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Gli irregolari. Amori comunisti al tempo della guerra fredda, Prove d'esame di Storia Contemporanea

Riassunto dettagliato del libro

Tipologia: Prove d'esame

2013/2014

Caricato il 17/12/2014

elena.sofia
elena.sofia 🇮🇹

4.5

(57)

21 documenti

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Scarica Gli irregolari. Amori comunisti al tempo della guerra fredda e più Prove d'esame in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Introduzione – Quando Guido Morselli nel romanzo ‘Il comunista’ riporta i dialoghi tra un deputato del Pci e un’amante segreta che si interrogano sulla legittimità dell’intervento del partito sul loro essere ‘irregolari’ quell’aggettivo è già entrato nel linguaggio corrente. La stampa moderata e i settimanali di informazione indugiano sugli ‘irregolari dell’amore’ comunisti puntando i riflettori sulle numerose coppie di dirigenti che intraprendono nuove relazioni con le donne. L’impegno totalizzante a sconfiggere il nemico fascista respinge ogni concessione al sentimentalismo, depurando la relazione tra uomo e donna di ogni spazio dedicato alla vita intima, l’unica passione concessa era quella politica. Le unioni irregolari costituiscono un problema anche per il partito. Vi sono le contraddizioni di un’etica di un partito che da un lato promuove valori e codici inflessibili ma dall’altro oltre a discriminazioni di genere, fra uomini e donne, fa godere trattamenti di favore ai rappresentanti della nomenclatura che hanno maggiore libertà di comportamento rispetto agli attivisti. Quel laborioso e complesso impianto ‘giustizialista’ che parte dalla periferia per confluire nella Commissione centrale di controllo, la temuta Ccc, dimostra quanto il partito pretenda un’obbedienza assoluta a regole che, se disattese, prevedono biasimi e richiami. Attraverso una serie di norme politiche e sociali, il partito prova a presentarsi all’esterno fedele al concetto di famiglia popolare e all’interno antagonista rispetto al modello perbenista borghese di impronta tradizionale. Gli ‘irregolari dell’amore’ rappresentano i migliori attori di una storia del Pci che attraverso l’esperienza sentimentale, supera un’impostazione di tipo ideologico. Già Gramsci nei ‘Quaderni del carcere’ commentando la filosofia di De Man aveva sottolineato quando i sentimenti popolari non devono essere ritenuti qualcosa di trascurabile ed inerte nel movimento storico. Un insegnamento inascoltato, nel periodo qui analizzato, dagli ideologi del Pci, ma che è stato invece alla base di questo libro. 1. LE UNIONI ANTIFASCISTE L’azione per il partito e per il paese – Unirsi contro il fascismo voleva dire unirsi anche nella vita, condividendo le stesse passioni e gli stessi rischi, secondo una scala di valori che determinava scelte personali prima ancora che politiche. L’azione e l’attività per sabotare il fascismo e diffondere ideali comunisti acquistano maggiore vigore se condotte in coppia, per il bene del partito e del paese. La condotta comunista richiedeva come prima imperativo, l’affezione e la dedizione al partito. L’antifascismo diviene allo stesso tempo valore politico ed esistenziale, a connotare un’identità che non può mutare fino all’obiettivo finale della caduta della dittatura. Questo però non significa che l’esperienza dell’antifascismo sia vissuta nello stesso modo tra il militante uomo e la militante donna. Anche nella vita a due della cospirazione, rimangono inalterate le gerarchie di genere, con legami diretti e gestiti dagli uomini. Uomini che accettano relazioni solo con donne che seguono il loro stesso percorso, preferibilmente con ruoli più marginali. Dalla metà degli anni Venti e fino all’entrata in vigore delle leggi fascistissime, l’attività si indirizza soprattutto alla propaganda contro le azioni violente e l’affermazione del partito fascista. Nel decenni successivo cresce il numero delle azioni clandestine, annoverando anche le esperienze all’estero, sia in supporto ai gruppi antifascisti fuori dall’Italia, soprattutto in Spagna, sia nei tristi esiti carcerari o al confino. Gli ideali comuni – Teresa Noce affermava che bisognava lottare insieme per conquistarsi il pane, il lavoro e la libertà, per poter abbattere il fascismo e il capitalismo. Battersi concretamente contro i fascisti richiedeva sacrificio e per questo i reticoli familiari dovevano essere solidi e resistenti, capaci di creare una sorta di protezione, così nascono e si sviluppano i legami e le relazioni amorose, sempre intrisi di ideali politici condivisi. Le relazioni amorose sono contemplate solo all’interno di una militanza comune e nei casi di partecipazione alla lotta attiva, sono relegate in una posizione di assoluta marginalità, non vi era tempo per innamorarsi. Esibire il lato emotivo costituisce per il militante la prova di poca affidabilità politica, il sentimentalismo doveva essere bandito. Tra Parigi, Mosca e la Spagna – La clandestinità impone continue fughe all’estero soprattutto quando si parla di dirigenti. Vengono quindi individuate tre direttrici lungo le quali si muovono i comunisti italiani. Il primo luogo operativo è a Parigi e la Francia, dove si svolge attività clandestina legata soprattutto alla diffusione della stampa. Il secondo riferimento è Mosca, sia come palestra di apprendimento sia come patria fidata di accoglienza e protezione. Il terzo polo di raccordo è la Spagna dove è richiesta una partecipazione attiva durante la guerra civile. L’esperienza all’estero unisce e separa, ma serve sempre a sondare e a misurare il grado di fede politica. Pur con uomini a ricoprire ruoli egemoni rispetto alla militanza femminile, le unioni in esilio forzato o volontario conoscono un pressione minore per quel che riguarda il controllo familiare, sostituito però da un’altrettanta severe sorveglianza da parte della comunità comunista. Tale controllo all’estero risulta ancora più serrato come prima cosa per la reputazione del partito in paese straniero e per la necessità di non disperdere energie che andavano concentrate nella lotta politica. La Russia era l’esempio di concretizzazione del Gli irregolari: amori comunisti al tempo della Guerra fredda 1 modello comunista da imitare e copiare. Per i dirigenti, primo tra tutti Togliatti, la Russia è il centro politico dove dimostrare le proprie capacità; ai funzionari e agli attivisti è riservata la scuola lanista di Moasca. Vengono registrati numerosi episodi d’amore con le militanti russe da parte di chi si trova in contatto con un mondo mitizzato, veniva infatti esaltata la purezza della donna russa. Nel rapportarsi alle donne russe, i militanti italiani vedono il modello ideale dell’amore senza vincoli, ma su questi legami vigila costantemente l’ossessivo controllo del partito. Per allacciare una relazione con una donne sovietica era necessaria una particolare autorizzazione che veniva accordata dopo inchieste che duravano mesi. Più movimentata è l’esperienza in Spagna con i militanti che si trovano impiegati a offrire contributo contro le forze nazionalistiche di Franco. Ricche e feritili sono le testimonianze delle simpatie che intercorrono tra i combattenti delle Brigate Internazionali e le compagne dell’Union de Machacha. Oltre alla solidarietà l’esperienza antifascista favorisce la conoscenza tra combattenti e ragazze del luogo, facendo nascere amori rivoluzionari. Si tratta però di passioni fugaci, interrotte dalle operazioni militari che impongono ritirate e fughe, con gli inevitabili distacchi e addii. Unioni passionali e temporanee lasciano anche spazio a sodalizi ufficiali che avranno Luigi Longo come ufficiale civile per la celebrazione di matrimoni fra combattenti italiani e ragazze spagnole. Una vita in clandestinità: Estella e Gallo – Le esperienze dei dirigenti sono differenti e anche se più tormentate rispetto quelle dei militanti comuni, anche perché contrassegnate dai pedinamenti delle polizie internazionali. Il caso più significati è quello di Teresa Noce e Luigi Longo che fino alla Liberazione, trascorrono una vita di fughe, arresti, espatri e ritorni. Entrambi si diedero un nome di battaglia, come copertura e codice rivoluzionario: Estella e Gallo. Teresa Noce fu una protagonista dell’antifascismo, conquista non irrilevante in una politica in cui alle donne sono assegnati compiti solo assistenziali, la Noce riesce ad occupare la sua carica senza dover essere la ‘moglie di’ e si distingue in un curriculum che la porterà ad autodefinirsi come rivoluzionaria professionista. La possibilità di conoscere l’intensità dell’attività clandestina viene favorita anche dalla copiosa produzione di Teresa Noce che sotto forma di scritti, articoli e giornali costituisce un patrimonio prezioso per le autobiografie, non solo femminili. Anche Longo ha lasciato molte testimonianze senza però soffermarsi sulle questioni personali. Mentre Longo di estrazione borghese, comincia l’apprendistato politico nel partito, Teresa Noce si forma direttamente nei luoghi di lavoro, prima come sartina poi come operaia, fino alla militanza nella sezione giovanile socialista e poi nel gruppo comunista di Borgo San Paolo, a Torino. E’ durante questa militanza giovanile che incontra Luigi Longo e con lui inizia nel ’23 quel tipo di vita che viene descritto come ‘lavoro intenso’ di peregrinazioni, lotte e persecuzioni. I riferimenti più espliciti alla vita sentimentale sono lasciati alle pagine di un romanzo ‘Vivere in piedi’ sotto le parole della protagonista Zina, l’alter ego della Noce e si coglie un percorso sentimentale che parte dalla concezione dell’amore di una giovane comunista che vuole cambiare il mondo non trovare marito, ma nonostante ciò l’amore riesce a coinvolgerla e racconta dell’emozione provocata dalla stretta di mano con Luigi e le trepidazioni del primo bacio. Ma nonostante l’innamoramento vi si nota come i sentimenti debbano essere scissi dall’impegno politico e possano trovare spazio solo nella letteratura. In oltre vent’anni di matrimonio i periodi di separazione sono stati tanti molto di più di quelli della sopravvivenza, anche quando nascono i figli la coppia non è vicina. Ma anche la presenza dei figli, di cui il primo studierà in Russia e il secondo in Francia, non devono diventare un ostacolo all’attività politica. Fra un arresto ed un altro, dopo il lavoro nei Centri Interni del Pci per la Noce e nella Commissione politica del Comintern per Longo arriva per entrambi la trasferta in Spagna. Longo partecipa alla guerra civile spagnola nelle Brigate Internazionali e Teresa Noce prosegue il lavoro di propaganda attraverso i giornali già iniziato negli anni precedenti con esiti di grande abilità clandestina dirigendo il Garibaldino in spagnolo affiancato al Volontario della libertà in italiano. Le uniche concessioni agli aspetti sentimentali riguardano altre persone con Teresa Noce che si deve assumere il ruolo di confidente garante degli affari altrui e Luigi Longo quello di ufficiale di stato civile per i matrimoni. Se i sentimenti personali di Longo e della Noce dovevano essere repressi e comunque posticipati alla lotta rivoluzionaria in Spagna, quelli collettivi andavano invece rispettati. Ma la tormentata vita di coppia prosegue anche nel periodo successivo quando entrambi vengono arrestati in Francia e inviati uno al campo di Vernet e l’altra a Rieucros e gli anni di lontananza producevano enormi interrogativi sulla vita di coppia e la Noce fu la prima a riconoscerlo. Nell’aprile dei 1943 viene arrestata a Parigi Jeanne Pannucci, nome utilizzato dalla Noce in clandestinità, ma l’odissea non è finito: la tappa più dura sarà nei cosiddetti ‘campi della morte’ in Germania e mentre Estella cerca di resistere incitando la reazione delle compagne di internamento, Longo anima la Resistenza, fino a svolgere il ruolo di protagonista nell’insurrezione dell’Italia settentrionale nell’aprile del 1945. I due combattenti si ritrovano dopo la Gli irregolari: amori comunisti al tempo della Guerra fredda 2 consapevolezza di attirarsi altrimenti le critiche di coloro che li accusano di usare scorciatoie poco coerenti con la professione di serietà morale. La separazione legale tra Palmiro Togliatti e Rita Montagnana – Togliatti prova a sondare l’alternativa San Marino e l’avvocato romano Aurelio becca chiede conto sia dei requisiti che dei documenti necessari per avviare la pratica dell’annullamento del matrimonio tra Togliatti e la Montagnana. La risposta del legale sammarinese è rassicurante e positiva affermando che le sentenze vengono rese effettive in Italia dopo poco tempo in caso di matrimonio civile, come era avvenuto per Togliatti e la Montagnana, in più la seconda rassicurazione è relativa al superamento di un possibile ostacolo determinato dalla presenza dei figli. Siamo nell’estate del ’51 a pochi mesi del rientro della coppia da Mosca. La permanenza a Mosca ha permesso di ufficializzare la relazione con Nilde Iotti, insieme alla presenza della piccola Marisa, che la coppia ha deciso di adottare per le difficoltà economiche della famiglia di provenienza. L’ipotesi di San Marino sembra la più percorribile anche se Togliatti è ben consapevole di come il ruolo di leader lo costringa ad usare maggiori cautele per non creare eccessivo clamore. La consegna che Togliatti affida al legale è quella di rispettare il più possibile le leggi italiane per non intercorrere in pericolosi reati e dall’altra a prevenire critiche e polemiche destinate a disonorare il ritratto del segretario. Per ottenere l’annullamento bisogna però rispettare determinate condizioni, la prima quella dell’obbligo di residenza a San Marino che comporterebbe la cancellazione nell’anagrafe e dalle liste elettorali italiane e di conseguenza la decadenza delle cariche parlamentari, una rinuncia inaccettabile per il leader di un partito, la seconda era la scelta delle motivazioni per giustificare la fine del matrimonio. Accettare le disfunzioni sessuali poteva essere una ritorsione ancora più pesante verso una donna che comunque rimaneva la madre di Aldo, un ragazzo che continuava a presentare problemi di grave salute mentale. Da questo quadro si può capire che vi potrebbe essere la rinuncia di Togliatti a proseguire la strada sammarinese a causa di fattori che intrecciano si sfera politica che personale, ma la mancata conclusione della pratica sul Titano attestano la diversità di Togliatti rispetto ad altri dirigenti. Nello stesso periodo in cui sono in corso i contatti con San Marino si avviano invece più spediti i procedimenti per la causa della separazione, con la prova che il consenso a separarsi è destinato a rafforzare la richiesta di nullità. Non è stato un passo semplice, anzi studiato nei dettagli come dimostrano le diverse stesure dell’avvocato Aurelio Becca e il testo cancellato riguarda proprio le motivazioni che spingono i coniugi alla separazione affermando inizialmente che l’impegno fascista e la battaglia politica abbiano destinato un distacco destinato ad incidere sul rapporto a due, ma ciò poteva apparire come una sorta di sconfessione delle ragioni e della necessità della lotta politica. Nella versione definitiva il personale scompare lasciando posto ad una frase generica che afferma l’impossibilità da ambe le parti di proseguire nella vita matrimoniale . Il compromesso, voluto e approvato dalla Montaganana, si raggiunge solo a condizione che venga salvaguardata la validità del percorso politico. Viene fissata l’udienza per il 9 luglio del ’51 nell’ufficio del presidente del tribunale Pietro Frangipani, che afferma che i coniugi siano venuti nella determinazione di separarsi consensualmente e fu così la fine di un matrimonio durato per 27 anni. I giornali riferiscono la notizia della separazione in piccoli trafiletti, anche per un’intenzione del partito di tenere bassa la notizia, come si dice in termine giornalistico, il giornale l’Unita ha scelto la via del silenzio. L’Europeo fornisce maggiori informazioni sulla vicenda andando oltre la cronaca per tratteggiare anche il profilo politico dei protagonisti e riflettere sulla morale comunista. I particolari forniti confermano la volontà della Montagnana di presentarsi separatamente all’udienza, pur riconoscendo che ormai è finito l’amore nato e cresciuto tra le fughe delle rivoluzioni, la comparsa della giovane Leonilde viene ritenuta la causa della rottura di un matrimonio così importante. La stampa satirica utilizza la notizia della separazione come motivo ideale per la campagna-anticomunista, su questo fronte si distingue Candido con la famosa rubrica visto di sinistra e visto da destra. Il divorzio ‘a insaputa’ di Teresa Noce – Teresa Noce è il primo divorzio ‘a sua insaputa’ della storia. Dopo avere ufficializzato il matrimonio con Bruna Conti e chiesto la separazione legale presso il tribunale di San Marino, Luigi Longo decide di rincorrere a San Marino per annullare il matrimonio. Secondo la normativa che impone la residenza nella piccola Repubblica per almeno un anno, il segretario del Pci chiede e ottiene il permesso di soggiorno. Secondo i suggerimenti dell’avvocato sammarinese Giuseppe Forcellini, Longo accetta di utilizzare la violenza morale e compulsiva come motivazione, attribuendo ai genitori la responsabilità di avere imposto il matrimonio in seguito alla maternità di Teresa Noce e alla nascita del piccolo Luigi Libero. Vengono chiamati i familiari a testimoniare, in prima linea la madre di Longo che ha sempre dimostrato poca simpatia e sensibilità per Teresa. Quando le carte sono pronte viene mandata una notifica a Teresa Noce ad un indirizzo che si rivelerà non corrispondente con quello reale. Di quella sentenza Teresa Gli irregolari: amori comunisti al tempo della Guerra fredda 5 Noce viene a conoscenza solo venti giorni più tardi, attraverso uno scarno trafiletto del Corriere della Sera e la donna pretende una smentita, inviando una lettera di rettifica ai giornali, firmata non a caso con il doppio cognome, Teresa Noce Longo. Nella lettera fa riferimenti ben precisi, il primo riguarda la coerenza del Partito comunista, contrario al divorzio, il secondo coinvolge la condotta comunista e con la pretesa di vedere pubblicata la categorica smentita dell’avvenuto divorzio. Un gesto che le costerà da un lato la presa in giro della stampa, soprattutto di quella anticomunista, e dall’altro una dura reazione dello stesso partito. Nella riunione di Segreteria del 26 novembre 1953 alla presenza di Togliatti, Longo e D’Onofrio viene stigmatizzata la lettera inviata al Corriere della Sera. Si ritiene inammissibile che un membro della direzione del partito invii ad un giornale una lettera di quel contenuto e natura. Non si prova a lenire le reali motivazioni di una donna ferita che rivendica la fedeltà alla militanza, ma si ribalta la prospettiva, per evitare di alimentare ulteriori polemiche si tenta una mediazione interna affidata prima a Togliatti, poi a un gruppo di dirigenti vicino alla Noce come Di Vittorio, Colombi e Rita Montagnana. Dopo il fallimento del tentativo di riconciliazione, il caso passa alla Commissione centrale di controllo. Togliatti fa notare che la Noce abbia sbagliato la forma ed è il Segretario ad affidarsi il ruolo di comunicare alla Noce la decisione della Segreteria in una lettera. La decisione finale della Direzione che dopo avere chiesto un ulteriore chiarimento alla Ccc decreta che Teresa Noce non deve essere membro della Direzione. Il concentrarsi sui provvedimenti contro la segretaria elude però un altro problema politico, molto più grave che riguarda invece Longo e la conservazione del ruolo parlamentare dopo avere usufruito del permesso di soggiorno e del trasferimento della residenza a San Marino. Ma di tale aggiramento della legge, per cui Longo avendo la residenza a San Marino non poteva svolgere cariche di elettore e aveva perso il requisito della eleggibilità, non potendo conservare il mandato parlamentare (poi sanato con successivo trasferimento del domicilio anagrafico da parte dello stesso Longo) il partito non si occupa, preferendo invece concentrarsi sulla subordinazione della dirigente torinese. Nonostante l’estromissione dalla Commissione, Teresa Noce accetta l’invito della stessa organismo di andare a parlare dei problemi dei tessili, sollecitando i dirigenti a prendere posizione sull’attuale crisi tessile. Solo alla fine del ’55 invia una lettera per chiedere di essere liberata dall’incarico di segretario generale della Fiot. Da questo momento in poi la Noce si dedicherà soprattutto a scrivere libri e romanzi non facendo tramontare la sua vena polemica e il suo spirito di ribellione. Non passa inosservato il suo intervento sull’Unità in cui invita le donne a opporsi ad ogni forma di imposizione, in famiglia nel lavoro e in politica, era il ’55. La donna non mancherà mai di sottolineare correggere e puntualizzare false notizie che riguardano le sue posizioni come ad esempio quella sul divorzio, dice di essere sempre stata contro gli annullamenti e contro il divorzio. La morale del ‘compagno Edo’ – Edoardo d’Onofrio era un ex operaio che è passato dalla scuola leninista di Mosca alla guerra garibaldina in Spagna e alla Resistenza per andare poi a dirigere la Sezione quadri. Viene temuto e descritto come uno dei più duri del Pci , attraverso il delicato compito di sovrintendere alle cosiddette questioni personali degli altri dirigenti comprese quelle di Togliatti e Longo. L’affidabilità del bravo militante si misura anche nella sfera personale. Ispirato dalla sua venerazione sia verso Lenin che verso la Russia di Stalin, D’Onofrio è un fautore dell’amore libero. Il dirigente romano è il più acceso sostenitore dell’annullamento dei matrimoni a San Marino. Il caso di D’Onofrio è però un caso singolare perché è stata la moglie ad avere trovato un altro compagno e vi è stato l’esito negativo della sentenza sammarinese che non viene deliberata in Italia costringendo la coppia a rimanere sposata fino all’arrivo della legge sul divorzio. Il dirigente del Pci invia al presidente del Tribunale di Roma una lettera che dovrà esaminare la richiesta di divorzio, dal 1925 anno in cui sono state celebrate le nozze, il dirigente ripercorre tutte le tappe di una vita caratterizzata da persecuzioni, fughe arresti, processi, con il culmine della clandestinità nel periodo più cruento del regime. Afferma che i lunghi periodi di lontananza hanno allentato i legami familiari con la possibilità di intrecciare nuove relazioni, come farà la moglie di D’Onofrio. Il tradimento della moglie è reso ancora più marcato da un figlio non suo che porterà comunque il suo cognome, ma non è sufficiente per motivare una normale separazione legale. Con la fine della guerra e il ritorno in Italia per il dirigente si profila la possibilità di annullare il matrimonio e anche quella di ufficializzare la nuova unione con la sua compagna bulgara Nadia. Il dirigente riceva rassicurazioni dal segretario degli affari esteri Gino Giacomini sui requisiti dell’annullamento e il permesso di soggiorno, ma non la possibilità di celebrare un nuovo matrimonio, come avrebbe desiderato D’Onofrio. Essendo entrambi i coniugi d’accordo viene deciso che la residenza a San Marino sia chiesta da Bianca Bucciarelli. Dopo avere chiamato a deporre quattro testimoni per dimostrare che la signora Bianca diede luce a un figlio quando vi era l’assoluta impossibilità di avere rapporti con D’Onofrio, viene presentata l’istanza di annullamento, approvata con sentenza emessa il 17 ottobre 1952. Il naturale iter viene però interrotto, la richiesta Gli irregolari: amori comunisti al tempo della Guerra fredda 6 dell’avvocato Mario Paone, viene respinta perché la residenza della Bucciarelli a San Marino risulta fittizia. Non viene più accettato il trucco della residenza formale a San Marino come requisito fondamentale per procedere poi allo scioglimento del matrimonio, il che significa che in Italia il provvedimento sammarinese non ha validità, impedendo ai due coniugi di potersi risposare. Quando la notizia trapela sulla stampa, si riapre la polemica dei divorzi facili a San Marino. Si tratta del primo segnale di declino di una politica che sta rivelando tutti i suoi limiti, sia sul piano giuridico, sia soprattutto in riferimento a un comportamento che appariva incoerente con un’etica rigorista. Dopo la bocciatura romana per D’Onofrio (ma anche per Longo) si riapre la possibilità di riacquistare la libertà coniugale con la promulgazione della legge sul divorzio. Solo nel ’71 viene sancito l’annullamento del matrimonio precedente, che apre la strada alle nuove nozze con la compagna bulgara. Dirigenti e intellettuali: Grieco, Gerratana, Vittorini, Einaudi – Anche intellettuali del calibro di Elio Vittorini e Giulio Einaudi ricorrono a quella che, all’epoca viene definita la ‘cittadella del divorzio ’ e i loro nomi si affiancano a quelli di altri dirigenti comunisti come Grieco, Gerratana e Amendola. Si assiste ad una corsa nel piccolo Stato estero per cancellare le unioni, con i comunisti a costituire una rappresentanza considerevole. Uno dei primi è Elio Vittorini, dopo la Liberazione l’autore siciliano dirige a Milano la rivista Il Politecnico, di tendenza comunista, e scrive il romanzo Uomini e no, ispirato alla Resistenza. Il protagonista del libro, innamorato di una donna sposata (si intravede lo squarcio della vita personale dell’autore investita dalla fine del matrimonio con Rosa Quasimodo, sorella del poeta Salvatore per lasciare il posto alla nuova relazione con la milanese Ginetta). Vittorini ottiene a San Marino l’annullamento delle nozze, accettando anche motivazioni mortificanti relative alla sua sessualità. La nullità delle nozze precedenti non gli consente di ufficializzare il legame con una donna sposata causando anche malumori della base comunista, contraria alle illegalità amorose. Per quanto riguarda Einaudi, egli nell’arco del settennato in cui il padre svolge il ruolo di presidente della Repubblica, Giulio decide di porre fine ad un matrimonio durato meno di dieci anni e che sarebbe stato imposto dal fratello Roberto. Per non compromettere il buon nome della famiglia e la presidenza del padre la vicenda passa inosservata, con un iter veloce che si svolge il 26 luglio del ’56. Poco noto è anche il caso di Grieco, esperto della questione agraria del Pci, che si può però capire tramite l’archivio privato del suo avvocato sammarinese, Settimo Belluzzi. Dalla corrispondenza durata due anni tra il dirigente e il legale, si evince che quella faccenda sta a cuore al senatore comunista. In passato Grieco lavorava come redattore della sezione italiana di Radio Mosca, in quel periodo si innamora di una ragazza russa che diventerà poi Lila Grieco dalla quale avrà un figlio. Nella corrispondenza sammarinese non si fa mai menzione alla nuova relazione, Grieco si preoccupa che non sia lesa la figura della moglie. Trova dei testimoni che possano attestare che la relazione con Lila era diventata infelice, il senatore romano cerca di assicurarsi che le carte non finiscano sotto occhi indiscreti del Pci. La discrezione e la misura dimostrate da Grieco non lo assolvono dall’avere usufruito del privilegio di ricorrere alla scorciatoia di San Marino, ma denotano un rigore e delicatezza nei riguardi della moglie, mancate nel caso di Longo. Tale sensibilità non compare nemmeno tra Gerratana e Marisa Mosu, due combattenti ‘gappisti’ che hanno contribuito alla liberazione di Roma. Nelle motivazioni dell’annullamento sono denunciati lo stato psichico della donna che avrebbe determinato la tragica vita coniugale. Marisa Mosu che si autodefinisce una comunista irrequieta, era una coraggiosa partigiana ma che ha accettato di riconoscere di essere affetta da forma di impotenza coeundi pur di annullare il matrimonio. Non sembrano importare le offese alla propria dignità di fronte alla necessità di arrivare a disconoscere una consumata relazione nata dallo spirito combattentistico giovanile. Un altro matrimonio che si scioglie è quello di Pietro Amendola con Maria Antonietta Macciocchi, la decisione pare essere stata presa proprio dalla donna invertendo la consuetudine che ad avviare la causa siano quasi sempre i mariti, anche in questo caso vengono legittimate le pressioni familiari come determinanti per un matrimonio nato in tempi di lotta clandestina poi rivelatosi fallimentare all’indomani della Liberazione. Tutte le cause comuniste rivelano quanto l’obbligo di residenza a San Marino sia fittizio e spesso disatteso dai richiedenti, incontrando anche pareri negativi dei giudici italiani per la deliberazione della sentenza. Unico ad utilizzare quel soggiorno sarà Aldo Garosci che ne approfitta per studiare storia sammarinese scrivendo poi un libro sulla storia del Titano, molto apprezzato sia dentro che fuori da esso. 4. LE VITE DEGLI ALTRI I segreti della Commissione centrale di controllo - La commissione centrale di controllo, la famigerata Ccc è una sorta di tribunale temuto all’interno e difeso dall’esterno tanto che gran parte dei rapporti stilati nel corso degli anni è introvabile anche negli archivi. Chi si iscrive al Pci sa di avere responsabilità precise, doveri e valori da rispettare con la possibilità di poter incorrere in severe sanzioni di tipo politico. Gli errori più comuni sono individuati nel tradimento politico che si Gli irregolari: amori comunisti al tempo della Guerra fredda 7
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