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Non persone, lo specchio degli immigrati, Prove d'esame di Sociologia delle Migrazioni

la condizione morale degli immigrati

Tipologia: Prove d'esame

2016/2017

Caricato il 14/01/2017

Luigina7
Luigina7 🇮🇹

4.8

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Scarica Non persone, lo specchio degli immigrati e più Prove d'esame in PDF di Sociologia delle Migrazioni solo su Docsity! Non Persone. 1°capitolo: nel corso negli anni 90, i governi dei paesi di vecchia immigrazione (Francia, Germania…) adottano politiche sempre più restrittive verso i migranti: nel 1993 il governo tedesco abolisce il diritto d’asilo che nel dopoguerra l’aveva resa uno dei paesi meno chiusi. Una dimostrazione eloquente della chiusura dell’europa nei confronti degli stranieri è data dalle politiche migratorie dei paesi di nuova immigrazione come spagna, italia, e grecia: nella primavera del 1996 viene detto che in spagna gli immigrati vengono narcotizzati prima di essere espulsi. Nel corso degli anni 80 l’afflusso di centinaia di migliaia di migrati non ha spinto l’italia ad avere alcuna strategia d’inserimento sociale, ma solo iniziative legislative rare e frettolose così a inizio anni 90 i migrati sono divenuti per l’opinione pubblica italiana le cause della crisi sociale e delle paure collettive che hanno segnato la fine della prima repubblica; oltre al fatto che si inizia a diffondere una vera e propria xenofobia. L’ostilità crescente dell’opinione pubblica verso gli stranieri è stata alimentata dai partiti di destra capace di sfruttare le ansie urbane, questo processo ha avuto due fasi: il decreto Dini del 1995 che ha portato a vedere lo straniero come problema sociale e la legge turco-napolitano del 1998. Il decreto dini ha previsto la chiusura delle frontiere e le espulsioni in risposta all’emergenza e ha iniziato a far rapportare destra e sinistra in materia di immigrazione per il bene nazionale. Alla fine del 1997 passò la legge molto più mediata del decreto e prevede anche percorsi di regolarizzazione tortuosi: ai turisti poveri si da un visto di tre mesi, ai lavoratori di sei mesi, agli studenti un soggiorno legale. Dopo due stupri sulla rivoluzione romagnola compiuti da clandestini accendono le polveri della stampa xenofoba di destra e poi della lega nord che mobilita la caccia allo straniero e propone soluzioni per la crisi come la forca e la pena di morte per gli stranieri assassini e i lager per i clandestini. Nel 1998 viene approvata la legge turco- napolitano e senza troppo rumore vennero allestiti i campi di accoglienza in puglia, sicilia e trieste che somigliavano molto a campi di concentramento poiché senza aver commesso nulla sono trattati a pane e acqua. Nei quartieri a rischio i cittadini si rivoltano contro zingari e immigrati creando ronde con lo scopo di allontanare i disturbatori; inoltre le cronache ultime vedono molte aggressioni verso stranieri che però sono viste come fatalità o fatti privi di significato. Nelle testimonianze di magistrati e avvocati vediamo come spesso il carcere sia la destinazione inevitabile, perché l’essere straniero inizia ad essere segno di criminalità. Xenofobia e discriminazione: istituzionale degli stranieri sono diventati fenomeni caratteristici dell’italia, almeno a fine anni 80: la stampa tende a vedere le aggressioni a stranieri come conseguenze di una situazione grave e non come azioni xenofobe. Abbiamo un altro tipo di violenza più celata, quella dell’ostilità strategica nascosta nelle leggi e nei decreti che vengono periodicamente adattate: questo viene da ciò che pensano i democratici dell’immigrazione, ovvero che costituisce pericolo alla società che deve difendersi: la legge turco-napolitano riassume tutto ciò. Il nostro paese ha reagito all’immigrazione in modo negativo ed escludente, oltre ad aver rovesciato sugli stranieri la propria incapacità di affrontare i fenomeni migratori. Sono visti come persone che pretendono di vivere come noi pur non essendo come noi: questa diversità è un fatto di nazione, di non aver diritto a vivere nel nostro spazio. Prima di essere discriminati dai fatti sono discriminati dal linguaggio che la nostra società escogita per distinguerli, linguaggio che li identifica come alieni: tali etichette falsificano la realtà sociale e si concentrano solo sul negativo. Le diverse funzioni dei migranti sono evidenti nella terminologia che la nostra cultura ha usato per rappresentarli: distinzione trai immigrati regolari, e clandestini; i media parlano ossessivamente solo di clandestini , invasione clandestina ma nella realtà il concetto di illegale dovrebbe essere dato solo a coloro che riescono ad entrare senza passare per le frontiere. Questa ossessione per i clandestini viene da una visione distorta dell’immigrazione di gruppi sociali e delle istituzioni. Secondo la teoria sociologica, il senso comune è ciò che tutti pensano, che acquista valore di verità solo perché è così per tutti. Il senso comune è un modo di spiegare i fatti che diviene popolare solo perché è comune, riflette ciò che tutti pensano. 2°capitolo: ogni discriminazione o persecuzione di stranieri avviene attraverso meccanismi che fanno passare la vittima come aggressore e l’aggressore come unica vittima, dicendo che gli stranieri sono invasori e nemici della società che è indifesa. La persecuzione di stranieri è un fenomeno ricorrente nella storia europea: le prime crociate erano accompagnate da una caccia agli ebrei, l’antisemitismo di fine 800 è una delle manifestazioni maggiori di persecuzione delle minoranze in europa, ma l’evento fondante che radica la paura del nemico è la prima guerra mondiale con i regimi totalitari; elemento comune a tutto è la paura della contaminazione, della mescolanza dei gruppi. Oggi dicerie, pregiudizi si diffondono grazia ai mass media nella società, diventano stereotipi che stanno nella memoria collettiva da secoli e trovano conferme in episodi di cronaca, ideali per alimentare paure che sono presi come prove per dire che se uno straniero aggredisce una donna tutti gli stranieri sono stupratori, ma poi al contrario se uno straniero svolge un atto di bene non sarà considerato. A partire dai primi anni 90 la stampa dedica all’immigrazione un’attenzione costante e crescente, ma si tratta di un attenzione su notizie negative che fanno vedere l’immigrazione come problema sociale grave: questo è comunicato tramite l’uso di costanti titoli ad effetto per provocare disgusto oggettivo. Da un punto di vista testuale un insieme narrativo ricorrente rivela un meccanismo stabile di produzione della paura: definiamo tautologico quando l’allarme dimostra già la realtà che esso denuncia; in sociologia significa che una situazione sociale è quello che gli attori dicono che sia. Il processo di costruzione tautologica, quella paura può essere rappresentato come segue: risorsa simbolica, vediamo gli stranieri come minaccia; definizione degli attori, che hanno paura della minaccia; definizione della media, che dicono che gli stranieri sono una minaccia perché lo hanno detto gli attori; conferma soggettiva degli attori, che si chiedono cosa fa lo stato; intervento del rappresentante politico, quando lo stato non fa niente ci pensa il cittadino e per finire eventuali misure legislative a conferma del fronte dominante. Grazie alla comparsa del cittadino che protesta e cioè della vittima dell’immigrazione, reazioni soggettive si traducono in risorsa politica alimentando gruppi di proteste mentre il governo deve dimostrare di essere consapevole e in guardia. Nel modello della tautologia del pericolo un ruolo strategico è assunto dal cittadino come imprenditore morale o definitore della situazione, colui che offre ai media la voce: prima di vederlo all’opera bisogna valutare le trasformazioni della società che gli hanno consentito di ascendere a tal ruolo, come la crisi della prima repubblica. Uno degli effetti di tangentopoli è stata l’affermazione di inaffidabilità di politica e amministrazione: la lega ha acquistato un ruolo di interprete politico come voce dei cittadini. In origine questo ruolo era assunto dai cittadini generici o apolitici, di varie professioni ma ciò che è importante è il quartiere che va protetto ed è l’ambito in cui si superano le distinzioni sociali e politiche. La territorialità che si nota porta allo scetticismo verso i partiti tradizionali di destra e sinistra, cosa che esprime l’autonomia del cittadino dalla politica e la rinuncia alla sua interpretazione dei fatti sociali. Spesso quando i cittadini chiamano gli stranieri criminali si ha una visione della criminalità molto estesa perché si lamentano comportamenti che non sono criminali ma al massimo infrazioni: si confondono criminalità devianza, diritto penale e pratiche informali, delitti con e senza vittime ecc. e siccome ciò accade solo con i criminali diciamo che questo problema c’è solo quando si tratta di loro. La gente è spaventata dall’immigrato ma magari davanti al crimini bianco non si fa problemi: in breve diciamo che ciò che pensa il cittadino è diverso da ciò che pensa la polizia che non si basa sulle facciate e nasce la protesta verso le forze armate accusate di disimpegno. ( prostituzione che viene considerata solo quando di mezzo ci sono straniere). Le immagini quotidiane rappresentano gli immigrati non solo come delinquenti ma come etnie, andando a far coincidere delinquenza ed etnicità: ciò che è significativo è il pregiudizio di chi le scatta e disegna e il fatto che siano gestite da due terzi quotidiani che raggruppano 2milioni di lettori. Vediamo come i reati fatti dai bianchi non sono inseriti nella macchina tautologica della paura poiché gli stranieri e quelli che fanno reato sono identificati con l’animale di colore. 3° capitolo: Entrando nell’agenda politica, l’emergenza immigrazione fa uscire di scena i cittadini in carne ed ossa, destinate ad essere risorsa per quei pochi partiti che vogliono la legalità a tutti i costi: in italia con l’esclusione della lega il sistema politico preferisce una campagna per la legalità. Da Weber in poi vediamo come i politici di professione mirano ad accrescere potenza e prestigio e per farlo cercano consenso e i mezzi di comunicazione fanno si che vi siano nuove risolse a riguardo. Ma la campagna per la legalità non farà altro che amplificare illegalità fino a far vedere come più i cittadini si fissano con l’ordine, più crederanno di vivere nel disordine. Ora in italia il termine legalità ha diverso significato rispetto al resto dell’europa occidentale, poiché d noi esiste una criminalità organizzata, diffusa e radicata in varie regioni: periodicamente l’esercito è chiamato a controllare tali regioni come sicilia, sardegna e campania con lo
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