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Giacomo Leopardi - vita, opere, pensiero, poetica, Appunti di Italiano

Appunti completi e schematici su Leopardi, contenenti: - vita e biografia - pensiero e poetica - pessimismo storico e cosmico - fasi: erudizione al bello, bello al vero, vero all'arido vero - opere: zibaldone, canti, canzoni, piccoli idilli, canti pisano recanatesi, ciclo di Aspasia, ultimi canti, operette morali

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 26/03/2024

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Scarica Giacomo Leopardi - vita, opere, pensiero, poetica e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Giacomo Leopardi La vita e la poetica Nasce nel 1798 a Rec󰈀󰈝󰇽󰉄i, una cittadina nelle Marche appartenente allo Stato della Chiesa, chiusa del più profondo tradizionalismo politico e religioso. Il padre, conte Monaldo, esponente di un vecchio ceto aristocratico, ha mal amministrato i beni della famiglia e ha lasciato alla moglie Adelaide la gestione economica della casa. A causa della religiosità bigotta e del regime di vita ossessivamente parsimonioso: ○ i rapporti tra genitori e figli sono freddi e formali {nello Zibaldone Leopardi descriverà la madre come rigida e anaffettiva}; ○ i contatti sociali sono rari (limitati alla stretta cerchia delle famiglie nobili della città). Nel Leopardi bambino nasce il bisogno di evadere da una vita monotona. Questo bisogno trova sfogo nei libri: per quanto piccolo, Giacomo si emancipa dalla tutela dei precettori ecclesiastici e si mette ad esplorare la ricca biblioteca del padre. In 7 anni di studio erudito e vorace (che più tardi definirà «matto e disperatissimo») impara da solo il greco antico e l’ebraico e studia e traduce autori latini e greci. A partire dai 10 anni, scrive versi, abbozza trattati filosofici e traduce testi classici. Tuttavia, lo studio produce effetti negativi sulla sua salute: intorno al 1816, una scoliosi lo colpisce. . ● 1816: conversione letteraria: DALL’ERUDIZIONE AL BELLO [ABBANDONO DELLE IDEE ANTIQUATE; PRIMA POESIA (DI IMMAGINAZIONE] Leopardi parte dalla sua deformità per riflettere sulla condizione dell'uomo, e matura di conseguenza quello che egli stesso definisce il passaggio «dall’erudizione al bello»: desidera diventare non più solo uno studioso, ma un poeta. Cresce quindi l’interesse per la poesia, e questo lo porta a tradurre alcuni libri dell’Odissea e dell’Eneide e a provare a comporre i primi versi, provando a cimentarsi anche nella lettura di autori più recenti (Parini, Alfieri, Foscolo, Goethe). Il dibattito romantico-classico e il pessimismo storico Nel 1818 interviene nel dibattito sul romanticismo scatenato dall’articolo di Madame de Stael, che affermava l’arretratezza della cultura italiana rispetto a quella tedesca ed esortava gli italiani ad aprirsi alla letteratura straniera. Giacomo replica che i letterati italiani possono trovare tutti i modelli di cui hanno bisogno nella tradizione latina e greca, schierandosi dunque da classicista. L’idealizzazione degli antichi porta con sé il disprezzo per la società contemporanea, colpevole – secondo Leopardi – di aver corrotto la natura. È la fase di quello che i critici chiameranno “pessimismo storico”. Lo Zibaldone e l’amicizia con Giordani Nel 1817, Leopardi inizia a tenere un diario (che chiamerà Zibaldone) e stampa a Milano la sua traduzione dell’Eneide e ne invia una copia ad Angelo Mai (cardinale e filologo), una a Vincenzo Monti e una a Pietro Giordani. Gli rispondono tutti e tre, ma solo Giordani, dopo aver saputo la sua età, è entusiasta: Leopardi trova in lui un primo interlocutore di alto livello, e soprattutto un grande amico. Infatti si sente per la prima volta capito profondamente da qualcuno, e gli confida il suo disgusto per Recanati, dove “tutto è morte, insensataggine e stupidità” e matura un distacco definitivo dalle idee del padre. ● 1819: conversione filosofica: DAL BELLO AL VERO [CRISI; ESISTENZIALISMO; PESSIMISMO STORICO] La fuga da Recanati e la malattia agli occhi Nel 1819, raggiunta la maggiore età, Giacomo chiede nascostamente a un parente il passaporto per fuggire da Recanati, ma il tentativo di fuga viene scoperto da Monaldo, che sottopone il figlio a un controllo ancora più oppressivo. Inoltre, a partire da marzo una malattia agli occhi gli impedisce di leggere e scrivere. Pensa al suicidio, e si sfoga con Giordani via lettera. Tuttavia, le stesse difficoltà fisiche lo spingono a riflettere e a scrivere, come forma di ribellione alla noia e al dolore. Le riflessioni concepite in questo periodo sono state etichettate dagli storici della letteratura come "passaggio dalla poesia alla filosofia": Leopardi - che nell'adolescenza aveva soprattutto studiato le letterature classiche e scritto poesie - comincia a mettere su carta le sue riflessioni sulla propria esistenza e sul mondo. In questa fase, la poesia inizia a ricoprire un ruolo specifico per Leopardi: diventa il luogo in cui più propriamente trovano spazio e voce le illusioni. Abbozza così le prime prove delle Operette morali, e scrive gli Idilli e le canzoni. Nel 1822 i genitori gli permettono di andare a Rom󰈀, ospite di uno zio. Tuttavia, rimane profondamente deluso dall’ambiente romano, fatica a trovare un lavoro (anche per il rifiuto di abbracciare la carriera ecclesiastica) e tantomeno una donna. L'unica nota positiva di questo viaggio è la visita alla tomba di Torquato Tasso, con il quale sente una vicinanza d'animo, pur non avendolo conosciuto in vita. ● 1824 : conversione DAL VERO ALL’ARIDO VERO [POESIA→PROSA; FILOSOFIA; PESSIMISMO COSMICO] Tornato a Recanati, ripartirà dopo poco per girare una serie di città, alla ricerca di una sistemazione: ● Nel 1824, a Bol󰈡󰈇󰈞󰇽 pubblica le Canzoni, e dopo la loro pubblicazione Leopardi abbandona temporaneamente la poesia per passare alla prosa. Infatti: ● Nel 1827 a Mil󰈀󰈝󰈢 pubblica le prime 20 Operette morali, in cui il pessimismo leopardiano si approfondisce (diventando cosmico); ● Nel 1828 si trova a Pis󰈀 - attratto da un clima migliore per la sua salute - e poi a Fir󰈩󰈝󰉜󰇵, ma tornerà ben presto a Rec󰈀󰈝󰇽󰉄i poiché non ha più denaro; in questo periodo riprende a scrivere poesie e pubblica i Canti pisano-recanatesi; Gli anni a Firenze e l’amicizia con Ranieri Nel 1830 un sussidio economico gli permette di tornare a Firenze. Nella città toscana, Leopardi: - si innamora, non ricambiato, di Fanny Targioni Tozzetti, una nobildonna sposata, che aveva un salotto letterario e parecchi amanti. - stringe amicizia con il napoletano Antonio Ranieri, romanziere esiliato per motivi politici dalla sua città. Con lui Leopardi vivrà gli ultimi anni della sua vita. In questo periodo scrive altre due operette: il Dialogo di un Venditore d’almanacchi e di un Passeggere e il Dialogo di Tristano e di un amico. Gli ultimi anni: il periodo napoletano Fra l'ottobre del 1831 e il marzo del 1832 segue a Roma Ranieri, che vuole stare vicino all’attrice che ama. I due proseguono per Nap󰈡󰈗󰈏, dove arrivano nel 1833 e da qui non si sposteranno più. Qui, aggiungerà ai Canti: - il cosiddetto “ciclo di Aspasia”, ispirato dall’amore per Fanny a scrivere i cinque canti che lo compongono. - gli ultimi due canti: Il tramonto della luna e La ginestra o il fiore del deserto, scritti nella primavera del 1836 in una villa alle falde del Vesuvio, dove Leopardi e Ranieri si sono rifugiati per sfuggire al colera Leopardi muore il 14 giugno 1837. Il corpo, secondo le norme igieniche applicate nei periodi di colera, avrebbe dovuto essere gettato in una fossa comune, ma Ranieri riesce a seppellirlo nell’atrio della chiesa di San Vitale a Fuorigrotta (un quartiere di Napoli). Nel 1939 la tomba viene spostata nel Parco Vergiliano a Piedigrotta. Il pessimismo cosmico Se causa dell'infelicità è la natura stessa nel suo meccanismo immutabile, tutti gli uomini, in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni tipo di società, sono necessariamente infelici; anche gli antichi, pur essendo capaci di illudersi, erano vittime di quei terribili mali. Al pessimismo "storico" della prima fase subentra così un pessimismo cosmico: l’infelicità non è più legata ad una condizione storica e relativa dell'uomo, ma ad una condizione assoluta, diviene un dato eterno e immutabile di natura. Il saggio antico Suo ideale non è più l'eroe antico, teso a generose imprese, ma il saggio antico, soprattutto quello stoico, la cui caratteristica è l'atarassia, il distacco imperturbabile della vita (in questo periodo, infatti Leopardi traduce un fondamentale testo dello stoicismo antico, il Manuale di Epitteto). Gli scritti dopo il 1824 Ritroviamo queste caratteristiche soprattutto negli scritti successivi al 1824, ossia il periodo in cui si converte dal vero all’arido vero. Troviamo in questi scritti: - un atteggiamento ironico, distaccato e rassegnato (che si sostituisce al precedente atteggiamento contemplativo) - l'abbandono della poesia civile e della lotta per la libertà EVOLUZIONE DEL PENSIERO SULL’INFELICITA’ DELL’UOMO finalismo (prima)→ la natura opera consapevolmente per il bene delle sue creature; - l'infelicità umana⇒ colpa dell’uomo, vista in termini sensistici, come assenza di piacere. ↓ meccanicismo-materialismo→ natura che sacrifica il singolo per il bene dell’evoluzione delle specie; - infelicità umana: colpa della natura, l’uomo è solo vittima innocente della sua crudeltà; ora, materialisticamente, è dovuta soprattutto ai mali esterni a cui nessuno può sfuggire (es. elementi atmosferici, cataclismi, vecchiaia, morte) LE OPERE 1) Lo Zibaldone (1817-1832) A diciannove anni, nel 1817, Leopardi inizia a tenere una sorta di diario filosofico (che continuerà a scrivere fino al 1832) in cui annota osservazioni, brani altrui, riflessioni, spunti, progetti e considerazioni autobiografiche. Questo diario, per il suo contenuto eterogeneo, viene chiamato da Leopardi stesso Zibaldone [termine: in origine, un piatto composto di molti ingredienti diversi; per metafora, passa poi a indicare una qualsiasi mescolanza di cose eterogenee]. Possiamo dire che è proprio a partire dalle pagine dello Zibaldone che sia possibile ricostruire una “filosofia leopardiana”. 2) I Canti (1818-1836) Come lo Zibaldone accompagna Giacomo per quindici anni, così i Canti sono il libro che raccoglie tutti i componimenti in versi dell’intera vita di Leopardi. Essi sono infatti una raccolta che documenta stili e modi di far poesia molto diversi tra loro, che iniziano a partire dal periodo successivo alla conversione “dall'erudizione al bello” del 1816. I Canti sono un canzoniere (con un termine più moderno, un “macrotesto”): ciò significa che le singole poesie si susseguono secondo un ordine stabilito dall’autore, un ordine provvisto di un significato. Questa raccolta è edita in tre edizioni col tempo aggiornate: 1. una prima, fiorentina, datata 1831 2. una seconda napoletana, del 1835 3. la terza, definitiva e postuma, del 1845. Sono in tutto 41, e possono suddividersi nei seguenti quattro gruppi: 1) Le Canzoni (1818-1823) pubblicate nel 1824 a Bologna - TEMATICHE: varie, erudite e classiciste - SOGGETTI: Italia e storia del mondo ; io poetico - LINGUAGGIO: aulico, sublime e denso della tradizione, con influenze di Alfieri e Foscolo. ● Le prime cinque (All'Italia, Sopra il monumento di Dante, Ad Angelo Mai, Nelle nozze della sorella Paolina, A un vincitore nel pallone) sono caratterizzate dalla tematica civile, sulla base del "pessimismo storico", e sono animate da acri spunti polemici contro l'età presente, corrotta e affogata nel tedio. La più significativa è Ad Angelo Mai, poiché è una perfetta summa dei temi leopardiani di questo periodo: oltre alla polemica contro l'Italia presente e alla nostalgia dell'antichità, vi compare il motivo dell'immaginazione e dei sogni che vengono dissolti dalla conoscenza razionale del vero. ● Caratteristiche diverse hanno in Bruto minore e L’ultimo canto di Saffo: Leopardi non vi parla più in prima persona, ma delega il discorso poetico a due personaggi dell'antichità entrambi suicidi: - Bruto, l'uccisore di Cesare - la poetessa greca, Saffo Il pessimismo giunge a una svolta: si delinea l'idea di umanità infelice non solo per ragioni storiche ma per una condizione assoluta. Non si incolpa ancora la natura, ma gli dei e il fato iniziano già ad essere visti come forze malvage che si compiacciono di perseguitare l'uomo. ● Alla Primavera è una rievocazione nostalgica della visione fanciullesca e immaginosa che era propria dell'antichità. ● L'Inno ai Patriarchi dei principi del genere umano è l'unico dei progettati Inni cristiani che sia stato portato a compimento, è una rievocazione dell'umanità primitiva, felice nella sua ingenuità ● Alla sua donna, infine, è dedicata un'immagine ideale-platonica della donna, creata dalla sua mente. 2) I piccoli Idilli (1819-1821) [Pubblicati sulla rivista Il Nuovo Ricoglitore nel 1825, poi nell'edizione dei Versi del 1826 e infine nelle raccolte dei Canti, dove il titolo di Idilli non compare (la designazione è rimasta di uso comune)]. - TEMATICHE: personali: vago; ricordo - SOGGETTI: io poetico e natura - LINGUAGGIO: colloquiale e semplice - METRO: endecasillabi sciolti IL TITOLO → non ha niente a che fare con la tradizione bucolica classica (che rappresentava una campagna idealizzata); la rappresentazione del mondo naturale, c’è, ma fa da sfondo: al centro della scena si accampa l’io del poeta, con ciò che egli sente, pensa e immagina. Ne fanno parte: L’infinito, La sera del dì di festa, Alla luna, Il sogno, Lo spavento notturno e La vita solitaria. 3) I Canti Pisano-recanatesi - “grandi Idilli” per De Sanctis (1828- ) Il risorgimento poetico Dopo gli anni delle Canzoni e degli Idilli, per qualche anno Leopardi non scrive più poesie, dichiarando l’intenzione di lasciar stare i versi e di dedicarsi alla riflessione filosofica. Di fatto, dai venticinque ai trent’anni Leopardi si dedica agli studi filologici, alla prosa dello Zibaldone e alle Operette morali. Una nuova stagione inizia però nel 1828, con la poesia intitolata “Il risorgimento”, primo componimento di una serie di canti noti come “pisano-recanatesi”, perché composti tra Pisa e Recanati. - TEMATICHE: senso della vita, natura maligna, il ricordo come motivo di dolore - SOGGETTI: vari protagonisti oltre all’io poetico - LINGUAGGIO: molto libero, lessico “vago e indefinito”⇒ forma simile agli idilli giovanili, ma struttura più complessa: raccontano estesamente un’esperienza e vi riflettono su, lasciando l’io al centro del quadro ma facendo posto a determinate figure che sono, di volta in volta, destinatari del canto (Silvia), protagonisti della scena narrata (la gente del villaggio nella Quiete e nel Sabato) e addirittura “voci” che si sostituiscono alla voce del poeta (il pastore errante). Questo proliferare di interlocutori modifica anche la forma (es. in A Silvia, Leopardi ricorre spesso ad apostrofi, esclamazioni e domande dirette). - METRO: endecasillabi e settenari si alternano liberamente (cosiddetta “canzone libera leopardiana”): è il discorso che modella il metro. Oltre alla lirica Il risorgimento, comprende A Silvia, Le ricordanze, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, La quiete dopo la tempesta e Il sabato del villaggio. Anche Il passero solitario viene composto intorno agli anni Trenta, ma nell’edizione definitiva dei Canti del 1835 verrà collocato prima degli Idilli. 4) Il ciclo di Aspasia (1833-1835) Canti ispirati dall’amore per un’aristocratica conosciuta a Firenze nel 1830, Fanny Targioni Tozzetti, che Leopardi nasconde sotto il soprannome di Aspasia. Fu l’ultima donna della quale si innamorò, non ricambiato. TEMATICHE: Leopardi abbandona la natura e la filosofia, e parla dell’amore come unica passione che potrebbe donare all’uomo una gioia reale dando senso all’esistenza, perlomeno per quei pochi che hanno un cuore «non vile». Ma è un desiderio che tuttavia non regge all’urto con la realtà, poiché Fanny lo respinge: Amore e Morte si conclude con un’invocazione alla morte, affinché arrivi in fretta; Aspasia è una poesia amara, sarcastica, addirittura aggressiva nei confronti della donna a cui è dedicata; A se stesso assomiglia a un epitaffio. Il Pensiero dominante è invece la sola poesia in cui l’amore è descritto come fonte potenziale di gioia, senza che vi sia il contrasto con la disillusione e la morte.
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