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Macroeconomia Onorato Uibo (economia e commercio Forli), Appunti di Macroeconomia

appunti lezione, con immagini e spiegazioni

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 30/03/2024

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Scarica Macroeconomia Onorato Uibo (economia e commercio Forli) e più Appunti in PDF di Macroeconomia solo su Docsity! Macroeconomia – Onorato Pag. 1 a 52 Capitolo 1 14/02/2024 Cos’è la macroeconomia? La crisi del 2008 è iniziata dal mercato mobiliare Il contesto attuale: negli ultimi ani vi sono state forti spinte inflazionistiche, negli ultimi 2-3 anni vi sono stati forti aumenti dei livelli dei prezzi, le banche centrali hanno dovuto rispondere a questo con politiche monetarie restrittive: le banche hanno alzato i tassi di interesse nominali. Per fronteggiare le conseguenze della crisi se prima hanno attuato (2008) politiche espansive portando tassi a 0, ora abbiamo dovuto far l’opposto portando un aumento dei tassi nominali. Distinzione tra tassi di interesse reali e tassi di interesse nominali. (lo faremo) LA CRISI DEL 2008/2009 Trail 2000 e il 2007 abbiamo avuto uno sviluppo mondiale dell’economia, una fase di espansione. Nel 2007ininiziarono a emergere le prime fasi di rallentamento dell’economia statunitense in particolare. Soprattutto si è creato uno squilibrio, s nota guardando l’Idice che fa capire il prezzo delle abitazioni) Si nota guardando l’indice, spostando l’attenzione dal 2000 al 2007, vi è stata una grande crescita dei prezzi delle case. (costano più o meno le case??=???????) Prima una crisi finanziaria che parte dal settore immobiliare, poi si estende a quello finanziario e infine si trasferisce all’economia reale, i consumi, le disoccupazioni e il livello del pil. Le aree in grigio rappresentano anni di recessione dell’economia nei grafici. Ha iniziato a interessare il mondo intero questa crisi. In questi anni vi fu anche una serie di innovazioni a livello di finanza, vengono a crearsi i muti subprime (soggetti che danno meno garanzia di poter fronteggiare il pagamento di quanto preso a prestito). Ci fu una grande diffusione di questi mutui subprime (concessi molti mui di cattiva qualità), le famiglie furono indebitate e avevano difficolta a pagare i debiti. La complicazione nacque che questi mutui erano stati ricombinati per ridurre il livello di rischio in strumenti finanziari più complessi ed erano stati rivenduti ad altri intermediari finanziari. Questi non furono più pagati e a un certo punto divenne difficile prezzare gli elementi più complessi che incorporavano i muti subprime. Dal mondo immobiliare siamo quindi arrivati alla finanza. Le banche iniziarono ad essere diffidenti una dell’altra. Lehmann Brothers, una banca di investimento a livello mondiale era una delle banche di affari, quando fallì fu uno shock complessivo per l’intera economia a livello globale. Il suo fallimento provoco una crisi di fiducia globale. Questa crisi da immobiliare a finanziaria si trasferì al settore reale impattando sul commercio, sulla parte reale dell’economia. La crisi si propagò nel mondo in due modi: - Commercio internazionale - Sistema finanziario globale Macroeconomia – Onorato Pag. 2 a 52 In Europa è divenuta la crisi dell’€ Grazie a risposte politiche monetarie e fiscali nel 2010 così i tassi di crescita tornarono positivi seppur con forte eterogeneità tra zona e zona. La ripresa su fu meno forte nell’area euro. Quanto è grande un paese dal punto di vista economico? Per capirlo si guarda il livello di produzione aggregata. Il tenore e il benessere della vita di un paese è il livello di reddito pro- capite (PIL). Una delle economie più grandi a livello globale è quella statunitense. Altre variabili che gli economisti si occupano sono: - Tasso di crescita della produzione - Tasso di disoccupazione: proporzione dei lavoratori non occupati che cercano attivamente un lavoro - Tasso di inflazione: quando parliamo di inflazione ci riferiamo a una dinamica di aumento dei prezzi. Deflazione di parla di una dinamica id riduzione del livello dei prezzi STATI UNITI Il quadro degli stati uniti, in media sono cresciuti per il 3% tra il 90 e il 2007, con la crisi del 2008 -1,3% con le varie politiche economiche i tassi di crescita si sono ristabiliti. Il 3% viene considerato come il livello fisiologico, il livello normale di disoccupazione. Gli scenari deflazionistici possono generare preoccupazione a livello macroeconomico, il taso ottimale di inflazione è il 2% A seguito della profonda crisi che ha colpito gli stai uniti nel 2008 la banca centrale ha ridotto sostanzialmente allo 0 i tassi nominali, il limite inferiore sotto il quale i tassi non possono scendere. (assumiamo lo 0 come limite pe ri tassi nominali). La banca centrale ha ridotto i tassi, questi sono rimasti così per un periodo prolungato, finché non cresce l’economia. Poi con la pandemia vi è una profonda contrazione dei redditi, con elementi straordinari di politiche monetarie, la banca centrale ha riportato gli interessi allo 0, finché con il ripresentarsi di spinte inflazionistiche queste hanno dovuto aumentare i tassi. EUROPA Altro blocco economico a livello globale, l’Europa è molto importante. 28 paesi poi in seguito alla brexit 27 paesi. 20 di questi hanno adottato una comune valuta, l’i paesi dell’eurozona. (vi sono implicazioni nella valuta comune). La zona euro conta il 16% della produzione mondiale, gli stati uniti il 24%. Anche l’Europa ha conosciuto dinamiche Tassi di disoccupazione già elevati prima della crisi. Dopo la crisi del 2008 per l’unione europea ha subito un ulteriore aumento della disoccupazione con piccoli miglioramenti. Diverso da stati uniti e Giappone. Macroeconomia – Onorato Pag. 5 a 52 Come funzionano le 3 definizioni nell’esempi di prima? La definizione 1: valore dei beni finali e dei servizi prodotti in una economia in un certo arco di tempo. La nostra economia è estremamente semplice. L’unico bene finale prodotto sono le automobili (l’acciaio è un bene intermedio). In questo caso quindi la quantificazione del pil è 200 €. La definizione 2: guarda come detto alla somma del valore aggiunto prodotto in una economia in un certo arco di tempo. La logica dietro la 2 definizione qual è? Il valore aggiunto è l’incremento di valore conseguito da una impresa nella sua attività di produzione. Viene definito come: valore aggiunto=valore della produzione – valore dei beni intermedi nel caso di impresa 1 il valore aggiunto è 100 € (non usa beni intermedi) nel caso dell’impresa 2 il va=200 (valore beni finali)-100(acciaio che imp. 2 paga all’az.1) la somma del valore aggiunto delle imprese quindi è pasi a 200 euro.(ovviamente è uguale al risultato della prima definizione) l’intuizione economica che sta dietro questa definizione è che il valore dei beni finali prodotti dentro una economia può esser considerato come la somma del valore aggiunto generato da tutte le imprese che sono attive nella catena produttiva di un certo bene. La definizione 3: il pil definito come somma dei redditi generati in una economia in un periodo di tempo. In questo caso calcoliamo il pil guardando i redditi. L’impresa 1 paga 80 €, impresa 2 paga 70 i lavoratori. Il reddito da lavoro generato complessivamente è 80+70 (la somma dei salari delle 2 imprese)=150 euro La seconda componente è il reddito da capitale/profitti. La prima impresa genera una remunerazione del capitale dell’azienda di 20 €e la seconda remunerazione da capitale di 30 € la remunerazione totale è 520+30=50 Allora la somma dei rediti è 150+50=200 Le 3 definizioni che fanno capire a cosa ci riferiamo quando parliamo di pil di un paese. Sono 3 definizioni utili perché consentono di guardare al pil o dal lato della produzione (la produzione aggregata di una economia (il valore dei beni finale e dei servizi o la somma dei valori aggiunti generati dalle varie imprese nelle varie fasi de processo produttivo) o guarda i redditi (da lavoro e di capitale) La produzione aggregata e reddito aggregato sono uguali  nozione chiave. Emerge come primo punto dalle 3 definizione (se guardo l’economia dal lato della produzione o del reddito aggregato)  Sono i 3 modi equivalenti come possiamo misurare il pil Distinzione importante è tra il pil nominale e pil in termini reali. La prima applicazione della distinzione tra grandezze nominali e reali la abbiamo nel pil. Macroeconomia – Onorato Pag. 6 a 52 Quando vediamo quanto vale in termini nominale il pil (come valore dei beni finali di un economia) abbiamo due componenti: la quantità di beni prodotti e il prezzo a cui questi beni vengono venduti. PIL in termini nominali Una grandezza nominale ha due componenti: quantità e prezzo. Una variazione di questo può esser quindi indotta da una variazione o delle quantità o dei prezzi tenendo conto di 2 variabili. Pil che può crescere perché prezzo e produzione variano nel tempo.  però siamo interessa a renderci conto se la nostra economia nel tempo produce più o di meno in termini di quantità. Vogliamo isolare la variazione del prezzo. Per questo motivo viene costruito il pil reale. PIL in ermini reali: quando parliamo di una grandezza in termini reali, vogliamo cogliere la variazione del reddito solo per la quantità (in termini di beni), quindi vi è alla base una valutazione basata su prezzi costanti. (nel pil reale vogliamo isolare l’effetto dei prezzi) i questo caso quindi la tecnica è tener costante il prezzo e cerchiamo di capire come sono variate le quantità di beni/servizi prodotti. Si utilizza per il calcolo del pil reale l’anno base, e si calcola di conseguenza una media ponderata della produzione. Grandezza importante è anche il tasso di interesse in termini reali. in termini quindi di beni quanto mi costa la restituzione di un denaro in seguito alla ricezione di un prestito. Se prendo 100 a prestito e devo restituire 20. Quanto posso comprare tra 10 anni in temini di zucchero con 20 euro. COME COSTRUIAMO IL PIL REALE? (tendo costante il livello dei prezzi All’inizio dobbiamo costruire il pil nominale (questo varia per prezzo o quantità) Questo produce diverse auto nei vari anni e cambiano anche i vari prezzi. Per ottenere il pil nominale dobbiamo moltiplicare quantità prodotte per prezzo. Nel corso di questi 3 anni il pil nominale di questi paesi è cambiato. Però l’esempio fa vede come sono cambiate sia le quantità sia il prezzo delle auto. Come economisti quindi per capire come va la nostra economia isolo prezzo. Ora calcoliamo il pil reale. Il pil reale: (vogliamo isolare l’effetto dei prezzi) prendo un anno come anno base, prendo sostanzialmente il livello dei prezzi di un cerco anno definito come anno base come livello di riferimento dei prezzi. (tengo fisso questo prezzo dell’anno base) in questo modo costruisco a costruire il pil reale dato come numero di automobili per i prezzi dell’anno base. (anno base in questo caso è il 2009. Quindi il prezzo base è 24000). Nell’anno base per costruzione quindi pil nominale pil reale coincidono. Per il pil reale del 2010 devo Macroeconomia – Onorato Pag. 7 a 52 moltiplicare 13 per 24000 (quantità del 2010 per prezzo dell’anno base). (capire anno base e prendere quello come livello dei prezzi) Si ha che pil reale e pil nominale nell’anno base coincidono. Pil reale che varia quindi in base alle quantità. Fino ad adesso i pil trovato ci dà il livello del reddito reale. (il livello complessivo di produzione del paese) Noi siamo interessati a guardare la grandezza anche in termini pro-capite quindi a livello di benessere del base  voglio costruire il pil pro-capite. pil pro−capite= totale pil reale popolazione del paese Il pil pro-capite rappresenta quindi il tasso di crescita del pil e permette di determinare il benessere di un paese. I periodi di crescita vengono definiti di espansione mentre quelli di calo vengono definiti recessioni (se durano almeno due trimestri). €Yt =PIL nominale €Y=PIL reale Altra grandezza importate da guardare è il tasso di crescita dell’economia: il tasso di crescita de pil reale di un paese. Tasso di crescita = gt g= Y t−Y t−1 Y t−1 Quanto g > 0 fase di espansione economica Quanto g<0 (quando questa variazione negativa di almeno 2 trimestri) si dice che l’economia è entrata in recessione. g2010 voglio calcolare la variazione tra il 2009 e il 2010. Quando è cresciuto o calato tra 2009 e 2010. 0,017 vuol dire che c’è stata una crescita dell’1,7%. Tasso di disoccupazione: per tasso di disoccupazione si intende occupanti N: per occupati N si intende il numero di persone che hanno un lavoro disoccupati U: è il numero di persone che non hanno un lavoro ma che lo stanno cercando attivamente forza lavoro L: è la somma di persone occupate e disoccupate L=N+U Date queste 3 grandezze il tasso di disoccupazione u è: Macroeconomia – Onorato Pag. 10 a 52 Pt= PILnominalet PILreale t =€ Y t € Y Il deflatore in un generico anno t è rapporto tra pil nominale e pil reale di quell’anno. È un numero indice privo di significato economico. Nell’anno base per costruzione pil nominale e pil reale coincidono. Quindi il deflatore del pil che è un numero indice sarà 1 nell’anno base. Con questo facciamo riferimento ai beni prodotti nel paese. Ci interessa capire come questo deflatorie del pil, indice Pt è variato da un anno all’altro Il tasso di variazione quindi è: tasso di variazione= Pt−P t−1 Pt−1 Questo rappresenta nel tempo come il livello dei prezzi è cambiato nel corso del tempo. Se considero 2009 come anno base allora il 2009 pil nominale e reale coincidono per costruzione quindi il deflatore del pil nell’anno base è 1. Se calcolo pil nominale e reale negli altri due anni. Nel 2010 il deflatore pil è 1,08. Uso questa variazione per capire quanto è variato il livello dei prezzi. tasso diinflazione= 1,08 (deflatore pil t )−1(deflatore pil t−1) 1(deflatore pil t−1) =0,08 Il deflatore del pil in un generico anno t misura il prezzo medio dei beni finali e servizi dell’anno t rispetto al prezzo medio dell’anno base  questo vuol dire? t=2010 P2010= ϵ y2010 y010 = p2010 ⋅Q2010 p2009⋅Q2009 La variazione del livello dei prezzi ci dà poi il tasso di inflazione. 2. Indice dei prezzi al consumo (ipc): fa riferimento al prezzo dei beni consumati in una economia. Indice dei prezzi al consumo (ipc): è una stima compiuta agli uffici di statistica per calcolare il costo di un paniere di beni che viene consumato tipicamente da una famiglia italiana. Considerare che i panieri vengono periodicamente aggiornati e rivisti dato che anche i bisogni cambiano. Anche l’ipc è costruito da uffici di statistica come indice. Preso come 100 nell’anno preso come anno base e di conseguenza si va a vedere come questo è variato nel tempo. Misura quindi la variazione dell’ipc. Macroeconomia – Onorato Pag. 11 a 52 I due indici tendono a muoversi in maniera simile ma possono esserci anni in cui sono particolarmente diversi tra loro. Questo può esser es per aumento dei costi di beni importati. 21/02/2024 CAPITOLO 3 Il mercato dei beni: I primi modelli si riferiscono al breve periodo in cui vogliamo capire le interazioni tra livello di produzione, domanda e reddito aggregato di un paese. L’intuizione di fondo è che consideriamo un tipo di interazione circolare, un ragionamento che si basa su uno shock che porta una variazione positiva che si traduce in una variazione della produzione che a sua volta si traduce in una variazione del reddito aggregato dell’economia e siccome la domanda dipende dal reddito questa variazione di reddito porta variazione della domanda e così via  è ciclico. Consideriamo un livello di prezzi fisso. Scomposizione Pil dal lato della spesa Scomposizione che viene detta scomposizione dal lato della spesa, guarda al tipo di beni prodotti e i vari acquirenti di questi beni. Le componenti del pil sono: - Consumo C: sono i beni e servizi acquistati dai consumatori, è la componente importante del pil. - Investimento I : per investimento si intende sia investimento residenziale (ac. Case e appartamenti) e investimenti non residenziali (acq. Macchinari, impianti). - Spesa pubblica G: è la spesa per beni e servizi acquistati dallo stato e dagli enti pubblici, questa include gli investimenti pubblici. C+I+G la somma di queste tre componenti dà la spesa in beni e servizi da parte degli attori economici operanti. Vi sono altre componenti che hanno a che fare con il fatto che la nostra economia è aperta (comunica con le altre) e permette di ottenere la spesa totale: - Esportazioni nette (NX) che sono date da: o esportazioni (X): acquisti dall’estero o importazioni (IM): acquisto di beni nazionali da parte del resto del mondo se vogliamo capire quanto viene spese per acq di beni e servizi prodotti in Italia dobbiamo aggiungere le esportazioni, ciò che commerciamo con l’estero. Le esportazioni nette (NX) o saldo commerciale di un paese sono: esportazioni nette NX=esportazioni−importazioni=X−ℑ Se X-IM = NX > 0 abbiamo un avanzo commerciale: esportiamo più di quello che importiamo Se X-IM= NX < 0 disavanzo commerciale Macroeconomia – Onorato Pag. 12 a 52 - la voce investimenti in scorte è una quota residuale del percentuale del pil: ci si riferisce al fatto che in un certo anno non necessariamente quello che viene prodotto non è uguale a quello che viene venduta. Beni prodotti e beni venduti, la loro differenza viene definita investimento in scorte. Se in un anno produco più di quello che vendo  aumento dele scorte di magazzino allora ho un investimento in scorte positivo. Se in un anno vendo più di quello che ho prodotto in quell’anno  devo ricorrere alle scorte di magazzino per fronteggiare allora ho investimento in scorte negativo. Produzione e domanda sulla base di quello che abbiamo detto: la domanda di beni (Z) è data da consumo, investimento, spesa pubblica + esportazioni nette (X-IM) (domanda totale aggregata) Z=C+I+G+X-IM Prime ipotesi semplificatrici: - tutte le imprese producono lo stesso bene che può esser usato sia come bene di consumo da parte delle famiglie C sia come bene di investimento I sia come spesa pubblica per il governo G. - prendiamo il livello dei prezzi p come dato, assumiamo che siamo nel breve periodo. Le imprese a tale prezzo sono in grado di offrire la quantità domandata. - Economia chiusa : non vi sono scambi commerciali con altre economie. -> importaz. e esportaz. Sono 0 Dal momento che quindi siamo in una economia chiusa la definizione di domanda aggregata Z che era Z=C+I+G+X-IM diventa: Z=C+I+G Cosa influenza ogni singola componente della domanda aggregata? Analizziamo le singole componenti della domanda aggregata: CONSUMO C: il livello aggregato di consumo è influenzato dal livello di reddito disponibile Yd -> reddito disponibile di un paese è il reddito – le imposte T + eventuali trasferimenti ricevuti dal governo. Quando il reddito disponibile aumenta allora i consumi aumentano. Non necessariamente il consumo è uguale al reddito disponibile, in quanto i consumatori potrebbero risparmiarne una parte. La relazione tra consumo e reddito può esser espressa con C=C (Y ¿¿D)¿ -> C (Y ¿¿D)¿ viene definita come funzione di consumo. La relazione tra consumo e reddito disponibile è di tipo lineare e dipende da c0 e c1*YD C=c0+c1Y d Il livello del consumo è una funzione crescente del livello di reddito ma dobbiamo tener conto di c0 e c1. Macroeconomia – Onorato Pag. 15 a 52 L’investimento in scorte può derivare da discrepanze in produzione e vendita. Per semplicità assumiamo che le imprese non abbiano scorte e che quindi l’eq. sul mercato dei beni che andiamo ad analizzare è che in eq il livello di produzione Y dell’economia deve essere uguale al livello di domanda aggregata Z. (assumiamo che queste imprese non abbiano scorte) L’EQUILIBRIO NEL MERCATO DEI BENI RICHIEDE CHE : affinché vi sia equilibrio nel mercato dei beni deve esser rispettata la condizione Y=Z prima condizione di equilibrio. quantità domandata (Z) = quantità prodotta (Y) Z=C0+C1 (Y−T )+ I+G la produzione (Y) è uguale alla domanda e a sua volta la domanda (Z) dipende dal reddito che è uguale alla produzione (Y), quindi reddito e produzione sono uguali. Dopo aver scritto la equazione di equilibrio in cui Z= C+I+G -> questa come già visto si può scrivere come Y=C0+C1 (Y−T )+ I+G Perché ho sostituito al consumo dell’equazione iniziale c0+c1 (Y−T ) L’equazione Y=C0+C1 (Y−T )+ I+G Ci fa vedere la circolarità di questo modello. Questa condizione di equilibrio del mercato dei beni ci fa vedere che Y (produzione) è uguale alla domanda aggregata e dal reddito (Y). Questa equazione si può scrivere anche in un altro modo: Y=C0+C1 (Y−T )+ I+G Y−C1Y=C0+C1T+ I+G Y ¿¿ Y= 1 1−C1 (C¿¿0+C1T + I+G)¿ Gli elementi che sono a destra questa equazione sono: - Il termine C0+C1 (Y−T )+ I+G rappresenta la spesa autonoma, ovvero la componente della domanda che non dipende dal livello di produzione aggregata. - Il termine 1 1−C1 rappresenta il moltiplicatore di una economia chiusa (moltiplica l’effetto della spesa autonoma). Tanto più C1 si avvicina a 1, tanto maggiore sarà il moltiplicatore. il moltiplicatore 1 1−c1 è > 1 dato che 0 < c1 < 1 Se aumenta C0 cosa succede? Macroeconomia – Onorato Pag. 16 a 52 L’aumento di C0 produce un aumento della domanda che a sua volta produce un aumento della produzione, che a sua volta produce un aumento del reddito, che a sia volta produce un aumento del consumo il quel implica un aumento della domanda e così via… Esempio: Cosa succede se una componente della spesa autonoma C0 aumenta di 1? Se C0 è aumentato di 1 euro --> L’effetto dell’aumento di C0 che effetto ha sull’eq. della produzione? Assumiamo che c1 sia 0,6  il nostro moltiplicatore 1 1−c1 dopo aver sostituito è 2,5  questo implica che il livello di produzione di eq. aumenta di 2,5€ in corrispondenza di un aumento del consumo autonomo di 1€. (è la variazione se aumenta c0 di 1euro.) Esempio: se c0 varia di 1 euro perché è variato il consumo autonomo di 1? Quanto aumenta il livello di produzione? Se c1 è 0,8  1 1−c1 è 5 Il livello di produzione Y aumenta di 5 euro. Il moltiplicatore varia in base alla Il moltiplicatore varia in base al valore della propensione marginale C1. Valori maggiori di C1 portano un aumento del moltiplicatore. Posso avere variazioni anche di I, G ma la logica è sempre questa. L’effetto moltiplicativo: se C0 aumenta di 1 -> la produzione aggregata non aumenta di 1 euro perché alla base c’è il ragionamento ciclico che è alla base del nostro modello. Quindi se C0 aumenta di una unità (c0 è una componente del consumo)  il consumo aumenta di 1 euro -> l’aumento del consumo porta un aumento anche della domanda aggregata di 1 euro. Allora a seguito dell’aumento della domanda aggregata, le imprese si adattano e producono una quantità maggiore per soddisfare la domanda. Le imprese sono in grado di adattare il proprio livello di produzione alla domanda aggregata. Produzione aggregata e reddito aggregato coincidono. (Y) nella formula di questo modello quindi i due concetti sono considerati equivalenti poiché un aumento di un unità della produzione genera un aumento di una unità del reddito generato. Macroeconomia – Onorato Pag. 17 a 52 Siccome il reddito è aumentato questo continua a generare un aumento del reddito aggregato. Questo significa che ogni unità aggiuntiva di produzione genera un reddito aggiuntivo uguale. Se c1 è maggiore  aumenta il moltiplicatore  anche la produzione/consumo sono più elevati. In breve quindi la circolarità di questo modello sta nel fatto che variazioni della domanda aggregata influenzino la produzione e il reddito, che a loro volta influenzano la domanda generando un ciclo di interazioni. Quando il consumo autonomo (C0) aumenta, ciò significa che, a parità di reddito disponibile, le persone e le imprese spenderanno di più. Questo aumento del consumo genera un aumento della domanda aggregata, poiché il consumo è una componente importante della domanda totale. A sua volta, un aumento della domanda aggregata stimola le imprese a produrre più beni e servizi per soddisfare questa domanda aggiuntiva. Questo aumento della produzione genera un aumento del reddito, poiché la produzione e il reddito sono uguali nel modello, come hai correttamente sottolineato. Quindi, l'aumento del reddito che deriva dall'aumento della produzione genera ulteriore domanda, poiché le persone e le imprese spenderanno una parte di questo reddito aggiuntivo, alimentando ulteriormente il ciclo di crescita economica. Come rappresentiamo questo modello di equilibrio sul mercato dei beni graficamente? Macroeconomia – Onorato Pag. 20 a 52 risparmio privato YD-C = parte di reddito non consumata S=Yd−C=(Y−T )−C Risparmio pubblico è la parte di gettito fiscale non spesa dal governo. Il governo ha T entrate fiscali T-G è il risparmio pubblico. Se T > G c’è un risparmio pubblico positivo, lo stato spende meno di quello che entra tramite imposizione fiscale e tributaria  avanzo di bilancio Se T < G le entrate fiscali sono minori rispetto alla spesa pubblica, ha un risparmio pubblico negativo  disavanzo di bilancio. Nel nostro modello la produzione deve essere uguale alla domanda quindi si deve avere: Y=C+I+G Facendo passaggi algebrici posso sottrarre T da entrambe i lati  e sposto il consumo C a sinistra Ottengo -> Y-T-C=I+G-T Y – T - C = S è il risparmio privato (S) dell’economia Se porto dall’altra parte G -T ottengo che I = S – G + T T-G è il risparmio pubblico  I = S + T- G --> I = Risparmio privato + pubblico I = risparmio aggregato Risparmio è l’altro lato del consumo. Quindi: 1-c1 è la propensione marginale al risparmio -> Compresa tra 0 e 1 Fa vedere come in seguito a un aumento del reddito il risparmio aumenta meno che proporzionalmente. Il risparmio privato era Macroeconomia – Onorato Pag. 21 a 52 I MERCATI FINANZIARI CAP.4 Denaro: è il termine generico utilizzato per concetti diversi Moneta: è ciò che può esser usato per pagare le varie transazioni ed è la somma di circolante e depositi in cc. Reddito: è ciò che un soggetto guadagna in un determinato tempo la domanda di moneta e l’offerta di moneta. Si tratta di un mercato finanziario. Assumiamo che ci sono due tipologie di attività: - la moneta (solo per finalità transattive e non paga nessun interesse. o Circolante o depositi di conto corrente - i titoli (possono essere di varia forma: obbligazionari, del debito pubblico) Gli agenti devono decidere in quale proporzione allocare la loro ricchezza finanziaria fra titoli e moneta: la scelta più conveniente sarebbe quella di utilizzare entrambi i mezzi, ma in che proporzione? Consideriamo al fatto che esiste una attività finanziaria che paga direttamente un interesse i che non può esser usato per effettuare transazioni. E consideriamo che vi sia solamente moneta circolante. Qui in questo modello i titoli ci interessano solo perché pagano un tasso di interesse positivo a differenza della moneta che non paga interesse. Gli individui devono decidere quanta propria ricchezza detenere in moneta e quanta in titolo. (come allocare la ricchezza) La domanda di moneta, da quali fattori viene influenzata? I vari agenti economici quanta moneta vogliono in una certa economia? o Siccome la quantità di moneta che domandiamo può esser usata solo per fare transazioni -> la domanda di moneta dipende positivamente dalle transazioni che vengono effettuate. (maggiori sono le transazioni maggiore è la domanda di moneta) o Altro fattore che determina la domanda di moneta è il tasso di interesse nominale pagato dai titoli. Deteniamo titoli solamente per il tasso che questi titoli pagano. Quindi tanto più è alto il taso di interesse pagato sui titoli tanto minore è la domanda di moneta. A parità di condizioni maggiore è il tasso che paga il titolo Macroeconomia – Onorato Pag. 22 a 52 tanto più è forte detenere la ricchezza sottoforma di titoli -> la domanda di moneta dipende negativamente dal tasso nominale. La domanda di monetaM d viene definita come: (eq.1) La domanda di moneta viene definita come la soma di tutte le domande di moneta dei singoli individui e delle imprese. M d=€ YL(i) (+ ; - ) Domanda di moneta = €Y il reddito nominale x L(i) una funzione decrescente del tasso di interesse. Nell’equazione compare il reddito nominale €Y e non il numero di transazioni che compaiono in una economia. Il numero di transazioni però è comunque proporzionale al reddito nominale. Graficamente, la domanda di moneta è rappresentata: in un grafico con X: moneta e Y: tasso di interesse. La domanda di moneta è una funzione negativa del tasso di interesse nominale quindi per rappresentarla tendiamo fisso il livello di reddito. Md, domanda di moneta è una funzione crescente del reddito e decrescente del tasso di interesse. La curva di domanda Md rappresenta la relazione negativa tra tasso di interesse per un dato livello di reddito (€Y). --> se il reddito€ Y diminuisce allora Md trasla verso il basso Se per caso di realizza uno shok esogeno. Se il reddito in questa eocnomia aumenta cosa succede (€Y’)? La nuova curva che rappresenta la domanda di moneta partendo dall’eq. 1 devo considerare la situazione in cui il tasso di interesse nominale rimane invariato e €Y aumenta (a €Y’). - Se €Y aumenta --> aumenta la domanda di moneta.  questo come si rappresenta? Prendo un livello arbitrario di i --> a parità di tasso ora ho una curva di domanda spostata verso destra con quantità di domanda Md’ Ora abbiamo quindi M’ > M (quantità domandata è aumentata) - Se €Y fosse diminuito, a parità di tasso di interesse --> domando meno moneta --> la curva di domanda si sposta verso sinistra. Per caratterizzare l’equilibrio all’interno di questo mercato introduciamo l’offerta di moneta. L’offerta di moneta è M. la moneta circolante è emessa dalla banca centrale. La banca centrale controlla l’offerta di moneta e supponiamo che decida di offrire una certa quantità di moneta Ms. La domanda dipende dal livello di transazioni e tasso di interesse. Offerta di moneta che vinee controllata esogenamente dalla banca centrale. L’equilibrio nel mercato finanziario è dato dall’uguaglianza tra domanda e offerta di moneta -> Ms=Md Macroeconomia – Onorato Pag. 25 a 52 (Restrittivi: vende titoli, ritira moneta, si riduce l’offerta, il prezzo dei titoli si riduce e il tasso di interesse aumenta) Se la bce acquista titoli per l’ammontare di 1 miliardo di titoli allora per pagare questi la bce emette moneta per un controvalore di 1 miliardo di euro. In ogni mercato, anche in quello dei titoli, la quantità che si determina è il prezzo dei titoli. Esiste una relazione tra prezzo dei titoli e tassi di interesse nominali. Consideriamo il caso di un titolo che ha una durata di 1 anno, e tra 1 anno la repubblica mi paga 100 euro. La relazione tra prezzo e tassi di interesse? €Pt è il prezzo del titolo. Quanto rende il titolo che compro oggi al prezzo €Pt e tra 1 anno ricevo 100? i=100−€ P t € P t = 100 € P t −1 Il rendimento del titolo è i In presenza di un prezzo di acquisto minore del rimborso del titolo vediamo che il titolo garantisce un tasso di interesse i >0. Che relazione c’è tra prezzo dei titoli e rendimento di questo titolo (tasso i)? Es.1: €Pt=95 Rimborso finale = 100€ i=100−95 95 Es. 2: se compro il titolo a un prezzo di €Pt=90 Rimborso finale =100 € i=100−90 90 All’aumentare del prezzo di un titolo si riduce il suo tasso di interesse (riduce il rendimento del titolo). Se €Pt >  i < Il prezzo di un titolo è: € Pt=100 1+i Formula inversa del rendimento del titolo. Consideriamo un intervento espansivo da parte delle bce, intervento quindi con cui la bce acquista titolo e così emette moneta -> l’effetto in termini di moneta è quello di aumentare l’offerta di moneta. Con questo acquisto titoli -> il prezzo dei titoli aumenta -> il taso di interesse si riduce. Macroeconomia – Onorato Pag. 26 a 52 Quando la banca centrale acquista titoli, la domanda aumenta, il prezzo aumenta e il taso di interesse, che ha relazione inversa con il prezzo, diminuisce. Se la bce compie un evento restrittivo allora la bce vende titoli, allora il prezzo si riduce e il tasso di interesse aumenta. Con intervento restrittivo vende titoli, ritira moneta dalla circolazione, cala l’offerta di moneta, siccome è aumentata l’offerta il prezzo diminuisce e il tasso aumenta. Nel caso la banca centrale acquista titoli aumenterà l'offerta di moneta quindi il prezzo aumenta e i si riduce. Se la banca vende titoli, riduce la moneta in circolazione -> diminuisce il prezzo e i aumenta Abbiamo ragionato assumendo che la bce decide quanta moneta offrire e una volta deciso ciò determina il tasso di interesse di equilibrio. Altro modo per descrivere tutto ciò è assumere che la bce decida il livello dei tassi i e che adegui i livelli di offerta di moneta per raggiungere i livelli dei tassi i. Se la bce si pone un obiettivo in termini di tasso di interesse che vuol raggiungere di conseguenza adegua l’offerta di moneta. Assumiamo che la bce voglia abbassare il tasso da 5 a 3%, la bce deve aumentare l’offerta di moneta. Quando la bce ha ridotto tassi di interesse, come negli ultimi anni, la bce ha dovuto aumentare l’offerta di moneta acquistando titoli. Se vuole invece aumentare i titoli, è come se passassimo da A’ a A, riduciamo l’offerta di moneta vendendo titoli. Fino ad ora abbiamo ragionato come bce che esogenamente decide quanto offrire per poi vedere come si aggiusta il tasso. Ora vediamo che la banca fissa il tasso i e poi aggiusta l’offerta di moneta in modo da raggiungere il suo obiettivo. La trappola della liquidità: come abbiamo detto la BC tramite operazioni di mercato aperto riesce a ottenere il tasso di interesse desiderato variando l’offerta di moneta. Nel caso in cui però il tasso di interesse risulta 0? Tasso di interesse i= 0 -> zero lower bound  costituiscono un limite inferiore Situazione nota come trappola della liquidita: si tratta del caso in cui un ulteriore aumento dell’offerta della moneta non è in grado di ridurre ulteriormente il tasso. La Bce non riesce quindi più a variare i tassi di interesse variando l’offerta di moneta. Questo ha costretto le banche centrali a escogitare nuovi modi per variare i tassi e stimolare l’economia. In questo caso in cui il tasso risulta pari a zero, gli agenti diventano indifferenti tra il detenere la loro ricchezza sottoforma di titoli o moneta circolante. (i due sono perfetti sostituti). Infatti con un tasso di interesse = 0 l’aumento ulteriore di offerta di moneta non ha nessun effetto sul tasso. La domanda di moneta quando abbiamo raggiungo un tasso di interesse=0 cambia, come? Macroeconomia – Onorato Pag. 27 a 52 Sulla curva rossa della curva di domanda abbiamo il risultato in cui per un livello reddito man mano che i tassi si riducono aumenta la domanda di moneta. Se la bce per fronteggiare la crisi deve decidere di aumentare l’offerta di moneta per ridurre i tassi, e aumentare l‘offerta di moneta fino a Ms’  raggiungendo un tasso di interesse nominale = 0. In questo caso gli individui hanno una quantità OB di moneta da poter utilizzare per scopi transattivi. Ora la domanda di moneta con tasso i = 0 come si comporta? Gli agenti ora diventano indifferenti tra detenere la ricchezza sotto forma di moneta o di titoli. Ciò perché oltre il punto B la domanda di moneta diventa orizzontale. Dal puto di vista grafico quindi la curva di domanda diventa una retta orizzontale che coincide con l’asse x. Quindi ulteriori aumenti di offerta di moneta, se passiamo da Ms’ a Ms’’ non ha effetti sul tasso di interesse nominale che rimane 0.-> L’economia si trova in una situazione di trappola della liquidità. Quindi un tasso di interesse nominale 0 viene detto zero lower bound, sotto il quale la bce non riesce più a spingere il tasso di interesse nominale. Fino ad ora gli individui avevano solo moneta circolante, il nostro caso si può estendere alla situazione in cui vi sono i depositi di conto corrente. Qui lo stesso, la bce variando l’offerta di moneta riesce a conseguire un certo tasso prefissato. Le passività di una banca sono = ai depositi di conto corrente. Come usano questi depositi le banche? Una parte di questi depositi sono detenuti sottoforma di riserva. Riserve che sono tipicamente su un conto corrente presso la banca centrale. Parte delle riserve sono obbligatorie e altre sono volontarie Questa situazione la parametrizziamo -> come che le riserve sono un coefficiente dei depositi bancari. Più è alto l’ammontare dei depositi, maggiori saranno le riserve che le banche detengono. La banca poi può comprare titoli ed è l’attivo della banca. Le banche: per capire il funzionamento delle operazioni di mercato aperto partiamo dal bilancio della banca centrale. Le attività della banca centrale sono il portafoglio dei titoli. Le passività sono lo stock di moneta Le operazioni di mercato aperto corrispondono a variazioni di pari importo nell’attivo e passivo del bilancio della banca centrale. Se la banca compra dei titoli emettendo quindi moneta in circolo si ha una operazione di intervento espansivo di mercato aperto.  Macroeconomia – Onorato Pag. 30 a 52 Si può vedere quindi che l’investimento I dipende positivamente dalla produzione/reddito e negativamente dal tasso di interesse. Maggiore è il livello di reddito maggiore sarà la domanda di investimento. Gli investimenti I sono una funzione crescente del livello di produzione Y dell’economia e funzione decrescente del tasso di interesse nominale i. Questa è la nuova condizione di equilibrio sul mercato dei beni: relazione IS estesa Y=C (Y−T )+ I (Y , i )+G L’investimento I (Y , i )è funzione sia delreddito sia del tasso . Abbiamo riscritto in maniera semplice la nuova condizione di equilibrio nel mercato dei beni: equazione conosciuta come RELAZIONE IS ESTESA. Dobbiamo capire come si modifica la logica del mercato dei beni tenendo conto anche del tasso di interesse nominale che influenza le decisioni delle imprese. Se tengo fisso i, come varia la nuova domanda aggregata al variare della produzione? 1. Per un dato livello del tasso di interesse nominale i come varia la domanda aggregata in funzione delle produzione Y? Un aumento della produzione si traduce in aumento del reddito Y da cui ne segue un aumento dei consumi. ↑ produzione --> ↑ reddito --> ↑ consumo Ora a differenza di come già visto però c’è anche che se aumenta Y il livello di produzione dell’economia viene influenzato anche l’investimento. All’aumentare di Y aumenta allora il livello di investimenti come varia? Quindi un aumento della produzione attraverso consumo e investimento (2 canali) fa aumentare la domanda aggregata.  Una aumento della produzione attraverso i suoi effetti su C e I fa aumentare la domanda di beni. questa relazione tra domanda e produzione viene rappresentato per un dato livello di i, all’aumentare della produzione Y la domanda aggregata ZZ aumenta. ↑ produzione --> ↑ investimento È l’equilibrio sul mercato dei beni tenendo conto che gli investimenti non sono più esogeni. A è il punto di equilibrio equilibrio per un dato livello di interesse nominale. ZZ funzione della produzione/livello di reddito Y Macroeconomia – Onorato Pag. 31 a 52 L’eq. dato nel punto A in cui la ZZ si interseca con la bisettrice. Cosa succede al livello di produzione, come si modifica l’equilibrio se varia il asso di interesse nominale? La curva IS rappresenta la produzione di equilibrio al variare del tasso di interesse. Come si deriva la curva IS? Supponiamo di partire da un punto di equilibrio A con un livello di produzione Y. Come si modifica il punto di equilibrio per esempio il tasso di interesse aumenta? I’>i Y = C x (Y - T) + I x (Y, i) + G Se aumenta il tasso di interesse allora si modifica l’investimento (una componente della domanda aggregata). Allora gli investimenti I diminuiscono se il tasso di interesse aumenta. Quindi se il tasso di interesse i aumenta allora la domanda aggregata si riduce. Graficamente quindi per ogni livello di produzione Y se aumenta il tasso di interesse la domanda aggregata sarà più bassa rispetto a un tasso di interesse più basso. La curva ZZ si sposta in ZZ’ Un aumento del tasso porta a una riduzione della domanda aggregata pe ogni livello di produzione In A c’è un livello di produzione Y con un tasso di interesse nominale i. Poi il tasso di interesse nominale i che è aumentato a i’ ( i’>i) Quindi il nuovo livello di produzione Y’ si ha in corrispondenza del tasso di interesse i’. (sono le combinazioni tra tasso di interesse nominale e produzione di equilibrio). In questo grafico (quello sotto) viene riportato il valore di equilibrio della produzione per ogni valore del tasso. Nel grafico si nota che a punti con tasso di interesse maggiore corrispondono livelli inferiori di produzione Questo è il grafico in cui vi sono tutti i livelli di produzione di equilibrio Y per ogni livello di interesse i. ZZ’ consente di derivare A’, caratterizzato da un livello di produzione Y’ con tasso di interesse i’>i. Se vi fosse un tasso i’’< i allora gli investimenti aumenterebbero -> aumenterebbe la produzione quindi A’’ a la curva ZZ’’ sarebbe più in alto rispetto alla ZZ All’aumentare di i -> la domanda aggregata diminuisce. Macroeconomia – Onorato Pag. 32 a 52 La curva IS riporta la relazione negativa che deriviamo dall’equilibrio del mercato dei beni tra tasso di interesse nominale e produzione di equilibrio. All’aumentare dei tassi di interesse nominale i - > otteniamo un livello di produzione di equilibrio più basso. Come la curva IS si sposta nel piano? Abbiamo derivato una generica curva IS che da le combinazioni di tasso e i relativi livelli di produzione tenendo fisso sempre la spesa pubblica G e le imposte T. Se consideriamo un aumento delle tasse T o la spesa pubblica G, come si sposta la curva IS nel piano? Variazioni di T o G determinano una spostamento di IS nella spazio. Come si sposta la curva IS nel piano considerando un aumento delle imposte T dato un tasso di interesse i fisso? Passiamo da un livello T a T’ con T’ > T Un aumento delle imposte T per l’equazione agisce colpendo il reddito Y. -> di conseguenza la domanda di beni diminuisce. Si ha quindi una riduzione della produzione che passa a un livello più basso per un dato livello di interesse. (interesse fisso per le due curve is) Se le imposte T aumentano a T’ -> la curva IS si sposta verso l’origine e la produzione Y’ è < di Y causa un minor reddito (che ha portato minor domanda e quindi minor produzione) -> la nuova curva è IS’ Un aumento delle imposte provoca uno spostamento verso sinistra (origine) della curva IS. Stessa conclusione che si ottiene se venisse ridotta la spesa pubblica G e la fiducia dei consumatori c0 Lo spostamento della curva is si ha verso sinistra se si ha se aumentano le imposte, se si riduce la spesa pubblica G e se si dovesse ridurre la fiducia dei consumatori Se invece le imposte calano, patendo sempre dalla IS iniziale derivata dalla variazione del tasso i -> se le imposte T calano (T>T’’) -> aumenta il reddito disponibile, aumenta la domanda aggregata -> si ha un valore maggiore del livello di produzione -> la curva is si sposta verso destra. CURVA LM --> Relativo al mercato della moneta. L’equilibrio nel mercato finanziario -> è l’equilibrio tra domanda e offerta di moneta M=€ YL ( ⅈ ) Macroeconomia – Onorato Pag. 35 a 52 Con espansione monetaria o contrazione monetaria si fa riferimento a variazioni dei tassi di interesse monetari. Sono le politiche economiche attuate dalle banche centrali. Espansione monetaria: si ha una riduzione del tasso di interesse ovvero vuole aumetare l’fferta di moneta: quando la bce abbassa i. si parla di espansione monetaria perché nel mercato della moneta la bce per ridurre il tasso di interesse deve aumentare l’offerta di moneta > Ms. Contrazione monetaria: si ha un aumento del tasso di interesse e una riduzione dell’offerta di moneta. Nel mercato della moneta la bce per aumentare il tasso i doveva contrarre la quantità di moneta offerta dalla bce. < Ms o se la bce decide di ridurre il tasso di interesse nominale, si una una politica monetaria espansiva. Per ridurre il tasso deve aumentare l’offerta di moneta. Come si modifica il nostro equilibrio iniziale? Partendo dal punto di equilibrio iniziale A: in seguito a questa politica monetaria si passa al nuovo punto di equilibrio A’. La curva che si sposta è la LM essendovi stata una variazione del tasso di interesse nominale. La LM si sposta verso il basso in corrispondenza di un tasso di interesse più basso. Il nuovo punto di equilibrio è A’ in cui si ha:  livello di produzione è aumentato  Tasso di interesse nominale per definizione si è ridotto. Gli effetti di questa politica monetaria sulla domanda aggregata quali sono nel passaggio da A a A’?  C il consumo aumenta per l’aumento del reddito disponibile Yd  T, le imposte sono rimaste invariate perché non è variata la politica fiscale  G invariata  I gli investimenti che dipendono da reddito e tasso di interesse. -> Se aumenta il reddito aumentano gli investimenti. Se aumenta il tasso si riducono gli investimenti. In questo caso quindi gli investimenti aumentano essendo che è calato il tasso e aumentato il reddito. (riduzione del tasso stimola l’aumento degli investimenti) MIX DI POLITICA ECONOMICA: congiuntamente leva fiscale e monetaria, che possono esser nella stessa direzione o meno 3. politica fiscale e monetaria entrambe espansive supponiamo che la nostra economia si trovi nel punto di equilibrio iniziale A. In corrispondenza di A c’è un livello di produzione Y (piuttosto basso). Il punto A corrisponde a una economia in recessione con una produzione troppo bassa Y. Macroeconomia – Onorato Pag. 36 a 52 Si vuole arrivare a una produzione quindi a un reddito più elevato --> o Il governo fa un taglio delle imposte (politica fiscale), con una politica fiscale espansiva in cui le imposte T↓. di conseguenza allora la curva IS si sposta a IS’, verso destra essendo aumentato il reddito e di conseguenza la produzione. Se il governo effettuasse solo una politica fiscale di questo tipo si raggiungerebbe un livello di produzione pari a Y’’’ (raggiungerei solo attraverso una politica fiscale). o Se invece contemporaneamente alla politica fiscale, la bce riducesse anche i tassi di interesse nominali i, ci sarebbe uno spostamento della curva LM e si passerebbe a LM’. Combinando quindi politica economica e fiscale si raggiungerebbe il nuovo punto di equilibrio è A’ caratterizzato da un livello di reddito e anche di produzione maggiore. (se facessi solo la politica monetaria raggiungerei una produzione Y’’’, in questo modo raggiungo un livello di produzione Y’) Se avessi preso singolarmente le due politiche fiscali e monetarie non si sarebbe raggiunta una produzione pari a Y’ Entrambe le leve in maniera espansiva sono tipiche di economie in recessione per far miglioramenti. In A’ ho un tasso i minore una produzione maggiore. Come sono variate le singole componenti della domanda aggregata in A’ rispetto all’eq. iniziale?  T le imposte sono diminuite  C: il consumo aumenta a seguito di un aumento del reddito disponibile a causa di un calo delle imposte  I gli investimenti sono aumentati a causa di un aumento del reddito e un calo del tasso di interesse.  G rimane invariato La combinazione delle due politiche si hanno in varie situazioni: Ridurre le imposte o aumentare la spesa pubblica provoca un aumento del disavanzo di bilancio-> questo può produrre un aumento del debito pubblico di un paese. Può esser quindi utile combinare le due politiche Possiamo trovarci seno nella situazione in cui la politica monetaria ha raggiunto i suoi limiti. In cui i tassi nominali sono già zero, per cui non si può spingere ancor più giù i tassi. Per espandere ancora il livello di reddito allora può esser buono utilizzare la politica fiscale. (utile politica fiscale quando la politica monetaria è già al suo estremo). Fino ad ora abbiamo attuato una politiche entrambe espansive per contrastare effetti di una recessione. 4. Ridurre il disavanzo di bilancio, con riduzione di imposte o calo della spesa pubblica senza causare una recessione Disavanzo di bilancio/disavanzo pubblico -> G – T Il disavanzo di bilancio aumenta se g aumenta e le imposte si riducono: Macroeconomia – Onorato Pag. 37 a 52 G↑ - T↓ = ↑disavanzo Un aumento delle tasse ↑T o una riduzione della spesa pubblica ↓G (o entrambe) -> la curva IS si sposerebbe verso l’origine quindi questo va combinata a una politica monetaria espansiva per evitare una recessione. (aumenta imposte o riduce G o entrambe -> effetto recessivo. Per evitare questo effetto attuo una politica monetaria espansiva con riduzione del tasso i). Immagino il punto A come equilibrio iniziale con un livello di produzione Y. Il governo decide di aumentare le imposte o ridurre la spesa pubblica. (politica fiscale restrittiva) Si raggiungerebbe un punto di equilibrio come A’ e utilizzo solo questa politica fiscale. Con però un livello di reddito Y’ < Y (una recessione) Quindi per evitare l’effetto recessivo (la recessione fiscale) si attua allora una politica monetaria espansiva riducendo il tasso da i a i’ passando da LM a LM’ La curva quindi IS’ e la LM’ si incontrano in A’’, in questo caso riesco a portare l’economia quindi allo stesso livello di reddito di partenza. (Y=Y’’) Riesco così a contenere il disavanzo e a evitare o contenere una recessione. Gli effetti complessivi sulle componenti della domanda aggregata: nel passaggio da A a A’’ il livello di reddito è invariato e il tasso di interesse nominale si è ridotto. Come ha attuato la recessione fiscale? Il governo ha agito su T o G? Questo serve a capire l’impatto complessivo sul livello di consumo. Agire su G o su T impatta in modo differente perché: agendo sulle imposte G -> il livello di consumo non varia (la produzione Y rimane uguale infatti Y=Y’’). Se il governo agisce sulle imposte T aumentandole -> invece si avrebbe avuta una riduzione del consumo a causa di una riduzione del reddito disponibile.  C (scritto sopra, il consumo cambia in base a se varia T o G)  I gli investimenti aumentano a causa di un calo del tasso di interesse e un reddito invariato. Con la crisi del 2008/9 c’è stato un notevole aumento di interesse nominale i e tasso di interesse reale r Tasso di interesse nominale (it): è il tasso fissato dalle banche centrali. (dice quanto devo restituire in futuro per 1 euro preso a prestito oggi) -> è il tasso espresso in termini di valuta nazionale in euro. Tasso reale (rt): è il tasso espresso in termini di beni, esprime quanto in termini di beni dovrò restituire in futuro in base a quanto oggi sono riuscito ad acquistare.  in generale: se si prende a prestito l’equivalente di un paniere di beni quest’anno, occorre restituire l’equivalente di 1 + 𝑟𝑡 panieri di beni l’anno prossimo. (se prendo a prestito una quantità Pt a prestito il prossimo anno dovrò restituire (1+it)Pt. Macroeconomia – Onorato Pag. 40 a 52 Modificando leggermente la discussione sui titoli per cui era che nel mercato della moneta il titolo aveva durata annuale e i titolo erano identici tra loro per rischiosità. Ora introduciamo la rischiosità di un titolo. La rischiosità di un titolo coglie il fatto che abbiamo profili di rischio differenti. Consideriamo il prestito emesso da imprese o stati che possono essere più o meno solide quindi hanno diversi livelli di rischio. coloro che comprano titoli richiedono un premio per il rischio che la controparte non possa (o non voglia) rimborsare quanto preso a prestito. Dobbiamo capire cosa succede all’equilibrio economico se c’è qualcosa che modifica il premio al rischio. Il premio al rischio è influenzata da: -Probabilità di fallimento del debitore (p): maggiore è la probabilità di fallimento maggiore sarà il premio al rischio. x premio al rischio i tasso di interesse nominale pagato su un titolo privo di rischio i+x tasso di interesse su un titolo rischioso -L’avversione al rischio : all’aumentare dell'avversione al rischio, il premio al rischio x salirà, anche se la probabilità di insolvenza rimane invariata. IS-LM ESTESO la bce stabilisce il tasso di interesse nominale e in condizioni normali i consente di raggiungere r con certe aspettative di inflazione. dobbimao incorporare nella curva IS il fatto che le decisioni di spesa dipendono dal tasso di interesse reale quindi estendiamo il modello IS-LM è un modello che quindi tiene conto della differenza tra tasso nominale e tasso reale e della differenza trasso di policy e tasso sui prestiti. Modifichiamo la curva IS: -Teniamo conto della presenza dell’inflazione i 𝜋: per cui le decisioni di spesa dipendono dal tasso di interesse reale r rt=it−π t+1 e -Il premio al rischio x che assume valori elevati quando gli investitori percepiscono un rischio elevato di insolvenza, o per maggiore avversione al rischio da parte dei creditori Relazione IS: Y=C (Y−T )+ I (Y i , i−πⅇ+x )+G Relazione LM invariata: ⅈ=ⅈ Le due curve, però, sono caratterizzate da due tassi di interesse diversi: (r=i−πⅇ) -> tasso di interesse nominale È importante quindi distinguere tasso di policy sulla curva LM deciso dalla banca centrale e il tasso sui prestiti nella curva IS. Macroeconomia – Onorato Pag. 41 a 52 Utilizzando una semplificazione, ovvero che la banca centrale scelga direttamente il tasso di interesse reale (che la bce fissi direttamente r), le nuove relazioni saranno: Relazione IS :Y=C (Y−T )+ I (Y , r+x )+G Relazione LM :r=r LM: è una retta orizzontale in corrispondenza del tasso di policy r IS: è disegnata per dati G T c0 e x. ha sempre inclinazione negativa perché all’aumentare del tasso di interesse reale si riducono gli investimenti quindi anche la domanda aggregata. -A parità di condizioni, un aumento del tasso r di policy si ha una riduzione degli investimenti e quindi della produzione. La decisione di investimento delle imprese dipende da tasso reale e il rischio x. Come si sposta sul piano la curva IS se varia il premio al rischio x? x è influenzato da: -probabilità di fallimento -avversione al rischio degli investitori. Se aumentano --> aumentai il premio al rischio x. Dato un tasso di interesse reale, come si sposta la IS se si verifica uno shock finanziario che provoca un aumento del premio per il rischio? X il premio al rischio può esser aumentato per svariati motivi come maggiore avversione al rischio, maggiore sfiducia verso la solvibilità del debitore ecc. Dato un tasso r di policy fisso, allora il tasso sui prestiti r + x aumenta provocando una contrazione della domanda. La x entra nelle scelte di investimento delle imprese. A partita di tasso, se x aumenta allora aumenta il tasso sui prestiti che le imprese devono fronteggiare quindi la curva is si sposta verso l’origine. Determina una diminuzione della domanda aggregata. Quindi una crisi finanziaria, uno shock finanziario avverso porta una cirsi macro economica. Dato quindi il tasso di policy r, se x aumenta allora (r + x) (tasso sui prestiti) aumenta e si ha quindi un calo degli investimenti, della domanda e della produzione. Quindi una crisi finanziaria determina un nuovo equilibrio in A’ con un nuovo livello di produzione Y’ < Y(iniziale). Una crisi finanziaria in questo modo si è trasmessa alla parte reale dell’economia (diventa una crisi macroeconomica). Come si risponde a questa crisi con politiche economiche? Ci concentriamo su politiche fiscali e monetarie ma vi sono altri metodi utilizzati dalle autorità che intervengono con politiche rivolte a rassicurare gli investitori. Macroeconomia – Onorato Pag. 42 a 52 Se il governo vuole cercar di riportare la produzione al livello iniziale Y per rispondere allo shock, un possibile modo è utilizzare la leva fiscale (una politica fiscale) aumentando la spesa pubblica o riducendo le imposte (o entrambe)-> con un a politica fiscale espansiva. Questo riporterebbe la curva IS al punto iniziale. Non tutti i governi hanno però capacità adeguata a ridurre le imposte o espandere la spesa pubblica perché si aumenterebbe il disavanzo di bilancio. Davanti a un aumento di x per un dato livello di r come si può intervenire? Come può intervenire la banca centrale se vuol riportare l’economia al livello iniziale? Essendo che il calo della produzione .è dovuto all’aumento dei tassi sui prestiti la Bce può rispondere a ciò riducendo il tasso di policy per controbilanciare l’aumento di x dovuto allo shock. Arrivando così a un equilibri con una produzione Y iniziale. Per controbilanciare l’effetto dell’aumento del premio al rischio x la bce potrebbe trovarsi anche nella situazione in cui deve creare tassi di interessi reali negativi per poter tornare ai livelli di produzione iniziale Y. Sorge ancora qui il problema dello zero lower bound per cui che se la bce ha già ridotto il tasso di interesse nominale i a 0, si ha che l’equazione del tasso di interesse reale r t=it−π t+1 e diventa: rt=−π t+1 e Si ha che il livello più basso di tasso di interesse reale che si può raggiungere è pari al negativo dell’inflazione attesa. Se l’inflazione attesa è a un livello atteso tale da raggiungere la produzione inziale non è un problema, se questa però non è sufficiente a controbilanciare l’effetto dell’aumento di x non si riesce a tornare ai livelli inziali Y di produzione. Se però l’inflazione attesa è negativa e c’è deflazione? Se quindi π t+1 e <0e i=0 --> si ha che r diventa positivo. Quindi non siamo in grado di raggiungere l’obiettivo per cui vorremmo raggiungere una produzione pari a Y iniziale. Durante il periodo 2008-2009, si è verificato un aumento significativo delle tensioni finanziarie senza un'alta inflazione prevista. La Banca Centrale Europea ha lavorato per controbilanciare questi fattori. La crisi finanziaria, partita dal settore immobiliare negli Stati Uniti, si è rapidamente trasformata in una crisi macroeconomica globale, con il fallimento di Lehman Brothers che ha avuto impatti negativi diffusi a livello internazionale. Questa crisi ha generato una forte avversione al rischio e un aumento delle probabilità percepite di fallimento delle controparti, portando a una stretta creditizia con tassi di finanziamento alle stelle. Questo ha avuto conseguenze macroeconomiche molto negative, incluse una riduzione della fiducia dei consumatori, che ha portato a una diminuzione della Macroeconomia – Onorato Pag. 45 a 52 Legame tra produzione e prezzi passa attraverso il mercato del lavoro. man mano che si riduce la disoccupazione tendenzialmente aumenteranno i salari pagati ai lavoratori Modello stilizzato del mercato del lavoro: In fasi di recessione si ha un aumento dei tassi di disoccupazione. Quando abbiamo fasi in cui si riduce la disoccupazione dobbiamo tendenzialmente aspettarci un aumento dei salari Se siamo in una fase di recessione di riduzione della domanda -> io come impresa posso ridurre le assunzioni. Se dcidono di assumere meno allora si ha che la probabilità ce un disoccupato trovi lavoro si riduce. Se la crisi è dura e prolungata le imprese possono licenziare lavoratori già assunti -> c’è una probabilità maggiore che chi è occupato perda lavoro Bande grige sono le fasi di recessione: la linea blu che misura il tasso di disoccupazione si alza. La percentuale di disoccupati che trova lavoro (nera) si riduce. La probabilità di perdere lavoro con una fase di recessione si alza in una situazione di crisi. In corrispondenza di periodi di contrazione dell’attività economica i tassi di disoccupazione tendono ad aumentare. Il tasso mensile di interruzione dei rapporti di lavoro aumenta. Il nostro obiettivo è stabilire un legame tra disoccupazione e salari. Quando si riduce la disoccupazione aumentano i salari. Perché esiste questa relazione salari-tassi di disoccupazione? Esistono due modi attraverso il quale i salari vengono fissati: -Con contrattazioni collettive: sono coinvolte imprese e sindacati e vi è una contrattazione tra i due. La modalità principale di contrattazione dei salari nei paesi europei. -Con contrattazioni unilaterali: contrattazione tra lavoratore e datore di lavoro. Dobbiamo tener conto che: -Di solito i lavoratori percepiscono un salario maggiore del salario di riserva . Il salario di riserva è il salario che rende indifferente il lavoratore tra lavorare ed essere disoccupati. -Il livello dei salari a livello macroeconomico è influenzato dalle condizioni prevalenti del mercato del lavoro. Con disoccupazione bassa ci dovremmo aspettare salari maggiori. Due teorie/approcci per la determinazione del salario : Macroeconomia – Onorato Pag. 46 a 52 1. la forza contrattuale dei lavoratori : a prescindere se contrattazione collettiva o individuale, ci sono modelli che spiegano che una determinante della determinazione dei salari è la forza contrattuale. Il salario incoraggia il lavoratore nella produttività. Facendo riferimento alla teoria della forza contrattuale al centro ci sono 2 elementi. Forza contrattuale influenzata da: (due fattori che possono determinare la forza contrattuale dei lavoratori)  Costo che una impresa deve sostenere nel caso in cui il lavoratore abbandoni il posto di lavoro per sostituirlo  Quanto facile è per il lavoratore trovare un altro lavoro Questi due elementi implicano che tanto è > il costo per l’impresa di sostituire una lavoratore o quanto è < la difficoltò a trovare un lavoro che ci soddisfi -> tanto è più alta la nostra forza contrattuale. Minore è la disoccupazione maggiore è la forza contrattuale. disoccupazione↑ ⇒ forza contrattuale dei lavoratori ↓ Un fattore che incide sulla nostra forza contrattuale è il tipo di lavoro svolto. Un lavoratore skilled per una impresa è più costoso da sostituire. Queste lavoratori con > skill riescono a contrattare un salario maggiore in modo migliore. In una situazione di espansione economica c’è una bassa disoccupazione allora è più difficile trovare sul mercato qualcuno che sostituisca un lavoratore che io impresa perdo. -> la forza contrattuale del lavoratore aumenta. Di conseguenza diventa difficile trovare un valido sostituto -> > salari 2. La teoria dei salari di efficienza sottolinea che le imprese possono aver un incentivo a pagare un salario > rispetto al salario di riserva. L’idea è che una remunerazione maggiore, stimoli il lavoratore, lo incentivi a esser più produttivo. Perché le imprese sono incentivate a pagare di più? Perché vogliono ridurre il tasso di sostituzione turn over all’interno della propria attività. (se io prendo solo in salario riserva sono indifferente verso quale impresa io lavoro) Una disoccupazione ↑ permette alle imprese di pagare meno↓ senza rinunciare allefficienza Anche se facciamo riferimento a questa teoria dei salari di efficienza emerge anche qui che situazioni economiche caratterizzate da tassi di disoccupazione più bassi sono associati a salari maggiori. Perché in situazione di crescita economica diventa più facile trovare lavoro e le imprese che non vogliono perdere le figure (magari qualificate), quindi le imprese sono incentivate a elevare i salari per non perdere il lavoratore magari specializzato. Per entrambe le teorie quindi si può concludere che in situazioni caratterizzate da tasso di disoccupazione minore dovremmo aspettarci salari più elevati. Equazione dei salari: W=PeF (u , z ) Macroeconomia – Onorato Pag. 47 a 52 Il livello dei salari nominali dipende in maniera negativa dal tasso di disoccupazione. ↑u -> W↓ (una disoccupazione più alta indebolisce la forza contrattuale costringendoli ad accettare un salario minore.) Altri fattori che influiscono sul livello nominale dei salari è il livello atteso dei prezzi e la variabile z che rappresenta gli altri fattori istituzionali che a parità di u influenzano la determinazione dei salari. W è il salario nominale aggregato e dipende da: -Pelivello atteso dei prezzi: poiché sia i lavori che le imprese sono interessati ai salari reali e non a quelli nominali; questo significa che i lavoratori sono interessati al salario che ricevono, non in termini di denaro, ma in termini di beni che riescono ad acquistare. Maggiore è il livello atteso dei prezzi maggiore è il livello dei salari nominali che saranno chiesti in fase contrattuale. Una volta fissati i salari a inizio contratto che sono in termini nominali siamo poi interessati a quelli reali. -u: tasso di disoccupazione: i salari dipendono negativamente dal tasso di disoccupazione (↑ u ↓ W)  entrambe le teorie arrivano a questo risultato. Se si considerano i salari come il risultato di una contrattazione, allora una disoccupazione più alta indebolisce la forza contrattuale, mentre se si considerano in termini di teoria dell’efficienza la disoccupazione più alta permette alle imprese di pagare salari inferiori, senza rinunciare all’efficienza dei lavoratori. -z raccoglie tutti gli altri fattori/variabili istituzionali che influenzano il funzionamento del mercato del lavoro di un singolo paese e influenzano il livello dei salari. Esempi di z che possono influenzare W a parità di tasso di disoccupazione (u) possono essere: sussidio di disoccupazione, il salario minimo (comporta l’aumento del livello minimo di salari, a parità di u, l’introduzione di un salario minimo questo tenda a far aumentare i salari), e il livello di protezione dei lavoratori (maggiori sono i livelli di protezione dei lavoratori per cui è meno immediato licenziarlo ->hanno maggiore forza contrattuale quindi tendono ad avere un salario maggiore a parità di u). Variabile è costruita in modo per cui un aumento di z induce un aumento dei salari nominali W. È funzione implicita di u (disoccupazione); C’è una relazione negativa tra salari nominali (W) e tassi di disoccupazione (u). u↑ -> ↓W Come vengono fissati i prezzi in questa economia dalle imprese. I prezzi vengono fissati dalle imprese in base ai costi che a loro volta dipendono dalla funzione di produzione. Funzione di produzione è funzione che dice che relazione esite tra fattori utilizzati e quanti output vengono prodotti. Lavoriamo in contesto semplificato e assumiamo una funzione di produzione in cui le imprese producano beni utilizzando solo il lavoro come fattore produttivo. Y=AN N: numero di lavoratori nell’economia Macroeconomia – Onorato Pag. 50 a 52 Graficamente è rappresentata come una retta orizzontale disegnata in corrispondenza di 1 (1+m )  WS e PS sono le due equazioni che rappresentano il mercato del lavoro. L’equilibrio richiede che sotto l’assunzione che Pe=P  l’equilibrio richiede che il salario reale (dall’equazione WS) deve essere uguale al salario reale che scaturisce dalle decisioni delle imprese di fissare i prezzi (che deriva dall’equazione PS) In equilibrio: F (u ; z)= 1 (1+m) Graficamente i due salari reali, una derivante dalle WS e l’altro dalla PS, sono uguali quando le due curve di incontrano. L’incontro delle due curve determina il salario reale di equilibrio 1/(1+m) e il tasso di disoccupazione di equilibrio, il tasso di disoccupazione di equilibrio vinee definito tasso strutturale/naturale di disoccupazione. Questo tasso natale un è quello per il quale salario reale derivante da PS = salario reale derivante dalla WS ed è importante questo tasso un perché in corrispondenza di ogni un corrisponde un livello naturale di produzione Yn che è il livello di produzione al quale una economia tenderà a convergere nel medio periodo. Il tasso un rende uguale il salario reale che deriva da WS e PS. Sarebbe più corretto chiamare un come tasso di disoccupazione strutturale. Un è un tasso strutturale di disoccupazione che è influenzato strutturalmente dall’economia da vari fattori, vi sono alcuni parametri che determinano un: -m il potere di mercato, il grado di concorrenzialità delle imprese, la capacità delle imprese di ricaricare il costo di produzione influenza un. Se m cambia allora si modifica anche la PS spostandosi verso l’alto o basso e si modificherebbe anche di conseguenza anche un. -z tutti gli altri fattori che caratterizzano dal punto di vista istituzionale il mercato del lavoro influenzano un. se z varia si sposta la WS avvicinandosi o allontanandosi dall’origine -> determinerebbe una variazione del tasso naturale/strutturale di disoccupazione un. parametri che influenzano l’equilibrio sono z e m. se z↑ la curva ws si sposta verso l’alto. Legge antitrust debole fa aumentare m e il salario cala per cui la PS si sposta verso il basso -Se il governo decide di aumentare i sussidi di disoccupazione/salario minimo ecc.. --> z: z è un parametro che influenza la WS. Quindi un aumento di z determina una traslazione della WS. Essendo che z aumenta e questo la WS si sposta verso l’alto e ne segue quindi che se z↑ si ha un impatto su un che anche questo aumenta. Macroeconomia – Onorato Pag. 51 a 52 (z↑ u↑) e N occupazione e Y produzione diminuiscono. Graficamente questo vuol dire che l’aumento del reddito W porto uno spostamento della curva WS verso l’alto a WS’. Si ha quindi un nuovo punto di equilibrio A’. Perché la PS non si modifica essendo che il salario reale è variato per colpa di z. In corrisponde za di A’ si ha un un’ > un (a seguito di un aumento dei sussidi di disoccupazione si ha un aumento del tasso strutturale di disoccupazione). (se z fosse calato la WS si sarebbe spostata verso il basso) -Se vi fosse una legislazione antitrust meno stringente, vuol dire una politica con un maggiore potere di mercato  interveniamo sul parametro m Meno concorrenziali sono i mercati, più lasse sono le norme antitrust maggiore è il markup allora si ha una maggiore competitività e quindi m↑. Con un apolitica antitrust poso stringente: abbiamo una situazione con minor grado di concorrenzialità de mercati allora le imprese hanno maggior potere di mercato --> possono chiedere un markup più elevato. Essendo influenzata m da questo tipo di politica allora viene influenzata la curva PS. Se m↑ --> i prezzi P aumentano e la PS si sposta verso il basso a un livello 1/(1+m’). L’equilibrio passa da un punto A a A’ Se m↑ --> P (Prezzi)↑ --> il salario reale ↓ e un↑ Un m↑ corrisponde a un salario reale W/P↓ Se m aumenta la PS si sposta verso il basso essendo che se m aumenta ed è al denominatore questo allora 1 1+m diminuisce Se la funzione di produzione Y=AN e non parametrizziamo A per un valore 1. Macroeconomia – Onorato Pag. 52 a 52 Se A=2 vuol dire che un lavoratore produce due unità. Se quindi voglio aumentare in questo caso aumentar ela produzione di una unità dovrei assumere un mezzo lavoratore. Il costo per produrre una unità in più sarebbe W/A. Quindi qui cambia l’equazione PS essendo che P=(1+m)W A La esplicito in: P A =1+m A W P = A 1+m Quindi questa nuova PS con A diverso da 1 si può rappresentare come: se A aumenta il salario reale che le imprese sono disponibile a offrire. Se parto da A con un tasso di disoccupazione un. Il governo poi decide di aumentare i sussidi di disoccupazione z  la WS si sposta verso l’alto e si avrebbe un un’ maggiore di un. Se intanto a questo fa anche un’altra politica ho un A’>A e ho un equilibrio nuovo A’ Maggiore è l’aumento di A (produttività) possono compensare l’aumento addirittura di z.
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