Scarica Capitolo 11, monteleone, storia della radio e della televisione in italia e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Radio E Della Televisione solo su Docsity! Una fabbrica di consenso1. Gli anni sessanta si aprono con un trauma: Genova, Reggio Emilia, Palermo e Catania sono insorte contro il governo Tambroni e contro il tentativo di reazione politica del neofascismo che ha visto la mobilitazione delle piazze, delle fabbriche, degli intellettuali e di tutte le forze democratiche. La società italiana era diventata mediamente più ricca; nuovi processi culturali ne avevano modificato fisionomia e comportamenti. i mezzi di informazione sono al centro di questa crisi di rinnovamento e ne registrano tutti i passaggi. La questione del pluralismo, nell'uso del più importante mezzo di informazione, è ormai al centro del dibattito politico e lo resterà per sempre. Cominciavano ad essere prese presentate le prime mozioni e interpellanze in parlamento. Fanfani aveva ammesso che questo problema esisteva e che doveva essere risolto. L'11 ottobre si inaugura tribuna elettorale in vista delle elezioni amministrative. Vedersi gli uomini politici in casa, sentirli rispondere alle domande dei giornalisti, era uno spettacolo da non perdere. Apparve una grande innovazione, apriva spazi di democrazia partecipata, legittimava sempre più il ruolo di servizio pubblico del mezzo televisivo. In una situazione di dopoguerra, avvicinare la gente alla politica era un dovere sociale primario, per allentare la tensione ideologica. La modernizzazione portava a una maggiore prosperità materiale e a un più spiccato individualismo. Le famiglie sono più piccole, più isolate, separate dai circuiti comunitari dalla struttura stessa delle nuove abitazioni sorte nelle grandi periferie metropolitane. La gestione efficiente di Rodinò aveva dato ottimi risultati. Il decennio si apriva all'insegna di profondi cambiamenti. Il governo della TV richiedeva una presenza più politica in grado di mediare tutte le spinte che provenivano dalle diverse forze sociali, culturali e politiche del paese. Occorreva anche continuare a riservare alla DC, l'egemonia sul mezzo radiotelevisivo e tranquillizzare la Chiesa. Con l'elezione del nuovo presidente nel 1961, Novello Papafavo, il primo suo obiettivo fu di aumentare maggiormente il potere della corrente fanfaniana nel l'indirizzo dei programmi culturali e giornalistici, passando da una gestione genericamente democristiana a un'altra più integralista. Benabei, direttore generale della Rai dal 1961, attuò un capolavoro politico ovvero quello di rendere la Rai più disponibile alle istanze di nuove aree sociali e politiche. l'informazione si rivelò ben presto il settore di intervento più esposto. Il 26 aprile iniziarono le trasmissioni radiofoniche e televisive di tribuna politica. Dal punto di vista della programmazione si ebbe una grande novità: l'ampliamento delle trasmissioni del secondo programma. Gli abbonati alla televisione erano 2.761.738. La Rai continuava a essere un'azienda solida, sia economicamente che finanziariamente. l'obiettivo era quello di estendere il più possibile il servizio televisivo a tutto il paese con serietà e impegno. l'azienda però procedeva bruciando troppe risorse in investimenti non sempre produttivi, senza preoccuparsi che in pochi anni sarebbe stato raggiunto il tetto di espansione dell'utenza. Nuovi fattori di cambiamento2. I mutamenti intervenuti nella struttura e nella composizione sociale e politica del paese richiedevano che il partito di maggioranza relativa rinunciasse a un rapporto di semplice possesso nel campo del mezzo di informazione di massa più potente. La grande vitalità dimostrata dalla radio e dalla televisione negli anni sessanta fu quindi anche il risultato di una singolare capacità di apertura a culture e punti di vista "altri" da quelli dominanti nell'azienda e nel paese. I giovani delle città godevano dopo una libertà mia conosciuta. Con una platea che ormai varia fra i 10 e i 15 milioni di spettatori, la televisione si sta caratterizzando soprattutto perla sua capacità di galvanizzare l'intero corpo sociale. Dal punto di vista massmediologico tre furono i principali fattori di cambiamento in questa epoca: La modificazione del consumo e la differenziazione del pubblico La ristrutturazione dell'offerta mediante una più avanzata concezione del palinsesto La decisa influenza delle tecnologie sul linguaggio televisivo Chi lavora ormai quasi esclusivamente fuori dell'abitazione è indotto a consumare a casa la maggior parte del suo tempo libero. Poco a poco scompare il consumo comunitario della televisione. È in questa fase che "la famiglia si ritrova intorno allo schermo" . È certo che la televisione riesce a creare le principali occasioni dell'unità famigliare. Un nucleo ormai più coeso, più consapevole, più informato. La Rai diventa sempre più consapevole delle proprie identità. Nasce il palinsesto classico della Rai monopolistica, caratterizzato da rigidità delle collocazioni e verticalità degli appuntamenti. Con una convenzione del 1963, la Rai si impegna a estendere la rete del nuovo programma in modo da servire entro l'anno tutti i capoluoghi di provincia e arrivare per la fine del 1966 coprire l'80 per cento della popolazione. Il progetto di governo della vita sociale mediante la TV non è però frutto di una luci ferina volontà di impadronirsi delle conoscenze degli italiani, come gli autori mostrano di credere, ma il risultato di una profonda conoscenza del mezzo, del suo rapporto con la società e di contribuire allo sviluppo del paese. Il secondo programma non era solo uno strumento per relegare in un ascolto più ridotto temi e argomenti sgraditi ma era il canale di sperimentazione di nuovi prototipi e nuove formule cultuali, dirette a un pubblico di cui si stava iniziando un processo di scomposizione direttamente proporzionale alla sua crescita e al diversificarsi della sua domanda. Nel periodo del suo grande sviluppo la televisione italiana valorizza e sfrutta al massimo tutte le sue potenzialità e il palinsesto si ispira a criteri strategici rivolti a massimizzare l'ascolto. La programmazione consiste ormai nella gestione di un magazzino di prodotti già confezionati, indipendentemente dalle caratteristiche del pubblico e delle fasce orarie cui essi sono destinati dalla collocazione in palinsesto sui due canali. Il secondo programma svolse quindi un importante funzione integrativa in un modello televisivo sostanzialmente monocanale tendente a fare il il pieno del l'ascolto. Tra il 1960 e il 1961 il mercato elettronico è alla ricerca di nuove espansioni non solo in Italia ma in tutto il mondo. La nascita del secondo programma risponde anche a questo importante indirizzo di politica industriale. Il nuovo canale infatti per essere ricevuto impone o un adattatore o l'acquisto di un nuovo televisore. Dall'America arrivano grosse novità: la registrazione video magnetica e il lancio dei primi satelliti di telecomunicazione. Queste prime innovazioni influenzeranno il linguaggio per tutto il decennio. Le trasmissioni informative modificano profondamente il sistema del giornalismo televisivo. La nascita di nuovi generi esaurisce la fase di pura e semplice riproposizione di quelli esistenti e crea nuovi stili e nuovi divi che si impongono esclusivamente attraverso la televisione. Il montaggio elettronico favorisce l'abitudine dello spettatore al ritmo cinematografico del racconto. Il controllo della tecnologia ebbe esiti anche negativi attraverso "la rottura della contemporaneità" in quelle trasmissioni che avrebbero dovuto consacrarne l'esaltazione: i programmi informativi. La questione del colore3. Il direttore generale della Rai doveva far fronte alle crescenti richieste di partecipazione al governo dell'azienda che provenivano soprattutto dai socialisti. all'interno dell'azienda andavano maturando le condizioni di un conflitto sempre più duro tra il direttore generale e l'amministratore delegato. Rodinò aveva iniziato una politica di contenimento delle spese che non poteva non intralciare la strategia del direttore generale. La politica economica dell'azienda continuava a muoversi in una logica di rigore. La pubblicità aumentava in maniera sensibile per la TV e la radio. Gli investimenti nei settori tecnici avevano assorbito le maggiori quote percentuali di bilancio. La gestione politica di Barnabei era la risposta a ciò che la classe di governo voleva dalla Rai, una struttura allineata alla necessità di un disegno più vasto di controllo della dimensione sociale del paese, con innegabili forti spinte ad accrescerne la fisionomia culturale. Rodinò cercò di amministrare l'azienda con la bussola del manager, incoraggiato dall'Iri che protesta inutilmente contro l'espansione delle spese. Nel 1965 Rodinò lasciava la scena televisiva per scadenza del mandato. In quell'anno il parlamento aveva deciso di rinviare al 1970 l'introduzione della TV a colori in Italia. Dal 1962 era iniziata la sperimentazione. Il trasmettitore di Monte Mario a Roma aveva cominciato a irradiare i primi segnali televisivi a colori secondo il sistema americano NTSC. Nel 1967, mentre tutte le nazioni europee introducono il colore nelle loro trasmissioni televisive, la Rai ne viene impedita da una allarmata e vasta polemica condotta dal Partito repubblicano, dalle industrie automobilistiche e dalla carta stampata. Il servizio a colori verrà introdotto nel 1975. La Rai viene così a trovarsi in una situazione di arretratezza tecnologica proprio nel momento e negli anni in cui comincia a formarsi un vasto fronte politico e di opinione pubblica che preme per la riforma del servizio radiotelevisivo. La responsabilità di questa mancata espansione tecnologica sono le potenti lobbies politico-imprenditoriali che lavorano contro i processi di modernizzazione. I programmi che hanno fatto la TV4. Nel decennio 1960-70 la Rai si dedica alla creazione di un pubblico popolare il più possibile omogeneo. Un progetto favorito dalla dimensione sempre più familiare dell'ascolto e perseguito attraverso l'estensione della programmazione intorno a tre grandi aree tematiche: lo spettacolo leggera, la musica leggera, i programmi culturali e d'informazione giunti a un livello notevole di qualità divulgativa. In tutte queste aree si inaugura un massiccio utilizzo di quella politica di generi che si coglie molto bene, nel rapporto solido e costante che si stabilisce, nel corso degli anni, tra informazione televisiva e avvenimenti sportivi. Le olimpiadi del 1960 inaugurarono la stagione delle grandi kermesse organizzate con particolare impegno in occasione di importanti eventi mondiali. È da notare che proprio nell'ambito dell'informazione sportiva, la televisione ha assunto in Italia forme di comunicazione divenute poi consiste in molti programmi che con lo sport avevano poco a che fare. Domenica sportivada scarno notiziario si trasforma in rotocalco d'attualità della serata festiva. Nel gennaio del 1961 il decennio televisivo si apre sullo spettacolo delle gambe, senza calzamaglia, delle gemelle Alice e Ellen Kessler. Le Kessler propongono un erotismo "freddo" che non emoziona e non turba, quindi lecito, tutto assorbito dalla perfetta macchina scenografica di giardino d'inverno prima, e di studio uno poi. Studio uno è quello spettacolo di prestigio che i dirigenti della Rai da tempo pensavano di produrre, che inaugura l'epoca d'oro del da da um-pa. Il Festival di Sanremo diventa l'unico grande appuntamento in diretta della programmazione annuale del palinsesto televisivo. Sul piano artistico la storia la storia del festival è in primo luogo la storia dell'adattamento fra un evento, nato e concepito per la radio, e la ripresa televisiva; sul piano sociale essa è anche la storia di una progressiva unificazione del pubblico che vede rispecchiati i suoi gusti musicali. Dopo l'esordio, il Festival è il complemento essenziale di tutta la strategia dello spettacolo leggero; punto di incontro tra fedeltà alla tradizione e istanze di rinnovamento. l'edizione televisiva del Festival si incarica di raccogliere una domanda sociale riqualificarla in nome dell'unità di consumo che non si esprime più in singoli programmi ma in generi complessi. In un paese che aveva fatto della televisione la punta di diamante della propria proposta di socializzazione culturale, il divismo assume una fisionomia del tutto particolare e nostrana. Senza questo, non sarebbe stato possibile il nascere di personaggi come Pippo Baudo o Raffaella Carrà e soprattutto non sarebbe stato possibile creare una star system dai connotati così popolari. Con la nascita del secondo programma, la cultura e l'informazione vengono depurate da un eccesso di pedagogismo e riproposte in una politica di programmazione assai attenta a utilizzare i modelli della rubrica culturale, dell'indagine sociale, della ricostruzione storica, della riflessione di attualità, della divulgazione scientifica. Sul primo programma si costruisce un vero e proprio progetto di cultura popolare con la serie Almanacco mentre sul secondo, dal 1967, l'Approdo rivela una delle tante esperienze di arricchimento culturale. Anche dal punto di vista della struttura aziendale, la costituzione di una direzione centrale dei "programmi culturali e di integrazione scolastica" segna l'inizio di una fase nuova. Nasce Sapere, un programma quotidiano organizzato in serie che tentava di mettere a disposizione di un pubblico il più vasto possibile, uno strumento di conoscenza. È stato proseguito poi con Medicina oggi. Parve allora che il mezzo televisivo avrebbe potuto inserirsi più intensamente anche nei processi scolastici attraverso programmi di carattere integrativo del l'insegnamento in aula. Una mutata situazione sociale e culturale aveva posto fine all'epoca di Telescuola. Solo con l'inizio degli anni settanta la funzione della televisione scolastica ed educativa verrà ripensata come allargamento dei contenuti culturali della scuola tradizionale. Il nuovo ciclo nascerà facendosi portatore di proposte didattiche avanzate allo scopo di stimolare il mondo della scuola ad aprirsi alla sperimentazione e alle tecnologie educative. Con l'inizio degli anni settanta le tecnologie dell'educazione divennero la gran moda del momento. Dall'America verrà importato uno dei modelli educativi più sofisticati della TV per bambini, Sesame Street. Da avventure della scienza a la macchina per vivere, gli esordi della scienza in TV sono certamente modesti dal punto di vista del linguaggio ma incoraggianti dal punto di vista dell'obiettivo pedagogico. Con la serie Orizzonti della scienza e della tecnica si cerca di dar corso a un tentativo di descrivere e documentare i grandi risultati della ricerca con un approccio neutro ma con grande precisione. Famose trasmissioni e quindi capolavori televisivi furono: Cinquant'anni di vita italiana, Anni d'Europa, Nascita di una dittatura, Gli atti degli apostoli, L'età del ferro, La presa del potere di Luigi XIV. La storia in TV è stata oggetto di riflessione e di approfondimento da parte dei giornalisti. La TV ha contribuito a rendere giornali e giornalisti più attenti e scrupolosi, imponendo sistemi di controllo che in passato venivano trascurati. Un graduale sviluppo formale ha fatto del telegiornale un modello comunicativo ineliminabile dalle consuetudini di ascolto delle masse. Andavano sempre più assumendo rilevanza sociale quei programmi informatici dedicati all'approfondimento della realtà italiana e internazionale. Negli anni sessanta il mondo esterno è entrato nelle case degli italiani con una frequenza e una ricchezza di immagini troppo frettolosamente dimenticate. I Viaggi del telegiornale avevamo già da tempo abituato gli spettatori a un tipo di reportage spesso civilmente impegnato. Verso la fine degli anni cinquanta un po' in tutte le TV europee si era andato affermando un modello di reto allo che in Italia prenderà forma con Arti e scienze e Retocalco televisivo. In questo programma, la cronaca e il costume erano uno stimolo per leggere l'attualità. Con la chiusura del Retocalco televisivo, gli italiani si trovarono di fronte a un modello del tutto originale, di assoluta qualità, nell'informazione televisiva. Nella nuova rubrica giornalistica era già possibile scorgere i caratteri del moderno news magazine. Capace di intervenire tempestivamente sui grandi avvenimenti internazionali e attenta ai fenomeni del costume, la rubrica ha saputo scandagliare la realtà italiana registrandone i cambiamenti e denunciandone i ritardi, le disfunzioni, le ineguaglianze. Vi erano due ottime rubriche, Coordialmente e Zoom, entrambe programmate con l'obiettivo di raccogliere intorno a temi di attualità sostanzialmente poco impegnativi il favore di un pubblico alla ricerca di nuovi modelli. Lo spettacolo riprodotto 5. I generi nati dalla specificità del mezzo rappresentarono il presupposto per la costruzione di un rapporto intenso fra la domanda sociale del pubblico e l'offerta del prodotto televisivo. Il compromesso che nei primi quindici anni si stabilisce tra la televisione e tra il teatro e il cinema obbedisce in un primo tempo a criteri di saccheggio e di fagocitazione, ma successivamente si ispira a criteri di doverosa documentazione di linguaggi espressivi e narrativi, che la TV cattura cercando di facilitarne le sovrapposizioni ed evitare danni reciproci. Un vero e proprio rapporto produttivo fra TV e teatro comincia solo nel momento in cui il mezzo elettronico si mette al servizio della realtà scenica, traducendo e adattando il linguaggio di quest'ultima. La prosa televisiva raddoppia la sua dimensione produttiva, diventa un vero e proprio laboratorio linguistico da cui prendono corpo non solo gli spettacoli propriamente teatrali, bensì una serie di forme derivate, fortemente dipendenti dell'origine scenica e dislocate trasversalmente nei macrogeneri del palinsesto televisivo. Il teatro televisivo si avvale degli elementi propri del linguaggio elettronico realizzando vere e proprie messinscene d'autore. Dopo la seconda metà degli anni sessanta, il modello linguistico della TV-teatro si rivolge di preferenza verso temi di attualità o di ricostruzione storica, trascurando testi di stretta origine teatrale. Il modello teatrale, che verrà progressivamente ridotto fino a scomparire quasi del tutto. Esso diventa così un prodotto tipicamente televisivo che supera i modelli dell'esperienza teatrale affermando un genere dotato di forti caratteristiche originali. Un passo decisivo in questa direzione era stato già effettuato alla fine del 1963 da Giacomo Vaccari con un eccellente versione del Mastro don Gesualdo di Verga: il primo film a puntate prodotto dalla televisione italiana. Lo sceneggiato è il genere che funziona da punto di raccordo con il cinema rispetto al quale il profondo cambiamento di interesse registrato da parte della TV determina in questi anni una consistente mutazione nell'offerta. Nel palinsesto settimanale la programmazione cinematografica si articola ora in cicli d'autore,rassegne, edizioni critiche presentate e commentate in studio. Il telefilm americano ma anche europeo, padrone di molte serate televisive non sembra più incontrare il favore del passato e dal 1964 nelle preferenze del pubblico, il grande film popolare e il film d'autore occupano ormai il primo posto. Anche i rapporti tra cinema e TV risentono della crisi di identità della televisione nazionale. Da quel momento l'apparato televisivo si fa carico non più solo di una politica parassitaria di programmazioni ma si lancia sul mercato con una fisionomia produttiva dalle caratteristiche molto definite. Se nel 1965 la Rai produce 9 telefilm italiani contro i 142 americani già nel 1968 si contano 39 telefilm italiani contro 62 americani. Alla base c'è la consapevolezza che il mezzo si trova in un passaggio delicato della sua funzione sociale e che per mantenere la propria egemonia occorre procedere a robuste innovazioni. Quel piccolo, quasi intimo strumento...6. totale sicurezza dei propri mezzi espressivi e definitiva emancipazione dalla sudditanza culturale nei confronti degli altri media furono i connotati di fondo della televisione nel decennio della sua affermazione. la radio sembrava aver perduto molte delle sue qualità. I tempi cambiavano velocemente e la radio ne restava in qualche modo tagliata fuori. ormai era chiaro che la radio non sarebbe mai stata più quella di una volta. nel 1962 i programmi furono divisi in varie direzioni a ciascuna delle quali fu affidato un genere di trasmissioni. I giornali radio sono sempre attenti agli avvenimenti interni e internazionali più significativi, dal concilio, alla tragedia del Vamont, al viaggio di Paolo VI in Terrasanta. nascono nuove rubriche di intrattenimento, come omnibus, che sul nazionale con musica e di divagazione occupa tutta la fascia mattutina. Non tutto ma di tutto, un riuscito tentativo di aggiornamento culturale di tipo enciclopedico. La trattola, gustosa varietà nel quale debutta Noschese. la radio è il banco di prova di trasmissione personaggi che più tardi troveranno il grande successo popolare sul piccolo schermo. Oppure viceversa è il rifugio sicuro fra una pausa e l'altra degli impegni televisivi come accade a Mike Bongiorno. Cosi Maurizio Costanzo che nel suo Cabaret delle 22 del 1965, inaugura la gentile chiacchiera da salotto su usi e costumi dei suoi concittadini che in seguito lo renderà famoso. Le trasformazioni tecnologiche stavano introducendo una modifica radicale e irreversibile dell'apparecchio ricevente, con immediate ricadute sul consumo ma sopratutto sul valore simbolico del consumo stesso. Con l'avvento del transistor la radio accentua la propria peculiarità di mezzo di comunicazione individuale. È la tecnologia che fa sperimentare nuovi bisogni espressivi e, sul piano della sua proposta sociale, nonostante la forte concorrenza della TV, la radio riprende egregiamente a svolgere quel ruolo di modernizzazione che sembrava essersi definitivamente appannato. La radio portatile fu un'invenzione che non ha esaurito la sua portata innovativa solo nel diffondere l'apparecchio oltre le mura domestiche ma ha comportato anche la perdita di qualsiasi ritualità nel l'ascolto tradizionale. Nel tempo dell'opulenza televisiva la radio è andata trasformandosi in una compagna discreta della giornata, in un flusso di comunicazione che consente un'attenzione discontinua di volta in volta suscitata dalla disposizione dell'ascoltatore, dal tipo di attività nella quale è impegnato, dal luogo in cui si trova, dalla curiosità anche momentanea per quel piccolo quasi intimo strumento che consente tanto il rapporto con il mondo, quanto l'arricchimento di una solitudine, contingente o duratura. Tutte le forze della radio all'atto della sua riscossa verso la fine degli anni sessanta, fu nella capacità di realizzare un compromesso fra la struttura tecnica che la collocava ancora nell'ambito dei mass media e la dimensione personalizzata, potenzialmente libera, certamente confidenziale, delle voci e dei suoni trasmessi. l'innovazione tecnologica coincide con il formarsi di una cultura marcatamente giovanile che rintraccia nella musica rock più che nel cinema i propri miti e modelli di comportamento. Mentre la TV con solita l'idea di palinsesto, la radio insegue i suoi nuovi ascoltatori. Se la radio italiana perderà il primato di informazione capillare, su altri fronti raggiungerà risultati qualitativamente molto innovativi, spesso addirittura imitati dalla programmazione di queste ultime. Dalla seconda metà degli anni cinquanta la programmazione aveva subito una progressiva frammentazione. Verso la fine degli anni settanta, al contrario si avverte l'esigenza di offrire programmi di più ampio respiro e dal marchio "doc". Di fatto vengono ideate e prodotte trasmissioni destinate ad entrare nelle abitudini di ascolto di un pubblico che è soprattutto spettatore televisivo. Si tende a evitare l'effetto "compartimento stagno" fra i canali e nello stesso tempo, si cerca di fornire alternative di ascolto. La radio affronta l'argomento con opzioni più diversificate. Inedita la formula del Pomeriggio con Mina, collocato la domenica sul programma nazionale, dove la cantante si propone come singolare accompagnatrice all'ascolto della musica seria. l'apparato mette ancora in atto strategie di ascolto radiofonico di massa in quegli spazi dove minore risulta l'incombenza televisiva. Particolare attenzione viene dedicata al pubblico giovanile che decreta lo straordinario successo di Bandiera Gialla. La radio assume con naturalezza un ruolo privilegiato nei gusti della nuova classe generazionale che si va formando. Per quanto riguarda l'informazione, le edizioni del giornale radio erano passate da 26 a 32 e continuavano a mantenere il primato della giornata. Un continuo e sintetico aggiornamento sui fatti della cultura e dello spettacolo veniva dormito dal supplemento quotidiano Sette arti in orari diversi sui tre canali. Ristrutturati inoltre i Gazzettini regionali si dette vita a Speciale GR rubrica di servizi monografici realizzati dalle redazioni centrali in collaborazione con le sedi regionali della Rai. Tutte queste iniziative non se,brava no però sufficienti a rispondere adeguatamente al nuovo bisogno di comunicazione della società italiana che cominciava a manifestarsi in modi del tutto inediti. Già nell'ultimo scorcio degli anni sessanta in pieno rivolgimento studentesco, la voglia di "chiacchiera" liberamente divagatoria appare anche nei canali della Rai fino al momento in cui verrà interpretata dal fenomeno di Alto gradimento. Il 1969 si inaugura con un vero e proprio programma-manifesto, Chiamate Roma. Si possono ricordare le Telefonate di Maria Pia, Linea in diretta, Telefono bianco di Mike Bongiorno. L'assoluta novità di un programma come Chiamate Roma 3131 è testimoniata dalla minuziosa descrizione che di esso viene data, prima del debutto, sul Radiocorriere. Da sempre in vetta alle preferenze del consumo radiofonico, il secondo programma intendeva con questa iniziativa dare nuovo smalto al compito di servizio pubblico dell'apparto. Se nelle prime puntate le telefonate riguardavano più che altro richieste di tipo medico-scientifico, a poco a poco gli argomenti scivolarono nell'ambito della psicologia e nelle sfere più intime del privato, della morale, della sessualità. La centralità della Rai 7. Con il passare degli spanni lo scenario politico e sociale dell'Italia comincia a frammentarsi in molteplici direzioni e non tutte corrispondenti alla linea che i mezzi di comunicazione di massa, radio e televisione, avevano ormai assunti nel paese. Nel bene e nel male dietro la politica di Barnabei c'era una scelta coerente; una scelta di potere e quindi di egemonia culturale, maturata però sulla base di una profonda convinzione, cui non era estranea la militanza cattolica. I mutamenti negli assetti di vertice e strutturali dell'azienda, ovvia conseguenza degli equilibri di potere, non impedivano che la radio e la TV continuassero ad essere, in una misura che nessun altro mezzo di diffusione poteva garantire. La televisione denotava una stabilità che apparteneva alla società italiana nel suo insieme. Dal 1964 l'Italia comincia ad assistere a numerosi tentativi di sovvertire l'ordine democratico. Dopo l'unificazione socialista, la nuova formazione politica, ormai definitivamente assimilata ai partiti di governo, trovava ancora molte resistenze ad essere ammessa nel salotto buono della vita nazionale. Eppure il paese stava cambiando rapidamente, a ogni scelta avrebbe dovuto essere commisurata alla velocità del cambiamento. La Rai divenne campo di battaglia e il nuovo amministratore delegato, Gianni Granzotto, nominato il 29 aprile 1965, avrebbe dovuto esserne in qualche misura l'imparziale mediatore. Un'azienda fortemente diversa rispetto a come l'aveva trovata Rodinò nove anni prima, i cui programmi erano ispirati a valori che non sempre corrispondevano ai comportamenti sociali affermatasi nel paese in seguito alle profonde trasformazioni che erano avvenute. In una relazione del 1966 il nuovo amministratore delegato mostrava di usare un linguaggio anch'esso diverso. Granzotto si render a conto che un grande cambiamento nella gestione della Rai era inevitabile è necessario. Nel 1968 ci fu una rivolta etica, il tentativo di rovesciare i valori dominanti. Il grande mito americano del quale si erano alimentate molte generazioni di italiani, era stato infranto dallo spettacolo della guerra del Vietnam. Ma la televisione e la grande stampa quando si occupano degli studenti, lo fanno con un pregiudizio a volte persino malizioso: l'anarchismo, la mancanza di rispetto, l'intolleranza, la sediziosità sono gli aspetti che più vengono messi in evidenza dai mezzi di comunicazione di massa. La rivolta studentesca ebbe alla radio e alla televisione uno spazio, nelle immagini e nei commenti, sempre di notevole ampiezza. La televisione italiana dispiegava ormai nella sua programmazione un'offerta di prodotti ricca e variata. Nel gennaio del 1968 sul nazionale fu inaugurata una nuova fascia oraria, Meridiana. Nella storia della programmazione televisiva della Rai il telegiornale ha sempre scandito la successione delle sequenze nel palinsesto e ha accompagnato ogni ampliamento della programmazione con il lancio di una nuova edizione. Esauritasi la fase dell'esordio questi sono stati sempre modellati intorno al nucleo fisso rappresentato dal telegiornale, il cui ruolo andava al di là delle evidente di servizio. Gran parte del grande rilievo raggiunto in quegli anni del telegiornale fu dovuto ai suoi giornalisti e ai corrispondenti dall'estero (Branzi da Mosca, Piero Angela da Parigi e poi Bruxelles, Emilio Fede ecc) Granzotto comprese che ed giunto il momento di cambiare metodi fai gestione e di ridimensionare la presenza democristiana. Poteva contare sull'aiuto dei socialisti e dei repubblicani per imprimere all'azienda una svolta di maggiore apertura. In molti settori della società italiana, sotto la spinta studentesca e sindacale, si diffondono in questi anni numerosi movimenti collettivi che tendono a trasformare i rapporti economici e sociali esistenti. Sorgono gruppi che contestano attivamente la gestione del potere, la distribuzione delle risorse, i rapporti di classe. Viene messo in discussione il sistema di funzionamento dell'apparato statale. La modernizzazione italiana non fu il risultato dell'azione collettiva che anzi, si manifestò smesso in forme accentuatamente reazionarie o falsamente progressiste. Fu il risultato delle grandi opportunità che un modello su sviluppo economico crescente era in grado di offrire alle famiglie italiane per migliorare il proprio tenore di vita. La centralità nella vita sociale e culturale del paese le valse un ruolo di forte dinamismo: nella proposta globale dell'offerta televisiva passarono tutti quegli aspetti che avevano caratterizzato i movimenti spontanei e che avevano impresso nel costume culturale e politico del paese un marchio indelebile. La riforma della Rai nacque in questo clima. Anch'essa fu il prodotto di quel movimento che aveva fornito lo stimolo fondamentale alle riforme. Per quanto riguarda la Rai, essa era stata l'interprete più fedele dell'identità nazionale degli italiani; ma è anche vero che non aveva rappresentato affatto l'identità politica. La riforma tentò di raggiungere questo secondo obiettivo. Il suo grande difetto fu di arrivare in ritardo da una modernizzazione che stava nelle leggi del mercato più che nelle intenzioni parlamentari. Nel marzo del 1968 Granzotto si dimise concludenti di un lungo braccio di ferro con il direttore generale. La DC era adesso corte tra a un confronto molto accesi con il Partito Socialista. La polemica sulla gestione dell'ente radiotelevisivo usciva allo scoperto. Il 20 e il 21 luglio di quello stesso anno 40 milioni di italiani durante il giorno e 30 milioni per tutta la notte avevamo assistito incollati al teleschermo con Stagno e Medi, all'arrivo del primo uomo sulla luna. 11. Ribalta accesa 22/11/16 20:49