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austin searle, Slide di Filosofia del Linguaggio

Teoria degli atti linguistici

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mesdar82
mesdar82 🇮🇹

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Scarica austin searle e più Slide in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! La Teoria degli atti linguistici Austin e Searle Performatività (da to perform) La messa a fuoco della dimensione pragmatica del linguaggio umano si deve ai filosofi: Già Aristotele distingueva tra frasi apofantiche e frasi semantiche Nel Novecento la riflessione pragmatica si deve a filosofi: Wittgenstein, Austin, Searle, Grice La teoria degli atti linguistici distingue un livello proposizionale da un livello pragmatico: il significato di un enunciato non coincide con la sua rappresentazione semantica o con il suo contenuto proposizionale Forma canonica del performativo  Prima persona singolare, verbo in forma attiva, indicativo presente  Esempi:  Scommetto…, battezzo..., dono..., dichiaro..., prego…  E però: vietato fumare!; I viaggiatori sono pregati di servirsi del sottopassaggio; Chiudi la porta! sono performativi pur non rispettando la forma canonica, mentre: Asserisco che c’è il sole, è in forma canonica ma non è un performativo. Teoria dell’azione comunicativa  Austin, Performativo e constatativo (1958) Con gli enunciati assertivi si dice qualcosa Con gli enunciati performativi si fa qualcosa, o meglio si fa quello che si dice e si dice quello che si fa.  Condizioni di buona/cattiva riuscita: Constatativo: verità/falsità Performativo: felicità/infelicità Condizioni di buona riuscita  A) Competenze relative alla procedura convenzionale accettata, che deve includere certe persone in certe circostanze, il loro atto di pronunciare certe parole e la loro rispettiva appropriatezza  B) Rispetto della procedura, che deve essere eseguita in modo corretto e completo  C) Stati interni del parlante coerenti con la procedura eseguita e comportamenti conseguenti coerenti Anche gli assertivi rispondono a condizioni di felicità Austin, How to do things with worlds (1962): Parlare comporta compiere azioni di tipo sociale, regolate da convenzioni spesso tacite. Tali convenzioni comprendono “condizioni di felicità”, che devono cioè essere soddisfatte dal contesto in cui l’enunciato è proferito. Anche l’atto linguistico assertivo risponde a condizioni di felicità che, se violate, possono decretarne il fallimento. Tra le condizioni di felicità di un atto assertivo c’è il riferimento, in assenza del quale l’atto assertivo non può avere un valore di verità. I livelli di descrizione dell’atto linguistico Austin, How to do things with words (Come far cose con le parole) , 1962 (postumo): dire qualcosa equivale a compiere tre atti simultanei: Locutorio: atto del dire qualcosa, equivale a pronunciare una certa frase con un certo significato (in senso tradizionale). Comprende l’atto di emettere certi suoni (fonetico), l’atto di proferire vocaboli appartenenti a un certo lessico e a una certa grammatica (fatico), l’atto di usare questi vocaboli con un senso e un riferimento più o meno definiti Illocutorio: atto nel dire, modo in cui deve essere interpretato ciò che si dice (forza); dimensione comunicativa convenzionale: la forza illocutoria è esplicitabile attraverso forme messe a disposizione da una lingua naturale. Perlocutorio: atto col dire, ciò che otteniamo o riusciamo a fare con le parole (dimensione non convenzionale). Distinzione tra obiettivo perlocutorio (connesso alla illocuzione) e seguiti perlocutori (non necessariamente legati alla illocuzione)  Distinzione tra atto illocutorio e atto perlocutorio, tra intenzione illocutiva e forza illocutiva superficiale. Ciò che facciamo col dire può restare identico pur variando ciò che facciamo nel dire. Esempio un relatore può chiedere silenzio al suo uditorio:  Non verbalmente, osservando con aria severa e seccata gli astanti  Con una domanda: potete fare silenzio?  Con una asserzione: sembra il mercato  Con un’esortazione: facciamo silenzio!  Con un ordine: fate silenzio!  Con una esclamazione: che chiacchiera! Indicatori di forza illocutoria  Indicatori lessicali  Verbi illocutori  Forme di intestazione: Convocazione, Nomina, Autorizzazione, Domanda, Avviso  Espressioni frasali (per favore)  Indicatori sintattici  Modo verbale:  imperativo e le sue funzioni: Giura di dire la verità (imperativo=direttivo) vs Tu giuri di dire la verità (indicativo=assertivo)  Passivo: vietato fumare!; I viaggiatori sono pregati di servirsi del sottopassaggio; la seduta è tolta; Lei è licenziato!  Forma impersonale: si prega di riagganciare; Con la presente la S.V. è convocata; si avverte che i trasgressori saranno puniti Giura di dire la verità (direttivo) Tu giuri di dire la verità (assertivo)  Tempo verbale: futuro, imperfetto (volevo solo chiedere..)  Indicatori prosodici  Tono della voce  Enfasi  Tratti soprasegmentali Esempio: Vieni da noi Vieni da noi? Può avere diverse forze:  Ordine  Domanda  Richiesta gentile  Esclamazione di stupore Austin: tipi di atti linguistici in relazione a verbi illocutivi  Verdettivi: emissione di un verdetto, un giudizio, una valutazione (giudicare, stimare, valutare, calcolare)  Esercitivi: esercizio di poteri, diritti, influenza (ordinare, raccomandare, lasciare in eredità, licenziare, votare per, avvertire, consigliare)  Commissivi: assumere un impegno (promettere, scommettere, avere intenzione di, proporre, giurare, opporsi, acconsentire)  Comportativi: legati ad atteggiamenti e comportamenti sociali (scusarsi, congratularsi, sfidare, ringraziare, dare il benvenuto, augurare, benedire, maledire)  Espositivi: usati nel discorso nella esposizione di un modo di vedere: illustrare opinioni, portare avanti discussioni, chiarificare usi e riferimenti (affermare, negare, rispondere, domandare, dedurre, definire, concludere).  Nell’indirizzo sociologico e antropologico il termine, introdotto da Gregory Bateson – e poi adottato da Dell Hymes e Erving Goffman e dall’etnografia del linguaggio – serve a individuare un livello metapragmatico, e cioè l’insieme dei segnali metacomunicativi che indicano in quale chiave vada interpretato un certo messaggio (dunque un’accezione interazionale). Qui il frame individua una scena di interazione prototipica derivata da strutture sociali e culturali  Nell’indirizzo della psicologia cognitiva e dell’intelligenza artificiale (Marvin Minsky) la nozione di frame è assunta in riferimento a una molteplicità di dimensioni, relative al modo con cui la nostra conoscenza del mondo si struttura nella dimensione dello spazio: contesto di riferimento, partecipanti, attività mentali e sensomotorie. Schank e Abelson (1977) hanno poi introdotto il concetto di script, relativo invece alla dimensione temporale (sequenze temporali prototipiche di determinate situazioni). Linguistica del frame  È con Charles Fillmore (Frame Semantics, in The Linguistic Society of Korea (ed.), Linguistics in the Morning Calm, Seoul, Hanshin, pp. 111- 138) che il concetto viene adottato nella riflessione linguistica e sviluppato in una teoria semantica.  Su questa base poi Lakoff ha sviluppato la riflessione sui frame in una direzione che va al di là della pura teoria cognitiva del linguaggio, mostrandone le possibili applicazioni a contesti politico-sociali e mediatici. Basti pensare ai due recenti testi di George Lakoff di taglio divulgativo su mente, linguaggio e politica: Non pensare all’elefante, Roma, Fusi orari 2006 (ed. or. 2004) e Pensiero politico e scienza della mente, Milano, Mondadori, 2009 (ed. or. 2008).  Chiamami alle otto (Ti chiedo (piano illocutivo) di chiamarmi alle otto (piano locutivo)) atto enunciativo (locutorio): sequenza fonica e atto proposizionale; atto illocutivo: forza illocutiva, intenzione del parlante: richiesta (direttivo) atto perlocutivo: effetto, comportamento conseguente dell’interlocutore.  Possibilità di negare il livello locutivo (proposizionale) o illocutivo (la forza) Non ti chiedo di chiamarmi alle otto Ti chiedo di non chiamarmi alle otto Dimensioni fondamentali di variazione degli atti illocutori  Scopo dell’enunciato  Indurre qualcuno a fare (credere/dire) qualcosa  Impegnarsi in un’azione futura  Rappresentare qualcosa  Direzione del vettore di adattamento tra parole e mondo  Adattamento delle parole al mondo (asserzioni)  Adattamento del mondo alle parole (promesse, ordini)  Stato psicologico del parlante  Credenze del parlante (asserzioni)  Intenzione di azione (promettere, minacciare)  Desiderio di azione da parte del destinatario (richiesta, ordine)  Energia o intensità con cui è presentato lo scopo illocutorio  Andiamo al cinema?  Voglio andare al cinema  Influenza delle differenze di status e posizione del parlante sulla forza illocutoria dell’enunciato  Ruolo della simmetria/asimmetria tra parlanti in relazione ad un comando o a una richiesta  Necessità o meno di determinate condizioni extra- linguistiche  Sciogliere le camere  laureare Direzione di adattamento Atti rappresentativi Parole mondo Il test più semplice per sapere se un atto linguistico ha direzione di Adattamento parola-a-mondo è chiedersi se sia vero o falso. Direzione di adattamento VANE e TE 3119041 Rats Direzione di adattamento Atti commissivi parole mondo  Con l’eccezione importantissima del linguaggio, tutta la realtà istituzionale – dunque in un certo senso l’intera civiltà umana – è creata da atti linguistici che hanno la stessa forma logica delle dichiarazioni.  La tesi di Searle è che tutta la realtà istituzionale è creata e mantenuta in esistenza da (certe rappresentazioni che hanno la stessa forma logica delle) dichiarazioni di funzione di status, inclusi i casi in cui non ci sono atti linguistici con la forma esplicita delle dichiarazioni.  Le regole costitutive sono dichiarazioni permanenti (ivi, pp.13-4) Regole costitutive e regole regolative  La maggior parte delle regole regolano comportamenti preesistenti: “guidare sul lato destro della strada” stabilisce come si guida negli Stati Uniti, ma l’attività di guidare un auto esiste indipendentemente da tale regola. La forma caratteristica di queste regole è “fai X”.  Alcune regole non solo regolano ma creano la possibilità stessa del comportamento: ad esempio le regole degli scacchi costituiscono il gioco. La forma caratteristica di queste regole è “X ha valore di Y nel contesto C”. Perché un pezzo di carta (X) abbia valore di banconota (Y) sono necessarie regole costitutive, in primo luogo regole costitutive sull’aver valore di banconota; in secondo luogo regole costitutive sulla validità delle banconote. Corrispondenza tra atti linguistici e stati intenzionali I primi quattro tipi di atti linguistici hanno analoghi esatti tra gli stati intenzionali: agli assertivi corrispondono le credenze ai direttivi i desideri ai commissivi le intenzioni agli espressivi l’intera gamma di emozioni e gli stati intenzionali in cui l’adattamento presupposto è dato per scontato. Ma non ci sono entità prelinguistiche analoghe alle dichiarazioni. Gli stati intenzionali prelinguistici non possono creare fatti nel mondo rappresentando questi fatti come già esistenti. Questo tratto degno di nota richiede il linguaggio (Searle 2010:90). Critiche e prospettive  Attenzione centrata prevalentemente sulle intenzioni del parlante. Occorre indagare la relazione tra gli atti linguistici e i loro effetti (trasformazioni del contesto) (Gazdar e Sbisà). Molte ricerche si sono mosse sul terreno degli scopi perlocutori (far credere, far fare, far dire).  Il modello searliano è a un posto: c’è solo un parlante che ha intenzione di compiere un certo atto linguistico e in esso si esprime. L’ascoltatore resta in una posizione puramente recettiva. Necessità di una riflessione sugli aspetti interazionali dell’uso del linguaggio (negoziazione tra parlante e ascoltatore)  Necessità di una contestualizzazione della nozione di forza illocutoria nell’indagine di vari tipi di comportamento sociale e culturale: indagini che si occupano del problema delle somiglianze e delle differenze tra lingue e culture diverse. Ricerche di pragmatica interculturale e contrastiva (cfr. Gumperz, Il sapere socioculturale nell’inferenza conversazionale) Prospettive di indagine logiche : in che modo una teoria linguistica può essere connessa a una teoria dell’azione? etiche : quali diverse responsabilità comporta la presa di parola ? socioetnologiche : in quali atti linguistici una data comunità si riconosce tipologico-testuali : quali atti linguistici sono costitutivi di quali tipi di testo. Il testo, nella sua unità ed eterogeneità, può essere considerato come una macro-illocuzione. Gli atti linguistici possono essere realizzati da sequenze più ampie della frase. Logica della conversazione (Grice) Parlante A Ascoltatore B Intenzione riflessiva Comprensione: riconoscimento delle intenzioni di A Significato e intenzionalità  Significato del parlante (Snn): AX BY Con l’espressione x A intende indurre in B la credenza y attraverso il riconoscimento da parte di B della intenzione di A Significato naturale e non naturale  Significato naturale: prodotto non intenzionalmente  Es. rosso di sera…, orme, sintomi  Significato non naturale (convenzionale): prodotto intenzionalmente  Es. bandiera rossa sulla spiaggia, campanello di chiamata, ecc. Significato letterale e non letterale Analisi dell’implicito, del non-detto: come si può calcolare il significato del parlante e di ciò che si vuole intendere quando non coincide con il significato dell’enunciato e con ciò che si dice? Come si possono riconoscere le intenzioni del parlante in un quadro di razionalità? Principio di cooperazione  Conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall’intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato. Presupposto: condivisione di uno scopo La conversazione è un’attività sociale regolata, basata sul principio di cooperazione e il possesso di uno scopo comune (Grice, Logica e conversazione. Saggi su intenzione, significato e comunicazione, il Mulino, 1993; ed. or. 1989) Massime conversazionali  Quantità Dai un contributo tanto informativo quanto è richiesto Non dare un contributo più informativo di quanto è richiesto  Qualità Tenta di dare un contributo che sia vero Non dire ciò che credi falso Non dire ciò di cui non hai prove adeguate  Relazione Sii pertinente  Modo Sii perspicuo: Evita l’oscurità di espressione Evita le ambiguità Sii breve Sii ordinato nell’esposizione Punti di orientamento in una interazione cooperativa e razionale 1.Quantità: ci si aspetta un contributo alla interazione commisurato alla richiesta (né più né meno); 2.Qualità: ci si aspetta un contributo autentico, non falso, menzognero; 3.Relazione, connessa al grado di congruenza fra i contributi: ci si aspetta un contributo pertinente alla fase della interazione; 4.Modalità: ci si aspetta che il contributo sia esplicito, eviti ambiguità, confusioni. Possibili violazioni delle massime  Non esplicita (intenzione di ingannare)  Uscita esplicita dal raggio di azione della massima e del principio di cooperazione (es. “questo è tutto quello che posso dire”)  Conflitto tra il rispetto di una massima (ad es. della Quantità) e quello di un’altra (ad es. del Modo): tra richiesta di esaustività e criterio di economicità  Ostentazione della violazione: implicatura conversazionale, tipo di inferenza intenzionale, esterna al contenuto semantico dell’enunciato. Il problema degli impliciti Violazione delle massime e implicature  Quando il parlante viola una massima, l’interlocutore cerca, sulla base del principio di cooperazione, di giustificare tale violazione attraverso una implicatura che consiste nell’inferire da un enunciato credenze/pensieri/affermazioni non esplicitati dal parlante.  Implicatura convenzionale  Legata all’impiego di certe parole, dotate di più significati (es.: “e”, con valore di congiunzione e di avversativo:  E proprio tu me lo dici?  E sai che sforzo!  Implicatura conversazionale  Occasionale, legata al contesto di enunciazione  Ha origine nei principi generali che regolano l’interazione comunicativa  Minimalismo semantico Implicature convenzionali  Possono derivare da un’implicatura conversazionale ripetuta nel tempo.  Esempio: l’uso avversativo della congiunzione e scaturisce dal fatto di utilizzarla laddove sarebbe sufficiente la semplice enunciazione in sequenza di due eventi. Se sottolineo con un elemento linguistico la concomitanza temporale è perché ho lo scopo di metterla in risalto. Vedi anche il caso di mentre (dal valore temporale al valore avversativo) Sta piovendo e non ho l’ombrello E le stelle stanno a guardare Implicatura generalizzata  Tra la quantificazione universale (tutti) e quella esistenziale (alcuni, certi) più informativa è la prima: Se è vero che Sono tutti bravi E’ vero anche che Alcuni sono bravi Tuttavia il ricorso al quantificatore esistenziale implica la negazione della prima Alcuni sono bravi Dunque: non tutti sono bravi (implicatura generalizzata) Implicature conversazionali Inferenze prodotte dagli interlocutori a partire dal presupposto del rispetto del principio di cooperazione e delle massime conversazionali: quando le massime non vengono rispettate, gli ascoltatori ricercano un livello più profondo sulla cui base, con un procedimento inferenziale, poter calcolare il significato inteso dal parlante (significato occasionale).  Es. A.Dov’è Carlo? B.C’è una VW gialla davanti alla casa di Anna (Levinson 1985:114) La risposta di B è apparentemente incoerente (violazione della massima della relazione), ma segnala un intento cooperativo: rispondere pur non possedendo informazioni sufficienti.  Es. Una donna è una donna, è una donna, è una donna (pubblicità di un profumo) Violazione della massima della quantità e suggerimento di un senso diverso  Es. Lettera di presentazione redatta da un docente per uno studente, con ridotto contenuto informativo (violazione della massima di quantità) Funzioni della presupposizione  La presupposizione gioca un ruolo centrale nella economia di un testo, contribuendo alla sua connessione  Efficacia informativa: dire molto con molto poco  Rispetto della coerenza di un testo: scelta continua dei parlanti su cosa tematizzare e cosa lasciare sullo sfondo (rapporto tema-rema);  Contribuisce a collocare un testo nella situazione comunicativa a cui è destinato: richiama il già noto e quello che è dato per scontato  Con ciò rafforza i legami di gruppo, suggerendo al destinatario che lo si ritiene parte del gruppo  Ha funzione persuasiva perché spinge a vedere il mondo nella prospettiva voluta dall’autore. Si sottrae alla discussione: per essere discussa la presupposizione deve essere esplicitata.  Rischio di manipolazione: in quanto presentano un contenuto informativo senza asserirlo, dandolo per condiviso (accordo con l’uditorio), sono utili nei casi in cui il parlante vuole trasmettere esplicitamente un contenuto senza affermarlo direttamente: ciò che è messo sullo sfondo è protetto dalle possibili smentite (Givon 1989) Altri motivi che spingono ad usare le presupposizioni  Riferimenti a concetti tabù o indecenti  ragioni di opportunità personale, che impediscono di fare affermazioni che potrebbero apparire presuntuose  ripararsi da possibili critiche o contestazioni  Per un’analisi dell’uso persuasivo delle presupposizioni nella stampa italiana: Sbisà, Ideology and the persuasive use of presupposition, 1999  Su impliciti e presupposizioni: Sbisà, Detto non detto, Laterza 2007 Attivatori linguistici di presupposizione  Descrizioni definite, sintagmi nominali (presupposizione d’esistenza)  Epiteti e apposizioni  Verbi fattivi : presuppongono la verità (fattualità) del contenuto proposizionale della frase (rendersi conto, sapere, comprendere, rimpiangere) “Marina rimpiange di aver lasciato l’Africa > è vero che: Marina ha lasciato l’Africa”  Verbi implicativi: implicano la verità o non verità della proposizione complemento (riuscire, permettersi, dimenticarsi) “Sandro è riuscito a riparare la radio > è vero che: Sandro ha riparato la radio”)  Verbi di cambiamento di stato (smettere, incominciare, continuare, finire di) “Marco ha smesso di fumare >è vero che: Marco fumava” “Gaia ha ritelefonato > è vero che: Gaia aveva già telefonato”  Verbi di giudizio (criticare, accusare)  Piano sintattico  frasi relative parentetiche  Frasi scisse (l’informazione presupposta è nella seconda parte dell’enunciato) (E’ Paolo che l’ha detto....; è X che l’ha fatto; “E’ Luca che l’ha aiutato = Qualcuno l’ha aiutato”)  Ipotetiche controfattuali “se non fossi andato in montagna avrei fatto l’esame > Sono andata in montagna”; “Se mi avesse chiesto scusa, l’avrei perdonata > non mi ha chiesto scusa  Interrogative  Proposizioni temporali dopo che, prima che: “Le cose sono cambiate dopo la partenza di Giorgio > Giorgio è partito”  Avverbi: ancora, di nuovo, invece, anche ecc. “La terra ha tremato di nuovo > aveva già tremato” Esempi Cambiamento di stato  Presupposizione lessicale-semantica del verbo smettere (verbo di cambiamento di stato)  E così hai smesso con la droga?  Quando smetterai di raccontar balle? La presupposizione può essere usata come arma più o meno occulta di persuasione e di manipolazione (propaganda politica, interrogatori) “La carriera politica non era più un servizio da rendere alla repubblica, ma un’occasione per arricchirsi. I tribuni della plebe avevano smesso di difendere i diritti del popolo”  “Alla vigilia del voto europeo Prodi e D’Alema hanno ricominciato a parlarsi” (La Repubblica) Il disaccordo è presupposto, sta sullo sfondo  “Trasporti, ricomincia il calvario” Informazione presupposta sullo stato dei trasporti  Tutti i partiti ex cattolici sembrano assolutamente incapaci di dare una risposta a Giovanni Paolo II (…) sulle “emergenze nazionali che egli ha individuato(…): politica a sostegno della famiglia, scuola libera e creazione di lavoro vero e stabile. Neanche si accorgono che D’Alema, su questi temi, cerca di scavalcarli (…). (“Il Giornale”, 9 settembre 1997, in Sbisà 1999) Accorgersi= verbo fattivo Verbi fattivi Sapere (Berlusconi)  Sappiamo che i vecchi bolscevichi non ci apprezzeranno mai Sapere (Rutelli)  Sappiamo che sono cose che si dicono in campagna elettorale / sappiamo che la concertazione non è tabù Altri verbi fattivi  “I ds hanno fatto da collante in situazioni anche molto difficili, consapevoli della necessità di dare al paese una prospettiva nuova” (L’Unità) Ipotetiche controfattuali  “Sarebbe sciocco negare che la valenza interna dell’elezione di domani prevalga – nel mondo politico, nell’informazione, nell’opinione pubblica – sulla valenza europea: così come sarebbe sciocco negare che per tanti italiani questo appello alle urne risulti privo della drammaticità e del fascino delle politiche e anche delle amministrative: dal cui esito discendono conseguenze concrete, palpabili, quantificabili”. (Il Giornale) Avverbi  “La destinazione europea di Forza Italia è invece già scritta”  “Certo: pensiamo all’Europa e al Parlamento di Strasburgo, che non è ancora una centrale operativa ma è pur sempre una cassa di risonanza solenne”.  “Europa: ancora pacchi bomba”  “La Fiat crolla anche in borsa” Domanda retorica e di presupposizione  “Quanti soldi butti via ogni giorno con il tuo conto?” Vedi anche le interrogative nei titoli: posizione/creazione di un problema. La forma interrogativa viene sfruttata per introdurre un nuovo argomento con una certa enfasi; nei testi pubblicitari perprendere in considerazione un quesito specifico e per creare un bisogno Ampliamento delle massime di Grice Logica della cortesia (gli aspetti cognitivi, centrali in Grice, si trovano qui indeboliti)  Robin Lakoff (1978): due regole della competenza pragmatica:  Sii chiaro  Sii cortese  Chiarezza e cortesia si trovano spesso in conflitto, in questo caso si preferisce la cortesia  Tre regole della cortesia:  Non ti imporre  Offri delle alternative  Metti il destinatario a suo agio – sii amichevole Carattere indiretto  Dire: “fa freddo qui”, invece di “Chiudi la finestra” lascia al destinatario la scelta del modo di intendere l’enunciato, tramite una implicatura conversazionale, ed è meno impositiva della forma imperativa diretta. L’essere indiretti viene privilegiato a scapito della chiarezza, perché offre delle alternative e non pone il destinatario in una posizione di inferiorità (Bazzanella, Linguistica e pragmatica del linguaggio, p. 181)  Leech (1983)  Massima del tatto: - minimizza il costo per l’ascoltatore (l’aspetto negativo dell’atto) - massimizza il beneficio (l’aspetto positivo dell’atto) La massima del tatto è un mezzo per evitare i conflitti: quando due persone parlano tra loro non solo negoziano il significato di ciò che si dicono ma negoziano continuamente la loro relazione. Non è sufficiente considerare la forma grammaticale: l’uso dell’imperativo, ad es., non è necessariamente impositivo (es.: Entri pure, Venga venga); forme alternative di imperativo: modo infinito (ricette di cucina), forma impersonale (si potrebbe aprire la finestra).
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