la tentazione di ricomprenderla interamente nella ragione astratta e nei valori impersonali. Per i filosofi di ispirazione personalista, ogni persona incarna una libertà impegnata nel mondo e tra gli altri uomini, e valori eterni all’interno di situazioni temporali. PAGE 22 Parte I CAPITOLO 2 L’assetto epistemologico della pedagogia Finora abbiamo detto che la pedagogia si è mossa per cercare di ottenere una propria autonomia non solo come disciplina ma anche come scienza, e lo ha fatto mettendo in atto due dimensioni quella teorica e quella prassica. Teoria e prassi in ambito pedagogico sono gli alfabeti attraverso cui leggere e interpretare la complessità delle idee e dei fatti educativi. Questi alfabeti si caratterizzano come sistemi autonomi e complementari. L’alfabeto teorico della pedagogia poggia su categorie formali quali: l’oggetto, il linguaggio, la logica ermeneutica, il dispositivo investigativo, il principio euristicoe il paradigma di legittimazione, tutte categorie che fanno della pedagogia una scienza della formazione. 1. l’oggetto della pedagogia: il campo della riflessione pedagogica riguarda la formazione dell’individuo (uomo-donna-bambino-adulto) nella loro contestualizzazione storica, culturale e sociale, una formazione che si struttura in direzione di crescita intellettuale, di autonomia cognitiva e affettiva e di emancipazione; 2. il linguaggio della pedagogia: la pedagogia usa un linguaggio plurale, nel senso che ricorre spesso al linguaggio della filosofia, delle scienze applicate,della storia, della quotidianità. L’originalità della pedagogia consiste nel fatto che essa è in grado di organizzare questo vasto repertorio di codici rendendoli funzionali e applicativi alle diverse necessità di formalizzazione sia dei soggetti che dei loro contesti educativi e di intervento; 3. la logica ermeneutica: la pedagogia utilizza questa logica come criterio descrittivo e interpretativo, formalizzando una triplice dialettica che vede implicate teoria-prassi-teoria. Questa triplice esigenza di fondazione teorica (sotto forma di ipotesi), di traduzione (e quindi verifica), di riformulazione teorica fa della pedagogia una scienza attenta alle istanze delle varie discipline, attenta cioè alla pluralità dei punti di vista e dei diversi modi di codificazione del reale; 4. il dispositivo investigativo: la complessità dell’oggetto della pedagogia richiede una pluralità metodologica che va dalla ricerca teorica alla ricerca comparata, dalla ricerca storica alla ricerca sperimentale e clinica; 5. il principio euristico (della ricerca o relativo alla ricerca): tale principio si pone al centro della pedagogia rendendola scienza in continuo cammino verso una destinazione mai definitiva, ecco perché la pedagogia si dice che è in continua discussione; 6. il paradigma della legittimazione: la pedagogia per la sua riconosciuta poliedricità e per la sua continua ricerca si legittima come sapere complesso e plurale, antinomico e dialettico, generativo e trasformativo. L’alfabeto empirico pone al centro delle parole chiavi nella prassi pedagogica, quali: sviluppo, gioco, diversità, autonomia, creatività, formazione intellettuale, formazione estetica, formazione del corpo e del movimento, formazione affettiva e relazionale e formazione etica e sociale. PAGE 22 Per approfondire l’analisi dell’alfabeto teorico in pedagogia ci avvaliamo della metafora del gioco degli scacchi. Le pedine, nella nostra metafora, rappresentano gli oggetti, ossia i processi formativi relativi ai differenti soggetti della formazione (differenti per genere uomo-donna, lingua, cultura, etnia, forme di intelligenza, stili di apprendimento), alla molteplicità dei tempi della formazione (dal momento che la vita è un continuo processo di apprendimento e formazione, tanto che si dice che per vivere occorre <<imparare a vivere>>, l’apprendimento e la formazione si propongono come processi di modificazione del comportamento, di ristrutturazione delle proprie mappe cognitive, e questo processo di cambiamento attraversa tutte le fasi della vita dall’infanzia alla giovinezza, dall’età adulta alla vecchiaia. In tale prospettiva la formazione offre continue opportunità e svariate occasioni a tutte le fasi d’età.), alla pluralità dei luoghi (famiglia: che è il luogo della socializzazione primaria, dei primi apprendimenti, dell’avio e del sostegno per la costruzione della propria identità; la scuola: che è l’ambiente specifico per avviare quel processo di insegnamento-apprendimento, è il luogo anche dove è possibile trasformare il pensiero empirico a pensiero riflessivo, dalla conoscenza spontanea a conoscenza scientifica, dal sapere contestuale al sapere testuale; le istituzioni extrascolastiche: tipo ludoteche, teatri, palestre biblioteche, campi gioco, associazioni ludo- ricreative, tutte quante ognuno nel proprio ambito rappresentano un’istituzione formativa per il singolo e per l’intera collettività;) e infine il sistema dei media culturali (cinema, televisione, radio, telefono, computer, questi mezzi contraddistinguono la nuova società da quelle precedenti, essi inoltre riescono a veicolare non solo l’informazione ma anche la conoscenza mettendo in relazione spesso oggetti situazioni e saperi lontani riuscendo ad accorciare la distanza fisica che intercorre per es. tra la situazione politica in America e quella in Italia, cioè grazie a questi mezzi è possibile sapere in tempo reale ciò che succede dall’altra parte del mondo, come quando e perché, e così via). Gli alfieri, rappresentano invece, la pluralità dei linguaggi con cui la pedagogia legge e interpreta la complessità dei fatti educativi. La molteplicità dei linguaggi in pedagogia si spiega perché la riflessione pedagogica si basa ora sul piano teorico ora sul piano pratico. I diversi linguaggi sono: – linguaggio analitico-descrittivo: si tratta di un linguaggio di tipo esplicativo, volto a fornire chiarificazioni sulla specificità del soggetto della formazione, sulla sua struttura biologica, sugli stadi del suo sviluppo mentale, sui condizionamenti di natura sociale e culturale che influenzano e determinano la sua identità. Il linguaggio analitico-descrittivo permette di mettere a punto un sistema di documentazione sui fattori di rischio e sulle opportunità presenti nei contesti di vita dove si realizzano i processi di formazione. – Il linguaggio narrativo: è un linguaggio interpretativo, attento alla ricostruzione dei processi di apprendimento dei soggetti in formazione. – Il linguaggio retorico-persuasivo: è un linguaggio relativo ai fini e ai valori. È oltretutto argomentativo che mira a negoziare le diverse teorizzazioni per raccogliere consensi. PAGE 22 – Linguaggio della quotidianità e del senso comune: si tratta di un linguaggio che vede la compresenza di elementi scientifici o filosofici con elementi frasi e concetti del senso comune. – Linguaggio dell’analogia e della metafora: è un linguaggio che si caratterizza per l’utilizzo di frasi o concetti simili o ambigui che intendono specifici significati. Le torri, rappresentano la logica ermeneutica. Esse sono l‘espressione del punto di vista della pedagogia, il “luogo di avvistamento” dal quale guardare il mondo con un “cristallino” pedagogico. La procedura logica della pedagogia è costruita sul triangolo teoria-prassi-teoria. La teoria, nella sua dimensione critico costituisce la condizione prima della pedagogia, la prassi è controllo analitico e metodologico. Essa è però anche intervento trasformativo. La teoria, dopo aver attraversato la prassi, torna su se stessa per elaborare modelli più maturi e comprensivi, per riorientare il proprio percorso, per costruire nuove ipotesi a un livello di ulteriore teoreticità. Non si tratta, tuttavia, di un processo lineare e cumulativo. Un processo carico delle contraddizioni della storia sociale e culturale, così come dell’ esperienza educativa: soggetto, quindi, a possibili deviazioni e continue ristrutturazioni. I cavalli, nel gioco degli scacchi, si muovono a <<salti>> e, nella nostra metafora, rappresentano il modello investigativo, cioè il metodo della <<ricerca>>:una ricerca che gode della massima libertà esplorativa. La complessità dell’ambito di riflessione teorica e di investigazione pratica, nonché la pluralità dei linguaggi e delle logiche descrittive e interpretative comportano, per la pedagogia, una pluralità di settori di ricerca: storia, teorica, sperimentale, clinica, comparata. – La ricerca storica si occupa delle trasformazioni e delle evoluzioni della ricerca pedagogica, delle istituzioni della formazione, delle idee di educazione, istruzione, scuola elaborate nel corso dei secoli; – La ricerca teorica analizza il discorso formale, cioè la strutturazione e l’assetto della pedagogia; – La ricerca sperimentale si occupa dell’osservazione - verifica dei fatti educativi (la messa appunto di prove oggettive di misurazione e valutazione degli apprendimenti, la sperimentazione di metodologie d’insegnamento individualizzato e in gruppo; – La ricerca comparata pone a confronto modelli diversificati di organizzazione pedagogica, ognuno con la propria specificità territoriale e nazionale, al fine di sollecitare revisioni; – La ricerca clinica, infine, allarga l’analisi ai vissuti emotivo-affettivi, ai processi di socializzazione, alla modalità degli scambi interpersonali, che condizionano profondamente le dinamiche dell’apprendimento, in altre parole questa ricerca si propone di tradurre in ambito pedagogico dimensioni sommerse che contrassegnano i processi insegnamento – apprendimento. PAGE 22 Il gioco, dunque ricopre un ruolo irrinunciabile per l’identità personale, per la promozione dell’autonomia e per l’ampliamento degli scambi sociali affettivi e relazionali. La consapevolezza pedagogica della funzione educativa e creativa del gioco comporta una progettazione dei contesti di vita dell’infanzia (casa, scuola, città) che preveda spazi specifici, opportunamente pensati e organizzati per favorire la libera espressività ludica. Ci si riferisce a spazi domestici e scolastici, a ludoteche e palestre, a giardini attrezzati e campi gioco. Diversità: essa attraversa la soggettività individuale a livello biologico, psicologico, etnico, linguistico e culturale. A livello biologico, ciascun individuo è caratterizzato da una specifica identità che lo differenzia tanto dagli individui delle altre specie quanto dagli individui della propria specie. Su questa singolarità genetica si innesta la differenziazione delle esperienze che ciascun soggetto conduce nel proprio ambiente di vita. Le attuali conoscenze neurobiologiche sul cervello dell’uomo hanno rivelato come il numero della struttura delle interconnessioni neurotiche variano da individuo a individuo, in relazione alla particolarità del patrimonio genetico, delle condizioni organiche dello sviluppo cerebrale, durante la crescita delle stimolazioni sensoriali e intellettive dell’ambiente di appartenenza. Gli studi psicologici, confermano come ciascun soggetto si caratterizza per una specifica e unica identità cognitiva e affettiva. La costruzione di tale identità si realizza attraverso la singolarità del fare ed elaborare l’esperienza (sensoriali, percettive, linguistiche, espressive, comunicative, sociali, emotivo-affettivo), in un gioco dinamico di corpo e sensorialità di conscio e inconscio di io ed altri. Si tratta di complessi processi di costruzioni delle strutture mentali che il soggetto realizza a contatto con il mondo fisico e simbolico, ma a contatto con le persone con le quali entra in relazione a partire con la madre. La diversità e la storia di un soggetto che contraddistinguono,ciascun soggetto, contrassegnate da deficit (sensoriali motori cognitivi e linguistici) che comportano spesso pesante condizioni di handicap sociale, scolastico e lavorativo. Alla diversità biologica, psicologica, intellettuale e linguistica si accompagna un'altra diversità: quella etnica e culturale, relative a differenze culturale e linguistiche, religiose e valoriali che contraddistinguono gruppi antropologici diversi. Capire le differenze, significa scoprire che vi sono modi imprevedibili e molteplici di apprendere e conoscere, che ciascun soggetto ha uno stile apprenditivo proprio e una propria forma di intelligenza. Autonomia: viene intesa come esercizio costante di autogoverno e di responsabilità, la peculiarità dell’essere uomo, rispetto agli altri esseri viventi, e quella di nascere in totale dipendenza dagli altri e di dover quindi percorrere un lungo cammino in cui realizzare le esperienze di progressiva autonomizzazione dagli adulti significativi della propria vita, a cominciare dalla madre. Solo sperimentando l’esperienza del distacco graduale, da persone e situazioni protettive, è possibile costruire la sicurezza di base indispensabile per affrontare con fiducia e con entusiasmo una vita adulta, materialmente psicologicamente autonoma. Ciò comporta la capacità di genitori ed educatori ad assumere un atteggiamento non intrusivo e sostitutivo della volontà e degli interessi dei bambini ma, al contrario, facilitante nei confronti dei tentativi di emancipazione che i bambini stessi progettano e portano avanti. PAGE 22 Creatività: essa è la capacità di ristrutturare parole e colori, forme e suoni, idee e schemi concettuali, di ricombinare, in modi diversi, teorie scientifiche ed espressioni artistiche. La creatività è la capacità di trasformare e ricostruire permanentemente la realtà attraverso il gioco dinamico di logica e fantasia, ragione e immaginazione. Così intesa, la creatività è una dimensione strutturale dell’intelligenza nella sua costitutiva tensione alla risoluzione dei problemi della vita. La creatività, infatti si lega alla sopravvivenza biologica mentale e culturale dell’essere umano. Se è vero che la creatività è una caratteristica intrinseca della vita mentale va opportunamente sostenuta sollecitata e incrementata. A caratterizzare e sostenere il pensiero creativo è la curiosità, la flessibilità e l’originalità intellettuale. Il pensiero creativo, in altre parole è un pensiero connotato di sensibilità e di attenzione nei confronti della differenza capace di pensare, di comprendere e di scegliere per sé molteplici e diverse possibilità cognitive, affettive ed esistenziali. La creatività dunque impegna il piano della formazione intellettuale e il piano della formazione estetica. Formazione intellettuale: a livello dello sviluppo e della formazione intellettuale, la creatività cognitiva indica la capacità dell’uomo di saper fronteggiare la problematicità dell’esperienza attraverso ipotesi per una possibile soluzione. Così intesa le qualità della creatività cognitiva sono: flessibilità, prontezza, costruttività delle forme e dei processi di elaborazione del pensiero. In breve la capacità di ragionare in modo versatile su qualunque problema. Lo sviluppo e la formazione intellettuale si articolano in una pluralità di forme differenti, Gardner a tal proposito ha parlato di una molteplicità di intelligenza, dall’intelligenza linguistica a quella corporea. Una formazione intellettuale coinvolge corpo e linguaggio, si nutre degli stimoli ambientali e sociali, interferisce nei processi inconsci attraverso l’intuizione e l’immaginazione. L’esercizio intellettuale è strumento di collegamento tra l’uomo e il suo ambiente, attraverso tale esercizio osserva gli oggetti e situazioni, interpreta e attribuisce loro significati e funzioni in relazione anche alle proprie motivazioni, a loro volta collegate a bisogni e interessi specifici, riflette su ciò che lo circonda, compie analogie e inferenze, elabora schemi e mappe concettuali decostruisce e costruisce la realtà, inventa soluzioni originali, esprime e comunica attraverso il linguaggio. In tal senso l’educazione intellettuale, comporta la capacità di individuare con chiarezza i problemi posti dall’esperienza. Formazione estetica: essa rappresenta il sapere umano artistico, scientifico, letterario ecc.. ed è funzionale alla creatività nella sua molteplicità delle manifestazioni. L’educazione estetica si concretizza in una ricca tradizione di produzione culturali: dalla poesia, al canto, alla musica, la danza, alla scultura e alla pittura e così via. La formazione estetica si esprime con la cura degli spazi, dei modi e degli atteggiamenti (il nostro porgerci, il nostro esprimerci, l’immagine che presentiamo di noi stessi), degli oggetti attorno a noi (il loro accostamento cromatico, le loro proporzioni). La consapevolezza della dimensione della realtà, che si esprime nell’arredamento degli ambienti di vita, nell’abbigliamento, nella cura per la natura, permette PAGE 22 di coglierne dissonanze e incongruenze formali. La formazione estetica è inoltre uno strumento di revisione contro i rischi dell’alienazione. Formazione del corpo e del movimento: questo tipo di formazione si esprime nel binomio corpo e psiche in una unità sistemica nella quale l’autonomia funzionale di ciascuna delle due dimensioni è garantita proprio dalla relazione reciproca che lega l’una all’altra. La dimensione corporea trova la sua valorizzazione nel corpo, inteso come mezzo di conoscenza e di comunicazione con se stessi, con gli altri e con l’ambiente. Per lungo tempo il corpo è stato inteso come luogo d’azione di passione e sofferenze, strumento di seduzione e di piacere sessuale. Da qui parte la pedagogia del corpo sulla disciplina rigorosa della postura, dei desideri, delle pulsioni, dell’abbigliamento e dello stesso sguardo. Soltanto nel ‘900 le teorie sulla corporeità iniziano a liberarsi da vincoli moralistici e sessuofobici e si incamminano verso frontiere pedagogiche che accolgono la dimensione fisica del bambino come irrinunciabile strumento di conoscenza e di relazione. L’esplorazione cognitiva dell’ambiente e le prime interazioni sociali, la costruzione dell’identità personale e i primi livelli di concettualizzazione umana avvengono sulla base del movimento e del coordinamento spazio-temporale realizzati tramite l’esperienza della propria corporeità. La stessa Montessori indica nella mano (quell’organo fine e complicato nella sua struttura) che consente all’intelligenza non solo di manifestarsi ma di entrare in rapporti speciali con l’ambiente. L’uomo prende possesso con l’ambiente con la sua mano e lo trasforma sotto la guida dell’intelligenza. Se il corpo è motore di pensieri e azioni, emozioni e affetti, luogo di raccordo tra logos ed eros, appare evidente come l’educazione fisica e motoria debba essere in grado di cogliere le valenze biologiche e fisiologiche, cognitive, affettive, sociali ed estetiche. L’educazione fisica e motoria si connota come insegnamento all’uso del corpo, coinvolgendo anche l’interazione tra educazione fisica ed educazione alimentare (si pensi ad es, alla drammatica rilevanza che assumono in età adolescenziale, i problemi legati all’anoressia e alla bulimia). Una corretta formazione corporea contribuisce: D B C 0D C 8 3 alla formazione intellettuale, affinando gradualmente le capacità sensopercettive, sviluppando gli schemi posturali di base; D B C 0D C 8 3 alla formazione etico-sociale, educando al rispetto e alla condivisione delle regole di gruppo e acquisendo, contemporaneamente, conoscenza e padronanza delle regole della comunicazione sociale e della convivenza democratica; D B C 0D C 8 3 alla formazione affettiva, insegnando a controllare forme di aggressività e di prevaricazione e utilizzando i giochi come occasioni di apertura collaborativi e di incontro empatico con gli altri; D B C 0D C 8 3 alla formazione estetica, prestando attenzione alla scioltezza e all’eleganza dei movimenti. PAGE 22 Il ‘900 è stato contrassegnato da Darwin, Freud e Taylor. Con Darwin la specie umana perde la sua centralità nell’universo. Con Frued è la ragione a perdere la sua centralità con la scoperta di altre dimensioni. Con Taylor, infine, è l’uomo bianco (la sua lingua e la sua cultura) a perdere centralità rispetto alla molteplicità dei popoli che abitano la terra. La scoperta dell’altro, con il suo diritto alla differenza, comporta il riconoscimento di pari opportunità e uguaglianza in tutti gli ambiti della vita personale e sociale, per tutti gli uomini, le donne e le loro culture, indipendentemente dal colore della pelle, dalle lingue e dalle tradizioni, dalle fedi e dai valori. Questi tre grandi ribaltamenti di prospettive, influenzano concezioni di vita e sistemi di pensiero. Si affermano i concetti di pluralità e differenza, di cambiamento e di complessità delle forme di vita, delle forme di pensiero, delle società e delle culture. Il decentramento operato dalla rivoluzione evoluzionista, psicoanalitica ed etno – antropologica coinvolge la struttura poetica e narrativa, il teatro , il cinema, la pittura, e le arti plastiche, la musica, le forme dell’abbigliamento. Tali contaminazioni, rompendo schemi irrigiditi e ripetitivi, componendo ritmi, forme e colori, danno luogo a modalità espressive e comunicative profondamente ristrutturate. La pedagogia acquisisce, in tal modo, la consapevolezza del carattere inquieto e incompiuto, critico e problematico del proprio assetto disciplinare. Dall’altra parte e contemporaneamente, la pedagogia assume su di sé l’impegno etico ed emancipativi al riconoscimento, al rispetto e alla valorizzazione delle differenze, attraverso una formazione multidimensionale in cui collegare creativamente ragione e immaginazione. Von Bertalanffy formula, negli anni ’40 la sua teoria dei sistemi. Il concetto di sistema esce dagli approcci olistici. La teoria di sistemi fa la distinzione fra schema di organizzazione di un sistema e struttura fisica del sistema stesso. Lo schema di organizzazione che caratterizza tutti i sistemi viventi è lo schema a rete, Maturana ha dedicato la formulazione del concetto di autopoiesi. I sistemi viventi sono sistemi autopoietici in quanto la loro organizzazione interna è una rete che produce continuamente se stessi. A livello del suo schema di organizzazione (a livello cioè, della sua autopoiesi), dunque, il sistema vivente può dirsi chiuso e autonomo. Il suo ordine e il suo comportamento non sono determinati da influssi ambientali ma derivano da processi autonomi di autoorganizzazione. A livello della sua struttura (a livello, cioè, delle componenti fisiche del sistema), il sistema vivente è invece,aperto. Esso interagisce continuamente con l’ambiente, scambiando con esso materia ed energia e trasformandosi, di conseguenza, sulla base di processi metabolici e di sviluppo. Grazie alla coerente integrazione di chiusura e di apertura all’ambiente e cioè alla particolare coesistenza di permanenza e cambiamento, ciascun sistema vivente, ha modo di conservare la propria unità identitaria, nonostante vada incontro a continui mutamenti fisici, per effetto dell’azione dell’ambiente esterno. L’idea di chiusura organizzazionale, avanzata dalla teoria di sistemi, si è rivelata ricca di implicazioni, tanto nel campo delle scienze neurologiche quanto nel campo epistemologico e filosofico. La pedagogia ha ricavato la necessità di rivedere le strutture portanti della sua razionalità: il suo statuto disciplinare e la sua progettualità operativa. PAGE 22 Lo statuto formale: la morfologia epistemica della pedagogia, i suoi saperi e i suoi linguaggi, la sua logica, il suo criterio metodologico e il suo dispositivo euristico, è stata spinta a rifondarsi. Lo statuto della pedagogia nel dibattito scientifico e filosofico ha acquisito la consapevolezza del carattere inquieto e problematico, mobile e incompiuto del suo statuto teorico, alla cui costituzione concorrono logiche molteplici e differenti. Ha acquisito consapevolezza, cioè, della necessità di rimettere in circolo continuamente le proprie incertezze, della necessità di favorire le intersezioni, revisioni e integrazioni. Emergono, ancora una volta, le dimensioni della problematicità e della pluralità. Dunque, le varie pluralità di questa complessa pedagogia sono: D B C 0D C 8 3 pluralità di paradigmi e interpretazioni , di messaggi e di codici, di modelli di ricerca, con cui il discorso pedagogico legge se stesso, ossia riflette sulle proprie strutture epistemiche, sui propri modi di essere e fare scienza e riformula i propri percorsi investigativi; D B C 0D C 8 3 pluralità di scienze con cui la pedagogia sente la necessità di intrecciarsi, per riformulare il proprio statuto e la propria progettualità, il proprio ambito investigativo e le proprie metodologie procedurali; D B C 0D C 8 3 pluralità di emergenze, istanze, richieste, bisogni con cui la pedagogia sente l’urgenza di confrontarsi: i problemi dell’infanzia ancora declassata e negata, il disagio giovanile e l’emarginazione degli anziani, le nuove povertà, le nuove forme di analfabetismo, l’ampliarsi di conflitti etnici e religiosi, la responsabilità a cui rinviano i più recenti sviluppi delle ricerche tecnologiche e la vulnerabilità degli equilibri ambientale. La progettualità operativa: educare a pensare in maniera complessa. La carta d’identità della pedagogia della ragione espone tre contrassegni di riconoscimento: supermento, interdisciplinarietà, impegno. La pedagogia critica aspramente sei modelli di cultura monocentrica e assiomatica. L’antropocentrismo è la prima esemplificazione di un modello arrogante e monoculturale: da una parte, l’uomo come centro, motore guida dell’universo, fine ultimo dell’evoluzione della specie; dall’altra parte la natura da dominare e sfruttare, l’uomo signore unico e assoluto ha potuto in tal modo compiere un opera di spoliazione e di saccheggio ambientale cinica e violenta. La pedagogia, in questa direzione, può offrire il suo contributo teso a riportare l’uomo nella sua più equilibrata e coerente posizione di essere vivente, interno alla natura, capace di intrecciare rapporti creativi con la terra e con tutti i suoi abitanti, quella imprevedibili e infinite leggi che governano la vita. Il glottocentrismo è il secondo bersaglio del nostro intervento critico progettuale. Esso ha fatto si che il linguaggio orale e la sua traduzione grafica, la scrittura, fossero privilegiati come gli strumenti fondamentali della comunicazione umana. Questa scelta linguistica ha posto in secondo piano un’altra serie di segnali del corpo che l’uomo storicamente ha prodotto e utilizzato per esprimersi. Il linguaggio del corpo è un elemento a cui la pedagogia deve offrire piena dignità. PAGE 22 Il logocentrismo è il terzo dei nostri bersagli. Esso si è storicamente prestato all’opera di esclusione di ogni modello o tensione divergente dalla centralità assiomatica della logica. Sono stati, marginalizzati pensieri e altre ragioni, è stata marginata la dimensione dell’eros e dell’affettività ed è stata rimossa parte legata all’inconscio, ai sogni, alle pulsioni, ai desideri. La nuova razionalità cui la pedagogia volge la sua piena adesione ha una forza straordinaria che le deriva dalla capacità di fare autocritica e aprirsi alla pluralità dei modi di percepire di conoscere interpretare, costruire il mondo e di rendere produttivo lo scambio tra pensiero ed emozione, logica e fantasia, mente e affetti, logos ed eros. L’etnocentrismo è il quarto dei nostri bersagli, esso ha compiuto storicamente un’opera di gerarchizzazione e discriminazione ai danni di culture,popoli e nazioni ritenute inferiori rispetto ad altre arbitrariamente ritenute superiori.la pedagogia, ha la responsabilità di problematizzare i rapporti tra identità e alterità, di trasformare il diritto alla differenza in educazione alla differenza. Tutto ciò al fine di liberare le culture sottomesse, di lasciare emergere l’originalità delle loro espressioni e delle loro manifestazioni, in un dialogo interculturale in uno scambio paritario, produttivo e creativo. L’adultocentrismo e la scuolacentrismo sono l’ultimo dei nostri bersagli, di qui l’impegno ad una progettazione formativa rispettosa di tutte le età della vita (infanzia, giovinezza, età adulta, vecchiaia) valorizzate nella diversità esistenziale che le caratterizza noncchè dei luoghi della formazione (formali, non formali, informali: famiglia, scuola, chiesa, istituzioni sociali, culturali, del tempo libero ). Un impegno nel segno dell’educazione per tutti e per tutta la vita. Parte III I luoghi e i tempi dell’educazione. Capitolo I “IL SISTEMA FORMATIVO IN UNA SOCIETA’ DEL CAMBIAMENTO” Pur persistendo la divisione nel nostro pianeta in paesi ricchi e paesi poveri si può riconoscere una grande lievitazione della qualità della vita, merito degli esiti della ricerca tecnologico- scientifica, delle conquiste salariali e normative dei sindacati (redditi più elevati, riduzione PAGE 22 tutto questo si rivela un caos totale perché nascono conflitti sociali a causa di rivendicazione dei diritti sia da parte dei migranti sia da parte degli ospitanti. PARTE III - CAPITOLO 2 Verso un sistema formativo integrato Abbiamo finora visto come l’albero del sistema formativo sia abbastanza ramificato e con esso si moltiplicano anche i luoghi dell’educazione. Molte ricerche in tal senso hanno attribuito valore alla città designandola però in una doppia veste o meglio in una doppia identità ora come angelo, ora come mostro con i suoi mille volti. Da un lato tende a mostrarsi come propensa a migliorare la qualità di vita dall’altro tende a diventare “bussola” per decifrare i vettori di cambiamento della società, della cultura e delle loro esigenze. PARTE III CAPITOLO 3 Le agenzie educative La riflessione pedagogica tende a prendere di mira non solo il processo educativo ma anche le agenzie specializzate a questo, in particolare presta attenzione alle agenzie educative formali (scuola) e non formali (famiglia o enti, associazioni extrascolastiche, chiesa ecc..). Durante l’esame critico alla scuola del nostro paese è venuto fuori un quadro piuttosto pietoso sulla qualità del sistema scolastico, nonostante il governo e i mass-media di stato vogliono far credere all’opinione pubblica, anche il nostro sistema scolastico è ben organizzato e strutturato. Ma realmente è venuto fuori che vi sono ben 5 aspetti negativi se non di rischio che minano seriamente la struttura qualitativa e funzionale della scuola, tanto da collocare il nostro paese al 5° posto rispetto all’Unione Europea. 1. il primo aspetto riguarda la mancanza di una politica riformatrice di base che potesse garantire vera rispettabilità all’identità propria della scuola sia primaria che secondaria, poca considerazione istituzionale è riservata al sistema organizzativo e temporale, per quanto concerne la scuola secondaria, lo stato è colpevole di non aver assicurato una scolarizzazione di massa, non ha messo la scuola in condizioni di interloquire con il mercato del lavoro e infine non sono riusciti a unificare la scuola, ramificata cioè in indirizzi per gli ingressi universitari. 2. riguarda il divario esistente tra la scuola del nord e quella del sud. Allo stato, in tale prospettiva, si accusa una mancanza di progetto – infanzia per gli asili nidi nel Mezzogiorno, assenza di una politica meridionalista a favore della scuola dell’infanzia che che rimane sotto il livello delle medie nazionali sia per qualità che per quantità, ritardo nella lotta alla dispersione scolastica, mancato sviluppo nel programma dell’edilizia, precarietà dei servizi di sostegno. 3. libero mercato alla cultura, cioè si vuole assegnare alla scuola solo l’istruzione formale (imparare a pensare con la propria testa) e norme valoriali, mentre l’istruzione materiale si vuole affidare al mercato elettronico. 4. l’istruzione fornita dall’attuale scuola risulta fuori luogo e lenta rispetto ai cambiamenti culturali richiesti dalla società moderna, pertanto la scuola rischia di passare da baricentro a marginale nel sistema formativo. 5. a causa delle frequenti ondate di etnie extracomunitarie spesso la scuola dietro l’imposizione dello stato è costretta a cedere i suoi edifici le sue aule per alloggiare, in tal modo si verifica una forte discontinuità formativa a riduzione del tempo scuola. PAGE 22 A livello istituzionale e politico la scuola è oggetto purtroppo da una parte dalla politica del neoliberalismo, la quale tende a una liberazione del mercato dell’istruzione sotto forma di educazione e formazione, e dall’altra parte dal neointegralismo l’integrazione del sistema scolastico privato e che tende a sopraffare la scuola pubblica. Il sistema formativo integrato è costituito da un quadrilatero ovvero dalla famiglia, dalla scuola, dagli enti locali e dall’associazionismo, ognuno dei quali sono specifici e complementari; specifiche perché ogni agenzia è chiamata ad esplicitare in proprio campo formativo ed insieme portano avanti un progetto educativo – formativo complementare e complesso. Per quanto riguarda gli Enti locali, essi sono governi periferici dello stato, che assolvono ad alcune mansioni politiche del territorio locale. Questi enti hanno subito 3 stagioni formative: 1 stagione: dalla costituzione della Repubblica sino agli anni ’70 ha assunto una posizione prettamente assistenzialistica nei confronti della scuola che ancora a quell’epoca la stessa scuola presentava anomalie, disfunzioni e precarietà. 2 stagione: dagli anni ’70 sino agli anni ’80, gli enti locali puntano il loro interesse e le loro politiche d’azioni verso l’extrascuola quindi inizia a gestire e a sperimentare i centri culturali, i parchi giochi e le altre agenzie, mettendo i giovani in condizioni di poter fruire di spazi, organizzazione e strutture nuove. 3 stagione: dagli anni ’80 in poi gli enti locali mirano ad un’alta progettualità e comincia a svilupparsi il sistema formativo intendendolo come “INTEGRATO”, nonostante ancora oggi rimane il divario fra nord e sud. L’associazionismo, altro punto del quadrilatero, risulta una risorsa irrinunciabile, perché rappresenta il settore che si occupa del privato sociale, impiegando bene il tempo il tempo libero e rendendosi al tempo stesso luogo di aggregazione. Nel nostro paese esistono varie agenzie addette all’associazionismo che si suddividono in laiche e cattoliche, le prime sono: Arci, Endas, ecc.., le seconde sono: azione cattolica, Acli ecc.. Esse, tutte, sperimentano volontariato, iniziative educative culturali no profit in accordo si all’intervento pubblico che a quello del mercato sociale. Questi centri si dividono per giovani, adolescenti e anziani, e gli obiettivi principali sono: – finalità formative: interazione socio-affettiva (per questo si dice che sono luoghi di aggregazione), ampliamento e integrazioni di informazioni e conoscenze; – strutture: queste spesso sono strutturate con all’interno degli spazi quali laboratori, biblioteche, e spesso alcuni centri sono specifici per settore tipo musica, danza, teatro ecc.. – contenuti: i centri mirano soprattutto a: ampliamento e integrazione tra scuola e società attraverso la socializzazione e l’acculturazione. Parte III Capitolo IV LE STAGIONI DELL’EDUCAZIONE Oggi la riflessione pedagogica pone al centro della sua attenzione le varie età generazionale del percorso evolutivo dell’uomo: infanzia, adolescenza, età adulta e vecchiaia. Questi sono i PAGE 22 tempi della vita che nella prospettiva di una educazione permanente rappresentano i tempi della formazione umana. La società attuale sembra oggi voler riconoscere l’età adulta perché viene data importanza come stagione del lavoro, le stagioni più marginali sembrano essere quella dell’infanzia e soprattutto quella della vecchiaia. In merito questi ultimo, si osservano delle modifiche naturali sia a livello fisico, sia biologico che psichico. L’anziano potenzialmente riduce le proprie abilità rispetto alle epoche precedenti ma ciò nonostante gode di un’altra epoca a lui nuova con caratteristiche diverse rispetto a quelle delle epoche precedenti, e su questa base la pedagogia si attiva proprio per avviare l’anziano ad una educazione permanente o se si preferisce ad una educazione al cambiamento. In questo senso l’anziano va reso consapevole che l’intero percorso di vita dell’adulto è fatto da fasi di stabilizzazione e fasi di transizione e all’interno di ognuna di queste fasi è necessario tener conto che si adempiono a certi ruoli, che si ipotizzano degli obiettivi, dei compiti e delle scelte. E’ proprio alla luce di quanto detto che si delineano l’età della scolarizzazione, l’età del lavoro e l’età del pensionamento. La pedagogia vuole dirigere l’anziano a liberarsi da quegli stereotipi che definiscono la vecchiaia come periodo preoperatorio alo stadio finale della sua vita, è per questo che l’anziano deve riconsiderare sotto un’altra veste le dimensioni tempo, nel considerarsi soggetto libero da impegni fissi e grosse responsabilità e dedicare il tempo a sua disposizione a se stesso; la dimensione spazio, che li permettono di distribuire, organizzare e migliorare il tempo come i centri sportivi, le scuole di ballo, i centri culturali, le sedi politiche e negli ultimi anni anche le agenzie educative-formative tipo l’università della terza età; infine la dimensione soggettiva, il sé, il corpo, ovvero, spesso l’anziano rifiutando il suo corpo che invecchia va ad intaccare la sua sessualità per cui gli stereotipi impongono che, con l’avvento degli anni, la diminuzione delle energie e le ridotte prestazioni, la vecchiaia sia asessuata, questo dipende non da un reale divieto sessuale ma dalla riduzione degli investimenti affettivi e l’insorgere di sentimenti di indifferenza e di ostilità. E’ pur vero che l’accettazione o meno di questa nuova epoca dipende anche dalle dotazioni intellettuali di partenza, dall’istruzione scolastica ricevuta, dal ruolo assunto nelle varie fasi della sua vita, dallo stato di salute, dalle motivazioni e dagli interessi che si creano in virtù spesso del tipo di professione svolta in passato. La vecchiaia, dunque, è un’età diversa perché è più ricca di tempo, di esperienza, di amori dati e ricevuti, di successi e di insuccessi, di realizzazione e di sconfitte. EDUCAZIONE NUOVA E CULTURE INTELLECTUELLE La ricerca sulla cultura deve orientare la sua analisi non sul prodotto finito bensì sui processi che ne producono tali risultati. Visalberghi, pedagogista, afferma nella “Scuola Aperta” come l’elemento dinamico e di trasformazione interna di una cultura dovesse restare preziosa caratteristica che è possibile perdere o snaturare, e per tale motiv deve diventare oggetto delle nostre cure. Tale appello si presentava alla fine degli anni ’50 come un invito non soltanto rivolto a prevedere i rischi di un degrado della cultura umanistica ma anche a contenere le incognite di un progresso tecnico in avanzata. In Francia, in un contesto come quello del II° dopoguerra, per molti aspetti si afferma la volontà di allargare l’orizzonte degli studi sull’educazione nuova. Sul piano storico-filosofico si presentano due orientamenti: uno di ordine naturalistico, secondo la quale l’uomo è tale in virtù di una natura propria; l’altro di ordine storico-istituzionale, per il quale l’uomo si fa in virtù della cultura formalizzata e delle pratiche politico- istituzionale. Non sono poche le occasioni di confronto fra i due orientamenti e il dibattito sul rinnovamento dell’istruzione secondaria diventa in Francia in questa prima metà del ‘900, PAGE 22
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved