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Macroeonomia appunti dispense e libro, Sbobinature di Macroeconomia

Appunti presi dalle slide a lezione e anche alcune aggiunte dall'ultima versione del libro.

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 21/03/2024

giada-sittinieri
giada-sittinieri 🇮🇹

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Scarica Macroeonomia appunti dispense e libro e più Sbobinature in PDF di Macroeconomia solo su Docsity! Macroeconomia riassunto Capitolo 1 Le recessioni(situazione macroeconomica cara0erizzata da livelli di a4vità produ4va (PIL) più bassi di quelli che si potrebbero o0enere usando completamente ed in maniera efficiente tu4 i fa0ori produ4vi a disposizione, in contrapposizione dunque al conce0o di crescita economica.) causate da, per esempio una pandemia, possono essere diverse e non sono provocate da uno squilibrio nell’economia ma da shock ina0esi. Gli shock colpiscono l’economia in 3 modi: • Spezzando le catene produ4ve • Limitare la mobilità delle persone e quindi il loro lavoro e questo ha provocato un limite alla produzione • La caduta dei reddiH familiari ha provocato un rallentamento dei consumi. Quando si analizza un’economia, in macroeconomia ci si chiede: • Quanto è grande il Paese dal punto di vista economico? o à livello di produzione aggregata • Qual è il tenore di vita nel Paese? o à livello del reddito pro capite (produzione pro capite) Si guardano 3 variabili: • Tasso di crescita della produzione: tasso in cui la produzione varia nel tempo • Tasso di disoccupazione: proporzione di lavoratori non occupaH e in ricerca • Tasso di inflazione: tasso di crescita del prezzo medio dei beni dell’economia PIL (Prodo6o Interno Lordo): misura la produzione di beni e servizi di un’economia in un dato periodo di tempo (anno, trimestre,…) PIL nominale: somma delle quanHtà di beni finali valutaH ai prezzi correnH. Può crescere per l’aumento della produzione aggregata o per l’aumento del livello dei prezzi. PIL reale: somma delle quanHtà di beni finali valutaH a prezzi costanH (di un anno base). È una misura della produzione aggregata non influenzata dall’andamento del livello dei prezzi(inflazione). Inflazione: aumento del livello dei prezzi. Tasso di inflazione: tasso a cui il livello dei prezzi aumenta nel tempo. Deflazione: riduzione del livello dei prezzi, ossia tasso di inflazione negaHvo. L’inflazione determina una variazione della distribuzione del reddito e dei prezzi rela=vi. Un’elevata inflazione crea un clima di incertezza e delle distorsioni economiche. Durante le fasi infla4ve, non tu4 i prezzi e i salari aumentano proporzionalmente. Forza lavoro: somma degli occupaH(N) e dei disoccupaH(U)à L=N+U Tasso di disoccupazione: rapporto tra il numero di disoccupaH e la forza lavoro àU/L. Un elevato tasso di disoccupazione è sia dannoso per le conseguenze sociali e indica che l’economia non sta usando al meglio le risorse disponibili. Modelli macroeconomici: descrizioni semplificate del funzionamento di un’economia. Un modello descrive l’economia usando la matemaHca e introducendo ipotesi sul comportamento di alcune variabili e semplificazioni sull’andamento di altre. La macroeconomia si occupa quindi di capire cosa succede e cosa si può fare in presenza di elevata disoccupazione, recessioni, crisi finanziare e bassa crescita. Capitolo 2 La misura principale della produzione aggregata (totale) nella contabilità nazionale è chiamata prodo6o interno lordo (Pil), ed è equivalente al reddito nazionale. Serve per misurare la dimensione economica di un Paese. Definizioni equivalenH di reddito nazionale: • Valore dei beni e dei servizi finali prodo4 nell’economia in un dato periodo di tempo; • Somma dei reddiH dell’economia in un dato periodo di tempo (reddi= da lavoro+ reddi= da capitale); • Somma del valore aggiunto nell’economia in un dato periodo di tempo (valore della produzione- valore beni intermedi). Esempio: Impresa 1 siderurgica Impresa 2 auto Ricavi vendite di acciaio 100£ Ricavi vendite 210£ CosH (salari) 80£ CosH tot 170£(salari 70£, acquisto acciaio 100£) Profi0o 20£ Profi0o 40£ In questo esempio il reddito nazionale come valore dei beni e servizi finali prodoJ è 210£ (ricavi vendite impresa auto), perché si deve contare solo il valore dei beni finali (auto) che include già quello dei beni intermedi (l’acciaio). Infa4 l’impresa di auto ha acquistato l’acciaio, quindi sommare i ricavi delle due imprese sarebbe sbagliato, perché i 100£ di acciaio sarebbero contaH due volte. Esempio: Fusione imprese Ricavi 210£ CosH salari 150£ Profi4 £60 Il livello di produzione aggregata è determinato da: • La domanda di beni nel breve periodo, cioè qualche anno. • Il livello di tecnologia, lo stock di capitale e la dimensione della forza lavoro nel medio periodo, cioè arco di un decennio; • Altri fa@ori Hpo il tasso di risparmio e la qualità del governo nel lungo periodo. Contabilità nazionale Sistema contabile: definisce i conceB e indica come costruire le misure corrispondenC. Fornisce un quadro conce0uale per descrivere le relazioni tra le variabili macroeconomiche chiave: prodo@o, reddito, spesa. Gli operatori del sistema economico sono le famiglie, le imprese, l’amministrazione pubblica e il resto del mondo. Le imprese producono beni e servizi desCnaC alla vendita: • Beni di produzioneà partecipano ad un ulteriore processo produ4vo o Beni durevoli o intermedi (materie prime, semilavoraH) o Beni durevoli o strumentali (edifici, macchine, impianH) • Beni di consumo o Beni non durevoli (alimenH) o Beni durevoli ( automobili, ele0rodomesHci) I fa6ori della produzione sono: • Lavoroà tu0e le a4vità umane, intelle0uali e fisiche, svolte sia dai lavoratori autonomi che dai lavoratori dipendenH. • Terraà risorse naturali, come terre o giacimenH minerari. • Capitaleà l’insieme di tuB i beni di produzione esistenC in un dato istante. È una variabile stock, cioè una variabile che si misura in un dato istante. Ricordiamo invece che le variabili di flusso si misurano per un certo periodo, Hpo un anno, come il reddito. o Capitale fisso: insieme di beni di produzione durevoli o Scorte: insieme di beni di produzione non durevoli La remunerazione dei fa0ori di produzione è data dal reddito da lavoro e da capitale. Il reddito nazionale (ricordiamo le tre definizioni equivalen4 viste sopra) Si possono studiare i flussi di beni e servizi dei fa0ori della produzione tra famiglie e imprese. Si scompone il reddito ( o la produzione) dal punto di vista dei diversi gruppi di acquirenH di tali beni. Il diagramma circolare: Consumi priva=: i beni acquistaC dalle famiglie. Risparmio: la parte del reddito nazionale che non viene consumata. Reddito nazionale= consumi+ risparmioà Y=C+S. Inves=men=: nuovi beni acquistaC dalle imprese ( non si intendono gli invesHmenH per acquisto di Htoli). • Nuovi beni durevoli • Variazione nelle scorte di beni intermedi o Desiderate o Indesiderate Reddito nazionale= consumi + invesHmenHà Y= C+ Itot Da questo deriva che se Y=C+S e Y= C+ Itot, allora RISPARMIO=INVESTISMENTO, considerando le ipotesi che non ci sia amministrazione pubblica e che non ci siano rapporC con l’estero (economia chiusa). Ammortamento: perdita di valore che i beni capitali esistenC subiscono per usura fisica o invecchiamento tecnico. Reddito ( o prodo6o) nazionale lordo: non vengono detraB gli ammortamenC; Reddito ( o prodo6o) nazionale ne6o: vengono detraB gli ammortamenC. Amministrazione pubblica PA • Produce servizi non desCnabili alla vendita, chiamaH anche consumi pubblici (G) (istruzione, giusHzia, assistenza sanitaria.. • Trasferisce reddiH, effe0uando prelievi a carico e erogazioni a favore di famiglie e imprese. Non esiste un prezzo di vendita, i servizi delle PA vengono valutaH al costo dato dalla somma: • Del valore aggiunto della PA, definito come somma dei reddiH corrisposH ai fa0ori della produzione (sHpendi ai dipendenH pubblici) e degli ammortamenH; • Degli acquisH di beni intermedi Si tra0a di trasferimenH di reddiH già prodo4 e pertanto non vengono calcolaH nel reddito nazionale ma nelle imposte indire6eà prodo@o interno lordo ( o reddito nazionale): ai cosC dei fa@ori e ai prezzi di mercato. I prezzi di mercato includono le imposte indire0e. Allora Y= C+G+Itot. Reddito disponibile YD TAà una parte del reddito nazionale assorbito dalle imposte TRà il se@ore privato riceve in aggiunta al reddito nazionale i trasferimenC. Quindi YD= Y-TR+TA= Y-T (T=TR+TA). Il reddito disponibile viene consumato o risparmiatoà YD=C+S. Allora C+S=YD=Y-Tà C=YD-SàC=Y-T-S. SosCtuiamo il consumo nella definizione di reddito nazionale (Y= C+G+Itot ) e o0eniamo: Y=Y-T-S+G+Itot, ovvero S-Itot=G-T. Il termine a sinistra è la differenza tra il risparmio e l’inves=mento. Il termine a destra è il disavanzo del bilancio pubblico: spesa pubblica G meno prelievo fiscale T. Allora l’eccesso di risparmio sugli inves=men= del se0ore privato è pari al disavanzo pubblico. In altri termini: Itot= S+ (T-G), ossia l’inves=mento eguaglia il risparmio totale ( privato + pubblico). Economia aperta 3 fenomeni rilevanH: • I reddiH guadagnaH all’estero da ci0adini nazionali, e nella nazione da ci0adini stranieri • I trasferimenH di reddito da e verso l’estero • Le esportazioni e le importazioni. Si disHngue PIL=/ RNL. (=/ diverso) In parHcolare: PIL+ reddiC da lavoro dipendente provenienC dal resto del mondo (rdm) – reddiC da lavoro dipendenC pagaC al rdm + reddiC da capitale/impresa provenienC da rdm – reddiC da capitale/impresa pagaC al rdm= Reddito Nazionale Lordo. PIL= valore complessivo dei beni e servizi prodo4 nella nazione al lordo degli ammortamenH ma al ne0o dei beni intermedi= somma del VA di imprese e PA. RNL= somma dei reddiH guadagnaH dai fa0ori produ4vi della nazione, al lordo degli ammortamenH. Reddito Nazionale Lordo Disponibile= reddito nazionale lordo + trasferimenC dal rdm – trasferimenC al rdm + contribuC e imposte pagate dalla UE - + contribuC e imposte pagate alla UE. Si possono acquistare beni e servizi anche dall’estero ( importazioni) e anche vendere beni e servizi all’estero (esportazioni). Quindi Y= C+ Itot + G non si può più dire. Conto economico delle risorse e degli impieghi: Y+IM= C+ Itot+ G+X, (IM= importazioni X= esportazioni), ed è una relazione contabile sempre verificata. Riscrivendo Y-C-Itot-G=X-IM. Per avere una eccedenza delle esportazioni sulle importazioni (X- IM>0), bisogna produrre di più di quanto si uClizza all’interno per consumi (privaH e pubblici) e invesCmenC. IpoCzziamo che il saldo dei reddiC guadagnaC all’estero dai ci@adini nazionali e dei reddiC guadagnaC nella nazione da ci@adini esteri sia pari a 0, cioè PIL=RNL. Riordinando i termini: à spesa autonoma à molHplicatore -A?raverso i grafici Si disegna la produzione in funzione del reddito, poi si disegna la domanda in funzione del reddito. In equilibrio la produzione è uguale alla domanda. Quando Y=0, l’interce0a sull’asse delle y è c0+I+G-c1T, nella funzione della domanda. Prod Y= Y reddito. IpoHzziamo c1<1. Si supponga ora che c0 aumenH di un miliardo (si può chiamare shock): ZZ si sposta in ZZ’, il nuovo equilibrio sarà in A’ e quindi la produzione di equilibrio diventerà Y’. Si può spiegare il ragionamento in un modo più approfondito e questo ci offre un altro modo di pensare al molHplicatore: 1. Il primo aumento della domanda, indicato dalla distanza AB, è uguale a 1 miliardo di euro. 2. Questo primo aumento della domanda porta a un aumento equivalente della produzione, cioè 1 miliardo di euro, anch’esso rappresentato dalla distanza AB. 3. Questo primo aumento della produzione porta a un aumento di pari ammontare del reddito, indicato dalla distanza BC, anch’essa pari a 1 miliardo di euro. 4. Il secondo aumento della domanda, rappresentato da CD, è uguale a 1 miliardo di euro (il primo aumento di reddito) molHplicato per la propensione al consumo, c1, cioè c1 miliardi di euro 5. Questo secondo aumento della domanda porta a un aumento di pari ammontare della produzione, rappresentato anch’esso da CD, e quindi a un aumento di pari ammontare del reddito, indicato da DE. 6. Il terzo aumento della domanda è uguale a c1 miliardi di euro ( il secondo aumento del reddito) molHplicato per c1 ed è uguale a c1xc1 miliardi di euro, cioè c1^2 di euro e così via. In modo semplice: I aumenta (var esogena)à Z aumentaà Y prod aumentaà Y reddito aumentaà c1, il consumo, aumenta (c1*incremento reddito)à Z aumentaà Y prod aumentaà c1 aumenta e così via. Seguendo questa logica, l’aumento totale della produzione dopo n passaggi è uguale a 1 miliardo di euro molHplicato per la somma: DeltaY=1+ c1 + c1^2+ c1^n= 1/(1-c1) cioè il molHplicatore. Questa somma è una serie geometrica (c1<1). -A parole La produzione dipende dalla domanda, che a sua volta dipende dal reddito, che è uguale alla produzione. Un incremento della domanda fa aumentare la produzione e il reddito. L’aumento di reddito a sua volta fa aumentare la domanda e quindi la produzione e così via. Alla fine il risultato è un aumento della produzione superiore all’incremento iniziale della domanda, di un fa0ore pari al molHplicatore. Il primo incremento è esogeno, gli altri sono endogeni. Se aumentano le imposte T, però: T aumentaà Yd diminuisceà C diminuisceà Z diminuisceà Y diminuisce. Se riduce la fiducia dei consumatori c0à C diminuisceà Z diminuisceà Y diminuisceàYd diminuisce. Se riduce la spesa pubblica Gà Z diminuisceà Y diminuisceà Yd diminuisceà C diminuisceà Z diminuisce. (evidenzia gialla è il molHplicatore). Quanto impiega la produzione ad aggiustarsi? La rappresentazione formale dell’aggiustamento della produzione nel tempo è de0a dinamica dell’aggiustamento: • Si supponga che le imprese decidano il loro livello di produzione all’inizio di ciascun trimestre e che i consumatori decidano di spendere di più, cioè di aumentare c0. • Dopo un aumento della domanda, nel trimestre successivo le imprese fisseranno un maggior livello di produzione • In seguito ad un aumento della spesa per consumi, la produzione non raggiunge subito il nuovo equilibrio, ma aumenta progressivamente da Y a Y’. Inves=mento= risparmio: un modo alterna=vo di pensare all’equilibrio nel mercato dei beni Approccio proposto per la prima volta da John Maynard Keynes nell’ambito della Teoria Generale. Il risparmio è pari alla somma di risparmio privato e pubblico. • Il risparmio privato S: quella parte del reddito disponibile che non viene spesa dai consumatori S=Yd-Cà S=Y-T-C • Il risparmio pubblico: parte di ge4to fiscale che non viene spesa dal governo, T-G. Se T>G, il governo ha un avanzo di bilancio, sennò ha un disavanzo. Torniamo all’equazione di equilibrio di mercato dei beni, dove la produzione deve essere uguale alla domanda: Y= C+I+G. So0raendo le imposte a entrambi i laH e spostando il consumo a sinistra, si o4ene: Y-T-C=I+G-T. Il lato sinistro è uguale al risparmio Sà S=I+G-T o I=S+(T-G). Questa equazione suggerisce un altro modo di guardare al mercato dei beni: per esserci equilibrio l’invesHmento deve essere uguale al risparmio, cioè la somma di risparmio privato e pubblico. Questo spiega perché la condizione di equilibrio del mercato dei beni è chiamata curva IS, che sta per “InvesHmento= Risparmio( Saving)”: quanto le imprese vogliono invesHre dev’essere uguale a quanto i consumatori e il governo vogliono risparmiare. L’equazione di comportamento del consumo comporta che il risparmio privato sia dato da: S=Y-T-C. Riordinando i termini o0eniamo: S=-c0+(1-c1)(Y-T). (1-c1) è la propensione al risparmio, cioè quanto viene risparmiato di un incremento unitario di reddito. In equilibrio, l’invesHmento deve essere pari al risparmio aggregato: I= -c0+(1-c1)(Y-T)+ (T-G). Risolvendo per la produzione: Un aumento dell’offerta di moneta provoca una riduzione del tasso di interesse: Poli4ca monetaria e operazioni di mercato aperto La banca centrale controlla la quanHtà di moneta tramite le operazioni di mercato aperto. Operazione di mercato aperta espansiva: la banca acquista Htoli, pagandoli con moneta. La moneta in circolazione nell’economia aumenta. Operazione di mercato aperta restriBva: la banca centrale vende Htoli, ricevendo moneta. La moneta in circolazione nell’economia diminuisce. Nel mercato dei Htoli si determina il prezzo dei Htoli, non il tasso di interesse. Esiste, però, una relazione tra il prezzo di un Htolo e il tasso di interesse che paga. Consideriamo Htoli annuali, con prezzo corrente £Pt, rimborso alla scadenza pari a 100£ e che non paghino alcuna cedola. Il tasso di interesse pagato dal Htolo è: i= (£100-£Pt)/£Pt. Quanto più elevato è il prezzo del Ctolo, tanto minore sarà il tasso di interesse pagato dal Ctolo stesso. Allo stesso modo, conoscendo il tasso di interesse si può risalire al prezzo del Htolo manipolando la formula di prima: £Pt= 100£/(1+i). Se il tasso di interesse è posiCvo, il prezzo del Ctolo è inferiore al valore di rimborso. La determinazione del tasso di interesse (II) Che cosa fanno le banche? Gli intermediari finanziari sono isCtuzioni che ricevono fondi dagli individui e dalle imprese e li usano per accordare presCC e acquistare Ctoli. Le banche ricevono ricevono fondi da individui o imprese che li depositano dire0amente o li fanno depositare a0raverso bonifici o assegni bancari. Le loro passività sono quindi moneta ( deposiH di conto corrente). Le banche detengono parte dei fondi ricevuH so0o forma di riserve, acquistano Htoli e concedono presHH. Perché le banche tengono riserva di moneta? 1. Ogni giorno alcuni correnHsH prelevano dai propri c/c, mentre altri versano. Le entrate e uscite non è de0o che siano pari, dunque è meglio tenere del contante a disposizione. 2. Lo stesso vale per gli assegni. 3. Esistono anche le riserve obbligatorie, calcolate molHplicando le passività della banca per un’aliquota di riserva obbligatoria. Moneta= mezzo di pagamento= contante + deposiC bancari= M. Moneta emessa dalla banca centrale= contante + riserve= H. Offerta e domanda di moneta emessa dalla banca centrale La domanda di moneta emessa dalla banca centrale è uguale alla domanda di circolante da parte degli individui più la domanda di riserve delle banche. L’offerta di moneta emessa dalla banca centrale è so@o il controllo dire@o della banca centrale. Il tasso di interesse di equilibrio è tale per cui domanda e offerta di moneta emessa dalla banca centrale sono uguali. La domanda di moneta della banca centrale Ha due componenH: il circolante e le riserve. Assumiamo, però, che gli individui vogliano moneta solo so0o forma di deposiH di conto corrente e non vogliano circolante. In questo caso la domanda di moneta della banca centrale coincide con la domanda di riserve da parte delle banche. La domanda di moneta da parte degli individui coincide quindi con la domanda di deposiH di conto corrente, pari come prima a: Quanto più grande è l’ammontare dei deposiC, maggiori saranno le riserve che le banche devono tenere, sia per precauzione che per regolamentazione. Sia θ il coefficiente di riserva, la domanda di moneta emessa dalla banca centrale è data quindi dalla domanda di riserve da parte delle banche, che dipende a sua volta dalla domanda di deposiH da parte degli individui. La prima uguaglianza rifle0e il fa0o che la domanda di riserve è proporzionale alla domanda di deposiH di conto corrente. La seconda uguaglianza rifle0e il fa0o che la domanda di deposiH dipende dal reddito nominale e dal tasso di interesse. L’equilibrio sul mercato della moneta della banca centrale La condizione di equilibrio è che l’offerta di moneta emessa dalla banca centrale sia uguale alla domanda di moneta emessa dalla banca centrale: O usando l’equazione di prima: Trappola della liquidità La banca centrale non può ridurre il tasso di interesse nominale al di so0o dello zero: limite conosciuto come zero lower bound. Con un tasso di interesse pari a zero le persone sono indifferenH tra Htoli e moneta e quindi la domanda diventa orizzontale. Con un tasso di interesse pari a zero, un’espansione monetaria è inuHle, il tasso rimane zero. L’economia cade in una trappola della liquidità, perché le persone sono disposte a tenere più liquidità allo stesso tasso di interesse. L’equilibrio richiede che la domanda di beni sia uguale alla produzione. Come si determina la produzione La curva ZZ ha due cara0erisHche: • Non avendo assunto che le equazioni del consumo e invesHmento siano lineari, ZZ è una curva • Avendo assunto che un aumento della produzione conduca a una a un incremento meno che proporzionale della domanda, ZZ è più pia0a della re0a a 45°. Finora si è considerato l’equilibrio con un tasso di interesse fisso. La curva IS dice come varia la produzione di equilibrio al variare del tasso di interesse. La curva IS Figura a: un aumento del tasso di interesse riduce la domanda dei beni e porta a una riduzione della produzione di equilibrio. Figura b: l’equilibrio nel mercato dei beni richiede che la produzione sia una funzione decrescente del tasso di interesse: la curva IS è negaCvamente inclinata. Spostamen4 della curva IS Un aumento delle imposte sposta la curva IS verso sinistra. Riassunto: • L’equilibrio del mercato dei beni richiede che un aumento del tasso di interesse sia associato a una riduzione della produzione • Questa relazione è rappresentata dalla curva decrescente IS • Ogni fa0ore che diminuisce la domanda di beni, dato il tasso di interesse, sposta la IS verso sinistra. Ogni fa0ore che aumenta la domanda dei beni, dato il tasso di interesse, sposta la IS verso destra. I merca= finanziari e la curva LM Il tasso di interesse è determinato dall’uguaglianza tra domanda e offerta di moneta, M= € YL(i). La variabile M è lo stock nominale di moneta. Il lato destro rappresenta la domanda di moneta, funzione del reddito nominale, £Y, e del tasso di interesse nominale, i. Questa equazione stabilisce una relazione tra moneta, reddito nominale e tasso di interesse. Moneta reale, reddito reale e tasso di interesse Dividendo ambo i laH per il livello dei prezzi P, si o4ene: In questo modo, la condizione d’equilibrio è data dall’uguaglianza tra offerta reale di moneta, cioè lo stock di moneta in termini di beni e non di euro, e domanda reale di moneta, che a sua volta dipende dal reddito reale Y e dal tasso di interesse i. Questa equazione descrive l’equilibrio nel mercato della moneta, ed è usata per derivare la curva LM quando la banca centrale stabilisce una certa offerta di moneta. I merca= finanziari e la curva LM Figura a: un aumento del reddito provoca un aumento della domanda di moneta, a ogni livello del tasso di interesse. Data l’offerta di moneta, questo aumento della domanda di moneta fa aumentare il tasso di interesse di equilibrio. Figura b: l’equilibrio sui mercaC finanziari richiede che un aumento del reddito sia accompagnato da un aumento del tasso di interesse: la curva LM è posiCvamente inclinata. Un aumento della moneta fa spostare la curva LM verso il basso. L’equilibrio nei mercaH finanziari fa sì che, per una data offerta reale di moneta, un aumento del livello di reddito, che fa aumentare la domanda di moneta, porC un aumento del tasso di interesse. Questa relazione è rappresentata dalla curva crescente LM. Un aumento dello stock di moneta sposta la LM verso il basso; viceversa, una riduzione dello stock di moneta sposta la LM verso l’alto. La curva LM Tu0avia, le banche centrali moderne decidono il tasso di interesse, e aggiustano l’offerta di moneta concordemente. Questa considerazione ci porta a una versione semplificata della curva LM: una re@a orizzontale in corrispondenza del tasso di interesse stabilito dalla banca centrale. È importante ricordare come si o4ene un tasso di interesse costante per ogni valore di Y: occorre aggiustare l’offerta di moneta M/P in modo da raggiungere il tasso stabilito. L’espansione fiscale (diminuzione imposte) sposta la curva IS verso destra. L’espansione monetaria (riduzione tasso interesse) sposta la curva LM verso il basso. Entrambe portano ad un aumento della produzione. Ci sono anche casi in cui, però, le due poliHche vanno in direzioni diverse: • Quando la banca centrale vuole aumentare il tasso di interesse per contenere l’inflazione e il governo ado0a una poliHca fiscale espansiva per evitare una recessione. • Quando il governo vuole ridurre la spesa e o aumentare le imposte per il migliorare il saldo di bilancio e la banca centrale riduce il tasso di interesse per evitare una recessione. Per ricordare il conce0o di imposta, se l’imposta scende si avvicina al prezzo di equilibrio e per il consumatore è meglio. Queste poliHche hanno effe4 diversi sulla composizione della produzione: • Una riduzione delle imposte agisce più sul consumo che sull’invesHmento, facendo aumentare più il primo che il secondo. • Una riduzione del tasso di interesse agisce più sull’invesHmento che sul consumo, facendo aumentare più il primo del secondo. Entrambe le poliCche potrebbero non funzionare perfe@amente. Nell’evenienza che una poliHca economica non funzioni come sperato, è preferibile ricorrere ad entrambe. Il modello IS-LM descrive davvero quello che succede nella realtà? • Poli4ca fiscale: o Aggiustamento lento della produzione nel mercato dei beni o Le fonH della dinamica nel mercato dei beni: § La produzione si aggiusta lentamente alla domanda § Il consumo si aggiusta lentamente al reddito § L’invesHmento si aggiusta lentamente alla produzione • Poli4ca monetaria: o Aggiustamento veloce del tasso di interesse sul mercato finanziario. Appendice- Il modello IS-LM in formule Per derivare esplicitamente la curva IS: Bisogna esplicitare una forma funzionale per il consumo e per l’invesHmento: SosHtuendo o0eniamo: Risolvendo per Y si ricava il livello di equilibrio della produzione come funzione del tasso di interesse Per la rappresentazione grafica conviene scriverla come: La posizione della curva IS è determinata dall’interce0a, ovvero dal livello della componente autonoma. Quindi variazioni della componente autonoma determinano gli spostamenH della curva IS. Per un dato tasso di interesse i, una variazione DeltaA nella spesa autonoma fa crescere la produzione di: (sarebbe la derivata parziale rispe0o ad A) L’inclinazione della curva IS dipende dalla misura in cui la produzione di equilibrio varia al variare del tasso di interesse. A parità di A, una variazione del tasso di interesse Deltai fa variare il reddito di: Un aumento della spesa autonoma A sposta la curva orizzontalmente verso destra. La curva è poco inclinata se, a seguito di una piccola variazione di i, la produzione deve variare molto per riportare in equilibrio il mercato dei beni. La curva LM è cara0erizzata dalla seguente formula funzionale: Consideriamo la seguente relazione lineare tra moneta, produzione e tasso di interesse: Risolvendo per Y, ricaviamo il livello di equilibrio di Y in funzione di i: Risolvendo per i, ricaviamo la formula per la rappresentazione grafica: All’aumentare della probabilità di fallimento p aumenta il premio per il rischio x. L’avversione al rischio del creditore fa si che anche qualora il rendimento a@eso del Ctolo rischioso fosse uguale a quello del Ctolo privo di rischio, il rischio stesso renderebbe gli obbligazionisC rilu@anC a detenere il Ctolo rischioso. Per convincerli, il premio per il rischio x dovrebbe aumentare ulteriormente. Il modello IS-LM esteso Estendiamo il modello tenendo conto della differenza tra tassi di interesse nominali e reali e del premio per il rischio. Queste considerazioni influenzano l’invesCmento dire@amente. Considereremo l’inflazione a@esa nulla così che la banca centrale sia in grado di controllare dire0amente il tasso reale.ù Relazione IS: Relazione LM: Chiameremo r “tasso di policy” e r+x “tasso sui pres==”, poiché rappresenta il tasso a cui le imprese possono prendere a presHto. La curva LM è sempre data da una re0a orizzontale in corrispondenza del tasso di policy e la curva IS è una curva con pendenza negaHva. Immaginiamo ora che ci sia uno shock finanziario avverso, Hpo un aumento del premio per il rischio. Un aumento di x, in seguito allo shock, sposta la curva IS verso sinistra. Dato che la causa dello spostamento della curva IS è di natura finanziaria, la poliHca monetaria potrebbe sembrare la soluzione migliore. Quindi una sufficientemente grande riduzione del tasso di policy potrebbe riportare la produzione al suo livello originario, ma il tasso di policy necessario potrebbe essere negaHvo. In presenza dello zero lower bound la banca centrale potrebbe non essere in grado di raggiungerlo. Una riduzione del tasso di policy può controbilanciare un aumento del premio per il rischio, ma lo zero lower bound potrebbe porre una limitazione alla riduzione del tasso di policy reale. APPUNTI LEZIONE Approssimazioni uHli (== approssimazione) (1+x)(1+y)=1+x+y+xy== 1+x+y (xy li tolgo se sono “piccoli”) x,y<0.20 (1+x)/(1+y)==1+x-y Capitolo 7 Un viaggio nel mercato del lavoro • Popolazione aBvaà individui di età 15+ che sono occupaH, in cerca di occupazione o ina4vi in età lavoraHva (15-64 anni). • Forze di lavoroà lavoratori occupaH+ lavoratori in cerca di occupazione • Fuori dalle forze di lavoro ( inaBvi in età lavoraCva + inaBvi in età non lavoraCva)à individui in età lavoraHva non in cerca di un’occupazione + individui ina4vi in età non lavoraHva • Tasso di partecipazioneà rapporto tra le forze di lavoro e popolazione a4va • Tasso di disoccupazioneà rapporto tra il numero di disoccupaH e le forze di lavoro I flussi di lavoratori Un certo tasso di disoccupazione può indicare situazioni diverse: • Un mercato del lavoro vivace, con molte interruzioni dei rapporH di lavoro, ma molte assunzioni • Un mercato del lavoro asfi4co, con una disoccupazione di lungo periodo. Movimen= all’interno della disoccupazione Quando l’economia è in recessione, le imprese reagiscono alla riduzione della domanda in due modi: riducendo le assunzioni di nuovi lavoratori e licenziando i lavoratori a@ualmente occupaC. Quando la disoccupazione è elevata è più probabile che i lavoratori occupaC perdano il lavoro ed è meno probabile che i lavoratori disoccupaC trovino un lavoro ( la durata della disoccupazione aumenta). La determinazione dei salari In Europa, per la determinazione salariale, si ricorre spesso alla contra@azione colleBva, ossia contra@azioni che avvengono tra imprese e sindacaC. Due fa0ori rilevanH: • I lavoratori percepiscono solitamente un salario superiore al loro salario di riserva, cioè il salario che li rende indifferenH tra lavorare ed essere disoccupaH • I salari di solito dipendono dalle condizioni prevalenC sul mercato del lavoro: più basso è il tasso di disoccupazione, maggiori sono i salari. Contra?azione del salario La forza contra0uale di un lavoratore dipende: • Dal costo, in caso di dimissioni, che l’impresa paga per sosHtuirlo • Dalla difficoltà a trovare un nuovo lavoro Di conseguenza la forza contra0uale è influenzata: • Dalla natura del lavoro • Dalle condizioni prevalenH sul mercato Salari di efficienza Ci sono casi in cui le imprese potrebbero voler pagare un salario superiore a quello di riserva, per far sì che siano più produ4vi. Le teorie che legano produBvità e salario son de@e dei salari di efficienza, che dipendono dalla natura del lavoro e dalle condizioni del mercato. Salari, prezzi e disoccupazione Equazione salari Il salario nominale aggregato, W, dipende da: 1. Il livello a@eso dei prezzi Pe: Pe saleà W sale 2. Il tasso di disoccupazione, u: u scendeà W sale 3. Una generica variabile, z, che rappresenta tu@e le altre variabili che influenzano la determinazione dei salari Gli altri fa?ori In z sono incluse variabili come: sussidio di disoccupazione, salario minimo, livello di protezione dei lavoratori. Definiamo posiHvamente la relazione tra z e il livello dei salari: z aumentaà W aumenta La determinazione dei prezzi I prezzi dipendono dai cosC che, a loro volta, dipendono dalla funzione di produzione, ossia la relazione tra gli input impiegaH e l’output prodo0o. • Assumiamo che le imprese producano beni usando un unico fa0ore produ4vo, il lavoro: Y=AN. Y è la produzione, N l’occupazione e A la produ4vità del lavoro. Il mercato del lavoro è cara0erizzato da: WS W=PeF(u,z) -à salario reale a0eso: W/Pe=F(u,z) PS P=(1+m)Wà salario reale effe4vo W/P=1/(1+m) Capitolo 8 Inflazione, inflazione a6esa e disoccupazione Ricordiamo dal cap 7 che: W= PeF(u,z) e P= (1+m)W E assumiamo che: Compiendo delle sosHtuzioni, o0eniamo: Ossia la relazione tra il livello dei prezzi, il livello a@eso dei prezzi e il tasso di disoccupazione. Possiamo ora o0enere una relazione tra inflazione, inflazione a@esa e disoccupazione: Con pi greco indichiamo l’inflazione e con pi greco e indichiamo l’inflazione a@esa. Questa relazione ci indica che: • Se l’inflazione a@esa aumenta, aumenta l’inflazione • Se m o z aumentano, aumenta l’inflazione • Se aumenta il tasso di disoccupazione, si riduce l’inflazione Usando degli indici temporali NoHamo che non ci sono indici temporali per m o z perché variano molto lentamente nel tempo. La curva di Phillips: la prima riformulazione IpoHzziamo che: • L’inflazione flu@ui di anno in anno intorno ad un certo valore • L’inflazione non sia persistente (l’inflazione di ieri non è un buon indicatore dell’inflazione di oggi) Ha senso, quindi, in fase di determinazione salariale, assumere che l’inflazione a@esa quest’anno sia pari a . L’equazione diventa quindi: Questa è la curva di Phillips nella sua formulazione originaria. Dovremmo quindi osservare una relazione negaHva tra tasso di disoccupazione e tasso di inflazione, un trade-off. ( se il tasso di disoccupazione aumenta, l’inflazione diminuisce) Dal 1970 in poi, il trade off tra disoccupazione e inflazione è scomparso. Vedi che nel primo grafico un tasso basso ha un’inflazione alta. Nel prossimo grafico questo non c’è. Ma perché la curva è scomparsa? • Il tasso di inflazione divenne più persistente • Divenne più probabile che un’elevata inflazione in un anno fosse seguita da un’elevata inflazione l’anno successivo • Individui e imprese cominciarono a tenere conto della persistente inflazione • Il meccanismo di formazione delle aspe0aHve cambiò, alterando la relazione tra inflazione e disoccupazione. Supponiamo che le aspe0aHve si formino in base a: L’inflazione a0esa dipende in parte da un valore costante, con peso (1- θ), e in parte dall’inflazione dell’anno precedente, con peso θ. Tanto maggiore è θ e tanto più l’inflazione passata spinge i lavoratori e le imprese a rivedere le proprie aspe0aHve. SosHtuiamo questa equazione nella relazione di prima: Se l’inflazione è bassa e non persistente, è ragionevole pensare che θ=0 e che quindi l’inflazione a0esa sia costante. In questo caso si o4ene la curva di Phillips originaria: Se l’inflazione è alta e persistente, θ=1, o0eniamo: Si o4ene così una relazione tra la variazione del tasso di inflazione e il tasso di disoccupazione. • Una disoccupazione elevata comporta un’inflazione decrescente • Una disoccupazione moderata comporta un’inflazione crescente. Per disHnguerla dalla curva originaria, questa viene chiamata curva di Phillips modificata o corre0a per le aspe0aHve o accelerata. La curva di Phillips e il tasso naturale di disoccupazione Il trade-off tra disoccupazione e inflazione può esistere solo in presenza di una so@osCma della determinazione dei salari. Se il governo tentasse di sostenere un’elevata occupazione, acce@ando quindi un’inflazione maggiore, il trade-off scomparirebbe e il tasso di disoccupazione non scenderebbe so@o un certo livello, de@o tasso naturale di disoccupazione. Il tasso naturale di disoccupazione è quel tasso in corrispondenza del quale il livello effeBvo dei prezzi è uguale al livello a@eso dei prezzi. Imponendo la condizione di uguaglianza , o0eniamo: Risolvendo per il tasso naturale o0eniamo: Quanto più elevato è il markup o gli altri fa@ori, tanto maggiore è il tasso naturale di disoccupazione. Si può quindi riscrivere la relazione tra inflazione, inflazione a@esa e disoccupazione: E sosHtuiamo Un ricavato prima: Se il tasso a@eso d’inflazione è ben approssimato da quello dell’anno precedente, si avrà: formula finale Così si collegano il tasso di inflazione, il tasso a0eso di inflazione e la deviazione del tasso di disoccupazione dal tasso naturale. La relazione effeBva tra crescita della produzione e variazione del tasso di disoccupazione è nota come legge di Okun • esiste un livello minimo di crescita della produzione che deve essere mantenuto per non aumentare il tasso di disoccupazione: tasso normale di crescita • il coefficiente della crescita della produzione 𝛽 è maggiore di -1. Tasso normale di crescita Perché se la crescita della produzione non è almeno uguale al tasso normale la disoccupazione non diminuisce? IpoHzziamo che: • la forza lavoro cresca del 1,7% annuo • la produ4vità cresca del 1,3% annuo La funzione di produzione è Y=f(AN), A=produ4vità e N=lavoratore Quindi la produzione deve crescere almeno del 3% (1,7+1,3). Se aumenta ulteriormente (gyt>3%) consente di assumere dei disoccupaH e quindi ridurre il tasso di disoccupazione. Esercizio lezione Supponiamo di aver sHmato ut-ut-1= ∆ut=-0,5gyt+1,5 Quant’è 𝛽? Quant’è ? Beta è 0,5, per formula Un aumento del tasso di occupazione non implica una diminuzione proporzionale della disoccupazione, infa4: 1. le imprese aggiustano l’occupazione in misura meno che proporzionale (la riposta delle imprese a periodi di crisi viene indicata come “labor hoarding”, cioè preferiscono far lavorare di più i lavoratori già impiegaH) 2. alcuni posC di lavoro vengono daC a lavoratori fuori dalla forza lavoro e non propriamnete disoccupaH. Data la seguente relazione: Varrà che: ConHnueremo ad ipoHzzare: 1. Variazione della produzione si rifle0ono in uguali misura su variazioni dell’occupazione 2. Forza lavoro costante Se entrambi i punH valgono, allora: Una variazione percentuale della produzione dovrebbe modificare la disoccupazione dello stesso ammontare. Il modello IS-LM-PC Dal breve al medio periodo Prendendo come riferimento il primo grafico, ipoCzziamo che la banca scelga il tasso r, al quale corrisponde una produzione Y. Questo è l’equilibrio di breve periodo già visto. Nel secondo grafico, la curva PC sta dicendo che così si avrà un tasso di inflazione maggiore del tasso a@eso 𝜋 (il segno sopra) ovvero quello in corrispondenza della produzione potenziale, c’è quindi un output gap posiCvo (differenza tra produzione e produzione potenziale) e un aumento di inflazione: l’economia si sta surriscaldando. In questo caso è plausibile un intervento della poliCca economica, Hpo aumentare il tasso di interesse per riportare la produzione al suo livello potenziale (Yn), prima che si destabilizzino le aspe0aHve. Questo sarà l’equilibrio di medio periodo. L’equilibrio con r=rn ( o di Wicksell), si cara0erizza per: Nel medio periodo, l’economia converge verso la produzione potenziale e l’inflazione converge verso il tasso obie4vo. IpoHzziamo un aumento del prezzo reale del petrolio, che farà quindi aumentare i cosH di produzione. Le imprese, per mantenere il medesimo tasso di profi0o, potrebbero aumentare il markup. Un aumento del markup porta a una riduzione del salario reale e a un aumento del tasso di disoccupazione naturale. Nel breve periodo, un aumento del prezzo porta una maggiore inflazione. Se l’aumento è permanente, nel medio periodo porterà a una minor produzione. Come dire0a conseguenza dell’aumento del tasso naturale di disoccupazione, si riduce il tasso naturale di occupazione. Dunque si riduce il livello di produzione potenziale e quindi la produzione si ritrova sopra il nuovo livello potenziale. La banca centrale si troverà costre0a ad aumentare il tasso di policy per contrastare l’aumento dell’inflazione, riducendo il livello di produzione. Si osserva dunque una stagflazione, ossia recessione accompagnata da un aumento dell’inflazione. Gli effeJ del distanziamento sociale durante il Great Lockdown Ci possono essere shock causaH da ragioni indipendenH dall’economia, come nel 2020 con il Covid- 19 e il distanziamento sociale, che ha portato molte imprese a fermare le loro lavorazioni. Effe[ sulle relazioni di fissazione dei prezzi e dei salari La relazione di fissazione dei prezzi PS è ora verCcale, perché l’occupazione viene presa ora come un dato. Il numero dei lavoratori che ora possono lavorare è molto più basso. Questo si traduce in un tasso di disoccupazione naturale più elevato, con conseguenza in una produzione potenziale rido@a. La relazione WS diventa orizzontale a un livello salariale 1/(1+m), dove m è il markup pre-blocco, in quanto durante il blocco le imprese non possono assumere più lavoratori e i salari sono congelaC dai regimi pubblici di sostegno all’impiego per far si che il salario rimanga invariato. Effe[ sul tasso di disoccupazione naturale Nel breve periodo, un lockdown fa ridurre la produzione. Il crollo della domanda fa spostare la IS verso sinistra. La produzione diminuisce nel breve e nel medio periodo. Supponiamo di parHre dal punto A di equilibrio, dove Y=Yn e tasso reale=rn. Con l’inizio del blocco assisHamo a una diminuzione di Yn. La domanda diminuisce ,perché molH lavoratori non lavorano e non hanno reddito, e la IS si sposta verso sinistra (IS’). A ciò si aggiungono gli annullamenH dei piani di invesHmento delle imprese. Ora i policy maker potrebbero: • I governi potrebbero optare misure di poliHca fiscale espansiva cercando di spostare la IS verso destra (IS”) • Le banche centrali potrebbero diminuire il tasso di policy, spostando la LM verso il basso. In ambo i casi, la produzione potenziale sarà più bassa di prima. Conclusioni 1. Gli effeB di shock o cambiamenC nella poliCca economica sono divisi nel breve e medio periodo. 2. Le flu@uazioni della produzione, chiamate ciclo economico, sono le variazioni della produzione a@orno al suo trend 3. L’economia è costantemente colpita da shock 4. Ogni shock ha effeB dinamici sulla produzione e sulle sue componenC. QuesH effe4 dinamici si chiamano meccanismi di propagazione dello shock. Quindi, nel breve periodo la domanda determina la produzione. Nel medio periodo, con la poliCca economica, la produzione torna al suo livello potenziale. Capitolo 10 Come si misura la qualità della vita Nel lungo periodo domina la crescita e non le flu0uazioni Hpiche del breve e medio periodo. La crescita è dire0amente collegata alla qualità della vita. La variabile fondamentale in questa analisi è il Pil pro capite, cioè il Pil di un paese diviso il numero dei suoi abitanC. Si può usare per fare confronH tra paesi. Quanto minore è il livello pro capite in un paese, tanto minori saranno i prezzi dei beni alimentari e dei servizi essenziali in quel paese. Il confronto tra tenori di vita in paesi diversi è più significaCvo, correggendo per gli effeB sia delle variazioni di cambio, sia delle differenze sistemaCche dei prezzi tra paesi. I daC aggiustaC prendono il nome di da4 in parità dei poteri di acquisto (ppp). Ciò che conta per il benessere delle persone è il loro livello di consumo e non tanto il loro reddito. Dal lato della produzione, la misura appropriata è il prodo@o per ora lavorata. Inoltre il livello di tenore di vita è associato alla felicità degli individui. Esempio crescita paesi ricchi dal 1950 Il Pil Pro capite è aumentato di 3,8 volte negli USA e così via. Uno schema per pensare alla crescita La funzione di produzione aggregataàspecifica la relazione tra produzione aggregata e input produBvi, Y=F(K,N). Yà produzione aggregata Kà capitale-somma di macchinari, impianH, uffici e immobili. La relazione tra produzione e inves4mento 3 ipotesi: 1. Economia chiusaà I=S+(T-G) 2. Risparmio pubblico T-G uguale a zeroà I=S 3. Il risparmio privato sia proporzionale al redditoà S=sY O@eniamo: It=sYt Inves4mento e accumulazione di capitale Relazione tra invesCmento e accumulazione di capitale L’evoluzione dello stock di capitale è data da: Combinando la relazione tra produzione e invesHmento e la relazione tra invesHmento e accumulazione di capitale, si o4ene la relazione tra produzione e accumulazione di capitale: Il capitale per lavoratore iniziale è uguale al capitale per lavoratore dell’anno precedente (al ne0o del deprezzamento), più l’invesCmento per lavoratore effe@uato nell’anno precedente, cioè il tasso di risparmio molHplicato per il prodo0o per lavoratore. La variazione dello stock di capitale per lavoratore (rappresentata dalla differenza a sinistra) è uguale al risparmio per lavoratore meno il deprezzamento per lavoratore. Le dinamiche del capitale e della produzione SosHtuendo nell’equazione precedente il prodo0o per lavoratore (Y/N) con la sua espressione in termini di capitale per lavoratore si ha: Se l’inves=mento per lavoratore eccede il deprezzamento per lavoratore, la variazione del capitale per lavoratore è posiHva: il capitale per lavoratore aumenta. Se l’inves=mento per lavoratore è inferiore al deprezzamento per lavoratore, la variazione del capitale per lavoratore è negaHva: il capitale per lavoratore diminuisce. La situazione in cui prodo@o per lavoratore e capitale per lavoratore sono costanC è chiamata lo stato stazionario dell’economia. Il valore del capitale per lavoratore di stato stazionario è dato da: Dato il capitale per lavoratore (K*/N), il valore di stato stazionario del prodo@o per lavoratore (Y*/N) è dato da: Tasso di risparmio e produzione L’analisi fa0a finora conduce a 3 conclusioni: 1. Il tasso di risparmio non ha alcun effe@o sul tasso di crescita di lungo periodo del prodo@o per lavoratore, che è pari a zero. 2. Il tasso di risparmio determina il livello di prodo@o per lavoratore nel lungo periodo. 3. Un aumento del tasso di risparmio porterà a una crescita maggiore per un certo periodo di tempo, ma non per sempre. Un paese con un maggiore tasso di risparmio raggiunge un maggior livello della produzione per lavoratore in stato stazionario: Gli effe4 di un aumento del tasso di risparmio sul prodo0o per lavoratore: Gli effe4 di un aumento del tasso di risparmio sul prodo0o per lavoratore in un’economia con progresso tecnologico: Il governo può usare vari strumenH per influenzare il tasso di risparmio, modificando il risparmio pubblico e /o usare le imposte per influenzare quello privato. Ma a quale tasso di risparmio si dovrebbe ambire? SposHamo l’a0enzione dalla produzione al consumo. Infa4, ciò che interessa agli individui non è il livello della produzione, ma del consumo. Il consumo può diminuire nel breve e anche nel lungo periodo. Consideriamo due casi estremi: • Un’ economia nella quale il tasso di risparmio sia uguale a zero è un’economia in cui il capitale è uguale a zero e quindi il consumo è nullo nel lungo periodo. • Se il tasso di risparmio è uguale a 1, il livello di capitale e produzione sarà alto, ma visto che gli individui risparmiano tu0o, il consumo sarà nullo. Questo fa capire che vi sarà un valore intermedio del tasso di risparmio, tra 0 e 1, per il quale il livello di consumo stazionario è massimizzato. Il livello di capitale associato a un valore del tasso di risparmio che massimizza il consumo per lavoratore è chiamato livello di capitale di regola aurea. Capitale umano, capitale fisico e produzione • Un aumento del tasso di risparmio aumenta il capitale per lavoratore di stato stazionario e quindi il prodo@o per lavoratore. • Questo si estende al capitale umano • Nel lungo periodo, il prodo@o per lavoratore dipende sia da quanto una società risparmia (per accumulare capitale fisico), sia da quanto spende per l’istruzione (per accumulare capitale umano). Crescita endogena Abbiamo de0o che un paese che risparmia di più e/o spende di più per l’istruzione raggiungerà un maggior livello di prodo0o per lavoratore in stato stazionario, ma non sappiamo come questo paese possa sostenere una crescita perennemente maggiore del prodo@o per lavoratore. I modelli che affrontano questo sono i modelli di crescita endogena, dove la crescita, nel lungo periodo, dipende da variabili come il tasso di risparmio e il tasso di invesCmento in istruzione. Quindi l’accumulazione di capitale fa crescere la produzione ma da sola non può sostenere la crescita. Capitolo 12 Progresso tecnologico e tasso di crescita Progresso tecnologico e funzione di produzione Il progresso tecnologico può manifestarsi in diversi modi: • Generare più produzione a parità di capitale e lavoro • ConsenHre una produzione di migliore qualità • Realizzare nuovi prodo4 In ogni caso, fornisce maggiori servizi ai consumatori. Possiamo considerare il progresso tecnologico come un fa@ore che aumenta la produzione a parità di fa@ori produBvi impiegaC. Indicando con A lo stato di tecnologia, avremo la seguente funzione di produzione: O nella forma più compa@a: Possiamo quindi pensare al progresso tecnologico in due modi equivalen4: • Riduce il numero di lavoratori necessari per o@enere una data quanCtà di prodo@o • Aumenta il prodo@o o@enibile con un dato numero di lavoratori. Quindi pensiamo ad AN come all’ammontare di lavoro effeBvo nell’economia. Assumendo rendimenC di scala costanC, per un dato stato della tecnologia A, raddoppiare sia la quanHtà di capitale sia di lavoro consente di o0enere una quanHtà doppia di prodo0oà 2Y=F(2K,2AN) In generale per ogni numero xà xY=F(xK,xAN). Per o0enere la relazione tra prodo?o e capitale per unità di lavoro effe[vo, poniamo x=1/AN nell’equazione precedente e scriviamo: Oppure: Il prodo@o per unità di lavoro effeBvo è una funzione del capitale per unità di lavoro effeBvo. Interazione tra produzione e capitale Analizziamo ora prodo0o e capitale per unità di prodo0o effe4vo. So0o le stesse ipotesi del cap 11, l’invesCmento è dato da: I=S=sY, e quindi: La relazione tra inves4mento per unità di lavoro effe[vo e capitale per unità di lavoro effe[va sarà: Il livello di inves4mento necessario per mantenere un dato livello di capitale per unità di lavoro effe[vo è dato da: In modo più preciso, l’ammontare di invesCmento per unità di lavoro: Dinamica di capitale e produzione Nel grafico sopra, per (K/AN0), il prodo0o per unità di lavoro effe4vo è pari alla distanza AB. L’invesHmento è dato da AC. L’ammontare di invesHmento richiesto per mantenere quel livello di capitale per unità di lavoro è AD. Poiché l’invesHmento eccede quanto richiesto, per mantenere costante il livello di capitale per unità di lavoro effe4vo K/AN aumenta. Partendo da (K/AN0), l’economia si muove verso destra, con un livello crescente di capitale per unità di lavoro effe4vo. In stato stazionario, il capitale e il prodo0o per unità di lavoro sono costanH e pari rispe4vamente a (K/AN)* e (Y/AN)*. In stato stazionario, il tasso di crescita della produzione è uguale al tasso di progresso tecnologico (gA) più il tasso di crescita della popolazione (gN). Entrambi non dipendono dal tasso di risparmio, di conseguenza il tasso di crescita della produzione è indipendente dal tasso di risparmio. In stato stazionario il prodo@o per lavoratore cresce al tasso di progresso tecnologico. EffeJ del tasso di risparmio In stato stazionario il tasso di crescita della produzione dipende soltanto dal tasso di crescita demografica e dal tasso di progresso tecnologico. Le variazioni del tasso di risparmio non influenzano il tasso di crescita di stato stazionario, ma il livello di prodo@o per unità di lavoro effeBvo. In seguito all’aumento del tasso di risparmio, il capitale e il prodo0o per unità di lavoro effe4vo aumentano per qualche tempo prima di convergere al loro nuovo livello. Ci si potrebbe aspe0are che, poiché l’aumento della produ4vità porta alcune imprese a ridurre l’occupazione, ci vorrà del tempo prima che nuovi posH di lavoro sosHtuiscano i vecchi. L’evidenza, tu0avia, suggerisce che non è così. I robot potrebbero andare a sosCtuire i lavoratori meno qualificaC e nel tempo anche quelli con competenze più elevate. Uno studio sul mercato del lavoro conferma l’effe4va distruzione di alcuni posH di lavoro da parte dei robot. Bisogna però chiedersi se ciò non comporC comunque alla creazione di posC di lavoro in altre imprese. Tu0avia dai daH esce che sin dalla pandemia i tassi di disoccupazione statunitensi erano ai minimi storici. Dunque risulta palese un assorbimento di eventuali posC di lavoro soppiantaC da robot da parte di altre imprese o se@ori. Resta aperta però la quesHone in merito agli sCpendi o@enuC dai lavoratori nell’eventuale nuovo posto di lavoro, che potenzialmente sarà minore di prima. Inequality Progresso tecnologico, “rimescolamento” e disuguaglianza La distruzione creatrice di Shumpeter: • Nuovi beni vengono sviluppaC, rendendone altri obsoleC • Nuove tecniche vengono implementate, rendendo alcune abilità meno uCli. Questo processo di rimescolamento si nota in alcune professioni come sellai e fabbri, ormai scomparse per sempre. Ci sono però professioni come auHsH e informaHci che un tempo erano assenH. L’aumento della disuguaglianza salariale Per coloro che soni occupaC in se@ori entraC in crisi, il progresso tecnologico può significare la perdita del posto di lavoro, disoccupazione e salari futuri più bassi. La disuguaglianza salariale è aumentata molto negli ulCmi anni. Infa4 i soggeB a basso livello di istruzione hanno visto diminuire il proprio salario. Ecco un grafico che mostra l’evoluzione dei salari relaHvi per livello di istruzione: Le cause dell’aumento della disuguaglianza dei salari Il principale fa0ore dietro all’aumento del salario dei lavoratori qualificaH relaHvamente a quello dei lavoratori poco qualificaH sia un costante aumento della domanda di lavoratori qualificaC rispe@o a quella dei poco qualificaC. Alla base di questo cambiamento di domanda troviamo: • Il commercio internazionale • Il progresso tecnologico orientato verso il lavoro qualificato. Disuguaglianza e il top 1% Quando si studia la disuguaglianza a livelli di ricchezza elevaC, il salario non è più uno strumento per misurare de@a disuguaglianza, perché gli imprenditori o0engono grosse percentuali, se non la totalità, del loro reddito da plusvalenze finanziarie e dal reddito proveniente dal capitale. Quindi chi è questo 1%? Un gruppo è dato dagli eredi e un altro dai grandi imprenditori. Un modo per spiegare il perché quesH gruppi sono così ricchi è puntare il dito verso consigli di amministrazione di società con pessima governance societaria, cioè l'insieme delle regole e dei processi che regolano il funzionamento della società e la composizione dei suoi organi, che garanHsce ai CEO delle retribuzioni esorbitanH. Altro fa0ore può essere la tecnologia, che perme0e a imprese come Facebook rendimenH di scala crescenH. Ciò comporta la creazione di colossi con molH clienH e dunque elevaH profi4. Crescita e disuguaglianza È possibile che un paese cresca senza disuguaglianza. Infa4 non tu0e le economie avanzate sono come gli USA. C’è un generale aumento della ricchezza del top 1%, ma ne0amente minore. Un indice per analizzare la disuguaglianza all’interno di un paese è l’indice di Gini. Varia da 0 a 1, dove 0 indica completa uguaglianza e 1 completa disuguaglianza. Cambiamento clima=co e surriscaldamento globale È noto il mal funzionamento dei mercaC in presenza di esternalità. Una delle esternalità maggiori è l’emissione dei gas serra, di cui il più importante è il CO2, la cui quanCtà nell’atmosfera determina la forza dell’effe@o serra. Se eccessivo, questo effe@o comporta l’aumento generale della temperatura, causando il riscaldamento globale. Dalla rivoluzione industriale in poi l’uso di combusHbili fossili ha portato a un grande aumento di CO2 nell’aria. Pensando al futuro, la quesHone predominante è quanto velocemente si verificherà il riscaldamento globale, Senza poliCche climaCche, si prevede che la temperatura arriverebbe a livelli tali per cui gran parte del pianeta diverrebbe inabitabile. Una scelta oBmale di poliCche da a@uare sarebbe dare un prezzo alle emissioni di carbonio, per internalizzare le esternalità. Resta comunque complesso raggiungere un accordo di Hpo internazionale, rischiando tensioni poliHche tra paesi. Vedi libro ma è useless Capitolo 14 Merca4 delle a[vità finanziarie, ricchezza e differenza tra mercato azionario e economia Prezzi degli asset (a[vità finanziaria) • Prezzo dell’aBvitàà valore a0uale scontato dei flussi di cassa futuri a0esi • La ricchezza consiste nei beni e nei prodo4 che desideriamo consumare o nelle cose (fabbriche, macchinari, ecc..) che ci danno la capacità di produrre tali beni e servizi • Le aBvità finanziarie nascono dal desiderio di posHcipare il consumo in modo da poter risparmiare denaro, sia per ragioni precauzionali sia per invesHre in modo da poter consumare più beni e servizi in futuro. Le aBvità finanziarie non sono una ricchezza, ma un diri@o (credito) sulla ricchezza reale. Il calcolo del valore presente scontato a6eso Il valore presente scontato a@eso di un euro l’anno prossimo è 1/(1+it). Il termine presente deriva dal fa0o che sCamo guardando il valore in termini di euro oggi. Il termine scontato deriva dal fa0o che il valore futuro è scontato da un fa@ore di sconto, 1/(1+it). o Rischio di insolvenza o defaultà il rischio che l’emi@ente del Ctolo non rimborsi l’intero ammontare promesso dal Ctolo stesso o Rischio di prezzoà legato all’incertezza del prezzo a cui sarà possibile vendere il Ctolo prima della scadenza. Rischio e scadenza sono fa@ori fondamentali per la determinazione dei tassi di interesse sui Ctoli. In base alla diversa maturità, ogni Htolo ha un suo prezzo e un suo rendimento: • I rendimenH dei Htoli a maturità breve sono chiamaH tassi di interesse a breve termine • I rendimenH di Htoli con maturità più lunga sono de4 tassi di interesse a lungo termine. Il ruolo del rischio Il rischio è un fa@ore importante che gli invesCtori devono prendere in considerazione. Consideriamo la scelta di invesHre in un Htolo annuale o invesHre per un anno in Htolo biennale. La prima opzione è priva di rischio, la seconda no: non è possibile sapere in anHcipo quale sarà il prezzo a cui si potrà rivedere il Htolo tra un anno. Premio di rischio Prezzo con premio per il rischio x sul Ctolo biennale: Per cui il rendimento biennale è: Che è la media del tasso a un anno a@uale e a@eso più un premio per il rischio. FOCUS: il vocabolario dei merca= obbligazionari • Titoli di Statoà obbligazioni emesse dai governi • Obbligazioni societarieàobbligazioni emesse da imprese • Ra4ng delle obbligazionià raCng per il rischio di default • Premio per il rischioà la differenza tra il tasso di interesse pagato su una determinata obbligazione e il tasso di interesse sull’obbligazione con il miglior raCng • Obbligazione spazzaturaà obbligazioni ad alto rischio di default • Obbligazioni a scontoà obbligazioni che prome@ono un unico pagamento alla scadenza chiamato valore nominale. Il mercato azionario e l’andamento del prezzo delle azioni Sebbene i governi si finanzino a0raverso l’emissione di Htoli, le imprese si possono finanziare in 4 modi: 1. Finanziamento internoà consiste nell’uClizzo degli uCli 2. Finanziamento esternoà ricorso al presCto bancario 3. Finanziamento con debitoà può assumere la forma di obbligazioni e di presCC non- bancari 4. Pres4to azionarioà avviene a@raverso l’emissione di azioni: invece di pagare imporC predeterminaC, le azioni pagano dividendi di ammontare decisi discrezionalmente dalla società. Il prezzo delle azioni come valore a?uale Possiamo derivare il prezzo di un’azione analizzando le conseguenze dell’arbitraggio tra Htoli annuali e azioni. Immaginiamo che decidiate di invesHre in un’azione per un anno. Sia $Qt il prezzo dell’azione, $Dt il dividendo dell’anno corrente, $De t+1 il dividendo a0eso l’anno successivo. Supponiamo di osservare il prezzo dell’azione immediatamente dopo il pagamento del dividendo corrente. Acquisteremo quindi un’azione oggi, riceveremo un dividendo a un anno da oggi e poi rivenderemo l’azione. Quindi, per ogni euro che invesHrete in azioni vi aspe0erete di ricevere ($De t+1+$Qe t+1)/ $Qt euro tra 1 anno. Il ragionamento per il Htolo a un anno è idenHco a prima. Detenere azioni è rischioso, molto più rischioso che invesHre in un Htolo annuale. Nel caso delle azioni, il premio per il rischio prende il nome di premio per il rischio azionario (equity premium). L’equilibrio richiede quindi che il rendimento a?eso di un’azione detenuta per un anno debba essere uguale al rendimento di un 4tolo annuale più il premio per il rischio azionario (x): Riorganizziamo i termini: Tra un anno, gli invesCtori dovranno decidere se invesCre in Ctoli o in azioni e varrà nuovamente la stessa condizione di arbitraggio: SosHtuendo $Qe t+1 nell’equazione precedente: Se ripeCamo l’operazione per i prossimi anni n o@eniamo: Guardiamo all’ulHmo addendo di questa equazione: se le persone non si aspe@ano che il prezzo esploderà in futuro, allora $Qe t+n andrà a 0 all’aumentare di n. Supponiamo, inoltre, che le persone si aspeBno che il prezzo dell’azione converga a un qualche valore in un futuro remoto. All’aumentare di n anche questo termine andrà a zero. In questo caso l’equazione precedente diventa: Il valore di un’azione è quindi pari al valore a@uale del dividendo dell’anno successivo, scontato usando il tasso di interesse corrente maggiorato del premio per il rischio, più il valore a@uale del dividendo tra due anni, scontato uClizzando il tasso di interesse corrente e il tasso di interesse a@eso per l’anno successivo, entrambi maggioraC del premio per il rischio azionario e così via. Questa relazione ha 3 importanC conseguenze: • Maggiori dividendi futuri a@esi fanno aumentare il prezzo reale dell’azione • Maggiori tassi di interesse reali a un anno (correnC e a@esi) riducono il prezzo reale dell’azione • Un maggior premio per il rischio azionario riduce il prezzo dell’azione. Un’espansione monetaria e il mercato azionario Supponiamo che la banca centrale decida di ado0are una poliCca monetaria più espansiva, riducendo il tasso di policy reale r. Come reagisce il mercato azionario? • Se il mercato aveva anHcipato tale poliHca, allora non reagirà • Se la manovra è almeno in parte ina0esa, il prezzo delle azioni aumenterà, sia grazie alla riduzione del tasso di interesse sia all’aumento della produzione che ne consegue ( che fa aumentare i profi4 e quindi i dividendi.) Rischio, bolle, mode passeggere (fads) e prezzi degli asset • Valore fondamentaleà il valore a@uale dei dividendi a@esi indicaC nell’equazione che definisce il prezzo di un asset. • Bolle specula4ve razionalià i prezzi delle azioni aumentano solo perché gli invesCtori se lo aspe@ano. • Moda passeggeraà le azioni aumentano di prezzo a causa di aspe@aCve “irrazionali”- per esempio, per la sola ragione che il loro prezzo è aumentato in passato. Capitolo 10 online- la crisi economica Covid Gli effeJ economici del lockdown La produzione diminuisce nei se@ori colpiC a causa del lockdown. Ma quali shock hanno colpito l’economia? • Distanziamento sociale come shock dall’offerta: le imprese non possono più produrre lo stesso livello di output • Distanziamento sociale shock della domanda: si sosCtuiscono beni compraC sul mercato con beni autoprodoB Entrambi i punH implicano una minore spesa. Cosa accade, invece, nei se@ori dove la produzione non viene colpita dire@amente dal lockdown? • Non c’è alcun cambiamento nel livello naturale (potenziale) di produzione, Zn. • Le aziende non sono colpite dal Covid e possono produrre come prima. Conseguenze per la domanda di produzione? Chiamiamo la produzione del se@ore più interessato, cioè quello colpito dire0amente, X, mentre quella di quello non dire@amente interessato ma potenzialmente, Z. ParHamo da una situazione dove entrambi operano al loro livello di produzione naturale. La domanda per la produzione è pari al livello naturale della produzione di quel se@ore. L’equilibrio: L’asse verHcale misura il tasso di interesse, in entrambi. L’asse orizzontale misura la produzione, disHntamente per il se0ore interessato (sinistra) e non (destra). La domanda è rappresentata dalla curva IS; un tasso di interesse più basso aumenta la domanda pere ogni Hpo di merce e quindi le curve IS sono decrescenH. Il tasso di interesse, fissato dalla BC, è lo stesso per entrambi ed è rappresentato dalle curve LM. I livelli di produzione naturali sono Xn e Zn. Supponiamo ora che il governo imponga un blocco e vediamo cosa succede nel lato interessato. Dal lato dell’offerta l’output diminuisce, da Xn a Xn’ (es: ristoranH a cui viene ordinato di chiudere prima). La domanda diminuisce con l’offerta (es: il cliente sa che il ristorante è chiuso e non ci va), e l’equilibrio va da A a B. Questo è ipoteHco, infa4 la domanda potrebbe scendere più dell’offerta. Vediamo ora il se@ore meno interessato: Non c’è cambiamento nel livello naturale di produzione, quindi bisogna analizzare la domanda: • Se i beni prodoB dai due se@ori sono sosCtuibili, c’è un aumento della domanda per i beni prodoB dal se@ore meno interessato (es: cinema non posso, uso neŠlix). Quindi la curva IS si sposta a destra. • Ma data l’incertezza del Covid, le persone tendono a risparmiare di più e quindi limiteranno il consumo. La curva IS si sposta a sinistra. Il grafico sopra mostra un probabile risultato in assenza di poliHca macroeconomica. È probabile che la curva si sposC a sinistra e che l’equilibrio si sposC da A a B e la prod a Z. Quindi in assenza di una poliCca, l’effe@o di un blocco diminuisce la produzione in ambo i se@ori. La risposta della poli=ca macroeconomica La poliHca fiscale non può fare molto per aumentare la produzione nei se0ori colpiH dire0amente. Tu0avia può: • Tutelare le imprese e i lavoratori del se0ore. Infa4 senza aiuH molte aziende rischiano di fallire e molH lavoratori, avendo perso il lavoro, non hanno alcun reddito. • Ridurre le cadute sulla domanda nel se0ore non colpito. Anche la poliHca monetaria può aiutare, diminuendo il tasso ufficiale e aumentare la domanda. L’effe@o potenziale della poliCca fiscale, nel se@ore meno interessato: In assenza di una poliHca la curva IS si sposterebbe verso IS’, ma la poliHca può compensare tale spostamento, facendo in modo che la IS si sposH solo verso IS”. La poliHca monetaria può aiutare, diminuendo il tasso di interesse, spostando la curva da LM a LM’. Con la poliCca la produzione ora è Z, ne0amente maggiore rispe0o a Z’, quello senza poliHca. Sostegno per i lavoratori: • Perme0ere che i lavoratori siano licenziaH dalle imprese e intanto fornire ad essi reddito a0raverso pagamenH dire4 e sussidi. USA • Sostenere le imprese per mantenere inta0o il rapporto di lavoro e così anche fornire reddito ai lavoratori. UE Sostegno per le imprese: • PresHH- senza rimborso se i dipendenH vengono mantenuH. USA • PresHH con garanzia statale al 90%. UE L’economia post-lockdown La maggior parte dei lockdown è terminata entro la fine di maggio 2020. I vincoli di distanziamento sociale sono staH via via rilassaH nel 2021 e nel 2022. Risposta dell’economiaà forte incremento di a4vità. Ci sono buone ragioni che la ripresa non conHnuerà a questo ritmo. Infa4 c’è ancora molta incertezza sul decorso dell’infezione e questo peserà probabilmente sui consumi e sugli invesHmenH. Inoltre molte imprese che sono sopravvissute al blocco, acce0ando presHH, hanno accumulato debiH fino ad andare in banca ro0a, facendo aumentare la disoccupazione. La sfida poliHca è quindi quella di combinare la protezione con gli incenHvi a ricollocarsi per coloro che hanno poche probabilità di riavere il loro lavoro. Per vedere ciò usiamo il modello IS-LM-PC. Nel grafico giù, ipoCzziamo che la produzione nel breve termine, Yt, scenda al nuovo livello di output potenziale Yn’ (ipoHzzando che la domanda scenda in modo che l’output effe4vo, Yt, sia uguale all’output potenziale inferiore). Rimarrà così nel medio periodo e le poliCche non possono ambire ad aumentare la produzione, perché qualsiasi poliHca nel breve non rimarrà nel medio. Il governo dovrebbe riprisCnare la capacità produBva e migliorare gli incenCvi per la creazione di nuove imprese. c. i=8 G=500, molHplicatore spesa pubblica? Nuova curva IS si sposta a destraà Y=2500-90i, Y*=1780 DeltaG=100 DeltaY= 500, perché nella vecchia curva, con i=8 avrei Y*=1280 Molitplicatore= 500/100=5. Altri es Capitolo 6 seconda parte Il ruolo degli intermediari finanziari Finora abbiamo considerato la finanza dire@a, ovvero il presCto dire@o da parte dei finanziatori (banche) ai mutuatari finali. In effe4, gran parte dei presHH avviene a0raverso intermediari finanziarià isCtuzioni finanziarie che ricevono fondi dagli invesCtori e poi prestano fondi ad altri. Bilancio di una banca commerciale A4vità, capitale e passività della banca: Asset: a4vo LiabiliHes: passivo • Rapporto patrimonialeà Rapporto tra patrimonio ne@o, o capitale di rischio, e aBvità: 20/100=20% • Leva finanziariaà Rapporto tra aBvità e capitale: 100/20=5 Una leva finanziaria più elevata implica un tasso di profi?o a?eso più elevato, ma implica anche un rischio più elevato di insolvenza e fallimento. (insolvenza: chi non è in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni) • Illiquidità delle a[vità: minore è la liquidità delle aBvità bancarie, più difficile è venderle, maggiore è il rischio di essere vendute a prezzi di svendita ( fire sale prices), cioè prezzi molto inferiori al valore reale, e il rischio che la banca divenC insolvente. • Maggiore è la liquidità delle passività, maggiore è il rischio di svendite e il rischio che la banca divenC insolvente e quindi affronC corse agli sportelli. (corse agli sportelli: i clienH prelevano contemporaneamente tu4 i propri deposiH per paura che la banca divenH insolvente). Tipi di crisi finanziarie: crisi di liquidità e crisi di solvibilità • Insolvenza: un agente è insolvente quando il suo debito rispe@o al suo reddito è così elevato che con alta probabilità non sarà in grado di ripagare il suo debito e gli interessi su esso (debito insostenibile). • Illiquidità: un agente è solvibile ma illiquido quando il suo debito non è insostenibile ma ha grandi quanCtà di debito in scadenza (debito a breve termine) e non è in grado di rinnovarlo (crisi di liquidità, crisi di rollover/run). Bilancio di una banca commerciale La banca centrale può prestare denaro per risolvere problemi di liquidità ma solo alle banche. L’obie4vo è evitare il rischio di collasso di altre banche liquide che sono creditrici della banca in crisi di liquidità (rischio sistemico). Focus: corse agli sportelli Una potenziale soluzione alle corse agli sportelli è un sistema bancario “narrow”, che limita le banche nel concedere presCC e impone di detenere Ctoli di Stato liquidi e sicuri- o limita le banche a contrarre presCC a breve termine per finanziarsi, aumentando il capitale proprio. “Flight to safety” e “risk premia” Il modello IS-LM presuppone che esista un unico tasso di interesse nell’economia. Cosa accadrebbe se gli invesHtori credessero che l’incertezza sui rendimenH derivanH dai presHH di fondi alle imprese fosse aumentata? Nella crisi americana del 2008-2009 ci fu molta incertezza sul piano economico, la perdita di fiducia nelle imprese e l’aumento nello spread crediHzio. Estensione del modello IS-LM Ora estendiamo IS-LM per rifle0ere la disHnzione tra: • Il tasso di interesse nominale e il tasso di interesse reale • Il tasso di riferimento fissato dalla banca centrale e i tassi di interesse cui devono far fronte i mutuatari. Riscriviamo la IS-LM: Dove l’inflazione a0esa e il premio per il rischio x entrano nella relazione IS. Shock finanziari e produzione: Se x aumenta, Hpo perché gli invesHtori sono diventaH più avversi al rischio, la curva IS si sposta verso sinistra. Il tasso sui presHH, r+x, aumenta provocando una contrazione della domanda e una diminuzione della produzione. Nuovo equilibrio in A’. Shock finanziari, poli4ca monetaria e produzione: La poliHca monetaria può ridurre il tasso di policy per riportare l’economia al livello di produzione iniziale. Quindi la banca riduce il tasso in modo da lasciare invariato r+x, tasso rilevante per le decisioni di spesa. La crisi finanziaria del 2008 1. Shock per l’economia: prezzi delle case, aumento dei tassi di interesse. 2. Fragilità finanziaria: leva finanziaria, trasparenza e premi di rischio. • Cartolarizzazione • Contagio, rischio sistemico e premi di rischio. 3. Sostegno al sistema finanziario: poliHca fiscale e monetaria. Prezzi delle case negli sta4 uni4 dal 2000: I prezzi delle case sono diminuiH del 26,6% tra la metà del 2006 e la fine del 2008 I tassi di interesse sono aumenH del 4% nei 24 mesi successivi al maggio 2004, tra le cause di rallentamento dell’aumento dei prezzi delle case e insolvenze sui mutui: La crisi finanziaria ha portato ad uno spostamento dell’IS a sinistra, IS’. Le poliCche finanziarie e fiscali hanno portato ad un certo spostamento dell’IS a destra, IS”. La poliCca monetaria ha portato ad uno spostamento verso il basso della curva LM, ora LM’. Le poliHche, tu0avia, non sono state sufficienH per evitare una grave recessione. Dal problema abita4vo alla crisi finanziaria (8 di 10) PoliHche finanziarie: • L’assicurazione federale sui deposiH è stata aumentata da 100.000 a 250.000$. • La Fed ha fornito ampia liquidità al sistema finanziario a0raverso linee di liquidità e ha aumentato il numero di asset che potevano fungere da garanzia. Lo Zero Lower Bound ( o trappola della liquidità) Una volta raggiunto il limite inferiore dello 0% sui tassi a breve termine, quali opzioni? • Cambiare le aspe0aHve di inflazione • PoliHca monetaria non convenzionale • PoliHca fiscale Opzioni non convenzionali di poli4ca monetaria • Riallocazione del credito: uno spostamento nella composizione delle a4vità della banca centrale verso a4vità meno liquide e più rischiose, mantenendo costante la dimensione del bilancio. Gli asset meno liquidi e più rischiosi possono essere Htoli privaH. Funzionerà se alcuni mercaH finanziari sono illiquidi • Il premio di sicurezza: alcuni asset parHcolarmente sicuri hanno ulteriori usi nel mercato finanziario, oltre ad essere veicoli di invesHmento. Possono essere usaH come garanzia • Vincoli is4tuzionali sul Hpo di a4vità che possono essere detenute in portafoglio da determinaH invesHtori • Operazione twist: variazione della scadenza media del debito ( per influenzare i tassi a lungo termine) Prezzi delle obbligazioni e bolle specula=ve Prezzi delle obbligazioni La relazione tra il rendimento a due anni e il tasso a un anno corrente e il tasso a un anno a@eso Determinazione del prezzo di un’obbligazione: Il prezzo dell’obbligazione a 1 anno ( $P1t)= valore a0uale di 100$ l’anno prossimo oppure: Capitolo 16 Aspe6a=ve e decisioni di consumo e inves=mento MolH sono i canali a0raverso cui le variabili future a@ese incidono sulle decisioni correnC, sia dire@amente, sia a@raverso il prezzo delle aBvità: • Ricchezza umana • Ricchezza non umana • Valore a0eso dei profi4 al ne0o delle imposte Aspe?a4ve e curva IS Il consumo e l’invesCmento dipendono dalle aspe@aCve circa il futuro. Introduciamo un’importante semplificazione, riducendo il presente e il futuro a due soli periodi: • Il periodo corrente, che può intendersi come l’anno scorso • Il periodo futuro, che può comprendere gli anni futuri nel loro complesso. ParHamo già dalla relazione IS già vista: Se definiamo A come la spesa privata aggregata (somma della spesa in consumo e invesCmento): Possiamo allora riscrivere la curva IS come: A(Y,T,r,x), negaHvamente rispe0o al premio per il rischio Supponiamo che x sia costante e quindi lo ignoreremo per ora. Ora riscriviamo la curva IS facendo in modo che la spesa dipenda non solo dal valore corrente delle variabili ma anche dal loro valore a@eso per il periodo futuro: L’apice ‘ indica i valori futuri, mentre “e” si riferisce alle aspe0aHve. La nuova curva IS Date le aspe0aHve, una diminuzione del tasso di riferimento reale porta ad un basso aumento della produzione. La curva IS è fortemente inclinata verso il basso. Gli aumenC della spesa pubblica, o della produzione futura a@esa, spostano la curva IS verso destra. Gli aumenC delle tasse, delle imposte future a@ese o del tasso ufficiale reale futuro a@eso spostano la curva IS verso sinistra. Nel grafico c’è un errore: un aumento delle imposte a0ese sposta la curva verso sinistra, non destra. Una diminuzione di r, da rA a rB cambia di poco la produzione. La nuova curva IS è molto più ripida di quelle vecchie, quindi è probabile che una diminuzione del tasso ufficiale a@uale abbia solo un piccolo effe@o sulla produzione di equilibrio. Una diminuzione dell’a@uale tasso di riferimento reale, date le aspe0aHve invariate sul futuro tasso di riferimento reale, non ha molto effe@o sulla spesa privata. Le imprese non cambieranno in modo consistente la loro produzione per via di una riduzione del tasso corrente se non si aspe0ano che anche quello futuro sarà basso. È probabile che il molHplicatore sia piccolo perché è improbabile che una variazione del reddito corrente, date le aspe0aHve invariate sul reddito futuro, abbia un grande effe@o sulla spesa. Poli=ca monetaria, aspe6a=ve e produzione Il tasso di interesse controllato dalla banca centrale è il tasso di policy (reale) corrente. Quindi, la curva LM è ancora data dalla re@a orizzontale in corrispondenza del tasso di policy scelto. Riduzione del disavanzo e aspe?a4ve ( 2 di 3) Gli effeB neB dei 3 spostamenC della curva IS dipendono da: • Tempis4ca o Rinviare in modo credibile il programma di riduzione del deficit verso il futuro, con piccoli tagli oggi e tagli maggiori in futuro, ha maggiori probabilità di portare ad un aumento della produzione o Credibilità del programma (la probabilità percepita che il governo faccia ciò che ha promesso quando sarà il momento) diminuisce quando il governo annuncia la necessità di dolorosi tagli alla spesa, lasciandoli poi al futuro. • Composizione o Se alcuni programmi di spesa pubblica vengono percepiH come dispendiosi, tagliarli oggi consenHrà al governo di tagliare le tasse in futuro. o Le aspe0aHve di minori tasse future e minori distorsioni potrebbero indurre le imprese a invesHre oggi, aumentando così la produzione nel breve periodo. • Situazione iniziale o Se il debito pubblico è già ad un alto livello, allora è più probabile che un programma credibile di riduzione del deficit aumenH la produzione nel breve periodo, poiché l’annuncio del programma potrebbe rassicurare i ci0adini che il governo ha ripreso il controllo del proprio bilancio. • Poli4ca monetaria o Anche se la poliHca monetaria non riesce a compensare completamente l’effe0o di uno spostamento negaHvo della curva IS, una diminuzione del tasso di riferimento può contribuire a ridurre gli effe4 negaHvi della riduzione nella domanda aggregata dovuta alla riduzione del deficit. Riduzione del deficit- l’Europa nella recessione del 2010 Opinioni sui mol4plicatori fiscali ( gli effeB neB del consolidamenC fiscale una volta presi in considerazione gli effeB direB e quelli a@esi): • Coloro che sono a favore di un forte consolidamento fiscale sostengono che i molHplicatori fiscali probabilmente saranno negaHvi e quindi deficit più piccoli porterebbero ad un aumento della produzione. [austerità]. • Coloro che sono contrari a un forte consolidamento fiscale sostengono che i molHplicatori fiscali saranno probabilmente posiHvi e possibilmente elevaH, quindi deficit più piccoli porterebbero a una diminuzione della produzione. Esercizi fine cap foto ale Capitolo 17 Apertura nei merca= dei beni Crescita nelle economie avanzate ed emergen4 dal 2005 La crisi è iniziata negli USA, ma ha colpito quasi tu4 i paesi del mondo: La figura traccia i tassi di crescita delle economie avanzate ed emergenH dal 2005. Ciò che colpisce è il modo in cui i tassi di crescita si sono spostaH insieme. Anche se la crisi ha avuto origine negli USA, il risultato è stato una recessione mondiale con una crescita negaHva nelle economie avanzate e una crescita molto inferiore nelle emergenH. Apertura nei merca4 dei benià capacità dei consumatori e delle imprese di scegliere tra beni nazionali e beni esteri. Anche i paesi più impegnaH nel libero scambio hanno dazi (tasse sui beni importaC) e con4ngen4 o quote (restrizioni sulla quanCtà di beni che possono essere importaC). Apertura nei merca4 finanziarià la capacità degli invesCtori finanziari di scegliere tra aBvità nazionali e aBvità estere- fino a poco tempo fa, anche alcuni paesi ricchi avevano controlli sui capitali: restrizioni sulle aBvità estere che i loro residenC nazionali potevano detenere e sulle aBvità nazionali che gli stranieri potevano detenere. Apertura nei merca4 dei fa?orià la capacità delle imprese di scegliere dove localizzare la produzione e dei lavoratori di scegliere dove lavorare, ad esempio, l’ Accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA) firmato nel 1993 da USA, Canada, Messico, che regola anche la delocalizzazione delle aziende statunitensi in Messico. Il commercio internazionale: un motore di crescita • Impa0o della compeHzione internazionale sulla produ4vità • Impa0o sul trasferimento tecnologico Esportazioni e importazioni dell’UE in rapporto al PIL 1960: Il mercato dei beni in economia aperta Esportazioni e importazioni Il grafico precedente ci suggerisce che: • Col passare del tempo, l’UE è diventata sempre più aperta. Infa4 oggi l’Europa commercia con il resto del mondo molto di più (in rapporto al Pil) di quanto non facessero i suoi 28 staH membri 50 anni fa. • Le importazioni e le esportazioni, hanno seguito lo stesso trend crescente e dal 2009 le esportazioni hanno superato le importazioni per più dell’1% in termini di Pil. Questo è in ne0o contrasto con quanto accaduto negli USA, dove dagli anni O0anta le importazioni hanno costantemente superato le esportazioni. Deficit commerciale degli USA Negli ulHmi 40 anni gli USA hanno registrato un deficit commerciale (quando le esportazioni sono inferiori alle importazioni. Significa che un paese spende più di quanto guadagna nell’arena globale) ampio e persistente. Perché? • Rallentamento della domanda di importazioni statunitensi • Il risparmio nei paesi in via di sviluppo, ora disponibile per finanziare i deficit statunitensi I paesi dovrebbero evitare i deficit commerciali? Un saldo negaCvo delle parCte correnC significa che abbiamo importato più beni e servizi in termini di dollari di quanC ne abbiamo inviaC all’estero. Pertanto il totale dei beni e servizi disponibili per l’economia nazionale era maggiore che se non ci fosse il commercio internazionale. Quei beni e servizi extra possono essere uClizzaC per migliorare la capacità produBva della nazione o per il consumo. La capacità produ4va del Paese rappresenta un uso vantaggioso dei beni e servizi aggiunHvi disponibili a0raverso il commercio internazionale. Mentre gli stranieri investono nelle nostre fabbriche, l’Italia può aumentare la propria produzione senza ridurre i propri consumi. Se tali invesHmenH sono produ4vi, aumenteranno la produzione più del necessario per fornire un rendimento agli invesHtori. Inoltre, essere in grado di avere disavanzi o surplus temporanei delle parCte correnC consente al paese di prendere presCC dall’estero quando il reddito è temporaneamente basso e di concedere presCC all’estero quando il reddito è temporaneamente alto. Ciò consente al paese di livellare i propri consumi nel tempo, anziché farli variare in base alle condizioni economiche. Tu0avia, il volume degli scambi (espresso in rapporto al Pil) non è necessariamente un buon indice del grado di apertura di un’economia. Un altro indice di apertura commerciale è la proporzione di prodo@o aggregato composta da beni commerciabili, ovverosia beni che competono con i beni esteri sia sul mercato interno sia sui mercaC esteri. Le differenze tra i paesi in termini di apertura commerciale dipendono essenzialmente da due fa0ori: • La distanza tra i mercaH • La dimensione dei paesi stessi: quanto più piccolo è un paese tanto minore sarà il numero di prodo4 in cui si specializza. Focus: le esportazioni possono superare il PIL? Visto che un paese non può esportare più di quanto produce, il rapporto delle esportazioni sarà sempre inferiore a 1? No, le esportazioni possono essere maggiori del PIL, perché le esportazioni e le importazioni possono includere esportazioni e importazioni di beni intermedi. Prendere posizione: Globalizzazione Un paese in disavanzo commerciale compra dall’estero più di quanto non venda al resto del mondo. È quindi necessario che prenda a presHto la differenza tra il valore delle sue importazioni e il valore delle sue esportazioni. Una bilancia commerciale negaHva implica un aumento dell’indebitamento. La somma cumulata del credito (o@enuto o concesso) nel corso degli anni è definita Net Foreign Asset (NFA). Esempio: Due paesi hanno un patrimonio di terreno agricolo che produce un raccolto, a seconda del tempo. Il rendimento del bene è incerto, ma in caso di maltempo la terra produrrà 20 tonnellate di grano, mentre col bel tempo 100 tonnellate. Quindi in media produrrà 60 tonnellate se bel tempo e mal tempo hanno la stessa probabilità di accadere. Quindi il valore previsto del rendimento è di 60 tonnellate. Supponiamo che i daH mostrino che quando il paese nazionale ha bel tempo ( rendimenH elevaH), il paese estero ha bru0o tempo (bassi rendimenH). Cosa potrebbero fare i due paesi per evitare di soffrire a causa di un ca4vo raccolto? Possono vendere il 50% dei propri asset (terreno agricolo) all’altra parte e acquistare il 50% degli asset del paese estero. Con la diversificazione del portafoglio, entrambi i paesi potrebbero sempre godere di un rendimento certo di grano. Se il paese nazionale ha un rendimento di 20 e l’estero 100, allora entrambi ricevono 50%*20+50%*100=60. La bilancia dei pagamen4 Le transazioni di un paese con il resto del mondo sono riassunte in una serie di conC chiamaC bilancia dei pagamen4: • Conto correnteà tuB i pagamenC da e verso il resto del mondo • Conto finanziario ( o conto capitale)à tuB gli invesCmenC in aBvità finanziarie da e verso il resto del mondo • Discrepanza sta4s4caà definisce la differenza tra il saldo del conto corrente e il saldo del conto capitale. Banca D’Italia: Bilancia dei pagamen4 e posizione patrimoniale sull’estero • Conto correnteà raccoglie informazioni su esportazioni e importazioni di beni e servizi, nonché sui reddiC primari e secondari • Conto capitaleà considera esportazioni e importazioni non prodoB • Conto finanziarioà prende in esame gli invesCmenC direB (azioni), quelli di portafoglio, derivaC, altri invesCmenC e la variazioni delle riserve ufficiali (Banca centrale). Apertura nei merca4 finanziari • Saldo del conto correnteà somma dei pagamenC neB da e verso il resto del mondo • Avanzo delle par4te corren4à pagamenC neB posiCvi dal resto del mondo • Disavanzo delle par4te corren4à pagamenC neB negaCvi dal resto del mondo PIL e PNL Il PIL misura il valore aggiunto a livello nazionale. Il prodo6o nazionale lordo PNL misura il valore aggiunto dei fa@ori di produzione di proprietà nazionale: PNL=PIL+NI. NI indica il reddito ne6oà i pagamenC ricevuC dal resto del mondo meno il reddito pagato al resto del mondo. La scelta tra a[vità finanziarie ed estere Consideriamo la scelta tra Htoli annuali nazionali ed esteri, dal punto di vista di un invesHtore UE. L’invesHtore può comprare Htoli tedeschi e detenerli fino a scadenza, oppure comprare Htoli britannici (al tasso di cambio corrente), detenerli fino a scadenza, e poi riconverHre le sterline in euro (al tasso di cambio a0eso). Affinché sia conveniente detenere Htoli sia tedeschi che britannici, essi devono avere lo stesso tasso di rendimento a@eso, cioè deve valere la seguente condizione di arbitraggio: Tale equazione è chiamata parità scoperta dei tassi di interesse. L’ipotesi che gli invesHtori finanziari tengano soltanto i Htoli con tasso di rendimento a0eso più elevato è troppo restri4va per due ragioni: • Ignora i cosH di transazione • Ignora l’esistenza del rischio Esempio: Acquisto di obbligazioni brasiliane Compro le brasiliane? Riscriviamo la parità dei tassi di interesse come: Un buona approssimazione è data da: Il tasso di interesse nazionale deve essere uguale al tasso di interesse estero meno il tasso di deprezzamento a@eso della moneta estera. L’ulHma equazione può anche essere formulata come la condizione secondo cui il tasso di interesse interno deve essere uguale al tasso di interesse estero meno il deprezzamento a@eso della valuta estera. Se , o0eniamo: . Domande chiave sui default del debito sovrano ( è la condizione in cui viene a trovarsi uno Stato sovrano che non è più in grado di resHtuire completamente il suo debito pubblico ai creditori) Quando i paesi fanno default? I default tendono ad essere anHciclici, cioè si verificano in recessione. Cosa prevede i default? • Misure di sofferenza del debito • Spread sui Htoli di Stato. Le probabilità aumentano con: • Livello più elevato del debito totale • Quota più elevata del debito a breve termine • Crescita negaHva del PIL • Storia precedente di default Qual è il costo del default? 3 cosH principali: • Esclusione del mercato dei capitali o Dura Hpicamente fino alla conclusione della ristru0urazione del debito o Se per accesso ai mercaH finanziari si intende l’emissione di obbligazioni o il presHto bancario, i paesi sono in media esclusi per 2 anni. • Costo del pres=to o I cosH di finanziamento tendono ad essere molto più elevaH a seguito di un episodio di default o Ma anche questo effe0o tende ad essere di breve durata • Cos= nazionali o Gli episodi di default sono associaH a una riduzione della crescita della produzione di circa 0,6 punH percentuali (2,2% se il default è accompagnato da una crisi bancaria). Nel grafico “d” la relazione tra esportazioni ne@e e produzione è rappresentata dalla re?a NX (Net Exports). Le esportazioni ne0e sono una funzione decrescente della produzione nazionale: all’aumentare della produzione nazionale le importazioni aumentano e le esportazioni rimangono invariate, quindi le esportazioni ne@e diminuiscono. YTB (Trade Balance, bilancia commerciale) la produzione nazionale dove importazioni e esportazioni sono uguali. Punto dove ZZ e DD sono uguali. Per un produzione maggiore di YTB, IM>X e quindi si ha un disavanzo commerciale. Per un produzione minore di YTB, IM<X e quindi si ha un avanzo commerciale. Produzione di equilibrio e bilancia commerciale L’equilibrio nel mercato dei beni è dato dall’uguaglianza tra domanda (sia nazionale che estera) di beni nazionali e produzione: Y=Z Unendo le relazioni che abbiamo derivato per le componenH della domanda di beni nazionali, Z, o6eniamo: Nel grafico “a” la produzione di equilibrio è il punto in cui la domanda è uguale alla produzione. Aumen= della domanda- nazionale o estera Differenze con un’economia chiusa: • Effe?o sulla bilancia commerciale: un aumento della produzione porta ad un deficit commerciale • Effe?o minore della spesa pubblica sulla produzione: poiché ZZ è più pia@o di DD, nell’economia aperta il molCplicatore è più piccolo. Gli effe[ di un aumento della spesa pubblica Supponiamo che ci sia una recessione e che il governo sHa considerando gli effe4 di aumentare la spesa pubblica. All’inizio l’equilibrio è A e assumiamo che la bilancia commerciale sia in pari, cioè Y=YTB. Se G aumenta, allora la domanda aumenta e passa a ZZ’ e l’equilibrio passa ad A’ e la produzione aumenta a Y’. NX non si sposta perché la spesa pubblica non compare nell’equazione, ma l’incremento della produzione provoca un disavanzo commerciale, BC. NoHamo anche che, essendo la ZZ più pia0a della domanda in economia chiusa DD, la produzione aumenta ma di meno. Quindi il molHplicatore in economia aperta è più piccolo. Questo perché l’aumento della domanda interna ricade sia sui beni nazionali che esteri. Un aumento della domanda estera L’aumento della produzione estera, ∆𝑌*, comporta un effe@o dire@o dato dall’incremento di un certo ammontare delle esportazioni pari a ∆𝑋: • Per ogni dato livello della produzione, questo aumento delle esportazioni induce un incremento della domanda di beni nazionali pari a ∆𝑋, per cui ZZ si sposta in ZZ’. • Dato il livello di produzione, all’aumentare delle esportazioni anche NX si sposta di pari ammontare in NX’. L’aumento della produzione estera genera maggiori esportazioni di beni nazionali, che a loro volta fanno aumentare la produzione interna e la domanda nazionale di beni a0raverso il molHplicatore. Nuovo equilibrio in A’. Poli4ca fiscale: una rivisitazione Finora abbiamo derivato due risultaH: • Un aumento della domanda nazionale provoca un incremento della produzione, ma anche un peggioramento del saldo commerciale • Un aumento della domanda estera provoca un incremento della produzione nazionale e un miglioramento del saldo commerciale. Una grande conseguenza di ciò è che uno shock della domanda in un paese ha effe4 anche negli altri paesi. I governi discutono spesso di coordinare le poliHche economiche, anche se tale coordinamento è difficile da raggiungere per diverse ragioni: • Il coordinamento potrebbe richiedere ad alcuni paesi di intervenire più di altri, e non è de0o che essi siano disposH a farlo. • I paesi hanno un forte incenHvo a prome0ere di aderire al coordinamento, per poi rinnegare la loro promessa. Deprezzamento, bilancia commerciale e produzione Supponiamo che il governo statunitense intraprenda misure che porHno al deprezzamento (nominale) del dollaro. Ricordiamo che il tasso di cambio reale è uguale al tasso di cambio nominale molHplicato per il livello dei prezzi interni, diviso per il livello dei prezzi esteri. Capiamo ora gli effe4 del deprezzamento sulla bilancia commerciale. Deprezzamento e bilancia commerciale: la condizione di Marshall-Lerner Ricordiamo che la definizione di esportazioni ne?e è: SosHtuendo X e IM con le loro rispe4ve espressioni, o0eniamo: Una riduzione del tasso di cambio reale influenza la bilancia commerciale a0raverso 3 canali: • Le esportazioni X aumentano, infaB i beni nazionali sono meno costosi all’estero. • Le importazioni IM diminuiscono, infaB i beni esteri sono più costosi nell’economia nazionale • Il prezzo relaHvo dei beni esteri in termini di beni nazionali, 1/𝜀, aumenta. Questo tende ad aumentare il valore delle importazioni. La stessa quanHtà adesso costa di più. La condizione in base alla quale un deprezzamento reale genera un aumento delle esportazioni ne@e è nota come condizione di Marshall-Lerner. Gli effe[ di un deprezzamento reale Il deprezzamento provoca una variazione della domanda, sia estera che interna, a favore dei beni nazionali. Questo genera a sua volta un aumento della produzione interna e un miglioramento della bilancia commerciale.
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