Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti guastini, Appunti di Estetica

Appunti su Genealogia dell'immagine cristiana

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 24/05/2016

emmettifilein
emmettifilein 🇮🇹

3.9

(12)

16 documenti

1 / 9

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti guastini e più Appunti in PDF di Estetica solo su Docsity! La nascita delle immagini cristiane arrivò oltre un secolo e mezzo dopo l’evento fondatore del Cristianesimo e formulata con differenti gradi di raffinatezza. La TESI di HARNACK è volta a spiegare il processo di “cattolicizzazione” del Cristianesimo, compiutosi a Nicea nel 325, come una sorta di sviamento della sua originaria purezza kerygmatica, attuato in virtù di un compromesso con la teologia politica imperiale e con la cultura ellenistica romana. Dunque, le immagini sono qualcosa di “subìto” dal Cristianesimo ma mai veramente metabolizzate in termini dottrinali. Questo è l’effetto del suo incontro con la cultura ellenistica. IPOTESI di KLAUSER, desunta dalle riflessioni di Gregorio Magno dedicate alla pittura è basata sulla contrapposizione tra: chierici (dediti alla teologia) e laici ( incapaci di arrivare alle altezze teologiche se non attraverso la pittura). PITTURA COME SUPPLEMENTO PER LA LETTURA DEI TESTI SACRI = il Cristianesimo, come già aveva fatto il giudaismo, ribaltando la tradizione greca dell’eidos, porrà il logos (verbum, parola) in assoluta preminenza rispetto all’ eikon (immagine). GUASTINI, invece, ha una tesi diversa rispetto a quella delineata in precedenza. A partire dal dato storico del ritardo delle immagini cristiane e con l’aiuto dei documenti apostolici, apologetici e patristici tenteremo sinteticamente di delineare i tratti di una teologia dell’immaginee della visione cristiana delle origini non del tutto rispondente a quell’idea di gerarchia tra logos ed eikon. L’immagine antica, greca e poi ellenistica- romana è a predominante teofanica (manifesta, rivela il divino nelle proprie rappresentazioni e anche nelle altre forme di poiesis). L’eikon non ha prerogative specifiche rispetto alle altre forme di poiesis rispetto alla poesia gnomica, epica omerica. Sono gli uomini di cultura a parlare di questa prerogativa teofanica della poiesis greca (Erodoto, “Storie”) Omero ed Esiodo hanno rivelato gli dei alla Grecia = semaino e non faino. E’ koinè della cultura greca pensare che la poiesis in tutte le sue espressioni fosse un mezzo di manifestazione divina, far vedere come il divino era per i Greci. Solo questo specifico rapporto teofanico è quello che i cristiani giudicheranno idolatria, idolatrico di tale pratica simbolica. La tradizione apostolica e poi apologetica cristiana non fa differenza tra le varie poiesis. Al Cristianesimo interessa solo questo della questione poietica, poietica nei confronti delle forme simboliche della poiesis. Rapporto idolatrico, predominanza teofanica che si basa su una qualità specifica attribuita dall’antichità pagana all’immagine (in questo rientra l’intera poiesis come tale), qualcosa che ne fa da condizione stessa di possibilità della teofania che riguarda la poiesis come tale: quella di essere considerata come immagine di qualcosa cioè rappresentazione, ripetizione della cosa di cui è immagine (figurativa e verbale senza differenza). MIMESIS Tutte le forme della poiesis antiche erano concepite come mimesis e la teofania è da questo punto di vista una specie della mimesis. L’accusa di idolatria si allarga alla poiesis come tale in quanto mimesis anche se ai cristiani interessa vedere l’esisto teofanico del carattere mimetico = condizione di possibilità dell’idolatria stessa. 1 TEOFANIA specie della mimesis CARATTERE TEOFANICO specie del carattere mimetico della poiesis in generale e dell’eikon in particolare come di altra forma di poiesis, di produzione umana esemplata sulla produzione di processi naturali ( 0 3D Bφύσι in senso lato intesa cioè come tutto quello che viene alla luce) . Il termine mimesis è un termine chiave per comprendere la cultura greca. Eikon come poiesis e come di ogni altra forma di teoria (rimando alla visione del divino theoreo=teofanica). L’eikon ha contenuto teoretico sebbene minore rispetto ad altri saperi. L’eikon in quanto tecnica poietica è una forma di sapere e in virtù di questo carattere di sophia si spiega la ragione per cui ARISTOTELE può affermare che ogni poietikè è disposizione alla verità secondo il logos. Il libro VI dell’ Etica Nicomachea relativo alla poietikè come forma di conoscenza hanno un contenuto teoretico minore rispetto alle conoscenze teoretiche più alte che si applicano al mondo delle certezze ( impianto architettonico della gnoseologia aristotelica ). In quanto forma di conoscenza sul divino (teofania), sull’umano, sulla sua praxis, sulla natura meno rigorosa delle conoscenze epistemiche, meno teoretica ma non meno efficace di quelle epistemiche riguardo a ta antropinà ( cose umane) e a ta endenomina (cose contingenti). Le eikòn dentro questo quadro in cui anche le poiesis sono sapere, sono forme di conoscenza e forme secondo il logos. RAPPORTO TRA EIKON E LOGOS: cosa c’entra? Perché l’immagine può essere concepita come logos? Che c’entra l’immagine con quel processo razionale che trovava manifestazione soprattutto nell’espressione verbale? Cosa c’entra con il logos l’epica, l’epos, la tragedia composte da parole? Le parole contengono qualcosa come un logos ( nel senso più di un rapporto che di un contenuto) al loro interno. VERITA’ per i Greci una sola. Aristotele la mette a suggello dell’operazione poietica come suo fine. Logos ed eikon sono disposizioni che pur diverse nelle loro modalità, tuttavia perseguono il vero alla stessa maniera (cioè mimesis = imitazioni del dato e dei processi naturali che logos,poiesis ma anche praxis hanno come modello di esecuzione). Tutte le forme simboliche come tali e figurative e verbali sono forme di mimesis, di imitazione di ciò che si riteneva essere verità. DOVE SI SITUA PIU’ PRECISAMENTE IL RAPPORTO TRA LOGOS ED EIKON? Bisogna capire ciò per capire dove sta l’anti-filosofia dell’ eikon. Dove non si situa? La filosofia di PLATONE ce lo fa capire bene e per conseguenza ci fa capire dove si dovrebb situare. La filosofia di Platone è mossa dal medesimo presupposto da cui è stata mossa l’intera civiltà greca e cioè che sia logos sia eikon per essere vere devono essere mimesis ( è vera la critica 2 Il rapporto di Platone con l’immagine è un rapporto di priorità della cosa con l’immagine. Il rapporto che l’immagine ha con la cosa è di risalimento, è un rapporto di tipo anagogico. (anaghein = “condurre all’indietro” cioè risalire) L’immagine è eikon se risale al principio. Paolo userà un altro termine: paraghein = trapassare ( il movimento relativo alla natura dell’immagine è paragogico). Secondo Paolo le figure sono tali se trapassano. Intermezzo sulle immagini indicando la vera e propria destituzione del carattere archetipo delle immagini cristiane delle origini che si pone dentro una tradizione ( che è la continuazione della tradizione classica nel mondo ellenistico-romano) semantica dell’immagine greca = es. sarcofago ( rappresentazione storica della nascita di Gesù, di un personaggio storico riconoscibile come tale hic et nunc). • DESTITUZIONE del CARATTERE ARCHETIPO della DIMENSIONE UNIVERSALE che possiamo riconoscere in tutto il corso della tradizione iconografica pagana. • FONDAZIONE dell’ UNIVERSALISMO CRISTIANO da parte di San Paolo ( forma antitetica, paralogica e paranomica, di universalismo rispetto a quella greca). Anche nella letteratura cristiana è avvenuta la medesima destituzione del referente archetipo della parola, del logos e con un’operazione analoga più orientata in senso teorico (es. meditazione fatta da Agostino che dedica al rapporto tra res e signa nel “ De Doctrina Cristiana”. Nei signa destituisce la res) . Come nelle eikon si destituisce l’archetipos e per le stesse ragioni DESTITUZIONE = logica anagogica cioè dell’idea secondo la quale (sia detta nel modo più generico) il senso di una cosa è destituito dal PRINCIPIO, dalla causa che la informa. La destituzione affonda le sue cause nell’ ANTI-FILOSOFIA così potente da convertire anche la semantica dei linguaggi con cui si è espressa, di quelli verbali e iconici. Dietro la destituzione un’altra CONCEZIONE e AMMINISTRAZIONE del TEMPO ( dietro questa anti-filosofia rispetto a quella classica) di cui qualcosa si riverbera proprio anche nell’immagine in come l’immagine è fatta ( il farsi strada nell’idea di un’eternità, quella mostrata dalle immagini plastiche arcaiche ed egizie e poi mediata con la temporalità dalle immaginiplastiche del mondo classico che teneva insieme le due cose: incorruttibilità 5 della forma e corruttibilità della materia ). Qualcosa che vediamo destituire così come l’immagine è fatta e che prende ad essere fatta in un altro modo ma anche in come è vista. UTILIZZO delle IMMAGINI nel mondo pagano = le statue erano ritenute possesso del principio di ciò di cui erano immagine. “ IDEA DELL’ESSERE IMMAGINE DI…”. L’uso liturgico delle immagini dipendeva dal contenere la forma, il principio, la causa di cui erano immagine. Cosa perettava tale fenomeno? L’idea dell’immagine come immagine di qualcosa. Nelle statue c’era qualcosa del dio di cui le statue erano immagine. Fenomeno deietto come quello dell’incubazione spiega bene l’idea del senso dell’immagine come una presenza in quelle che erano rappresentazioni e che è conseguenza logica dell’idea dell’immagine come immagine di. Discorso di Paolo sull’aeropago: elemento della presenza nell’immagine della cosa e del dio nell’immagine divina che Paolo va a cercare senza riuscirci Accusa di idolatria. Paolo non riuscirà a convincere nemmeno i filosofi della sua epoca che è idolatrica l’idea di risalimento ( attraverso l’immagine si poteva risalire al principio), l’idea di una presenza di un principio per cui l’immagine è tale. Rapporto di temporalità = non solo come concezione ma anche come amministrazione, come prassi del tempo. L’ anti-filosofia cristiana delle immagini è qualcosa che attiene al III e IV sec. della tradizione iconografica cristiana. In seguito ritorno dell’ellenizzazione nella trad. greca bizantina = decisiva per capire quello che viene dopo il collegamento tra la cultura ellenistica e cristiana e per capire ciò che avviene in quei due secoli di totale rimozione, esclusione di ogni altra cultura. Ciclicità del tempo = non bisogna attendere il mondo ellenistico affinchè sia presa in carica dalle dottrine filosofiche, cosmologiche e anche poietiche greche; resta però che la dominante della concezione greca della temporalità fino tutta l’epoca classica non è ciclica ma è entropica perché l’operazione di movimento retrogrado che compie il tempo, una volta che si realizzato, non è perfettamente corrispondente al movimento dell’avanzamento. Dunque, il livello di entropia resta tutto. Tra le forme letterarie specifiche dell’escatologia semitica in senso lato, in particolare ebraica, c’è l’Apocalittica che serve a comprendere: • senso dell’escatologia in termini generali • distanza che il cristianesimo dei primi secoli misurerà da questa concezione della temporalità che poi si riverbera nella dimensione delle sue forme simboliche e nella 6 dimensione iconologica della trad. cristiana ad esempio è ciò che fa sì che i cristiani tornino all’immagine mentre il giudaismo rimane estraneo nella sua dominante culturale alla pratica iconografica. Ragioni per cui una forma simbolica (letteraria) come quella apocalittica abbia attecchito così diffuso nella trad. semitica e così poco nella trad. cristiana primitiva che discende dalla grande famiglia semitica e che non ha vissuto questo passaggio apocalittico. Rapporti tra escatologia e forme simboliche che se ne sono fatte portatrici carattere peculiare del cristianesimo (spiegazione del suo carattere iconico sia rispetto alla trad. greco-ellenistica e sia rispetto alla trad. giudaico di provenienza). Termine greco apocalypsis = rivelazione di immagini simboliche, arcaiche, oscure. Una specie del genere profetico che prende la strada specifica dell’apocalittica. Il termine indica un modo di narrare dentro la narratio profetica in generale. La fioritura apocalittica esplode sempre nei momenti drammatici della storia di Israele, è uno dei caratteri. L’apocalittica che pure sopravvive in tutta la tradizione ( proviene da quella modalità escatologica di concepire il tempo) però alle sue esplosioni nei momenti più drammatici della cultura ebraica. Libro di Daniele, scritto in ebraico e tradotto dai Settanta fine del tempo ( attraverso immagini e allegorie) = arcangelo Gabriele va a parlare a Daniele, il prescelto, e gli va a rivelare la fine dei tempi, ciò che avverrà. Tempo della fine = kairòs e NON cronos ESCATON = “ultimo” ma anche nel senso di infinito (il peggiore) che nella cultura semitica diventa il fine e la fine di tutto perché da qui si comprende ciò su cui la legge si deve prospettare. Il centro è nella fine. Tempo tutto da compiersi, non ancora compiuto. Sogni rivelatori che si presentano al profeta Daniele in modo rovesciato. Cultura che è capace di una tale elaborazione di immagini allegoriche. L’allegoria ha bisogno di un intervento divino che ne rivela il significato legato alla fine del tempo per immagini allegoriche. Le immagini allegoriche possono essere riferite a questo o a quell’evento storico a seconda del momento drammatico che la nazione di Israele sta vivendo. Ogni momento ha il suo modo di leggere tali allegorie presenti nell’apocalittica di Daniele e da qui un’elaborazione editoriale delle apocalissi che si succedono una dopo l’altra. 7
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved