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DA MONDIALE A GLOBALE - Esame storia contemporanea prof Calanca, Prove d'esame di Storia Contemporanea

Riassunto per l'esame di storia contemporanea al dams con la professoressa Daniela Calanca. Libro del corso: da mondiale a globale di De Bernardi

Tipologia: Prove d'esame

2012/2013

Caricato il 01/05/2013

brenci
brenci 🇮🇹

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Scarica DA MONDIALE A GLOBALE - Esame storia contemporanea prof Calanca e più Prove d'esame in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! DA MONDIALE A GLOBALE 1.Un nuovo sistema mondo La fine del XVIII secolo corrispose alla fine di una lunga crisi economica che aveva interessato gli stati europei. Fu la prima crisi del capitalismo e trovava le sue radici in tre fattori: la crisi del mercato immobiliare, con la speculazione edilizia durante una fase di crescita tumultuosa dell’urbanizzazione, la crisi per saturazione del sistema ferroviario, sul quale si basava l’intera economia occidentale e l’invasione dei grani americani sui mercati europei. La crisi di fine 800 portò gran parte degli stati/potenze europee, Gran Bretagna esclusa, ad adottare misure protezionistiche in modo da permettere lo sviluppo dei relativi mercati interni mettendo così fine al liberoscambismo. Tali manovre furono il frutto di una generale diffidenza verso la teoria liberista dato che avvantaggiava l’allora potenza economica egemone, la Gran Bretagna, non permettendo l’emergere degli altri stati in forte sviluppo come Germania e Francia; inoltre gli Stati Uniti erano ormai diventati un esempio internazionale di forte sviluppo interno grazie ad una continua politica protezionistica. L’adozione di tali misure portò tuttavia ad una concorrenza non più tra le grandi imprese occidentali ma tra le varie economie statali dato che ormai gli organi statali dell’occidente avevano aumentato il loro potere portandolo anche all’interno del settore economico. La 2°rivoluzione industriale coincide con il periodo tra il 1895 e il primo decennio del 900 durante il quale le economie degli stati occidentali si sviluppano tumultuosamente grazie a vari fattori: • Sviluppo della rete ferroviaria e costruzione di canali artificiali (Suez, Panama e Corinto) che permettevano nuove rotte commerciali transoceaniche che favorirono la creazione di mercati internazionali; • L’aumento demografico (dovuto alla caduta della mortalità grazie allo sviluppo igienico- sanitario) unito al processo di urbanizzazione della popolazione portò alla fine dell’autoconsumo agricolo e al conseguente sviluppo del mercato e delle domande di consumo grazie anche all’incremento dei vari redditi familiari e alla diminuzione dei costi dei prodotti (per l’abbassamento dei costi di produzione e di trasporto delle merci); • La scoperta dell’energia elettrica favorì la creazione di nuovi poli industriali decentralizzati, lo sviluppo di nuove tecnologie come il telegrafo e il telefono che permisero un avanzamento nelle comunicazioni intercontinentali e lo sviluppo di stati che non potevano basarsi sul carbone come risorsa energetica; • Nuovi modelli di produzione e di organizzazione del lavoro (vedi il Taylorismo) che permettevano l’aumento dei prodotti in circolazione ma anche la diminuzione dei relativi prezzi grazie ad un’organizzazione scientifica del lavoro che prevedeva una manodopera poco costosa perchè poco qualificata; Nel periodo che va dal 1880 al 1910 possiamo rintracciare un nuovo processo di colonizzazione di territori africani e asiatici da parte degli stati europei: l’imperialismo. Questo nuovo processo fu avviato dal Regno Unito che, per sostenere la produzione interna cercando di porre fine alla prima crisi del liberismo senza adottare misure protezionistiche , verso gli inizi del XX secolo possedeva quasi un quarto delle terre emerse. In Africa oltre alla Gran Bretagna arrivarono anche Germania, Francia, Belgio, Italia, Olanda e Portogallo. Nei vari processi di colonizzazione si vennero a creare molte volte tensioni fra gli stati colonizzatori come successe con il Congo conteso all’epoca tra Belgio, Francia e Portogallo. A porre fine a questi contrasti tra le potenze europee su suoli africani ci pensò una conferenza di Bismarck a Berlino nel 1885 che regolò i confini e i rapporti di colonizzazione. Conseguenze di tale conferenza furono la totale sottomissione delle popolazioni indigene agli stati europei (ad esclusione dell’Etiopia, colonizzata nel 1934 da Mussolini) e una divisione dell’Africa effettuata senza tener conto delle società indigene già esistenti, conseguenza che ancora oggi si intravede nelle varie guerre civili africane. L’imperialismo si spinse anche in Asia. L’India fu occupata dal Regno Unito, gli USA imposero il loro controllo sulla zona oceanica del Pacifico mentre Russia e Giappone si scontrarono per impadronirsi della Cina. La guerra russo-nipponica vide l’enorme armata zarista venire sbaragliata dall’esercito giapponese più ridotto in quantità di uomini ma molto più avanzato tecnologicamente. L’imperialismo trova le sue ragioni d’essere in tre motivi: • Un motivo economico, infatti per risolvere la crisi di fine 800 le economie statali allargarono i mercati interni su suoli diversi da quelli nazionali riuscendo così a ridurre la sovraproduzione che aveva aiutato l’insorgere della crisi. Ciò se da una parte aiuterà a ristabilire l’economie occidentali aiuterà anche il processo di polarizzazione della ricchezza tra stati occidentali/industrializzati e resto del mondo; • Un motivo geopolitico, dato che espandersi tramite la colonizzazione dell’Africa e dell’Asia significava per le nazioni emergenti (Francia e Germania) competere con la Gran Bretagna a livello mondiale; • Un motivo prettamente politico, dato che le ambizioni espansionistiche e le cosidette “missioni civilizzatrici” erano alla base di molti partiti liberal-conservatori di destra che raggruppavano il tutto dentro una forte propaganda nazionalistica sostenuta da gran parte della popolazione per sentimento patriottico. La crisi di fine 800 influì anche sulla riorganizzazione della struttura industriale per ottenere un controllo più diretto sulla produzione e sulla domanda d’acquisto. Tutto ciò confluì nella nascita dei monopoli/trust mondiali che riuscivano così a gestire meglio i movimenti di mercato (vedi Rockefeller con il monopolio del petrolio). Il sistema monopolistico tuttavia necessitava, per svilupparsi, di aiuti finanziari che arrivarono prontamente dal sistema bancario. Le banche infatti in questo periodo assumono grande potere e, grazie anche all’adozione internazionale del sistema monetario basato sulla parità aurea, si vengono a formare le varie banche centrali di stato. Banche centrali, protezionismo e imperialismo non fanno altro che sviluppare il legame tra Stato ed economia; questo legame consolida il blocco politico-economico, liberal-conservatore di destra basato sul nazionalismo e l’esaltazione della modernità che in quel periodo era al governo in molti stati europei. Il rafforzamento di tali frangie politiche portò ad una competizione tra nazioni che minacciava l’equilibrio e la pace europea. 2.La nascita dell’Occidente A partire dal XX secolo fece la sua apparizione sulla scena mondiale, partendo dagli Stati Uniti, la società dei consumi. Tale fenomeno era caratterizzato dall’aumento dei redditi della popolazione e da un simultaneo abbassamento dei costi delle merci che permettevano a sempre più persone di dedicare parte del loro reddito ad acquisto di beni non di prima necessità (vedi l’industria automoblisitica che da mercato di nicchia diventa mercato familiare grazie soprattutto a Ford alla sua catena di montaggio e ai suoi salari più alti per trasformare clienti in potenziali acquirenti). Lo sviluppo della società dei consumi fu aiutato all’epoca anche dallo sviluppo delle campagne pubblicitarie, dalla creazione delle prime riviste specializzate, dalla costruzione dei primi grandi magazzini e dal miglioramento delle condizioni di vita igienico-sanitarie e culturali. Prima che il processo d’industrializzazione prendesse piede in grande scala sulla società occidentale per la maggior parte della popolazione, che sussisteva grazie all’attività di autonomia e la loro libertà di giudizio”; Freud aveva identificato la dialettica tra masse gregarie e capi carismatici che avrebbe costituito il principio politico fondamentale dei futuri totalitarismi. 3.Le origini del lungo conflitto europeo La lotta economica europea provocata dalla seconda rivoluzione industriale era divenuta uno scontro tra stati con quest’ultimi che erano diventati grandi potenze economiche internazionali. La tensione che poteva accumulare questa lotta economica non arrivò tuttavia mai a scontri diretti tra le varie nazioni chiamate in causa; ciò era dovuto alla “politica dell’equilibrio” promossa dal cancelliere tedesco Bismarck. Ma nel 1890 con l’ascesa ad imperatore di Guglielmo III Bismarck viene licenziato ed ha inizio per la Germania una politica fortemente aggressiva affiancata da una forte campagna di rafforzamento bellico (vedi gli aiuti ai turchi contro la Russia, l’aiuto ai boeri contro la Gran Bretagna in Africa e il potenziamento dell’esercito e della flotta). A fine 800 quindi l’equilibrio europeo era fortemente minacciato proprio da quella Germania che, grazie a Bismarck, aveva diretto la politica di pace continentale. La minaccia era sostanzialmente legata alla diffusione tra gran parte della popolazione tedesca del mito della grande Germania; tale ideologia era promossa e sostenuta dalla nuova classe alto-borghese che, arrivata al potere con la seconda rivoluzione industriale, voleva sfidare l’egemonia della Gran Bretagna e anche da molti intellettuali dell’epoca. Risultato di tale tensione continentale fu la “politica del concerto” con la suddivisione dell’Europa in due blocchi/alleanze bellico-difensive: Germania, Austria e Italia da una parte & Regno Unito, Francia e Russia dall’altra. Il disordine geopolitico e la tensione fra gli stati europei era determinato non solo dalla ascesa economico-politica dei nuovi stati nazionali (Germania, Francia e Regno Unito) ma anche dal lento declino degli imperi euro-asiatici che erano rimasti estranei al processo di costruzione degli stati nazionali e dal conseguente progresso socio-politico-economico. Diamo ora un’occhiata ai vari stati che erano entrati in questo clima di tensione continentale: • la Francia era dal 1870 entrata nella fase della Terza Repubblica (che terminerà con l’invasione tedesca del 1940). Tale periodo arrivò al suo apice nei primi anni del 900 con la cosidetta belle èpoque caratterizzata da un totale sostegno verso la classe borghese in modo da favorire l’operato del governo e debellare qualsiasi tentativo di rivolta anti- repubblicana. Inoltre la compresenza di protezionismo e nazionalismo sviluppò il sentimento patriottico compattando l’opinione pubblica grazie anche al fatto che Parigi in quegl’anni era divenuta il centro culturale e artistico di tutta la cultura occidentale. Due fenomeni interni tuttavia scuotevano la stabilità della Terza Repubblica: le varie lotte di rivendicazione socialista e il caso antisemita dell’ufficiale Dreyfus. Queste tensioni danno vita ad una serie di conflitti tra i vari movimenti politici : in particolare tra nazionalisti conservatori e progressisti socialisti che si concluse con la vittoria di quest’ultimi alle elezioni politiche del 1899 dando inizio ad una forte politica di laicizzazione dello stato. • il Regno Unito, dopo la fine dell’età vittoriana nel 1901, diede inizio ad una politica che mirava a due punti fondamentali: mantenere l’egemonia sull’economia mondiale e ridurre le diseguaglianze tra le varie classi sociali . Il primo di questi obiettivi era ostacolato dal fatto che le industrie britanniche iniziassero a svilupparsi più lentamente rispetto a quelle degli altri stati dove vigevano misure protezionistiche. La Gran Bretagna rimedia a tale ritardo monopolizzando gran parte del sistema bancario riuscendo a mantenere una certa superiorità sulle altre potenze occidentali nell’economia internazionale. La riduzione delle diseguaglianze fra le varie classi sociali era necessaria per migliorare quelle condizioni sociali che il governo liberal conservatore aveva da tempo imposto alla popolazione (vedi il sistema elettorale censitario, una scolarizzazione non aiutata dallo stato e la ricchezza polarizzata). A ciò rimediano le elezioni del 1905 che mandano a governo i liberal progressisti insieme al partito laburista promuovendo riforme sociali e poltiche trovando però forte resistenza tra le classi alto-borghesi ed aristocratiche. Tutto ciò sfocia in un periodo di forti tensioni sociali caratterizzato dalla nascita di molti movimenti d’emancipazione operaia e femminile (suffragette). • la Germania è lo stato che esce meglio di tutti gli altri dalla crisi economica di fine 800. Tale fatto molto probabilmente trova le sue cause nelle condizioni sociali dei lavoratori tedeschi che all’epoca erano tra le migliori al mondo grazie alle riforme sociali di Bismarck, allo sviluppo e alla statalizzazione della scolarizzazione e all’allargamento del diritto di voto. La concessione di tali diritti e benefici alla popolazione era stata attuata dal governo liberal-conservatore per ottenere l’appoggio anche delle classi operaie. Al partito liberal-conservatore, che rappresentava gran parte della popolazione con ideali di nazionalismo, si opponeva il partito di massa più sviluppato al mondo: il partito socialdemocratico tedesco. • i tre imperi euroasiatici: Russia, impero austro-ungarico e impero ottomano. La situazione di questi imperi era caratterizzata da un forte declino riassumibile in tre caratteristiche peculiari alle situazioni di tali nazioni: 1. le economie di tali stati erano principalmente a sfondo agricolo (latifondi estensivi) e ciò confluiva in una arretratezza nello sviluppo ed emancipazione dei rapporti sociali; 2. una natura multietnica che minacciava continuamente la stabilità politica con tentativi di rivendicazioni d’autonomia ed indipendenza; 3. natura multietnica, territori estesi ed arretratezza dei rapporti sociali impedivano la formazione del sentimento nazionale e neanche di istituzioni socio-politiche quali partiti o sindacati; 4. Tutti questi imperi erano grandi potenze con buoni eserciti e grandi ambizioni territoriali le quali strategie erano però ormai fortemente dipendenti da quelle che stati emergenti come Francia e Germania operavano. Agli inizi del 900 l’Italia conobbe il suo vero decollo industriale grazie ad un notevole incremento della base produttiva e della produzione manifatturiera, con la nascita di varie grandi industrie quali la Pirelli, la Lancia, l’Alfa e la Olivetti nel primo decennio del XX secolo, e grazie anche allo sviluppo della rete infrastrutturale e soprattutto dell’industria idroelettrica, nella quale l’Italia raggiunse il primato mondiale, che ridusse la dipendenza dal carbone che era presente in piccole quantità sul suolo italiano. Questo sviluppo industriale determinò un accentuazione del dualismo economico tra il Nord e il Sud del paese. Infatti l’industrializzazione rimase concentrata per lo più nel triangolo settentrionale costituito da Torino, Milano e Genova mentre il meridione rimase immerso in una economia agraria arretrata perchè dominata dal latifondo estensivo. La miseria in cui vivevano la maggior parte delle famiglie meridionali contribuì ad ingrossare il fenomeno dell’emigrazione verso altri stati europei e Americhe. Per quanto riguarda la situazione politica verso fine 800, con la disfatta di Adua, l’assasinio di Umberto I e la fine della stagione crispina, si verificò l’apertura di una grave crisi politica che si protrasse per circa cinque anni. Dunque con le elezioni del 1901 sale a governo una coalizione socialista e repubblicana la cui linea di governo proseguì per altri quindic’anni circa sotto la direzione prima di Zanardelli e poi di Giolitti; quest’ultimo cercò di risolvere i conflitti sociali garantendo il definitivo inserimento dei ceti subalterni nella vita politica della nazione e aprendo una stagione di riformismo sociale. L’età giolittiana, agli inizi del 900, permise all’Italia di ritrovare una nuova stabilità politica che trovava il suo cardine nel tentativo di conciliare gli interessi della borghesia industriale con le aspirazioni del proletariato urbano e agricolo. Infatti il riformismo sociale di Giolitti tutelò gli interessi di molti settori della classe operaia (cooperative e lavoratori sindacalizzati) cercando dunque di favorire l’appoggio parlamentare del gruppo socialista all’esecutivo; tuttavia molti altri settori del proletariato (manovali, donne e lavoratori non qualificati) rimasero emarginati da tali riforme favorendo l’ascesa del partito socialista massimalista. La destabilizzazione della politica interna italiana, che sembrava dunque ormai inevitabile, tornò in auge con la conquista della Libia nel 1912 che riaprì lo scontro all’interno del partito socialista che espulse i riformisti dando pieno appoggio alla componente massimalista capeggiata da Benito Mussolini. Il periodo poltico italiano precedente la IWW si concluse con le elezioni del 1913 che si conclusero con la vittoria dei liberali di Giolitti che per far fronte ad un probabile successo dei socialisti, garantito anche dall’istituzione del suffragio universale maschile, si alleò tramite il “patto Gentiloni” con l’Unione elettorale cattolica. 4.I nuovi confini dello spazio geopolitico Il Giappone di fine 800 diventò in poco tempo una grande potenza economica e militare che puntava all’egemonia sull’Asia e sul Pacifico. In Giappone il potere imperiale riuscì a governare in maniera pressochè assoluta un processo di modernizzazione dall’alto e autoritaria che, grazie alle riforme liberali e progressiste, non riuscì in nessun paese occidentale. L’economia si sviluppò attorno alla creazione di grandi monopoli (zaibatsu) di proprietà delle antiche famiglie feudali in gran parte dipendenti dallo Stato. Fu attuato inoltre un forte piano di diffusione del nazionalismo tra la popolazione grazie ad un processo di scolarizzazione obbligatoria, finalizzata alla creazione di una totale identificazione dei cittadini con l’ideologia nazionalista, militarista ed imperialista, e grazie anche alla leva obbligatoria. Il legame tra esercito e nazione era tenuto in forte considerazione grazie anche a diversi provvedimenti governativi per aumentare le spese militari. Il Giappone dimostrò di esser diventato ormai una potenza militare ed economica internazionale con la vittoria nella guerra russo-nipponica dove l’esercito japanese sbaragliò quello russo. Gli Stati Uniti s’impongono ad inizio 900 come una nuova potenza mondiale dal punto di vista economico e politico grazie soprattutto ad una straordinaria crescita del processo di industrializzazione. Questa ascesa era dovuta fondamentalmente a sei fattori: 1. una forte accumulazione di capitali in agricoltura garantita dallo sviluppo del commercio internazionale dei prodotti agricoli e della rete ferroviaria su suolo americano; 2. la presenza sul vasto territorio statunitense di tutte le materie prime necessarie allo sviluppo industriale; 3. l’emigrazione europea (circa 35 milioni d’individui tra il 1840 e il 1924) che risolse uno dei problemi più gravi dell’economia americana: la scarsità della forza-lavoro; 4. l’accentuazione, durante la crisi di fine 800, della politica, tradizionalmente americana, del protezionismo; 5. lo sviluppo di nuove forme d’organizzazione del lavoro e dell’impresa secondo il modello taylorista; 6. la creazione delle corporation cioè grandi gruppi industriali di tipo monopolistico. Sul piano politico furono i repubblicani ad esprimere, dal 1860 al 1912, gli interessi delle forze economiche impegnate in questo processo di sviluppo, vale a dire i gruppi industriali e gli imprenditori agricoli, sostenendo una politica economica basata sul protezionismo esterno e sul più assoluto liberismo interno. Tale politica di sostegno alle classi industriali conseguì nella nascita, sin dagli anni settanta del XIX secolo, di un movimento operaio che si diffuse in poco tempo su tutto il territorio nazionale. L’emergere del movimento operaio modificò l’assetto del sistema politico americano minando alla stabilità dell’egemonia repubblicana con la nascita di nuovi partiti e movimenti politici quali il movimento populista o il partito socialista. A queste pressioni sociali interne cercò di rimediare il governo Roosevelt che diede inizio ad una politica sociale per cercare di riavvicinare le grandi masse di lavoratori al partito repubblicano. Tuttavia i provvedimenti che Roosevelt prese non bastarono ad evitare il declino dell’egemonia repubblicana che si concluse nel 1912 con il democratico Wilson che viene eletto nuovo presidente degli USA. 5.La Grande Guerra L’instabile equilibrio delle relazioni tra gli stati europei implose nel 28 giugno 1914 con l’assassinio dell’erede al trono asburgico Francesco Ferdinando. Questo evento fornì il casus belli ed innescò una reazione a catena di atti e di decisioni che sfociò nella Prima guerra
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