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Elementi di Demografia - Blangiardo - Riassunto del capitolo 3, Sintesi del corso di Demografia

Riassunto preciso e puntuale del capitolo 3 del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 23/01/2023

rossella-vacca
rossella-vacca 🇮🇹

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Scarica Elementi di Demografia - Blangiardo - Riassunto del capitolo 3 e più Sintesi del corso in PDF di Demografia solo su Docsity! Rossella Vacca e Claudia Moretti ELEMENTI DI DEMOGRAFIA – BLANGIARDO Capitolo 3 1.1 Il diagramma di Lexis Il diagramma di Lexis è uno schema grafico inventato da Wilhelm Lexis, allo scopo di rappresentare visivamente alcuni fenomeni demografici di una popolazione. Consiste in uno schema che permette di rappresentare graficamente la storia (biografia) di ciascun soggetto e di evidenziare gli eventi demografici che lo hanno interessato. Per la sua costruzione si ricorre ad un sistema di assi cartesiani, sull’asse delle ascisse (x) si riporta il tempo e sull’asse delle ordinate (y) si riportano età o durate. A partire dal punto che, sull’asse dei tempi, coincide con il primo evento nella vita di individuo (nascita) si traccia una linea. Essa identifica la linea della vita del soggetto preso in esame; lungo tale linea si collocano gli eventi (punti evento) che si sono via via verificati. Procedendo nello stesso modo per tutti gli individui che appartengono alla popolazione osservata, il risultato finale è costituito da una serie di linee della vita (anche sovrapposte). Gli eventi possono essere conteggiati e classificati sia rispetto al tempo in cui si sono verificati, all’età e all’istante di nascita dei soggetti (3 variabili). Se la classificazione avviene per intervalli ad esempio, si suddivide il tempo in anni solari, si misurano le età in anni compiuti e si considerano congiuntamente le 3 caratteristiche: anno in cui è accaduto l’evento, età e anno di nascita del soggetto interessato – tutti i punti (eventi) nel grafico risultano compresi entro il trangolo evidenziato. Invece, se la classificazione avviene rispetto a due soli caratteristiche, i punti accomunati sono quelli compresi entro i quadrati (somma dei triangoli sovrapposti) se consideriamo età e anno dell’evento accaduto. Grazie al diagramma di Lexis riusciamo a classificare e rappresentare i punti-evento, allo stesso modo possiamo analizzare le linee della vita, conteggiandole in corrispondenza di un prefissato valore di tempo o di età, per determinare ed evidenziare il numero dei soggetti sopravvissuti in un dato istante o il numero di coloro che hanno raggiunto un prefissato compleanno. Rossella Vacca e Claudia Moretti Nella pratica pero’, il diagramma non potrebbe essere costituito da un insieme di linee della vita perché se così fosse, al crescere del numero di individui il diagramma si infittirebbe e diverrebbe poco chiaro. Dunque si è giunti alla conclusione di rappresentare il diagramma di Lexis sotto forma di reticolato che, si ottiene tracciando le coordinate dei punti-evento in corrispondenza di tutte le linee di vita e si suddivide così il diagramma in segmenti e superfici. I segmenti verticali (paralleli all’asse delle ordinate o delle durate) identificano gli individui che in un dato istante, sono tutti viventi contemporaneamente e si chiamano quindi linee dei contemporanei (viventi ad età compiute). I segmenti orizzontali (paralleli all’asse delle ascisse o del tempo) identificano gli individui che hanno la stessa età, ma in momenti diversi; sono dunque linee dei coetanei (viventi ad età esatte). Una rilevazione di stato (tipo un censimento o un’indagine) si rappresenta con un segmento perpendicolare all’asse delle ascisse che “enumera” tutti gli individui viventi a quella data. Dunque giungiamo dunque, a comprendere l’utilità del diagramma di Lexis ovvero evidenziare e mettere in ordine nei dati di stock e di flusso di una popolazione. Lo strumento è particolarmente utile per porre in relazione la numerosità degli eventi osservati con la corrispondente popolazione che li ha vissuti. L’impiego del diagramma di Lexis non è limitato a dati che provengono dalla storia demografica degli individui bensì se ne può fare un uso più ampio, adattandolo a rappresentare la storia di qualsiasi fenomeno che abbia avuto origine in un dato istante e di cui di ritenga utile osservare l’evoluzione in tempi successivi. Ad esempio è possibile rappresentare la storia dei matrimoni. In questo caso, le linee della vita hanno origine all’atto della celebrazione del matrimonio e sviluppano sino all’evento terminale ovvero lo scioglimento dell’unione (divorzio). 1.2 Analisi per generazioni e per contemporanei Gli studiosi adottano due differenti approcci allo studio dei fenomeni demografici: - Uno che analizza le linee della vita in tutta la loro durata e gli eventi che via via si sono succeduti in corrispondenza delle diverse età – ANALISI LONGITUDINALE o ANALISI PER GENERAZIONI (o coorti); Rossella Vacca e Claudia Moretti riferimento all’ammontare iniziale presentano valori generalmente inferiori a quelli dei tassi che impiegano l’ammontare medio. Perché? I valori che si riferiscono all’ammontare iniziale sono generalmente superiori alla media dei sopravviventi tra i compleanni x e x+1 perché spesso i fattori di eliminazione (decessi, matrimoni o rotture) sono maggiori rispetto ai fattori di accrescimento (es l’immigrazione). 3) I tassi specifici per generazione sono quelli in cui il tasso relativo alla generazione g viene determinato, nell’anno t, mediante il rapporto tra il numero di eventi riguardanti soggetti nati nell’anno g e la consistenza media (anni vissuti) di questi ultimi. Bisogna sottolineare che i tassi per generazione fanno riferimento ad eventi che si sono verificati tra i compleanni x – 1 e x + 1 (durante l’anno t) La scelta dei metodi per il calcolo dell’intensità, oltre a dipendere dalla struttura dei dati e dal tipo di analisi (per generazione o per contemporanei), dipende anche dalla natura degli eventi. Distinguiamo, dunque, tra: eventi rinnovabili e eventi non rinnovabili. Eventi rinnovabili (o ripetibili): matrimonio, emigrazione, nascita di un figlio; Eventi non rinnovabili: morte, nascita di un primogenito, primo matrimonio; E’ importante distinguere tra eventi rinnovabili e non perché se prendessimo un evento non rinnovabile, ad esempio, il cui accadimento comporta l’uscita dell’individuo dalla generazione osservabile, si possono ricavare, in aggiunta a tassi specifici per età, delle probabilità in base al verificarsi o meno dell’evento in un determinato arco di tempo. Queste probabilità ci aiutano a comprendere la graduale eliminazione di soggetti da una generazione di individui accomunati dalle stesse caratteristiche (es tutti celibi) in seguito ad un certo fenomeno demografico (es qualche celibe si sposa). La determinazione della probabilità può avvenire secondo due modalità, entrambi basati sulla regola classica della probabilità ovvero casi favorevoli/casi possibili. 1) Probabilità tra compleanni: rapporto tra il numero di eventi verificatisi tra i compleanni x e x+1 in una certa generazione e al denominatore il numero di soggetti che sono stati esposti all’evento. 2) Probabilità tra due date e tra due classi d’età successive dette anche probabilità prospettive (per il fatto che vengono usate per fare previsioni demografiche) si ottengono mediante il rapporto tra l’ammontare di eventi accaduti in un certo anno ai soggetti di una generazione e l’ammontare della generazione all’inizio dell’anno stesso. Questo rapporto esprime la probabilità che un soggetto di Rossella Vacca e Claudia Moretti età x al 1° gennaio dell’anno considerato viva l’evento entro il 31 dicembre dello stesso anno, ovvero l’evento accada nel frattempo che l’individuo passa dalla classe di età x alla classe di età x+1. ***** Differenza principale tra tassi e probabilità è che per i tassi guardiamo alla popolazione media (inizio anno e fine anno), mentre nella probabilità guardiamo sempre alla popolazione iniziale (perché osserviamo gli individui esposti al rischio di subire l’evento, quelli ancora rimasti nella generazione e quelli che l'hanno subito) 2. La mortalità La mortalità costituisce normalmente la principale componente negativa del movimento della popolazione. Il suo studio può essere realizzato in riferimento al complesso dei decessi e parleremo di mortalità generale oppure in riferimento ad alcuni gruppi di individui facenti parte di una popolazione, parleremo quindi di mortalità specifica. Quest ultimo studio può essere utilizzato o per evidenziare l’incidenza del fenomeno su alcuni gruppi di individui oppure, per studiare la mortalità differenziale col proposito di indagare, ad esempio, l’esistenza di una supermortalità ipotetica maschile rispetto a quella femminile. Nell’ambito della mortalità specifica ci sono vari casi degni di essere sottolineati: - La natimortalità: la definizione di “nato morto” varia a seconda dei paesi. In Italia viene definito nato morto il neonato che non abbia dato alcun segno di vita e che, all’esame medico, risulti aver compiuto almeno 180 giorni di vita intrauterina; in assenza di quest’ultima caratteristica l’evento viene classificato come aborto. - La mortalità perinatale: essa è usualmente intesa come somma della natimortalità e della mortalità infantile dovuta a cause endogene (ovvero malformazioni o particolari circostanze dovute dal parto); quest’ultima componente viene misurata facendo riferimento ai decessi dei neonati nel corso della prima settimana (o del primo mese). - La mortalità infantile: è intesa come la mortalità che colpisce i nati vivi nell’intervallo fra la nascita e il primo compleanno. 2.1 Misure della mortalità L’indicatore più usato per valutare il livello di una popolazione in un dato anno di calendario è rappresentato dal tasso generico. Esso misura il numero dei decessi (per ogni 1000 abitanti) avvenuti nel Rossella Vacca e Claudia Moretti corso dell’anno medesimo. Si tratta di una misura facilmente calcolabile e in grado di fornire un idea immediata dell’intensità del fenomeno. Se volessimo analizzare tutte le differenze che vi sono tra tutti i sottogruppi di popolazione possiamo utilizzare dei tassi specifici (espressi per 1000 abitanti), ciascuno ottenuto mediante il rapporto tra i decessi osservati generalmente in un intervallo annuo, e l’ammontare medio della popolazione (anni vissuti) nello stesso arco temporale. Si possono calcolare tassi specifici per età, per sesso, per professione, per stato civile, ecc. Fra i tassi specifici assumono particolare importanza quelli per età, spesso calcolati distinguendo maschi e femmine. Con essi è possibile determinare il livello della mortalità alle diverse età, osservare i cambiamenti attraverso il confronto fra tassi per contemporanei oppure studiare l’evoluzione del calendario della mortalità nelle generazioni. In particolare supponendo che l’intervallo delle classi sia parii ad n (generalmente pari ad un anno o un quinquennio) si avrà che la formula per il calcolo dei quozienti specifici è: Meno usuale è, invece, il calcolo – in corrispondenza di generazioni che convivono alle diverse età – nel corso dell’anno oggetto di studio, sia dei tassi specifici tra compleanni, sia di quelli per generazione. Quando l’analisi, al contrario, viene rivolta ad una specifica generazione, l’impiego dei tassi tra compleanni oppure dei tassi per generazione e anno di calendario, diventa una scelta obbligata. Per il calcolo dei tassi per generazione e per età si ricorre in corrispondenza di tutti i successivi compleanni della generazione in oggetto, alla formula: Rossella Vacca e Claudia Moretti Oltre ai valori così determinati, la tavola di mortalità può contenere anche altri indicatori (o funzioni biometriche) che hanno il compito di arricchire la descrizione del processo di eliminazione per morte degli l0 individui presi in considerazione. I valori sono: 1) le probabilità di sopravvivenza (px) dal compleanno x al compleanno x + 1, probabilità che un individuo giunto al compleanno x possa sopravvivere sino al compleanno x + 1, cioè: px = 1 - qx 2) gli anni vissuti (Lx) tra i compleanni x e x + 1, numero medio di anni vissuti dagli individui di età x per passare all’età x + 1 (popolazione media compresa tra x e x + 1) Lx = (lx + lx+1) La determinazione di questi valori avviene sommando: - il numero lx+1 dei sopravviventi al compleanno x + 1 - il numero complessivo degli anni vissuti tra i compleanni x e x+1 da parte dei dx soggetti che sono deceduti in età x. Quest’ultimo dato si ottiene ponendo il caso che ognuno di essi abbia vissuto, in media, tra i suddetti compleanni per una frazione di anni pari a kx (0 < kx < 2). Quindi: Lx = lx+1 + kx dx Anzi, poiché per convenzione il valore di kx viene posto uguale a 1/1 si ha: Lx = lx+1 + ½ dx Va sottolineato che in corrispondenza di x = 0, così come in corrispondenza delle età più anziane, l’ipotesi secondo cui kx = ½ appare poco realistica. Infatti la mortalità nel primo anno di vita è prevalentemente concentrata entro le prime settimane di vita e la frazione di anno vissuta (in media) da coloro che sono deceduti entro questo limite è variabile nel tempo e nello spazio (provenienza geografica). In relazione a ciò il valore di k0 viene determinato sulla base della distribuzione per età dei decessi entro il primo anno di vita corrispondenti al periodo o alla generazione che la tavola prende in esame. Inoltre, Lx, oltre a rappresentare gli anni vissuti, si presta anche a rappresentare la struttura per età della popolazione stazionaria (a crescita zero) associata alla tavola di mortalità. Ovvero, i valori Lx identificano la distribuzione per classi di età che verrebbe acquisita da un’ipotetica popolazione se essa, indipendentemente dalla sua numerosità e dalla sua struttura, registrasse COSTANTEMENTE, per un tot numero di anni, la frequenza annua l0 di nascite e dovesse subire rischio di morte secondo la probabilità qx.. Un altro fattore ancora da menzionare è la serie retrocumulata degli anni vissuti (Tx), che ci fornisce il numero totale di anni che devono essere ancora vissuti dagli lx soggetti che hanno raggiunto il compleanno x; si ottiene mediante la relazione: Tx = Lx + Lx+1 + Lx+2 + … Lω-1 - la speranza di vita o vita media (o vita attesa) (ex) all’età x altro elemento della tavola di mortalità che rappresenta il numero medio di anni che un soggetto può ancora attendersi di vivere al compimento dell’età x se sarà esposto, nel corso della sua vita, alle condizioni di mortalità che, Rossella Vacca e Claudia Moretti mediante la serie dei qx, caratterizzano la tavola. In particolare il valore e0 (speranza di vita alla nascita) viene generalmente assunto come indice sintetico per descrivere e confrontare il livello di mortalità. Otteniamo il valore: ex = Tx lx Le funzioni biometriche possono essere rappresentate graficamente attraverso un sistema di assi cartesiani che riporta sull’asse delle x (ascisse) le età e sull’asse delle y (ordinate) i valori delle statistiche. *1) Andamento curva dei sopravviventi 2) Andamento dei decessi attesi dx (età modale alla morte o punto di Lexis**) 3) Andamento della probabilità di morte qx dipende da dx e lx ** PUNTO DI LEXIS (o età modale) età in cui la curva dei decessi, nella sua seconda parte, raggiunge il valore massimo. Il punto di Lexis ha sempre avuto una stabilità assai maggiore rispetto alla speranza di vita alla nascita, come misura della durata di vita: in cento anni è aumentato da 70 a 80 anni. - Tavola di mortalità abbreviata – Per motivi di comodità o per mancanza di dati, quando la popolazione è di dimensioni contenute e si teme che la distribuzione dei morti possa aver risentito di fluttuazioni accidentali o eventi straordinari che hanno inciso pesantemente su determinate classi d’età (es covid), si procede alla costruzione di tavole in forma Rossella Vacca e Claudia Moretti ridotta. Si tratta di tavole in cui il processo di eliminazione per morte viene descritto, invece che tra compleanni prossimi, tra successivi intervalli d’età pluriennali. La costruzione della tavola resta la stessa ma le relazioni che avevamo introdotte vengono modificate: - aqx → probabilità di morte tra i compleanni x e x+a - adx → decessi entro i compleanni x e x+a - lx sopravviventi al compleanno x - akx frazione di intervallo compreso tra i compleanni x e x+a vissuta (in media) dai deceduti entro quei limiti d’età (0 < akx < 1) - aLx anni vissuti entro i compleanni x e x+a - Tx somma retrocumulata degli anni vissuti a partire dal compleanno x - Ex speranza di vita al compleanno x Impiego della tavola di mortalità – La tavola di mortalità ci consente, innanzitutto, di approfondire la descrizione e l’analisi del processo di eliminazione per morte, poi, di avere un modello teorico su cui fare riferimento per compiere scelte di natura operativa e sociale. Due importanti settori d’impiego: 1) Campo assicurativo-attuariale – ci consente di calcolare i premi delle assicurazioni sulla vita; 2) Previsioni demografiche – si fa riferimento al modello di sopravvivenza e lo si proietta nel futuro al fine di stimare il numero di coloro che sopravviveranno alla fine dell’intervallo di tempo della previsione. Le informazioni contenuti nella tavola di mortalità offrono gli elementi per misurare l’evoluzione del rischio di morte alle diverse età e il confronto fra più tavole consente di individuare nel dettagli i progressi (o regressi) nella durata della sopravvivenza. Questi progressi (o regressi) si possono notare confrontando tavole di due generazioni simili oppure valutando l’ipotesi di evoluzione di gruppi di individui sottoposti a condizioni di mortalità che hanno causato epoche diverse. La nuzialità In tutte le società si osserva la tendenza alla formazione di unioni. Tali unioni, che siano sancite da un atto formale (il matrimonio) o che siano accordi consensuali identificano la nascita di un nucleo famigliare costituiscono la premessa per la manifestazione della riproduttività della popolazione. Il processo di formazione o scioglimento delle coppie assume importanza sotto il profilo demografico (oltre che sociale), nonostante esso non dia luogo a modificazioni quantitative della popolazione ma solo a trasformazione di natura qualitativa → variazioni dello stato civile. Dunque nello studio della formazione delle coppie l’analisi della nuzialità occupa il ruolo più importante anche perché disponiamo di un’ampia disponibilità di dati statistici. Nel rivolgere l’attenzione alla nuzialità di tipo istituzionale vanno segnalati due aspetti del fenomeno che accrescono le difficoltà per esaminarla: Rossella Vacca e Claudia Moretti I valori del TNT e del TNT’ forniscono misure della intensità finale della nuzialità attribuibile ad una generazione fittizia di 1000 soggetti del sesso considerato, nell’ipotesi che nessuno dei medesimi venga eliminato dal collettivo entro l’età b e che essi sperimentino nel corso della loro vita alle diverse età i tassi specifici di nuzialità sx (t) o s’x (t), osservati nell’anno t. La misura dell’intensità della nuzialità in un dato anno può determinarsi attraverso l’impiego dei tassi generici o mediante il ricorso al TNT, MENTRE la determinazione di una misura sintetica del calendario con cui il fenomeno in questione può essere realizzato si ottiene ricorrendo ad alcuni indicatori. Uno di questi, forse il più usato, è quello che si identifica nell’età media al matrimonio o più raramente nell’età mediana. Il primo ha la seguente struttura: S X → NUMERO DI MATRIMONI PER ETA’ Se si fa riferimento alla distribuzione per età degli sposi o spose osservata nell’anno t sx → TASSI SPECIFICI Se si fa riferimento alla sintesi del calendario della generazione fittizia sulla quale è stato calcolato TNT In entrambi i casi si tratta di una media aritmetica ponderata delle età del matrimonio in cui il sistema dei pesi è rappresentato nel primo caso dal numero dei matrimoni per età ( SX ) e nel secondo caso dai tassi specifici ( sx ). In entrambi i casi si osserva il calcolo dell’età media al primo matrimonio. Rossella Vacca e Claudia Moretti La fecondità Tra le componenti che concorrono a determinare lo scenario demografico di una popolazione, il ruolo più importante è svolto dalla NATALITA’. Questa dipende da un complesso di fattori: il numero di soggetti in età riproduttiva, la loro distribuzione per sesso, età, stato civile, il loro atteggiamento in merito alla propensione a generare figli. Il termine natalità viene impiegato per indicare la frequenza di nascita nel complesso della popolazione, si parla invece di fecondità se si fa riferimento alle nascite relative a gruppi scelti di individui (specificati per sesso, età, stato civile etc) o se si considera la procreazione nei suoi molteplici aspetti. Lo studio della fecondità ha per oggetto di esame non solo l’analisi dell’intensità e del calendario con cui si manifestano le nascite, ma riguarda tutti i fenomeni che caratterizzano le singole fasi del processo riproduttivo. Oggetto di interesse nell’ambito della fecondità sono: - individuazione dei limiti di età che definiscono l’intervallo di vita feconda e la loro evoluzione in tempi e luoghi diversi - la diffusione della contraccezione e l’efficacia dei metodi con il quale viene realizzata - le caratteristiche della gravidanza, durata, mortalità intrauterina, il genere di parto (semplice o plurimo) e altri aspetti di natura biomedica relativi al nascituro come peso, sesso etc - l’ordine di nascita (primogeniti, secondogeniti, ecc.) con riferimento alla stessa mamma o stesso matrimonio - la distanza tra il matrimonio e la nascita del primogenito ( o tra ultima nascita e il termine dell’età feconda della donna - la filiazione (nato legittimo o illegittimo) basata sullo stato matrimoniale della coppia Analisi e Misure della fecondità e natalità La misura più immediata della natalità nel corso di un anno è rappresentata dalla frequenza delle nascite. È un dato efficace ma che si dimostra insufficiente allorchè ci si propone di identificare l’intensità del fenomeno al fine di instaurare confronti nel tempo e con popolazioni diverse. A tale proposito, una prima soluzione viene fornita dal tasso generico di natalità e definito dal rapporto tra il numero di nascite N (t) avvenute nell’anno che si considera e l’ammontare medio P(t) della popolazione nello stesso periodo: Il tasso di natalità ha due elementi di debolezza: da un lato risulta influenzato dalle caratteristiche strutturali della popolazione ( distribuzione popolazione rispetto a sesso, età, stato civile), dall’altro misura l’intensità delle nascite con riferimento alla popolazione nel suo complesso, senza tener conto della quota di soggetti che possono essere stati in grado di contribuire a produrre le nascite osservate. Per superare quest’ultimo limite si possono relazionare le nascite all’ammontare del sottoinsieme di individui che sono in età riproduttiva. Nella scelta del sottoinsieme a cui fare riferimento si prende in considerazione la popolazione femminile e si considerano i soggetti in età compresa tra il 15esimo e il 50esimo compleanno, la formula del tasso generico di fecondità assume l’aspetto: Rossella Vacca e Claudia Moretti Il ricorso al tasso generico di fecondità, non risolve in modo soddisfacente i problemi del confronto tra popolazioni diverse, infatti, questo indicatore risente della distribuzione per età della popolazione femminile che sta nel prescelto intervallo di vita feconda. Per superare questo limite, qualora le nascite siano specificate rispetto all’età della madre N x (t) oppure alla generazione a cui appartiene g N (t), conviene procedere al calcolo della serie di tassi specifici di fecondità per età adottando le seguenti formule: se ci si riferisce alla popolazione femminile in età x e nell’anno t Oppure: t= g + 15, g + 16…,g + 50 Se ci si riferisce alla popolazione femminile nata nell’anno g e in una età compresa tra 15esimo e 50esimo compleanno nell’anno t Rossella Vacca e Claudia Moretti Significato di R, Ro e p Se le leggi di fecondità e mortalità restano costanti, il tasso netto di riproduzione femminile ci dice se la “ipotetica” generazione delle figlie è in grado di sostituire quella delle madri: 3 Se Ry>1= la generazione delle figlie sostituisce quella delle madri e la popolazione aumenta Se R=1 = le due generazioni risultano uguali e la popolazione resta pressoché costante Se Ry<1= la generazione delle figlie è meno numerosa di quella delle madri e la popolazione è potenzialmente in declino. Per Ro<1 p è negativo Analogamente per p: Per R,=1 p è nullo = Per R,>1 p è positivo Significato di R, Roe p Esempio di calcolo di RR, e p per css quinquennali di ct , o 5 Classi | Quozieni di | Probabilità di Per avere un'idea della forza di espansione della s red Srna popolazione si prendono come riferimento i c.d. 5 Qu o (= (a) + (b) valori di sostituzione: , la] ib 15-19 | 001872 0,98613 001846 2024 | 009531 098470 009385 329 | QUI 09611 0,10982 R= p 3034 | 006573 0,98106 00649 3539 | 002660 097785 0,02601 404 | 000605 097309 0,00587 4549 | 000044 096503 0,00042 In mancanza di questi si usa: 032454 031892 IL TFI- 5 + 032454 = 1623 R, =5 + 031892 + 0,486 = 0,486 + 1,5946 = 01775 TFT=2,1 p= VO37S - 1 = 099080 - 1 = - 000920 = - 920% 2,06 precisamente Sesendo T = 2058) Rossella Vacca e Claudia Moretti ORDINE DI NASCITA L’analisi della fecondità in corrispondenza di ciascun ordine di nascita offre preziosi elementi per interpretare l’evoluzione del comportamento riproduttivo di una popolazione. Rossella Vacca e Claudia Moretti Per una valutazione sintetica del calendario della fecondità, sulla base di un dato anno, si può procedere al calcolo dell’età media della maternità. Tale indicatore, se si avvale della distribuzione delle nascite NX (t) nell’anno t per età della madre, può calcolarsi nel seguente modo: Mobilità e migrazioni Tra i fenomeni che producono variazioni quantitative quello della mobilità territoriale è il meno facile da gestire. Gli spostamenti di popolazione riflettono una gamma di situazioni molto stratificate: possono essere indotti da motivi economici, studio, familiari; possono esseri forzati o volontari; possono assumere carattere transitorio o definitivo. Non è facile definire quali caratteristiche debba avere uno spostamento per essere meritevole di attenzione. Nella ricerca di una definizione di mobilità territoriale, viene solitamente seguito il criterio di fissare l’attenzione solo sugli spostamenti che danno luogo al trasferimento, anche se temporaneo. A tali trasferimenti si attribuisce la qualifica di migrazioni. Caratteristiche delle migrazioni Come appena detto, il termine migrazione sta ad indicare il cambiamento di dimora: emigrazione quando l’evento viene riferito all’ambito territoriale di provenienza e di immigrazione quando lo si valuta rispetto all’ area di destinazione. Nel prendere in esame i movimenti migratori si fissa l’attenzione, oltre che sull’intensità su due altri aspetti a) la distanza e direzione dei flussi e b) struttura della popolazione migrante secondo le principali caratteristiche di tipo socioeconomico, etnico- culturale ,ecc Rilevazioni dei movimenti migratori La rilevazione dei movimenti migratori presenta numerose difficoltà, giacché tali spostamenti soprattutto quelli interni ai confini dello stato sono esenti da limitazioni e controlli. Una fonte importante per la rilevazione continua dei flussi migratori è costituita dal registro della popolazione o anagrafe. Nei paesi ( tra i quali l’Italia), in cui tale fonte è operante essa consente di identificare le variazioni di dimora che danno luogo ai cosiddetti spostamenti di residenza → movimenti territoriali che comportano la cancellazione di un individuo dalla popolazione ( emigrazione) e la sua iscrizione in quella di un’altra (immigrazione). Affinchè le iscrizioni e cancellazioni all’anagrafe sia uno strumento utile per la conoscenza del fenomeno è necessario potersi garantire circa la loro attendibilità tra la data effettiva dello spostamento e quella della sua registrazione in anagrafe. → un limite è dato dal fatto che spesso le registrazioni vengono effettuate in ritardo e l’aggiornamento delle cancellazioni non viene eseguito.
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