Scarica La rincorsa frenata - Bianchi - Cap 4 - L'INDUSTRIA ITALIANA DALL'UNITA' NAZIONALE ALL'UNIFICAZIONE EUROPEA e più Sintesi del corso in PDF di Teoria Dell'impresa solo su Docsity! LA RINCORSA FRENATA – L’INDUSTRIA ITALIANA DALL’UNITA’ NAZIONALE ALL’UNIFICAZIONE EUROPEA CAPITOLO QUARTO – IL MIRACOLO ECONOMICO 1. L’intervento dello stato e le partecipazioni statali L’industria italiana giunse alle soglie degli anni cinquanta con struttura industriale il cui assetto era in larga parte determinato dallo sviluppo prebellico. I governi dell’immediato dopoguerra furono però costretti a perseguire un maggior grado di apertura dell’economia,sia perché erano espressione di un blocco politico che richiedeva tale apertura sia perché nell’aumento delle esportazioni si vedeva l’unica possibilità di rilancio del paese. Tuttavia proprio la politica di liberalizzazione degli scambi con l’estero si accompagnò alla necessità di un rilancio altrettanto rapido dell’industria. Da questo contesto scaturì il cosiddetto Piano Sinigaglia per la ristrutturazione ed il potenziamento della siderurgia italiana, che con l’apertura dei mercato esteri si trovava improvvisamente senza protezione governativa. Tale piano realizzò la riconversione e l’adeguamento del settore siderurgico ai nuovi bisogni del settore meccanico. Il piano prevedeva di usufruire dei vantaggi derivanti dall’ubicazione degli impianti. Il Piano Sinigaglia corrispose ad una scelta politica che, attribuiva allo stato il compito di sostenere lo sviluppo. Questa era essenzialmente la filosofia dell’IRI, alla cui elaborazione presero parte numerosi centri, tra cui la Cassa per il Mezzogiorno. Decisamente diversa era la filosofia dell’ENI di Enrico Mattei. L’ENI comincia a prendere forma durante lo stato fascista che per rispondere all’embargo della Società delle Nazioni dopo l’invasione dell’Etiopia, dette impulso all’ “Agenzia Generale Petroli” e ad altre imprese del settore e promosse un intensificazione delle ricerche di gas in Italia. Nell’immediato dopoguerra il governo decretò la liquidazione di tali attività, affidandone preciso mandato a Mattei; questo mantenne in vita le agenzie esistenti AGIP, ANIC e SNAM ed entrò in modo massiccio nel mercato nazionale dei combustibili. Mattei fu anche il primo a dare il via all’acquisizione dei mezzi di comunicazione per stabilire un canale di controllo sulla stampa (“Il Giorno”) e tramite questo influenzare gli stessi partiti che lo sostenevano.L’ENI si affermò con ripetuti tentativi di rompere il forte cartello petrolifero che, controllando il prezzo internazionale del greggio, garantiva le produzioni carbonifere europee. L’ENI si gettò nella mischia rivolgendosi direttamente ai governi dei paesi arabi. Mattei morì nel 1962 a seguito di un incidente che molti ritengono non casuale; se i risultati della sua azione internazionale non sono ancora oggi qualificabili, e trasformazioni avvenute nel settore degli idrocarburi e della chimica in Italia e soprattutto il peso e il ruolo dell’ENI nell’economia e all’interno delle partecipazioni statali ci permettono di apprezzare il ruolo che egli svolse in Italia. 2. Lo sviluppo dei settori industriali ✓ SIDERURGIA E MEZZI DI TRASPORTO Al centro del sistema industriale italiano il Piano Sinigaglia poneva il settore meccanico, di cui la siderurgia era considerata la necessaria integrazione a monte; ciò perché il settore integrato Siderurgia – Meccanica poteva assorbire larga parte della disoccupazione esistente e poteva dunque contribuire al riequilibrio della bilancia dei pagamenti. Particolarmente dinamico fu il settore automobilistico. Al centro di questo settore fu la FIAT, in cui si concentravano sia il ciclo completo dell’automobile, ma anche le produzioni di veicoli commerciali e di macchine agricole, le produzioni ferroviarie e quelle aereonautiche. Altre importanti imprese automobilistiche erano : la Ferrari, la Maserati, l’Alfa Romeo ecc.. ma tutto il settore rimaneva concentrato attorno alla FIAT. Accanto al settore automobilistico si sviluppò anche la produzione di motoveicoli leggeri, furono questi gli anni in cui si diffusero la Lambretta, la Vespa e l’Ape. ✓ I RESTANTI SETTORI DELLA MECCANICA Altri settori particolarmente dinamici furono quello della produzione ferroviaria, navale, dell’aviazione civile, delle macchine da cucire per uso domestico, delle macchine contabili da ufficio ( vedi Singer e Olivetti), e quella di elettrodomestici e accessori per la casa tra cui anche le prime televisioni. Nel settore ferroviario c’erano soltanto due attori: lo stato e la Fiat. ✓ CHIMICA La Montecatini si era affermata come monopolista del settore, grazie alla posizione di privilegio che fin dall’inizio del secolo deteneva nel settore estrattivo. Nel 1953 la Montecatini costruiva a Ferrara il primo impianto di chimica di base in Italia, a cui si aggiunse poi lo stabilimento di Brindisi. Entrambi gli stabilimenti dopo la crisi del 1964 vennero conferiti ad una società in joint venture con la Shell. Anche la chimica nel periodo costituì un settore che poteva essere considerato nuovo, si sviluppò tanto e rapidamente da mutare la struttura industriale italiana. Lo sviluppo della chimica degli idrocarburi, e in particolare del settore delle plastiche, fu dunque un altro traino del miracolo economico. ✓ I SETTORI TRADIZIONALI Anche i settori tradizionali si svilupparono, anche se a ritmi più sostenuti rispetto ai nuovi settori. Si svilupparono i comparti della pasta preconfezionata, dei dolci, i surrogati di cacao e i gelati, e degli estratti di carni (brodi). Entrambi i settori tessile -abbigliamento e alimentare, videro l’affermarsi di un certo numero di grandi imprese come: la Barilla, la Buitoni –Perugina, la Ferrero, la Star e nel settore tessile, la Marzotto, la Bassetti. 3. IL MIRACOLO ECONOMICO E L ‘INDUSTRIA ITALIANA Negli anni 1959-61 lo sviluppo avvenuto nell’industria portò tali mutamenti strutturali da sconvolgere completamente il quadro dell’economia italiana. I settori nuovi ormai risultavano essere quelli di base. In questi settori crescevano imprese private protagoniste del miracolo economico che erano sostenute da un’ industria a monte, produttrice di beni intermedi e di materie prime, che nel dopoguerra dovette essere ricostruita o addirittura costruita ex – novo con capitali pubblici. Furono dunque i beni di consumo durevole il vero traino, in particolare nel momento in cui alle esportazioni si sovrapposero i consumi interni di primo acquisto: la prima utilitaria, il primo frigo, la prima televisione furono le vere protagoniste del miracolo economico di un paese largamente contadino che si inurbava rapidamente e quasi con violenza doveva ricostruirsi una propria identità. Inoltre l’economia italiana si è potuta giovare del fatto di essere un LATECOMER all’interno del sistema economico occidentale e dell’APERTURA DEL MERCATO EUROPEO. • Il miracolo economico infatti coincide con la creazione del MERCATO COMUNE EUROPEO, cioè con la rimozione delle barriere tariffarie interne fra i vari paesi europei, in una fase in cui questi acceleravano la propria domanda di beni di consumo e di beni di consumo durevoli.