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Cina di A. Rinella, Appunti di Lingue

Riassunto del libro "Cina" di A. Rinella

Tipologia: Appunti

2011/2012
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Caricato il 03/04/2012

valrebin
valrebin 🇮🇹

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Scarica Cina di A. Rinella e più Appunti in PDF di Lingue solo su Docsity! “Cina”, di Angelo Rinella CAPITOLO 1 IL CONTESTO GEOCONOMICO La crescita economica della Cina sembra inarrestabile a causa delle sue particolari caratteristiche e dimensioni: le dimensioni economiche sono tali da riuscire a coprire rapidamente i settori tecnologicamente più avanzati. senza perdere quelle posizioni di vantaggio che la Cina occupa nei settori ad alta intensità di lavoro. Le dimensioni del mercato cinese costituiscono un' attrattiva potentissima per le imprese occidentali. Il governo cinese autorizza gli investimenti diretti di imprese straniere a condizione che trasferiscano in Cina anche la tecnologia; inoltre, la cina ha avviati una riforma di modernizzazione del proprio sistema educativo - formativo volto a far crescere il numero di ingegneri, scienziati e tecnici. Vi è quindi una sconfinata forza lavoro non qualificata, ma anche una componente specializzata e qualificata Infine, le condizioni economiche, combinate con la carenza democratica della struttura di governo, sembrano garantire uno sviluppo svincolata dalle limitazioni che la funzione sociale dell'iniziativa economica imporrebbe. La politica della porta aperta ha attirato in Cina un grande flusso di investimenti diretti dall' Estero, contribuendo allo sviluppo. Questo è tuttavia determinato anche da altri fattori. - L' atteggiamento dei cinesi all'estero che hanno riattivato la rete familiare e hanno portato la loro attività imprenditoriale nei luoghi d'origine, - Naturalmente gli operatori economici occidentali che hanno spostato capitali nel mercato cinese: investire in Cina costa meno, così come costa meno produrre; - Infine un tassello decisivo, l' adesione all' Organizzazione mondiale del commercio (OMC), stabilita con un accordo firmato a Doha nel 2001. La Cina si è impegnata a ridurre in modo rilevante i dazi su beni e servizi importati. Il processo di integrazione della Cina all' OMC è ancora in corso; sono molte le lacune riguardo alla chiarezza della codificazione e al rigore dell'applicazione delle disposizioni; lacune aggravate dalla corruzione endemica al sistema e, infine diversi sono i settori in cui le condizioni sono obsolete e di sottosviluppo. Lo sviluppo cinese, affonda le sue radici nelle condizioni demografiche del paese. - Nel 1980 ricordiamo la politica "del figlio unico", reputata come l' unica strada idonea a garantire maggiori probabilità di successo alle riforme economiche avviate. Paradossalmente, il benessere ha portato ad un aumento della popolazione di anziani, destinati a gravare sulla popolazione attiva, la cui crescita è stata fortemente rallentata dalle politiche di governo. - Tentativo del governo Cinese di adottare politiche volte a incentivare la permanenza dei contadini nelle campagne. Le dinamiche economiche infatti, sono state accompagnate dall' urbanizzazione. Il benessere economico creatosi dallo sviluppo ha portato ricchezza solo nei centri urbani e nelle campagne circostanti, le aree più lontane sembrano non essere state toccate da tali benefici. La struttura sociale è mutata e si sono sviluppate tensioni sociali tra i diversi strati della popolazioni. Per questo motivo decine di milioni di cinesi hanno cercato di trasferirsi nei grossi centri urbani, ma spesso questi individui non hanno trovati ingresso nelle comunità urbane: il numero di persone senza casa è aumentato in modo spaventoso. Tale situazione è stata poi aggravata anche dalla diffusa corruzione dei pubblici apparati. L' accentuarsi di queste condizioni e la crescente richiesta di giustizia sociale ha portato il governo Cinese a varare politiche per tentare di riequilibrare la crescita economica; lo stile di azione del governo si è fatto più pragmatico, sono stati individuati compromessi tra conservatori e riformisti per far fronte ai pericoli di instabilità. La società civile oggi sembra chiedere al governo politiche di riequilibrio e misure efficienti, prima di processi di democratizzazione. I NUMERI CINESI La Cina è il paese più popolato al mondo, il 40% dei Cinesi vive nei grandi centri, mentre nella aree più lontane sono prevalentemente stanziate le minoranze etniche. Fuori dal paese si calcola poi che vivano circa 50 milioni di cinesi. L' economia nel biennio 2004 - 2005 ha conosciuto una crescita straordinaria. Settore primario: l'agricoltura è il settore in maggiore sofferenza; l'allevamento è concentrato su suini, volatili ed animali da cortile. Settore secondario: nel 2004 la Cina ha avuto un aumento nell'estrazione delle materie prime, un aumento di produzione nell' industria; la Cina è uno dei più grandi paesi produttori di tecnologia; infine uno dei pilastri dell'economia resta tuttora il settore tessile. Settore terziario: la crescita è strettamente legata allo sviluppo del commercio internazionale. Comunicazioni: le merci e i passeggeri si muovono prevalentemente su treni e battelli. Il sistema di collegamento stradale è sviluppato solo nelle regioni costiere. In cina si muovono circa 300 milioni di biciclette, quasi la metà di quelle che circolano in tutto il mondo. Indicatori sociali: l' ordinamento prevede l' istruzione obbligatoria per 6 anni del ciclo primario e 5 di quello secondario. A partire dal 2000 il numero dei laureati è aumentato del 40%; nella popolazione si registra tuttavia un 9% di analfabeti. La previdenza sociale è affidata allo stato che garantisce le prestazioni essenziali; appositi fondi sono destinati a sostenere invalidi, orfani e famiglie povere. CAPITOLO 2 TAPPE DI STORIA COSTITUZIONALE COSTITUZIONE E COSTITUZIONALISMO IN CHIAVE CINESE Nel 1908 abbiamo l'adozione a dei Principi Costituzionali, ad una carta che voleva essere l'estremo tentativo di salvare la dinastia imperiale Qing. In passato con la parola "costituzione" si usava invece indicare dei codici o delle leggi di tipo ordinario. Nel 1949 con l'avvento del partito comunista venne adottata una costituzione sul modello dell'Urss; i maoisti ritenevano fosse necessaria una legge fondamentale che proclamasse l'instaurazione di un regime democratico. Nella concezione maoista, questa legge fondamentale doveva essere la costituzione; una costituzione "manifesto" da leggersi e interpretarsi insieme allo statuto del partito comunista cinese e al suo programma politico. Oggi il pensiero politico e giuridico considera la costituzione come fonte del diritto, cioè ne riconosce lo statuto giuridico. Essa è considerata: - la legge fondamentale dello stato, che ne determina la struttura e la finalità; – il riflesso del sistema di governo, della suddivisione in classi della società cinese e del bilanciamento tra le diverse forze politiche; si tenta di guardare al popolo con uno sguardo più aperto, si vogliono comprendere i diversi partiti politici esistenti e le differenti nazionalità ed etnie presenti nella Repubblica cinese. L' idea di un partito comunista come depositario della matrice unitaria e della forza delle differenti istanze politiche, ha giustificato il ruolo che esso ha assunto rispetto alla costituzione. Esso ha assommato in sè il compito di "fare" la costituzione e di emendarla. - il fondamento delle garanzie dei diritti e delle libertà dei cittadini. Il costituzionalismo non sembra estraneo al mondo cinese; è stato introdotto in occasione dei processi di colonizzazione e decolonizzazione, venendo assunto a simbolo del nazionalismo e dell'unificazione del paese. LE VICENDE COSTITUZIONALI DELLA CINA REPUBBLICANA Nel 1908 erano stati proclamati i principi costituzionali, formalizzati nel testo del 1911, si trattava di un testo elementare, suddiviso in due parti: la prima sui poteri del sovrano, la seconda sui diritti e doveri dei cittadini. Tale costituzione fu insufficiente a frenare l'insurrezione del partito nazionalista e fu sostituita nel 1912 da una costituzione ad interim che stabiliva i principi generali della struttura del governo provvisorio. Per la prima volta vennero riconosciuti i diritti politici e l'esercizio delle libertà, per la prima volta si stabiliva la separazione dei poteri. Il sistema di governo che ne derivò appariva tanto ispirato al modello occidentale, quanto instabile a causa della sperimentazione di formule così diverse dalla tradizione cinese. Le vicende cinesi, si fecero a questo punto caotiche; la Cina entro in una fase di lotte e colpi di stato; la costituzione del 1912 fu presto svuotata di ogni significato. Nel 1927 con la vittoria del partito nazionalista venne inaugurata la legge sull'organizzazione, cui segui nel 1931 la costituzione che, abrogò definitivamente quella del 1912. Dopo lungo tempo, nel 1946 fu approvata dal congresso nazionale la costituzione della Repubblica cinese, che restò in vigore solo per tre anni, finché nel 1949 il partito nazionalista fu sconfitto da quello comunista. Nel 1949 venne adottata una costituzione provvisoria, nota con il nome di Programma comune e, sotto il partito economia socialista nel paese. La riforma strutturale del sistema produttivo era lo sviluppo di un economia socialista di mercato fondata sulla proprietà pubblica dei mezzi di produzione. La politica delle riforme porto con sè la rivalutazione del ruolo del diritto: leggi per regolare l' economia socialista, riforme legislative. La stessa costituzione del 1982 è andata in contro a quattro revisioni, ognuna delle quali ha integrato la disciplina inerente al sistema economico con attenzione al ruolo della proprietà e dell'iniziativa economica privata. Le riforme dell' era Deng misero in evidenza la necessità di sostenere l' iniziativa economica privata, in particolare le imprese. Oggi, la nuova disposizione costituzionale prevede che lo Stato incoraggi e sostenga lo sviluppo dell' economia privata, spingendo alcuni a sostenere che lo statuto del settore privato dell' economia sia equiparato a quello del settore pubblico. Equiparazione che non si intravede ancora per il regime di proprietà: la proprietà pubblica gode ancora di un trattamento privilegiato rispetto alla proprietà privata. Il quadro economico che si è venuto a creare ha indotto il governo, lo stato ha sviluppare delle revisioni per assicurare il diritto alla sopravvivenza. Secondo gli studiosi, vent'anni di riforme economiche e legislative hanno dato alla Cina un sistema di tipo sociale, ispirato a modelli diffusi nei paesi occidentali. Vale a dire un sistema economico in cui si combinano componenti market- oriented e componenti social - oriented. PRINCIPI COSTITUZIONALI DI NATURA GIURIDICA 2. LA SOVRANITA' POPOLARE Il riconoscimento della sovranità popolare è una conquista del costituzionalismo moderno. L'essenza di questo principio sta nel ricondurre al popolo sovrano la fonte dei poteri esercitati dagli organi dello stato. Gli organi attraverso cui il popolo esprime la sovranità sono l' Assemblea popolare nazionale e le assemblee popolari locali di ogni grado. Il principio della sovranità popolare, secondo un orientamento diffuso, troverebbe la sua piena espressione grazie al sistema delle assemblee popolari, intorno al quale si articola la forma di governo cinese. 2.1 "RULE OF LAW" E STATO DI DIRITTO Con gli emandamenti del 1999 il principio del "rule of law" ha messo piede nella costituzione cinese. Nella tradizione del pensiero giuridico occidentale, il principio del "governo della legge" sta a indicare un complesso di caratteri propri del sistema costituzionale e di governo. Vi sono diversi problemi legati al trapianto di questo principio nella costituzione cinese; per esempio la mancanza di una radice di tale principio nella tradizione cinese. Il ruolo crescente della legge è dovuto alla necessità di regolare i rapporti economici tra i soggetti di diritto privato, di combattere la corruzione, di sanzionare i nuovi reati economici. Per cui si potrebbe concludere che la revisione del 1999 ha dato vita ad uno "stato di legge", ma non ancora ad uno "stato di diritto". 2.2 LA TUTELA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL' UOMO Rappresenta il nodo più intricato nell'ordinamento e nella vita reale cinesi. Ad un crescente sviluppo delle condizioni economiche e delle libertà connesse non corrisponde un altrettanto progredire degli strumenti di tutela delle libertà fondamentali. 2.3 IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA La popolazione cinese abbraccia 56 nazionalità; la chiave per garantire la stabilità sociale, e dunque un buon governo, è stata quella di garantire l'eguaglianza tra le diverse etnie. CAPITOLO 4 L' ASSEMBLEA DEL POPOLO 1. IL SISTEMA DI GOVERNO DELLA RPC Il partito comunista cinese ritenne di introdurre nella RPC il sistema di governo fondato sull' assemblea del popolo sotto la guida del Partito stesso. Tale sistema era ben noto: il partito si era organizzato, costituendo nelle città delle assemblee dei lavoratori residenti e, nelle campagne le assemblee dei contadini. In occasione di un congresso fu poi eletto un comitato centrale del popolo, prototipo di quella che sarebbe diventata l'assemblea popolare nazionale. Con l'avvento al potere nel 1949 il Partito comunista cinese adottò formalmente il sistema di governo fondata sull'assemblea del popolo. Si ritiene che furono quattro le ragioni per le quali si adotto questo sistema: Ragione ideologica: adesione al pensiero marxista - leninista, Desiderio di imitare il prototipo dell' URSS, Ragione economica: si riteneva che il sistema dell' assemblea popolare assicurasse un adeguato grado di concentrazione dell'autorità per consentire un efficace governo dell'economia, Ragione politico - sociale: il sistema adottato aveva il vantaggio di consentire al partito di esercitare efficacemente il ruolo di guida e di controllo. 2.2 I TRATTI GENERALI DELLA FORMA DI GOVERNO ASSEMBLEARE - POPOLARE Le caratteristiche del sistema di governo a preminenza dell' assemblea popolare sono: - il sistema riflette il principio secondo il quale la sovranità appartiene al popolo, - riflette il principio del centralismo democratico, - assicura la leadership del Partito comunista su tutti gli affari di Stato, Si tratta di caratteristiche rinvenibili anche nell' esperienza dell' URSS o di altri paesi a regime socialista. Le componenti base del sistema di governo della Cina sono: - elettività: le assemblee sono elette direttamente dal popolo; il sistema presenta le caratteristiche dei ben noti sistemi di democrazia, - collettività: le assemblee e i comitati esercitano collettivamente il potere statale, - responsabilità degli organi verso le assemblee: l' assemblea popolare dà vita e istituisce tutti gli altri organi dello stato, ne deriva che essi sono responsabili verso le assemblee cui afferiscono, - direzione unitaria: la ripartizione dei poteri e delle funzioni tra gli organi di stato si ispira al criterio della direzione unitaria delle autorità centrali, - autonomia locale: alle aree dove sono concentrate le minoranze etniche è concessa una certa autonomia politica. L' assemblea è il luogo di massima espressione della sovranità popolare, cioè della classe dei lavoratori e dei contadini. 2.3 I PRINCIPI ORGANIZZATIVI: DEL CENTRALISMO DEMOCRATICO E DELLA DOPPIA DIPENDENZA GERARCHICA Il principio organizzativo che sta alla base del sistema di governo incentrato sull' assemblea del popolo e il centralismo democratico. Tale principio comporta: - l' elettività di tutti gli organi dirigenti, - la responsabilità degli altri organi del potere statale verso gli organi rappresentativi, - la rigida applicazione della disciplina di partito e del principio maggioritario alle decisioni collegiali, - il valore tassativo delle decisioni degli organi superiori nei confronti di quelli inferiori. Corollario del principio del centralismo democratico è il principio della doppia dipendenza gerarchica, in base al quale ogni organo del potere statale dipende orizzontalmente dai suoi elettori e verticalmente dall' organo del potere statale di rango superiore. 3. L' ARTICOLAZIONE DEL SISTEMA DELL' ASSEMBLEA POPOLARE La struttura dell' assemblea popolare è riprodotta in Cina a ogni livello di governo; esistono 5 livelli che possono essere ricondotti a tre categorie: nazionale, locale e di base. A livello nazionale: APN (assemblea popolare nazionale) è l'organo supremo, A livello locale si distingue: primo livello locale costituito dalle assemblee provinciali, le assemblee delle municipalità direttamente soggette al governo del Consiglio degli               affari di stato e le assemblee delle regioni autonome;               secondo livello locale, costituito dalle assemblee municipali e di prefettura;             terzo livello locale, con le assemblee di distretto o di villaggio. A livello di base esistono le assemblee popolari cittadine. 4. L' ASSEMBLEA POPOLARE NAZIONALE, IL COMITATO PERMANENTE E LE COMMISSIONI SPECIALI L' APN rappresenta il livello più alto del sistema delle assemblee. Presenta una struttura monocamerale; i motivi per cui si è scelto di limitare la struttura dell' assemblea ad una camera unica sono: - la camera unica assicura una migliore tutela delle differenti nazionalità, - assicura un' attività legislativa più efficiente, - assicura una più penetrante direzione del Partito Comunista. L' assemblea una volta eletta, procede ad istituire gli altri organi del potere statale; si riunisce una volta all' anno in sessione plenaria per non più di tre settimane; per assicurare l'esercizio dei suoi poteri, nei periodi in cui non è in sessione, nomina un comitato permanente che si riunisce una volta ogni due mesi. I deputati sono circa 3.000 e restano in carica per 5 anni. Tutte le minoranze devono essere rappresentate. L' APN istituisce nel suo seno commissioni speciali competenti per materia. Tali commissioni sono responsabili verso l' Assemblea o verso il Comitato permanente. Esse esaminano disegni di legge, svolgono indagini e inchieste su problematiche connesse alle materie di loro competenza, possono proporre emandamenti alla legislazione vigente. Un ruolo particolare è svolto dalla commissione legislativa: tutti i disegni di legge prima di essere sottoposti all' Assemblea o al Comitato devono essere accompagnati da una relazione approvata dalla commissione legislativa. Va da ultimo segnalato un organo che caratterizza l' APN: il presidium. E' un organo ad hoc che viene istituito in occasione di ciascuna sessione plenaria dell' Assemblea. Esso governa le attività durante la sessione. La sua opera rende più agevole al Partito comunista la direzione delle attività dell' Assemblea. 5. LE FUNZIONI E LE POTESTA' DELL' ASSEMBLEA POPOLARE NAZIONALE L' insieme delle funzioni dell' Assemblea possono essere suddivise in quattro categorie: - funzione legislativa, - potestà di nomina e di revoca, - potestà di adottare decisioni e risoluzioni, - funzione di controllo. 5.1 LA FUNZIONE LEGISLATIVA E' la funzione principale dell' APN e del Comitato permanente; tali istituzioni formano, nella loro unità, l' organo legislativo nazionale del sistema di governo cinese. Il comitato permanente ha la podestà di adottare e modificare le leggi, fatte salve quelle di competenza esclusiva dell' Assemblea; tuttavia quando non è in sessione, il comitato può integrare o modificare anche leggi di competenza esclusiva dell' APN senza contraddire i principi base. Quanto allo statuto giuridico, è l’organo amministrativo di vertice del sistema di governo ed esercita la potestà amministrativa suprema. Esso ha la responsabilità collegiale per l’operato dei ministri, delle commissioni del Consiglio e dei governi popolari locali. È, inoltre, titolare di una rilevante potestà normativa. Il consiglio degli affari di stato è composto da primo ministro, vice primo ministro, consiglieri di stato, ministri, presidenti delle commissioni del consiglio, revisore generale dei conti e segretario generale. I membri restano in carica per 5 anni e il loro mandato non è rinnovabile più di due volte consecutive. Il primo ministro è nominato dal Presidente della repubblica sulla base della designazione fatta dall’Assemblea popolare nazionale. Ne deriva che il Consiglio è responsabile verso l’Assemblea e, se questa non è in sessione, verso il Comitato permanente. L’assemblea può in qualunque momento nominare e revocare i membri del Consiglio d’affari, controllare il loro operato e annullare decisioni, ordinanze che siano in contrasto con la costituzione. I vice ministri e i consiglieri sono investiti della responsabilità di specifici settori dell’amministrazione. Le attività del consiglio si svolgono attraverso riunioni periodiche: vi sono riunioni ristrette che si tengono una volta alla settimana e vi sono riunioni plenarie, che si tengono una volta ogni due mesi. Spetta al premier convocare e presiedere le riunioni, sottoscrivere i provvedimenti e le proposte di legge, chiedere all’Assemblea la nomina o la rimozione di membri del consiglio stesso. Le funzioni e potestà del consiglio sono racchiudibili in 5 categorie: - potestà normativa, potestà di direzione dell’attività amministrativa centrale e locale potestà di controllo amministrativo, potestà di adottare misure individuali, potestà ulteriori delegate dall’Assemblea. CAPITOLO 6 IL SISTEMA DI GOVERNO LOCALE 1. IL QUADRO DI RIFERIMENTO ETNICO E DEMOGRAFICO Un miliardo e 300 milioni di cinesi vivono stabilmente nel territorio della RPC e tra di loro si distinguono in una pluralità di etnie. L’aumento della popolazione si è registrato soprattutto negli anni ’50 e ’60. A causa della politica volta a incentivare le nascite, l’incremento demografico è stato così forte da compromettere lo sviluppo economico. Questa pressione demografica indusse i dirigenti del Partito ad adottare misure di controllo e di limitazione delle nascite già a partire dalla fine degli anni ’50. Le ultime misure, del 2002, impongono il figlio unico per tutte le coppie a meno che entrambi i coniugi siano essi stessi figli unici. Oggi la Cina rientra tra i paesi a basso tasso di fecondità. Un altro dato molto importante è costituito dalle numerose minoranze etniche che, trovano un riconoscimento sul piano del governo locale. Infatti, le cinque regioni autonome sono associate alle etnie maggioritarie. Il governo cinese considera il mosaico culturale rappresentato dalla popolazione come una ricchezza da coltivare. 2. LE DIVERSE FORME DEL GOVERNO LOCALE Nel 1978 fu deciso di introdurre forme di decentramento del potere statale e di maggiore autonomia dei governi locali. Il principio del decentramento fu inserito nella costituzione nel 1982. In essa si conferma che la Cina è uno stato unitario, all’interno del quale esistono le regioni autonome delle nazionalità etniche minori e le regioni amministrative speciali. Il principio che ispira e presiede il decentramento dei poteri verso i governi locali è quello del centralismo democratico. La costituzione del 1982 disegna un’articolazione del sistema di governo locale fondato su diverse aree amministrative. Oggi, la cina risulta divisa in 34 aree amministrative; sulla base delle loro caratteristiche strutturali e delle relazioni che intrattengono con il sistema di governo centrale esse vengono ulteriormente divise in quattro categorie: o le 22 province, le 4 municipalità, le 5 regioni autonome delle nazionalità etniche minori, le due regioni amministrative speciali     devono poi considerarsi le zone economiche speciali e l’isola di Taiwan, il cui status è del tutto particolare. 3. LE PROVINCE Con l’avvio delle riforme economiche alla fine degli anni settanta, le relazioni tra governo centrale e governi locali furono necessariamente riformate nel senso di una maggiore responsabilità finanziaria di questi ultimi. Il decentramento dei poteri fu inizialmente dettato dalla necessità di ridurre i carichi finanziari gravanti sul governo centrale spostandoli verso i governi locali. Questi ultimi in una prima fase si opposero; gradualmente, in seguito, cominciarono però a trarre beneficio dalla loro autonomia, sino ad avanzare nuove istanze nel senso di un ulteriore decentramento. Il decentramento attuato a favore delle province si fonda su una sorta di delega temporanea che può essere revocata dal governo centrale. Lo sviluppo dell’economia cinese deve molto al decentramento; tuttavia esso ha portato con sé anche un accentuazione delle differenze nello sviluppo economico tra le province costiere, dove grazie alla politica della porta aperta la crescita economica è stata eccezionale, e quelle interne, dove molto spesso l’economia è rimasta ad un livello di sussistenza. I governi locali, a causa di questa disparità, sempre più frequentemente rivendicano maggiore autonomia e, non di rado, abusano dei poteri loro conferiti, spingendosi fino ai limiti sanciti dalla unitarietà dello stato. Il sistema presenta un vizio di fondo: il decentramento delle funzioni è privo di ogni puntuale riferimento legislativo. Esso è determinato essenzialmente da provvedimenti amministrativi. 4. LE REGIONI AUTONOME DELLE MINORANZE ETNICHE Sono state istituite dopo il 1949; la finalità principale della loro istituzione era quelle di dare soluzione alle complesse e problematiche controversie tra l’etnia prevalente, Han, e le altre minoranze etniche cinesi, assegnando a queste ultime una certa autonomia. La politica a favore delle minoranze etniche è stata inclusa nella costituzione nel 1982. L’autonomia ha oggetto principalmente le politiche di sviluppo economico più idonee alle condizioni locali. Queste regioni godono di una particolare libertà e autonomia nell’uso delle propria lingua, nello sviluppo della propria cultura e nella valorizzazione delle proprie tradizioni. Viene anche garantita la libertà di praticare il credo religioso radicato nella cultura locale. Tali regioni hanno un autonomia finanziaria, nel senso che, pur non essendo indipendenti finanziariamente, amministrano la finanza locale con un elevato grado di autonomia. Viene conferita anche una sorta di autonomia normativa. Le regioni autonome differiscono dalle province per il fatto che le loro relazioni istituzionali con il governo centrale sono disciplinate da una legge nazionale piuttosto che da provvedimenti amministrativi. 5. LE REGIONI AMMINISTRATIVE SPECIALI Le regioni di Hong Kong e Macao erano un tempo due colonie dell’Inghilterra e del Portogallo; tali regioni erano venute acquisendo nel tempo caratteristiche profondamente diverse da quelle diffuse nel paese. Per consentire un rientro meno traumatico sotto la piena sovranità della Cina, il governo cinese conferì loro, lo statuto di regioni amministrative speciali, rispettivamente nel 1997 e nel 1999. La peculiarità di queste regioni sta nel fatto che sono dotate di una costituzione propria, adottata dall’Assemblea popolare nazionale. Si ammette per talune aree le persistenza di un sistema capitalista, parallelamente al sistema socialista che caratterizza il resto del paese. L’autonomia di queste regioni sembra essere giuridicamente rilevante. Nelle mani del governo centrale restano, la politica estera, la politica di difesa, il controllo sulla conformità delle leggi, l’interpretazione della costituzione regionale… In ogni caso le regioni di Hong Kong e Macao godono di un’autonomia che sembra sconosciuta agli altri governi locali. Nella realtà il governo centrale mostra forti propensioni a intervenire in tutti gli affari locali, generando non poche tensioni politiche. 6. LE ZONE ECONOMICHE SPECIALI Istituite con legge dell’Assemblea popolare nazionale; si tratta di località che per le loro peculiari condizioni geografiche, politiche ed economiche sono state utilizzate quale strumento della politica della porta aperta verso l’occidente, L’elemento significativo è che gli organi del potere statale di queste aree sono stati temporaneamente autorizzati a esercitare potestà normative e amministrative proprie. Essi possono adottare regolamenti speciali che possono discostarsi dalla legislazione nazionale, purché non ne contraddicano i principi generali. Resta aperto il problema della determinazione dell’esatto significato di tali principi. CAPITOLO 7 GLI STRUMENTI GIURIDICI DELLA DECISIONE POLITICA 1. IL SISTEMA DELLE FONTI DEL DIRITTO CINESE Il sistema si è articolato in diversi tipi di fonti, non diversamente da quanto accade nella maggioranza degli ordinamenti giuridici contemporanei. o Al vertice sta la costituzione, approvata dall’APN il 4 dicembre 1982. Vi sono poi le leggi. Tra queste vanno distinte le “leggi fondamentali”: leggi penali, civili e relative agli organi statali e, le ulteriori adottate dal Comitato permanente comunemente indicate come, “leggi ordinarie”. Una particolare posizione hanno nel sistema delle fonti cinesi le leggi fondamentali delle regioni amministrative speciali; leggi in base alle quali gli organi di governo delle regioni di Hong Kong e Macao vengono dotati di una peculiare potestà legislativa. In posizione subordinata alle leggi stanno poi i regolamenti amministrativi e i regolamenti militari. I primi che, sono quantitativamente maggiori rispetto alle leggi, sono adottati dal Consiglio degli affari di Stato. I regolamenti militari sono invece adottati dalla Commissione militare centrale. Esiste poi una produzione normativa degli organi di governo locale: particolare importanza hanno i regolamenti locali e i regolamenti autonomi – nelle due specie – generali e astratti. Vi sono poi diversi tipi di provvedimenti normativi, i quali devono essere conformi alle leggi e ai regolamenti amministrativi. La funzione di interpretazione spetta al Comitato permanente dell’APN. Quest’attività va annoverata tra le fonti del diritto per il fatto che la stessa legge fondamentale assegna alle interpretazioni forza giuridica e capacità vincolante delle leggi. Le decisioni della Corte suprema del popolo e della Procura suprema del popolo hanno specifico riguardo all’applicazione delle leggi da parte delle procure popolari e delle corti popolari, sulle quali esercitano un efficacia vincolante. Questa circostanza induce a includere l’interpretazione giurisdizionale tra le componenti del sistema delle fonti. Devono annoverarsi tra le fonti del diritto anche le consuetudini. Ancora, al di fuori delle fonti, ma alla luce di uno dei principi cardine dell’ordinamento costituzionale cinese, deve collocarsi in questo sistema anche l’attività di direzione e di indirizzo svolta dal Partito comunista cinese. 2. GLI EMANDAMENTI DELLA COSTITUZIONE Sebbene la carta costituzionale si limiti a stabilire che il potere di emendare la costituzione spetta all’APN, tutte le revisioni fino a oggi intervenute sono state promosse e guidate dal Partito comunista cinese. Al partito spetta il primato nella conduzione delle vita politica del paese; il Partito non si limita a dare avvio alla procedura di emendamento ma, ne condiziona profondamente il dibattito e l’approvazione finale. La costituzione afferma che tutti gli organi, ogni partito politico e organizzazione sociale, ogni impresa devono conformarsi alla costituzione e alle leggi. Come si concilia questa asserzione con il primato costituzionale del Partito comunista cinese?! La rigidità della costituzione è priva di sostanziali garanzie: manca, infatti, un procedimento aggravato per la sua revisione. Manca altresì un meccanismo puntuale di controllo sulla legittimità delle leggi; anzi, il primato della politica del Partito sul diritto, giustifica la ragionevole violazione della costituzione. 3. L’ATTIVITA’ LEGISLATIVA DELL’ASSEMBLEA POPOLARE NAZIONALE E DEL COMITATO PERMANENTE amministrativi e regolamenti locali. Le disposizioni governative locali sono emanate con ordinanza dal presidente del governo locale e pubblicate sul bollettino ufficiale e sulla stampa locale. Entrano in vigore dopo 30 giorni a seguito della registrazione da parte del Comitato permanente dell’APN del livello corrispondente al governo popolare e del Consiglio degli affari di Stato. CAPITOLO OTTO GLI STRUMENTI DELLA POLITICA NELLE MANI DEI CITTADINI 1. QUALE CITTADINANZA PER I CINESI? I diritti politici in Cina sono almeno di due tipi. Il primo è il diritto di eleggere i propri rappresentanti e di essere eletti; il secondo sta nella libertà dei cittadini di esprimere le proprie opinioni sulla politica condotta dai pubblici poteri, naturalmente questa libertà non può fare a meno della libertà di parola, di associazione, di stampa….. Generalmente i diritti politici non sono considerati come assoluti, né vengono ricondotti alla categoria dei diritti fondamentali; ricevono, tuttavia, un’adeguata tutela dall’ordinamento giuridico sia sul piano politico sia su quello leale. 2. LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE Il partito comunista cinese non ha mai mancato di proclamare la libertà di espressione del pensiero. La costituzione afferma che i cittadini godono di questa libertà e che lo stato provvede ad assicurarne il rispetto e la garanzia. Nella realtà della vita politica e sociale della Cina, la libertà di espressione è frequentemente e fortemente limitata. Queste limitazioni hanno un fondamento nella costituzione: “l’esercizio della libertà non deve ledere gli interessi dello stato, della società, nonché i diritti e le libertà degli altri cittadini.” La libertà di espressione assume una capacità di contenimento notevole, se non di annullamento, quando quella libertà pretende di essere esercitata rispetto al sistema politico o alla leadership del Partito comunista. Questo mantiene, un rigido controllo su tutti i mezzi di informazione. 3. LA LIBERTA’ DI STAMPA In Cina la libertà di stampa non è riconducibile alla libertà di espressione; la libertà di stampa è intesa come la combinazione di due componenti giuridiche: la libertà dei cittadini di pubblicare i propri scritti e la disciplina dell’attività delle case editrici secondo quanto stabilito dalla costituzione. La Cina non ha una legge nazionale sulla stampa; tuttavia nel 1997 ha adottato un regolamento sull’amministrazione della stampa. La costituzione afferma che i cittadini esercitano la loro libertà di stampa secondo la legge; la libertà di stampa non deve ledere gli interessi pubblici e gli interessi legittimi degli altri cittadini. L’aver concettualmente sottratto la libertà di stampa alla sfera della libertà di espressione porta come conseguenza una serie numerosa di restrizioni, tali da annullare l’effettivo godimento di quella libertà, al punto che gli autori stessi consapevoli delle facili restrizioni esercitano su se stessi una sorta di autocensura, talora più severa delle restrizioni legali. 4. LA LIBERTA’ DI ASSOCIAZIONE La libertà di associazione è stata disciplinata, in ordine al suo esercizio, con un regolamento del Consiglio degli affari di Stato adottato nel 1998; il regolamento riprende una serie di restrizioni che richiamano le stesse limitazioni per la libertà di stampa e di espressione. In particolare, l’associazione è vietata se reca in sé la possibilità di ledere l’unità della nazione e l’unità tra le diverse nazionalità; se è contro la morale pubblica; se è in contrasto con gli interessi di altri cittadini. La libertà di associazione dovrebbe includere anche la libertà di istituire partiti politici. In realtà, nessuna legislazione è stata mai adottata per dare attuazione alla libertà di associazione con finalità politiche. 5. LE LIBERTA’ DI RIUNIONE IN ASSEMBLEA, DI PARTECIPAZIONE A CORTEI E MANIFESTAZIONI Queste libertà sono tutte connesse al diritto dei singoli di esprimere liberamente la propria opinione. In cina queste libertà, sono state oggetto di un’apposita legge nazionale la quale, impegna i governi popolari a ogni livello a garantirne l’esercizio. I cittadini nell’esercitare tali libertà devono osservare la costituzione, le leggi e in particolare non devono porsi in contrasto con i principi cardinali specificati nella costituzione stessa, né tantomeno ledere agli interesse dello stato e dei cittadini. Vi è un amplissimo scenario di restrizioni inerenti le libertà di assemblea, di partecipazione a cortei e manifestazioni, tanto più queste si prefiggano di esprimere orientamenti diversi a quelli del governo o del Partito Comunista. 6. IL SISTEMA DEI PARTITI IN CINA: IL PARTITO COMUNISTA E I “VASI DI FIORI” Il pensiero politico cinese, considera il partito politico come l’espressione organizzativa della classe dominante. Esso è dotato di una propria organizzazione, di una propria disciplina e persegue un programma politico. Il primo partito politico fu quello organizzato da Sun Yat – sen, il fondatore della repubblica cinese. Il Partito comunista cinese, fondato nel 1921, rappresentò sin dall’origine l’espressione politica ed organizzatrice della classe lavorativa. Il suo fine ultimo è quello di realizzare un sistema socialista. Nel corso della sua storia esso ha gradualmente modificato alcuni suoi tratti genetici. Nel preambolo si afferma il primato del Partito comunista nel sistema di governo cinese. In base a esso, l’intera architettura del sistema politico cinese e la struttura dello Stato, riflettono il primato e la leadership del Partito comunista. Da ciò deriva che nessun altro partito ammesso nell’arena politica del sistema cinese potrebbe mai ambire alla guida del paese, secondo le regole della competizione democratica. Il sistema dei partiti in Cina, al momento, prevede la presenza di nove partiti politici; fatta eccezione per il Partito comunista, gli altri otto sono chiamati partiti “democratici”. Questi partiti furono ufficialmente riconosciuti e legittimati alla fine degli anni 50 dallo stesso Partito comunista. Da allora nessun altro partito politico è stato istituito e riconosciuto. Il sistema partitico cinese è sostanzialmente fondato su un partito unico e su alcuni partiti satelliti del primo, i quali non hanno che un significato decorativo. Il primato del partito comunista è costituzionalmente e politicamente intangibile. Il sistema multipartitico cinese si basa sulla pratica della cooperazione e della consultazione politica tra il partito guida, quello comunista, e gli altri partiti democratici. 7. LA CONFERENZA POLITICA CONSULTIVA DEL POPOLO CINESE Non diversamente da quanto avveniva negli ex ordinamenti socialisti, anche in Cina l’idea di una cooperazione tra il Partito comunista e gli otto partiti democratici è stata rivestita di un involucro formale. Si tratta della Conferenza politica consultiva del popolo cinese. Essa è articolata sulla base di un livello centrale e di una serie di organismi centrali. Al livello centrale opera il Comitato nazionale della Conferenza, il quale comprende tre categorie di soggetti: a) i rappresentanti del partito comunista, degli altri partiti, delle organizzazioni sociali, delle minoranze etniche; i rappresentanti dei patrioti di Taiwan, Hong Kong e Macao; gli ospiti speciali invitati appositamente a prendere parte al comitato. I componenti del comitato nazionale restano in carica per 5 anni, sono circa 3000 e si riuniscono una volta all’anno. Si tratta di un organo elettivo che costituisce un utile strumento per raccogliere consensi tra le personalità patriottiche e democratiche del paese. 8. DIRITTO DI VOTO E SISTEMA ELETTORALE Una reale competizione tra i partiti, alla luce di quanto emerso, non esiste; è utile guardare al sistema elettorale attraverso il diritto di voto riconosciuto ai cittadini. Almeno quattro principi debbono essere garantiti per poter qualificare come democratico un sistema elettorale: - Universalità del suffragio: si ritiene che il sistema elettorale cinese soddisfi tale condizione; la graduale evoluzione della legislazione elettorale ha consentito l’accesso al voto ha tutti i cittadini maggiorenni, Eguaglianza del voto: il caso della Cina presenta alcune peculiarità; infatti quattro voti nelle aree rurali equivalgono a un voto espresso nelle aree urbane, rapporto che, rispetto al passato rappresenta un avvicinamento all’eguaglianza sostanziale. Elezione diretta: il sistema elettorale cinese prevede sia l’elezione diretta che l’elezione indiretta. Il meccanismo diffuso della elezione indiretta è giustificato dai dirigenti del Partito comunista con la difficile condizione sociale della Cina Segretezza del voto: fu sancita solo con la legge del 1979. Resta il fatto, che pur assicurando tendenzialmente questi principi, la mancanza di una reale libertà di scelta tra soggetti politici in competizione finisce per svuotare di significato la partecipazione alle elezioni. 9. DESIGNAZIONE DEI CANDIDATI E REVOCA DEGLI ELETTI: IL RUOLO DEL PARTITO COMUNISTA Sia per le elezioni dirette che per quelle indirette, la predisposizione delle liste dei candidati avviene sotto il controllo del Partito comunista. Questi meccanismi precauzionali sono volti a evitare potenziali conflitti tra i risultati dell’urna elettorale e il principio costituzionale del primato del Partito comunista. L’intero processo elettorale, sia con elezioni dirette che con elezioni indirette è monitorato e guidato dal Partito stesso. In base alla legge del 1979 i deputati eletti possono essere revocati dagli elettori, si tratta di una componente caratteristica degli ordinamenti socialisti. Le ragioni su cui tale richiesta può essere fondata sembrano essere due: - violazione della legge, inosservanza dei propri doveri. Il deputato destinatario del procedimento di revoca ha la possibilità di difendersi dinanzi ai suoi stessi accusatori in un apposita udienza. CAPITOLO NOVE DIRITTI E LIBERTA’ FONDAMENTALI 1. LA QUESTIONE DEI DIRITTI UMANI Se da una parte, alcuni rapporti affermino l’evoluzione e lo sviluppo nella tutela dei diritti umani, d’altra parte le continue e diffuse denunce di violazione dei diritti fondamentali da parte delle autorità cinesi, il continuo uso della pena di morte e le scarse connotazioni garantistiche del sistema di giustizia, avvertono del fatto che la sfera della tutela dei diritti umani rappresenta una componente critica del sistema di governo cinese. Oggi la tutela dei diritti umani assume una connotazione transatlantica. 2. L’INFLUENZA DELLA CULTURA E DEI VALORI ASIATICI SUI DIRITTI L’argomento dei valori asiatici, del patrimonio cultuale e, più in particolare, dei tratti del confucianesimo    in relazione alla tutela dei diritti umani è respinto dal governo cinese e da molti studiosi per il fatto che tali valori sono stati categoricamente negati nella Cina contemporanea dai leader politici. Lo studio del diritto comparato, tuttavia, insegna come un ordinamento giuridico no si spogli dei propri connotati culturali con un semplice colpo di spugna. La tesi ufficiale afferma che tutti i diritti umani sono eguali. Tuttavia in un paese in cui esistono vaste fasce della popolazione in condizioni di profonda povertà e in cui si scavano solchi tra le diverse componenti sociali, il diritto alla sopravvivenza dignitosa e allo sviluppo della propria condizione sociale ed economica va garantito prima ancora degli altri diritti. In base alla teoria della priorità dello sviluppo si giustificano dunque limitazioni e restrizioni alle libertà civili e ai diritti politici. 3. DIRITTTI E LIBERTA’ FONDAMENTALI E LORO RESTRINZIONI Negli ultimi tre decenni, la Cina si è aperta in qualche modo alle concezioni occidentali in materia di diritti umani. Segnali importanti a questo proposito vengono dalla sottoscrizione da parte della Cina di importanti Convenzioni internazionali sui diritti e dalla costante attenzione mostrata dal governo cinese verso la cooperazione internazionale per la tutela dei diritti umani. In linea generale, il diritto interno, prevale sul diritto internazionale anche in tema di diritti umani. Questo orientamento si lega a quella convinzione, per cui i diritti umani non sono qualificabili come diritti assoluti. Questi ultimi sono più diffusamente invocati rispetto ad altri. Gli studiosi cinesi concepiscono diversi tipi di restrizioni e limitazioni ai diritti e alle libertà fondamentali. - Secondo l’approccio marxista, i diritti derivano dalle particolari condizioni di sviluppo economico della Cina. della loro effettività. 5.5 LA REVISIONE DEL 2004: LA COSTITUZIONALIZZAZIONE DEI DIRITTI UMANI Tra le modifiche costituzionali introdotte nel 2004, la più rilevante è l’asserzione, priva di ogni riserva, secondo la quale “ lo Stato rispetta e protegge i diritti umani”. Questa formula dei “diritti umani” appare assai raramente utilizzata nel linguaggio ufficiale; tutte le costituzioni cinesi hanno invariabilmente utilizzato la formula dei “diritti dei cittadini”. Sulla scelta di introdurre in costituzione la tutela dei diritti umani si deve anche alle relazioni internazionale e all’apertura della Cina alla cooperazione internazionale nel settore dei diritti. Questa dichiarazione può essere intesa come il segno da una concezione asiatica ad una concezione universale dei diritti umani: può essere letta come l’evoluzione da una lista “chiusa” dei diritti tutelati, ad una lista “aperta” e capace di estendersi fino s comprendere anche quei diritti di cui non si parla nella costituzione cinese. In terzo luogo, la stessa lettura e interpretazione assume nuove connotazioni. La revisione mette in luce il dovere da parte dello Stato di rispettare e proteggere i diritti umani; inoltre secondo la stessa opinione, sembra che lo Stato si ponga in un atteggiamento di rispetto verso i diritti umani: si è voluto preannunciare un processo di autolimitazione da parte del potere statale. Resta, tuttavia aperta la questione dell’effettività della tutela dei diritti umani e della loro giustiziabilità. Non v’è dubbio che la formulazione introdotta in costituzione legittimi alcune speranze. 5.6 I DOVERI POSTI A CONTRAPPESO DEI DIRITTI I doveri sono intesi come il contrappeso dei diritti che la stessa costituzione riconosce ai cittadini. Per quanto attiene ai doveri, nessun cenno viene fatto in costituzione circa possibili deroghe o attenuazioni. Si tratta di doveri rinvenibili in quasi tutte le costituzioni contemporanee. L’elemento peculiare è che, nell’ordinamento cinese, alcuni di essi sono espressamente richiamati quali contrappeso dei diritti e delle libertà dei cittadini. Inoltre, la costituzione cinese richiama la tutela degli interessi collettivi come parametro di giudizio della legittimità dell’esercizio di diritti e libertà individuali. CAPITOLO DIECI GIUSTIZIA COSTITUZIONALE E SISTEMA GIURIDICO 1. L’IMMAGINE GARANTISTA DELLA CINA L’art. 5 della costituzione proclama il primato della carta costituzionale e il principio di legalità. Nessuno può sottrarsi alla osservanza delle regole costituzionali e legali; a prima vista, si tratta di una situazione non dissimile a quella degli ordinamenti di democrazia liberale. In realtà la situazione è sensibilmente diversa se si guarda al primato del Partito comunista e il sistema di governo fondato sulla supremazia dell’assemblea popolare. 2. VIOLAZIONI AMMISSIBILI E NON AMMISSIBILI DELLA COSTITUZIONE La possibilità che la costituzione sia violata è tutt’altro che estranea all’esperienza cinese. Un sistema di governo che pone al centro l’assemblea dei rappresentanti del popolo e la investe del potere supremo dello Stato, in quanto espressione della sovranità popolare, fa fatica ad ammettere che una legge dell’assemblea stessa possa essere censurata per illegittimità costituzionale. Si deve ritenere che, l’idea di violazione della costituzione si concretizzi là dove neanche l’interpretazione, la più discrezionale possibile, riesca a dare una copertura di legittimità a questi o a quegli atti. Si ritiene che una violazione della costituzione possa essere perpetrata oltre che dagli organi dell’apparato statale, anche dai partiti politici, dalle organizzazioni sociali….. Andrebbero distinti due tipi di violazione: vantaggiosa ( contribuiscono allo sviluppo economico, in linea con gli interessi dello stato ) e svantaggiosa. La teoria delle violazioni ammissibili ha attirato numerose critiche da parte della dottrina cinese. Infatti in un paese come la cina violazioni ammissibili giustificano violazioni per fini privati, alimentando la corruzione. 3. I MECCANISMI DI CONTROLLO DI COSTITUZIONALITA’ DEGLI ATTI NORMATIVI Il tema di controllo di costituzionalità, mostra una certa complessità per le ragioni legate alla peculiarità del sistema di governo. È necessario distinguere il controllo di legittimità costituzionale da quella funzione di controllo di cui sono investite le assemblee popolari. Il primo attiene principalmente al controllo sulle leggi; la funzione di controllo esercitata dalle assemblee popolari attiene invece agli atti e alle condotte degli organi di livello corrispondente. La funzione di controllo di legittimità costituzionale spetta agli organi supremi del potere statale, l’Assemblea popolare nazionale e il suo comitato permanente. Per evitare il rischio di un abuso di potere da parte del Comitato permanente, la costituzione ha previsto che l’Assemblea nazionale possa “ modificare o annullare le decisioni inappropriate del Comitato permanente”. Il Comitato può svolgere anche la funzione di controllo sui regolamenti amministrativi e sulle leggi locali adottate dalle assemblee popolari di livello locale investite della potestà legislativa o dai rispettivi comitati permanenti. La procedura risulta complessa. I meccanismi di controllo presentano diversi problemi di attuazione: - né l’Assemblea né il Comitato hanno mai avviato una procedura di annullamento, - difficoltà di ordine pratico: le riunioni sono generalmente concentrate e dedite su altre tematiche, - difficoltà di ordine culturale e politico. La dottrina cinese più sensibile alla ricerca di una soluzione ottimale ritiene che in un sistema di governo come quello della Cina sia estremamente difficile affidare la funzione di controllo di costituzionalità degli atti normativi ad organi differenti dall’Assemblea e dal Comitato. L’ipotesi che viene dai più avanzata è quella di istituire una commissione costituzionale speciale all’interno dell’Assemblea nazionale. 4. LE ISTITUZIONI GIUDIZIARE. LE CORTI POPOLARI In base alla costituzione, l’amministrazione della giustizia è esercitata dal popolo attraverso le corti e le procedure popolari, che sono, emanazione delle assemblee del popolo. Una prima osservazione sottolinea che l’ordinamento cinese comprende anche soggetti diversi da quelli giudicanti. Infatti, vi appartengono le corti popolari, le procure popolari, la polizia giudiziaria, il ministero della giustizia, il sistema penitenziario, i campi di lavoro… La seconda osservazione attiene al grado di indipendenza di cui godono gli organi del sistema giudiziario; sia le corti che le procure popolari derivano il loro potere dalle assemblee popolari; formalmente indipendenti dall’esecutivo. Le corti popolari sono gli organi giudiziari di Stato. Distinguiamo le corti ordinarie e le corti speciali. Al vertice del sistema giudiziario sta la Corte suprema del popolo che dura in carica 5 anni. Le funzioni della Corte suprema del popolo sono diverse, in materia penale e in materia giudiziaria. Sotto la Corte suprema del popolo vi sono poi tre livelli: le corti superiori, le corti intermedie e le corti primarie o di base. Presso ogni corta viene istituita poi una commissione giudiziaria. Tutte queste corti non rappresentano i diversi gradi di giudizio; ciascuna di esse opera come giudice di primo ed eventualmente di secondo grado in relazione alle diverse materie oggetto della controversia, secondo quanto disposto dalla legislazione vigente. Non esiste nemmeno un rapporto gerarchico tra le diverse corti, le corti superiori non possono interferire nell’attività di quelle inferiori. Vi sono infine altre corti speciali del popolo: militari, marittime, ferroviarie…. al fine di amministrare la giustizia in specifici settori. 5. LE PROCURE POPOLARI Le procure popolari esercitano la potestà di controllo statale sull’osservanza delle leggi; svolgono tale funzione in completa indipendenza e rispondono della loro attività o all’Assemblea o agli organi che le hanno istituite. Il sistema delle procure è gerarchicamente strutturato; al vertice del sistema sta la Procura suprema del popolo; essa è presieduta dal procuratore generale. Ciascuna procura popolare è responsabile oltre che dinanzi alle assemblee popolari del livello di governo corrispondente anche dinanzi a quelle di grado superiore. Le procure: - vigilano e promuovono l’azione penale in relazione ai crimini, svolgono indagini relative ai reati commessi dai pubblici funzionari nell’esercizio della loro attività, assolvono le funzioni di pubblica accusa, in nome del popolo, nei procedimenti penali. 6. I CONSIGLI POPOLARI DI CONCILIAZIONE Danno vita a un sistema articolato e diffuso di tipo paragiurisdizionale; sono organi collegiali cui spetta il compito di favorire la composizione delle liti civili, amministrano la giustizia con rapidità, equità, economicità e soprattutto contribuiscono a mantenere un clima di armonia. Il 90% delle controversie vengono risolte in questa sede. 7. LA RIFORMA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO Diffusa è l’idea che dinanzi ad un crescente sviluppo economico, è necessario rafforzare il peso delle regole giuridiche e la loro applicazione. Uno dei temi della riforma giudiziaria, attiene, alla formazione e alla competenza professionale dei giudici, i quali molto spesso sono incompetenti. Il problema della formazione dei giudici è stato richiamato anche recentemente dal presidente della Corte suprema del popolo, Xiao Yang. Tra le riforme prospettate, sì è molto insistito anche sulla riaffermazione del monopolio della Corte suprema del popolo in materia di autorizzazione delle sentenze capitali. Infine un altro aspetto su cui si insiste riguarda il sistema della cosiddetta rieducazione attraverso il lavoro. CAPITOLO UNDICI IL QUADRO POLITICO INTERNO E INTERNAZIONALE 1. LE MUTAZIONI DI UN REGIME TOTALITARIO. TIANANMEN Il regime cinese ha saputo aprire le porte del paese alle trasformazioni del sistema economico, ma non ha saputo – o non ha voluto – aprire quelle del sistema politico alla transazione verso la democrazia. I fatti di piazza di Tiananmen rappresentano un passaggio delicato, della vita politica cinese degli ultimi 20 anni. Le riforme economiche avviate nel 1978 avevano alimentato le speranze di nuove riforme politiche e di una quinta modernizzazione di Deng Xiaoping: la democrazia. Il movimento che chiedeva questa transizione venne represso, malgrado migliaia di universitari scendessero in piazza. Deng Xiaoping cercò all’inizio degli anni ottanta, di coinvolgere questi intellettuali a partecipare al sistema politico ma, le critiche rivolte da questi universitari portarono alla definitiva chiusura di ogni possibile dialogo lungo le riforme politiche. La crescita economica si accompagnava ad un malcontento diffuso nella popolazione; gli studenti dettero vita a numerose manifestazioni al punto che nel 1989, 3000 universitari iniziarono lo sciopero della fame, mentre veniva mobilitato l’esercito e le manifestazioni si espandevano a macchia d’olio in tutto il paese. I dimostranti occuparono piazza Tiananmen chiedendo a gran voce delle riforme politiche. L’esercito scese in piazza aprendo il fuoco sui manifestanti; la repressione segnò la rottura tra gli intellettuali democratici e il potere politico, determinò altresì un isolamento della Cina sullo scenario internazionale ( anche se si trattò di un isolamento temporaneo ). Gli anni che seguirono i fatti di piazza Tiananmen confermarono la profonda contraddizione che caratterizza la Cina; un paese che vive di impetuose trasformazioni economiche e il sostanziale immobilismo politico. Il sistema politico resta interamente nelle mani del Partito comunista. Oggi tutti gli istituti caratteristici del regime totalitario sono rivolti a prevenire ogni forma di contestazione al monopolio del Partito e a garantirne il primato. 2. RIFORME POLITICHE E METAMORFOSI COSTITUZIONALI Le riforme politiche annunciate dal governo cinese all’inizio degli anni novanta si concretizzarono nell’incremento della produzione legislativa da un lato e, d’altro lato nell’istituzione di alcuni strumenti di democrazia di base nei villaggi e nei quartieri. I dirigenti del Partito avvertivano come l’ingente produzione normativa fosse resa necessaria dalle esigenze che accompagnavano lo sviluppo economico. Le esigenze economiche avevano portato profonde novità rispetto al letargo semi – feudale in cui versavano le popolazioni della Cina. Il governo cinese si sforzò di restituire un ruolo centrale al diritto, tuttavia esso, l’abbondante flusso di legislazione e codificazione, ha prodotto un fenomeno di impropria o cattiva applicazione delle stesse leggi. Lungo questa scia, la nascita di imprese private e il riconoscimento della loro legittimità ha dato vita a nuove forme di clientelismo. L’azione di riforma ha dato vita parallelamente anche all’introduzione di nuovi strumenti di democrazia di base. Sono stati introdotti comitati di villaggio eletti dai cittadini per ristabilire un ordine sociale che, si era andato
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