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attraversare boschi narrativi (bacchetti), Prove d'esame di Letteratura Italiana

riassunto dettagliato esame letteratura per l'infanzia

Tipologia: Prove d'esame

2016/2017

Caricato il 17/02/2017

Unistar
Unistar 🇮🇹

4.4

(49)

59 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica attraversare boschi narrativi (bacchetti) e più Prove d'esame in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Attraversare boschi narrativi tra didattica e formazione a cura di Flavia Bacchetti - Gennaio 2017 Introduzione (Flavia Bacchetti) Appare un dato acquisito sia sul piano teorico sia su quello empirico che la lettura sia un perno fondamentale nella formazione umana, non solo in ambito pedagogico-didattico, ma in quanto strumento base in una trasversalità dei saperi che ne reclama il dominio sul piano dei significati superficiali e quelli che si celano metaforicamente in profondità. In senso ampio, la lettura costituisce l’apriori per accedere ad ogni sapere, appreso non solo in forma tradizionale attraverso il libro, bensì anche attraverso le molteplici strumentazioni massmediatiche che ci vengono oggi proposte. L’intento del volume è quello di sottolineare il significato profondo e ineludibile della lettura come sapere indispensabile nella società odierna, attraverso un’ampia disamina sulla comprensione di un linguaggio plurimo correlato da una sempre più ampia strumentazione tecnologica, ma con attenzione alle sue valenze educative. 1° Parte: Bruno Rossi rileva quanto siano gravi le conseguenze dovute alla diminuzione di lettori abituali, soprattutto in età adulta, e ciò corrisponde a un “impoverimento cognitivo, depotenziamento dell’immaginario”, d’altra parte sottolinea quanto la lettura sia strumento per arricchirsi culturalmente e, in chiave proustiana, per l’autoformazione del soggetto. Diventa cruciale il ruolo della scuola (anche nella strutturazione degli spazi indirizzati alla sviluppo di tale attività come le biblioteche), ma ancor prima della famiglia, in un’ottica di riforma dell’educazione cognitiva. Rispetto al passato, nella fase storica di escalation della borghesia, in cui il libro era l’elemento principe non solo per acquisizioni culturali, ma anche nel mutuare modelli di formazione e canoni educativi, oggi ha perso le sue finalità precettistiche per essere complice e interprete dell’infanzia e dell’adolescenza (scrittori dalla parte dei bambini). Catarsi sottolinea quanto la precocità alla lettura per immagini sia basilare per un approccio, che poi diventerà frequentazione quotidiana, con la pagina stampata, sviluppo quanto più rapido in proporzione ai comportamenti osservati nei propri genitori. Il libro, osserva Roberta Cardarello, è dapprima oggetto di manipolazione e scoperta sensoriale, che si avvicina all’idea di giocattolo, ma sono le immagini l’elemento affabulatorio nei libri narrativi. 2°-3° Parte: Sebbene non manchino i precursori di un’interpretazione atipica per la loro epoca, da Collodi a Lindgren, l’idea di infanzia è stata osservata nell’ultimo trentennio dall’editoria sotto un’ottica identitaria specifica non solo in ambito italiano, accantonando il didascalico ottocentesco. Alla produzione rodariana si deve la prima svolta significativa a partire dallo sguardo attento non solo al suo tempo storico-sociale ma anche pedagogicamente all’età infantile, talvolta con risvolti ideologici. L’editoria odierna ha determinato un notevole abbassamento della qualità, la tendenza alla serialità e il crollo delle collane, in seguito ad un’omogenizzazione dei gusti, al di la della quale trovano campo abili illustratori come Roberto Innocenti. LETTERATURA PER L’INFANZIA 1 Dall’educazione all’autoeducazione (Bruno Rossi) Il ruolo della letteratura oggi Il non leggere, il leggere saltuariamente e male è matrice di impoverimento cognitivo. In un’epoca come quella attuale, fortemente massmedializzata in cui il codice scritto viene assediato da quello visivo, non si può far a meno della lettura. Essa è un presupposto indispensabile per poter accedere alla cultura, il cui interesse deve esser promosso sin dall’infanzia ai fini di un’autocostruzione identitaria e affermazione della propria libertà. Nonostante si espandano reti e linguaggi mediali, siamo tenuti a difendere la capacità del libro di manifestare energia promozionale nei riguardi della società e della formazione dell’uomo e cittadino. Oggi i mezzi di comunicazione di massa assolvono, sebbene in maniera diversa, a funzioni culturali, sociali ed estetiche di cui un tempo il libro era l’unico titolare, ma ciò non implica che la nuova realtà in cui viviamo sia fatta per emarginarlo. Il concetto e la pratica di lettura libera vengono richiamati per dar evidenza ad un atto di scelta intelligente. E, proprio alla luce del fatto che la libertà è l’elemento portante dell’educazione, è necessario custodire tale pratica nei diversi ordini scolastici, modalità con la quale si viene autoorientati alla conquista della personale singolarità: troppe volte l’alunno subisce la lettura e perciò l’incontro con la parola scritta risulta non partecipato. Non di rado la dislessia trova le sue origini non nella patologia organica quanto in fallimentari percorsi di apprendimento della lettura; a tal proposito alcuni atteggiamenti di fastidio o rifiuto nei suoi confronti sono sintomatici di un più ampio rigetto dell’esperienza scolastica. Sebbene la lettura sia riconosciuta universalmente come un potente strumento di autoformazione permanente, nella vita quotidiana essa occupa un posto alquanto marginale, sempre più spesso ridotta ad attività straordinaria. Promuovere la passione per la lettura è un’impresa educativa tutt’altro che facile, ma è necessario alimentare tale amore fin dal periodo prenatale, in cui il bambino, attraverso il parlare del genitore, prende confidenza con la parola e può prepararsi in una fase successiva al suo incontro con il racconto orale, sollecitatore dell’immaginario. Secondo la francese Dolto: «la sola maniera di far apprezzare la lettura a un bambino è quella di leggergli delle storie ad alta voce»; il piacere della lettura non è una scoperta propria dell’età adulta ma si verifica tra l’infanzia e l’adolescenza. Riaccreditare la parola scritta: Inondanti linguaggi alternativi e proliferanti sollecitazioni massmediali hanno tentato più volte di ridurre la portata formativa della parola, auspicandone la sostituzione con l’imperialismo dell’iconosfera. Ugualmente, sembra insostenibile tanto l’invocazione di una cultura liberata dai media quanto il desiderio di una collettività tecnocratica; vero è che la sovraesposizione ai mezzi di comunicazione di massa, specialmente alla televisione, può recare con sé il pericolo di riduzione delle possibilità di compiere ‘esperienze di umanizzazione’, d’altro canto non meno vero è che ignorare i media alle soglie dell’era digitale può condurre all’emarginazione. Merita di essere accolta la riflessione mediatrice di chi propone di integrare linguaggi, grammatiche, codici diversi, senza che ciò comporti per la parola la perdita di dignità e funzioni. L’indifferenza verso i libri è un delitto che una persona paga per tutta la vita e qualora venga commesso da un’intera nazione questa lo pago con la sua storia. Nell’epoca contemporanea è tipica l’aspirazione a essere padroni della propria lingua poiché l’esprimersi e il comunicare si configurano poteri e bisogni ontologici della persona, in particolare per rivelarsi, farsi comprendere, per questo è stimabile l’impresa di riavvaloramento pedagogico della parola. LETTERATURA PER L’INFANZIA 2 consolidare il proprio sistema conoscitivo, cosa che impedisce di considerare interessanti i testi che veicolano informazioni nuove e al contrario rende attraente i contenuti degli script che già posseggono. Dal momento in cui i bambini sono in grado di ascoltare una storia, si afferma la loro capacità di diventare elaboratori di testi, scegliendo, tra le loro conoscenze, quelle più adatte per essere impiegate nell’estrazione di un significato sensato. Quali sono i modi per aiutare i bambini a diventare lettori scaltri? Innanzitutto l’adulto deve riconoscere il suo lavoro di integrazione fra le parole e le associazioni che egli attiva durante la lettura, inoltre il dialogo aiuta a sostenere il bambino nel ‘gioco del sapere’. L’adulto avvia il bambino a una forma di interazione con il testo, esponendolo a un modello di lettura che lo influenza e tende a orientarlo nei suoi primi approcci con il libro; anche la sola tonalità vocale o la mimica utilizzata suggerisce implicitamente opportune reazioni al bambino, soprattutto quando realizza la lettura congiunta, quando il libro viene sfogliato e commentato insieme. L’interazione dialogata, molto produttiva a casa, non può avere gli stessi esiti in ambiente scolastico perciò esistono altri modi per favorire la promozione della comprensione quali la discussione tra pari e, a condizione che l’età e la competenza degli alunni lo consenta, domande e commenti di high level da parte dell’insegnante. Raccontare e leggere in famiglia e a scuola (Angelo Nobile) Il bisogno di storie è connaturato alla più intima essenza dell’uomo e si perde nella notte dei tempi. Il racconto di Margareth Mahy, La bibliotecaria rapita (1985) esalta il potere catturante della narrazione rivolta a qualsivoglia età: prigioniera dei briganti, una bibliotecaria legge loro dei libri nell’attesa del suo riscatto, fin quando, giorno dopo giorno, per il fascino che quelle pagine promanano, il capobanda si innamora di lei e la sposa. Al pari dell’adulto, il bambino ama le storie che evadano dagli orizzonti chiusi della quotidianità e si librino in una dimensione di fantasia e sogno. Persino al giorno d’oggi il sentir raccontare non cessa di affascinare un’infanzia ormai teledipendente, attrattiva che spinge il bambino in qualsiasi momento della giornata ad accorrere al richiamo dell’adulto fabulatore. Questo bisogno antropologicamente fondato viene però soffocato ai ritmi frenetici della nostra società dei consumi, in concomitanza con una caduta di sensibilità nei confronti della sfera infantile, per cui il compito di raccontare viene demandato a fonti audiovisive prive di emozionalità. Il racconto faccia a faccia, in cui l’adulto funge da intermediario tra libro e bambinone ancora capace di lettura autonoma, rappresenta una preziosa occasione di incontro affettivo, dialogico e confidenziale. Il bambino evoca il ‘racconto in presenza’ per l’aspetto protettivo e rassicurante che assume, in alcuni casi non è che un pretesto per riappropriarsi del genitore, spesso assente nell’arco della giornata, nella speranza di una ritrovata vicinanza fisica e psicologica. Anche per l’adulto leggere al bambino equivale a riappropriarsi della propria infanzia, anzi Neruda asserisce che un adulto che non narra ha smarrito per sempre il bambino che è dentro di sé, degenerando in psicoinfantilismo (desideri incontrollati, pulsioni istintuali, comportamenti antisociali). Il racconto in presenza può apparire frutto di una mentalità nostalgica, ma esso non è assimilabile ala narrazione audiovisiva, che non può competere sul piano della preminenza pedagogica. Anzitutto chi legge ha un nome e un volto, oltre a rappresentare una figura di riferimento per il bimbo; ha la possibilità di introdurre un certo tipo di racconto nel momento psicologicamente più adatto per l’ascoltatore in rispondenza a gusti ed esigenze e nel rispetto della sua maturità esperienziale; nel corso della narrazione può stemperare in empatia attraverso LETTERATURA PER L’INFANZIA 5 un uso sapiente della vocalità e soprattutto, una volta ultimata, può verificarne la comprensione (domande, riflessioni, disegni). La consuetudine con la narrativa ascoltata dilata gli orizzonti cognitivi, sviluppa le competenze linguistiche, affina il senso estetico e creativo, potenzia quello critico; e esercitata su testi contenutisticamente adatti, concorre all’educazione morale e civile; sotto il profilo strettamente linguistico è fonte di approvvigionamento lessicale e accresce le competenze espressive e sintattiche, in particolare, impara a riconoscere la successione temporale e causale degli eventi, caratterizzante lo svolgimento delle storie. Al narratore, sia esso omodiegetico o, più frequentemente, eterodiegetico (narra la storia di altri) sono richieste doti non comuni: possesso di un ricco repertorio di storie da adattare ai differenti ascoltatori, sensibilità umana e sociale, nonché competenze vocali ed espressive, sincero trasporto e passione per l’infanzia. Troppo spesso nella scuola i momenti di lettura da parte dell’insegnante sono assenti, che dovrebbe invece trovare debito spazio in funzione ricreativa e di promozione linguistico-cognitiva. Un diffuso pregiudizio ritiene inoltre che tale attività sia da riservare ai gradi scolastici più bassi, ma il fascino del racconto letto da terzi, specialmente se dotati di carisma, non conosce confini, per questo sarebbe auspicabile anche nella scuola secondaria che gli alunni ascoltassero dalla voce viva dell’insegnante i classici della letteratura per ragazzi. A livello contenutistico si presta particolare attenzione alla fiaba, come introduzione alla vita, palestra della fantasia, fonte inesauribile di insegnamenti vicari; nella preadolescenza si privilegiano romanzi ad alta letterarietà che affrontano temi sociali ed esistenziali. Il ruolo della lettura ad alta voce nell’infanzia (Rita Valentino Merletti) e nell’adolescenza A determinare il successo della lettura ad alta voce concorrono molti elementi: la necessità di far pratica, una buona conoscenza dei libri che si propongono, sapere come si mantiene viva l’attenzione di un gruppo di ascoltatori, siano essi adulti o bambini, infine aver sperimentato in prima persona il piacere dell’atto stesso della lettura. Solo un interesse genuino riesce a svincolare tale pratica da un contesto meccanicistico, mettendo in gioco emozioni e affettività in grado di suscitare curiosità e partecipazione. Gli studi interdisciplinari mirano a dimostrare quanto per un miglior sviluppo dell’emergent literacy, ovvero il complesso di capacità linguistiche di cui il bambino può impadronirsi in età prescolare, sia necessario affiancare al discorso spontaneo un’offerta di linguaggio più ricco e strutturato, capace di produrre il desiderio di emulazione e memorizzazione, derivato dai momenti di lettura condivisi con l’adulto. Il progetto italiano Nati Per Leggere ha contribuito in modo determinante alla diffusione di modelli comportamentali promossi dall’atto di lettura ad alta voce: vicinanza fisica, complicità, creazione di un immaginario comune, maggiore capacità di ascolto; essi sono benefici che investono la sfera psicofisica del bambino, andando al di là del solo sviluppo cognitivo. Un fattore che più di altri merita di esser sottolineato: la necessità di creare tra libri e bambini una relazione di necessità. Il libro e il suo contenuto devono essere fin dalla prima infanzia preziosi compagni di viaggio con cui instaurare rapporti di fiducia e amicizia, come viene mostrato dall’albo illustrato Libro! le cui immagini, supportate da un breve testo verbale, raccontano il modo in cui il dono di un libro viene accolto da un bimbetto di età 18-24 mesi, un percorso a tappe che denota conquiste sul piano fisico (girare le pagine), ludico (usarlo come cappello), affettivo (abbracciarlo), fino alla consapevolezza di aver conquistato un piacere individuale. LETTERATURA PER L’INFANZIA 6 Considerazioni educative e didattiche sulla fiaba (Paolo Borin) Due sono le condizioni irrinunciabili per una lettura che dia piacere: la libertà del leggere e il fatto che si tratti di una lettura gratuita, un errore molte volte commesso dagli adulti qualora chiedano al lettore una dimostrazione tangibile dell’acquisizione dei contenuti letti, per soppesarne gli apporti in termini di apprendimento. Il lavoro dell’educatore dovrebbe invece stare in bilico tra l’aiuto intelligente e lo spazio della libertà per facilitare nel bambino lo sviluppo di un linguaggio fantastico e poetico. Terreno sul quale potenziare tale facoltà è senza dubbio quello fiabico: le fiabe parlano per simboli, conducono a luoghi inconsci della mente, contengono elementi onirici, le polarità chiaramente distinte buono-cattivo permettono di esplorare la grande giungla dei sentimenti, di confrontarsi con situazioni problematiche fino a giungere alla scoperta di terapeutiche soluzioni finali. Leggere in libertà significa percorrere gli spazi della fantasia e vi è un momento in cui il bambino, come un viaggiatore sul treno di notte che guarda fuori dal finestrino, vede la sua immagine proiettata nella storia che ha dinanzi e l’immaginazione gli dà una traccia del suo futuro. La fiaba popolare ha il ritmo del sogno e, proprio per questo, veniva narrata nella realtà contadina nel momento precedente il sonno, in modo tale che le immagini potessero sgorgare spontanee e gli spazi vuoti della narrazione essere colmati dall’immaginazione. Nel sonno il bambino deve accettare di interrompere il contato con l’adulto, per un periodo che può avvertire come infinito, ma la rassicurante vicinanza fisica di quest’ultimo e il tono caloroso della sua voce rappresentano una mano tesa a cui attaccarsi durante il preoccupante passaggio tra veglia e sonno. Ma non si leggono fiabe solo prima di dormire, bensì anche in piccoli contesti di gruppo, durante i quali si determinano legami, dovuti al vivere l’altro come specchio del proprio sentire, che impreziosiscono questo ‘rituale’. Tra le aspettative di chi si dispone ad ascoltare vi è il trasporto in spazi e tempi altri, per cui la mente, come durante l’atto di ipnosi, si prepara a seguire docilmente le parole sulle quali costruirà le immagini che la propria esperienza o addirittura l’inconscio mette a disposizione. In linea con quanto asserisce Bruno Bettelheim, mostrare un libro di fiabe con immagini a un bambino è una sorta di furto, poiché viene privato della possibilità di elaborarne di proprie; altri autori invece reputano ciò stimolante per la mente nella costruzione di immagini adeguate e sempre più complesse. La fiaba è in grado di parlare sia alla parte sociale che è dentro di noi, educando alla condivisione di norme, sia a quella intima, rappresentando la saggezza terapeutica della specie umana. Fornisce materiale di riflessione e occasioni di rispecchiamento delle proprie fragilità: il tema della paura è al centro di numerose storie che invitano a non negarla, ma assumerla come elemento costitutivo della propria persona. Il ‘tocco leggero’ della fiaba, misurata anche nella scelta di un linguaggio essenziale, ma al contempo suggestivo, in grado di recuperare tutto ciò che sembrava un sepolto ricordo, raggiunge la parte più segreta di ciascuno di noi perché si lascia plasmare fino a essere assimilata nell’esperienza individuale. Che ruolo ha la fiaba all’interno della scuola? Certamente lavorare sulla fiaba per trarne attività didattiche è un lavoro delicato e può rischiare di interferire con il processo di elaborazione personale che il bambino autonomamente produce. Risulta necessario creare le condizioni favorevoli a imparare, una possibilità è quella del lavoro in gruppo: un bambino a cui si proponga di mettere a disposizione per un progetto comune la sua intelligenza e capacità creativa non solo svilupperà una maggiore disponibilità alla collaborazione, ma creerà un’immagine del proprio LETTERATURA PER L’INFANZIA 7 caratterizza molti personaggi con infiniti risvolti: per Pippi, come per Tom Sawyer, uno dei capolavori di Mark Twain, la bugia è luogo di invenzione. Parodia di una letteratura edificante e moralistica, Tom alla stregua di un maestro teatrale, mostra il mondo della menzogna costruita, desideroso di gloria e riconoscimento. Ancora, le bugie del burattino Pinocchio diventano la radice di tutti i suoi mali e, per il fatto di manifestarsi concretamente sul suo corpo (il naso che si allunga), non possono in alcun modo esser nascoste. Suo fratello di carta è Giannino Stoppani, l’enfant terrible che vede il trionfo dell’infanzia nella rottura degli equilibri apparenti dell’età giolittiana. Mentre Pinocchio dice bugie, Giannino è spietatamente sincero, provocando una serie di catastrofi domestiche per il fatto di infrangere il solidissimo codice cui si riferiscono gli adulti, che mentono pur dichiarando di detestare la menzogna, di fatto questa figura è stata accolta trionfalmente dai bambini ma non dagli adulti che si sentono scherniti; obiettivo del libro è quello di smascherare la doppia morale borghese. Oggi la fenomenologia del monello è mutata: emerge la figura del bullo, il quale si propone in maniera sferzante come un adulto in miniatura, mancante però di quella leggerezza e immaginazione che contraddistinguevano gli esempi sopracitati. L’evoluzione dei linguaggi narrativi (Franco Trequadrini) La letteratura per l’infanzia rivendica la validità della fiaba, la quale, sostiene Ferdando Savater, tramanda il senso dell’esperienza umana proprio perché trasmessa di bocca in bocca grazie all’azione di narratori anonimi, senza fregiarsi di autorialità. Essa non sempre è stata garantita da un autore letterariamente impegnato e proprio per questo è riuscita a propinare ai giovani lettori persino autentiche nefandezze, ritenendo superiore la valenza educativa di quella letteraria. Nel XIX secolo innumerevoli giornali, collane e riviste hanno fatto fiorire un’editoria senza precedenti né prosecutori; la risposta arriva da Marcello Argilli, il quale dichiara che oggi il bambino-lettore disponibile e competente (cioè pronto a leggere qualsiasi cosa e discernerne le differenze), presente nell’immaginario ottocentesco, non esiste più, perché all’epoca si formava su ciò che era contenuto nei libri, oggi da ciò che viene diffuso dai mass media, seguito anche al declassamento di molti generi letterari. In Italia per evoluzione dei linguaggi narrativi si intende il passaggio da una lingua poetica, proprio di un’élite, a una narrativa, che conobbe il suo apice durante il periodo fascista (il romanzo, specie quello esotico-avventuroso celebravano la politica di espansione coloniale). Il prodigioso successo di Pinocchio fu dovuto al suo carattere di novità assoluta poiché per la prima volta una vicenda narrativa vedeva come protagonista il bambino, invitando a una comprensione del mondo interiore dell’infanzia. Ci si chiede d’altra parte quanto sia legittimo che i ragazzi leggano esclusivamente narrativa, dal momento che la letteratura è costituita da un ampio complesso di generi, non sempre però promozionati dalla scuola. C’è una ragione pedagogica che impone la narrativa: i bambini hanno bisogno di raccontarsi. La civiltà di oggi, per contro, espone, illustra ma non racconta, cosa di cui l’infanzia necessita e che viene irrigidita all’interno di uno schematismo in cui il rigore delle regole prevale sul principio di libertà. Sarà un futuro buon lettore colui che avrà avuto la fortuna di esser stato ascoltatore e fruitore di racconti, supporto formativo di cui mancano i bambini di oggi, poiché il libro, veicolato dalla scuola, viene vissuto come un carico di fatica e un dovere imposto. Altra questione di intralcio alla valorizzazione del racconto risiede nel fatto che oggigiorno la letteratura per l’infanzia viene utilizzata come strumento didattico, portando a escludere dal contesto scolastico libri della LETTERATURA PER L’INFANZIA 10 tradizione letteraria reputati inattuali, nonostante l’educatività del libro risieda nella sua totale inutilità immediata, poiché educa per futura memoria. La narrativa fantasy è entrata nell’immaginario dei ragazzi contemporanei, specie dopo le trasposizioni cinematografiche. Tale genere ha introdotto un nuovo modo di raccontare, ripristinando i tempi lunghi per valorizzare la lentezza narrativa affinché sia consentita l’elaborazione del pensiero e, nel caso del bambino, la focalizzazione e interiorizzazione di determinate immagini mentali. Al suo nascere, la fantasy dette libero sfogo a polemiche di carattere politico, sia perché di destra furono i primi teorici di tale genere, sia perché la sua insistenza sul mito bene si prestava all’enfasi retorica dell’eroe. Ne Il signore degli anelli, Tolkien, attraverso l’uso di un linguaggio non qualunquista e una precisa architettura del romanzo, crea un mondo parallelo (secondary world) nel quale entrare una volta fatte proprie le motivazioni culturali ed esistenziali che stanno a monte: bisogna cioè desiderare di compiere una rigenerante evasione nel mondo della fantasia, controrealtà che si pone in contrasto con l’alienante routine quotidiana. Sull’abbrivo di queste scoperte, negli ultimi 10/15 anni, la letteratura fantastica ha vissuto un periodo di felice fioritura, da quella fantascientifica di Asimov alla heroic fantasy dello stesso Tolkien. Pur essendo quelli che stiamo vivendo gli anni migliori per la letteratura e il cinema destinati all’infanzia quanto a ragioni pedagogiche e abbattimento dei pregiudizi, l’azione invasiva del mercato impone una visibilità del prodotto-libro e del film disseminata di gadget e escamotage massmediatici. Tanto è vero che, nonostante l’impensabile, fino a poche decine di anni fa, impegno produttivo, oggi i film sono merce industriale e non più prodotto nobile dell’artigianato intellettuale. Bisogna tornare a riflettere sul linguaggio narrativo, il cui sviluppo non sempre coincide con il suo progresso, affinché il cinema ritrovi la qualità pedagogica perduta: oggi si rappresenta più di ciò che si racconta perché non vi è più una ragione per raccontare. Offerte editoriali e preferenze di lettura: (Bartolini e Pontegobbi) titoli, autori, collane nel panorama editoriale attuale Per produrre risultati apprezzabili e stabili nell’ambito dell’editoria per ragazzi è necessario un concorso di circostanze che tengano conto dell’offerta editoriale sul mercato, del grado culturale degli italiani sia adulti che bambini e delle capacità dei mediatori (genitori, insegnanti…). L’equilibrio critico dell’attuale proposta editoriale si è determinato tra un offerta con forti performance a livello quantitativo (le novità annuali sono sopra i 2000 titoli), la scarsa qualità dei progetti che la supportano, il poco incoraggiante quadro della lettura infantile e giovanile e i dati di mercato, tuttavia interessanti per i competitori economici. Il profilo delineato si caratterizza per una produzione tendenzialmente globalizzata e consumer-oriented, dettata dalla logica del marketing. La nuova stagione dell’editoria per ragazzi rivendica d’altro canto il suo essere pluridimensionale: la propensione alla novità libraria coinvolge l’intera produzione italiana, in particolare nel settore giovanile; risultato di questa sindrome consumistica è l’accelerazione dei tempi di espulsione di opere “di catalogo” (in commercio ordinario) a tutto vantaggio della quota di novità, secondo una logica che sembra preferire il fast book allo slow book. Da metà anni ’80, con il consolidarsi delle collane, le proposte degli editori si indirizzarono verso precisi contenuti, che rappresentavano un vero e proprio habitat per i giovani lettori, fin quando il nuovo assetto editoriale comportò il “declino” della collana stessa come strumento veicolante novità, sebbene alla diminuzione della quantità di proposte innovative corrispose negli ultimi anni un aumento quantitativo delle collane stesse, dovuto a una moltiplicazione di progetti editoriali spesso LETTERATURA PER L’INFANZIA 11 connotati da una rapida mortalità: un’editoria ‘di evento’, che punta al bestseller, possibilmente cross-over e legato a personaggi o aspetti del layout piuttosto che a aspetti culturali; non a caso molti successi editoriali odierni sono stati pubblicati fuori collana, a partire da Harry Potter. Con ciò non vuol togliere importanza nella recente produzione alla serialità, che in molte opere fa ancora rima con qualità, altre volte invece sacrificata alla mera ripetitività di situazioni e personaggi, come accade nel caso di incursioni massmediatiche nel campo del libro. L’intrattenimento sembra essere la sorte di un editoria per l’infanzia, la cui produzione si fa forza della reiterazione di modelli di successo, a tutto svantaggio della crescita culturale e democratica di futuri cittadini (editoria di massa). Le recenti indagini confermano un quadro delle abitudini di lettura allarmante, problema che ha sempre riguardato l’Italia, in quanto Paese storicamente segnato da alti livelli di analfabetismo e inefficienze del sistema educativo che configgono con i generosi tentativi promozionali di spettacolarizzazione del libro. Il caso italiano della lettura è anche frutto di un perverso rapporto tra un palese insuccesso con i nuovi lettori e una buona capacità di fidelizzazione con i vecchi, infatti crescono i lettori forti (i pochi che continuano a frequentare le biblioteche pubbliche) ma diminuiscono anche drasticamente quelli deboli. Il quadro del gradimento delle offerte editoriali si presenta assai interessante: il 1998, anno che ha segnato l’ingresso di Harry Potter nel mercato italiano, fece da spartiacque per quanto concerne l’andamento delle preferenze dei giovani lettori, che presero progressivamente le distanze dai titoli “di catalogo” più venduti/prestati a vantaggio dei bestseller di turno, fenomeno accentuatosi negli ultimi anni. Con l’inizio del nuovo secolo il clamore mediatico ha influito ampiamente sui gusti dei ragazzi suggestionati da libri che hanno goduto anche di sostegno cinematografico, come la Fabbrica di cioccolato di Dahl; interessante il caso di quest’ultimo titolo, il quale, a seguito della realizzazione filmica nel 2005, raggiunse le vette della classifica dei più venduto, calando poi drasticamente gli anni successivi, a testimonianza della rapidità con cui si consumano molti casi editoriali. LETTERATURA PER L’INFANZIA 12
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