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Paniere completo domande aperte e chiuse Macroeconomia Ciani Scarnicci Manuela eCampus, Panieri di Macroeconomia

Paniere completo con risposte aperte rielaborate. Nelle domande a risposta multipla viene riportata solo la risposta corretta. A fine file si trovano le domande aperte che capitano più frequentemente. Docente: Ciani Scarnicci Manuela Università eCampus, economia e commercio. Paniere già confrontato con altri panieri.

Tipologia: Panieri

2022/2023

In vendita dal 28/10/2023

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Scarica Paniere completo domande aperte e chiuse Macroeconomia Ciani Scarnicci Manuela eCampus e più Panieri in PDF di Macroeconomia solo su Docsity! MACROECONOMIA – CIANI SCARNICCI MANUELA PANIERE DOMANDE CHIUSE E APERTE Lezione 001 01. DOMANDA 1 quanti modi ci sono per calcolare il PIL 3 02. DOMANDA 3 quando si parla del metodo della produzione, quali elementi si sommano beni e servizi finali e non meno gli intermedi 03. DOMANDA 4 quando si parla del metodo del reddito, quali elementi si sommano i redditi 04. DOMANDA 5 come si calcola la crescita percentuale del PIL PIL di oggi meno ieri fratto ieri 05. DOMANDA 6 cosa si intende per PIL il prodotto dalla nazione indipendentemente dalla residenza di chi lo produce 06. DOMANDA 7 cosa si intende per PNL il prodotto dei residenti della nazione indipendentemente da dove viene prodotto 07. DOMANDA 8 cosa si intende per PIL nominale quantità e prezzi correnti 08. DOMANDA 9 cosa si intende per PIL reale quantità correnti e prezzi anno base 09. DOMANDA 2 quando si parla del metodo della spesa, quali elementi si sommano beni e servizi finali 10. Quali sono le problematiche nel calcolo del PIL nominale Nel calcolo del PIL nominale il risultato della crescita del PIL può essere sfalsato dall’inflazione, perchè non ci si rende conto se la crescita è dovuta ai prezzi o alle quantità. 11. Le tre definizioni di PIL e le loro caratteristiche Metodo di spesa: il PIL è la somma di tutti i beni e servizi finali di un’ economia in un determinato momento; Metodo di produzione: il PIL è la somma di tutti i beni e servizi finali e non meno i beni intermedi di un’ economia in un determinato momento, cioè la somma dei valori aggiunti; Metodo di reddito: il PIL è la somma di tutti i redditi di un’ economia in un determinato momento. 12. Perché il PIL non è un ottimo strumento per calcolare la ricchezza di un paese Il PIL non è un ottimo strumento per calcolare la ricchezza di un paese perchè non considera diverse componenti, tra cui: l’economia sommersa, il lavoro nero, il mercato dell’usato, il lavoro casalingo, l’autoproduzione e la conversione in potere di acquisto del paese stesso rispetto agli altri. 13. Quali sono le problematiche nel calcolo del PIL reale Il PIL reale viene calcolato guardando alle quantità di oggi per i prezzi di un anno base, quindi risolve il problema della determinazione della variazione di quantità prodotta, ma nasce la problematica della valutazione del PIL reale. Il suo valore è determinato dall’anno base considerato, quindi nella variazione il problema dell’inflazione non c’è, ma nel valore assoluto questo è sempre presente. 14. Come si calcola il PIL reale Il PIL reale si calcola guardando alle quantità di oggi per i prezzi di un anno base. Il PIL reale deve essere considerato come una media ponderata della produzione di tutti i beni finali, quindi devono essere definiti i pesi da utilizzare. Per capire qual è l’anno base bisogna vedere il grafico degli andamenti del PIL nominale e reale, quando questi si intersecano allora quello è l’anno base. 15. La differenza tra PIL e PNL e tra PIL e PIN Il PIL è calcolato in base a quello che è prodotto nella nazione indipendentemente dalla residenza di chi lo produce Il PNL è calcolato in base a tutto quello che è prodotto dai residenti della nazione indipendentemente da dove lo producono (PIL + prodotto dei residenti della nazione fatto all’estero – prodotto fatto dai non residenti all’interno della nazione). Il PIN invece è calcolato sottraendo al PIL gli ammortamenti (PIL – ammortamenti). 16. Come si calcola il PIL nominale Il PIL nominale si calcola guardando alle quantità di oggi per i prezzi di oggi, però essendo la produzione valutata ai prezzi correnti si incontra la problematica dell’inflazione nella determinazione della variazione di quantità prodotta. 17. Fare degli esempi per vedere la differenza che intercorre tra PIL e PNL Il PIL è calcolato in base a quello che è prodotto nella nazione indipendentemente dalla residenza di chi lo produce, quindi la Carapelli che è di proprietà spagnola ci rientra. Il PNL è calcolato in base a tutto quello che è prodotto dai residenti della nazione indipendentemente da dove lo producono (PIL + prodotto dei residenti della nazione fatto all’estero – prodotto fatto dai non residenti all’interno della nazione), quindi il fatturato delle sedi estere della FIAT ci rientra. 18. Come mai il PIL non è un ottimo indicatore di ricchezza di una nazione. Spiegare a parole Il PIL non è un ottimo strumento per calcolare la ricchezza di un paese perchè non considera diverse componenti, tra cui: l’economia sommersa, il lavoro nero, il mercato dell’usato, il lavoro casalingo, l’autoproduzione e la conversione in potere di acquisto del paese stesso rispetto agli altri. 19. Fare degli esempi della prima e seconda definizione del PIL e spiegare perché danno lo stesso risultato Supponiamo un’ economia in cui sono presenti solo 3 settori: acciaieria, ittica ed automobilistica. Per la prima definizione si sommano solo il fatturato dell’azienda ittica e di quella automobilistica. I disoccupati sono le persone che cercano lavoro ma non lo trovano. 18. Cosa indica l'inflazione L’inflazione è l’aumento generalizzato dei prezzi. 19. Come si calcola il tasso di partecipazione e cosa indica Il tasso di partecipazione si calcola con il rapporto tra la forza lavoro e la popolazione civile e indica la forza lavoro. Fornisce una misura della partecipazione della popolazione al mercato del lavoro. Dal punto di vista economico indica l’offerta, ovvero la quota di popolazione che si presenta sul mercato. Il tasso di partecipazione serve per determinare il numero dei lavoratori scoraggiati in un paese. 20. Come si calcola il tasso di disoccupazione Il tasso di disoccupazione si calcola dividendo i disoccupati per la forza lavoro: u=U/L. 21. Chi sono i lavoratori scoraggiati I lavoratori scoraggiati sono le persone che non lavorano e che hanno smesso di cercare lavoro. 22. Quali sono le problematiche del deflatore e del ipc La problematica del deflatore è che considera solo i beni appartenenti al PIL, ovvero quelli prodotti nella nazione, quando in realtà il consumatore è interessato ad un paniere di beni più ampio, spesso prodotti all’estero. Invece l’ipc ovvia a questo problema considerando un paniere di beni rappresentativi del consumatore medio urbano, che però deve rimanere fiso per 10 anni per mantenere costante la base di calcolo e questo diventa una criticità perchè con il consumismo il paniere perde la sua rappresentatività in pochi anni. 23. Da cosa è composta la forza lavoro La forza lavoro è composta dagli occupati e disoccupati tra i 16 e i 65 anni e ne sono esclusi coloro che non possono lavorare. 24. Perché si preferisce l'utilizzo dell'ipc rispetto al deflatore Perché il deflatore considera solo i beni appartenenti al PIL, ovvero quelli prodotti nella nazione, quando in realtà il consumatore è interessato ad un paniere di beni più ampio, spesso prodotti all’estero. Invece l’ipc considera un paniere di beni rappresentativi del consumatore medio urbano e anche se presenta problemi di rappresentatività e da risultati sfalsati gli istituti che studiano l’inflazione lo preferiscono al deflatore. 25. Come si calcola ipc L’indice dei prezzi al consumo si calcola considerando un paniere di beni rappresentativi del consumatore medio urbano, che però deve rimanere fiso per 10 anni per mantenere costante la base di calcolo e questo diventa una criticità perchè con il consumismo il paniere perde la sua rappresentatività in pochi anni. 26. Perché gli economisti studiano l'inflazione Gli economisti studiano l’inflazione per diverse ragioni: non esite l’inflazione pura, quindi questo crea un abbattimento del potere d’acquisto e anche se esistesse vi sarebbe una diversa distribuzione del reddito tra le diverse classi sociali; con l’inflazione non c’è corrispondenza tra quello che ottengono i pensionati rispetto ai contributi che hanno versato nella vita lavorativa; l’inflazione comporta incertezza nel futuro e quindi abbatte la propensione agli investimenti; l’inflazione crea il “fiscal drug” nel quale si va a pagare una tassazione in base ad uno scaglione che non è commisurato al reddito reale. Lezione 003 01. DOMANDA 5 DEFINIZIONE DEL PIL REALE PIL VALUTATO A PREZZI COSTANTI 02. DOMANDA 6 CHE DIFFERENZA C'E' TRA PIL E PNL IL PIL CONSIDERA IL PRODOTTO DELLA NAZIONE INDIPENDENTEMENTE DALLA RESIDENZA DI CHI LO PRODUCE E IL PNL CONSIDERA IL PRODOTTO DEI RESIDENTI INDIPENDENTEMENTE DA DOVE LO PRODUCONO 03. DOMANDA 7 COSA SI INTENDE PER TASSO DI DISOCCUPAZIONE DISOCCUPATI SU FORZA LAVORO 04. DOMANDA 8 COSA SI INTENDE PER DEFLATORE PIL NOMINALE FRATTO IL PIL REALE 05. DOMANDA 9 HA SENSO CONSIDERARE SOLO IL DEFLATORE PER IL CALCOLO DELL'INFLAZIONE NO SI DEVE STUDIARE LA VARIAZIONE DEL DEFLATORE NEI DIVERSI ANNI CONSIDERATI 06. DOMANDA 3 LE TRE DEFINIZIONI DEL PIL DANNO STESSO VALORE 07. DOMANDA 10 DIFFERENZA INTERCORRE TRA IL DEFLATORE E L'IPC IL DEFLATORE CONSIDERA L'INFLAZIONE DEI BENI APPARTENTENTI AL PIL MENTRE IPC CONSIDERA L'INFLAZIONE DI UN PANIERE DI BENI TENUTO COSTANTE PER 10 ANNI 08. DOMANDA 1 QUALI SONO LE DEFINIZIONI DI PIL SPESA, REDDITO E PRODUZIONE 09. DOMANDA 2 COSA SI INTENDE PER VALORE AGGIUNTO VALORE DEI BENI E SERVIZI FINALI E NON MENO I BENI INTERMEDI 10. DOMANDA 4 DEFINIZIONE DEL PIL NOMINALE PIL VALUTATO A PREZZI CORRENTI 11. Come mai i trasferimenti e gli interessi sul debito pubblico non rientrano nel calcolo del PIL I trasferimenti e gli interessi sul debito pubblico non rientrano nel calcolo del PIL perchè non rappresentano delle spese per l’acquisto di beni e servizi. 12. La funzione del consumo C=Co+cY 13. Perché si fanno delle semplificazioni nello studio economico Nello studio economico si fanno delle semplificazioni perchè è l’unico modo per poter studiare la realtà, che è molto complessa. 14. SPIEGARE LA DIFFERENZA TRA PIL E PNL Il PIL considera il prodotto della nazione indipendentemente dalla residenza di chi lo produce e il PNL considera il prodotto dei residenti indipendentemente da dove lo producono. 15. DEFINIRE IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE il tasso di disoccupazione indica quanti sono i disoccupati sulla forza lavoro ed è importante perchè è direttamente collegato con il benessere di una nazione ed è anche un indicatore he l’economia non sta utilizzando in maniera efficiente le sue risorse a disposizione. 16. Quali sono le componenti del PIL Il PIL è dato dalla somma dei consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni nette, intese sia come spesa che come livello di produzione. 17. Cosa si intende per domanda totale della nazione Per domanda totale della nazione si intende la somma di consumo, investimento, spesa pubblica ed esportazioni nette. Z=C+I+G+NX. 18. Cos'è un modello economico Un modello economico è l’insieme delle semplificazioni create per studiare la realtà, che altrimenti sarebbe troppo complessa. Questi modelli sono la base per la formulazione delle teorie. 19. Cos'è il consumo autonomo Il consumo autonomo è una componente del consumo che non è determinata dal livello del reddito. Esso riguarda i consumi per la semplice sopravvivenza che quindi sono presenti anche in assenza del reddito. 20. Da cosa è determinato l'importanza del consumo nello studio del PIL L’importanza del consumo nello studio del PIL è determinata dal fatto che rappresenta più del 70% della spesa di una nazione, quindi se i consumi sono scarsi vi è un deficit di domanda che comporterà una crisi nel settore produttivo. 21. Cosa rappresenta la propensione marginale al consumo La propensione marginale al consumo rappresenta quanto un consumatore consuma su un euro in più di reddito. Ad esempio; se un consumatore consuma l’80% del suo reddito allora con un euro in più consumerà €0.80, che sarà la sua propensione marginale al consumo. 22. L'equazione del consumo in caso di tasse fisse C=Co+c1(Yd) 23. Quali sono le premesse da considerare nello studio del mercato reale - tutte le imprese producono lo stesso bene, sia in relazione alla domanda per C, I e G. - le imprese sono disposte ad offrire qualsiasi quantità del bene ad un determinato prezzo P. - si considera un’ economia chiusa, cioè senza rapporti con l’estero. 24. Perché gli investimenti residenziali hanno le stesse peculiarità degli investimenti strutturali L’importanza teorica del consumo autonomo è alta perchè se siamo in presenza di reddito nullo e di consumo positivo allora si avrà un risparmio negativo. Il risparmio, infatti, è quella parte del reddito che non viene consumata, di conseguenza se C>Y allora S<0. (C= consumo; Y=reddito; S=risparmio) 17. Il risparmio Il risparmio è quella parte del reddito che non viene consumata. Lezione 005 01. il moltiplicatore in caso di variazione dell'imposizione fiscale è minore e di segno contrario rispetto al moltiplicatore della spesa pubblica 02. il moltiplicatore del reddito dipende positivamente dalla propensione marginale al consumo 03. come si calcola il moltiplicatore del reddito uno fratto uno meno la propensione marginale al consumo 04. come si calcola il moltiplicatore del reddito uno fratto uno meno la propensione marginale al consumo 05. cosa si intende per moltiplicatore come varia il reddito al variare della componente autonoma 06. da cosa è determinato il moltiplicatore keynesiano rapporto tra componente autonoma e reddito 07. da cosa è dato l'equilibrio del mercato reale uguaglianza tra domanda nazionale e PIL 08. l'equilibrio del mercato reale è dato dal moltiplicatore per la componente autonoma 09. a parità di politica fiscale cosa ha un maggior effetto sul reddito una variazione della spesa pubblica 10. Come può uno stato migliorare il suo bilancio e mantenere costante il livello del PIL È possibile migliorare il bilancio di uno stato e mantenere costante il livello del pil in quanto la tazzazione essendo moltiplicata per un parametro compreso tra 0 e 1 ha un impatto inferiore. Quindi per ottenere una variazione pari a 0 di Y, lo stato dovrà fare in modo che: ∆G=c1∆T di conseguenza ∆G<∆T. 11. Definire la formula del moltiplicatore del reddito e spiegare anche tramite un esempio numerico la sua funzione La formula del moltiplicatore è uguale a Y=1/1-c1*(co-c1T+I+G) Y=m*A. Possiamo notare come l’equilibrio sia determinato da due grandezze: la A rappresenta tutte quelle variabili che non dipendono dal reddito ed in quanto tali si chiamano autonome; m il moltiplicatore, rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito. Se consideriamo, ad esempio, una variazione di spesa pubblica di 1000 €, questa in realtà, non si tradurrà in 1000 € di reddito in più, poiché la gente che ne usufruisce creerà consumo in base alla loro propensione marginale al consumo, creando così nuovo reddito che a sua volta si trasformerà in nuovo consumo e così via. Facendo in questo modo si crea un aumento esponenziale del reddito, definito da una serie geometrica di ragione c1, il cui sviluppo è il moltiplicatore. Esempio: c1 = 0 8; ΔG = 100; ΔY=100+100*0.8+(100*0.8)*0.8+(100*0.8*0.8)*0.8. Sinteticamente si può scrivere che ΔY=1/(1-0.8)*100=500. Il significato economico del moltiplicatore è evidente: qualsiasi incremento nella componente autonoma dei Consumi o negli investimenti I genera un incremento nel reddito nazionale cinque volte superiore all’iniziale incremento. La domanda aggregata addizionale, infatti, provoca effetti a cascata nei redditi di più individui. 12. Cosa rappresenta il moltiplicatore del reddito Il moltiplicatore rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito. Esso ha una grande importanza nella determinazione del PIL. 13. Cosa rappresenta la componente autonoma del reddito Sono tutte quelle variabili che non dipendono dal reddito Co+I+G-C1t La formula del moltiplicatore è uguale a Y=1/1-c1*(coc1T+I+G) Y=m*A. Possiamo notare come l’equilibrio sia determinato da due grandezze di cui la A rappresenta tutte quelle variabili che non dipendono dal reddito ed in quanto tali si chiamano autonome. 14. Spiegare il concetto di moltiplicatore Il moltiplicatore rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito. Esso ha un grande importanza nella determinazione del PIL. 15. Descrivere i diversi passaggi per arrivare alla formula del moltiplicatore del reddito L’equilibrio nel mercato reale è dato dall’uguaglianza tra la domanda nazionale e la produzione cioè il PIL: Z=C+I+G Z=C(Y-T sotto +)+I sopra trattino +G Z=co+c1(Y-T)+I trattino sopra + G Considerando un modello con le seguenti semplificazioni: - tasse fisse - investimenti esogeno - spesa pubblica esogena - economia chiusa. A questo punto possiamo ricavarci l’equilibrio nel mercato reale: Z=Y Y=co+c1Y-c1T+I+G Y-c1Y=coc1T+ I+G Y(1-c1)=co-c1T+I+G Y=1/1-c1*(co-c1T+I+G) Y=m*A. Possiamo notare come l’equilibrio sia determinato da due grandezze: la A rappresenta tutte quelle variabili che non dipendono dal reddito ed in quanto tali si chiamano autonome; m il moltiplicatore (detto moltiplicatore Keynesiano), rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito 16. scrivere la formula del moltiplicatore del reddito usando prima la propensione marginale al consumo e poi la propensione marginale al risparmio e poi spiegare se coincidono 17. Definire la formula del moltiplicatore del reddito e la sua rappresentazione grafica La formula del moltiplicatore è uguale a Y=1/1-c1*(co-c1T+I+G) Y=m*A. Possiamo notare come l’equilibrio sia determinato da due grandezze: la A rappresenta tutte quelle variabili che non dipendono dal reddito ed in quanto tali si chiamano autonome; m il moltiplicatore (detto moltiplicatore Keynesiano), rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito. Il moltiplicatore del reddito è la variazione più che proporzionale del reddito a seguito di una variazione di una componente autonoma della domanda globale. Il moltiplicatore del reddito è uno degli elementi del modello reddito-spesa ed è utilizzato nella macroeconomia per interpretare i fenomeni economici dal punto di vista della teoria keynesiana. In base al principio del moltiplicatore, un aumento della domanda autonoma (consumo autonomo, investimenti, spesa pubblica) genera un aumento più che proporzionale del reddito. Il principio può essere rappresentato graficamente su diagramma cartesiano nel seguente modo: 18. definire la formula del moltiplicatore del reddito, spiegare tutte le componenti e l'importanza del moltiplicatore La formula del moltiplicatore è uguale a Y=1/1- c1*(co-c1T+I+G) Y=m*A. Possiamo notare come l’equilibrio sia determinato da due grandezze: la A rappresenta tutte quelle variabili che non dipendono dal reddito ed in quanto tali si chiamano autonome; m il moltiplicatore (detto moltiplicatore Keynesiano), rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito. Se consideriamo, ad esempio, una variazione di spesa pubblica di 1000 €, questa in realtà, non si tradurrà in 1000 € di reddito in più, poiché la gente che ne usufruisce creerà consumo in base alla loro propensione marginale al consumo, creando così nuovo reddito che a sua volta si trasformerà in nuovo consumo e così via. Facendo in questo modo si crea un aumento esponenziale del reddito, definito da una serie geometrica di ragione c1, il cui sviluppo è il moltiplicatore. Esempio: c1=0.8; ΔG=100 ΔY=100+100*0.8+(100*0.8)*0.8+(100*0.8*0.8)*0.8. Sinteticamente si può scrivere che ΔY=1/(1-0.8)*100=500. Il significato economico del moltiplicatore è evidente: qualsiasi incremento nella componente autonoma dei Consumi o negli investimenti I genera un incremento nel reddito nazionale cinque volte superiore all’iniziale incremento. La domanda aggregata addizionale, infatti, provoca effetti a cascata nei redditi di più individui. 19. Da cos'è data l'importanza del moltiplicatore Il moltiplicatore ha un grande importanza nella determinazione del PIL. Se vi è un moltiplicatore elevato, dato da una elevata propensione marginale al consumo, allora: - anche con un livello basso delle componenti autonome del PIL queste creeranno un elevato livello di produzione; - piccole variazioni della componente A creeranno grandi variazioni di PIL. Quindi si possono vedere grandi risultati per l’economia con piccoli sforzi. 20. Quale politica fiscale è più incisiva sul PIL Secondo il teorema di Haavelmo una variazione della spesa pubblica finanziata esclusivamente con una variazione fiscale migliora l’economia di una nazione. In economia il teorema di Haavelmo, o teorema del bilancio in pareggio, è un enunciato di macroeconomia la cui formulazione si deve a Trygve Haavelmo. Rappresenta una delle risoluzioni possibili di alcune manovre economico-finanziarie all'interno di politiche di bilancio pubbliche, tali per cui si può influenzare a livello macroeconomico la dinamica del prodotto interno lordo (PIL) di uno Stato. dalla componente autonoma del reddito 06. DOMANDA 5 per trovare l'equilibrio della domanda nazionale la ZZ deve essere pari alla bisettrice 07. DOMANDA 6 equilibrio nel mercato reale è dato dall'uguaglianza tra domanda nazionale e PIL 08. DOMANDA 3 il reddito è dato da moltiplicatore del reddito per la componente autonoma del reddito 09. DOMANDA 2 a reddito zero la domanda nazionale di beni è pari a componente autonoma del reddito 10. DOMANDA 1 la domanda nazionale dipende positivamente dal reddito e dalla componente autonoma 11. Costruzione grafica dell'equilibrio nel mercato reale 12. Rappresentazione grafica dell'effetto del moltiplicatore Lezione 008 01. DOMANDA 12 COSA SERVE LA BISETTRICE NEI GRAFICI SPIEGATI FINO AD ORA RAPPRESENTA I PUNTI DOVE ASCISSE E ORDINATA HANNO LO STESSO VALORE 02. DOMANDA 10 COME SI VEDE GRAFICAMENTE IL MOLTIPLICATORE FACENDO IL RAPPORTO TRA LA VARIAZIONE DI Y E LA VARIAZIONE DI Z 03. DOMANDA 1 COSA SI INTENDE PER Co CONSUMO AUTONOMO 04. DOMANDA 2 COSA SI INTENDE PER c1 PROPENSIONE MARGINALE AL CONSUMO 05. DOMANDA 3 COME SI CALCOLA s 1-c1 06. DOMANDA 4 DA COSA DIPENDE IL CONSUMO DIPENDE DA Yd 07. DOMANDA 5 DA COSA DIPENDE G E' UNA VARIABILE ESOGENA 08. DOMANDA 6 COSA SI INTENDE PER MOLTIPLICATORE IL RAPPORTO TRA Y E LA COMPONENTE AUTONOMA 09. DOMANDA 7 COME SI TROVA IL MOLTIPLICATORE 1/1-c1 10. DOMANDA 8 COSA SI INTENDE PER COMPONENTE AUTONOMA Co+G+I-c1T 11. DOMANDA 9 DA COSA E' DATA LA PENDENZA DELLA CURVA Z c1 12. DOMANDA 11 COME SI TROVA L'EQUILIBRIO ALTERNATIVO I=S 13. Come si trova l'equilibrio alternativo del mercato reale: fare grafico Per prima cosa dobbiamo ricordare la definizione del risparmio: S = Yd – C = Y – T – C Dopo riprendiamo l’equilibrio nel mercato reale: Y=C+I+G Sottraiamo a dx e sx la tassazione e portiamo il consumo a sinistra, cambiandogli di segno: Y–T–C = I+G–T Riprendendo la definizione di risparmio, allora l’equazione può essere riscritta: S=I+G–T Esprimendo l’equazione per I e cambiando di segno: I=S+(T–G) T – G viene definito come il risparmio pubblico al netto dei trasferimenti. Se questo è positivo si parla di avanzo, altrimenti di disavanzo. Da questa nuova espressione dell’equilibrio nel mercato reale, vediamo come l’investimento sia uguale alla somma dei risparmi privati più quelli pubblici. Quindi un’economia è in equilibrio se coincide quanto le imprese vogliono investire con quanto il governo ed i consumatori vogliono risparmiare. Nel metodo dell’equilibrio alternativo avremo: I = S. 14. Rappresentazione grafica equilibrio del mercato reale secondo le due metodologie. Equilibrio alternativo e non Lezione 009 01. DOMANDA 1 cosa si intende per domanda di moneta la moneta che i soggetti vogliono detenere 02. DOMANDA 3 quale scopo della moneta ha aggiunto Keynes speculativo 03. DOMANDA 4 il prezzo di un titolo dipende positivamente dal valore di rimborso e negativamente dal tasso di interesse 08. DOMANDA 1 la quasi moneta sono titoli di credito 09. DOMANDA 9 L'offerta di moneta coincide con circolante più depositi 10. DOMANDA 10 l'equilibrio monetario definisce il tasso di interesse di equilibrio 11. DOMANDA 12 se nell'equilibrio monetario aumenta la moneta diminuisce il tasso di interesse 12. DOMANDA 7 M3 comprende anche le cambiali 13. Cosa succede al grafico dell'equilibrio monetario se vi è un aumento del reddito nominale Se vi è un aumento del reddito nominale l’equilibrio si sposta ad un livello di tasso di interesse più alto e la moneta rimane costante. 14. Cosa succede al grafico dell'equilibrio monetario se si attua una politica monetaria espansiva Se si attua una politica monetaria espansiva la retta si sposta a destra e si vede un equilibrio con un tasso di interesse più basso. 15. Rappresentare l'equilibrio nel mercato monetario sia in formula che in grafico spiegando le diverse variabili 𝑀𝑆 = 𝑀 ͢ 𝑀𝑑 = €𝑌𝐿(𝑖) ͢ 𝑀𝑆 = 𝑀𝑑 = 𝑀 Quindi l’equilibrio è dato: 𝑀 = €𝑌𝐿(𝑖) Se vi è un aumento del reddito nominale l’equilibrio si sposta ad un livello di tasso di interesse più alto e la moneta rimane costante. Se si attua una politica monetaria espansiva la retta si sposta a destra e si vede un equilibrio con un tasso di interesse più basso. 16. Quali sono le caratteristiche della moneta legale Le caratteristiche della moneta legale sono: al portatore; non produce interessi; non rappresenta debito per chi la emette; universalmente accettata; potere liberatorio; non ha scadenza. 17. Quali tipi di moneta conosci La moneta legale e la quasi moneta data da titoli di credito (moneta bancaria, cambiali, ecc). 18. Quali sono gli aggregati monetari M1: liquidità primaria o offerta di moneta composta dal circolante e dai depositi in conto corrente. Tutto ciò che si trasforma in moneta entro le 24 ore. M2: M1 più attività meno liquide quali ad esempio i depositi al risparmio M3: M2 più attività sempre meno liquide quali ad esempio le cambiali 19. Cosa si intende per offerta di moneta Per offerta di moneta si intende l’aggregazione tra circolante e depositi, cioè la liquidità primaria M1. Tutto ciò che si trasforma in moneta entro le 24 ore. Lezione 011 01. DOMANDA 4 nelle attività del bilancio della banca centrale sono inseriti i titoli 02. DOMANDA 2 la banca centrale può modificare la moneta in circolazione grazie ad operazioni di mercato aperto 03. DOMANDA 1 la banca centrale può modificare l'offerta di moneta 04. DOMANDA 5 nelle passività del bilancio della banca centrale sono inseriti la moneta 05. DOMANDA 6 nel passivo del bilancio della banca centrale sono inseriti riserve 06. DOMANDA 7 se si prendiamo in analisi un modello con la presenza delle banche ordinarie, cosa si aggiunge nelle passività del bilancio della banca centrale depositi 07. DOMANDA 8 come si chiama il passivo del bilancio della banca centrale base monetaria 08. DOMANDA 3 la banca centrale può aumentare l'offerta di moneta acquistando titoli 09. Quali riserve conosci e quali sono le ragioni per cui sono costituite. Esistono riserve che sono a discrezione delle banche e delle riserve obbligatorie. Le ragioni per cui sono costituite le riserve sono 3: 1) Le entrate e le uscite in contanti che vengono effettuate giornalmente dai correntisti possono non coincidere nell’importo e pertanto le banche devono tenere delle riserve in contanti. 2) La possibilità per i correntisti di emettere assegni crea un’aleatorità sugli effettivi importi residui, quindi si devono avere e riserve per ogni evenienza. 3) Esistono delle riserve obbligatorie, la cui percentuale è decisa dalle autorità monetarie. Esse sono delle garanzie di solvibilità dei cittadini. 10. Cosa rappresentano le passività della banca centrale Le passività della banca centrale rappresentano la moneta emessa dalla banca centrale stessa (base monetaria), il circolante e le riserve. 11. Perché si dovrebbe fare la distinzione tra prestiti e titoli nell'analisi di bilancio di una banca ordinaria Nell’analisi di bilancio di una banca ordinaria si dovrebbe fare la distinzione tra prestiti e titoli nel caso in cui si volesse analizzare la solidità di un istituto finanziario. 12. Analizzare il bilancio delle banche ordinarie Attivo: titoli; prestiti; riserve. Passivo: depositi in conto corrente. - i fondi ricevuti dalle banche, da privati o imprese, possono essere prelevati dagli stessi in ogni momento. - una parte dei depositi vengono trasformati in riserve monetarie e versate in un conto che le banche ordinarie hanno presso la banca centrale. - i prestiti rappresentano la maggioranza delle attività di una banca ordinaria, andrebbero distinti dai titoli nel caso in cui si volesse analizzare la solidità di un istituto finanziario. 13. Perché un aumento di offerta di titoli fa aumentare il tasso d'interesse Perchè con l’aumento di offerta di titoli diminuiscono i prezzi. 14. Perché un aumento di domanda di titoli fa diminuire il tasso d'interesse Perchè con l’aumento di domanda di titoli aumentano i prezzi. 15. Da cos'è dato il bilancio della banca centrale Il bilancio della banca centrale ha nelle attività il valore dei titoli acquistati e nelle passività la quantità di moneta in circolazione. Con la presenza delle banche ordinarie nella banca centrale vengono aggiunte alle passività le riserve depositate dalle banche ordinarie presso la banca centrale stessa. 16. Cosa si intende per politica monetaria restrittiva Per politica monetaria restrittiva si intende l’a vendita di titoli da parte della banca centrale per diminuire la quantità di moneta in circolazione. 23. Definire tutti i passaggi partendo dalle riserve e dalla moneta per arrivare alla formula del moltiplicatore monetario. Spiegare tutte le variabili Per arrivare alla formula del moltiplicatore monetario si deve partire dall’uguaglianza tra domanda e offerta di moneta emessa dalla banca centrale: 𝐻 = [𝑐 + 𝛳(1 − 𝑐)]€𝑌𝐿(𝑖). Isolando la domanda di moneta avremo: 1 𝑐+𝛳(1−𝑐) ∗ 𝐻 = €𝑌𝐿(𝑖). A questo punto si va ad identificare il moltiplicatore monetario: 1 𝑐+𝛳(1−𝑐) . 24. Definire il rapporto che intercorre tra le variazioni di H ed il tasso d'interesse Una variazione di H porta una variazione di i nel senso inverso, quindi una politica monetaria espansiva che aumenti H abbatte il tasso d’interesse. 25. Definire in formule la domanda di circolante 𝐶𝐼𝑑 = 𝑐𝑀𝑑 26. Spiegare l'equilibrio monetario secondo la domanda e l'offerta aggregata di moneta La domanda di moneta emessa dalla banca centrale 𝐻𝑑 è la somma del circolante richiesto da soggetti più la domanda di riserva da parte delle banche. 27. Spiegare perché in America il tasso sui federal funds è considerato come un indicatore dell'economia Perché questo tasso viene definito grazie alle variazioni di H (base monetaria). 28. Spiegare l'importanza del moltiplicatore monetario Il moltiplicatore monetario rappresenta il grado di controllo da parte della banca centrale sull’offerta di moneta, in quanto essa può determinare interamente H ma non M, per via del fatto che nell’offerta di moneta sono compresi anche i depositi, mentre nella base monetaria solo le riserve. Lezione 013 01. Costruire l'equilibrio nel mercato reale, sia in grafico che in formula, con investimento esogeno ed autonomo Per la costruzione della is teniamo in considerazione che l’investimento non è una variabile esogena ma dipende positivamente dal reddito e negativamente dal tasso di interesse poiché, quando il tasso di interesse si abbassa, il costo del finanziamento si riduce e le imprese sono portate ad aumentare i propri investimenti e cosi viceversa. Possiamo scrivere l’equazione della domanda aggregata considerando l ‘investimento positivo al reddito e negativo al tasso di interesse. I=I(Y;i) Scriviamo l’equazione della domanda nazionale Z= C(Y-T)+I(Y, i)+G poiché l’ equilibrio è dato da Z=Y + + - Y= C(Y-T)+I(Y, i)+G questa equazione rappresenta la IS + + - La curva IS è l'insieme dei punti di equilibrio del mercato dei beni. In ogni punto della curva IS la domanda aggregata ( AD ) eguaglia il reddito ( Y). La curva IS identifica le combinazioni di equilibrio del reddito ( Y ) e del tasso di interesse ( i ). Partendo dall’equilibrio del mercato reale possiamo arrivare alla costruzione della IS costruendo il modello del mercato reale e considerando un aumento del tasso di interesse, la curva della domanda nazionale traslerà verso il basso. l'equazione IS può essere rappresentata sul diagramma cartesiano ponendo il reddito sull'asse delle ascisse e il tasso di interesse sull'asse delle ordinate. I punti della curva IS sono punti di equilibrio. Sono combinazioni ( Y, i ) in grado di portare in equilibrio il mercato dei beni. La curva IS è inclinata negativamente per effetto della relazione inversa tra la spesa per gli investimenti ( I ) e il tasso di interesse. Nel caso rappresentato quando aumenta il tasso di interesse ( i ) le imprese devono pagare una maggiore quantità di interessi per accedere a un finanziamento e, quindi, riducono le proprie attività di investimento. 02. Costruzione IS Per la costruzione della IS teniamo in considerazione che l’investimento non è una variabile esogena ma dipende positivamente dal reddito e negativamente dal tasso di interesse poiché, quando il tasso di interesse si abbassa, il costo del finanziamento si riduce e le imprese sono portate ad aumentare i propri investimenti e cosi viceversa. Possiamo scrivere l’equazione della domanda aggregata considerando l ‘investimento positivo al reddito e negativo al tasso di interesse. I=I(Y;i) Scriviamo l’equazione della domanda nazionale Z= C(Y-T)+I(Y, i)+G poiché l’ equilibrio è dato da Z=Y + + - Y= C(Y-T)+I(Y, i)+G questa equazione rappresenta la IS + + - La curva IS è l'insieme dei punti di equilibrio del mercato dei beni. In ogni punto della curva IS la domanda aggregata ( AD ) eguaglia il reddito ( Y). La curva IS identifica le combinazioni di equilibrio del reddito ( Y ) e del tasso di interesse ( i ). 03. Definire l'investimento endogeno. l’investimento endogeno dipende da due fattori: il livello delle vendite e il tasso di interesse in quanto con un alto tasso si tende a chiedere meno prestiti per investimenti, ciò porta alla funzione I=I(Y,i) investimento dipende positivamente dal reddito e negativamente dal tasso di interesse + - 04. Definire l'equazione IS Per la costruzione della is teniamo in considerazione che l’investimento non è una variabile esogena ma dipende positivamente dal reddito e negativamente dal tasso di interesse poiché, quando il tasso di interesse si abbassa, il costo del finanziamento si riduce e le imprese sono portate ad aumentare i propri investimenti e cosi viceversa. Possiamo scrivere l’equazione della domanda aggregata considerando l ‘investimento positivo al reddito e negativo al tasso di interesse. I=I(Y;i) Scriviamo l’equazione della domanda nazionale Z= C(Y-T)+I(Y, i)+G poiché l’ equilibrio è dato da Z=Y + + - Y= C(Y-T)+I(Y, i)+G questa equazione rappresenta la IS + + - La curva IS è l'insieme dei punti di equilibrio del mercato dei beni. In ogni punto della curva IS la domanda aggregata ( AD ) eguaglia il reddito ( Y). La curva IS identifica le combinazioni di equilibrio del reddito ( Y ) e del tasso di interesse ( i ). 05. Costruire il modello IS facendo tutti i passaggi sia in formula che grafici Per la costruzione della is teniamo in considerazione che l’investimento non è una variabile esogena ma dipende positivamente dal reddito e negativamente dal tasso di interesse poiché, quando il tasso di interesse si abbassa, il costo del finanziamento si riduce e le imprese sono portate ad aumentare i propri investimenti e cosi viceversa. Possiamo scrivere l’equazione della domanda aggregata considerando l ‘investimento positivo al reddito e negativo al tasso di interesse. I=I(Y;i) Scriviamo l’equazione della domanda nazionale Z= C(Y-T)+I(Y, i)+G poiché l’ equilibrio è dato da Z=Y + + - Y= C(Y-T)+I(Y, i)+G questa equazione rappresenta la IS + + - Se varia una delle componenti autonome della spesa la IS trasla verso l’alto se è una variazione che fa aumentare Y, viceversa verso il basso. La variazione di Y dipende dal moltiplicatore ∆𝑌 ∗ 1 1−𝑐 ∗ ∆𝐴 12. SPIEGARE E MOSTRARE GRAFICAMENTE SUL MODELLO IS-LM QUALI POLITICHE SI POSSONO ADOTTARE PER STIMOLARE Y E FAR RIMANERE INVARIATO i. Per stimolare il Y e far rimanere invariato il i bisogna adottare: -politica fiscale espansiva per far traslare la IS verso l’alto e stimolare Y -politica monetaria espansiva per far traslare la LM verso il basso, abbattendo così il tasso d’interesse e riportandolo al livello originario. Questo è il tentativo da parte del governo e della banca centrale di eliminare l’effetto spiazzamento 13. Cosa succede alla curva IS se aumenta o si riduce una delle componenti autonome negative del reddito del reddito. Se varia una delle componenti autonome negative del reddito la IS trasla verso il basso. 14. Cosa succede alla curva IS se aumenta o si riduce una delle componenti autonome positive del reddito del reddito Se varia una delle componenti autonome positive del reddito la IS trasla verso l’alto 15. Cosa succede alla curva IS se varia i Se aumenta i, il livello di Y diminuisce così viceversa quindi si ci muove lungo la curva. 16. Curva IS L’equazione della IS è: Y=C(Y-T)+I(Y,i)+G + + - La IS dipende negativamente dal tasso di interesse, quindi è rappresentata da una curva decrescente rispetto ad i. 17. Il moltiplicatore del reddito, equazione e funzioni Il moltiplicatore del reddito è la variazione più che proporzionale del reddito a seguito di una variazione di una componente autonoma della domanda globale (consumo autonomo, investimenti, spesa pubblica ) In altre parole rappresenta il rapporto che intercorre fra la parte autonoma e il reddito, la grande importanza nella determinazione del Pil. L’equazione del moltiplicatore può essere espressa così: Z=Y Y=co+c1y-c1T+I+G Y-coY=co-c1T+I+G Y(1-c1)=co-c1T+I+G Y= 1 1−𝑐 *(co-c1T+I+G) Y m*A Lezione 015 01. Definire graficamente l'equilibrio monetario 02. Definire l'equilibrio monetario 𝑀𝑆 = 𝑀 ͢ 𝑀𝑑 = €𝑌𝐿(𝑖) ͢ 𝑀𝑆 = 𝑀𝑑 = 𝑀 Quindi l’equilibrio è dato: 𝑀 = €𝑌𝐿(𝑖) Se vi è un aumento del reddito nominale l’equilibrio si sposta ad un livello di tasso di interesse più alto e la moneta rimane costante. Se si attua una politica monetaria espansiva la retta si sposta a destra e si vede un equilibrio con un tasso di interesse più basso. 03. Definire cosa succede all'equilibrio monetario se vi è una variazione del PIL nominale Se aumenta il reddito nominale, l’equilibrio si sposta ad un livello di i più alto. 04. Definire il deflatore implicito del PIL Il deflatore implicito del PIL si calcola mettendo in rapporto il PIL nominale con quello reale di un determinato tempo t. Perciò calcola l’inflazione dall’anno base all’anno corrente e se il risultato è: aumentare la domanda di moneta e, a fronte di un'offerta di moneta reale costante, gli operatori sono costretti a vendere i propri titoli in portafoglio per ottenere delle scorte monetarie aggiuntive. Ciò deprime il prezzo dei titoli e innalza il tasso di interesse. Pendenza della curva LM. Quanto maggiore è la sensibilità ( h ) della domanda di moneta alle variazioni del tasso di interesse, tanto più la curva LM tende ad essere piatta ( orizzontale ) poiché una minima variazione del tasso di interesse influisce fortemente sulle variazioni della domanda di moneta ( L ). Quanto maggiore è il fabbisogno monetario per unità di reddito ( k ), tanto più la curva LM tende ad essere ripida ( verticale ) poiché gli operatori hanno bisogno di maggiore quantità di moneta ( L ) per far fronte all'incremento delle transazioni Traslando i punti i e Y su un altro grafico con ascissa Y e ordinata i andremo a trovare LM che sarà crescente rispetto a Y Se varia il tasso d interesse si ci sposterà lungo la curva della LM una politica monetaria espansiva, aumento di M grazie ad un aumento della base monetaria, oppure una riduzione dei prezzi causeranno una traslazione della LM verso il basso. Infatti se vi è un aumento dell’offerta reale di moneta, i tassi di interesse si abbattono, e come si è già visto, la moneta è come un qualsiasi altro bene che quindi se vi è un aumento dell’offerta il suo prezzo diminuisce 08. Perché ha un andamento crescente rispetto ad Y La curva LM è inclinata positivamente poiché tra il tasso di interesse (i) e il livello del reddito (Y) sussiste una relazione diretta. L'aumento del reddito spinge gli operatori ad aumentare la domanda di moneta e, a fronte di un'offerta di moneta reale costante, gli operatori sono costretti a vendere i propri titoli in portafoglio per ottenere delle scorte monetarie aggiuntive. Ciò deprime il prezzo dei titoli e innalza il tasso di interesse. 09. Definire la domanda di moneta La domanda di moneta è la quantità di moneta che i soggetti vogliono detenere. Dipende da diversi scopi: transitivi, precauzionali e speculativi. Lezione 016 01. DOMANDA 2 L'EQUAZIONE DELLA LM E' UGUALE ALL'EQUAZIONE DELL'EQUILIBRIO DEL MERCATO MONETARIO FRATTO IL DEFLATORE 02. DOMANDA 1 LA DEFINIZIONE DELLA LM E' EQUILIBRIO NEL MERCATO MONETARIO AI DIVERSI LIVELLI DI i ED Y 03. DOMANDA 3 COSA SI INTENDE PER Y TUTTE LE PRECEDENTI 04. DOMANDA 4 LA LM SI COSTRUISCE TRASPORTANTO I PUNTI DI INCONTRO DELLA Md E Ms FACENDO VARIARE Y 05. DOMANDA 5 IL GRAFICO DOVE VENGONO RIPORTATI I PUNTI DELLA DOMANDA 4 E' DATO DA ASCISSA Y ORDINATA i 06. DOMANDA 6 LA LM HA PENDENZA POSITIVA 07. DOMANDA 7 LA LM DEVE LA SUA PENDENZA SE Y AUMENTA - Md AUMENTA - i AUMENTA 08. DOMANDA 8 LA LM SI TRASLA VERSO IL BASSO A DESTRA SE P DIMINUISCONO 09. DOMANDA 9 LA LM SI TRASLA VERSO L'ALTO A SINISTRA SE M DIMINUISCE 10. DOMANDA 10 LA VARIAZIONE POSITIVA DI Y COMPORTA CI SI MUOVE LUNGO LA LM 11. Cosa succede alla curva LM se aumenta o si riduce l'offerta reale di moneta Un aumento dell’offerta di moneta (o una diminuzione di P), per dato livello di produzione, necessita di una riduzione del tasso di interesse per ristabilire l’equilibrio sul mercato finanziario. Un aumento dell’offerta di moneta fa spostare la curva LM verso il basso. L’equilibrio nei mercati finanziari fa sì che, per una data offerta reale di moneta, un aumento del livello di reddito, che fa aumentare la domanda di moneta, porti a un aumento del tasso di interesse. Questa relazione è rappresentata dalla curva crescente LM. Un aumento dello stock di moneta sposta la LM verso il basso; viceversa, una riduzione dello stock di moneta sposta la LM verso l’alto 12. Come può variare l'offerta reale di moneta La politica monetaria espansiva è un intervento di politica economica (politica monetaria) finalizzato ad aumentare (espandere) l'offerta di moneta nel sistema economico. Al fine di variare la quantità di moneta in circolazione, la Banca Centrale, può acquistare e vendere i titoli pubblici nel mercato secondario, cioè nel mercato in cui vengono negoziati titoli già in circolazione. Queste operazioni sono dette operazioni di mercato aperto. Ogni volta che la Banca Centrale acquista dei titoli, pagandoli con moneta legale, aumenta la quantità di moneta legale in circolazione, quindi, aumenta l'offerta di moneta. Ogni volta che la Banca Centrale vende un titolo, ottenendo in pagamento la moneta legale in circolazione, riduce la quantità di moneta legale presente sul mercato, quindi riduce l'offerta di moneta. Un aumento dell’offerta reale di moneta, determinata da una politica monetaria espansiva, trasla la LM verso il basso. Questa traslazione genera una riduzione di i ed un aumento di Y. Infatti se vi è un aumento dell’offerta di moneta, questo genera una riduzione del tasso d’interesse e quindi un aumento degli investimenti, di conseguenza un aumento di Y. 13. Cosa succede alla curva LM se varia Y Il livello del reddito condiziona la domanda di moneta: quando il reddito è elevato, gli individui sono coinvolti in un maggior numero di transazioni che richiedono il ricorso alla moneta e, dunque, un più elevato livello del reddito implica una maggiore domanda di moneta: (M/P)d=L(i, Y). La quantità domandata di saldi monetari reali è inversamente correlata al tasso di interesse e positivamente correlata al livello del reddito. L’aumento del reddito fa spostare verso destra la curva di domanda di moneta. Con l’offerta di saldi monetari reali costante, il tasso di interesse di equilibrio deve aumentare da i1 a i2 per equilibrare il mercato monetario. Perciò secondo la teoria della preferenza per la liquidità, ad un reddito più elevato corrisponde un tasso di interesse più elevato. La curva LM traccia graficamente la relazione tra livello del reddito e tasso di interesse. 14. Curva LM La curva LM rappresenta l’equilibrio nel mercato monetario ai diversi livelli di Y ed i. Infatti questo rappresenta l’uguaglianza tra liquidità e moneta. La LM è una curva crescente rispetto al reddito. Per costruire la LM dobbiamo risolvere l’equazione dell’equilibrio monetario M=€YL(i), come una relazione tra offerta reale di moneta, reddito reale e tasso d’interesse. 15. Come si determina l'offerta reale di moneta L’offerta di moneta reale è la moneta in termini dei beni che possono essere acquistati ed è determinata dal rapporto tra la quantità nominale di moneta (Mo) e il livello dei prezzi (P). Infatti dato che si considera la moneta reale e questa è data dal rapporto tra M e P, una espansione della moneta reale può essere fatta mediante una politica monetaria espansiva oppure da una contrazione dei prezzi. 16. Quali sono gli strumenti per una politica monetaria espansiva Si tratta di una politica economica finalizzata ad aumentare (espandere) la quantità di moneta in circolazione. È adottata tipicamente dopo un periodo di recessione, con lo scopo di agevolare il credito ad imprese e consumatori e di conseguenza dare “benzina” ad investimenti e consumi. Questo avviene intervenendo su tre fronti: DIMINUZIONE DEI TASSI DI INTERESSE: Il tasso di interesse imposto alle banche che chiedono prestiti alla banca centrale, e quindi liquidità, viene diminuito. In questo modo chiedere prestiti è più conveniente anche per le banche che dovrebbero essere più propense a concedere ulteriori prestiti ad aziende e privati. OPERAZIONI DI MERCATO APERTO: La banca centrale acquista titoli di stato (e quindi debito pubblico) facendo da “finanziatore” ai vari stati. RISERVA OBBLIGATORIA: La banca centrale può modificare la riserva di moneta che obbligatoriamente le banche sono tenute a mantenere per garantirne la solvibilità. Nel caso di una politica espansiva questo limite viene abbassato per mettere in condizione le banche di poter concedere nuovi prestiti. Lezione 017 01. DOMANDA 10 come si combatte l'effetto spiazzamento politica monetaria espansiva 02. DOMANDA 9 il mancato aumento di reddito dovuto ad un aumento del tasso di interesse causato da un aumento di spesa pubblica si chiama effetto spiazzamento 03. DOMANDA 2 cosa dice la legge di Walras se n-1 mercati sono in equilibrio allora lo sarà anche l'ennesimo strumento della macroeconomia per analizzare il ruolo della politica monetaria e della politica fiscale nella determinazione del reddito di equilibrio in un sistema economico. Il modello IS-LM mette in relazione il tasso di interesse con il reddito sia dal punto di vista del mercato monetario (LM) e sia dal punto di vista del mercato dei beni (IS). Nel modello IS-LM viene abbandonata l'ipotesi degli investimenti esogeni. Il tasso di interesse è una variabile determinante sia della domanda di investimenti (mercato dei beni) e sia della domanda di moneta (mercato monetario). Lo schema IS-LM consente di determinare contemporaneamente i valori di equilibrio del tasso di interesse (i) e del reddito (Y). La rappresentazione grafica del modello IS-LM consente di verificare quali combinazioni del tasso di interesse (i) e del reddito (Y) consentono di porre in equilibrio entrambi i mercati. Le curve del modello IS-LM sono le segue seguenti: Curva IS: identifica tutti i punti di equilibrio nel mercato dei beni in relazione alle variazioni del tasso di interesse i e del reddito Y; Curva LM: identifica tutti i punti di equilibrio nel mercato monetario in relazione alle variazioni del tasso di interesse i e del reddito. 15. IS - LM Il modello IS-LM è uno strumento della macroeconomia per analizzare il ruolo della politica monetaria e della politica fiscale nella determinazione del reddito di equilibrio in un sistema economico. Il modello IS-LM mette in relazione il tasso di interesse con il reddito sia dal punto di vista del mercato monetario (LM) e sia dal punto di vista del mercato dei beni (IS). Nel modello IS-LM viene abbandonata l'ipotesi degli investimenti esogeni. Il tasso di interesse è una variabile determinante sia della domanda di investimenti (mercato dei beni) e sia della domanda di moneta (mercato monetario). Lo schema IS-LM consente di determinare contemporaneamente i valori di equilibrio del tasso di interesse (i) e del reddito (Y). La rappresentazione grafica del modello IS-LM consente di verificare quali combinazioni del tasso di interesse (i) e del reddito (Y) consentono di porre in equilibrio entrambi i mercati. Le curve del modello IS-LM sono le segue seguenti: Curva IS: identifica tutti i punti di equilibrio nel mercato dei beni in relazione alle variazioni del tasso di interesse i e del reddito Y; Curva LM: identifica tutti i punti di equilibrio nel mercato monetario in relazione alle variazioni del tasso di interesse i e del reddito. L'intersezione tra la scheda IS e la scheda LM individua il punto di equilibrio IS-LM in cui sia il mercato dei beni che quello monetario sono in equilibrio. Il modello IS-LM consente di analizzare gli effetti di una politica fiscale o di una politica monetaria, tenendo conto anche della trasmissione che queste hanno sia sul mercato dei beni e sia su quello monetario, fino al raggiungimento di una nuova condizione di equilibrio 16. Cosa succede al modello IS - LM nel caso di una politica fiscale espansiva o restrittiva Una politica fiscale, espansiva o restrittiva che sia, va ad influire sulla curva IS mentre quella LM rimarrà invariata in quanto le variabili che cambiano con una politica fiscale sono la spesa pubblica (G) e le tassazioni (T) che non sono contenute nell’equazione per la determinazione della LM perciò non la influenzano. Una politica fiscale espansiva è ottenuta tramite un aumento della spesa pubblica, una riduzione del prelievo fiscale e/o un aumento dei trasferimenti. L'effetto di una politica fiscale espansiva dovrebbe consistere in un incremento della domanda aggregata e del reddito di equilibrio. Nel modello IS-LM la politica fiscale espansiva sposta verso destra la curva IS. Gli obiettivi di una politica fiscale espansiva sono la crescita economica, la distribuzione della ricchezza e l'equità. Una politica fiscale restrittiva è ottenuta tramite una riduzione della spesa pubblica ( tagli ), un aumento del prelievo fiscale ( pressione fiscale(1) ) e/o una riduzione dei trasferimenti. L'effetto di una politica fiscale restrittiva dovrebbe consistere in un decremento della domanda aggregata e del reddito di equilibrio. Nel modello IS-LM la politica fiscale restrittiva sposta verso sinistra la curva IS. Gli obiettivi della politica fiscale restrittiva sono il controllo dell'inflazione dei prezzi dovuto a un'eccessiva domanda interna, la riduzione del debito pubblico e del deficit di bilancio. 17. Effetto spiazzamento Gli effetti positivi sul reddito di una politica fiscale espansiva sono ridimensionati dall'effetto di spiazzamento (crowding-out) degli investimenti privati. L'incremento della spesa pubblica può generare un incremento del tasso di interesse di mercato. Al fine di finanziare l'incremento della spesa pubblica lo Stato deve emettere dei titoli pubblici (titoli di Stato) sul mercato e, quindi, riconoscere un tasso di interesse più alto per poterli collocare sul mercato. L'incremento del tasso di interesse deprime, indirettamente, gli investimenti privati, riducendo l'effetto positivo sul reddito della politica fiscale espansiva. In altri termini, l'incremento della spesa pubblica "spiazza" (sostituisce) parzialmente o totalmente l'entità degli investimenti privati (I) nella domanda aggregata 18. La IS La curva IS è l'insieme dei punti di equilibrio del mercato dei beni. In ogni punto della curva IS la domanda aggregata ( AD ) eguaglia il reddito ( Y). La curva IS identifica le combinazioni di equilibrio del reddito ( Y ) e del tasso di interesse ( i ). Lezione 018 01. DOMANDA 5 la moneta reale può essere variata con la variazione della moneta e/o dei prezzi 02. DOMANDA 1 cosa rappresenta l'equilibrio nel modello IS LM l'equilibrio simultaneo di i ed Y 03. DOMANDA 2 la IS è una curva decrescente 04. DOMANDA 3 la LM è una curva crescente 05. DOMANDA 8 se aumentano il valore di P nell'equilibrio del modello IS LM si avrà una riduzione di y ed un aumento di i 06. DOMANDA 4 da cosa è data l'offerta reale di moneta la moneta nominale fratto il livello dei prezzi 07. DOMANDA 7 nel caso di una politica monetaria espansiva nell'equilibrio del modello IS LM si avrà un aumento di Y ed una riduzione di i 08. DOMANDA 6 la stessa traslazione della LM in caso di politica monetaria espansiva si avrà se si riducono i prezzi 09. Cosa succede al modello IS - LM nel caso di una politica monetaria espansiva o restrittiva Una politica monetaria espansiva o restrittiva che sia, va ad influire sulla curva LM e non sulla curva IS in quanto le variabili che saranno modificate sono la variabile M ovvero la moneta reale e la variabile P ovvero il prezzo e tali variabili non sono presente nell’equazione della curva IS perciò essa rimarrà immutata. Nel caso di una politica monetaria espansiva LM trasla verso il basso, questa traslazione genera una riduzione di i ed un aumento di Y. Viceversa nel caso di una politica monetaria restrittiva. 10. - Come si può variare l'offerta reale di moneta L’offerta reale di moneta può variare mediante una politica monetaria espansiva oppure da una contrazione dei prezzi. Lezione 019 01. DOMANDA 7 COSA SUCCEDE ALL'EQUILIBRIO NEL MODELLO IS-LM SE SI EFFETTUA UNA POLITICA MONETARIA ESPANSIVA DIMINUISCE i E AUMENTA Y 02. DOMANDA 8 COSA SI INTENDE PER MIX DI POLITICHE SI USANO CONTEMPORANEAMENTE POLITICHE MONETARIE E FISCALI 03. DOMANDA 9 SE SI VUOLE TENERE COSTANTE i E SI EFFETTUA UNA POLITICA FISCALE ESPANSIVA COME SI DEVE INTERVENIRE GRAZIE AL MIX DI POLITICHE SI DEVE EFFETTUARE UNA POLITICA MONETARIA ESPANSIVA 04. DOMANDA 10 SE SI VUOLE TENERE COSTANTE Y E SI EFFETTUA UNA POLITICA FISCALE RESTRITTIVA, COME SI DEVE INTERVENIRE GRAZIE AL MIX DI POLITICHE SI DEVE EFFETTUARE UNA POLITICA MONETARIA ESPANSIVA 05. DOMANDA 6 COSA SI INTENDE PER EFFETTO SPIAZZAMENTO DOPO UNA POLITICA FISCALE LA VARIAZIONE DEL REDDITO VIENE RIDOTTA DALLA VARIAZIONE IN SENSO OPPOSTO DEGLI I PER VIA DELLA VARIAZIONE DEGLI i 06. DOMANDA 2 QUALI POLITICHE INFLUENZANO L'EQUILIBRIO NEL MODELLO IS-LM FISCALE E MONETARIA 07. DOMANDA 1 COSA SI INTENDE PER EQUILIBRIO NEL MODELLO IS-LM RAPPRESENTA L'EQUILIRBIO SIMULTANEO DI Y ED i NEL MERCATO MONETARIO E REALE 08. DOMANDA 3 LA POLITICA MONETARIA TRASLA LA CURVA 13. Determinazione salariale I metodi per la determinazione salariale sono: Contrattazione collettiva: accordi di categoria fatti dai sindacati; Contrattazione bilaterale: accordi tra datore di lavoro e lavoratori. La forza nella contrattazione salariale dipende dalla qualifica di un lavoratore e dal ruolo che deve andare a ricoprire. Le negoziazioni possono avvenire a diversi livelli: nazionale, settoriale e aziendale. La teoria generale del salario comunque ci dice che i lavoratori in genere percepiscono un salario superiore a quello di riserva e che i salari dipendono dalle condizioni del mercato del lavoro, se vi è un tasso di disoccupazione elevato i salari saranno più bassi perchè diventerà più facile trovare un sostituto per un lavoratore che si licenzia. Oltre al grado di sostituibilità, un’azienda può decidere di dare al lavoratore un salario più alto per spingerlo ad una forte produttività. 14. Da cosa può dipendere il livello del salario Il livello del salario, oltre che dal grado di qualifica e dal ruolo che deve andare a ricoprire un lavoratore, può dipendere dal grado di sostituibilità dello stesso e dalla decisione dell’azienda di dargli un salario più alto per spingerlo ad una forte produttività. 15. Cosa si intende per salario di riserva Per salario di riserva si intende il salario al di sotto del quale il lavoratore non vuole lavorare, perchè è indifferente l’occupazione e la disoccupazione. 16. Quali sono gli elementi comuni che si riscontrano in tutti i metodi di Determinazione Salariale Gli elementi in comune sono: la contrattazione (bilaterale o collettiva); la teoria generale del salario che ci dice che i lavoratori in genere percepiscono un salario superiore a quello di riserva; e che i salari dipendono dalle condizioni del mercato del lavoro, se vi è un tasso di disoccupazione elevato i salari saranno più bassi perchè diventerà più facile trovare un sostituto per un lavoratore che si licenzia. Oltre al grado di sostituibilità, un’azienda può decidere di dare al lavoratore un salario più alto per spingerlo ad una forte produttività. 17. Come mai interessa la disoccupazione agli economisti Agli economisti interessa la disoccupazione perchè il suo tasso è collegato direttamente al benessere di una nazione, perchè da questa derivano sia problemi di tipo finanziario che psicologico. Inoltre il tasso di disoccupazione è un indicatore che l’economia non sta utilizzando in maniera efficiente le sue risorse a disposizione. 18. Cosa può voler indicare un elevato tasso di disoccupazione per gli occupati ed i disoccupati Nel momento in cui avvengono forti flussi di entrata e di uscita nell’aggregato della disoccupazione ci sono dei processi di creazione e distruzione del lavoro tra imprese. Le imprese quando registrano un calo della domanda dei loro prodotti licenziano lavoratori, al contrario se vedono un aumento della domanda assumono nuova forza lavoro. La presenza di disoccupati provocherà anche una diminuzione dei salari dei lavoratori perchè con un alto tasso di disoccupazione è più facile trovare un sostituto per un lavoratore che si dimette, questo fa si che le imprese abbiano maggior potere contrattuale e riescano a far accettare ai lavoratori salari più bassi. La diminuzione salariale comporterà una diminuzione dei costi di produzione e quindi una diminuzione del prezzo dei prodotti. Viceversa con la diminuzione della disoccupazione, si verificherà un aumento salariale che comporterà un aumento dei costi di produzione con conseguente aumento del prezzo dei prodotti, riducendo il potere di acquisto dei lavoratori che li porterà a una nuova richiesta di aumento salariale. 19. Occupati e disoccupati Gli occupati sono tutte le persone che lavorano = N. I disoccupati sono le persone che stanno cercando lavoro = U. 20. Quali sono i metodi utilizzati per la determinazione salariale I metodi per la determinazione salariale sono: Contrattazione collettiva: accordi di categoria fatti dai sindacati; Contrattazione bilaterale: accordi tra datore di lavoro e lavoratori. La forza nella contrattazione salariale dipende dalla qualifica di un lavoratore e dal ruolo che deve andare a ricoprire. Le negoziazioni possono avvenire a diversi livelli: nazionale, settoriale e aziendale. La teoria generale del salario comunque ci dice che i lavoratori in genere percepiscono un salario superiore a quello di riserva e che i salari dipendono dalle condizioni del mercato del lavoro, se vi è un tasso di disoccupazione elevato i salari saranno più bassi perchè diventerà più facile trovare un sostituto per un lavoratore che si licenzia. Oltre al grado di sostituibilità, un’azienda può decidere di dare al lavoratore un salario più alto per spingerlo ad una forte produttività. 21. Perché si affianca il tasso di disoccupazione ai flussi di entrata e di uscita dallo stato di occupati e disoccupati Perchè si deve tener conto del tempo in cui i soggetti permangono nello stato di disoccupati. Può accadere che una nazione abbia un tasso di disoccupazione elevato, ma con un dinamico mercato del lavoro, di conseguenza le persone rimangono poco nello stato di disoccupazione e questo genera più fiducia e meno disagio sociale. Mentre in una nazione con un tasso di disoccupazione minore del precedente esempio, il tempo di permanenza è elevato, questo comporterà forti dissesti nel benessere sociale. 22. Come si calcola il tasso di partecipazione Il tasso di partecipazione si calcola con il rapporto tra la forza lavoro e la popolazione civile e indica la forza lavoro. Fornisce una misura della partecipazione della popolazione al mercato del lavoro. Dal punto di vista economico indica l’offerta, ovvero la quota di popolazione che si presenta sul mercato. Il tasso di partecipazione serve per determinare il numero dei lavoratori scoraggiati in un paese. 23. Cosa si intende per forza lavoro e popolazione civile Per forza lavoro si intende chi lavora più chi sta cercando lavoro. Per popolazione civile si intende chi può lavorare. 24. Che legame c'è tra occupazione, produzione, salari e prezzi Se aumenta la domanda aumenta la produzione. Una produzione più elevata comporta un aumento di occupazione. Una occupazione più alta riduce la disoccupazione. Una disoccupazione minore porta ad un aumento salariale. L’aumento salariale comporta un aumento dei costi di produzione che comportano quindi un aumento del prezzo dei beni prodotti. L’aumento dei prezzi, riducendo il potere d’acquisto dei lavoratori, comporta una nuova richiesta di aumento del salario. 25. Come si calcola il tasso di disoccupazione Il tasso di disoccupazione si calcola dividendo i disoccupati per la forza lavoro: u=U/L. 26. Quando si parla di inflazione e di deflazione L’inflazione è l’aumento generalizzato dei prezzi. Tasso di inflazione positivo. La deflazione è la riduzione generalizzata dei prezzi. Tasso di inflazione negativo. 27. Mercato del lavoro Il mercato del lavoro è il luogo in cui i lavoratori sono in grado di trovare lavoro dietro retribuzione e i datori di lavoro cercano lavoratori disposti a lavorare in cambio di un determinato salario. Quando si parla di Mercato del lavoro in macroeconomia si deve considerare una serie di avvenimenti: Se aumenta la domanda aumenta la produzione. Una produzione più elevata comporta un aumento di occupazione. Una occupazione più alta riduce la disoccupazione. Una disoccupazione minore porta ad un aumento salariale. L’aumento salariale comporta un aumento dei costi di produzione che comportano quindi un aumento del prezzo dei beni prodotti. L’aumento dei prezzi, riducendo il potere d’acquisto dei lavoratori, comporta una nuova richiesta di aumento del salario. Lezione 021 01. DOMANDA 3 QUALI SONO I FLUSSI IN USCITA DALL'OCCUPAZIONE ENTRAMBE LE RISPOSTE 02. DOMANDA 5 COSA SI INTENDE PER SALARIO DI RISERVA IL LIVELLO CHE RENDE INDIFFERENTE LAVORARE O ESSERE DISOCCUPATI 03. DOMANDA 2 COSA SI INTENDE PER FORZA LAVORO N+U (CHE CERCANO LAVORO MA NON LO TROVANO 04. DOMANDA 1 QUALE SEQUENZA DI AVVENIMENTI SI DEVE CONSIDERARE QUANDO SI PARLA DEL MERCATO DEL LAVORO IN MACROECONOMIA SE AUMENTA LA DOMANDA: AUMENTA L'OCCUPAZIONE-AUMENTANO W- AUMENTANO I P-AUMENTANO I W 05. DOMANDA 10 W DIPENDE DA POSITIVAMENTE DA Pe E z, NEGATIVAMENTE DA u 06. DOMANDA 6 W E' COLLEGATO A u - Che l’unica fonte di produzione per l’impresa è il lavoro; - Si ipotizza che la produttività rimanga costante, cosa non vera in quanto non prende in considerazione il progresso tecnologico che aumenta le capacità produttive dei lavoratori; - Si ipotizza che la produttività sia sempre uguale a 1. 14. Da cosa dipendono i prezzi I prezzi dipendono positivamente dal livello dei costi di produzione, che a loro volta dipendono dalla funzione di produzione, cioè dal rapporto che c’è tra i fattori produttivi e la quantità di prodotto ottenuto. 15. L'equazione WS Dipende negativamente dal tasso di disoccupazione ed è la relazione tra salario reale e tasso di disoccupazione. Partendo dall’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧), andiamo a sostituire i prezzi attesi con il livello dei prezzi - + effettivi, dividendo tutto per P: 𝑊𝑆 = 𝑊 𝑃 = 𝐹(𝑢, 𝑧) - + Vediamo che il salario reale dipende negativamente dal tasso di disoccupazione, infatti un aumento del tasso di disoccupazione porta ad una riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e quindi ad un abbassamento dei livelli dei salari. 16. fare tutti i passaggi in formula e grafici per arrivare alla costruzione della WS e spiegare tutte le variabili utilizzate Partendo dall’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧), andiamo a sostituire i prezzi attesi con il livello dei prezzi - + effettivi, dividendo tutto per P: 𝑊 𝑃 = 𝐹(𝑢, 𝑧) - + Vediamo che il salario reale dipende negativamente dal tasso di disoccupazione, infatti un aumento del tasso di disoccupazione porta ad una riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e quindi ad un abbassamento dei livelli dei salari. Le variabili: W= salario nominale 𝑃𝑒= prezzi attesi: influiscono sul salario in quanto sia i lavoratori che l’impresa sono interessati al salario reale W/P e non al salario nominale W u= tasso di disoccupazione: se si considera il salario come risultato di una contrattazione, questo dipende dalla forza contrattuale delle parti. Il salario dipende negativamente dal livello del tasso di interesse. z= tutte le variabili che influenzano la determinazione del salario: per convenzione si considera che un aumento di z comporti un aumento di W. F= funzione. 17. La determinazione del salario I metodi per la determinazione salariale sono: Contrattazione collettiva: accordi di categoria fatti dai sindacati; Contrattazione bilaterale: accordi tra datore di lavoro e lavoratori. La forza nella contrattazione salariale dipende dalla qualifica di un lavoratore e dal ruolo che deve andare a ricoprire. Le negoziazioni possono avvenire a diversi livelli: nazionale, settoriale e aziendale. La teoria generale del salario comunque ci dice che i lavoratori in genere percepiscono un salario superiore a quello di riserva e che i salari dipendono dalle condizioni del mercato del lavoro, se vi è un tasso di disoccupazione elevato i salari saranno più bassi perchè diventerà più facile trovare un sostituto per un lavoratore che si licenzia. Oltre al grado di sostituibilità, un’azienda può decidere di dare al lavoratore un salario più alto per spingerlo ad una forte produttività. Lezione 023 01. DOMANDA 10 il tasso di disoccupazione naturale è quel tasso che prezzi attesi uguali a prezzi correnti 02. DOMANDA 9 l'equilibrio nel modello WS PS da il tasso di disoccupazione naturale 03. DOMANDA 8 i prezzi attesi sono considerati in quale curva WS 04. DOMANDA 7 l'intercetta della curva PS nell'asse del salario reale è data da da uno fratto uno più markup 05. DOMANDA 6 nella rappresentazione grafica la curva PS è parallela all'asse della u 06. DOMANDA 5 nella rappresentazione grafica la curva WS è decrescente rispetto alla u 07. DOMANDA 4 cosa si intende per componente z nel modello WS variabili che vanno a modificare positivamente il salario come ad esempio gli ammortizzatori sociali 08. DOMANDA 3 il salario reale nel modello WS dipende negativamente da u e positivamente da z 09. DOMANDA 1 il salario reale nel modello WS dipende negativamente dalla disoccupazione 10. DOMANDA 2 il salario reale nel modello WS dipende positivamente dalla componente z 11. Cosa si intende per disoccupazione naturale Per disoccupazione naturale si intende si intende quel punto dove i prezzi attesi considerati dalla curva WS coincidono con i prezzi correnti considerati dalla curva PS, automaticamente anche il salario reale è uguale al salario reale atteso e il tasso di disoccupazione è uguale al tasso di disoccupazione naturale e perciò si può anche dire che WS è uguale a PS. 12. Definire graficamente il modello WS - PS Per la costruzione grafica del modello WS-PS bisogna incominciare delle due equazioni: 𝑊𝑆 = 𝑊 𝑃 = 𝐹(𝑢, 𝑧) ; 𝑃𝑆 = 𝑊 𝑃 = 1 (1+𝜇) .; bisogna andare a disegnare le due curve in un modello avente come ordinata 𝑊 𝑃 ovvero il salario reale mentre come ascissa u ovvero il tasso di disoccupazione. Sapendo che PS non è influenzato in nessun modo dal tasso di disoccupazione andremo a disegnarlo parallela all’asse delle ascisse; mentre la WS viene disegnata con pendenza negativa rispetto ad u inquanto il salario reale nell’equazione WS dipende negativamente dal tasso di disoccupazione u. L’equilibrio graficamente si trova nel punto in cui la curva PS e quella WS si incontrano; in quel punto viene determinato il tasso di disoccupazione naturale “un”, tale tasso permette che i prezzi attesi coincidano ai prezzi correnti. 13. Equazione PS Per ottenere l’equazione dei prezzi PS dobbiamo esprimere l’equazione dei prezzi in base al salario reale: P=(1+µ)W dividendo tutto per W avremo 𝑊 𝑃 = (1 + 𝜇) invertendo poi entrambi i lati avremo 𝑊 𝑃 = 1 (1+𝜇) . Da quest’ultima formulazione otteniamo la PS. Vediamo come un aumento del Markup va diminuire il salario reale, in quanto genera un aumento del livello dei prezzi. Inoltre possiamo notare come l’equazione PS non sia influenzata dal livello della disoccupazione. 14. definire tutti i passaggi in formula ed il grafico per la costruzione della WS e PS Per la costruzione grafica del modello WS-PS bisogna incominciare delle due equazioni: 𝑊𝑆 = 𝑊 𝑃 = 𝐹(𝑢, 𝑧) ; 𝑃𝑆 = 𝑊 𝑃 = 1 (1+𝜇) .; LA WS SI TRASLA IN ALTO A DESTRA 13. Costruzione equazione PS e da cosa dipende I prezzi dipendono positivamente dal livello dei costi di produzione, che a loro volta dipendono dalla funzione di produzione. Inoltre l’equazione PS non è influenzata dal livello della disoccupazione. Per ottenere l’equazione dei prezzi PS dobbiamo esprimere l’equazione dei prezzi in base al salario reale: P=(1+µ)W dividendo tutto per W avremo 𝑊 𝑃 = (1 + 𝜇) invertendo poi entrambi i lati avremo 𝑊 𝑃 = 1 (1+𝜇) . Da quest’ultima formulazione otteniamo la PS. 14. Costruzione equazione WS e da cosa dipende Dipende negativamente dal tasso di disoccupazione ed è la relazione tra salario reale e tasso di disoccupazione. Partendo dall’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧), andiamo a sostituire i prezzi attesi con il livello dei prezzi - + effettivi, dividendo tutto per P: 𝑊𝑆 = 𝑊 𝑃 = 𝐹(𝑢, 𝑧) - + Vediamo che il salario reale dipende negativamente dal tasso di disoccupazione, infatti un aumento del tasso di disoccupazione porta ad una riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e quindi ad un abbassamento dei livelli dei salari. 15. Cosa succede al modello WS - PS se vi è un aumento di z La WS trasla in alto a destra. 16. Cosa succede al modello WS - PS se vi è un aumento del markup La PS si abbassa. 17. Modello WS - PS ed equilibrio Per la costruzione grafica del modello WS-PS bisogna incominciare delle due equazioni: 𝑊𝑆 = 𝑊 𝑃 = 𝐹(𝑢, 𝑧) ; 𝑃𝑆 = 𝑊 𝑃 = 1 (1+𝜇) .; bisogna andare a disegnare le due curve in un modello avente come ordinata 𝑊 𝑃 ovvero il salario reale mentre come ascissa u ovvero il tasso di disoccupazione. Sapendo che PS non è influenzato in nessun modo dal tasso di disoccupazione andremo a disegnarlo parallela all’asse delle ascisse; mentre la WS viene disegnata con pendenza negativa rispetto ad u inquanto il salario reale nell’equazione WS dipende negativamente dal tasso di disoccupazione u. L’equilibrio graficamente si trova nel punto in cui la curva PS e quella WS si incontrano; in quel punto viene determinato il tasso di disoccupazione naturale “un”, tale tasso permette che i prezzi attesi coincidano ai prezzi correnti. Lezione 025 01. DOMANDA 4 la produzione naturale corrisponde (nel nostro modello semplificato) forza lavoro che moltiplica uno meno il tasso di disoccupazione naturale 02. DOMANDA 10 i P, in base al modello AS, dipendono positivamente dai prezzi attesi, dalla z, dal markup e negativamente dalla disoccupazione 03. DOMANDA 9 per costruire la AS, si deve partire dal livello dei prezzi e sostituire il salario con la sua equazione 04. DOMANDA 8 l'equazione dei prezzi, dipende dal salario, positivamente 05. DOMANDA 7 l'equazione del salario, dipende prezzi attesi 06. DOMANDA 6 nella funzione WS considerando il tasso di disoccupazione scorporato, il salario reale dipende dalla forza lavoro no 07. DOMANDA 5 nella funzione WS considerando il tasso di disoccupazione scorporato, il salario reale dipende dal reddito si, positivamente 08. DOMANDA 2 lo svolgimento della formula del tasso di disoccupazione porta a uno meno (occupati fratto forza lavoro) 09. DOMANDA 3 la produzione naturale corrisponde (nel nostro modello semplificato) agli occupati a livello naturale 10. DOMANDA 1 cosa si intende per tasso naturale di disoccupazione è quel tasso che corrisponde ad un livello dei prezzi correnti uguali a quelli attesi 11. DOMANDA 11 secondo il modello AS i prezzi dipendono positivamente dal reddito 12. L'equazione AS L’offerta aggregata, AS, descrive gli effetti della produzione sul livello dei prezzi. L’equazione di offerta aggregata è determinata sul mercato del lavoro ma non imponiamo più Pe = P => equilibrio di breve periodo sul mercato del lavoro, non necessariamente “naturale” o di medio periodo. Avendo l’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧) e l’equazione dei prezzi P=(1+µ)W sostituendo il salario 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(𝑢, 𝑧) , utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u= 𝑈 𝐿 =1- 𝑁 𝐿 =1- 𝑌 𝐿 , l’equazione di offerta aggregata diventa: 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(1 − Y L , z). Per ogni livello atteso dei prezzi, il livello effettivo dei prezzi è una funzione crescente della produzione. La curva di offerta aggregata è positivamente inclinata (crescente). Quando la produzione è pari al suo livello naturale, il livello dei prezzi è pari al livello atteso dei prezzi. Un aumento del livello atteso dei prezzi provoca uno spostamento verso l’alto della curva AS. Viceversa, una riduzione del livello atteso dei prezzi sposta la curva verso il basso. 13. definire tutti i passaggi io formula ed il grafico per arrivare alla AS Avendo l’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧) e l’equazione dei prezzi P=(1+µ)W sostituendo il salario 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(𝑢, 𝑧) , utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u= 𝑈 𝐿 =1- 𝑁 𝐿 =1- 𝑌 𝐿 , l’equazione di offerta aggregata diventa: 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(1 − Y L , z). - + 14. Quali sono i passaggi per arrivare all'equazione della AS Avendo l’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧) e l’equazione dei prezzi P=(1+µ)W sostituendo il salario 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(𝑢, 𝑧) , utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u= 𝑈 𝐿 =1- 𝑁 𝐿 =1- 𝑌 𝐿 , l’equazione di offerta aggregata diventa: 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(1 − Y L , z). salari viene trasferito sui prezzi. Se le aspettative dei prezzi futuri aumenta, la curva di offerta si sposta verso l’alto. Le imprese riducono la loro domanda di lavoro e il livello di disoccupazione e di produzione. 11. L'andamento grafico della AS Per aiutarci nella rappresentazione grafica della curva AS analizziamo in dettaglio la sua formulazione: 𝐴𝑆 → 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹 (1 − 𝑌 𝐿𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜− , 𝑧𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 +). Un aumento della produzione provoca un incremento dei prezzi. Questo è determinato dal fatto che un aumento di Y porta ad un aumento di N, e di conseguenza vi è una riduzione della disoccupazione e un conseguente aumento dei salari e quindi dei prezzi. Per questa ragione la curva AS sarà una funzione crescente in un grafico che avrà per ascisse Y e per ordinate P. Per le eventuali traslazioni dobbiamo analizzare quanto segue: quando il livello di produzione è inferiore a quello naturale (prodotto di pieno impiego) la forza contrattuale dei lavoratori diminuisce. Il salario contrattato diminuisce e così i prezzi che sono stabiliti secondo la regola del markup. Se la riduzione dei prezzi determina aspettative di prezzo in diminuzione la curva di offerta si sposta verso il basso. Quando invece la produzione è superiore al livello di piena occupazione (tasso naturale) la forza contrattuale di lavoratori aumenta e i salari monetari aumentano anch’essi. L’aumento dei salari viene trasferito sui prezzi. Se le aspettative dei prezzi futuri aumenta, la curva di offerta si sposta verso l’alto. Le imprese riducono la loro domanda di lavoro e il livello di occupazione e di produzione. 12. Il modello WS - PS formula, grafico e significato equilibrio Per la costruzione grafica del modello WS-PS bisogna incominciare delle due equazioni: 𝑊𝑆 = 𝑊 𝑃 = 𝐹(𝑢, 𝑧) ; 𝑃𝑆 = 𝑊 𝑃 = 1 (1+𝜇) .; bisogna andare a disegnare le due curve in un modello avente come ordinata 𝑊 𝑃 ovvero il salario reale mentre come ascissa u ovvero il tasso di disoccupazione. Sapendo che PS non è influenzato in nessun modo dal tasso di disoccupazione andremo a disegnarlo parallela all’asse delle ascisse; mentre la WS viene disegnata con pendenza negativa rispetto ad u inquanto il salario reale nell’equazione WS dipende negativamente dal tasso di disoccupazione u. L’equilibrio graficamente si trova nel punto in cui la curva PS e quella WS si incontrano; in quel punto viene determinato il tasso di disoccupazione naturale “un”, tale tasso permette che i prezzi attesi coincidano ai prezzi correnti. 13. Da quali variabili è influenzato P I prezzi dipendono positivamente dai costi, che a loro volta dipendono dalla funzione di produzione - la relazione tra gli input impiegati e l’output prodotto. Assumiamo che le imprese producano beni usando un unico fattore produttivo, il lavoro: Y=AN dove Y è la produzione, N l’occupazione e A la produttività del lavoro. Assumiamo ora che A=1 (un lavoratore produce una unità di prodotto), la funzione di produzione diventa: Y=N. Un modo semplice per definire come le imprese fissano i prezzi è rappresentato dalla seguente equazione: P=(1+µ)W dove µ è il ricarico del prezzo sul costo di produzione, indicato generalmente come markup. In concorrenza perfetta si ha che P=W, dunque µ=0. Se le imprese hanno potere di mercato, µ sarà positivo e il prezzo P sarà superiore al costo W di un fattore uguale a (1+ µ). 14. La AS Avendo l’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧) e l’equazione dei prezzi P=(1+µ)W sostituendo il salario 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(𝑢, 𝑧) , utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u= 𝑈 𝐿 =1- 𝑁 𝐿 =1- 𝑌 𝐿 , l’equazione di offerta aggregata diventa: 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(1 − Y L , z). - + 15. Da cosa è determinato W I metodi per la determinazione salariale sono: Contrattazione collettiva: accordi di categoria fatti dai sindacati; Contrattazione bilaterale: accordi tra datore di lavoro e lavoratori. La forza nella contrattazione salariale dipende dalla qualifica di un lavoratore e dal ruolo che deve andare a ricoprire. Le negoziazioni possono avvenire a diversi livelli: nazionale, settoriale e aziendale. La teoria generale del salario comunque ci dice che i lavoratori in genere percepiscono un salario superiore a quello di riserva e che i salari dipendono dalle condizioni del mercato del lavoro, se vi è un tasso di disoccupazione elevato i salari saranno più bassi perchè diventerà più facile trovare un sostituto per un lavoratore che si licenzia. Oltre al grado di sostituibilità, un’azienda può decidere di dare al lavoratore un salario più alto per spingerlo ad una forte produttività. Lezione 027 01. DOMANDA 6 se i prezzi variano si trasla la LM 02. DOMANDA 10 la AD si trasla se varia tutte le variabili che non sono P 03. DOMANDA 11 la AD dipende negativamente dai prezzi 04. DOMANDA 1 la domanda aggregata descrive come varia Y al variare dei prezzi 05. DOMANDA 2 per costruire la AD dobbiamo partire dal modello Qualunque variazione di politica fiscale o monetaria in generale, di qualunque altra variabile diversa dal livello dei prezzi che sposti la curva IS o la curva LM sposta la curva di domanda aggregata. 14. rappresentare tutti i passaggi in formula e grafici per arrivare alla definizione della AD. Spiegare anche tutte le variabili coinvolte La domanda aggregata descrive gli effetti del livello dei prezzi sulla produzione. Per costruirla dobbiamo rifarci al modello IS-LM, tenendo conto che per la curva AD si deve analizzare una variazione dei prezzi. Essa è derivata dalle condizioni di equilibrio nei mercati reali e finanziari. La condizione di equilibrio sul mercato dei beni è la seguente: 𝐼𝑆 → 𝑌 = 𝐶(𝑌 − 𝑇) + 𝐼(𝑌, 𝑖) + 𝐺, mentre quella di equilibrio sui mercati finanziari: 𝐿𝑀 → 𝑀 𝑃 = 𝑌𝐿(𝑖). Un aumento del livello dei prezzi riduce la produzione. La relazione negativa tra produzione e livello dei prezzi è rappresentata dalla curva decrescente AD: all’aumentare del livello dei prezzi, i saldi monetari reali diminuiscono. Questa contrazione monetaria fa aumentare il tasso di interesse, che a sua volta provoca una riduzione della domanda di beni e quindi della produzione. Questa curva è chiamata curva di domanda aggregata ed è rappresentata dalla seguente relazione: 𝑌 = 𝑌 ( 𝑀 𝑃𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜+ , 𝐺𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜+, 𝑇𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 −). Per ogni dato livello dei prezzi, un aumento della spesa pubblica fa aumentare la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso destra. Per ogni dato livello dei prezzi, una diminuzione dello stock nominale di moneta fa diminuire la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso sinistra. Qualunque variazione di politica fiscale o monetaria in generale, di qualunque altra variabile diversa dal livello dei prezzi che sposti la curva IS o la curva LM sposta la curva di domanda aggregata. 15. Quali variabili possono influenzare la posizione della curva di domanda aggregata Qualunque variazione di politica fiscale o monetaria in generale, di qualunque altra variabile diversa dal livello dei prezzi che sposti la curva IS o la curva LM sposta la curva di domanda aggregata. Lezione 029 01. DOMANDA 2 per costruire la AD si deve partire da una variazione del prezzo 02. DOMANDA 1 per costruire la AS si deve partire da una variazione del reddito 03. DOMANDA 3 nel modello AD, Y dipende positivamente dalla moneta e dalla spesa pubblica e negativamente dall'imposizione fiscale 04. DOMANDA 10 se la produzione di equilibrio del modello AD AS e maggiore di quella naturale allora i prezzi saranno superiori ai prezzi attesi. i prezzi attesi saliranno fino a che non tornerà l'uguaglianza con i prezzi correnti 05. DOMANDA 8 ci si muove lungo la AS se se varia Y 06. DOMANDA 7 la curva AS trasla con se variano tutte le sue variabili che non sono il reddito 07. DOMANDA 6 ci si muove lungo la curva AD per variazioni di P 08. DOMANDA 5 la curva AD si trasla con tutte le risposte sono corrette 09. DOMANDA 4 nel modello AS, i P dipendono positivamente dai prezzi attesi, dal markup, da Y e da z 10. DOMANDA 9 se la produzione di equilibrio del modello AD AS e maggiore di quella naturale allora la disoccupazione è inferiore a quella naturale e i prezzi sono maggiori di quelli attesi 11. Equilibrio modella AD - AS in caso di produzione maggiore rispetto al suo livello naturale. La disoccupazione è inferiore a quella naturale e i prezzi saranno superiori ai prezzi attesi. i prezzi attesi saliranno fino a che non tornerà l'uguaglianza con i prezzi correnti. 12. Equilibrio modello AD - AS in caso di produzione uguale al suo livello naturale I prezzi coincidono con quelli attesi, la disoccupazione è al suo livello naturale e in questo caso l’equilibrio permane nel breve e nel lungo periodo in maniera statica. 13. Equazione, costruzione e dinamiche curva AS Avendo l’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧) e l’equazione dei prezzi P=(1+µ)W sostituendo il salario 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(𝑢, 𝑧) , utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u= 𝑈 𝐿 =1- 𝑁 𝐿 =1- 𝑌 𝐿 , l’equazione di offerta aggregata diventa: 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(1 − Y L , z). - + Un aumento della produzione provoca un incremento dei prezzi. Questo è determinato dal fatto che un aumento di Y porta ad un aumento di N, e di conseguenza vi è una riduzione della disoccupazione e un conseguente aumento dei salari e quindi dei prezzi. Per questa ragione la curva AS sarà una funzione crescente in un grafico che avrà per ascisse Y e per ordinate P. Per le eventuali traslazioni dobbiamo analizzare quanto segue: quando il livello di produzione è inferiore a quello naturale (prodotto di pieno impiego) la forza contrattuale dei lavoratori diminuisce. Il salario contrattato diminuisce e così i prezzi che sono stabiliti secondo la regola del markup. Se la riduzione dei prezzi determina aspettative di prezzo in diminuzione la curva di offerta si sposta verso il basso. Quando invece la produzione è superiore al livello di piena occupazione (tasso naturale) la forza contrattuale di lavoratori aumenta e i salari monetari aumentano anch’essi. L’aumento dei salari viene trasferito sui prezzi. Se le aspettative dei prezzi futuri aumenta, la curva di offerta si sposta verso l’alto. Le imprese riducono la loro domanda di lavoro e il livello di occupazione e di produzione. 14. Equazione, costruzione e dinamiche curva AD 𝐴𝐷 → 𝑌 = 𝑌( 𝑀 𝑃 , 𝐺, 𝑇) + + - La domanda aggregata descrive gli effetti del livello dei prezzi sulla produzione. Per costruirla dobbiamo rifarci al modello IS-LM, tenendo conto che per la curva AD si deve analizzare una variazione dei prezzi. Essa è derivata dalle condizioni di equilibrio nei mercati reali e finanziari. La condizione di equilibrio sul mercato dei beni è la seguente: 𝐼𝑆 → 𝑌 = 𝐶(𝑌 − 𝑇) + 𝐼(𝑌, 𝑖) + 𝐺, mentre quella di equilibrio sui mercati finanziari: 𝐿𝑀 → 𝑀 𝑃 = 𝑌𝐿(𝑖). Un aumento del livello dei prezzi riduce la produzione. La relazione negativa tra produzione e livello dei prezzi è rappresentata dalla curva decrescente AD: all’aumentare del livello dei prezzi, i saldi monetari reali diminuiscono. Questa contrazione monetaria fa aumentare il tasso di interesse, che a sua volta provoca una riduzione della domanda di beni e quindi della produzione. Questa curva è chiamata curva di domanda aggregata ed è rappresentata dalla seguente relazione: 𝑌 = 𝑌 ( 𝑀 𝑃𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜+ , 𝐺𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜+, 𝑇𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 −). Per ogni dato livello dei prezzi, un aumento della spesa pubblica fa aumentare la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso destra. Per ogni dato livello dei prezzi, una diminuzione dello stock nominale di moneta fa diminuire la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso sinistra. Qualunque variazione di politica fiscale o monetaria in generale, di qualunque altra variabile diversa dal livello dei prezzi che sposti la curva IS o la curva LM sposta la curva di domanda aggregata. Lezione 030 01. DOMANDA 9 se la produzione corrente è superiore rispetto a quella naturale, tra breve e medio periodo allora i prezzi attesi inferiori ai prezzi correnti saliranno fino a riportare la AS al punto di Yn in altro a sinistra 02. DOMANDA 7 se partiamo da un livello di produzione pari alla naturale e c'è una politica monetaria espansiva, allora si avrà la produzione corrente diventa superiore a quella naturale 03. DOMANDA 8 se la produzione corrente diventa superiore rispetta alla naturale, allora ad un primo spostamento della LM a destra in basse e subito un salto in alto a sinistra 02. DOMANDA 3 se i prezzi sono maggiori di quelli attesi allora i prezzi attesi aumenteranno per arrivare al livello di quelli correnti 03. DOMANDA 10 nel modello IS LM la politca monetaria espansiva nel medio poriodo porterà ad un equilirbio una produzione uguale a quella iniziale con un interesse costante 04. DOMANDA 8 nel medio periodo dopo una politica monetaria espansiva si avrà i prezzi correnti sono uguali a quelli attesi ad un livello superiore rispetto all'equiilibrio iniziale 05. DOMANDA 2 se la produzione è superiore a quella naturale allora i prezzi sono maggiori di quelli attesi 06. DOMANDA 1 nel modello AD AS in equilibrio statico se c'è una politica monetaria espansiva allora una produzione maggiore di quella naturale e de prezzi superiori di quelli attesi 07. DOMANDA 4 se i prezzi attesi salgono allara nel modella AD AS la AS si sposta in alto a sinistra 08. DOMANDA 5 se vi è una politica monetaria espansiva allora nel modello AD AS la AD si muove in alto a destra 09. DOMANDA 6 dopo una politica monetaria espansiva e un livello di Y superiore ad Yn tra il breve ed il medio periodo la AS si sposterà in alto a sinistra fino ad arrivare ad Y uguale Yn 10. DOMANDA 7 nel medio periodo dopo una politica monetaria espansiva si avrà Y uguale ad Yn 11. Il dietro le quinte di una variazione monetaria nel modello AD - AS La situazione iniziale è quella dove Y=Yn sia nel grafico AD-AS che nel grafico IS-LM. Una politica monetaria espansiva fa traslare la curva LM verso il basso a destra fino a LM’. Questo punto di equilibrio denominato Y’’ non si vede nel modello AD-AS, in quanto una produzione superiore a quella naturale fa aumentare immediatamente i prezzi. Questa variazione del brevissimo periodo porterà subito ad una contrazione della LM in quanto avviene una riduzione dei saldi monetari M/P dovuti ad aumento di P. Il nuovo punto di equilibrio Y’ determinato dalla LM’’ è quello che troveremo nel modello AD-AS. Infatti i due spostamenti della LM hanno fatto sì che la AD prima si spostasse in alto a destra e poi tornasse in basso fino a arrivare a AD’. Questo spostamento non è riportato nel modello AD-AS. A questo punto, in Y’, essendo la produzione superiore a quella naturale ed i prezzi superiori a quelli attesi, i prezzi aumenteranno portando ad una riduzione di M/P fino a che la LM non ritorna al punto di Yn, cioè al suo punto iniziale. Nel modello LM si vede come la curva sia tornata al suo punto iniziale e questo vuol dire che i saldi monetari sono gli stessi della situazione di partenza. Durante il processo di aggiustamento all’inizio si riscontra un abbattimento di i, che porta ad un aumento di Y grazie all’aumento degli investimenti. Dopo di che con la contrazione dei saldi monetari gli interessi aumentano riportando Y ed i ai livelli originari. Possiamo affermare che guardando al modello IS-LM non si riscontrano variazioni rispetto alla situazione iniziale, quindi si può parlare di neutralità della moneta. 12. Cosa si intende per neutralità della moneta Per neutralità della moneta si intende quando guardando al modello IS-LM non si riscontrano variazioni rispetto alla situazione iniziale. 13. Politica monetaria in modello AD - AS L’aumento dello stock monetario, dovuto ad una politica monetaria espansiva, crea un aumento di M/P e una conseguente traslazione di AD verso l’alto ad AD’, l’equilibrio passa da Y ad Y’. La produzione ora è maggiore del suo livello naturale ed i prezzi sono maggiori di quelli attesi. Se la produzione è superiore a quella naturale i salari ed i prezzi aumenteranno. Questo farà spostare la AS in alto a sinistra. Il processo di aggiustamento si fermerà nel medio periodo, quando l’offerta aggregata sarà quella indicata con AS”, l’economia si stabilizzerà di nuovo su Yn ed i prezzi coincideranno con il loro livello atteso. Mentre la produzione è tornata al suo livello naturale i prezzi si sono assestati ad un livello superiore. 14. Modello IS - LM e variazione saldi monetari La situazione iniziale è quella dove Y=Yn sia nel grafico AD-AS che nel grafico IS-LM. Una politica monetaria espansiva fa traslare la curva LM verso il basso a destra fino a LM’. Questo punto di equilibrio denominato Y’’ non si vede nel modello AD-AS, in quanto una produzione superiore a quella naturale fa aumentare immediatamente i prezzi. Questa variazione del brevissimo periodo porterà subito ad una contrazione della LM in quanto avviene una riduzione dei saldi monetari M/P dovuti ad aumento di P. Il nuovo punto di equilibrio Y’ determinato dalla LM’’ è quello che troveremo nel modello AD-AS. Infatti i due spostamenti della LM hanno fatto sì che la AD prima si spostasse in alto a destra e poi tornasse in basso fino a arrivare a AD’. Questo spostamento non è riportato nel modello AD-AS. A questo punto, in Y’, essendo la produzione superiore a quella naturale ed i prezzi superiori a quelli attesi, i prezzi aumenteranno portando ad una riduzione di M/P fino a che la LM non ritorna al punto di Yn, cioè al suo punto iniziale. Nel modello LM si vede come la curva sia tornata al suo punto iniziale e questo vuol dire che i saldi monetari sono gli stessi della situazione di partenza. Durante il processo di aggiustamento all’inizio si riscontra un abbattimento di i, che porta ad un aumento di Y grazie all’aumento degli investimenti. Dopo di che con la contrazione dei saldi monetari gli interessi aumentano riportando Y ed i ai livelli originari. Possiamo affermare che guardando al modello IS-LM non si riscontrano variazioni rispetto alla situazione iniziale, quindi si può parlare di neutralità della moneta. Lezione 032 01. DOMANDA 11 una politica fiscale restrittiva porterà nel modello AD AS Y minore di Yn e prezzi minori dei prezzi attesi 02. DOMANDA 10 ci si muove lungo la AS se varia Y 03. DOMANDA 9 la AS trasla se varia P attesi/markup/forza lavoro/z 04. DOMANDA 7 la AD trasla se varia G/T/M 05. DOMANDA 8 ci si muove lungo AD se varia P 06. DOMANDA 5 la LM trasla se si muove M e/o P 07. DOMANDA 4 ci si muove lungo IS se se varia i 08. DOMANDA 1 una politica fiscale restrittiva nel modello IS LM porta ad un movimento della IS in basso a sinistra 09. DOMANDA 3 la IS trasla se varia G e T 10. DOMANDA 2 una politica fiscale restrittiva nel modello IS LM porta diminuisce y ed i 11. DOMANDA 6 ci si muove lungo la LM se varia Y 12. Da cosa dipendono le variazioni della curva AD e AS L’equilibrio si ha nel caso in cui i prezzi coincidono con quelli attesi e di conseguenza la disoccupazione è al suo livello naturale, permane nel breve e nel lungo in maniera statica. 13. Politica fiscale restrittiva in modello IS - LM Una politica fiscale, espansiva o restrittiva che sia, va ad influire sulla curva IS mentre quella LM rimarrà invariata in quanto le variabili che cambiano con una politica fiscale sono la spesa pubblica (G) e le tassazioni (T) che non sono contenute nell’equazione per la determinazione della LM perciò non la influenzano. Una politica fiscale restrittiva è ottenuta tramite una riduzione della spesa pubblica ( tagli ), un aumento del prelievo fiscale ( pressione fiscale(1) ) e/o una riduzione dei trasferimenti. L'effetto di una politica fiscale restrittiva dovrebbe consistere in un decremento della domanda aggregata e del reddito di equilibrio. Nel modello IS-LM la politica fiscale restrittiva sposta verso sinistra la curva IS. Gli obiettivi della politica fiscale restrittiva sono il controllo dell'inflazione dei prezzi dovuto a un'eccessiva domanda interna, la riduzione del debito pubblico e del deficit di bilancio. 14. Quali sono gli effetti di breve e medio periodo nel modello AD - AS di una politica fiscale restrittiva Nel breve e nel medio periodo in caso di una politica fiscale restrittiva nel modello AD-AS avviene quanto segue: la riduzione della spesa pubblica ha portato ad una contrazione della AD, portando l’equilibrio da Yn ad Y’. La produzione ora è al di sotto del suo livello naturale, quindi vi i prezzi sono inferiori rispetto a quelli modello IS-LM la politica fiscale restrittiva sposta verso sinistra la curva IS. Gli obiettivi della politica fiscale restrittiva sono il controllo dell'inflazione dei prezzi dovuto a un'eccessiva domanda interna, la riduzione del debito pubblico e del deficit di bilancio. 13. Modello AD - AS in caso di politica fiscale restrittiva. Nel breve e nel medio periodo in caso di una politica fiscale restrittiva nel modello AD-AS avviene quanto segue: la riduzione della spesa pubblica ha portato ad una contrazione della AD, portando l’equilibrio da Yn ad Y’. La produzione ora è al di sotto del suo livello naturale, quindi vi i prezzi sono inferiori rispetto a quelli attesi e la u è maggiore rispetto a un. Nel tempo, con il livello di Y inferiore a Yn, e i prezzi inferiori di quelli attesi inizieranno a scendere portando un abbassamento della AS. Questo processo di aggiustamento continuerà fino a che in AS“ la produzione ritornerà al suo livello naturale ed i prezzi non coincideranno al livello atteso. La nuova situazione di equilibrio avrà la produzione uguale al suo livello iniziale ma a prezzi più bassi. 14. Modello AD - AS in caso di variazione monetaria ed effetti sul modello IS -LM La politica monetaria espansiva è un intervento di politica economica (politica monetaria) finalizzato ad aumentare (espandere) l'offerta di moneta nel sistema economico. La banca centrale può adottare una politica monetaria espansiva aumentando la base monetaria, acquistando titoli di Stato tramite operazioni di mercato aperto, riducendo il tasso di sconto sul rifinanziamento bancario e/o riducendo il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche. L'aumento dell'offerta di moneta si traduce in una traslazione verso destra della curva LM. La politica monetaria restrittiva è un intervento di politica economica (politica monetaria) finalizzato a ridurre l'offerta di moneta nel sistema economico. La politica monetaria restrittiva può essere effettuata dalla banca centrale tramite una riduzione della base monetaria, vendendo i titoli dello Stato al pubblico con operazioni di mercato aperto, aumentando il tasso di sconto di rifinanziamento delle banche e/o aumentando il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche. La politica monetaria restrittiva può essere rappresentata su diagramma cartesiano tramite il modello IS-LM. La riduzione dell'offerta di moneta sposta verso sinistra la curva LM. Per quello che riguarda il modello AD-AS, l’aumento dello stock monetario, dovuto ad una politica monetaria espansiva, crea un aumento di M/P e una conseguente traslazione di AD verso l’alto ad AD’, l’equilibrio passa da Y ad Y’. La produzione ora è maggiore del suo livello naturale ed i prezzi sono maggiori di quelli attesi. Se la produzione è superiore a quella naturale i salari ed i prezzi aumenteranno. Questo farà spostare la AS in alto a sinistra. Il processo di aggiustamento si fermerà nel medio periodo, quando l’offerta aggregata sarà quella indicata con AS”, l’economia si stabilizzerà di nuovo su Yn ed i prezzi coincideranno con il loro livello atteso. Mentre la produzione è tornata al suo livello naturale i prezzi si sono assestati ad un livello superiore. 15. Modello IS - LM e variazioni che possono influenzare tale modello Una politica fiscale, espansiva o restrittiva che sia, va ad influire sulla curva IS mentre quella LM rimarrà invariata in quanto le variabili che cambiano con una politica fiscale sono la spesa pubblica (G) e le tassazioni (T) che non sono contenute nell’equazione per la determinazione della LM perciò non la influenzano. Una politica fiscale espansiva è ottenuta tramite un aumento della spesa pubblica, una riduzione del prelievo fiscale e/o un aumento dei trasferimenti. L'effetto di una politica fiscale espansiva dovrebbe consistere in un incremento della domanda aggregata e del reddito di equilibrio. Nel modello IS-LM la politica fiscale espansiva sposta verso destra la curva IS. Gli obiettivi di una politica fiscale espansiva sono la crescita economica, la distribuzione della ricchezza e l'equità. Una politica fiscale restrittiva è ottenuta tramite una riduzione della spesa pubblica ( tagli ), un aumento del prelievo fiscale ( pressione fiscale(1) ) e/o una riduzione dei trasferimenti. L'effetto di una politica fiscale restrittiva dovrebbe consistere in un decremento della domanda aggregata e del reddito di equilibrio. Nel modello IS-LM la politica fiscale restrittiva sposta verso sinistra la curva IS. Gli obiettivi della politica fiscale restrittiva sono il controllo dell'inflazione dei prezzi dovuto a un'eccessiva domanda interna, la riduzione del debito pubblico e del deficit di bilancio. Lezione 034 01. DOMANDA 7 se il prezzo del petrolio aumenta cosa succede nel modello WS PS la disoccupazione naturale aumenta 02. DOMANDA 8 se la disoccupazione naturale è maggiore di quella corrente allora Y maggiore di Yn e i P maggiori dei P attesi 03. DOMANDA 6 una variazione del prezzo del petrolio modifica tutte le risposte sono corrette 04. DOMANDA 5 il prezzo del petrolio si trova dentro quale modello AS 05. DOMANDA 4 il markup si trova dento quale modello AS 06. DOMANDA 3 cosa si intende per markup tutte le risposte sono corrette 07. DOMANDA 2 cosa comprende il markup tutte le risposte sono corrette 08. DOMANDA 1 cosa comprende il markup tutte le risposte sono corrette 09. L'equazione dei salari WS 𝑊𝑆 = 𝑊 𝑃 = 𝐹(𝑢, 𝑧) - + Dipende negativamente dal tasso di disoccupazione ed è la relazione tra salario reale e tasso di disoccupazione. Partendo dall’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧), andiamo a sostituire i prezzi attesi con il livello dei prezzi - + effettivi, dividendo tutto per P: 𝑊𝑆 = 𝑊 𝑃 = 𝐹(𝑢, 𝑧) - + Vediamo che il salario reale dipende negativamente dal tasso di disoccupazione, infatti un aumento del tasso di disoccupazione porta ad una riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e quindi ad un abbassamento dei livelli dei salari. 10. L'equazione dei prezzi PS 𝑃𝑆 = 𝑊 𝑃 = 1 (1 + 𝜇) Per ottenere l’equazione dei prezzi PS dobbiamo esprimere l’equazione dei prezzi in base al salario reale: P=(1+µ)W dividendo tutto per W avremo 𝑊 𝑃 = (1 + 𝜇) invertendo poi entrambi i lati avremo 𝑊 𝑃 = 1 (1+𝜇) . Da quest’ultima formulazione otteniamo la PS. Vediamo come un aumento del Markup va diminuire il salario reale, in quanto genera un aumento del livello dei prezzi. Inoltre possiamo notare come l’equazione PS non sia influenzata dal livello della disoccupazione 11. Cosa succede al tasso di disoccupazione naturale se aumenta il prezzo del petrolio Un aumento del prezzo del petrolio farà abbassare la PS, portando quindi il sistema ad un nuovo tasso di disoccupazione naturale. Un aumento del prezzo del petrolio provoca nel breve periodo un calo della produzione e un aumento del livello dei prezzi. Nel medio periodo, poiché il livello naturale della produzione è diminuito, il livello dei prezzi aumenta ulteriormente e la produzione diminuisce ulteriormente. Un aumento del prezzo del petrolio riduce pertanto il salario reale e fa aumentare il tasso naturale di disoccupazione. 12. Conseguenza nel modello AD - AS In seguito all’aumento del prezzo del petrolio e quindi della disoccupazione naturale, Yn diminuisce. La AS si sposta verso l’alto finché non avrà raggiunto la nuova produzione naturale Yn’. Un aumento del prezzo del petrolio può essere lesivo per l’economia di una nazione perché comporta una situazione detta stagflazione (unione stagnazione + inflazione). 13. Come si può inserire il prezzo del petrolio nel modello WS - PS e di Conseguenza nel modello AD – AS Bisogna includere il prezzo del petrolio nel modello AD-AS: Staticità iniziale: Y=Yn. In seguito all’aumento del prezzo del petrolio e quindi della disoccupazione naturale, Yn diminuisce. La AS si sposta verso l’alto finché non avrà raggiunto la nuova produzione naturale Yn’. Un aumento del prezzo del petrolio può essere lesivo per l’economia di una nazione perché comporta una situazione detta stagflazione (unione stagnazione + inflazione). 14. Da cosa dipende il livello dei prezzi del petrolio Negli anni settanta è stata istituito l’OPEC, che rappresenta il cartello dei maggiori paesi produttori di petrolio. Questo atteggiamento monopolista porterà ad un drastico aumento del petrolio tra gli anni ’70 ed ’80, dovuto da accordi di riduzione dell’offerta. Anche se i picchi maggiori del prezzo del petrolio sono causati da conflitti che hanno interessato i paesi produttori. All’inizio degli anni 80’ alcuni paesi hanno iniziato a produrre di più rispetto alla quota assegnata dall’OPEC, portando ad una riduzione del prezzo del petrolio. Da allora ad oggi nonostante una tendenza al ribasso dei prezzi ci sono stati vari picchi di aumento dovuti, a conflitti nei paesi produttori, e a manovre speculative. Inoltre, si deve anche considerare che la domanda di petrolio sta sempre di più aumentando sia per i nuovi sviluppi delle società capitalistiche sia per la nascita di nuovi paesi industrializzati. Come avviene per tutte le materie prime, il prezzo del petrolio 04. DOMANDA 10 NEL MODELLO IS-LM L'AGGIUSTAMENTO TRA IL BREVE E MEDIO PERIODO FA SPOSTARE LM 05. DOMANDA 11 L'AUMENTO DEL PREZZO DEL PETROLIO FA MUOVERE NEL BREVE PERIODO ENTRAMBE 06. DOMANDA 12 L'AUMENTO DEL PREZZO DEL PETROLIO, PARTENDO DA UNA SITUAZIONE IN CUI Y=Yn, COMPORTA Y>Yn 07. DOMANDA 13 LE VARIAZIONI DI AGGIUSTAMENTO TRA IL BREVE E MEDIO PERIODO INTERESSANO ENTRAMBE 08. DOMANDA 14 LA POLITICA MONETARIA SI CONSIDERA NEUTRALE NEL MEDIO PERIODO 09. DOMANDA 15 LA VARIAZIONE DEL PREZZO DEL PETROLIO ENTRAMBE LE RISPOSTE SONO CORRETTE 10. DOMANDA 6 SE VIENE EFFETTUATA UNA POLITICA MONETARIA ESPANSIVA PARTENDO DAL PUNTO DI EQUILIBRIO Y=Yn, IL NUOVO EQUILIBRIO SARA' Y>Yn 11. DOMANDA 5 I TEMPI NECESSARI PER FAR TORNARE L'EQUILIBRIO AL SUO LIVELLO NATURALE SONO AGGIUSTAMENTI DI BREVE E MEDIO PERIODO 12. DOMANDA 4 SE P>Pe ALLORA I PREZZI ATTESI AUMENTERANNO E LA AS TRASLERA' IN ALTO A SINISTRA 13. DOMANDA 2 SE NEL MODELLO AD-AS L'EQUILIBRIO COMPORTA CHE Y=Yn ALLORA SI PARLA DI EQUILIBRIO STATICO 14. DOMANDA 1 NEL MODELLO AD-AS VIENE DEFINITO L'EQUILIBRIO DELLE SEGUENTI VARIABILI Y, P 15. DOMANDA 3 SE NEL MODELLO AD-AS L'EQUILIBRIO COMPORTA CHE Y>Yn ALORA P>Pe 16. Cosa si intende per shock sulla produzione Sono variazioni che possono interessare l’offerta e /o la domanda aggregata. Queste variazioni riguardano: fiducia consumatori, domanda di moneta, di investimento, prezzo del petrolio, politica economica, nuove leggi fiscali, nuovi programmi di investimento pubblico, decisioni della banca centrale, ecc. Ognuno di questi shock ha effetti dinamici sulla produzione e sulle sue componenti e si chiamano “meccanismi di propagazione dello shock”. 17. Quali sono le conclusioni che si possono trarre dalle diverse variazioni che abbiamo studiato nel modell0 AD - AS Le variazioni dovute a politiche economiche monetarie e fiscali e le modifiche del prezzo del petrolio creano effetti diversi in base al periodo in cui ci si riferisce. Una politica monetaria espansiva influenza la produzione nel breve periodo, ma non nel medio. Una politica fiscale restrittiva ha influenze nel breve periodo, causando una diminuzione della produzione e del tasso di interesse, mentre nel medio si avrà un ulteriore abbassamento del tasso di interesse che riporterà la produzione al suo livello iniziale, perchè aumenteranno gli investimenti. Un aumento del prezzo del petrolio riduce la produzione nel breve e nel medio periodo. Lezione 037 01. DOMANDA 3 cosa si intende per stagflazione alta disoccupazione e alta inflazione 02. DOMANDA 4 i livello dei prezzi nella curva AS dipendono dalla disoccupazione negativamente 03. DOMANDA 9 nella rielaborazione della curva AS l'infazione tra le diverse variabili dipende dalla disoccupazione negativamente 04. DOMANDA 8 nella rielaborazione della curva AS l'infazione tra le diverse variabili dipende dalla variabile z positivamente 05. DOMANDA 7 nella rielaborazione della curva AS l'infazione tra le diverse variabili dipende dall'inflazione attesa positivamente 06. DOMANDA 5 il salario dipende dalla disoccupazione negativamente 07. DOMANDA 6 nella rielaborazione della curva AS per arrivare alla curva di Phillips i prezzi sono sotituiti dalla dall'inflazione 08. DOMANDA 2 tra inflazione è disoccupazione esiste una relazione negativa 09. DOMANDA 1 cosa indichiamo con "a" sensibilità dell'inflazione rispetto al livello della disoccupazione 10. Come si arriva alla formulazione del rapporto tra inflazione e disoccupazione Nel 1958 Phillips evidenziò che esisteva una relazione negativa tra inflazione e disoccupazione: a bassi tassi di disoccupazione corrispondevano alti tassi di inflazione e viceversa. Questa teoria fu studiata ed ampliata da Samuelson e Solow, i quali teorizzarono così la “curva di Phillips”. Questa curva indicava, tranne per i casi di forte depressione, che un paese potesse scegliere tra diverse combinazioni di disoccupazione ed inflazione. Quindi si potevano avere bassi tassi di disoccupazione, bastava accettare forti spinte inflazionistiche e viceversa. Questa teoria perse valore intorno agli anni settanta, per via della cosiddetta stagflazione. Infatti con lo shock petrolifero le nazioni si trovarono di fronte ad alti tassi di disoccupazione e forti spinte inflazionistiche. Questa situazione portò all’esigenza di nuove formulazioni della curva di Phillips, che mettessero in relazione il tasso di disoccupazione con la variazione del tasso di inflazione. 11. Qual'è il problema della stagflazione rispetto alla curva di Phillips La Curva Philips indicava che un paese potesse scegliere tra diverse combinazioni di disoccupazione ed inflazione. Quindi si potevano avere bassi tassi di disoccupazione, bastava accettare forti spinte inflazionistiche e viceversa. Con la stagflazione dovuta allo shock petrolifero intorno agli anni 70 le nazioni si trovarono di fronte ad alti tassi di disoccupazione e forti spinte inflazionistiche. Questa situazione portò all’esigenza di nuove formulazioni della curva di Phillips, che mettessero in relazione il tasso di disoccupazione con la variazione del tasso di inflazione. 12. La stagflazione La stagflazione è caratterizzata da alti tassi di inflazione e di disoccupazione. 13. Equazione salari e variabili 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧) - + W= salario nominale 𝑃𝑒= prezzi attesi: influiscono sul salario in quanto sia i lavoratori che l’impresa sono interessati al salario reale W/P e non al salario nominale W u= tasso di disoccupazione: se si considera il salario come risultato di una contrattazione, questo dipende dalla forza contrattuale delle parti. Il salario dipende negativamente dal livello del tasso di interesse. z= tutte le variabili che influenzano la determinazione del salario: per convenzione si considera che un aumento di z comporti un aumento di W. F= funzione. 14. Equazione prezzi e variabili L’offerta aggregata, AS, descrive gli effetti della produzione sul livello dei prezzi. L’equazione di offerta aggregata è determinata sul mercato del lavoro ma non imponiamo più Pe = P => equilibrio di breve periodo sul mercato del lavoro, non necessariamente “naturale” o di medio periodo. Avendo l’equazione dei salari 𝑊 = 𝑃𝑒𝐹(𝑢, 𝑧) e l’equazione dei prezzi P=(1+µ)W sostituendo il salario 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(𝑢, 𝑧) , utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u= 𝑈 𝐿 =1- 𝑁 𝐿 =1- 𝑌 𝐿 , l’equazione di offerta aggregata diventa: 𝑃 = 𝑃𝑒(1 + µ)𝐹(1 − Y L , z). Per ogni livello atteso dei prezzi, il livello effettivo dei prezzi è una funzione crescente della produzione. La curva di offerta aggregata è positivamente inclinata (crescente). 03. DOMANDA 6 se c'è uno shock petrolifero nel medio periodo aumentano i prezzi 04. DOMANDA 7 se c'è uno shock petrolifero allora nel medio periodo rispetta all'equilibrio iniziale tutte le risposte sono corretta 05. DOMANDA 8 la prima formulazione della curva di Phillips durante lo shock petrolifero degli anni 70 è stata abbandonata 06. DOMANDA 9 cosa cambiò per le aspettative dell'inflazione dopo lo shock petrolifero un aumento continuo dell'inflazione portò a delle aspettative di aumento e non più pari a zero 07. DOMANDA 10 l'inflazione attesa dopo la prima formulazione venne considerata pari ad una percentuale dell'anno precedente 08. DOMANDA 2 nella prima formulazione della curva di Phiilips l'inflazione corrente nessuna delle risposte è corretta 09. DOMANDA 1 nella prima formulazione della curva di Phiilips l'inflazione corrente non dipende dall'inflazione attesa 10. DOMANDA 4 se c'è uno shock petrolifero allora il markup aumenta 11. Quali sono le ragioni del fallimento della prima formulazione della curva di Phillips Negli anni settanta gli Stati Uniti subirono ben due shock petroliferi che comportarono forti aumenti del prezzo del petrolio. Questo aumento creò un aumento del livello dei prezzi e quindi dell’inflazione. I lavoratori modificarono il modo di fare le loro aspettative, in quanto fino agli anni precedenti il ’70 l’inflazione era sempre stata oscillante tra valori positivi e negativi, ma in quel decennio l’inflazione continuò solo a crescere. Di conseguenza un’inflazione positiva di un determinato anno creava aspettative di un maggiore aumento nell’anno successivo. Quindi l’ipotesi di inflazione attesa pari a zero non era più valida. 12. Cosa accade al mercato del petrolio negli anni '70 I paesi dell’Opec (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) hanno ridotto la produzione di petrolio, provocandone un forte aumento del prezzo (primo shock petrolifero del 1973), in risposta alla politica filo- israeliana dei paesi occidentali. 13. - Come si determina la formulazione successiva della curva di Phillips Come prima cosa riprendiamo l’equazione della prima formulazione della curva di Phillips: p=(µ+z) -au.: si ipotizza che l’inflazione attesa sia determinata dall’inflazione nel periodo precedente. Questo rapporto è determinato dal parametro “θ” che indica l’effetto del tasso di inflazione dell’anno precedente sul tasso di inflazione atteso nell’anno corrente. Maggiore è l’inflazione dell’anno precedente maggiore saranno le aspettative di inflazione nell’anno corrente, fino ad arrivare che si considera una parità tra questi tassi di inflazione cioè θ pari ad 1. Grazie a questi assunti ed alla prima formulazione della curva di Phillips possiamo andare a vedere la sua formulazione successiva. Avremo pt-pt-1=(µ+z) –au. Da questa formulazione si vede che il tasso di disoccupazione non va ad influenzare il tasso di inflazione ma bensì la variazione dell’inflazione corrente da quella del periodo precedente. Questa formulazione è chiamata curva di Phillips modificata o corretta per le aspettative o accelerata e mette in evidenza come una riduzione del tasso di disoccupazione aumenti il differenziale tra l’inflazione corrente e quella passata. Lezione 040 01. DOMANDA 9 che rapporto intercorre tra il differenziale dell'inflazione, corrente e attesa, ed il differenziale della disoccupazione, corrente e naturale nell'ultima formulazione della curva di Phillips negativo 02. DOMANDA 8 nell'ultima versione della curva di Phillips il rapporto tra inflazione e disoccupazione è studiato guardando ai differenziali tra inflazione corrente e attesa e disoccupazione corrente e naturale 03. DOMANDA 7 se la disoccupazione è minore di quella naturale allora il differenziale tra inflazione corrente e attesa sarà positivo 04. DOMANDA 6 se la disoccupazione è maggiore di quella naturale allora il differenziale tra inflazione corrente e inflazione attesa sarà negativo 05. DOMANDA 5 se la disoccupazione è pari a quella naturale allora il differenziale tra l'inflazione corrente e quella attesa è nullo 06. DOMANDA 4 nella formulazione successiva della curva di Phillips l'inflazione è influenzata dalla disoccupazione negativamente 07. DOMANDA 3 nella formulazione successiva della curva di Phillips l'inflazione è influenzata dall'inflazione attesa positivamente 08. DOMANDA 2 nelle formulazioni successive della curva di Phillips l'inflazione attesa tutte le risposte sono corrette 09. DOMANDA 1 nella formulazione successiva alla prima della curva di Phillips l'inflazione attesa è pari all'anno precedente 10. Equazione che mette in relazione la curva di Phillips a un tasso naturale di disoccupazione La teoria della curva di Phillips è strettamente legata al concetto di disoccupazione naturale. La prima formulazione della curva di Phillips imponeva l’assenza del tasso naturale di disoccupazione e considerava solo che se una nazione era disposta a sopportare tassi inflazione elevati poteva mantenere tassi di disoccupazione bassi e viceversa. Secondo Milton e Friedman il tradeoff tra inflazione e disoccupazione poteva resistere solo ad una condizione: che l’inflazione fosse sottostimata nel momento della contrattazione salariale. Essi sostenevano che se il governo avesse tentato di sostenere un’occupazione elevata accettando una maggiore inflazione, questo trade-off sarebbe scomparso e la disoccupazione non sarebbe scesa oltre un certo limite. Questo tasso minimo è il tasso naturale di disoccupazione. Ora però considereremo che il tasso di disoccupazione naturale imponga l’uguaglianza tra il tasso di inflazione corrente e quello atteso. Da questo possiamo rielaborare la curva di Phillips accelerata nel seguente modo: pt-pt-1=-a(uy-un). Questa equazione finale ci permette di: vedere la curva in termini di variazione dell’inflazione rispetto alla differenza che c’è tra la disoccupazione corrente e quella naturale. Se il tasso effettivo di disoccupazione eccede il tasso naturale, l’inflazione corrente è inferiore rispetto a quella precedente e viceversa. Vedere come sia il tasso di disoccupazione naturale a mantenere costante il livello di inflazione, per questo motivo si può anche chiamare N.A.I.R.U. (dal suo acronimo inglese non accelerating inflation rate of unemployment “tasso di disoccupazione che non accelera l’inflazione”). 11. Il tasso naturale di disoccupazione Per disoccupazione naturale si intende si intende quel punto dove i prezzi attesi considerati dalla curva WS coincidono con i prezzi correnti considerati dalla curva PS, automaticamente anche il salario reale è uguale al salario reale atteso e il tasso di disoccupazione è uguale al tasso di disoccupazione naturale e perciò si può anche dire che WS è uguale a PS. 12. La curva di Phillips modificata Come prima cosa riprendiamo l’equazione della prima formulazione della curva di Phillips: p=(µ+z) -au.: si ipotizza che l’inflazione attesa sia determinata dall’inflazione nel periodo precedente. Questo rapporto è determinato dal parametro “θ” che indica l’effetto del tasso di inflazione dell’anno precedente sul tasso di inflazione atteso nell’anno corrente. Maggiore è l’inflazione dell’anno precedente maggiore saranno le aspettative di inflazione nell’anno corrente, fino ad arrivare che si considera una parità tra questi tassi di inflazione cioè θ pari ad 1. Grazie a questi assunti ed alla prima formulazione della curva di Phillips possiamo andare a vedere la sua formulazione successiva. Avremo pt-pt-1=(µ+z) –au. Da questa formulazione si vede che il tasso di disoccupazione non va ad influenzare il tasso di inflazione ma bensì la variazione dell’inflazione corrente da quella del periodo precedente. Questa formulazione è chiamata curva di Phillips modificata o corretta per le aspettative o accelerata e mette in evidenza come una riduzione del tasso di disoccupazione aumenti il differenziale tra l’inflazione corrente e quella passata. 13. La prima formulazione della curva di Phillips Se vengono considerate le aspettative di inflazione pari a 0 si va a definire la prima formulazione della curva di Phillips la cui equazione è: p=(µ+z) -au. Con questa ipotesi andiamo a trovare la relazione negativa tra disoccupazione e inflazione teorizzata da Phillips, Samuelson e Solow. Questa formulazione impone che i prezzi attesi si considerino costanti rispetto a quelli dell’anno precedente. Quindi se ci sono variazioni attese dei prezzi l’inflazione attesa è pari a 0. In altre parole questo comporta prezzi maggiori quest’anno rispetto all’anno precedente cioè un’inflazione positiva. Questa sequenza di relazioni è chiamata spirale prezzi – salari: una bassa disoccupazione fa aumentare il salario nominale; dato l’aumento del salario nominale le imprese aumentano il livello dei prezzi; dato l’aumento dei prezzi, vengono determinati salari nominali più elevati per mantenere lo stesso livello di salario reale; un salario nominale più alto induce di nuovo le imprese ad aumentare i prezzi; a sua volta nella contrattazione collettiva si imporranno salari nominali maggiori per rispondere all’ulteriore aumento dei prezzi. In questo procedimento si vede come la rincorsa tra prezzi e salari si traduca in inflazione dei prezzi e dei salari. 14. Rapporto tra curva di Phillips e tasso naturale di disoccupazione nella storia La teoria della curva di Phillips è strettamente legata al concetto di disoccupazione naturale. La prima formulazione della curva di Phillips imponeva l’assenza del tasso naturale di disoccupazione e considerava solo che se una nazione era disposta a sopportare tassi inflazione elevati poteva mantenere tassi di 14. Il problema della volatilità del tasso di inflazione e le cause Negli anni settanta gli Stati Uniti subirono ben due shock petroliferi che comportarono forti aumenti del prezzo del petrolio. Questo aumento creò un aumento del livello dei prezzi e quindi dell’inflazione. I lavoratori modificarono il modo di fare le loro aspettative, in quanto fino agli anni precedenti il ’70 l’inflazione era sempre stata oscillante tra valori positivi e negativi, ma in quel decennio l’inflazione continuò solo a crescere. Di conseguenza un’inflazione positiva di un determinato anno creava aspettative di un maggiore aumento nell’anno successivo. Quindi l’ipotesi di inflazione attesa pari a zero non era più valida. Questo fatto è determinato dalla maggiore volatilità dell’inflazione, dovuta dal suo persistente alto livello, e quindi i soggetti sono particolarmente restii a fissare i livelli di salario per lunghi periodi. Questa reticenza è dovuta dal fatto che se l’inflazione risultasse più alta del previsto, i salari reali scenderebbero e se invece l’inflazione risultasse più bassa del previsto, i salari reali aumenterebbe. Nel primo caso si andrebbe a danneggiare i lavoratori mentre nel secondo gli imprenditori. Per adeguare i salari al tasso di inflazione, questi devono essere indicizzati. Però questo procedimento di aggiustamento crea una relazione più forte tra inflazione e disoccupazione. 15. Determinazione salariale I metodi per la determinazione salariale sono: Contrattazione collettiva: accordi di categoria fatti dai sindacati; Contrattazione bilaterale: accordi tra datore di lavoro e lavoratori. La forza nella contrattazione salariale dipende dalla qualifica di un lavoratore e dal ruolo che deve andare a ricoprire. Le negoziazioni possono avvenire a diversi livelli: nazionale, settoriale e aziendale. La teoria generale del salario comunque ci dice che i lavoratori in genere percepiscono un salario superiore a quello di riserva e che i salari dipendono dalle condizioni del mercato del lavoro, se vi è un tasso di disoccupazione elevato i salari saranno più bassi perchè diventerà più facile trovare un sostituto per un lavoratore che si licenzia. Oltre al grado di sostituibilità, un’azienda può decidere di dare al lavoratore un salario più alto per spingerlo ad una forte produttività. Lezione 042 01. DOMANDA 1 SECONDO PHILLIPS L'INFLAZIONE E' CORRELATA CON LA DISOCCUPAZIONE NEGATIVAMENTE 02. DOMANDA 11 COSA SI INTENDE PER ILLUSIONE MONETARIA I LAVORATORI SONO INTERESSATI AL SALARIO NOMINALE 03. DOMANDA 9 LA CURVA DI PHILLIPS NELLA SUA ULTIMA FORMULAZIONE METTE IN RELAZIONE INVERSA LA VARIAZIONE DI INFLAZIONE CON IL DIFFERENZIALE TRA u ED un 04. DOMANDA 8 LA CURVA DI PHILLIPS MODIFICATA METTE IN RELAZIONE LA VARIAZIONE DELL'INFLAZIONE CON IL MARKUP, z ED u 05. DOMANDA 7 L'INFLAZIONE ATTESA DIPENDE DALL'INFLAZIONE DEL PERIODO PRECEDENTE 06. DOMANDA 6 LA PRIMA FORMULAZIONE DI PHILLIPS METTEVA IN RELAZIONE INFLAZIONE ED IL LIVELLO DI DISOCCUPAZIONE 07. DOMANDA 4 COME SI TRASFORMA LA F(u,z) 1-au+z 08. DOMANDA 3 LA CURVA DI PHILLIPS SI DERIVA DALLA CURVA AS 09. DOMANDA 2 COSA SI INTENDE PER STAGFLAZIONE ALTA DISOCCUPAZIONE ED INFLAZIONE 10. DOMANDA 10 LA CURVA DI PHILLIPS MODIFICATA CON L'INDICIZZAZIONE DEI SALARI EVIDENZIA UNA RELAZIONE TRA LA VARIAZIONE DELL'INFLAZIONE E L'INDICIZZAZIONE POSITIVA 11. DOMANDA 5 COSA SI INTENDE PER a RAPPRESENTA UNA COSTANTE 12. Tutte le formulazioni della curva di Phillips e le diverse implicazioni Prima formulazione: pe=0→p=(µ+z)-∝µ. Questa formula esprime la relazione negativa µ e p teorizzata da Philips Samuelson e Solow. A seguito degli stock petroliferi degli anni 70’ che fecero aumentare il prezzo del petrolio, se µ↑ i prezzi aumentano e aumenta anche l’inflazione. Quindi l’inflazione attesa uguale a zero non è più valida, ma si ipotizza che l’inflazione attesa del tempo corrente sia determinata dall’inflazione dell’anno precedente. Seconda formulazione: pt-pt-1=(µ+z)-∝µ . Questa è la curva di Phillips accelerata o correlata per le aspettative. Successivamente per Milton e Friedman pt-pt-1=-∝(µt-µn). La curva permette di vedere le variazioni di p in risposta alla differenza fra µ-t e µn. Lezione 043 01. DOMANDA 3 che rapporto c'è tra inflazione e disoccupazione negativo 02. DOMANDA 8 nella legge di Okun beta che valore ha compreso tra 0 e 1 03. DOMANDA 6 se Y è uguale ad N allora la variazione del tasso di disoccupazione tra due periodi è uguale all'opposto del tasso di crescita 04. DOMANDA 5 se Y è uguale ad N allora ut-ut-1=-gyt 05. DOMANDA 4 se Y è uguale ad N allora se aumentano gli occupati la produzione aumenta nella stessa misura 06. DOMANDA 9 cosa si intende per crescita normale la crescita che non deriva dal mercato del lavoro 07. DOMANDA 2 che rapporto c'è tra produzione e disoccupazione negativo 08. DOMANDA 1 che rapporto c'è tra produzione ed occupazione positivo 09. DOMANDA 7 nella legge di Okun beta corrisponde la sensibilità della disoccupazione alla variazione della produzione 10. La legge di Okun La legge di Okun mette in relazione la variazione della disoccupazione rispetto alla differenza tra il tasso di crescita della produzione ed il suo livello normale: µt-µt-1=-ß(gyt-gy). Da questa equazione possiamo fare alcune considerazioni: se la variazione del tasso di disoccupazione è pari a zero, vuol dire che l’occupazione è cresciuta nella stessa percentuale della forza lavoro, creando così un tasso di crescita della produzione pari a quella normale. Se ß è inferiore all’unità, vuol dire che a seguito di deviazioni della crescita della produzione dal suo tasso normale, le imprese variano l’occupazione in misura meno che proporzionale. Un’altra spiegazione al fatto che ß sia inferiore all’unità deriva dal fatto che a volte le imprese possono assumere anche persone che si trovano al di fuori della forza lavoro, e quindi una loro assunzione non genera riduzione della disoccupazione. 11. Rapporto tra occupazione e disoccupazione Sia U la disoccupazione, N l’occupazione e L la forza lavoro, allora: 𝑢 = 𝑈 𝐿 = 1 − 𝑁 𝐿 = 1 − 𝑌 𝐿 . Se l’occupazione in funzione della forza lavoro e del tasso di disoccupazione è: N=L(1-u). Allora il livello naturale di occupazione sarà: Nn=L(1-un). Se il livello di produzione naturale si raggiunge quando l’occupazione è pari al suo livello naturale, è dato da: Yn=Nn=L(1-un). Usando le equazioni appena derivate, il livello naturale di produzione è definito implicitamente da: 𝐹 (1 − 𝑌𝑛 𝐿 , 𝑧) = 1 1+ µ . Il salario reale risultante dal processo di determinazione dei salari è una funzione decrescente del tasso di disoccupazione. Il salario reale derivante dalla determinazione dei prezzi è costante. L’equilibrio sul mercato del lavoro richiede che il salario reale sia scelto nella determinazione dei salari sia uguale al salario reale derivante dalla determinazione dei prezzi e ciò determina il tasso di disoccupazione di equilibrio. Questo tasso di disoccupazione è noto come tasso naturale di disoccupazione. Associato al tasso naturale di disoccupazione sono il livello naturale di occupazione e di produzione. 12. Definizione di forza lavoro 03. DOMANDA 4 la crescita monetaria genere crescita del reddito se il tasso di crescita della moneta è superiore a quello dell'inflazione 04. DOMANDA 1 la legge di Okun studia rapporto tra la variazione della disoccupazione ed il differenziale tra il tasso di crescita corrente e quello normale 05. DOMANDA 8 nel medio periodo la disoccupazione è pari al suo livello naturale 06. DOMANDA 7 la crescita aggiustata dello stock nominale di moneta è tutte le risposte sono corrette 07. DOMANDA 6 nel medio periodo il tasso di disoccupazione è costante 08. DOMANDA 5 se il tasso di disoccupazione è costante allora gyt è uguale al suo livello normale 09. Cosa succede nel medio periodo se vi è una crescita monetaria costante Nel caso di una crescita monetaria costante sostenuta dalla Banca Centrale, nel medio periodo il tasso di disoccupazione deve essere considerato costante, in quanto non è possibile considerarlo volatile nel breve, e quindi ut=ut-1, quindi data la legge di Okun se la differenza tra la disoccupazione è 0 allora il tasso di crescita della produzione deve corrispondere al suo livello normale. L’inflazione deve essere uguale alla crescita dello stock della moneta nominale meno la crescita normale della produzione. Quest’ultima differenza si chiama crescita aggiustata dello stock nominale di moneta. Quindi si può dire che nel medio periodo l’inflazione coincide con la crescita aggiustata dallo stock nominale di moneta. Se si considera un’inflazione costante, quindi la sua variazione è pari a 0, allora grazie alla curva di Phillips si può dire che nel medio periodo il tasso di disoccupazione corrisponde al suo livello naturale. Quindi si può dire che nel breve periodo il tasso di disoccupazione deve sempre coincidere con il suo livello naturale. La crescita della produzione è uguale al suo tasso normale, la disoccupazione è uguale al suo livello naturale e sono indipendenti dalla crescita dello stock nominale di moneta. Quest’ultima influenza solo l’inflazione. Lezione 046 01. DOMANDA 1 nel medio periodo il tasso di crescita della produzione è uguale al suo livellon normale 02. DOMANDA 9 una politica monetaria restrittiva porta nel breve periodo recessione e riduzione inflazione 03. DOMANDA 2 nel medio periodo il tasso di disoccupazione è uguale al suo livello naturale 04. DOMANDA 3 nel medio periodo il tasso di inflazione è uguale al tasso di crescita aggiustato dello stock nominale di moneta 05. DOMANDA 4 se la situazion di breve periodo nel modello AD AS è in equilibrio statico con i prezzi uguali a quelli attesi allora coincide con l'equilibrio di medio periodo 06. DOMANDA 5 una politica monetaria porterà nel medio periodo a solo ad una variazione dei prezzi 07. DOMANDA 6 nel breve periodo una politica monetaria restrittiva porta ad una riduzione di gyt 08. DOMANDA 7 in base alla legge di okun un gyt minore porta un aumento di di ut 09. DOMANDA 8 in base alla curva di Phillips un aumento di ut porta riduzione dell'inflazione corrente 10. Da quale situazione di equilibrio parte una economia che valga anche nel medio periodo Partiamo dall’equilibrio del modello AD-AS, cioè una situazione in cui la disoccupazione coincide con il suo livello naturale ed i prezzi coincidono con il loro livello atteso. Quindi possiamo dire anche che il tasso di inflazione è uguale al tasso di crescita aggiustato dello stock nominale di moneta, se consideriamo una situazione iniziale uguale a quella di medio periodo. Supponiamo che data questa situazione la banca centrale decida di ridurre il tasso di crescita dello stock monetario. Questo tipo di politica porterà nel medio periodo solo ad una inflazione minore, ma non creerà nessuna variazione nella produzione e nella disoccupazione. 11. Cosa succede se la banca centrale decide di applicare una politica monetaria restrittiva, nel breve e nel medio periodo Se la banca centrale decide di ridurre il tasso di crescita dello stock monetario, questo tipo di politica porterà nel medio periodo solo ad una inflazione minore, ma non creerà nessuna variazione nella produzione e nella disoccupazione. Mentre, nel breve periodo un minor stock di moneta porta ad una riduzione della crescita della produzione in base alla relazione della domanda aggregata. Una crescita della produzione più bassa porta ad un aumento della disoccupazione, in base alla legge di Okun. Una disoccupazione superiore porta ad una riduzione dell’inflazione, in base alla curva di Phillips. Da questa sequenza di relazioni possiamo dire che una politica monetaria restrittiva porta inizialmente ad una recessione e ad una inflazione minore. Lezione 047 01. DOMANDA 1 nel medio periodo il livello di disoccupazione è pari al suo livello naturale 02. DOMANDA 3 nel medio periodo una politica monetaria restrittiva non modifica il livello di reddito di equilibrio 03. DOMANDA 4 nel medio periodo una politica monetario restrittiva tutte le risposte sono corrette 04. DOMANDA 5 combattere l'inflazione nel breve periodo porta recessione 05. DOMANDA 6 il tasso di disoccupazione necessaria a far sì che ci sia una variazione dell'inflazione non dipende dal tempo che si impiega ad arrivare al tasso di inflazione desiderato 06. DOMANDA 7 La banca centrale può decidere in merito alla riduzione dell'inflazione in quanti periodo ottenere la riduzione dell'inflazione 07. DOMANDA 8 il sacrifice ratio è tutte le risposte sono corrette 08. DOMANDA 2 il tasso di crescita di una economia nel medio periodo è pari al suo livello normale 09. Che rapporto c'è tra il tempo di aggiustamento dell'inflazione e la variazione di disoccupazione L’ammontare di disoccupazione necessaria a far sì che ci sia una variazione dell’inflazione non dipende dal tempo che si impiega ad arrivare al tasso di inflazione desiderato. Cioè la disinflazione può essere ottenuta rapidamente, al costo di un’elevata disoccupazione per pochi anni, oppure può essere ottenuta più lentamente, con un minor aumento della disoccupazione ma per molti più anni. In entrambi casi il totale di disoccupazione dato dalla somma dei vari tassi avuti negli anni è la stessa. 10. Come reagisce la disoccupazione se la banca centrale decide di ridurre di x l'inflazione, considerando diversi periodi Se la banca centrale voglia ridurre di un x il tasso di disoccupazione, se il parametro a è uguale ad uno allora: - se si vuole ridurre di x l’inflazione in un anno allora avremo in quel anno un aumento di x del tasso di disoccupazione; - se si vuole ridurre di x l’inflazione in due anni, avremo ogni anno una disoccupazione maggiore di x/2 rispetto al suo tasso naturale; - se si vuole ridurre di x l’inflazione in 5 anni, avremo ogni anno una disoccupazione maggiore di x/5 rispetto al tasso naturale. La banca centrale può scegliere come distribuire la disoccupazione negli anni, senza però modificare il totale della disoccupazione necessaria da sopportare per il processo di disinflazione. 11. Cosa si intende per punto annuale di eccesso di disoccupazione Definiamo punto annuale di eccesso di disoccupazione la differenza di un punto percentuale tra il tasso effettivo e il tasso naturale di disoccupazione per un anno. Una misura comunemente usata per misurare i costi di una disinflazione è il Sacrifice ratio=punti annuali di eccesso di disoccupazione/punti percentuali di riduzione dell'inflazione. 12. Perché gli economisti non sono propensi ad aggiustamenti repentini del tasso di inflazione Una forte riduzione della disoccupazione crea una forte recessione di una economia. Gli economisti non sono convinti che una economia possa sopportare una riduzione molto forte della produzione, che creerebbe problemi sociali e fallimenti. Quindi sono più propensi ad un processo di disinflazione distribuito in più periodi. Lezione 048
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