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Il cinema, Dispense di Comunicazione Dell'industria Culturale

Slides presentate a lezione. Temi affrontati: il cinema e i suoi spettatori, l'industria cinematografica nell'Italia del '900, il consumo cinematografico fino agli anni '50, il consumo cinematografico negli anni '90, il pubblico del cinema oggi, l'industria cinematografica nell'Italia contemporanea.

Tipologia: Dispense

2009/2010

Caricato il 11/03/2010

princesspervy
princesspervy 🇮🇹

4.3

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Scarica Il cinema e più Dispense in PDF di Comunicazione Dell'industria Culturale solo su Docsity! L’industria culturale in Italia: il cinema e i suoi spettatori Prof.ssa Laura Iannelli Università degli Studi di Macerata Facoltà di Scienze della Comunicazione anno accademico 2007-08 L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900 Il cinema italiano comincia ad acquisire assetti industriali grazie ad alcuni produttori/pionieri (imprese familiari) a Roma, Torino, Milano e Napoli (Arturo Ambrosio a Torino, la ditta Santoni a Roma, i fratelli Troncone a Napoli, Luca Camerino e la Baratti a Milano)  Policentrismo delle strutture produttive  Difficoltà nel concepire e strutturare un’industria matura (composta da imprese solide e da associazioni delle diverse realtà imprenditoriali: produzione, distribuzione, esercizio)  Avventure imprenditoriali a breve termine (risorse finanziarie non stabili) Dalle origini agli anni ’20 L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900  All’avvio del sonoro (1927), la costruzione di Cinecittà ha rappresentato un’infrastruttura necessaria per la faticosa ripresa del cinema italiano (centralizzazione nella capitale)  Si sono consolidate carriere di registi come Guazzoni, di produttori come Lombardo e Pittaluga, di autori come Blasetti, di divi come De Sica e Amedeo Nazzari.  La competitività sul mercato estero rimaneva bassa: nell’ultimo decennio del regime, Mussolini attua una politica di chiusura per la visione di pellicole provenienti dall’estero, specialmente quelle anglo-americane Il ventennio fascista: 1925-1945 L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900 I film nordamericani tornano massicciamente sul nostro mercato al termine della guerra, molto apprezzati dal pubblico Godono, infatti, di accordi distributivi (es. il “dumping”, un accordo tra ANICA e la Motion Pictures Export Association of America, che prevede una vendita di pacchetti-film statunitensi ai distributori italiani) Il secondo dopoguerra “Americani a Roma” (una produzione DiSC, in collaborazione con Istituto Luce e Teche Rai) L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900  I film nordamericani tornano massicciamente sul nostro mercato al termine della guerra  In Italia la rete distributiva è disorganizzata e le varie case produttrici non sanno accordarsi per orientare le loro strategie È in questo contesto che il cinema italiano affronta la ricostruzione, attraverso una modalità produttiva indipendente: il neorealismo Il secondo dopoguerra L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900 Il sistema cinema, in Italia, si presenta come una realtà frammentata, distante da un vero modello industriale (senza vere e proprie misure di pianificazione economica e produttiva e di sostegno da parte della politica), subisce la concorrenza della cinematografia nordamericana:  Mancano soggetti forti nella produzione, nella distribuzione e nell’esercizio le realtà più affermate (Cines, Lux, Cineriz e Titanus) non riescono a mettere a punto moderne strategie di tipo hollywoodiano  Manca un sistema dei generi paragonabile a quello di altri Paesi emergeranno ciclicamente filoni come il peplum e lo spaghetti-western, ma non sono il frutto di processi di serializzazione e standardizzazione, quanto di una fascinazione indotta da sapienti campagne promozionali, e non reggono per più di 5 anni Gli anni ‘50 L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900 Nel 1954, era anche arrivata la tv. Alla prima televisione, il cinema aveva risposto con l’adozione di alcuni accorgimenti tecnici come il cinemascope e i grandi schermi a colore. Dalla metà degli anni ‘50 in poi, però, l’esperienza del consumo cinematografico non sarà più la stessa … Gli anni ‘50 “900 in pillole” (realizzate per la Cattedra di Analisi dell’Industria Culturale SdC - Sapienza) Il consumo cinematografico fino agli anni ‘50 Fino alla metà degli anni ’50 il cinema detiene il monopolio dell’immagine in movimento e il cinematografo ha il monopolio della proiezione dei film  1950: 661,5 milioni di biglietti venduti La spesa per il cinema costituisce il 68,87% della spesa totale per spettacoli  1955: 819,4 milioni di biglietti venduti (record) La spesa per il cinema costituisce il 69,21% della spesa totale per spettacoli Il consumo cinematografico fino agli anni ‘50 Andare al cinema era un’abitudine che coinvolgeva tutti gli strati sociali della popolazione Andare al cinema era un rito, una modalità aggregativa e socializzante di comportamento di massa da parte di un pubblico onnivoro, scarsamente selettivo e indifferenziato (in termini di età e classe sociale, con una prevalenza di uomini - doxa 1955-) Il consumo cinematografico dopo gli anni ‘50 Cambia il peso dell’istituzione cinema in rapporto ad altre forme di consumo culturale L’articolazione della spesa per lo spettacolo e il tempo libero Anni 1950 - 1999 (per decenni) (v. %) 195 0 196 0 197 0 198 0 199 0 199 9 attività teatrali e musicali 7,8 3,8 3,8 6,4 7,8 9,6 cinema 68,6 56,9 41,8 26,4 11,1 12,7 sport 6,4 6,7 7,8 10,2 14,3 9,4 trattenimenti vari 8,9 9,7 18,3 22,6 33,4 35,7 abbonamenti radio- tv* 8,3 22,9 28,3 34,4 33,4 32,6 Totale 100 100 100 100 100 100 * Dal 1991 la spesa del pubblico si riferisce alle sole utenze televisive Fonte: Nostra elaborazione su dati SIAE Il consumo cinematografico dopo gli anni ‘50 Si moltiplicano progressivamente le modalità di fruizione, il cinema diventa sempre più consumo personale, svincolato dalle dinamiche collettive che contraddistinguono la sala Lo spettatore può utilizzare numerosi “contenitori” di film, a cominciare dalla tv, continuando negli anni ’70 con i primi videoregistratori, nei primi anni ’90 con la pay-tv, alla fine degli anni ’90 con i dvd, oggi con il web 2.0 produzione distribuzione esercizi Consumatore filmico televisione home-video pay-tv internet L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900 La commedia all’italiana sarà il polo magnetico del nostro cinema fino alla metà degli anni ’70 e mette a punto una stabilità produttiva che passa attraverso:  l’intreccio tra competenze professionali e risorse finanziarie  la messa a punto di una sofisticata serialità  il rapporto di fidelizzazione tra pubblico e attori (spesso combinati in coppie)  l’allestimento di equipe tecniche collaudate  una maggiore sinergia con la distribuzione Il cinema italiano sembra diventare un’industria culturale compiuta e concorrenziale Gli anni ‘60 Il consumo cinematografico anni ’60-prima metà degli anni ‘70 1960: 744,7 milioni di biglietti venduti La spesa per il cinema è il 56,85% della spesa totale per spettacoli 1975: 513,6 milioni di biglietti venduti La spesa per il cinema è il 42,38% della spesa totale per spettacoli Il cinema non trae profitti dall’aumento delle possibilità di spesa degli italiani (boom economico) che sembrano investire in altri tipi di intrattenimento (aumentano le spese per la radio e per la televisione) L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900  Avvio del sistema televisivo misto (nel 1974 nasce TeleMilano, nel 1980 esordisce Canale5 e nel 1984 il “decreto Berlusconi” consentirà alle emittenti Fininvest di riprendere le trasmissioni): nei palinsesti del sistema televisivo misto, il cinema esplode come formato dal fortissimo appeal (la tv offre numerosissimi film)  Gli apparati del sistema cinematografico italiano vivono la diffusione della tv con distanza, senza cogliere le possibilità di integrazione, senza modernizzare la produzione e la creatività rispetto al nuovo pubblico: le potenzialità del cinema emerse negli anni precedenti vengono bruscamente frenate Seconda metà degli anni ’70 – anni ‘80 L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900  Chiudono le sale, soprattutto nelle periferie (terminale fondamentale del sistema industriale, ma anche patrimonio sociale fondamentale nella definizione della qualità della vita sul territorio) 6.274 sale commerciali nel 1977 2.175 sale commerciali nel 1992 Seconda metà degli anni ’70 – anni ‘80 Nuova strategia distributiva: il Saturation Selling (inaugurato su scala mondiale nel 1972 da The Godfather di Coppola) Viene distribuito un maggior numero di copie dei film nelle sale di prima visione, più comode e confortevoli, e quindi i film vengono sfruttati per meno tempo ma in sale più costose Il consumo cinematografico dopo la metà degli anni ‘70  Recarsi al cinema comporta un maggior investimento di tempo e denaro  Si registra un crollo dei biglietti venduti  La percentuale di spesa per il cinema sulla spesa totale per gli spettacoli precipita 1975: 513,6 milioni di biglietti venduti La spesa per il cinema è il 42,38% del totale della spesa per spettacoli 1980: 241,8 milioni di biglietti venduti La spesa per il cinema è il 26,43% del totale della spesa per spettacoli L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900  Egemonia del cinema statunitense La forza del cinema USA risiede: - nell’implementazione di tutti gli aspetti del ciclo di produzione-distribuzione-consumo - nella messa a punto di prodotti che non vivono solo nelle sale o nei passaggi televisivi, ma all’interno di una più ricca costellazione mediale, con una redditività differita nel tempo  Di fronte a questa realtà concorrenziale, il cinema italiano vede evidenziati i suoi caratteri semi-industriali e a- sistemici, ormai sempre più inadeguati a reggere la sfida della comunicazione multimediale Gli anni ’90 Il consumo cinematografico negli anni ‘90  Si comincia a capire che il pubblico è ridotto numericamente ma intellettualmente è più maturo e con gusti e richieste culturali più affinate: cresce il circuito delle sale d’essai  Andare al cinema non è più un facile comportamento quotidiano, diventa occasione di fuoriuscita dalla ferialità  Lo sforzo di andare al cinema deve essere sollecitato e ricompensato da fattori di “qualità” dei film e da fattori di qualità della sala L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900 Dopo il 1992, torna a crescere il numero delle sale, che si trasformano … Gli anni ’90  INNOVAZIONI TECNOLOGICHE  NUOVI SISTEMI AUDIO  MAGGIORE COMFORT (poltrone, arredi, servizi di ristoro interni)  RIARTICOLAZIONE SUL TERRITORIO L’industria cinematografica nell’Italia del ‘900 Gli anni ’90 MULTISALA enormi sale ormai inadatte ai numeri degli spettatori vengono suddivise in più schermi per ampliare l’offerta e e ottenere economie di scala MULTIPLEX nuove strutture multischermi attrezzate per offrire al cliente occasioni di intrattenimento anche diverse dalla semplice programmazione cinematografica Il pubblico del cinema oggi UN PROFILO SINTETICO  ELITARIO  DI BUONA CULTURA E INFORMATO  LIVELLO SOCIO-ECONOMICO MEDIO-ALTO  ASPETTATIVE CHIARE, INTENZIONALITÀ COSCIENTE (non più solo richiami divistici)  MULTIMEDIALE (ricorre a strumenti di pre-informazione come la visione su emittenti broadcast o narrowcast, la navigazione su Internet, lo scambio di opinioni via chat o mail) Il pubblico del cinema oggi Queste ampie possibilità di scelta e pre-informazione delineano un quadro eterogeneo per quanto attiene ai gusti e ai generi di prodotti. Tra i generi che hanno incassato di più al box office negli ultimi anni (agis): - fantasy (“Il signore degli anelli”, “Harrry Potter”) - neo-misticismo cyber (“Matrix”, “Minority Report”) - comico/commedia (Benigni, Aldo Giovanni e Giacomo, De Sica/Boldi, Pieraccioni, Muccino, Virzì, Soldini) - “giovanilistico” (“Notte prima degli esami”, “Come tu mi vuoi”, “Questa notte è ancora nostra”) Il pubblico del cinema oggi SPETTATORE DOMESTICO E/O SPETTATORE DI SALA La scelta fra la condizione spettatoriale domestica e quella in sala è considerata da molti studiosi e analisti una linea di demarcazione socio-culturale fra diversi gruppi sociali Siamo di fronte a due diversi modi di vivere il consumo di film, ma anche a due diversi stili di vita, a due tipi di spettatori con attitudini psico- culturali diverse Il pubblico del cinema oggi SPETTATORE DOMESTICO E/O SPETTATORE DI SALA Recenti studi dimostrano, però che l’apertura/chiusura verso il nuovo sociale non e’ determinata tanto dallo spostamento fisico dell’”andare al cinema” quanto dalla tipologia di film che si sceglie di vedere PROFILO DEGLI SPETTATORI DI STUDIO UNIVERSAL (CIRM 2003) • Individui interessati alla novità in generale • Appartenenti alla fascia sociale e anagrafica più produttiva • In possesso di elevate risorse economiche e culturali e di beni tecnologici • Sono grandi frequentatori di sale cinematografiche (il 47% va al cinema) Il pubblico del cinema oggi Quindi lo spettatore cinematografico è il fruitore di uno specifico prodotto culturale e non solo come colui che si reca in una sala cinematografica. Tuttavia le condizioni percettive e psicologiche del momento pragmatico di fruizione, a casa e in sala, sono molto diverse:  In casa i programmi televisivi vengono seguiti in una condizione di “distrazione” che si contrappone alla “concentrazione” della sala  Lo schermo e la qualità dell’audio poi sono altri due elementi di forte differenziazione  Anche i tempi della visione sono diversi: al cinema sono imposti, mentre a casa si può interrompere e riprendere la visione a proprio piacimento  I dvd consentono di vedere film in lingua originale e una serie di documenti aggiuntivi L’industria cinematografica  La distribuzione resta nelle mani delle filiali delle major nordamericane  Scarsa attenzione al marketing e a tutto ciò che compone il ciclo informativo del film  Il regime produttivo dei nostri film non può contare su una vera e propria logica di mercato, è fortemente assistito dallo Stato. La debolezza produttiva inoltre si basa su: - un’auto-censura sui contenuti di denuncia - una diffidenza verso l’innovazione tecnologica - una scarsa capacità dei quadri produttivi e imprenditoriali di confrontarsi con la complessità mediale (e con Internet in particolare) - uno scarso rapporto tra industrie dei media e ricerca scientifica - una scarsa attitudine verso le coproduzioni europee Il nuovo millennio: le debolezze dell’industria cinematografica
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