Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Bianchi, Pragmatica cognitiva, Dispense di Linguistica Generale

Riassunto dettagliato del manuale "Pragmatica cognitiva", a cura di Claudia Bianchi, per sostenere l'esame di Linguistica generale.

Tipologia: Dispense

2023/2024

In vendita dal 15/04/2024

Filologia-moderna
Filologia-moderna 🇮🇹

15 documenti

1 / 24

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Bianchi, Pragmatica cognitiva e più Dispense in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 1 Capitolo primo. L’eredità di Grice Logica e linguaggio ordinario: una rivoluzione filosofica? Le teorie del filosofo e linguista britannico Herbert Paul Grice (1913-1988) costituiscono un riferimento imprescindibile non solo per la riflessione in filosofia del linguaggio, ma anche in filosofia della mente, linguistica, analisi del discorso, semiotica, scienze cognitive. Scopo generale dell’opera griceana è caratterizzare compiutamente  ciò che un’espressione E significa;  ciò che un parlante P dice esplicitamente usando l’espressione E in una certa occasione;  ciò che un parlante P lascia intendere implicitamente usando l’espressione E in quella occasione. Tale caratterizzazione fa di Grice uno dei maggiori esponenti della filosofia del linguaggio ordinario. I filosofi del linguaggio ordinario Intento comune ai filosofi del linguaggio ordinario è quello di portare il linguaggio comune al centro dell’analisi filosofica. Austin e Strawson, in particolare, negano che la semantica delle espressioni del linguaggio naturale possa essere espressa dalla logica. Grice Grice afferma che è necessario distinguere elementi dell’uso del linguaggio dovuti al significato ed elementi dovuti a fattori dell’intenzione comunicativa. Il compito centrale della semantica è caratterizzare in modo sistematico le nostre intuizioni su verità, falsità, significato, contraddizione, implicazione: certe distinzioni si rivelano allora indispensabili strumenti di analisi filosofica. Nella «battaglia omerica» fra i sostenitori di una semantica formale (filosofi del linguaggio ideale), che si occupano degli aspetti strutturali e composizionali del linguaggio, e teorici dell’uso (filosofi del linguaggio ordinario), Grice si propone di riconciliare i due campi. Errore comune dei due campi è l’idea che strumenti formali e loro controparti nel linguaggio naturale divergano in significato: formalisti e non formalisti considerano parte del significato di enunciato del linguaggio naturale quelli che sono solo impliciti veicolati dall’uso di quegli enunciati. Si rivelerà allora di cruciale interesse filosofico la distinzione fra conseguenza logica e implicatura – fra ciò che fa parte del significato delle particelle logiche e ciò che viene lasciato intendere implicitamente dall’uso di quelle particelle senza far parte del loro significato letterale. Più in generale, la distinzione fra significato dell’espressione e significato del parlante permette a Grice di spiegare come significati linguistici semplici e schematici (e univoci) possano essere usati in contesto per comunicare significati del parlante ricchi e complessi, senza postulare ambiguità e moltiplicazioni di sensi controintuitive. È lo spirito del Rasoio di Occam modificato. I lasciti di Grice La riflessione contemporanea sul linguaggio trae da Grice tre idee guida, che si coagulano attorno a tre nuclei concettuali: Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 2 1. significato come intenzione. La comprensione verbale non consiste nella decodifica di segnali in messaggi, ma è una forma di attribuzione di uno stato mentale al parlante: la comunicazione è espressione e riconoscimento di intenzioni; 2. principio di Cooperazione e massime conversazionali. Per poter inferire il significato del parlante (sulla base della decodifica dell’enunciato e di fattori contestuali) il destinatario viene guidato dall’aspettativa che l’enunciato soddisfi certi standard – sia cioè informativo, sincero, pertinente e chiaro; 3. implicatura. È necessario distinguere, all’interno del significato globale che un parlante comunica, ciò che il parlante dice esplicitamente e ciò che il parlante implica, o veicola implicitamente. Prima eredità: significato come intenzione. Leggere la mente Verso un modello inferenziale Con una metafora efficace, comunicare significa leggere la mente del nostro interlocutore. Gli stati mentali di un soggetto non possono essere semplicemente percepiti o decodificati, ma devono essere inferiti dal comportamento del soggetto e da informazioni di sfondo. In un modello inferenziale come quello proposto da Grice, un enunciato è un indizio («evidence») fornito intenzionalmente del messaggio che P vuole comunicare (il significato del parlante). Comprendere significa inferire il significato del parlante da quell’indizio. Naturalmente un enunciato è un indizio codificato linguisticamente e la comprensione necessita anche di un elemento di decodifica: ma Grice sottolinea che l’uso convenzionale che serve a P a manifestare le proprie intenzioni e non a codificarle. 1. Significato dell’espressione: il significato che l’espressione E ha convenzionalmente; 2. Significato del parlante: il significato con cui il parlante usa l’espressione E. A sua volta il significato del parlante si distingue in: a. ciò che è detto da P con un uso di E; b. ciò che è implicato da P con un uso di E. Immaginiamo che Homer chieda a Lisa: «Ti piacciono i libri di Virginia Woolf?», e che Lisa risponda «Alcuni». Il significato dell’espressione coincide con quello del quantificatore esistenziale della logica; il significato del parlante – ciò che Lisa comunica – è assai più ricco: A LISA PIACCIONO ALCUNI LIBRI SCRITTI DA VIRGINIA WOOLF MA NON TUTTI. Tale significato comunicato può essere distinto in ciò che è detto esplicitamente da Lisa e ciò che viene veicolato solo implicitamente:  A LISA PIACCIONO ALCUNI LIBRI SCRITTI DA VIRGINIA WOOLF;  A LISA NON PIACCIONO TUTTI I LIBRI SCRITTI DA VIRGINIA WOOLF. Gli elementi di novità della teoria griceana sono da un lato la riduzione del significato dell’espressione (atemporale) al significato del parlante (occasionale), e dall’altro l’identificazione di quest’ultimo con complesse intenzioni comunicative indirizzate a un destinatario: si tratta in sostanza della riduzione di un progetto semantico a un progetto psicologico. Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 5 comportamento del parlante. Il principio si declina in quattro gruppi di massime: Quantità, Qualità; Relazione e Modo. Le massime di Quantità rispecchiano l’aspettativa che il nostro interlocutore sia ragionevolmente informativo: 1. dà un contributo tanto informativo quanto richiesto; 2. non dare un contributo più informativo di quanto non richiesto. Le massime di Qualità rispecchiano l’aspettativa che il nostro interlocutore sia sincero e giustificato nelle proprie affermazioni; comprendono una supermassima: «Cerca di dare un contributo che sia vero», e le due sottomassime: 1. non dire ciò che credi essere falso; 2. non dire ciò per cui non hai prove adeguate. La massima di Relazione rispecchia l’aspettativa che il nostro interlocutore sia pertinente: «Sii pertinente». La massima di Modo rispecchia l’aspettativa che il nostro interlocutore sia chiaro: «Sii perspicuo»: 1. evita l’oscurità d’espressione; 2. evita l’ambiguità; 3. sii breve (evita la prolissità non necessaria); 4. sii ordinato nell’esposizione; 5. esprimiti in modo da facilitare la risposta appropriata. Le massime non sono tutte sullo stesso piano: Grice privilegia le massime di Qualità, e in particolare la prima: «È ovvio che osservare alcune di queste massime è questione meno pressante che osservarne certe altre; un uomo che si sia espresso con indebita prolissità è in genere esposto a critiche meno aspre di un uomo che abbia detto qualcosa che ritiene falso… le altre massime entrano in azione soltanto in base all’assunto che questa massima della Qualità sia soddisfatta», e ancora: «Informazioni false non sono un tipo inferiore di informazioni: semplicemente non sono informazioni». Che fare con le massime? A differenza di ciò che accade per le regole sintattiche o semantiche, le massime pragmatiche hanno l’interessante caratteristica di funzionare altrettanto bene quando sono violate e quando sono osservate. 1. Un parlante può innanzitutto conformarsi al Principio di Cooperazione e alle massime: sono i casi in cui P è sincero, giustificato, informativo, pertinente, e si esprime in modo appropriato, senza lungaggini o oscurità Mi chiedete quanti anni ho e rispondo (20) Ho quarantacinque anni. 2. Oppure P può violare una massima: può intenzionalmente dire meno di quanto necessario, o dire qualcosa di non pertinente, o esprimersi in modo volutamente disordinato o oscuro, celando però la propria intenzione. Alla stessa domanda rispondo (sono piuttosto giovanile e non temo di essere smascherata) (21) Ho trentasette anni. Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 6 3. Un parlante può anche uscire dal raggio d’azione di una massima, dichiarando la propria intenzione di sospendere la collaborazione in modo esplicito («No comment») o in modo implicito. 4. Spesso può succedere che due massime entrino in conflitto, e P deve scegliere di violarne una per non violarne un’altra: la violazione riguarderà in genere la Quantità allo scopo di preservare la Qualità (P dà meno informazioni di quanto necessario, per non dare informazioni false o per le quali non ha sufficiente giustificazione). 5. Il caso più interessante è quello in cui un parlante «si burla» o sfrutta una massima: anche questi sono casi di violazione, ma di violazioni palese, aperta e manifesta, che inducono il destinatario ad avanzare ipotesi che riconducano a comportamento collaborativo una mossa conversazionale apparentemente non in consonanza con le massime. In caso di violazione manifesta si ha uno «sfruttamento» delle massime che permette di ottenere effetti comunicativi particolari. Mi incontrate mentre esco da un cinema in cui proiettano Madagascar e commentare (24) Claudia ha cinque anni → sono giovanile, ma non così giovanile, e pertanto proferendo (24) state lasciando intendere qualcosa di diverso, ad esempio che ho dei gusti infantili. Terza eredità: esplicito e implicito. Implicature Esplicito e implicito Punto di partenza imprescindibile è la distinzione fra dire e implicare: secondo Grice, nelle nostre interazioni verbali, spesso comunichiamo molto più di quanto non diciamo letteralmente o esplicitamente. Grice chiama implicature conversazionali le proposizioni che, in contesti particolari, possono essere comunicate usando un enunciato, senza essere esplicitamente dette – senza essere parte del significato letterale dell’enunciato. Supponiamo che Marge telefoni a Homer, in vacanza in una località esotica, e gli chieda se si sta divertendo; e supponiamo che Homer risponda: (25) Ho la febbre gialla e l’albergo è pieno di cimici. Il livello esplicito, la proposizione espressa dal parlante con un uso di un enunciato, ciò che è detto dall’enunciato, è per Grice in relazione stretta con il significato convenzionale delle espressioni utilizzate. Ne differisce solo per due aspetti: è necessario fornire un valore alle espressioni indicali e dimostrative; ed è necessario selezionare un solo o una sola interpretazione per frasi strutturalmente ambigue o espressioni omonime. Nel contesto descritto, (25) esprime dunque la proposizione HOMER HA LA FEBBRE GIALLA E L’ALBERGO È PIENO DI INSETTI. Usando (25) in quel contesto, Homer sembra violare la massima di Relazione (la sua non è una risposta alla domanda di Marge). Per poter ricondurre (25) a comportamento collaborativo (sotto l’assunzione che Homer sia razionale), Marge deve allora supporre che Homer voglia comunicare qualcosa di più, e che pertanto lasci intendere implicitamente la proposizione HOMER NON SI STA DIVERTENDO. Tradizionalmente si suole distinguere due categorie di implicature:  implicature standard, con le quali D integra, amplia o arricchisce ciò che è detto: sono le implicature che sorgono nell’ipotesi che P stia osservando le massime;  implicature da sfruttamento, con le quali D modifica o corregge ciò che è detto: sono le implicature che sorgono nell’ipotesi che P stia violando apertamente le massime. Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 7 Calcolo delle implicature Come vengono derivate le implicature? Il parlante dice p e implica conversazionalmente q se: 1. il destinatario presume che il parlante si conformi alle massime e al Principio di Cooperazione; 2. per rendere coerente 1 con il fatto che il parlante ha detto p, il destinatario deve supporre che il parlante pensi q; 3. il parlante pensa (e si aspetta che il destinatario pensi che lui pensa) che il destinatario sia in grado di inferire o cogliere intuitivamente 2. Per calcolare un’implicatura, dunque, D parte dal riconoscimento del significato convenzionale dell’enunciato proferito da P e dalle informazioni presenti nel contesto linguistico, extralinguistico e nella conoscenza di sfondo. A questi dati si aggiungono due elementi cruciali: a) l’ipotesi che il parlante si conformi al Principio di Cooperazione e alle massime; b) il fatto (o supposto tale) che significato convenzionale e informazioni contestuali sono accessibili a P e D e che entrambi sanno che è così. Tipi di implicature Grice distingue due tipi di implicature:  implicature convenzionali Secondo Grice, se P proferisce (50) Egli è un inglese; quindi è coraggioso → dice di qualcuno che è inglese e che è coraggioso. Il contenuto di (50) è equivalente a (50’) Egli è un inglese; egli è coraggioso → e lascia intendere che c’è una correlazione fra essere inglese ed essere coraggioso. La correlazione è pertanto non una parte del contenuto vero-condizionale di (50), ma è un’implicatura convenzionale. Questo tipo di implicature sono preposizioni addizionali comunicate da un enunciato che non dipendono da particolari circostanze d’uso dell’enunciato, ma sono associate in modo stabile a determinate espressioni, come «ma», «quindi», «persino», «non ancora». Alcuni caratteri delle implicature convenzionali: 1. sono distaccabili: lo stesso contenuto proposizionale può essere espresso in modo da rimuovere l’inferenza; 2. non sono cancellabili: non è cioè possibile bloccare la generazione dell’implicatura, né contestualmente, né esplicitamente; 3. vengono generate in tutti i contesti: non richiedono particolari informazioni di sfondo in quanto sono indotte dall’uso di certe particelle o corruzioni; 4. non sono calcolabili: sono colte intuitivamente da D, e l’intuizione non è rimpiazzabile da un argomento – non è possibile ricostruire un insieme di passi inferenziali che ha condotto D a inferire q da p; 5. non sono parte del significato delle espressioni – non sono cioè un fenomeno semantico, non modificano le condizioni di verità dell’enunciato cui sono associate: sono aspetti non vero-condizionali del significato convenzionale di un’espressione. Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 10 Capitolo secondo. Dopo Grice: una mappa Dopo Grice: neo-griceani e post-griceani La distinzione fra esplicito e implicito è stata messa in discussione in vario modo, già negli anni Settanta, da continuatori più o meno fedeli del programma di ricerca di Grice come Stephen Levinson, Laurence Horn e Jay Atlas – spesso riuniti sotto il nome di neo-griceani. Più recentemente obiezioni radicali al progetto griceano sono venute dal variegato campo dei post- griceani: teorici della pertinenza (Dan Sperber, Deirdre Wilson e Robyn Carston), contestualisti (François Récanati), quasi-contestualisti (Kent Bach). Il dissenso avviene sostanzialmente su due punti: A. Distinzione fra esplicito e implicito. Rispetto a Grice, i neogriceani accentuano l’interesse sugli aspetti convenzionali del linguaggio, nel tentativo di combinare il punto di vista inferenziale sulla comunicazione di derivazione griceana con una visione del linguaggio influenzata dalla semantica formale e dalla grammatica generativa. B. Principio di Cooperazione e massime conversazionali. I principi proposti dai neo-griceani a revisione delle massime griceane (che Grice stesso vedeva aperte a complementi e miglioramenti) sono visti in forte continuità con la teoria originaria di Grice; ben diverso l’atteggiamento della teoria della pertinenza, che vede nella formulazione del principio di pertinenza una rottura netta con il progetto griceano. Grice: esplicito e implicito Punto di partenza imprescindibile resta la distinzione griceana fra dire e implicare: secondo Grice, nelle nostre interazioni verbali spesso comunichiamo implicitamente molto più di quanto non diciamo letteralmente o esplicitamente. A livello esplicito Grice postula processi inferenziali solo per i. Assegnare riferimenti alle espressioni indicali; ii. Eliminare eventuali ambiguità. È la posizione che oggi prende il nome di letteralismo. Per certi autori post-griceani, e per la teoria della pertinenza in particolare, il livello esplicito è largamente sotto-determinato dal significato codificato linguisticamente e deve essere integrato grazie a processi inferenziali: è la posizione del contestualismo. Semantica tradizionale: letteralismo Secondo la tesi letteralista, per poter valutare una frase dobbiamo assegnarle un contenuto semantico determinato (condizioni di verità letterali): in questa operazione l’apporto del contesto è limitato ai casi di indicalità in senso lato ed eventualmente di ambiguità. Questo significa che tutti gli effetti del contesto extralinguistico sulle condizioni di verità di una frase devono essere riconducibili a elementi sintattici della frase, presenti nella sua forma logica: tali effetti sono a loro volta governati e regimentati da convenzioni linguistiche. Processi semantici Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 11 Il solo processo che i letteralisti ammettono per la determinazione del contenuto esplicito di un enunciato è il processo di saturazione. Si tratta del processo innescato dalla presenza di particolari espressioni: indicali («io», «qui»), dimostrativi («questo»), pronomi («lui», «lei»), ruoli d’argomento dei predicati, tempi verbali. (1’) Ho la febbre gialla; (7) Bart ha visto il libro di Lisa; (8) Massimo è troppo giovane; (9) Romano ha finito; (10) Silvio è pronto. La saturazione consente di determinare il riferimento delle espressioni indicali e dimostrative come «io» in (1’), il riferimento di particolari costruzioni, come quella possessiva in (7), ecc. Il processo è obbligatorio, cioè indispensabile allo scopo di ottenere una proposizione completa e valutabile. Prima del processo di saturazione, gli enunciati (1’) e (7)-(10) sono infatti incompleti, non esprimono proposizioni ma schemi di proposizioni: X HA LA FEBBRE GIALLA; ecc. Processi pragmatici Ogni altra forma di arricchimento del contenuto di una frase è opera di processi inferenziali, che però vanno a costruire un ulteriore livello di senso, non più semantico ma pragmatico: il senso implicito. I processi pragmatici (arricchimento libero, transfert, implicature conversazionali) che generano tale livello di senso prendono come input una proposizione completa e valutabile e forniscono come output una diversa proposizione. Livelli di senso Riassumendo, la prospettiva letteralista individua tre livelli di senso: 1. significato convenzionale; 2. proposizione espressa; 3. senso implicito. Neo-griceani I neo-griceani condividono con Grice l’idea che la comprensione sia parzialmente inferenziale, ma ritengono che la teoria debba essere rivista in due direzioni: A. Grice limita il ruolo delle inferenze sostanzialmente alla comunicazione implicita; questi autori pensano invece che inferenze di tipo pragmatico siano necessarie anche per determinare il livello esplicito della comunicazione; B. le massime conversazionali sono inadeguate dal punto di vista descritto ed esplicativo – dal momento che non hanno modo di bloccare una sovra-generazione di implicature, anche incompatibili le une con le altre. È quindi necessaria una revisione delle aspettative e dei principi che guidano il processo di comprensione. Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 12 Gli autori neo-griceani propongono inizialmente revisioni parziali della nozione di implicatura, all’interno di un quadro sostanzialmente griceano, ma le loro proposte evolvono in teorie generali del ruolo dell’inferenza nella comunicazione. Uno degli obiettivi centrali di questa prospettiva è quello di circoscrivere il dominio del significato letterale e di mostrare come il significato sia condizionato da tratti sintattici o semantici degli enunciati, largamente invarianti rispetto ai contesti d’uso: ma questo obiettivo tradizionale viene integrato con l’idea che certi aspetti stabili del significato siano frutto di processi inferenziali (dunque di tipo pragmatico) che si attivano tipicamente, di default. Un livello di senso intermedio (A) I neo-griceani si concentrano sulle implicature conversazionali generalizzate (GCI), interpretazioni standard o di default che vengono normalmente generate dall’uso di certe espressioni o costruzioni e non dipendono da assunzioni condivise – in particolare non dipendono da conoscenze enciclopediche condivise dai parlanti. Gli esempi più noti sono le implicature scalari come (19) Alcuni studenti hanno passato l’esame che genera l’implicatura NON TUTTI GLI STUDENTI HANNO PASSATO L’ESAME. Le GCI sono frutto di inferenze pragmatiche sistematiche basate su aspettative generali su come certe espressioni o costruzioni vengono di norma utilizzate: aspetti non codificati del significato del parlante possono essere inferiti da proprietà metalinguistiche dell’enunciato, come la scelta lessicale («alcuni» rispetto a «tutti»). I processi di arricchimento vanno a creare un vero e proprio livello di senso aggiuntivo accanto ai tre livelli della prospettiva letteralista: implicitura. 1. Significato convenzionale → la regola semantica associata a un enunciato indicale (X MANGIA ALCUNI TIPI DI CARNE); 2. proposizione minimale → «ciò che è detto» in senso semantico (BART MANGIA ALCUNI TIPI DI CARNE); 3. proposizione massimale → «ciò che è detto» in senso pragmatico (BART MANGIA ALCUNI TIPI DI CARNE MA NON TUTTI); 4. senso implicito (utterance-token meaning) → (BART NON È VEGETARIANO). Revisione delle massime griceane (B) Secondo i neo-griceani le massime griceane sono inadeguate dal punto di vista descrittivo ed esplicativo, dal momento che in certi casi consentono di derivare implicature che non sono intuitivamente intese dal parlante. (24) Homer girò la chiave e il motore si mise in moto1. (25) Wittgenstein ha scritto il Tractatus2. Questo genere di esempi sembra fornire evidenze a favore della necessità di aggiungere al quadro griceano un principio di informatività, che legittimi l’arricchimento del contenuto di un enunciato 1 La lettura temporale di «e» nasce dalla supposizione del rispetto della massima di Modo e violerebbe, invece, la prima massima di Quantità. 2 Legittima la lettura WITTEGNSTEIN E SOLO LUI HA SCRITTO IL TRACTATUS – generata dalla supposizione del rispetto della prima massima di Quantità. Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 15 Le aspettative che orientano i processi interpretativi (B.): la pertinenza Pertinenza e cognizione Gli esseri umani sono sistemi cognitivi in grado di costruire ed elaborare rappresentazioni di oggetti e di stati di cose. Sono però in grando anche di costruire rappresentazioni delle rappresentazioni dei loro simili. La comprensione inferenziale è resa possibile proprio dalla capacità degli esseri umani di rappresentarsi le rappresentazioni altrui, di attribuire cioè ai loro simili credenze, desideri, speranze, paure, convinzioni: stati mentali che ne motivano le azioni. La capacità di metarappresentazione è alla base della psicologia ingenua o del senso comune. Per i teorici della pertinenza la comunicazione è un effetto secondario della capacità di metarappresentazione. Il processo interpretativo è un processo metapsicologico di costruzione e valutazione di ipotesi sul voler dire del parlante (un’intenzione) sulla base dell’evidenza che il parlante ha fornito a questo scopo (un comportamento particolare in una situazione particolare). La capacità di metarappresentazione comporta un notevole vantaggio evolutivo: concettualizzare i movimenti corporei di un soggetto come realizzazione di intenzioni è assai economico, in quanto ci permette generalizzazioni esplicative e previsioni sul comportamento del soggetto. Ma come identifichiamo le intenzioni di un soggetto? Grazie alla capacità di riconoscere gli stati mentali degli altri possiamo modificare gli stati mentali degli altri: I. avere un’intenzione informativa significa intrattenere una metarappresentazione di 1° livello (Bart vuole che Marge creda p); II. riconoscere che qualcuno ha un’intenzione informativa significa intrattenere una metarappresentazione di 2° livello (Marge riconosce che Bart vuole che lei creda p); III. avere un’intenzione comunicativa significa intrattenere una metarappresentazione di 3° livello (Bart vuole che Marge riconosca che lui vuole che lei creda p); IV. attribuire a qualcuno un’intenzione comunicativa significa intrattenere una metarappresentazione di 4° livello (Marge riconosce che Bart vuole che lei riconosca che lui vuole che lei creda p). La cognizione umana presenta tre tratti caratteristici: 1. la possibilità di monitorare una vasta gamma di stimoli; 2. la disponibilità permanente di una sconfinata mole di dati immagazzinati; 3. la capacità di concentrare l’elaborazione solo su una quantità limitata di informazione, relativamente a un determinato istante. Ne risulta un vero e proprio collo di bottiglia attenzionale: solo una frazione dell’informazione ambientale tenuta sotto controllo dall’organismo può essere oggetto di elaborazione attenzionale, e solo una frazione dell’informazione presente in memoria può essere di volta in volta richiamata ed elaborata. La ricerca della pertinenza è un carattere essenziale della cognizione umana. È questo il senso del Principio cognitivo di pertinenza: i processi cognitivi umani tendono a massimizzare la pertinenza. La pertinenza è una proprietà degli input dei processi cognitivi, siano essi stimoli esterni (proferimenti o azioni) o rappresentazioni interne (pensieri, ricordi, conclusioni). Un input è Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 16 pertinente per un individuo S quando si lega all’informazione di sfondo posseduta da S per generare conclusioni atte a migliorare la conoscenza in possesso di S e la sua capacità di agire con successo. In sostanza un input è pertinente quando permette a S di modificare la sua rappresentazione del mondo, cioè di acquisire nuove credenze, di rafforzare credenze disponibili, rivederle, riorganizzarle o abbandonarle. In sintesi, un input è pertinente quando la sua elaborazione da parte di S produce effetti cognitivi positivi. Dal momento che sono molti gli input pertinenti in competizione fra loro per la nostra attenzione, la pertinenza si configura come proprietà continua e non discreta, sostanzialmente una questione di grado: sarà ritenuto pertinente l’input più pertinente rispetto agli altri stimoli. In generale l’efficienza cognitiva è il conseguimento del miglior equilibrio tra costi e benefici. Ogni elaborazione di uno stimolo ha infatti un costo cognitivi (in termini di tempo, percezione, recupero di informazioni in memoria, attivazione di processi inferenziali); il costo si giustifica con gli effetti cognitivi ottenuti (modifiche della rappresentazione del mondo di S). Maggiori sono gli effetti cognitivi, maggiore sarà la pertinenza; maggiori sono i costi di elaborazione, minore sarà la pertinenza. Supponiamo che Homer chieda a Marge l’orario di partenza del treno per Springfield, e che Marge risponda con uno dei seguenti enunciati: (1) il treno parte dopo le 15; (2) il treno parte alle 15.24; (3) il treno parte 36 minuti prima delle 16. I tre enunciati sono tutti pertinenti per Homer in termini di effetti cognitivi, ma (1) ha meno effetti rispetto a (2), e (3) è più costoso da elaborare rispetto a (2). Pertinenza e comunicazione Massimizzare la pertinenza significa usare nel modo più efficiente le risorse disponibili e allocarle agli input più promettenti. Il nostro sistema cognitivo, come risultato di una costante pressione selettiva, si è sviluppato in modo tale che: i) i nostri meccanismi percettivi tendono automaticamente a cogliere gli stimoli potenzialmente pertinenti; ii) i nostri meccanismi di recupero delle informazioni immagazzinate in memoria tendono automaticamente ad attivare assunzioni potenzialmente pertinenti; iii) i nostri meccanismi inferenziali tendono automaticamente a elaborare gli stimoli nel modo più produttivo. È quanto affermato nel Principio cognitivo di pertinenza. Si è detto che la tendenza a massimizzare la pertinenza ci consente non solo di predire gli stati mentali degli altri ma anche di modificarli o manipolarli, proprio perché siamo in grado di prevedere a quali informazioni gli altri dedicheranno attenzione e risorse cognitive. Dal momento che sappiamo che il nostro interlocutore identificherà gli stimoli più pertinenti nel suo ambiente e li elaborerà in modo da massimizzare la pertinenza, siamo in misura di produrre uno stimolo che attirerà la sua attenzione, provocherà il recupero di assunti contestuali e lo indirizzerà verso le conclusioni da noi intese. Molti dei tentativi volti a influenzare gli altri sono espliciti – come quando stabiliamo un contatto con il nostro interlocutore guardandolo direttamente negli occhi. La comunicazione manifesta richiede cioè l’uso di uno stimolo ostensivo, che innesca aspettative di pertinenza che le azioni ordinarie non suscitano: tali aspettative guidano il destinatario verso il significato del parlante. Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 17 Secondo la teoria della pertinenza tutta la comunicazione intenzionale umana è comunicazione ostensivo-inferenziale. Principio comunicativo di pertinenza: ogni proferimento e ogni atto di comunicazione ostensivo- inferenziale comunica l’assunzione (presumption) della propria pertinenza ottimale. Secondo il Principio comunicativo di pertinenza, P vuole manifestamente che D trovi l’enunciato da lui prodotto sufficientemente pertinente da meritare di essere interpretato. D è così guidato nella comprensione da una assunzione di pertinenza ottimale: A. l’enunciato è sufficientemente pertinente da meritare di essere elaborato da D. B. l’enunciato è il più pertinente fra quelli che P avrebbe potuto fornire (compatibilmente con le competenze e le preferenze di P). L’assunzione di pertinenza ottimale guida D nella procedura di comprensione. Dal momento che lo sforzo è uno dei due fattori che influiscono sulla pertinenza di uno stimolo, la procedura da seguire sarà quella del minimo sforzo, sintetizzata in due passi: 1. segui un percorso di minimo sforzo nel computare gli effetti cognitivi. In particolare sottoponi a verifica le ipotesi interpretative (disambiguazioni, risoluzioni referenziali, implicature, e così via) in ordine crescente di accessibilità. 2. Fermati quando le tue aspettative di pertinenza sono soddisfatte. Vediamo un esempio di procedura di comprensione. Caso 1: Homer, Marge e Lisa sono docenti del Dipartimento di Linguistica. Supponiamo che Homer chieda a Marge: «Possiamo confidare nel fatto che Lisa faccia quello che le abbiamo detto e difenda gli interessi del Dipartimento di Linguistica al Consiglio di Facoltà?» e che Marge risponda: (9) Lisa è un soldato! Il concetto mentale di SOLDATO posseduto da Homer include molteplici attributi (patriottismo, senso del dovere, disciplina), tutti attivati in una certa misura dall’uso che Marge fa della parola «soldato». Tutti attivati, ma non con la stessa intensità; alcuni di essi ricevono un’attivazione ulteriore dal contesto e divengono più accessibili – divengono cioè più accessibili le possibili implicazioni derivanti dal proferimento di Marge, come: a. Lisa ha senso del dovere; b. Lisa esegue accuratamente gli ordini; c. Lisa non discute l’autorità; d. Lisa si identifica con gli obiettivi del gruppo; e. Lisa ha sentimenti patriottici; f. Lisa percepisce la paga di soldato; g. Lisa è un membro dell’esercito. Homer considera queste implicazioni in ordine di possibilità e, una volta soddisfatte le sue aspettative di pertinenza (al punto d.), si ferma. Non prende nemmeno in considerazione i punti e. – g. Caso 2: supponiamo ora che Homer chieda: «Che lavoro fa Lisa?», e che Marge risponda nuovamente proferendo (9). In questo contesto l’ordine di attivazione dei vari attributi e l’accessibilità delle implicazioni corrispondenti risultano essere speculari. Facendo affidamento Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 20 Esplicature e implicature Il compito generale di derivazione del significato del parlante può essere scomposto in tre sottocompiti, che mettono in atto tutti e tre processi inferenziali non dimostrativi: a. costruzione di ipotesi sul contenuto esplicito (esplicatura) attraverso processi di decodifica, disambiguazione, determinazione dei riferimenti e arricchimento che sviluppano la forma logica codificata linguisticamente; b. costruzioni di ipotesi sulle assunzioni contestuali intese (premesse implicitate); c. costruzione di ipotesi sulle implicazioni contestuali intese (conclusioni implicitate). D è guidato da un’assunzione generale di pertinenza ottimale e da specifiche aspettative sugli effetti cognitivi che P intende ottenere in quel particolare contesto (le conclusioni implicitate): a partire da un effetto cognitivo atteso, D può risalire a un contesto a un contenuto esplicito che potrebbero garantire tale effetto attraverso una backwards inference, un processo di inferenza dalle conclusioni alle premesse, o di aggiustamento reciproco fra esplicature e implicature. La decodifica del contenuto aiuta a identificare le implicature che rendono l’enunciato pertinente; a loro volta premesse e conclusioni derivate permettono di «riaggiustare» il contenuto esplicito in modo da massimizzare la pertinenza dell’enunciato. Tale processo si stabilizza quando esplicature e implicature insieme confermano le aspettative di pertinenza di D. Vediamo un esempio. Alessandra, Francesca e Alessandro stanno cenando e la loro vicina (e pessima cuoca) Claudia passa a salutare. Alessandra le chiede se vuole restare a cena con loro; Claudia risponde: «No grazie» e aggiunge (14) Ho cenato. La tavola mostra i passi inferenziali attraverso i quali Alessandra giunge a interpretare (14): a sinistra compaiono le ipotesi interpretative di Alessandra e a destra la base che supporta ciascun passo: (a) Claudia ha detto ad Alessandra «Ho cenato». Decodifica dell’enunciato di Claudia. (b) L’enunciato di Claudia ha pertinenza ottimale per Alessandra. Aspettativa suscitata dal riconoscimento dell’enunciato di Claudia come atto di comunicazione, e accettazione della pertinenza ottimale che veicola automaticamente. (c) L’enunciato di Claudia sarà pertinente se fornisce ad Alessandra una ragione del rifiuto del suo invito a cena. Aspettativa suscitata da (b) insieme al fatto che tale spiegazione sarebbe la più pertinente in questo momento per Alessandra. (d) Il fatto di aver già cenato una certa sera è una buona ragione per rifiutare un invito a cena quella stessa sera. Prima ipotesi che viene in mente ad Alessandra, che, insieme ad altre premesse appropriate, può soddisfare l’aspettativa (c). Interpretazione accettata come premessa implicita dell’enunciato di Claudia. (e) Claudia ha cenato questa sera. Prima interpretazione arricchita dell’enunciato di Claudia com’è stato decodificato in (a) che viene in mente ad Alessandra e che, combinato con (d), porta alla soddisfazione di (c). Interpretazione accettata come contenuto esplicito dell’enunciato di Claudia. Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 21 (f) Claudia rifiuta l’invito a cena perché ha già cenato questa sera. Inferita da (d) ed (e) in quanto soddisfa (c). Accettata come conclusione implicita dell’enunciato di Claudia. (g) Claudia potrebbe accettare un invito un’altra sera. Inferito da (f) e da informazione di sfondo. Una delle possibili implicature deboli dell’enunciato di Claudia che, assieme a (f), soddisfa l’aspettativa (b). Concetti ad hoc: pragmatica lessicale Nella prospettiva pertinentista, l’interpretazione lessicale comporta la costruzione, a partire dai concetti codificati, di concetti ad hoc o concetti occasionali. Nella prospettiva di RT, un concetto codificato linguisticamente è solo un indizio per derivare l’interpretazione intesa – tramite la costruzione di un concetto ad hoc. Tale costruzione è basata sulle informazioni immediatamente accessibili a partire dall’entrata lessicale associata al concetto codificato e vincolata dalle aspettative di pertinenza D. La costruzione dei concetti ad hoc avviene grazie a due processi complementari: - narrowing (il processo di restrizione lessicale) → (29) A molti filosofi piace bere viene generalmente interpretato come A MOLTI FILOSOFI PIACE BERE BEVANDE ALCOLICHE: il concetto lessicale BERE (INGERIRE LIQUIDI) deve essere rispetto a BERE* (INGERIRE BEVANDE ALCOLICHE). - broadening (o loosening – il processo di ampliamento o estensione lessicale) → (32) Questo tavolo è rettangolare esprime la proposizione QUESTO TAVOLO È APPROSIMATIVAMENTE RETTANGOLARE: il concetto lessicale RETTANGOLARE (che ha una definizione tratta dalla geometria) viene esteso a RETTANGOLARE* che include anche oggetti solo approssimativamente rettangolari. Implicature L’analisi dell’implicito non presenta in RT osservazioni particolarmente originali. Abbiamo descritto il compito di derivazione del significato del parlante da parte del destinatario come suddiviso in tre compiti di determinazione (esplicatura; premesse implicitate; conclusioni implicitate). Supponiamo che Lisa chieda a Bart: «Vuoi vedere Resident Evil?» e che Bart risponda: (59) Non voglio vedere film violenti. La risposta di Bart invita a determinare una esplicatura e a derivare due tipi di implicature: a) esplicatura: BART NON VUOLE VEDERE FILM VIOLENTI* (dove VIOLENTO* indica un certo grado di violenza, pertinente nel contesto di (59); b) premessa implicitata: RESIDENT EVIL È UN FILM VIOLENTO*; c) conclusioni implicitate: c1) BART NON VUOLE VEDERE RESIDENT EVIL; c2) LA RAGIONE PER CUI BART NON VUOLE VEDERE RESIDENT EVIL È CHE RESIDENT EVIL È UN FILM VIOLENTO*. Bianchi, Pragmatica cognitiva | ALESSANDRO CR 22 Dati (59) e la premessa b), la conclusione c1) segue deduttivamente: b) deve essere ipotizzata perché è la premessa necessaria per derivare c1) e c2) – che soddisfano le aspettative di pertinenza di Lisa; b) e c) sono implicature: mentre l’esplicatura a) è in parte derivata tramite decodifica (la produzione di una forma logica) e in parte tramite inferenze (lo sviluppo della forma logica e la saturazione degli indicali), le implicature sono derivate esclusivamente per via inferenziale. RT distingue inoltre fra implicature forti e deboli. Un’implicatura è forte se D deve derivarla per rendere l’enunciato prodotto da P compatibile con le proprie aspettative di pertinenza. Un’implicatura è debole se la sua generazione (che pure agevola D nel ricostruire un’interpretazione che soddisfi le aspettative di pertinenza) non è tuttavia essenziale: l’enunciato suggerisce infatti una serie di implicature equivalenti, e D si assume una parte di responsabilità nello sceglierne una in particolare. Nel caso di (59) sono implicature deboli le conclusioni implicitate: c3) BART NON VUOLE VEDERE TOMB RAIDER; c4) BART NON VUOLE VEDERE SAW III. In generale, maggiore è la distanza tra il significato linguistico codificato di una parola e il concetto ad hoc comunicato dall’uso di quella parola, più vaga e debole è la comunicazione. Per RT la comunicazione è sempre caratterizzata da un elemento di vaghezza. Nella comunicazione esplicita, la vaghezza risulta dall’elemento inferenziale che è all’origine della determinazione dell’esplicatura: maggiore è l’elemento inferenziale, più debole è l’esplicatura e maggiore è la quantità di implicature deboli possibili tra cui l’ascoltatore può scegliere. Anche la comunicazione implicita può essere forte o debole: forte quando D ha poca o nessuna responsabilità per le implicature che deriva; debole quando l’enunciato suggerisce una varietà di implicature equivalenti, che D è spinto a sondare o tra le quali può scegliere. Ironia Tradizionalmente metafora e ironia vengono considerate fenomeni simili che possono essere trattati in parallelo: Grice e i neo-griceani considerano entrambi i casi come violazioni aperte della massima di Qualità. RT, invece, tratta la metafora come un caso estremo di uso approssimato o loose, mentre riserva all’ironia un trattamento particolare. Consideriamo un esempio. Bart e Lisa stanno partendo per un pic-nic e Bart osserva: (63) È una giornata bellissima per un picnic. Caso A: partono per il pic-nic e il sole splende. Lisa commenta (64) È proprio una giornata bellissima per un pic-nic. Caso B: durante il pic-nic comincia a piovere a dirotto, e Lisa commenta con (64). Secondo il resoconto griceano, nel caso ironico Lisa dice qualcosa che è apertamente falso in modo da veicolare la proposizione opposta È DAVVERO UNA PESSIMA GIORNATA PER UN PIC-NIC. Secondo RT, invece, (64) fa eco all’enunciato (63) proferito da Bart: è fare eco a quell’enunciato che conferisce a (64) una valenza ironica. Se nel caso A Lisa facesse eco all’enunciato di Bart, mostrando che lo condivide, nel caso B Lisa fa eco all’enunciato di Bart in una situazione in cui è evidente che non lo condivide: nel caso B, (64) è un esempio di ironia, in cui Lisa veicola qualcosa come ERA INAPPROPRIATO AFFERMARE CHE FOSSE UNA GIORNATA BELLISSIMA PER UN PIC-NIC. Lisa ne fa un uso ecoico, per mostrare quanto fosse inappropriato. L’ironia implica allora un’eco a pensieri o enunciati che il parlante attribuisce ad altri per dissociarsene o prendersene gioco.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved