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La famiglia disfunzionale e le ripercussioni sullo sviluppo dei figli, Tesi di laurea di Psicologia dello Sviluppo

Questo lavoro va ad analizzare come spesso la famiglia anziché essere un luogo capace di consentire lo sviluppo emotivo, cognitivo e relazionale del bambino, diventa scenario di abusi e maltrattamenti andando così determinare conseguenze sia a breve che a lungo termine. Partendo dall attaccamento si delineano i vari stili per approcciarci al contributo di M. Ainswhort, per poi procedere nella descrizione delle famiglie disfunzionali fino a delineare il profilo e le caratteristiche del genitore maltrattate. In conclusione sarà preso in considerazione il disturbo di personalità Borderline sottolineando la correlazione con i traumi e abusi subiti in età infantile.

Tipologia: Tesi di laurea

2021/2022

Caricato il 15/03/2024

maria-antonietta-iezza
maria-antonietta-iezza 🇮🇹

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Scarica La famiglia disfunzionale e le ripercussioni sullo sviluppo dei figli e più Tesi di laurea in PDF di Psicologia dello Sviluppo solo su Docsity! 0 FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA SOCIETÀ E DELLA COMUNICAZIONE ____________________________________ CORSO DI LAUREA IN L24 - SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE Tesi di Laurea in PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO “LA FAMIGLIA DISFUNZIONALE E LE RIPERCUSSIONI SULLO SVILUPPO DEI FIGLI” RELATRICE Chiar.ma Prof.ssa SIMONA GRILLI CANDIDATA MARIA ANTONIETTA IEZZA MATR. 0242201185 Anno Accademico 2022/2023 1 INDICE INTRODUZIONE 3 CAPITOLO I: L’ATTACCAMENTO 1.1 Cos’è l’attaccamento 5 1.2 La teoria dell’attaccamento di John Bowlby 6 1.3 Il Contributo di Mary Ainsworth: stili di attaccamento e la "strange situation" 8 1.4 I Modelli Operativi Interni e lo sviluppo del sé 13 CAPITOLO II: FAMIGLIE E GENITORIALITA' 2.1 Cos’è la genitorialità 15 2.2 Funzioni e compiti genitoriali 17 2.3 Profilo psicologico del genitore maltrattante 18 2.4 La famiglia disfunzionale: caratteristiche e tipologie 26 CAPITOLO III: Il MALTRATTAMENTO INFANTILE E LE SUE CONSEGUENZE 3.1 Definizione di abuso sui minori 28 3.2 Le conseguenze fisiche-psichiche degli abusi a breve e a lungo termine 30 3.3 Il Disturbo Borderline, come conseguenza al trauma 33 CONCLUSIONI 36 BIBLIOGRAFIA 37 SITOGRAFIA 43 4 maltrattanti, descrive i fattori di rischio che caratterizzano gli adulti abusanti, giungendo a evidenziare le tipologie delle famiglie disfunzionali. L 'ultimo e terzo capitolo si concentra sull'analisi degli effetti a breve e a lungo termine dell'abuso e dell'esposizione ad esso e sulla relazione con genitori aventi personalità, irrisolte e confuse, verrà preso in considerazione il disturbo di Personalità Borderline come conseguenza di abusi e maltrattamenti infantili. 5 CAPITOLO I L’ATTACCAMENTO 1.1 Che cos’è l’attaccamento “Con il termine attaccamento si definisce un legame emotivo di lunga durata che si stabilisce con una persona specifica” (Schaffer, 1998); “Esso riveste un ruolo primario soprattutto nelle prime fasi e nei primi anni di vita e l’oggetto dell’attaccamento è solitamente un genitore o la persona che si prende cura dei bisogni fisiologici e psicologici del bambino” (Bowlby, 1969). Come è possibile capire dalla definizione precedente, l'attaccamento è un legame emotivo reciproco tra un bambino e la figura di riferimento primaria (la madre) che si prende cura, protegge e risponde ai bisogni e ai desideri del bambino. I legami di attaccamento influenzano lo sviluppo delle competenze emotive, affettive e sociali dei bambini, pertanto, tale relazione non si basa solo sull'accudimento, ma anche su un bisogno innato di calore emotivo e di vicinanza. La vicinanza protettiva dei genitori, in particolare delle madri, si esprime in comportamenti come tenere il bambino in braccio con amore e rispondere rapidamente al suo pianto, oltre a fornire cure fisiche e nutrimento. È possibile definire l'attaccamento come una struttura relazionale innata, ma influenzabile dalle esperienze. Bowlby affermava che: “l'attaccamento caratterizza l'essere umano dalla culla alla tomba” (Bowlby, 1982). Questa affermazione permette di riflettere su quanto sia fondamentale la creazione di legami di attaccamento, e quanto questi siano importanti per la sopravvivenza dell'individuo. Grazie alla presenza rassicurante della madre, il bambino inizia a esplorare il suo ambiente. Con il passare del tempo, egli si allontana sempre di più, ma reintegra regolarmente le sue risorse emotive e continua le sue attività autonome di esplorazione e gioco. (Perez, 2007). Il bambino può esplorare l'ambiente solo quando sente che esiste una base sicura alla quale può tornare nei momenti e nelle situazioni più difficili. L'attaccamento crea due dinamiche: il comportamento di attaccamento, si attiva quando il bambino percepisce un pericolo o una minaccia, con l'obiettivo di ripristinare la sicurezza e ottenere vicinanza fisica, conforto e protezione 6 dall'adulto. Il comportamento di cura degli adulti è quindi complementare al comportamento di attaccamento dei bambini. (Vianello, 2009). Il comportamento di attaccamento ha una base biologicamente determinata ed è modellato da alcuni istinti osservati nei primi mesi di vita del neonato; succhiare, aggrapparsi e seguire, che corrispondono alla necessità di mantenere un contatto fisico, visivo e acustico con la madre, mentre il sorriso e il pianto hanno la funzione di attivare nella madre comportamenti di cura complementari. Le relazioni di attaccamento sono caratterizzate da tre aspetti: la ricerca di familiarità con una persona preferita, l’effetto base sicura e la protesta contro l’abbandono. (Rezzonico, Ruberti, 2021). 1.2 La teoria dell’attaccamento secondo John Bowlby John Bowlby, il fondatore della teoria dell'attaccamento, non rinnegò la sua formazione in psicoanalisi, ma i suoi studi furono influenzati dalle nuove scoperte dell'etologia, della cibernetica e della psicologia cognitiva. Le teorie di Bowlby forniscono un quadro importante per studiare le relazioni precoci che i bambini sviluppano nei primi tre anni di vita e aiutano a chiarire come queste influenzino il loro successivo sviluppo cognitivo ed emotivo. Bowlby ha sviluppato un proprio modello dei diversi percorsi di sviluppo proposti dai biologi evoluzionisti e in questo lavoro ha sottolineato l'importanza fondamentale del legame emotivo tra il bambino e chi si prende cura di lui, in particolare tra il bambino e la madre. Bowlby rimase sconvolto dall'impatto negativo di relazioni di attaccamento precoci scadenti sullo sviluppo dei bambini e fu molto sensibile all'incertezza, all'angoscia e alla vulnerabilità dell'infanzia. Sostenne che “l’amore materno è importante per la salute mentale nello stesso modo che le vitamine e le proteine lo sono per la salute fisica” e che “le cure materne nella prima infanzia e nella fanciullezza sono essenziali per la salute mentale” (Bowlby, 1952). Si trattava di un concetto e di un paradigma rivoluzionario per l'epoca. John Bowlby si rese conto che una relazione molto instabile con la madre, era un importante precursore dei disturbi mentali nei giovani. Secondo John Bowlby, il corretto sviluppo del legame di attaccamento è importante perché è la direzione in cui si orienta il buon sviluppo di una persona e in cui si determinano le relazioni e i rapporti futuri. Lis, Stella, Zavattini (1999), affermano che Darwin e Freud si erano concentrati sull'osservazione e sulla teorizzazione del funzionamento adattivo e disadattivo 9 e affettivi dei bambini con le persone che si prendono cura di loro, fin dai primi anni di vita, e ne ha consolidato le basi e le formulazioni teoriche chiave, come la motivazione alla ricerca e la formazione di una base di sicurezza (Ainsworth, Blehar, Waters, Walls, 2015). La Ainsworth ha dimostrato che i bambini che ricevono una certa qualità di cure dalle loro madri, sono in grado di sviluppare buoni livelli di fiducia, oltre a un attaccamento sicuro, a differenza delle madri meno attente ed empatiche. Mary Ainsworth ha identificato gli stili di attaccamento in bambini molto piccoli attraverso studi osservazionali di natura sperimentale, attraverso la “Strange Situation Procedure”. La Strange Situation è un metodo sperimentale condotto in un ambiente non familiare, cioè in un laboratorio di osservazione, e consiste in otto episodi di due o tre minuti ciascuno per un totale di 30 minuti di osservazione. (Saltman,2020). Tale protocollo, sviluppato dalla Ainsworth presso la John Hopkins University, mira a valutare gli stili di attaccamento che emergono tra il caregiver e il bambino, configurandosi come uno strumento di ricerca. Nella Strange Situation si osservano le reazioni del bambino quando viene separato dal partner di attaccamento e come viene vissuta e gestita, la presenza dell’estraneo. La costruzione della strange situation è la seguente: Prima fase: durata 30 secondi. La madre o la persona di riferimento e il bambino vengono portati in una stanza arredata da una sedia, dei giochi e uno specchio unidirezionale, dal quale osservare la dinamica. La madre si siede e finge di leggere una rivista, mentre il bambino è libero di esplorare e giocare. Seconda fase: durata 3 minuti: la madre legge la rivista e il bambino partecipa al gioco. Terza fase: durata 3 minuti: un estraneo entra nella stanza, si siede accanto alla madre e le parla dopo un minuto. L'estraneo cerca quindi di partecipare al gioco e di interagire con il bambino. L'obiettivo è osservare le reazioni del bambino e valutare come interagisce con l'estraneo e se la madre può essere usata per giudicare la situazione. Quarta fase: circa 3 minuti: in questa fase il genitore lascia la stanza e il bambino si trova con l'estraneo. Si osserva come il bambino reagisce alla situazione, quali strategie e risorse può utilizzare per affrontare la situazione e se cerca una persona di attaccamento. Quinta fase: dura 3 minuti o più: la madre rientra nella stanza e rimane con il bambino. 10 (Santrock,2017). 1Lo conforta o se necessario, lo lascia giocare da solo. Quando si avvicina nuovamente ad essa, si osserva il comportamento del bambino: se cerca il contatto o è indifferente e la ignora, mostrando autonomia. Sesta fase: dura circa tre minuti. il genitore esce di nuovo dalla stanza e il bambino viene lasciato completamente solo. Si osservano i modi in cui il bambino affronta la solitudine e l'assenza della madre. In questa fase, molti si disperano perché si separano per la seconda volta dalla persona di riferimento, in questo caso si interrompe l’osservazione. Settima fase: durata circa 3 minuti: l’estranea rientra in stanza per fornire supporto; lo scopo è osservare se il bambino ricorre alla sua presenza per consolarsi. Ci si aspetta che il bambino mostri delusione al comparire di un’estranea e non della madre. Ottava fase: dura circa 3 minuti; il genitore entra nella stanza e aspetta qualche minuto per vedere se il bambino si avvicina prima di prenderlo in braccio. Durante questa fase si osserva il comportamento del bambino nei confronti del genitore: se è arrabbiato o felice, se cerca la vicinanza o il contatto fisico, se si rassicura, se si comporta in modo indifferente o disinteressato o se mostra un comportamento disorganizzato e incoerente. In base alle reazioni dei bambini al ritorno della madre, sono stati definiti 4 modelli di attaccamento (Ainsworth, 2006): - tipo A - attaccamento insicuro-evitante. - tipo B - attaccamento sicuro. - tipo C - attaccamento insicuro-ambivalente - tipo D - attaccamento insicuro disorganizzato. Attaccamento Sicuro 2Nello stile di attaccamento sicuro, il bambino protesta quando la madre si allontana, ma non appena la madre torna da lui, si lascia confortare, si rilassa in sua presenza e quando è con la madre gioca liberamente ed esplora il suo ambiente, dimostrando di essere curioso e aperto. A tal fine è importante che le madri siano in grado di: Risuonare emotivamente con i bisogni impliciti del bambino; 1 https://www.psypedia.it/la-tecnica-della-strange-situation-per-la-valutazione-della-qualita- dellattaccamento/ 2 https://www.psicoterapiapersona.it/2019/01/19/stili-di-attccamento-e-relazioni-sentimentali/ 11 Essere sensibili ai bisogni e ai messaggi del bambino; Saper confortare il bambino senza criticarlo o trattarlo con condiscendenza e senza dargli troppa attenzione. Saper lasciare che il bambino esplori e giochi liberamente, pur essendo segretamente presente quando serve. Queste competenze si esprimono nell'attenta rilevazione dei segnali e della comunicazione implicita del bambino, nella corretta interpretazione di questi, nella sintonia emotiva (condivisione empatica) e nella rapidità, adeguatezza e completezza delle risposte fornite al bambino. Attraverso queste esperienze, il bambino impara le basi della fiducia e della reciprocità, esplora l'ambiente, si sente sicuro di fronte alle novità, sviluppa l'autocontrollo emotivo ed è in grado di controllare la propria frustrazione durante lo stress. In un attaccamento sicuro, i bambini sviluppano la capacità di regolare le proprie emozioni e i propri impulsi in modo sano, sviluppano le basi della propria identità, come il senso di competenza, l'autostima e l'equilibrio tra autonomia e dipendenza, imparano a comportarsi in modo empatico e, soprattutto, sviluppano una visione positiva di sé, degli altri, delle relazioni e del mondo. Attaccamento insicuro-evitante: In questo tipo di attaccamento, quando il bambino è spaventato o ferito, la madre o chi si prende cura di lui lo respinge sistematicamente, magari dicendogli "non dovresti piangere, sei un ometto e i maschi non piangono". Secondo i caregiver, i bambini dovevano cavarsela da soli e a volte venivano ridicolizzati per le loro paure. Le madri o le altre figure di riferimento soddisfacevano i bisogni fisici, come l'alimentazione e l'igiene, e trascuravano i bisogni emotivi, portando il bambino verso una precoce autonomia. I bambini si rendono conto che non possono aspettarsi conforto da chi li accudisce e si vedono rifiutati, congelando così i loro sentimenti e diventando sempre più distaccati dal mondo emotivo, il che li porta a percepirsi come inadeguati e quindi non degni di essere amati o confortati. (Carli, 1995). Il bambino evita il contatto con la figura di riferimento e rivolge la sua attenzione al gioco e all'ambiente, non mostra vicinanza alla madre, non piange non si lamenta della sua assenza. Anche quando la madre ritorna, evita il contatto con essa e rivolge la sua attenzione a oggetti inanimati invece che alle relazioni interpersonali. I bambini evitanti 14 3“Il MOI può essere descritto come la "bussola cognitiva" che ci guida nel mondo influenzando i nostri comportamenti, le nostre scelte e le nostre aspettative e generando conoscenze emotive e cognitive sul sé e sul mondo.” Le idee che abbiamo su noi stessi sono il riflesso delle informazioni che riceviamo da coloro che si sono presi cura di noi fin dall'infanzia e queste influenzeranno le relazioni successive. Nei momenti di maggiore vulnerabilità i modelli operativi interni emergono con forza. Osservando i bambini nel loro ambiente, nel modo in cui interagiscono con gli altri pari, nel modo in cui trattano gli altri significativi e in tutte le relazioni interpersonali che sviluppano nella vita, è possibile osservare i MOI. Attraverso le continue interazioni con i genitori, i bambini formano immagini di sé e degli altri che costituiscono un modello di funzionamento interno che diventa il nucleo profondo della loro personalità. (Ezquerro,2016). 3 https://psicoadvisor.com/di-cosa-hai-bisogno-per-trovare-il-vero-amore-40319.html 15 CAPITOLO II FAMIGLIE E GENITORIALITA’ 2.1 Cos’è la genitorialità: funzioni e compiti Negli ultimi anni, il termine e la definizione di genitorialità si sono ulteriormente sviluppati e ramificati per abbracciare diversi aspetti della ricerca clinica e psicologica. (Ammaniti e Stern, 1992). Bowlby (1969/1988). Il termine genitorialità è quindi un dominio psicodinamico autonomo che fa parte dello sviluppo di ogni individuo, indipendente dall'effettiva genitorialità. È chiaro che un evento concreto come la nascita di un figlio attiva questo campo mentale e relazionale in modo particolare e molto intenso, facendo circolare una serie di pensieri e fantasie che sono specificamente legati a chi si era da bambini, al tipo di relazione che si ritiene più adeguata e al modello di comportamento che si dovrebbe avere. (Cena, Imbasciati,2012). 4I genitori devono possedere una serie di competenze, abilità e conoscenze diverse per aiutare i figli a raggiungere i loro obiettivi di sviluppo. Prendersi cura di un bambino è un'attività complessa volta a promuovere e sostenere il suo sviluppo psicofisico. Sebbene la genitorialità sia una fase normale della vita adulta è un processo impegnativo per le persone, poiché richiede una partecipazione attiva e il suo svolgimento è influenzato positivamente o negativamente da una serie di fattori personali e ambientali. Tuttavia, oltre a promuovere la salute fisica, ci si aspetta sempre più che i genitori sostengano lo sviluppo psicologico, emotivo, cognitivo e sociale dei loro figli. La genitorialità è sia innata che appresa. In altre parole, è innata negli esseri umani, ma è anche influenzata dal contesto storico che ne determina alcuni tipi e dalle esperienze infantili dei genitori. Per esempio, possono replicare il modello educativo che hanno ricevuto (se era positivo) o trasmettere ai figli il contrario (se l'educazione era negativa). (Manucci, Collacchioni, 2007). Quali funzioni dovrebbero svolgere i genitori per aiutare i figli a svilupparsi bene? Le funzioni potrebbero essere riassunte attraverso i seguenti pilastri fondamentali (Gordon, 1994): 4 https://www.genitorialita.it/documenti/le-funzioni-della-genitorialita 16 La funzione protettiva, che si esprime non solo con la presenza fisica del genitore, ma soprattutto con il sostegno che egli fornisce, per facilitare la relazione del bambino con l'ambiente di vita e con il mondo esterno. La funzione emotiva: si riferisce all'adattamento emotivo, al desiderio di provare emozioni positive insieme al bambino, alla capacità di risuonare emotivamente con egli senza esserne assorbito e, soprattutto, alla capacità di reagire in modo appropriato alla situazione. In altre parole, essere un genitore adeguato che si adatta e risponde ai bisogni emotivi del bambino. Se i genitori riescono a essere coerenti nel comunicare e nel mostrare affetto, i bambini possono sviluppare l'empatia, ovvero la capacità di sintonizzarsi emotivamente con gli altri mantenendo i propri confini. (Denham, Bassett, Wyatt, 2007). La funzione regolatoria: si riferisce alla capacità del bambino di regolare i propri stati emotivi e le interazioni con gli altri attraverso risposte comportamentali adeguate. Le strategie di regolazione degli stati emotivi sono inizialmente fornite dal caregiver (di solito la madre) e sono essenziali per il successo dello sviluppo emotivo del bambino. Al contrario, quando la risposta dei genitori è disfunzionale, il bambino no né in grado di leggere e ne viene sopraffatto. (Camerini, Sechi, 2010). La funzione normativa: si riferisce all'importanza di stabilire regole e confini e di dire "no" quando necessario. Questo permette ai bambini di comprendere le conseguenze delle loro azioni e soprattutto il significato e la coerenza del comportamento mostrato dai genitori. La funzione predittiva: significa preparare i bambini e aiutarli a capire come sarà la fase di sviluppo successiva, incoraggiando le abilità e le attività a seconda della loro fase di sviluppo. La funzione rappresentativa: i genitori devono cambiare costantemente le loro rappresentazioni dei figli man mano che crescono, per evitare richieste irrealistiche. La funzione di creazione di significato: si riferisce alla capacità dei genitori di comprendere i bisogni e i gesti quotidiani dei figli, di dare un nome e un significato ai loro sentimenti. (Benedetto, Ingrassia, 2010). La funzione di immaginazione: si riferisce al modo in cui il bambino nasce nelle fantasie familiari dei genitori il "bambino immaginario ideale" viene confrontato con il "bambino reale". L'identità del bambino si costruisce proprio dall'incontro di queste due parti 19 psichico e/o sessuale da parte di uno o più familiari. Si manifesta attraverso una condotta attiva (percosse, atti sessuali, iper-cura) o omissiva (incuria, trascuratezza, abbandono)” (Caffo, Camerini, Florit,2004). La maggior parte degli abusi infantili avvengono all'interno della famiglia. Tali esperienze sono distruttive e dannose a livello fisico, psicologico e di identità personale del bambino e provocano una sofferenza devastante (Depalmas, Cilio, 2012). La famiglia è il primo contesto sociale in cui il bambino si ritrova, acquisisce tutti gli elementi per una prima fase di sviluppo adeguatamente sicura, è protetto dal mondo esterno sconosciuto e trova una guida per affrontare le sfide e i momenti di crisi che caratterizzano il ciclo di vita. Essere genitori rimane il lavoro più complesso al mondo. Ogni genitore, nel tentativo di svolgere al meglio il proprio "ruolo", può agire in modo non conforme ai bisogni e al benessere psicologico del bambino. Al di là dei piccoli errori educativi che ogni genitore commette di tanto in tanto, esistono ancora oggi genitori violenti e abusanti. (Milani, 2018). 9L’informativa n. 150 “OMS” sui maltrattamenti infantili, (con ultimo aggiornamento a Dicembre 2014), riporta i seguenti fattori di rischio che caratterizzano gli adulti maltrattanti:  Aver subito abusi durante l'infanzia o l'adolescenza; Scarso o nullo sostegno familiare o sociale; Giovane età della madre, Patologia: la depressione materna può portare a situazioni di abuso psicologico per il bambino, in quanto la madre è spesso irritabile, insensibile ed emotivamente non disponibile in risposta alle richieste del bambino. Psicosi: a seconda del grado di perdita di contatto con la realtà, può portare a incidenti e a negligenza. Dipendenza da alcol/sostanze: La dipendenza da psicofarmaci non solo influisce sull'umore, sulle emozioni, sul comportamento e sulle relazioni sociali di chi ne abusa, ma spesso provoca anche incidenti. In queste famiglie, i ruoli genitori- figli sono spesso invertiti. 9 https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_3664_listaFile_itemName_6_file.pdf 20 La psicologia ha definito quattro profili di genitori: genitore "sicuro e flessibile", genitore "distante e svalutante", genitore "ansioso e incerto" e genitore "irrisolto, fragile e spaventante". (Greco, Maniglio, 2016). Il primo profilo è il più favorevole a facilitare l'adattamento dei figli alla struttura sociale esistente; il secondo e il terzo profilo, pur non essendo ottimali, sono in grado di prendersi cura dei figli nonostante siano ambivalenti in termini di vicinanza. La trascuratezza e l'abuso dei genitori sono più probabili nell'ultimo profilo. I genitori "sicuri e flessibili" sono quelli che, in base ai loro tratti di personalità e ai loro modelli relazionali, praticano uno stile di cura caratterizzato dalla costante vicinanza ai figli e dalla promozione di un ciclo di relazioni interpersonali basato sulla sicurezza e sulla fiducia reciproca. (Illiceto,2017). Questi genitori credono che sia possibile influenzare lo sviluppo dei figli e modificare il loro comportamento insegnando abilità e competenze costruttive. Questi hanno un'alta autostima specifica per il loro ruolo genitoriale, sono sufficientemente, realistici e autentici da affrontare i compiti genitoriali con flessibilità, fiducia e alta probabilità di successo, posseggono elevate capacità metacognitive, sono in grado di riconoscere, regolare, monitorare e utilizzare gli stati mentali propri e dei figli e di prevedere il proprio e l'altrui comportamento. Possono assumere il controllo delle relazioni e degli eventi. (Golombock,2016). Hanno inoltre buone capacità di coping per affrontare situazioni stressanti e di “Problem solving” per analizzare, affrontare e risolvere in modo proattivo le situazioni problematiche. A livello educativo, adottano uno stile autoritario che combina il calore emotivo con un atteggiamento deciso per sviluppare l'individualità e il senso di responsabilità del bambino. Con l'aumentare della maturità psicologica del bambino, lo sorvegliano con sensibilità e flessibilità e lo coinvolgono in un maggior numero di decisioni. A livello cognitivo, insegnano le abilità e le capacità di affrontare e risolvere i problemi attraverso un atteggiamento rassicurante e incoraggiante e a livello sociale, promuovono l'indipendenza e l'autonomia adeguate all'età, l'identità personale, il senso di appartenenza, le norme e regole di comportamento culturalmente appropriate. Combinando un controllo flessibile con il calore emotivo, la rassicurazione e l'incoraggiamento, questi genitori sostengono la maturità psicologica, la competenza sociale, i risultati scolastici, l'autonomia e l'indipendenza dei figli. (Di Norcia, Di Giunta 2016). 21 I bambini con genitori sensibili e reattivi dimostrano chiaramente il desiderio di vicinanza con essi e accolgono il benessere che deriva da questa, imparando a tollerare e a regolare le emozioni negative e ad associare il disagio emotivo alla certezza che verrà alleviato. I genitori "distanti e svalutanti" sono genitori che, sulla base di tratti di personalità e modelli relazionali, praticano uno stile di cura che limita il contatto con i figli e favorisce un ciclo interpersonale basato sull'evitamento e sulla distanza. A differenza dei genitori sicuri e flessibili, questi non sono in grado di bilanciare e integrare le variabili relative alla situazione, alla personalità e ai bisogni del bambino con i propri bisogni e obiettivi. Tendono a evitare, minimizzare o sminuire i bisogni di attaccamento dei figli e a dare maggiore importanza ai propri bisogni e desideri, affrontando i compiti genitoriali con un atteggiamento ambivalente, ritenendo di non avere alcuna possibilità di successo a causa della bassa autostima e dell'autoefficacia legate al loro ruolo genitoriale. (Giamundo, Riso, 2013). 10Mostrano poco affetto per i figli, sono riluttanti a permettere ad essi di cercare affetto e protezione da loro e percepiscono chiaramente i compiti genitoriali come un grande peso o un ostacolo ai propri obiettivi. Per questi motivi, preferiscono uno stile di accudimento distante, caratterizzato da bassi livelli di sensibilità e di sostegno emotivo e da una scarsa risposta alle espressioni di disagio del bambino. A livello di disciplina, si alternano stili autoritari e permissivi. In alcuni casi si tratta di uno stile molto severo, duro e inflessibile, che enfatizza il rispetto dell'autorità, il mantenimento dell'ordine e la distanza tra genitore e figlio, mentre in altri casi è più permissivo e non curante, minimizzando le difficoltà e le richieste di aiuto. (Attilli,2016). I bambini apprendono che i genitori non soddisfano i loro bisogni, che non sono amati o non sono graditi, e sulla base di questa percezione adottano strategie per minimizzare l'espressione dei loro bisogni di attaccamento, imparano a ignorare le proprie insicurezze, a mascherare il proprio disagio, a sopprimere o a controllare l'espressione emotiva e a evitare di esprimere i propri bisogni per non irritare inutilmente i genitori. I figli di genitori distanti tendono a esplorare l'ambiente più rapidamente e a sviluppare le abilità autonome necessarie per la sopravvivenza. (Safran, 1998). 10 https://istitutohfc.com/gli-stili-educativi-genitoriali/ 24 L'attaccamento disorganizzato sembra non avere alcuna funzione adattiva, questi genitori sono spesso presi da emozioni incontrollabili e prigionieri di dinamiche irrisolte con la propria famiglia d'origine, dove hanno appreso, interiorizzato e replicato un modello che ha funzionato per i propri figli secondo una visione trigenerazionale della violenza. Questi fallimenti nelle relazioni di base sono determinanti per i problemi di regolazione emotiva, i comportamenti compulsivi e la mancanza di capacità di comprendere gli altri. (Bowlby, 1983). 14Gli abusanti hanno difficoltà nelle seguenti aree: Riconoscere e gestire le proprie emozioni e quelle del partner; Sviluppare relazioni sociali positive Applicano spesso meccanismi di negazione e minimizzazione per mantenere un'adeguata autostima e giustificare il proprio comportamento. La personalità di queste persone è caratterizzata da significative perdite emotive che comportano un forte senso di insicurezza, la formazione di legami affettivi simbiotici, difficoltà a controllare le emozioni vissute come sentimenti negativi, ansia legata alla solitudine, forte rabbia e impulsività che cova per lungo tempo, instabilità emotiva, rabbia, ecc. problemi psicologici. Tendono a ripetere il modello simboleggiato dai genitori, soprattutto nei momenti di stress e tensione in quanto questo è l'unico modello che conoscono, sperimentato e interiorizzano. Il meccanismo della "ripetizione obbligata "fa sì che la mente rievochi il trauma, rendendolo impossibile da superare, infliggendo il proprio danno agli altri, si crea inconsciamente un senso di sollievo e di vendetta. La negazione e la minimizzazione sono comuni nei bambini maltrattati. Difendono il genitore abusante, negano l'accaduto, condonandone il comportamento. I bambini che hanno subito abusi da parte dei genitori sviluppano un'immagine di sé come sbagliata, a causa della necessità di proteggere l'immagine della persona più importante per loro e dalla quale dipendono totalmente. Da adulti, coloro che hanno subito abusi da parte dei genitori possono continuare a insistere sul fatto che il loro comportamento è giusto. La dissociazione è un altro meccanismo di difesa tipico delle esperienze traumatiche. La mente si libera di ciò che ha dovuto subire dimenticando i fatti, alienandosi come se l'abuso fosse un'altra cosa, offuscando le 14 https://centropsicolatartaruga.com/2020/11/24/soggetti-maltrattanti-chi-sono-e-perche-hanno- bisogno-di-un-percorso-psicologico-e-di-riabilitazione 25 percezioni e i ricordi e facendo finta che non sia successo nulla. In questo modo, la percezione e l'elaborazione di ciò che è accaduto vengono impedite e si ripetono automaticamente. L'identificazione con l'autore del reato è un altro meccanismo di difesa in cui una persona assume i tratti e le caratteristiche di un'altra e le vittime di violenza si adattano agli estremi per sopravvivere. Anche l'attaccamento emotivo all'autore della violenza, che il bambino maltrattato difende e ama è una strategia di sopravvivenza e di difesa per ridurre la paura, assumendo le caratteristiche dell'oggetto della paura. I genitori violenti possono mancare di amore, ma l'incertezza che ne deriva è ancora più destabilizzante per il bambino. Questo perché l'amore crea un modello di legame che include emozioni contraddittorie come la rabbia e la paura, e all'interno di questo modello la violenza diventa inevitabile e abituale. Purtroppo, nella mente dei bambini che hanno subito abusi o maltrattamenti da parte dei genitori, non è chiaro chi sia l'oppressore e chi la vittima, e amore e odio coesistono in una profonda confusione. I bambini che hanno subito abusi da parte dei genitori e che hanno non hanno elaborato, rischiano di non imparare a riconoscere e gestire le proprie emozioni, di non essere in grado di adattarsi alle esigenze degli altri, di non tollerare le delusioni e di essere immaturi dal punto di vista dello sviluppo. Le madri indifferenti tendono a nutrire scarse aspettative nei confronti dei figli, a rispondere raramente ai loro segnali e a non riuscire a controllare il loro disagio emotivo. È stato condotto uno studio longitudinale per esaminare gli effetti del ritiro materno sullo sviluppo del bambino a distanza di venti anni. (Crittenden,1998). 15Il ritiro materno è stato caratterizzato da un comportamento interattivo silenzioso, dall'incapacità di rispondere ai comportamenti spontanei del bambino e dall'uso eccessivo di oggetti per calmarlo. Madri così distanti ed emotivamente non disponibili richiamano il concetto psicoanalitico di "madre morta" ovvero una madre che non investe emotivamente il bambino. I genitori abusanti si concentrano sui propri bisogni e negano l'accesso ai sentimenti della vittima, ridefinendola come un oggetto arido e disinteressato, per non esporla ai propri vissuti di colpa e di grave inadeguatezza. Gli abusanti non si sentono coinvolti nel processo di sviluppo del bambino. 15 https://lamenteemeravigliosa.it/genitori-emotivamente-assenti-e-conseguenze/ 26 2.4: La famiglia disfunzionale: caratteristiche e tipologie Una famiglia disfunzionale è una famiglia in cui predominano conflitti, comportamenti devianti e abusi e che non è in grado di svolgere la sua funzione, di assicurare uno sviluppo sereno ed equilibrato dei suoi membri. In questi modelli familiari, l'autorità è sostituita da nozioni distorte e viene esercitata attraverso l'espressione di rabbia, desiderio di controllo e aggressività. (Fava Vizziello, 2003). 16Caratteristiche delle famiglie disfunzionali: Limitazione nel percorso di crescita e sviluppo personale. Non applicano regole e limiti chiari, in modo tale che i membri non sanno quali sono i loro doveri e diritti. Vengono messi in atto giochi di potere e sottomissione, tra i membri. I genitori possono anche confondere la gerarchia con l'autoritarismo e non permettere ai figli di esprimere le proprie opinioni. E questi problemi di comunicazione, determinano nei membri, la difficoltà nell’esprimere i propri bisogni, pensieri e sentimenti, portandoli a mettere in atto comportamenti difensivi come, la soppressione di questi. Vengono imposti ruoli e comportamenti troppo rigidi e i membri della famiglia non riescono ad adattarsi ai cambiamenti. Poiché i membri della famiglia mancano di empatia e sensibilità verso gli altri, nelle famiglie disfunzionali non vengono soddisfatti i bisogni minimi di accettazione e affetto. Alcuni membri della famiglia si sentono rifiutati. A causa della scarsa tolleranza, alcuni membri vengono incolpati o trattati ingiustamente, giungendo alla messa in atto di comportamenti dannosi come l'umiliazione, la mancanza di rispetto e la maleducazione, utilizzando schemi di manipolazione, emotiva. Le famiglie disfunzionali non hanno le risorse psicologiche per affrontare la convivenza in modo assertivo e favorevole allo sviluppo dei loro membri. (Benatti, Filippi, Magro, 2019). Esistono diversi tipi di famiglie disfunzionali: - La famiglia sacrificante: un modello di famiglia che si limita a se stessa. In queste famiglie c'è spazio solo per il dovere e il sacrificio. Questa è caratterizzata 16 https://www.ohga.it/famiglie-funzionali-e-disfunzionali-quali-sono-le-caratteristiche-che-permettono- di-distinguerle/ 29 L'abuso psicologico comprende qualsiasi comportamento che espone i bambini alla frustrazione, nega la loro individualità sminuendo le loro potenzialità e capacità. È caratterizzato da minacce, intimidazioni, punizioni sproporzionate, rifiuto e squalifica. Include anche comportamenti aggressivi come la violenza verbale ripetuta e la pressione psicologica aggressiva. Sebbene questa sia probabilmente la forma più comune di violenza sui minori, è anche la più subdola. È difficile da riconoscere perché non lascia effetti fisici visibili (lividi, morsi, ecc.). Le patologie della cura: la discuria: l'eccesso di cure si verifica quando l'assistenza viene fornita in modo distorto rispetto all'età e ai tempi di sviluppo del bambino, il che può portare a ritmi di acquisizione prematuri e all'imposizione di aspettative irragionevoli. L'eccesso di cure si verifica quando vengono fornite cure patologicamente eccessive, come ricoveri ospedalieri inutilmente ripetuti o la somministrazione di farmaci dannosi al bambino. La forma più grave di eccesso di cure è la 19"sindrome di Munchausen” per procura", caratterizzata dalla creazione o dalla simulazione deliberata di segni e sintomi fisici o mentali da parte di altri caregiver. Di solito la vittima è un bambino piccolo e l'autore è la madre del bambino. (Montecchi, 2002). 20Incuria o trascuratezza: inadeguatezza dell'abbigliamento, della pulizia, dell'alimentazione, della supervisione, malnutrizione, cure mediche inadeguate, abbandono o elusione dell'istruzione obbligatoria. La violenza assistita: Si parla di violenza assistita quando una persona, nella maggior parte dei casi un bambino, è costretta ad assistere alla violenza contro un'altra persona, un animale o un oggetto. Per violenza assistita da parte di un bambino in un contesto familiare si intende qualsiasi atto di violenza fisica, psicologica, sessuale o economica commesso contro una persona di riferimento o un'altra persona significativa, adulta o minore. I bambini possono sperimentare questo tipo di violenza direttamente, quando si 19 La sindrome di Munchausen per procura (MSbP) è la creazione deliberata e consapevole di una malattia o dei suoi sintomi in un bambino o in un altro essere. È un raro disturbo psichiatrico e comportamentale che porta i pazienti a causare sintomi (o semplicemente a inventare sintomi) nelle persone a loro affidate. 20 http://garantedirittipersonaminori.consiglioveneto.it/orientamenti_web/orss_sc2.asp 30 verifica nella loro sfera di percezione, o indirettamente, quando è consapevole della violenza o ne percepisce gli effetti. L’abuso sessuale: (De Leo, I. Petruccelli, 1999), consiste nel coinvolgimento dei membri della famiglia in atti sessuali, con o senza violenza, contatto fisico o atti sessuali ai quali il bambino non è in grado di dare un consenso informato a causa dell'età o del controllo dell'autore. Più specificamente, "qualsiasi atto in cui un adulto usa la forza su un bambino a scopo di gratificazione sessuale, approfittando della vulnerabilità e della fiducia del bambino, "sfruttamento sessuale commerciale dei bambini", "sfruttamento per la produzione di pornografia infantile" e "turismo sessuale". 3.2 Le conseguenze fisiche-psichiche degli abusi a breve e a lungo termine Il maltrattamento infantile può avere una serie di conseguenze a breve e lungo termine, tra cui depressione, disturbi d'ansia e disturbi dissociativi. Le conseguenze del maltrattamento infantile sono devastanti e complesse e variano di caso in caso a seconda dell'età del bambino, del tipo, della durata e della gravità dell'abuso, del grado di vicinanza tra la vittima e l'autore del reato. (Camras, Sachs, Alter, Ribordy,1996). 21Le conseguenze non si manifestano solo nell'immediato, ma influenzano anche lo sviluppo fisico, neurologico e psico comportamentale del bambino abusato e si protraggono fino all'età adulta. Tra questi, la depressione grave, il disturbo da stress post- traumatico, la dipendenza da alcol e droghe e le tendenze suicide, lo sviluppo di comportamenti aggressivi e violenti e la tendenza a ripetere la violenza contro gli altri in età adulta. Più recentemente, è stato riconosciuto che l'esposizione alla violenza si riflette anche nel DNA del bambino e provoca alcuni cambiamenti definiti epigenetici. Epigenetica significa che il DNA, pur non cambiando, influisce in modo significativo sulla sua espressione (fenotipo), lasciando un "segno", una" firma genetica", una "memoria", simile alla mutazione genetica ereditata alla nascita, che spesso non può essere cancellata e può avere un ulteriore impatto sulla salute mentale del bambino nel tempo, rendendolo suscettibile di gravi danni.). 22Studi di neuroimaging funzionale hanno dimostrato che l'abuso e il maltrattamento, soprattutto se ripetuti per un lungo periodo di tempo e nelle prime fasi della vita, possono 21 https://www.stateofmind.it/2017/02/maltrattamento-infantile-conseguenze/ 22 La neuroimmagine (brainimaging) si riferisce a un insieme di tecniche per la mappatura diretta o indiretta della struttura, della funzione e della farmacologia del sistema nervoso 31 causare specifici cambiamenti organici nel sistema nervoso centrale del bambino, tra cui riduzioni e cambiamenti nel volume del cervello, nell'ippocampo, nell'amigdala e nel cervelletto. In uno studio di Tambone, Cassibba, Luchinovich e Godelli del 2009, la proiezione di Rorschach è stata utilizzata per identificare gli effetti psicologici di diverse forme di abuso sui minori. Le vittime di questo tipo di abuso sui minori presentano uno stato psicologico molto complesso e disturbato. Sono consapevoli della loro situazione, ma non hanno gli strumenti cognitivi e le risorse psicologiche per attribuire elementi qualitativi alla realtà, in quanto presentano un quadro debole della realtà, privo di elementi dinamici e importanti. Nella maggior parte dei casi, persistono sentimenti di tristezza e apatia a causa dell'incapacità di sperimentare, simbolizzare o verbalizzare i propri sentimenti. (Smith, Cowie, Blades, 2000). 23Le conseguenze psicopatologiche dell'abuso sono serie e gravi e coinvolgono diversi livelli di funzionamento psicologico, tra cui il pensiero, i sentimenti, le relazioni interpersonali e la tolleranza allo stress; frequente rievocazione di eventi traumatici; disturbi dissociativi; comportamenti regressivi; alterazione dei livelli di vigilanza con conseguente diminuzione dell'attenzione, della concentrazione e dell'iperattività; scarso rendimento scolastico; impulsività, esitazione, solitudine e altre molteplici conseguenze psicologiche. L'esperienza di abuso sui minori ostacola lo sviluppo positivo dei bambini e compromette vari aspetti della loro socializzazione e delle interazioni con i coetanei e gli adulti. L'esposizione continua alla violenza porta allo sviluppo di un'immagine distorta di sé, a comportamenti antisociali, a emozioni disfunzionali e all'emergere di comportamenti dissociativi. I bambini che hanno subito abusi o maltrattamenti, sono dominati da due emozioni negative: il senso di colpa e la vergogna. Il senso di colpa e la vergogna hanno un significato sociale e relazionale. Queste emozioni nascono dal riconoscimento di comportamenti e attributi negativi rivolti a se stessi e dal riconoscimento del fallimento di modelli impiantati dall'esterno o interiorizzati. (Shaffer, De Blasio, 1996). 23 https://www.psychomedia.it/pm/modpsy/psypat/caviglia.htm 34 Gli stress della prima infanzia possono concorrere allo sviluppo del disturbo borderline di personalità. Molte persone con questo disturbo hanno subito abusi fisici o sessuali, sono state separate da chi si prendeva cura di loro o hanno perso un genitore durante l'infanzia. Recenti indagini epidemiologiche segnalano la considerevole frequenza di traumi psicologici, che fanno riflettere sui fattori determinanti dei disturbi di personalità e sulla loro relazione con i traumi subiti, che sono anche legati a una serie di fattori correlati, tra cui la vulnerabilità genetica, il temperamento, i disturbi neurologici e ormonali. (Liotti, Farina, 2011). Il disturbo borderline può essere definito come una conseguenza della frammentazione delle famiglie e delle comunità nelle società occidentali contemporanee. Questo termine ci permette di considerare che più della metà dei bambini cresce in famiglie disgregate e si plasma in un ambiente di instabilità, precarietà, imprevedibilità e insicurezza a tutti i livelli. Genitori problematici, assenti, distratti, permissivi, immersi in se stessi e nella propria instabilità, non forniscono alcuna sicurezza emotiva e certezza e non fanno alcuno sforzo per porre dei limiti ai propri figli e farli rispettare. Il loro ambiente domestico è pieno di conflitti, minacce, violenza, abusi verbali e persino esperienze traumatiche. A causa di questa estrema instabilità, i bambini non si sentono al sicuro. Non hanno genitori emotivamente disponibili che possano insegnare loro a dare valore ai sentimenti, alla sensibilità, all'empatia, al legame, al rispetto per gli altri e a controllare le proprie emozioni. Questi bambini crescono in un ambiente in cui non sono incoraggiati a sviluppare ciò desidererebbero, ad avere autostima e rispetto di sé, e non hanno tempo per attività pacifiche, calme, divertenti e creative. Secondo la "teoria biosociale" proposta da Marsha Linehan all'inizio degli anni '90, le influenze biologiche e ambientali sono importanti nello sviluppo della personalità. Gli elementi biologici determinano una predisposizione genetica alla vulnerabilità emotiva, mentre l'ambiente che causa il disturbo nega o punisce l'espressione dei sentimenti e dei pensieri del bambino. Questi genitori non riescono a riconoscere le emozioni provate dai figli e reagiscono alle loro esperienze interiori in modo confuso, disadattivo, inappropriato ed estremo. Marsha Linehan (2011), ha ipotizzato che il disturbo borderline di personalità possa derivare dall'interazione di fattori biologici e psicosociali. In particolare, un contesto infantile caratterizzato dall'intolleranza verso l'espressione delle esperienze emotive 35 faciliterebbe lo sviluppo del disturbo. Questo contesto non permette al bambino di imparare a riconoscere, etichettare, regolare e tollerare le reazioni emotive, facendolo oscillare tra la soppressione emotiva e l'estrema instabilità emotiva; mentre altri studi hanno rilevato il legame tra il disturbo borderline di personalità con abusi e trascuratezza dei minori, sottolineando tassi di prevalenza che vanno dal 30 al 90%. (Linehan, 2011). L'esposizione a certi tipi di esperienze traumatiche può disturbare il corretto sviluppo dei sistemi legati al comportamento di attaccamento e alla capacità di regolare le emozioni. Gli eventi traumatici dell'infanzia possono quindi avere un impatto negativo e contribuire allo sviluppo di varie psicopatologie in età adulta. In definitiva, l'attaccamento e le relazioni stabilite nei primi anni di vita determinano la persona futura, la sua evoluzione e la sua identità. 36 Conclusioni Nel momento in cui questo documento si avvia alla conclusione, sembra opportuno richiamare l'attenzione su alcuni punti finali in relazione a quanto detto nelle sezioni precedenti. È ampiamente riconosciuto che per i bambini le relazioni con le loro famiglie, in particolare con chi si prende cura di loro, dovrebbero essere una fonte di protezione, cura e sostegno. Quasi ogni giorno sentiamo notizie dai media di bambini usati dagli adulti come bersaglio primario per abusi e maltrattamenti gravi e inimmaginabili. È agghiacciante che la violenza sui minori sia perpetrata in casa, all'interno del nucleo familiare e dagli stessi genitori. Per il bambino abusato, la casa diventa il luogo principale dove regna la paura e il genitore si trasforma da artefice a carnefice. Ogni casa può sembrare normale, ma ci sono aspetti che non sono visibili dall'esterno. Si è cercato di sottolineare come traumi irrisolti, dipendenze, problemi socio-economici e disturbi psicologici rappresentino fattori che possono limitare in modo significativo le capacità genitoriali dei caregiver e influenzare inevitabilmente la loro relazione con i figli e quindi il loro benessere. Spesso si dimentica quanto possano essere dannose esperienze negative come l'abuso fisico, psicologico ed emotivo e la trascuratezza per i bambini che stanno costruendo i loro modelli operativi interni. La speranza è che il presente elaborato possa essere uno strumento in grado di fornire una chiara interpretazione dell'importanza della famiglia nella vita dei bambini e del trauma che può causare agendo in maniera disfunzionale e disadattiva, con l’obiettivo di stimolare a una riflessione sulla responsabilità e sulla sensibilità dell'essere genitore. 39 Carletto S., Pagani M. (2019). Il cervello che cambia. Neuroimaging: il contributo alle neuroscienze. Mimesis Edizioni. Caviglia G. (2007). Teoria della mente, attaccamento disorganizzato, psicopatologia. Carocci, Editore. Cena L., Imbasciati A. (2012). Prendersi cura dei bambini e dei loro genitori. La ricerca clinica per l'intervento. Franco Baldoni. Cotugno, A., Intreccialagli, B. (1994). La coscienza e i suoi disturbi. Melusina Editrice, Roma. Caffo E., Camerini G.B, Florit G. (2004). Criteri di valutazione nell' abuso all' infanzia Elementi clinici e forensi. Mcgraw-hill Editore. Clio M.G., DE Palmas C. (2012). 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