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Paniere Filosofia Teoretica, Schemi e mappe concettuali di Filosofia Teoretica

Test da 10 etestda 30 più fuori piattaforma Filosofia teoretica, anno accademico 2023/24

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 13/04/2024

donatella_G
donatella_G 🇮🇹

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Scarica Paniere Filosofia Teoretica e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia Teoretica solo su Docsity! FILOSOFIA TEORETICA 1 - DAL PENSIERO PRESOCRATICO ALL’ANTROPOLOGICO  Filosofia: “philein” (amare) e “sophia” (sapienza).  B. Russel - fil ’900 - opera: Storia filosofia occidentale: raccoglie interrogativi tipici della filosofia. Es.: “il mondo è diviso in spirito e materia, se si, cosa è spirito e cosa materia? L’universo evolve verso una meta? Vi sono leggi di natura, crediamo in esse per amore dell’ordine? Il bene val la pena di cercarlo anche se l’universo va verso la morte? Esiste la saggezza o è il perfezionamento della follia?  Non c’è risposta a tali quesiti, ci si orienta formulandone altre che danno altre risposte provvisorie. La filosofia è una continua ricerca ove l’uomo è origine e fine del domandare, interrogando se stesso.  Nel VI sec. a.C. si sviluppò nei popoli greci la filosofia, cioè il tentativo di dare ai grandi problemi una soluzione razionale, abbandonando la mitologia.  Mýthos = racconto, discorso. Narrazione di gesta fatte da figure divine o semidivine. Essa è patrimonio di leggende e ha significato simbolico e religioso poiché nel mito si crede di cogliere l’essenza profonda e divina della realtà, spiegare fenomeni naturali e giustificare e legittimare delle tradizioni etico- religiose e politico-sociali.  Al centro del sistema dei valori vi era il concetto di areté (virtù) ovvero l’eroismo in battaglia e il saper parlare nell’assemblea dei capi nella società aristocratica.  Mutate le condizioni socio-politiche, il concetto di areté decade e subentra lo spirito civico ed intellettuale che caratterizza la pólis.  Nasce l’indagine scientifica e filosofica ove la parola, lógos a lungo tempo convisse col mito, ma che cessò a partire dalle colonie greche, più aperte a novità culturali.  La cultura greca arcaica era espressione della civiltà orale in cui la poesia (Omero ed Esiodo) conservava e trasmetteva i valori e modelli aristocratici.  La circolazione di merci, idee, esperienze e le libere istituzioni concorsero a una società aperta con terreno stimolante per la nascita della razionalità filosofica.  Dopo le guerre persiane, la Grecia assunse potere, istituì forme democratiche rinnoverà le strutture sociali e culturali ed Atene divenne centro intellettuale dell’Ellade.  1° problema sulla riflessione: il problema cosmologico (cosmos = mondo) ovvero, quale elemento primordiale (archè) nella Physis (natura) costituisce ed è causa di tutto?  Ne derivano le 3 grandi parti in cui si suddivide la FILOSOFIA: 1. Logica - problemi del conoscere: riguarda il conoscere in sé ed in rapporto all’oggetto conosciuto; 2. Metafisica – problemi dell’essere - ovvero della realtà, che indaga nelle più ampie partizioni: Dio, uomo, cosmo. 3. Etica - problemi dell’agire: riguarda la morale, gli atti liberi, la fine dell’uomo, la politica. →Scuola ionica di Mileto: La ricerca del principio  VI sec. a.C. espansione - fiorenti colonie - Asia: Mileto, Efeso, Colofone; Italia: Crotone, Agrigento, Siracusa.  A Mileto si sviluppò il primo pensiero filosofico greco ove Talete fondò la scuola ionica. Egli con Anassimandro ed Anassimene, cercò il “principio” immutabile delle cose (archè) in una natura animata. Ovvero, qual è l’elemento comune che spiega la pluralità delle cose? - Talete: elemento primordiale comune è l’acqua; - Anassimene: elemento primordiale comune è l’aria; - Anassimandro: àpeiron = principio indeterminato e infinito. Ciò è innovativo perché va oltre gli elementi (acqua, aria, terra, fuoco) percepiti dall’esperienza. E’ materia cosmica, un Caos misterioso e “divino”. →Pitagora e i pitagorici  A Crotone fiorì la scuola pitagorica nata nel 570 a.C.; Anche i pitagorici rimangono nell’orbita del problema dell’archè, ma la loro soluzione è più profonda.  Si occuparono di astronomia e musica, osservando che l’armonia di astri e suoni si esprime in rapporti numerici. Da qui la convinzione che l’essenza di tutte le cose siano i rapporti numerici.  Il numero è considerato insieme di unità e l’unità identica al punto geometrico. Numero 10 = numero perfetto.  Tale principio esprime realtà profonda accessibile con l’uso dell’intelletto mediante leggi matematiche immutabili. (Universo celeste = perfetto; terrestre = imperfetto).  A Pitagora si attribuisce la metempsicosi = trasmigrazione anime dopo la morte, in corpi di animali o altri uomini →Eraclito di Efeso: La teoria del divenire  Egli identifica l’archè nel fuoco. Per lui è simbolo di un cosmo visto come energia in perpetua trasformazione. “Non puoi scendere 2 volte in uno stesso fiume, perché diverse sono le sue acque e diverso sei tu. Tutto scorre, tutto diviene”. Il “divenire” è continua alternanza tra contrario e contrario (buio/luce; caldo/freddo/caldo).” →Parmenide: Il problema dell’Essere  La scuola eleatica (città Elea) vede nelle cose l’elemento permanente e stabile (o essere), al contrario di Eraclito che nelle cose vedeva l’elemento mutevole.  Tale scuola venne fondata da Parmenide. Egli sosteneva bisogna procedere sul sentiero della ricerca della verità basata sulla ragione (alétheia) e non sull’esperienza sensibile che porta solo a fallaci opinioni (dòxa).  La ragione si basa sul principio di identità (A=A) e non contraddizione. Ogni cosa, è quella che è, l’essere è, non può non essere. (Il non essere non è e non può essere).  Tutto è essere, da esso deriva ogni formula o mescolanza di “essere” e si definisce escludendo il “non essere”.  Per Parmenide l’essere è: 1. ingenerato e imperituro: se nascesse o morisse, dovrebbe venire dal nulla o dissolversi in esso; 2. eterno: se fosse nel tempo implicherebbe il non essere del passato o del futuro; 3. immutabile e immobile: cambiamento e movimento lo porterebbero in situazioni in cui prima non era; 4. unico e omogeneo (non vi sono intervalli di non essere), 5. finito (sinonimo per i Greci di perfezione). →I fisici pluralisti: Il principio come sostanza complessa  Essi approfondirono il problema dell’arché, evidenziando l’insufficienza della spiegazione del mondo con la sola causa materiale e risolsero anche il problema della sintesi tra eraclitismo ed eleatismo, distinguendo tra composti (mutevoli) ed elementi (immutabili).  Empedocle di Agrigento (mistico, medico e filosofo) si rifà al pensiero della scuola ionica ponendo a radice di ogni cosa il fuoco, l’acqua, la terra e l’aria.  Socrate venne accusato dal tribunale di Atene di empietà e corruzione dei giovani. I giudici lo avrebbero assolto a patto di cessare investigazioni e discussioni, ma egli disse “mi spiace Ateniesi, obbedirò a Dio piuttosto che a voi”. Di conseguenza venne condannato a morte.  Nella tradizione culturale occidentale Socrate incarna, l’idea della filosofia come scelta di vita impegnativa e rischiosa con una ricerca aperta e critica, capace di mettere in discussione ogni idea e apparente certezza eliminando la separazione fra pensare ed essere. 2 - DA PLATONE AD ARISTOTELE  Situazione: tramonta età oro di Pericle; guerra tra Atene (sconfitta) e Sparta; uccisione Socrate considerato giusto. Ciò concorse a determinare disordine, incertezza e crisi.  Platone (origini aristocratiche ma in disparte da politica, disgustato dagli eccessi) darà risposte filosofiche a una società e a una cultura in crisi.  Egli si applicò in studi filosofici, con la speranza di ricavare l’indirizzo di una più giusta e alta politica.  Fondò una scuola chiamata Accademia, sul modello delle comunità pitagoriche, come una associazione religiosa.  Platone, discepolo attento di Socrate, utilizzò il dialogo negli scritti (35), cercando il confronto tra punti di vista. Evoluzione dialoghi – 3 momenti: 1. dominato nettamente dall’influsso di Socrate. Apologia di Socrate, il Critone (sul dovere), il Protagora (sulla virtù), l’Eutifrone (sulla santità). In essi Platone usa metodo e dottrina socratica con interesse prevalente x i problemi morali, fra i personaggi Socrate stesso. 2. Elabora la dottrina delle idee, poi centro del pensiero. I dialoghi sono polemici contro la Sofistica o, altri, su immortalità, amore, giustizia e lo Stato ideale. Il cui interesse prevalente è logico-metafisico. 3. la riflessione è applicata alla stessa dottrina delle idee, che si modifica, si sviluppa ed attenua per rispondere alle difficoltà sorgenti in campo cosmologico e sociale. I dialoghi sono esteriorizzati come in una trattazione  Platone nelle sue opere utilizza frequentemente il mito, sia come strumento di cui si serve per comunicare in maniera più accessibile le proprie dottrine, sia come mezzo per parlare di realtà che vanno oltre il razionale. Il mito assume funzione allegorica, educativa e divulgativa. →La dottrina delle idee  Egli considera, come Socrate, due gradi della conoscenza, quello delle rappresentazioni sensibili e particolari e quello dei concetti intellettivi e universali.  Trova che il mondo terreno in cui viviamo è fatto di cose molteplici e mutevoli percepite per mezzo dei sensi. Quindi è un mondo sensibile.  Abbiamo uomini, non “l’uomo”; molti alberi non “l’albero”. Con uomo, non se ne indica uno in particolare, bensì l’insieme delle caratteristiche di tutti gli uomini, in altre parole “l’umanità” (o “arboreità” per l’albero).  Tali concetti mentali sono immutabili, perfette e esistono come pure essenze od idee (sono al di sopra - iperuranio). Ad essi infatti non corrispondono oggetti del mondo sensibile, ove “individui” umani o arborei, nascono, si trasformano e finiscono, quindi mutevoli ed imperfetti. →Mondo delle idee  Platone risolve così il dissidio tra essere e divenire. Il “mondo delle idee” è il mondo dell’essere Parmenideo, il “mondo delle “cose” è il mondo del divenire di Eraclito.  Egli relaziona i due mondi, trovando più soluzioni: 1. la mimesi = le cose imitano le idee; 2. la metessi = le cose partecipano delle idee; 3. la parusia = presenza delle idee nelle cose. Il mondo delle cose partecipa alla perfezione del mondo delle idee, estendendolo fino al “bene”, idea somma. →Teoria della conoscenza come reminiscenza  L’anima è di natura ideale (mondo idee), quindi eterna e preesistente al corpo. Essa, allo stato puro possiede ogni verità, ma è costretta in un corpo materiale perde “l’ideale” e le idee rimangono in oblio.  L’esperienza delle singole cose sensibili, risveglia il ricordo delle idee pure, cosi ché conoscere è ricordare dette idee.  Platone simboleggia il processo della conoscenza umana nel noto mito della caverna (libro VII della Repubblica). Il mito rappresenta la progressione dalla conoscenza sensibile alla conoscenza ideale. La conoscenza sensibile è quella avuta dentro la caverna, dà luogo all’opinione ed ha 2 gradi: sensazione (visione ombre) e conoscenza oggetto (scoperta statuette che proiettano ombre). Fuori dalla caverna si ha la conoscenza ideale (scienza), divisa in: conoscenza matematica (visione immagini riflesse in acqua) e intuizione ideale (visione diretta Cielo e Sole). All’estremità del mondo conoscibile c’è il Bene (Sole). →La dottrina dell’anima  L’anima è il principio dinamico della vita. L’uomo, al contrario degli animali, ha sia vita razionale sia morale e a ciò accorda un’anima di natura divina, quindi, immortale.  Per colpe ignote l’anima è chiusa nel corpo come in carcere e può liberarsi solo contemplando una verità ideale a cui far ritorno, ma può anche divenire schiava delle passioni corporee condannandosi a rivivere in corpi inferiori.  Platone concepì il corpo come strumento con cui l’anima attua i suoi fini. Quindi fra anima e corpo occorre armonia che si tramuta in bellezza.  L’anima (sostanza semplice e incorporea) - può essere: 1. razionale (virtù = sapienza); 2. irascibile (virtù = coraggio); 3. concupiscibile (virtù = temperanza). →Lo stato ideale per Platone e il compito del filosofo  Per Platone il problema non fu solo problema ideale, ma reale, vitale e drammatico. Voleva essere un riformatore politico e preparare uomini politici capaci e virtuosi.  Lo scopo era pulire l’attività politica da miserie, brutture e ingiustizie di cui era stato testimone per rivolgerla all’educazione dell’uomo e cittadino. (Stato educatore).  La costituzione dello Stato ideale corrisponde a quella dell’anima umana ed è costituito da 3 classi di cittadini: 1. contadini, artigiani, mercanti - bisogni materiali dello Stato - aspetti elementari anima 2. custodi e guerrieri - difesa Stato - forza irascibile anima 3. governanti o filosofi - governo Stato - anima razionale  Il carattere aristocratico della politica platonica non è di stirpe o ricchezza, ma di sapienza e cuore. Questo spiega la primaria missione educativa che assegna allo Stato.  Ai governanti (sapienti e guerrieri) vieta il formare una famiglia e di possedere proprietà privata, per non distoglierli dal servizio della verità e della giustizia.  Attraverso selezioni di ognuno si determinerà la classe sociale indipendentemente dal censo di origine.  Le sue idee fallirono poiché è utopistico moralizzare lo Stato, assegnarli una funzione educativa e, limitare le libertà personali e familiari.  Platone cade nell’errore tipico dei teorici che, fidandosi nella bontà dei principi, pretendono applicarli senza tener conto della realtà.  Lui stesso abbandona ste teorie indicate nella Repubblica ripiegando con “Le leggi”, cn ideali politici modesti in una società conservatrice, perlopiù agraria ove si mantengano la famiglia, la proprietà privata con uno Stato che interviene solo x impedire eccessi di miseria/ricchezza.  Con ciò riconobbe l’impossibilità di riformare uno Stato. Aristotele: Il tempo, la vita, le opere  Situazione: pochi anni separano Platone dal suo discepolo Aristotele, ma i tempi sono molto diversi.  La crisi della “polis” pare irreversibile, la Grecia dilaniata da lotte interne è debole e, la Macedonia, regno esterno, imporrà ai Greci la sua egemonia.  I sovrani macedoni assimilarono velocemente la civiltà greca e la estesero a tutto il Mediterraneo orientale, determinando il sorgere dell’Ellenismo il cui centro principale divenne Alessandria d’Egitto.  L’uomo più rappresentativo di questo passaggio è Aristotele, nato a Stagira, in Macedonia, nel 384 a.C., ed educatore di Alessandro Magno. Morì a Calcide - 322 a.C.  Aristotele contrappose all’idealismo di Platone il realismo scientifico. “Il distacco da Platone e l’Enciclopedia del sapere”  Platone ed Aristotele discordano per il diverso concetto generale degli scopi e della struttura del sapere.  Aristotele ammette al pari di Socrate e Platone che, oltre alle rappresentazioni sensibili e particolari, il pensiero si svolge x concetti universali - l’essenza delle cose.  Tenderà, però, poi a guardare il mondo secondo un’ottica orizzontale: tutte le realtà hanno pari valore ontologico e tutte le scienze pari dignità gnoseologica.  La realtà è una, distinguibile in tante parti, ognuna di esse è oggetto di studio di un gruppo di scienze con principi propri e che formano un’enciclopedia del sapere che indaga sui vari aspetti dell’essere.  La filosofia è scienza prima, studia l’essere e i principi.  L’enciclopedia comprende tre gruppi di scienze: 1. Scienze Teoretiche: Metafisica-Matematica-Fisica, che studiano il necessario. 2. Scienze Pratiche: Etica-Politica. 3. Scienze Poietiche: Arti belle e Tecniche. Le scienze Pratiche e Poietiche studiano il possibile.  La metafisica che Aristotele chiama filosofia prima, si presenta come un’analisi dell’individuo e studia: Le cause e i principi primi; L’essere in quanto essere; La sostanza; Dio, La sostanza immobile. →Le cause  Così facendo si determinano i concetti con estensione massima e comprensione minima. Aristotele li chiama “generi massimi o categorie”. La prima è la “sostanza” e le altre 9 classificano le determinazioni o accidenti. Definizione di concetto avviene enumerando gli elementi costitutivi (essenziali); perciò basta rilevare il genere specifico distintivo da altre specie di stesso genere. Es.: uomo è animale (genere) razionale (differenza specifica). Così facendo abbiamo attribuito o predicato ai concetti le note costitutive, formulando un giudizio (= discorso con cui affermiamo o neghiamo qualcosa intorno a una cosa). Deduzione: discorso dimostrativo della verità di giudizio è il ragionamento, che può essere deduttivo (x Aristotele + importante perché deduce verità di giudizio particolare basato su verità di generali) o induttivo. Esempio: - premessa maggiore: tutti gli uomini son mortali. - premessa minore: Socrate è un uomo. - Conclusione: Socrate è dunque mortale. Nel sillogismo la verità delle premesse è condizione assoluta della conclusione. Ma anche le premesse sono giudizi suscettibili di dimostrazioni. Da qui la necessità di altre deduzioni con più ampie premesse (da dimostrare) teoricamente in modo infinito, se non si giungesse ad alcuni principi intuitivi logici evidenti che sono: a. Principio di identità: ogni oggetto è uguale a se (A=A); b. Principio di non-contraddizione: es.: A nn può essere al contempo uguale e diverso da A; c. Principio terzo escluso: tra A e non A, non c’è mezzo. Induzione: Tali principi logici formali, non bastano a fondare il ragionamento che deve svilupparsi nelle forme logiche rispetto al contenuto. Aristotele riconosce quindi che ogni scienza deve avere i suoi principi, non intuitivi ma ricavabili da ricerche sulle cose, quindi cn l’induzione. Aristotele, non riesce a fissare leggi x l’induz. Scientifica, che avverrà, poi, con Bacone e Galileo.  Morale: scopo attività uomo è la felicità che consiste nel pieno sviluppo del potenziale della natura razionale. A essa si può arrivare solo con l’esercizio di virtù, che sono: - etiche o pratiche: prudenza, equilibrio) - dianoetiche o contemplative: (+ di etiche, dei saggi) Politica: Platone: propone Repubblica costituita su ideali, quindi teorica. Per Aristotele la politica è scienza pratica che deve organizzare la miglior convivenza nella società. Come scienza pratica trova radici nello sforzo personale della virtù x respingere le passioni e guidare l’azione sulla via del giusto mezzo. Quindi un governo, a prescindere dalla forma (monarchia, aristocrazia, politia (democrazia), sarà buono se mira al bene comune. Lo Stato, suprema autorità sociale, domina l’individuo e la famiglia x unificare e coordinare gli elementi, non di annullarli o sfruttarli, non essendo entità calata dall’alto. 3 - L’ELLENISMO Ellenismo: Filosofie che rispondono a diverse condizioni politicoculturali una volta decaduta Atene, che aveva influsso politico sulle altre città e civiltà greca. Con la battaglia di Cheronea (338) finisce l’indipendenza greca e inizia nuova fase di civiltà detto ellenismo. Con l’avvento di Alessandro Magno, conquistatore anche del Mediterraneo orientale, la cultura greca si fuse con le caratteristiche regionali, accomunando un universalismo culturale, che anticipa quello politico avvenuto nel I sec. quando Roma conquista la Grecia (e cade l’Egitto ca. 30 a.C.), dando vita alla “civiltà mediterranea” ed al periodo detto greco-romano.  Caratteri generali della civiltà ellenistica: - Decade il vigore speculativo ed artistico, la creatività e la genialità dei pensatori si esaurisce e da luogo ad un vasto lavoro di critica e rielaborazione erudita. - Attraverso critica e rielaboraz. si resero autonome, staccandole dal ceppo comune, scienze speciali come biologia, astronomia, medicina, filologia e storia. - Il centro della culturale non è + ne l’Ellade ne Atene. Ma ogni capitale nata dallo smembramento dell’impero di A. Magno mira ad attirare a sé dotti ed artisti, dotandosi di monumenti, biblioteche e scuole (es. Alessandria, Pergamo, Antiochia, Rodi). La filosofia ha caratteri comuni alla civiltà ellenistica nelle dottrine fisiche e logiche dei presocratici, ma rielaborata cn originali contributi nel risolvere problemi etici. Zenone (scuola stoica), Epicuro (epicurea), Pirrone (scettica). Prevale l’interesse etico presocratico poiché le discipline aristoteliche erano inadeguate sui problemi morali e xké col crollo della polis decaddero tradizioni civili e religiose che davano norme sicure x individuo e collettività. L’individuo lasciato a se stesso con uno Stato lontano, si rifugia nella filosofia per guidare ed organizzare l’azione e la condotta umana (quindi caratteri pratici), nonché, giustificare la vita alla ricerca di una felicità interiore. →Epicureismo: Adotta come gli Stoici una tripartizione della filosofia, poi generalmente accettata: logica, fisica, etica. Epicuro concepisce la FIL come ricerca della felicità e come "farmaco" contro la paura di dei, morte e dolore.  La sensazione: Per Epicuro la sensazione è irrefutabile e sempre vera. E’ strumento base di conoscenza e del criterio di verità, è sopra anche a conoscenza razionale.  Le prolessi e i sentimenti di piacere e di dolore: Altri strumenti di conoscenza sono le anticipazioni o prolessi (ricordo di sensazioni passate per anticipare sensazioni future) e i sentimenti di piacere e di dolore.  Gli atomi e il vuoto: Il mondo è formato dal vuoto e da atomi infiniti dotati di moto. Il moto degli atomi è verticale, con una lieve deviazione dalla perpendicolare (detta clinamen) che permette agli atomi di incontrarsi fra loro e di generare il mondo.  L'etica edonistica: Epicuro professa un'etica edonistica, (fondata sul piacere), intendendo perolpiù quel piacere provato in stato di quiete (piacere catastematico), che trova la sua massima espressione nell'assenza di dolore rispetto al corpo (aponia) e all'anima (atarassia).  La gerarchia dei piaceri: basata sui gradi di assolutezza ed autarchia, ha al vertice i piaceri naturali e necessari, al secondo posto i piaceri naturali e non necessari, al terzo posto i piaceri non naturali e non necessari. →Stoicismo: fondato ad Atene da Zenone di Cizio (334-262 a.C.) iniziò ad insegnare nella “stoà” (portico) da cui stoicismo. Lo stoicismo fiorì x alcuni sec. specie a Roma.  La natura come ragione: anch’essi pensano la felicità consti nel vivere secondo natura, ma x loro la “natura” non è vivere secondo l’istinto regolato dalla ragione, ma vivere secondo ragione respingendo gli istinti. - Struttura universo: Essi professano un materialismo panteistico, ove il mondo è un composto di corpo (terra, acqua) e di anima (fuoco). L’anima del mondo (pneuma) = (soffio, spirito) si collega alla ragione divina di Eraclito, intelligente, razionale, provvidente. Quindi la natura che essa vivifica e governa è tutta razionale ed è tutto bene ciò che vi accade. - Struttura uomo: composto di corpo e anima. Anima uomo = particella/scintilla cosciente dell’anima divina Alla morte del corpo l’anima si stacca e vive separata fino alla conflagrazione che ricorre al termine di un lungo corso di secoli (il grande anno). Allora il mondo sarà consumato da fuoco divino e le anime separate si riassorbiranno. Poi tutto ricomincerà da capo. Per gli Stoici raggiungiamo la certezza di verità quando il ns. assenso corrisponde alla evidenza dell’oggetto. Per questo seguire la natura significa conformarsi a ragione universale con l’assenso della propria ragione.  L’impassibilità stoica: La virtù è vita secondo ragione; il contrario è vizio; il resto è indifferente. Virtù e ragione sono veri beni, nulla può toglierceli se noi nn vogliamo. Gli altri beni ci sono dati in uso e possono esserci tolti (salute, ricchezza, gloria, cari, vita, ecc.), quindi vanno usati tranquilli e indifferenti riguardo loro perdita. Supremo ideale è l’apatia o l’impassibilità (nn distante dall’imperturbabilità egli epicurei). Per ciò le passioni van respinte, essendo turbamenti irrazionali dell’anima. La via della impassibilità non è il controllo razionale del piacere, ma consiste nel sopportare serenamente le avversità e nell’astenersi dal male. Se poi condizioni esterne insuperabili vieteranno al sapiente di vivere secondo ragione, egli non esiterà a togliersi la vita.  La morale stoica: raggiunge elevazioni ignote prima. Insegna: a considerarsi parte di una società vasta quanto l’umanità, cittadino del mondo; l’uguaglianza degli uomini (schiavi inclusi) e la benevolenza razionale verso tutti, ma, la loro morale, rimaneva aristocratica chiusa nelle mani individuali di sapienti privilegiati. →Scetticismo: dottrina della ricerca (scepsi) diffida della fiducia epicurea e stoica riguardo la validità delle rappresentazioni sensibili date dall’esperienza. Inizia verso il 300a.C., con Pirrone di Elide, ed ha in Sesto Empirico (ca. 200 d.C.) un noto rappresentante.  La ricerca degli Scettici si chiude negativamente rispetto alla possibilità di raggiungere ad una certezza di verità universale, norma sicura di azione. Se riguardo la realtà delle cose non si può saper nulla, non si può allora giustificare né la fisica atomistica degli Epicurei, né quella monistica degli Stoici, né qualsiasi altra, e crolla perciò la norma morale che ne consegue.  Conclusione: nessuna norma attinta alla speculazione può guidare l’uomo nel conseguimento del suo fine, occorre astenersi dalla speculaz. (epochè) x arrivare ad una calma e serenità imperturbabili, qndi l’indifferenza. Perturbazione ed affanno nascono dal mio giudizio di bontà o malizia, convenienza o meno riguardo le cose ed azioni. Sopprimendo tutto non avrò inciampi.  La morale: Essendo il pirronismo, come l’ellenismo in generale, preoccupato su problemi pratici. La morale diviene negazione della morale stessa. →L’ellenismo a Roma: La filosofia è inizialmente vista con sospetto, ma, accolta, afferma posizioni e rielaborazioni originali dei principali temi del pensiero greco ed ellenistico. Dapprima si afferma una marcata connotazione etica che mira a educare i giovani e formare individui colti. Si afferma la retorica giudiziaria e deliberativa che usa tesi filosofiche x rafforzare gli argomenti nelle vertenze giudiziarie o nei confronti politici al senato. • La religione al vaglio critico: - Il trascendentalismo kantiano della ragione, ovvero: radicale verifica possibilità che vi sia una rivelazione divina e che questa sia conoscibile all’uomo, con un’idea di Dio ora “funzionale” e ridotta all’etica. Confronto tra ragion critica e rivelazione - Barth percorsi: 1. Il razionalismo teologico della seconda metà del XIX sec., adotta in pieno i criteri della filosofia critica. 2. Assunzione dei presupposti filosofici kantiani e sua critica sul piano metodologico. 3. Il bilanciamento del principio rivelazione: Esso assume il senso della Verità rispetto a ogni verità intramondana (è il modo di essere degli oggetti d'uso come ci paiono nella presenza immediata). Diviene base ed orientamento metodologico della risposta alla questione su Dio. 5 - LA QUESTIONE DI DIO →Patristica e Scolastica: il rapporto tra fede e religione. Cristianesimo e Filosofia: pensiero cristiano è prevalente:  tra IV e V sec. = periodo Patristica = uomini chiamarono i Padri Chiesa a illustrare religione; (poi periodo barbarico);  tra IX e XIV sec. = Scolastica = fiorirono le dottrine in scuole e università medioevali.  Il cristianesimo non è una filosofia, è religione perché la FIL è ricerca costante e razionale che nonostante tenti di risolvere i problemi, non è mai totale ed esauriente.  La religione instaura un rapporto tra uomo e divinità. Tale rapporto può essere invocato dall’uomo, ma può avere inizio solo dalla Divinità, tramite una rivelazione. Nella religione, Dio non si dimostra, ma se ne accetta la misteriosa presenza, lo si ascolta e gli si ubbidisce.  Le religioni del mondo possono essere “superstiziose” (credenza senza necessità ragione), altre sono portatrici di verità superiori (senza contraddire la ragione).  Il Cristianesimo ha 2 caratteristiche: 1. Sviluppa sui dati della Rivelazione, (dati accolti come certezze superiori alla stessa esperienza) un approfondimento razionale che dà luogo alla teologia; 2. Influisce sullo sviluppo del pensiero filosofico proponendo punti di vista prima ignoti e nuovi orientamenti di ricerca. →La novità cristiana:  All’ansia religiosa del mondo riguardo una discesa divina sull’umanità che la risollevi con sé in alto, il Cristianesimo nuova rispetto al neoplatonismo.  La teologia cristiana, infatti, da S. Giovanni Evangelista in poi, ha sempre usato per indicare Gesù Cristo, il Logos (Verbo di Dio, Sapienza divina) usata da Filone ebreo. Ma con una differenza: Se il “suo” Logos è emanazione che discende da Dio e in Dio ritorna. Per i cristiani la venuta è incarnazione, assume natura umana per atto d’amore e, come loro fratello, per ricondurli al Padre.  Amore è forza operante, rinnovatrice in cui convergono fede umana e Provvidenza divina. E’ forza e grazia di Dio.  La vita eterna, fine ultimo, si prepara e diviene sostanza.  Vale quindi di più, chi più ama. Così l’umile passa davanti al potente, il povero al ricco, il fanciullo al dotto, ecc.  Questo rovesciamento che svaluta le fallaci gerarchie del mondo non nega la ragione ma ne conferma e potenzia le conquiste. Non nega la vita, la famiglia, ecc. ”La grazia non nega la natura ma la perfeziona”, dirà S. Tommaso. →Orientamenti cristiani di fronte al pensiero classico: Pensiero classico Cristianesimo Culmine perfezione è la sapienza umana Insegna che perfezione è contemplazione attiva Salvezza = buona volontà + grazia, non solo x i sapienti In pensiero scolastico e neoplatonico il principio del male è nella materia Il male è disordine della libera volontà (il peccato); e non è tragica fatalità, ma può e deve va redento. E’ fredda e statica in un circolo chiuso Dinamica, luce, amore e grazia (evoluzione/progresso) Donne e madri poco considerate Pone basi miglior ordinamento sociale, eguaglia innanzi a Dio liberi e schiavi, nobilita (culto Maria) donne e madri La partecipazione uomo a salvezza Dio fluttua cn opinioni soggettive La partecipazione uomo a piano salvifico Dio si sviluppa in “comunità di fratelli” Nasce come società indipend. e soprannatur. da altre potestà con dottrine e indirizzi di preghiera custodi di Rivelaz →Gesù Maestro  La rivelazione cristiana non si presenta come dottrina schematica ma come ritratto di un Maestro che insegna;  Il Vangelo mostra costanti dialoghi tra Gesù (maestro che conosce il cuore degli uomini) e uomini abbassandosi a loro per innalzarli;  Gli insegnamenti di Cristo nel Vangelo sono concreti ed intuitivi e similitudini e parabole agevolano i sinceri a comprendere le più alte verità;  Gli umili aderiscono alla semplicità evangelica non perché sia come una FiL semplificata, ma perché non oppone gli ostacoli della superbia intellettuale, aprendo le porte del cuore (ove si trova luce e bontà immensa).  Il Vangelo non difende u sistema con sottili argomenti, da la giusta risposta alle domande, espresse o meno, degli uomini aprendo loro la visione d’una insperata salvezza. →Gli inizi - Gli apostoli  Il cristianesimo si diffuse dapprima tra gli umili, ma giunse presto anche il ceto delle persone colte: già prima di fine I sec. d.C. vi erano cristiani nella corte imperiale di Roma.  Altri colti osteggiavano il Cristianesimo (neoplatonici) combattendoli con argomenti razionali che potevano esser battuti solo mostrando la fallacia degli argomenti.  Si sviluppò così l’apologia o difesa del Cristianesimo in discussione con gli avversari esterni. Tra gli apologisti ricordiamo San Giustino martire e Tertulliano del II sec. →Il rapporto tra la nuova fede e la cultura classica  Chi tra i colti accolse il Cristianesimo come si comportava rispetto a concezioni e dottrine professate prima? Respingerle o conciliarle? - Ambiente ellenistico (cultura + matura): conciliarle; - Africa latina: respingerle. Rifiutano pensieri precedenti.  La Chiesa inclinò rapida verso l’accordo tra fede e ragione seguendo il principio che la ragione è luce data da Dio, perciò mirò ad assimilare gli elementi positivi della civiltà e della cultura classica nella verità soprannaturale.  Nel primo periodo si parlerà di pensiero cristiano anziché di filosofia cristiana, essendo pensiero perlopiù teologico. → Agostino  Uomo assetato di verità, la ricerca con fede e ragione; orientato verso l’interiorità dell’anima, raccoglie il meglio speculazione patristica integrandola coi concetti teologici basilari fatti propri dalla Chiesa.  ”Credi per capire, intendi per credere”, il motto evidenzia che in lui il procedimento teologico e filosofico sono fusi in una sola anima che pensa e vive  L’intelligenza naturale è fondata su una illuminazione che ha il carattere di rivelazione interiore.  Prima incrollabile certezza dell’uomo è la coscienza di sé e Agostino la contrappone (vincendo) allo scettico: tu dici che io mi inganno, ma se mi inganno, esisto! Si fallor sum! Agostino e l’illuminazione:  Osserviamo vari gradi nella nostra conoscenza: 1. fantasticherie di nessun valore conoscitivo; 2. conoscenze sensibili; 3. giudizi razionali (ma soggetti ad errori o mutevoli);  Oltre abbiamo verità superiori, immutabili, certe: I concetti dell’uno, del vero, del buono, del bello, le leggi dell’ordine e della simmetria. Esse non possono venire da noi, ma le scopriamo come luce accesa in noi dall’alto. Sono il frutto di un misterioso influsso divino nella nostra mente che Agostino chiama illuminazione e la perfezione consiste nell’armonia del suo insieme. Sviluppi del pensiero agostiniano 1. Creazione e tempo: Dio è eterno e ha creato il mondo nel tempo. Solo il presente è attuale ed esso è un punto con cui il futuro diviene passato. Esso è solo un modo nostro di vedere la realtà, una “distensione dell’animo”. Dio essendo eterno non prevede ma vede ogni cosa. 2. Problema del male: il male è “solo” privazione di bene; è deficienza, valore negativo causa o effetto di disordine. Il Bene assoluto è pienezza infinita di Dio ma le creature hanno limiti d’essere (detti dai teologi “male metafisico”). Questo è l’unico tipo di male opera di Dio, poiché Egli non può necessariamente dar vita ad altri esseri infiniti. La creazione è però buona, perché meglio esistere limitati che non esistere, arrivando a felicità secondo ns. natura. Le creature spirituali, dotate di libertà, son poste dinnanzi a suprema opzione, devono raggiungere cn volontà l’alto fine assegnato dal creatore. Quindi possono rifiutare il Bene a cui il Creatore chiama, preferendo beni inferiori e fallaci, cadendo nel peccato. Il peccato porta a dolore visto come espiazione e medicina del peccato stesso. Cosi dei 3 aspetti del male, metafisico, morale e fisico, l’unico temibile è il morale, ovvero, quel peccato compiuto per volontà dell’uomo contro il volere di Dio. I neoplatonici considerano il male come “non-essere” ed origina nella volontà disordinata della creatura spirituale. La materia è sempre Bene poiché cosa creata. 2. Chiarisce con analogie e similitud. i misteri della rivelaz. 3. Combatte le argomentazioni contrarie alla fede.  Se la ragione fosse in contrasto con la fede, vorrebbe dire che sta sbagliando da qualche parte la sua dimostrazione. Le cinque vie: la “filosofia dell’essere” S. Tommaso è tutta una dimostrazione dell’esistenza di Dio e propone 5 vie per arrivarvi. Sono vie a posteriori, partendo dalla contingenza del mondo x arrivare a Dio come necessità assoluta. Sono: 1. La prova cosmologica: tutto ciò che si muove è mosso da altro. Dio è primo motore immobile. 2. La prova causale: dalla catena delle cause e degli effetti alla Causa prima, Dio è causa prima incausata. 3. Il possibile: dagli esseri contingenti all’Essere necessario, Dio è Ente necessario. 4. I gradi di perfezione: dall’imperfezione delle cose alla Somma Perfezione, Dio è Somma Perfezione. 5. I fini: le cose naturali appaiono dirette a un fine. Dio è intelligenza ordinatrice.  Da queste prove San Tommaso deduce anche gli attributi di Dio, che è onnipotente, perfetto, eterno, infinito, ecc.  Considera il mondo creato dal nulla, per volontà divina e per un sommo atto d’amore;  I singoli reali che compongono il mondo sono sintesi di essenza (= potenza = possibilità di essere) e di essere (= energia esistenziale x volontà divina);  Gli individui sono composti di forma e di materia; ogni forma (umanità) si realizza in molti individui (uomini); l’individualità deriva dalla materia determinata in una forma secondo quantità = principio di individuazione;  In Dio essenza ed essere sono una sola realtà: Dio è il suo stesso Essere;  L’anima umana è spirituale diretta da creazione divina. Dopo la morte del corpo, l’anima, essendo spirito, può avere esistenza separata dal corpo fino alla resurrezione, quando si riunirà immortalmente al proprio corpo.  L’anima: è autocosciente, ovvero la si percepisce da soli coi propri atti, ma non percepisce la propria essenza, a cui giunge solo dopo una lunga ricerca.  La conoscenza umana ha 2 gradi: sensitiva ed intellettiva L’intelletto agente astrae l’immagine intellettivi da quella sensitiva x disindividuazione, che s’imprime nell’intelletto passivo che diviene concetto. L’intelletto agente è funzione attiva dell’anima spirituale creata ed è immortale.  La verità si ha quando si relaziona fra l’intelletto e cosa.  Morale: l’uomo ha in coscienza la legge naturale, riflesso di quella eterna. La ragione derivando dal peccato è inferma ed esige leggi positive esterne divine ed umane (che non devono discordare dalle divine). La sua morale è intellettualistica dando preminenza dell’intelletto come luce e guida della volontà.  Morale politica: insegna che lo Stato è buono se tende a fare il bene comune e temporale dei cittadini, garanzia di attività spirituale di ogni singolo. Egli riconosce l’autonomia dell’attività politica finché l’azione non contrasti la missione spirituale della Chiesa.  Virtù: affianca soprannaturali o teologali (fede, speranza, carità) le filosof. (fortezza, sapienza, temperanza, giustizia 6 - LA CULTURA UMANISTICO RINASCIMENTALE E LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA → Umanesimo e Rinascimento  Sec. da XIV a XVI: profonde trasformazioni, civiltà medioevale sotto aspetti della vita e della società. Inizia era moderna.  Nel Medioevo la figura dell’uomo di cultura era incarnata nel monaco. Nell’Umanesimo e Rinascimento dal ricco borghese poiché il successo sociale si lega alla affermazione economica, data da capacità individuali.  Il progresso tecnologico rese l’uomo sempre più in grado di dominare la natura e i fenomeni connessi erano ora considerati conseguenze di leggi comprese mediante la ragione e non espressione della volontà di Dio.  L’uomo si sente padrone del proprio destino e questo dipende dalla formazione e capacità di organizzare l’esistenza, promuove una cultura laica e rinnova i rapporti con sé , gli altri e Dio.  La vita terrena è valore non solo in funzione di salvezza, ma per organizzare società, Stato e politica, fondata su principi propri (e non sulla religione e sulla morale).  L’Umanesimo è la prima parte evolutiva ed avviene nell’ambito filologico-letterario con studi umanistici e classici;  Il Rinascimento è rinascita e riscoperta in ogni campo, rivisita la vita individuale, sociale e naturale. Un momento filosofico-scientifico, che ritorna a dei principi nella: 1. Filosofia, riscoprendo Platone; 2. Religiosità, ritorno a fonti del Cristianesimo (riforma Protestante e Controriforma cattolica); 3. Politica, approfondendo concetto di Stato e sovranità 4. Indagine su natura, base per la scienza moderna;  Questi nuovi atteggiamenti trovano espressione nel neoplatonismo (Cusano, Ficino e, poi, aristotelici, scettici ed epicurei) e nel Naturalismo. - Platonici: esigenza della rinascita religiosa; - Aristotelici: rinascita ricerca razionale e FIL naturale. - Nicolò Cusano: si raggiunge Dio con intuizione (docta ignorantia) perché la ragione è contradditoria, ma Dio non ha contraddizione perché in lui tutto coincide e si risolve.  Nel Rinascimento si ha una nuova religiosità rinnovata sia nella concezione dell’uomo e del suo rapporto con Dio, sia per motivi politici, legati a proteste contro l’opulenza della Chiesa, che possedeva grandi latifondi in Europa.  Simboli del rinnovamento: a. Erasmo da Rotterdam: Elogio della pazzia - condanna la stoltezza legata ai vecchi saperi e la religione come riti e teologia. Esalta la follia di esploratori e scienziati che impegnano o rischiano la vita per l’umanità e quella del Cristianesimo che mira ad imitare il modello di Cristo. b. Lutero: Erasmo appoggia inizialmente le sue istanze, ma poi rompe sul tema della volontà e della libertà che considera essenziali per affermare una morale umana. Lutero invece fa della predestinazione l’asse portante della propria proposta. Col peccato l’uomo è divenuto incapace di fare il bene senza l’intervento della grazia divina, che non può essere meritata con le opere ma unicamente elargita (giustificazione per fede). Con ciò criticherà il potere salvifico dei sacramenti. Le sue novantacinque tesi, diffuse, poi in tedesco ed in latino, causarono vivaci discussioni in tutta Europa. La reazione della cattolica contro la rivolta protestante si attua nel Concilio di Trento che riafferma l’unicità della Chiesa, la tradizione e interpretazione ecclesiastica, cattolica dei libri sacri e il valore meritorio delle opere buone, riorganizzando la struttura della Chiesa. c. N. Machiavelli nel “Principe” attraverso ricerca storica e realismo politico, sviluppa la politica come scienza autonoma, svincolata dalla religione e dalla morale. Se il pensiero politico medioevale si basava su fatto che ogni autorità deriva da Dio, Machiavelli vede lo Stato come opera d’arte, creazione dell’uomo. Solo chi è abile, avveduto e forte può fondarlo e mantenerlo. Egli non crede alla bontà umana e, ritenendo gli uomini cattivi, insegna al principe a ricorrere ad ogni mezzo, anche immorale, per mantenere lo Stato. d. Giusnaturalismo = mira a salvaguardare i diritti naturali della persona, si propone di chiarire la natura razionale dello Stato e riportare ad essa ogni comunità politica. e. Naturalismo: è permeato di magia. Seguendo tradizioni neoplatoniche, alcuni considerarono la natura animata in parallelo all’uomo ove l’uomo è microcosmo e l’universo (macrocosmo). L’uomo considerato centro dell’universo (antropocentrica), dotato di forza spirituale, poteva piegare ai suoi valori le forze fisiche della natura con la magia. (filosofi naturalisti, pur molte differenze B.Telesio, G.Bruno e T.Campanella). f. Telesio: vuol conoscere la natura nella sua oggettività e la considera perfettamente autonoma. Si propone di interpretare i fenomeni naturali secondo i principi immutabili che li producono. Per lui il mondo è animato, sensibile e autosufficiente. È costituito da materia trasformata dall’azione di due forze opposte: il caldo (fattore vita) e il freddo (morte). L’intelletto è senso debole e le idee immagini imprecise con cui integriamo percezioni frammentate delle cose x ciò la conoscenza vera è nelle sensazioni (immediate) È materialista affermando che il bene dà piacere è ciò incrementa la vita; il male dà dolore e la distrugge. La fisica è qualitativa ma avverte l’esigenza di analisi quantitative. Conserva i presupposti fondamentali della natura, poi eliminati dalla scienza riguardo il mondo naturale. Apre strada a ricerca scientifica. →Giordano Bruno (1548-1600) - naturalismo  Dominicano, fuggì dall’ordine per eresia. Errò x l’Europa, si stabilì a Vienna, ma denunciato al tribunale della Inquisizione, fu arrestato, trasferito a Roma e incarcerato per 7 anni. Rifiutò ogni ritrattazione e venne arso vivo.  Il naturalismo di Bruno diviene una religione della natura.  Del suo pensiero si evidenzia l’esaltata contemplazione dell’infinito, che si allaccia alla speculazione neoplatonica, rinnovata da Cusano;  Bruno accoglie la recente teoria eliocentrica di Copernico che spezza i limiti del chiuso e statico cosmo tolemaico e permette d’ampliare infinitamente i confini dell’universo.  Ammette Dio sia superiore al mondo, ma tali aspetti sono adombrati nei simboli delle religioni positive (necessarie ai “rozzi popoli”) e nn possono essere oggetto di scienza.  La scienza riconosce solo il principio divino di Dio “anima del mondo”: cioè riconosce Dio solo in una concezione monastica e panteistica dell’universo.  L’universo è fatto da un principio attivo (anima mondointelletto universale) e d’uno passivo (la materia). Tutto è Natura (Natura naturante e naturata).  Dio è infinito, quindi infinito è l’universo coi suoi infiniti mondi (sua causa), che lo ha al centro un’anima infinita che lo vivifica e forma dall’interno.  Nell’infinito universo, che ha i caratteri di Dio, sua causa, coincidono anche il massimo e il minimo; Nella particella minima, mònade, si rispecchia l’universo, quindi, anche la Monade suprema, Dio. Così, l’infinito Dio è tutto, non solo nel Tutto ma anche in ogni sua minima parte.  Vivere nell’entusiasmo di tale visione infinita partecipi nelle attività divine passando di esperienza in esperienza e da azione in azione senza sosta, per giungere più in alto. Questa è la sua morale, che supera le distinzioni e divieti della moralità comune, nello sforzo di un’ascesa verso la divinizzazione dell’uomo. →Tommaso Campanella - Campanella di Stilo (1568-1639)  Frate domenicano sospettato di eresia rimase 27 anni in carcere per cospirazione contro il governo spagnolo.  Liberato, si trattenne a Roma, ma, malsicuro andò in Francia ove morì. Opera più famosa - La città del sole →Galileo - Fede e Scienza - scienziato interessatosi a filosofia  Rispettoso verso le verità della fede, non ha mai preteso di separarle dalle verità della ragione. Distinse solo i modi con cui si acquistano tali verità.  Fonte unica di verità è Dio che parla all’uomo tramite il libro della rivelazione e della natura (scritto in caratteri MAT. accessibili a ragione x le facoltà che Dio gli ha dato).  La verità scientifica coi mezzi (se ben usati) dati all’uomo, è altrettanto vera poiché procede da Dio creatore. La polemica vs. aristotelici:  Lui, come Aristotele, si appella ai fatti concreti. Si distingue dagli “aristotelici”, suoi contemporanei, poiché pur di seguire “il maestro”, smentivano i fatti.  Occorre quindi sgomberare il terreno da preconcetti ed idee passate x costruire nuova scienza con facoltà umane. dall’esperienza sensoriale alla legge matematica  Ritiene la scienza umana non sia adatta a scoprire la struttura della realtà e l’essenza delle cose  Intuisce nella natura una economia perfetta, ma respinge il naturalismo antropocentrico che pretende di spiegarla tutta in funzione dell’uomo.  La natura, inoltre, si presenta sotto un aspetto accessibile all’esperienza scientifica, poiché obbedisce alle leggi esatte e matematiche determinabili che Dio le ha dato.  A tal punto Galilei riprende da Democrito la teoria delle qualità primarie e secondarie delle cose: - i corpi han qualità intrinseche oggettive (proprietà geometriche e meccaniche) da cui derivano impressioni sensoriali (colori, sapori, suoni, odori, sensaz. tattili e termiche - qualità soggettive o secondarie.  L’oggetto della scienza naturale sono quindi, per Galileo, “sensate esperienze”, cioè esperienza sensoriale tradotta in termini quantitativi, ovvero, meccanico-matematici.  Per Galileo la natura non è né viva né libera, ma soggiace alle leggi del Creatore ed ogni variazione naturale ha per causa una variazione delle strutture degli elementi quantitativi regolata da una legge fisica.  Risalire dall’esperienza a leggi fisiche con sperimentazioni è compito della scienza che con le sue certezze matematiche raggiunge una certezza obiettiva pari a quella di Dio, “perché arriva a comprendere la necessità, sopra la quale non può esservi sicurezza maggiore”. I due momenti del metodo 1. metodo risolutivo (analitico o induttivo): si assumono i fenomeni osservati negli aspetti quantitativi e cerca di stabilire x tentativi un rapporto matematico, fino ad enunciare una ipotesi generale. Così dalla osservazione della caduta dei corpi, Galileo formula l’ipotesi: la caduta dei gravi avviene per moto uniformemente accelerato; 2. metodo compositivo (sintetico o deduttivo): si passa dall’ipotesi all’esperimento riproducendo il fenomeno e variando le condizioni x rilevare se le variazioni diano risultati conformi alla previsioni dei calcoli. Se il risultato dell’esperimento conferma l’ipotesi, si trasforma in legge. Fecondità e limiti del metodo  Il metodo galileano diede immediati successi in campo astronomico (“fondò” la dinamica: principio inerzia; leggi caduta gravi; composizione e scomposizione forze e moti uniformi e pendolari; con bilancia idrostatica definì peso specifico corpi; telescopio, termometro, termoscopio).  Lo stesso metodo trovò poi sviluppi nella fisica moderna, mostrandosi più perfetto e redditizio di quello Bacone e di Cartesio perché contempera l’induzionismo dell’uno col deduzionismo dell’altro. 7 - LA FILOSOFIA: METODO, PERCORSI e SFIDE Quale metodo?  Oggi si tende a personalizzare i canali di accesso alle informazioni e ad “autoassemblare” le fonti con l’web. Ciò comporta rischi - complici gli algoritmi di Google - che si crei su ogni pc, tablet e smartphone un giornale fatto da opinioni che l'utente vuole conoscere. La rete diviene strumento di conferma delle proprie idee, gusti e preferenze, conformando l’informazione creando nei Paesi un grande deficit di interpretazione sistemica.  Questo è tratto fenomenologico tipico della società di oggi: impersonale, ricca di persone senza personalità, che propendono a un egualitarismo al ribasso, senza impegno nel reale, favorito dai nuovi processi comunicativi. Apertura metodologica Storia filosofia  Epistemologie e metodi a confronto; Storiografia filosofica  storia testi e loro interpretazioni; Utopia  il sogno dell’occidente.  Th. Adorno - Nella luce messianica: La conoscenza non ha altra luce che non sia quella che emana dalla redenzione sul mondo […]. Si tratta di stabilire le prospettive in cui il mondo si dissesti, estranei, si crepi, come potrà apparire un giorno, deformato e manchevole, nella luce messianica. Ottenere queste prospettive senza arbitrio e violenza dal semplice contatto con gli oggetti, questo, e solo questo è il compito del pensiero. Quali sfide? L’emergenza educativa al sud  sud spende il 25% in più del nord, (6,7% PIL contro 3,1%), ma il sud ha risultati peggiori. Debole è la capacità del sistema educativo di sviluppare capitali umani qualificati che aiutino a contrastare i disagi sociali ed economici.  Tasso abbandono scolastico: Sud = 21,2%; Nord = 16%  I livelli di apprendimento e le competenze sono peggiori, in ogni regione merid. e si caratterizza per il 351,9% di NEET contro la media del 19,2% (Olanda è al 5%). Utopie della post-modernità Bios: J. Habermas; Il futuro della natura umana, 2001. Finché la filosofia credette di poter conoscere la totalità di natura e storia, penso d’avere un quadro generale in cui collocare la (giusta) vita degli individui e comunità, nel cosmo e nella natura. “Giusta” aveva significava modello, che comunità politica e singoli avrebbero dovuto imitare. (…) Con l’accellerarsi dell’evoluzione sociale sono sempre più brevi i tempi di decadenza di tali modelli di vita etica: es. grecia = mod. polis; medioevo = mod. corporativo; Oggi: v’è pluralismo visioni e individualizzaz. stili di vita. Cyber: P. Lévy; L’intelligenza collettiva, 1994. …invece di emettere verso gli uomini la luce intellettuale e superiore di Dio ed angeli, il mondo virtuale riflette i bagliori emanati da comunità umane, intelligenze di molti di individui e piccoli gruppi… I mondi virtuali emanano da intelletti collettivi e traggono la l’esistenza solo dalle comunità umane. [Quindi] tutto quello che nel discorso teologico procedeva dall’alto in basso deve essere tradotto nel discorso tecnico-sociale, come uno zampillio dal basso verso l’alto. L’intelligenza collettiva è vista con circolazione centripeta. Social: U. Hannerz, La complessità culturale. L’organizzaz. sociale del significato, 1992 I processi culturali odierni risultano da pressioni costanti del centro verso la periferia e da interazioni creative. La creolizzazione delle culture (trasformaz. data da maggior forza cultura emittente rispetto alla ricevente) sono prodotto di incontri culturali a + dimensioni da cui possono uscire nuove combinazioni di elementi. 8 - RAGIONE CRITICA E RIVELAZIONE La religione entro i limiti della ragione (seguirono dibattiti)  Le 3 critiche: 1. Critica della ragion pura (1781) 2. Critica della ragion pratica (1788) 3. Critica del giudizio (1790) Rivoluzione filosofica grazie a critica della ragione, che diede condizioni e limiti delle capacità conoscitive dell’uomo in ambito teoretico, pratico ed estetico.  Illuminismo = uscita uomo dalla minorità (incapacità dell’intelletto senza guida) che deve imputare a se stesso poiché titubante nelle decisioni e nel coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo.  Sino a metà anni ‘60, la ricerca kantiana riconduceva gli scritti sulla religione alla morale. Nuovi approcci a FIL Kant vedono elaborati concetti centrali della sua filosofia. In base alla visione cosmica della filosofia, Kant sostiene che: (3 domande): 1. la metafisica (che cosa posso sapere?), 1. La morale (che cosa devo fare?) 2. La religione (che cosa mi è dato sperare?) …si riferiscono tutte all’uomo (che cos’è l’uomo?)  Questo testo filosofico delinea uno spazio di riflessione, dove convergono i grandi temi dell’autonomia razionale e dell’emancipazione del soggetto conoscente a confronto con il tema centrale della questione di Dio.  Coi suoi approcci al medesimo tema della trascendenza, Kant, padre della modernità critica, lascia emergere gli snodi problematici ed insoluti della sua ricerca teoretica.  L’opera può considerarsi base delle questioni moderne. Religione e/o Rivelazione  Un comune oggetto di indagine: Kant affronta il tema dei rapporti controversi tra filosofi e teologi su un possibile comune oggetto scientifico di indagine. La filosofia deve condurre una riflessione razionale, giungendo a risultati certi, anche laddove questi fossero dei non-risultati.  Il principio “rivelazione”: Nella parte dedicata all’esame della religione, Kant distingue la: a. religione naturale (devo sapere che qlcs è mio dovere x poi riconoscerlo come comando divino). E’ comunicabili a tutti perché ci si può convincere con la ragione. Dualismo cartesiano: principio per cui l'anima è opposta al corpo e che non hanno rapporti di dipendenza reciproca, dimostrato dal fatto che posso dubitare di avere un corpo, ma non posso dubitare di pensare! quindi "Cogito ergo sum”, nella mia essenza sono sostanza spirituale pensante. Res cogitans = anima dell'uomo, facoltà che ci permette di pensare, di volere, di agire con consapevolezza e libertà. Res extensa (cosa estesa) = tutto ciò che è materia: corpo umano e degli enti della natura, animali, piante, tutto il mondo tangibile. Cartesio giunge al concetto considerando che molte delle proprietà che noi attribuiamo alle cose, sono fallaci (es. i colori sono illusioni dei sensi). Ne consegue, eliminate le illusioni, che ciò che si può dire di vero sulle cose materiali è che hanno precisa estensione. Etica - morale provvisoria è limitato al campo del sapere e sotto il profilo etico/pratico e quando sottopone a giudizio le conoscenze, elabora regole morali valide per il comportamento. • obbedire a leggi e costumi proprio paese (moderatismo); • fermo e risoluto nel seguire una opinione se accettata; • vincere se stessi piuttosto che la fortuna (modificare i propri desideri più che l’ordine del mondo). →SPINOZA (1632 - 1677): affronta concetto Dio sostituendolo con la sostanza. ”Ethica ordine geometrico demonstrata” (=Etica dimostrata secondo l’ordine geometrico). Dio è sostanza di ogni cosa particolare, in essa permane come suoi modi, manifestazioni e può avere infiniti modi di essere ed infiniti attributi. Non può essere scomposta. • L’uomo può conoscere solo due attributi della sostanza, pensiero ed estensione (mente e corpo). • La perfezione umana si basa su conoscenza dell’intelletto. • L’etica, dimostrata secondo l’ordine geometrico contiene le fondamenta per la possibilità di indagine scientifica sugli affetti, considerati parti della forza infinita della Sostanza. Gli effetti si esprimono insieme come attributi del pensiero e dell’estensione e, perciò, possono essere assunti come l’essenza e la realtà stessa dell’uomo. • L’uomo non è creatura privilegiata. In un mondo di costanti necessità l’uomo non può essere libero. Si illude di ciò poiché ignora le vere cause delle sue azioni, e pensa di produrre con la volontà ciò che già è scritto nella sua natura. E la natura non si può correggere ne da essa si possono eliminare le passioni perché parte natura stessa. • L’unica via di liberazione consiste nell’estinguere illusioni e comprendere profondamente ed ampiamente la realtà com’è e come non può non essere. • I gradi ascensionali morali coincidono con quelli della conoscenza. Il processo conoscitivo consta di 3 gradi: 1.dell’immaginazione od opinione e che corrisponde alla conoscenza sensoriale e immaginativa. 2.della ragione: determina tra molti dati sensoriali e delle generalizzazioni che impropriamente se ne ricavano, le idee veramente universali, comuni e adeguate della proprietà delle cose. Queste idee sono (come le idee innate di Cartesio) evidenti per se stesse. 3.dell’intelletto (intuizione): apprendimento immediato delle cose e della loro natura in senso pieno ed assoluto, cioè come eternamente contenute in Dio e quindi rivelatrici in se stesse della Sostanza divina.  A ciascuno dei tre gradi conoscitivi si lega una tappa dell’ascensione morale. L’impulso a questa ascensione è dato dallo sforzo a preservare nel proprio essere guidato dalla ragione: la virtù non è altro che agire razionalmente, secondo le leggi della propria natura, ricercando l’utile.  Nel primo momento (sensoriale-immaginativo) della conoscenza, l’uomo è ancor schiavo delle passioni che lo legano ad oggetti particolari e transitori come li presenta quella inferiore e fallace conoscenza.  Nel secondo momento, quando si assurge alla cognizione razionale, si comprende la fallacia dei moventi passionali e ci si regola per leggi universali della realtà trovando in ciò la tranquillità e serenità tipica dell’animo del sapiente.  Nel terzo momento, quando l’anima ritrova Dio in sé, si sente eterna dell’eternità stessa di Dio, concependo un amore intellettuale, beato, sapiente e felice. →TOMMASO HOBBES - conoscenza è sensazione immediata Son suoi 2 caratteri tipici degli inglesi: 1. Considerare fonte di conoscenza l’esperienza sensibile; 2. Interessarsi problemi pratici (morali, econom., politici).  Per Hobbes tutto è materiale e si esprime nelle nozioni di movimento, corpo, spazio, tempo e causa.  La vita è movimento a cui si riduce anche lo spirito; dalla sensazione nasce la memoria, dalla memoria la ragione.  Il moto genera piacere e dolore, attrazione e repulsione, da cui nascono i giudizi morali di bene e di male.  La politica deriva da “postulati certi” della natura umana: 1. la bramosia naturale per cui ognuno pretende di godere da solo dei beni comuni; 2. la ragione naturale, per cui ognuno rifugge dalla morte violenta come dal peggiore dei mali naturali.  Sostiene che l’accordo tra uomini nasce o dal bisogno reciproco o dall’ambizione o dal timore reciproco.  Il timore deriva dall’uguaglianza per cui tutti gli uomini desiderano la stessa cosa. Nello stato di natura ognuno pensa di avere diritti su tutto. Ognuno diviene lupo per l’altro uomo. E’ un istinto naturale insopprimibile perché ciascuno desiderare per se il bene, rifuggendo il male.  Se l’uomo fosse senza ragione, la guerra designerebbe il principio e la fine della sua storia. C’è invece una ragione naturale che porta l’uomo a darsi le norme del vivere civile per cercare di conseguire la pace e, se non vi si riesce, trarre vantaggi dalla guerra.  Il principio del vivere civile è che l’uomo “deve rinunciare al suo diritto su tutto, accontentandosi di avere libertà pari a quella degli altri. E’ il precetto evangelico “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.  Il passaggio da stato di natura a stato civile avviene stipulando un contratto ove gli uomini trasferiscono a terzi il loro stato di natura, così che tutti possano essere difesi. Se ogni uomo aliena il proprio diritto e dovere ad un unico uomo o ad un’assemblea e se obbliga a non fare resistenza ad essi, si avrà pace stabile, quindi uno Stato e una società civile. Solo un potere politico assoluto può garantire l’osservanza del patto: Il sovrano assoluto è quindi garante del patto e riunisce in se ogni forza o potere, è un Dio morale che Hobbes chiama Leviatano.  Hobbes insiste sull’irreversibilità e unilateralità del patto: una volta costituito lo stato, i cittadini non possono più dissolverlo ed il potere dello stato è indivisibile, perché la distribuzione dei poteri genererebbe disaccordo e non garantirebbe più libertà e pace.  Il tratto più tipico è la non sottomissione dello stato (il sovrano) alle leggi dello stato; L’unico limite del potere statale si ha nell’impossibilità dello stato ad obbligare qualcuno ad andare contro se stesso. →LOCKE (1632-1704) - fonda Emipirismo inglese = correnti FIL che vede origine della conoscenza nell’esperienza sensibile.  Era diffuso il pensiero che le idee costitutive delle scienze fossero innate. Nel Saggio sull’intelletto umano sostiene non esistano idee innate (in antitesi l razionalismo). Se vi fossero, “dovrebbero esservi anche in: bambini, selvaggi, ignoranti, ma esperienze e osservaz. provano l’opposto.  Locke volle così risolvere come mai la ricerca del metodo avesse dato risultati contrastanti, privi di accordo: Es: dualismo cartesio vs monismo materialistico (Hobbes) e immanentismo (Spinoza); o induzione vs. deduzione.  Le idee quindi derivano dall’esperienza frutto non della spontaneità creatrice dell’intelletto, ma dalla passività di fronte alla realtà, esterna ed interna. L’esperienza:  è: fonte invalicabile e criterio di controllo conoscenza;  deriva da sensazioni dovute e riflessioni;  produce idee semplici; L'intelletto:  riceve idee semplici;  elabora idee complesse di modi, sostanze e relazioni;  produce idee generali astraendo da diversità individuali  è una Tabula Rasa, non possiede idee innate (no preconoscenza) conosce attraverso sensazioni e riflessioni. I gradi della conoscenza sono: a. sensibile - certa se attuale; b. intuitiva - si coglie subito la connessione tra due idee; c. dimostrativa - usa altre idee come prova - recupero conoscenza scientifica. La sua teoria politica è liberista. I diritti dell’individuo sono: 1. originari - si hanno ancor prima che si formi la società; 2. imprescrittibili - non possono essere cancellati; 3. inalienabili - non ci si può liberare da tali diritti. Si esalta individuo e libertà individui. L’uomo liberato da costrizioni può sentire la necessità di tolleranza religiosa. 11 - IL PENSIERO POST-METAFISICO Una furia anti-metafisica?  L’assolutizzazione del pensiero scientifico ha come fulcro solo le scienze sperimentali e le sue problematiche dando vita ad un “impegno in senso anti-metafisico”. La riflessione di Nietzsche per superare la metafisica, Heidegger che ne “distrusse” la storia ed Adorno che ne criticò l’ideologia, circoscrissero una metafisica negativa.  Ad essa che “distrusse” l’immagine ordinata e chiusa del mondo, si contrappose un fondamentalismo di ritorno che desse risposte al bisogno di punti unici di riferimento.  Il pensiero metafisico ascrive a se: Aristotele; Platone; Plotino e neoplatonismo; Agostino; Cusano; Tommaso d’Aquino; Cartesio; Spinoza; Pico della Mirandola; Liebniz; Schelling; Hegel, Kant.  Le loro riflessioni sono incluse in una linea di sviluppo, poiché, anche nelle varianti proprie antimetafisiche (materialismo, scetticismo, empirismo), non negano in assoluto la possibilità del pensiero metafisico.  Gli elementi comuni, dei diversi periodi storici, sono: 1. il pensiero dell’identità e la domanda su origine di tutto 2. la dottrina delle idee nell’identificare pensare ed essere 3. Il significato salvifico dell’esperienza teoretica.  Cristianesimo e ellenismo: il rapporto vede l’inculturaz. della fede. Vi è confronto e simbiosi di pensiero platonico ed aristotelico coi Padri della Chiesa in Occidente ed in Oriente e vi sono dispute teologiche sull’identità di Gesù di Nazareth e sulla natura del monoteismo cristiano.  Cattedrale medioevale: simbolo di forma e categorie FIL e di teologia medioevale, poiché visibili nel progetto architettonico, prima nello stile romanico e poi nel gotico. Siamo dinanzi a delle cattedrali del pensiero. Un Dio esistente?  Nel pensiero moderno si discute sulla possibilità di poter pervenire ad un concetto di Dio come “Ens necessarium”, ovvero, condizione del sogg. conoscente e fondamento della realtà al di là del cerchio individuale.  Dio = Essere: Nel pensiero moderno, la prova (ontologica) dell’esistenza di Dio risulta inefficace per due motivi: 1. Cartesio sposta il tema cosmologico della Causa sui nell’orizzonte dell’autocertezza del cogito. 2. dettata dall’assunzione che Leibniz compie della prova ex contingentia. Un Dio esperibile?  Il postulato di Dio: Le prove tradizionali della conoscenza di Dio si fondavano sulla convinzione di poter risalire dall’esperienza empirica alla causa sovrasensibile.  Per Kant, tale possibilità va decostruita sia in ragione dell’argomento teologico sia perché non pertinente alla collocazione all’interno della semplice ragione. L’idea di Dio diventa un principio regolativo della realtà rispetto all’uso della ragione: a. per la ragion pura è istanza critica, che internamente sollecita ad orientarsi verso una totalità altra; b. per la ragion pratica, il postulato dell’esistenza di Dio esprime il bisogno della ragione di accordare virtù e felicità secondo un principio regolativo. Scaricato da graziana papa (sontooro@gmail.com) lOMoARcPSD|4164027 I. Mancini: A Kant non interessa Dio […] interessa una figurazione del mondo, dove Dio trova un posto che gli viene concesso, ma non riconosciuto. 14 - I NOMI DI DIO Riflessione su principali denominazioni della trascendenza in ottica di confronto tra ricerca FIL e fede confessionale. B. Pascal (1623-1662): Un servo di casa notò nella giacca di Pascal, morto da pochi giorni, un’ingrossatura nella giacca contenente un pergamena. Sorella e amici esaminano la pergamena affermando concordi che essa era una sorta di memoriale custodito per tener viva la memoria su cosa, che voleva sapere sempre, nel tempo, ai suoi occhi e spirito… “L’anno di grazia 1654”: Lunedì, 23 Nov., […]. Dalle dieci e mezza di sera, fino a mezzanotte e mezza circa. FUOCO. Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Non dei filosofi e dei dotti. Certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo, il tuo Dio sarà il mio Dio. Grandezza dell’anima. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto». […] Dio mio, mi abbandonerete? Che io non ne sia separato in eterno. «Questa è la vita eterna, ch’essi ti conoscano solo vero Dio […], e Colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. Io me ne sono Io me ne sono separato […]. Ch’io non ne sia mai separato. Sommissione totale a Gesù e al mio direttore. Eternamente in gioia per un giorno di prova sulla terra. Non obliviscar sermones tuos. Amen». “[…] conoscere significa vedere che una cosa è e non può essere diversamente […]. Deve aver provato l’impazienza e la passione del conoscere, che è solo quella dell’Assoluto ed Eterno. […] Quell’uomo (S. Anselmo d’Aosta) deve aver compreso come si possa credere che la matematica, col suo rigore, sia sola reale conoscenza […]. Qualcosa di questo deve realizzarsi perché uno possa avvertire la misura della paradossalità implicita in questa concezione cristiana di un filosofo e matematico: non essere Iddio il «Dio dei filosofi e dei dotti», ma «il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe». Significati: (R. Guardini)  Dio dei filosofi: è quello inteso con l’idea dell’Assoluto, raggiungibile con la speculazione sulla realtà esterna; con analisi dell’esperienza interiore; con la riflessione sul mondo di logica e valori; in qual si voglia altro modo. Dunque: Essere supremo, Legge eterna, Causa prima, ecc. La caratteristica di questo modo di definire Dio è che non lo si può mai pensare assoluto abbastanza.  In cosa consiste la scoperta di Pascal? Pascal sa valutare cosa significa il lottare per un’autentica comprensione del concetto di Dio. A lui è estranea la sensibilità moderna, che “minaccia il religioso” quando si elabora in concetti.  Non è credente sul fondamento dell’esperienza vissuta, nel senso moderno dei termini. Ma è la sua esperienza che gli ha mostrato che Dio è “Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe”, non di filosofi e dei dotti», che Egli è il Dio di Gesù Cristo. Ciò significa innanzitutto: Dio è Persona. Esodo 3,1-15 - Dio è […] chi sono io x andare dal faraone e far uscire dall'Egitto gli Israeliti?». Rispose: «Io sarò con te […]. Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico: Il Dio dei vs. padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò?. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono! Poi disse: Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vs. padri, il Dio di Abramo, di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione. Genesi Dio è creatore; Dio è Parola. Nessuno lo ha mai visto Giovanni ha reso lui testimonianza, esclamando: “Era di lui che io dicevo: Colui che viene dopo di me e che mi ha preceduto, perché era prima di me”. “Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia". “Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo”. Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere. 15 - DIALETTICA dell’ILLUMINISMO - Adorno + Horkheimer Quali aspetti di confronto si pongono al confine tra ragione moderna e la critica della sua forza strumentale, da cui trae alimento la riflessione post-moderna. Tesi Dialettica dell’illuminismo (1947): denuncia atrofia dimensione critica della ragione - illuminismo vs. mito - Il mito è Illuminismo, che torna a rovesciarsi in mitologia.  Nella tradizione illuminista il pensiero moderno è stato sempre inteso, rispetto al mito, come: a. antitesi: poiché al vincolo autoritativo della tradizione oppone la libera argomentazione; b. controforza: opponendosi al predominio collettivo a favore di acquisizioni individuali. rispetto al mito;  Emancipazione senza liberazione: L’allontanamento dalle origini mitiche non ha trasformato il potere costrittivo del legame generazionale. Il mondo moderno, illuminato dalla ragione, è solo in apparenza liberato dalla magia, ovvero dalla forza mitica della coazione a ripetere.  La logica come forza di dominio: La ragione distrugge quell’umanità impegnata strumentalmente a dominare sulla natura e sull’istinto. Nel positivismo logico, la scienza moderna, ha optato per l’uso tecnico, rinunciando alla conoscenza teoretica. Le scienze vengono assorbite dalla ragione strumentale.  La conoscenza teoretica: Capire il dato come tale, non limitarsi a leggere le astratte relazioni spaziotemporali, ma intenderei dati come la superficie, momenti mediati del concetto, che si adempiono solo esplicando il loro significato sociale, storico e umano. Ogni pretesa della conoscenza viene abbandonata. Adorno + Horkheimer  La separazione tra ragione, morale e diritto: Con la fine delle immagini religioso metafisiche del mondo, ogni criterio normativo non vanta alcun credito dinanzi all’autorità giudicante della scienza. La critica rivolta alle interpretazioni meta-etiche della moralità si trasforma in scetticismo etico.  Ragione e dominio: Nella modernità culturale la ragione è privata dell’esigenza di validità. La capacità critica di prender posizione con un sì o un no, di distinguere tra affermazioni valide e non, viene trascurata, fondendosi in esigenze di potere e di validità. J. Habermas  Decentramento dell’immagine mitica del mondo, ossia: a. de-naturalizzazione del mondo umano; b. de-socializzazione della natura.  L’istanza teoretica: Prefaz. Dialettica Illuminismo - Pur avendo osservato che nell’attività scientifica moderna le grandi invenzioni si pagano con la decadenza della cultura teoretica, credevamo di poter seguire l’organizzazione della scienza, con un ns. contributo limitato alla critica o continuazione di dottrine particolari in rapporto teoretico relativo alle teorie dottrine tradizionali quali: sociologia, psicologia e gnoseologia. Quanto raccolto nel volume mostrano che abbiamo dovuto rinunciare a quella fiducia.  Aspetti critici: per J. Habermas le tesi esposte da Adorno e Horkheimer radicalizzano aspetti che configurano sì le declinazioni della razionalità moderna, ma, così esposti, oscurano contenuto razionale della modernità culturale.  Gli ideali borghesi della modernità 1. la dinamica teoretica - sospinge le scienze alla autoriflessione e un sapere utile e riproducibile; 2. le basi universalistiche del diritto e della morale, che trovano attuazione nell’istituz. Stati costituzionali come via all’educazione democratica della volontà; 3. la forza dell’esperienza estetica, liberata da utilitarismo e convenzionalismo 16 - MARXISMO E POSITIVISMO →Destra e Sinistra hegeliana. Hegel morto alla fine del 1831. Poco dopo essa la maggior parte dei suoi discepoli si divide in due tronconi in dissidio sulle concezioni politiche e, soprattutto, su quelle religiose.  Destra, proponeva la filosofia hegeliana, in particolare la dialettica, come giustificazione dello Stato esistente e riconosceva alla religione storica piena validità;  Sinistra, in nome della dialettica, negava Stato esistente e sosteneva che la religione fosse riducibile a mito poiché per Hegel era rappresentazione. (Feuerbach e Marx). Feuerbach: mira a ricapovolgere i rapporti tra:  Soggetto = il concreto = l’uomo (non lo spirito) che si crea Dio che è essenza oggettivata del soggetto, quindi la propria proiezione illusoria o immagine riflessa.  Predicato = l’astratto Sull’origine dell’idea di Dio si è esprime in modo vario ma la religione ha, x lui, matrice antropologicamente “inversa” poiché è l’uomo che “scindendosi” proietta fuori di sé una potenza superiore (Dio), a cui si sottomette. La presa di coscienza di ciò genera la necessità dell’ateismo che è riappropriazione della propria essenza alienata, un atto di intelligenza filosofica ma anche un dovere umano e morale. All’amore per Dio va sostituito l’amore per l’uomo. Lo scontro tra proletariato e capitalismo  Molla propulsiva storica è la dialettica tra le forze produttive e rapporti di produz. (capitalisti, patronato).  La dialettica sta nel fatto che il proletariato si sviluppa più rapidamente (in ascesa) di capitalismo e classe dominante che tendono a staticità.  Inevitabili periodici scontri di classe tra dominanti e subalterni.Trionfa chi esprime nuove forze produttive.  La dialettica nel 1700: Francia scontri tra borghesia (nuove forza prod.) e Aristocrazia (vecchi rapporti feudali)  La dialettica nel 1800: nuove forze produttive sociali e collettivistiche della classe operaia contro vecchi rapporti di produzione privatistici del capitalismo dei borghesi. Dialettica del proletariato: Del socialismo utopistico Marx ed Engels riconoscono l’utile funzione di denuncia delle iniquità e delle contraddizioni della società capitalistica, ma criticano l’incapacità di capire la causa delle contraddizioni reali, cioè come funziona, la società capitalistica.  La teoria economica de “Il Capitale” mira ad individuare gli aspetti ed i principi fondamentali di svolgimento dei processi capitalistici di produzione.  Si fonda sul concetto di forza-lavoro erogata dall’operaio, che dà “valore” alle merci che produce e che è superiore al valore di scambio. Esso in parte compensa il capitalista delle spese anticipate per la produzione, ma per un’altra parte è un lavoro erogato come un di più (plus-valore) del salariato a vantaggio del capitalista.  La competizione economica tra capitalisti accentua il lo sfruttamento del lavoro, anche mediante il progresso tecnico. Ciò porta ad una caduta tendenziale dei profitti ed a periodiche crisi di sovrapproduzione che, ad un certo punto, dovrebbero rovesciare il capitalismo.  La borghesia ha partorito i suoi “seppellitori”, i proletari.  La presa della coscienza di classe del proletario renderà più aspra la lotta delle classi che dovrebbe tradursi in una rivoluzione, che porterebbe ad una transitoria “dittatura del proletariato e del socialismo”.  Questa tal fase il potere politico dello Stato dovrà servire a governare il passaggio delle strutture capitalistiche dell’economia, della società e dello stato a quelle del socialismo, fino a superare ogni residuo capitalistico, instaurando la società comunista.  A quel punto vi sarebbe società senza classi e un sistema di eguaglianza ove la proprietà privata dei mezzi di produzione sia abolita e lo Stato estinto. Il pensiero socialista utopistico: nato dalla riflessione sui mutamenti prodotti dalla rivoluzione industriale. In tale indirizzo di pensiero si propongono modelli nuovi di società, alternativi rispetto a quello capitalistico.  Claude-Henri de Rouvroy: ritiene si debba passare da periodi di disordine sociale e crisi dei vecchi sistemi di valore (o epoca “critica”) a un’epoca organica, basata sui valori nuovi di industrialismo, scienza e tecnica. Lo Stato sarà essere ridotto al minimo. Gli affari temporali amministrati dagli industriali, gli scienziati quelli spirituali. Entrambi sono la spina dorsale della nazione.  Charles Fourier: ritiene esista un’armonia universale nell’uomo espressa come “attrazione passionale” fra gli esseri umani. Si di essa è costituita la società dell’Armonia basata sull’attuazione di condizioni lavorative attraenti e sulla costituzione di falansteri - unità di vita sociale e di lavoro decentrate e ridotte, basate sulla comunione dei beni; libere unioni sessuali e familiari; lavoro libero e dettato, dalle proprie inclinazioni e vocazioni prof.li.  Robert Owen: vuole avviare processo di cooperazione fra lavoratori e costituire delle unioni del lavoro, cercando via economica (e non politica) di realizzaz. del socialismo  Pierre-Joseph Proudhon: la proprietà è istinto giuridico in nome del quale al lavoratore vengono sottratti i frutti del suo lavoro, quindi è un furto. Ciò che conta è il lavoro. Non vuole abolire la proprietà privata, ma l’interesse capitalistico (reddito legato a proprietà denaro e credito). Promuove la cooperazione, come Owen, ma, afferma che il rapporto mutualistico fra i lavoratori deve fondarsi sullo scambio diretto di beni, senza la mediazione del denaro. Occorre realizzare società di libere imprese cooperative, la cui progressiva estensione permetta di ridurre ed estinguere lo Stato, senza alcun tipo di rivoluzione. →Il Positivismo sociale e il Positivismo evoluzionistico Nella prima metà del 1800 oltre a movimenti romantici e FIL idealiste si svilupparono FIL della rivoluzione industriale (riflessione su problemi società capitalistica e industriale) che sono utilitarismo, socialismo utopistico e positivismo. Positivismo: movimento culturale e sociale caratterizzato per l’esaltazione della scienza come forma del sapere; esso sorse in ambito filosofico nella prima metà dell’Ottocento e s’impose nella seconda metà del secolo influenzando i più diversi aspetti della cultura occidentale. Tradizionalmente nel Positivismo si distinguono due periodi: 1. Positivismo sociale - da anni ’20 a ’50 dell’Ottocento ed ebbe come esponenti il francese Comte e l’inglese Mill. 2. Positivismo evoluzionistico - influenzato da teorie Darwin, che s’impose come cultura egemone nella seconda metà del secolo ed ebbe come massimo esponente Spencer. L’espressione “filosofia positiva” comparve già nell’opera di Saint-Simon “Catechismo degli industriali” del 1823-24, ma fu imposta da Comte, suo discepolo e fondatore del Positivismo, che così ne definì così il significato, per  filosofia - come sistema generale concezioni umane;  positiva - estesa a tutto il sapere, tale aggettivo significa: 1.reale: indaga solo campi “accessibili alla ns. intelligenza ed esclude tutto ciò che è “impenetrabile mistero”; 2.utile: ha per scopo “il miglioramento continuo della condizione umana, a livello individuale e collettivo” e non la “soddisfazione di sterili curiosità”; 3. certo: perché elabora certezze universali e condivisibili al posto di “dubbi” e “discussioni” delle vecchie FIL.; 4.preciso: ricerca la “precisione compatibile con la natura dei fenomeni” e rifiuta le “vaghe opinioni” fondate su “un’autorità soprannaturale”.  A. Comte - Il positivismo sociale La scienza, cioè la ricerca di leggi che regolano il mondo fenomenico, è unica forma di conoscenza possibile il cui unico metodo d’indagine valido è quello oggettivo, sperimentale; la metafisica è priva di fondamenti. I fenomeni sono in relazione fra loro, legati da un rapporto costante di causa ed effetto. Tra scienza e progresso vi è un rapporto inscindibile, la scienza deve porsi a fondamento di tutto l'ordine sociale (è di questo periodo la nascita della sociologia). Sul piano ideologico la borghesia trovava in questi principi la conferma della sua ottimistica aspirazione ad un progresso continuo della società, da attuarsi pacificamente, senza traumi o scontri di classi. Fu questo l'aspetto che più incise e più ampiamente fu recepito.  C. Darwin - La dottrina evoluzionista Sostiene le specie si evolvano positivamente nel tempo, a prezzo però di lotte tra individui e gruppi che combattono per la sopravvivenza che elimina i più deboli. Sul piano ideologico, l'evoluzionismo da un lato parve giustificare le prevaricazioni dei potenti a danno degli inermi in politica interna e in politica internaz. dall'altra parve confermare le ipotesi socialiste di lotta di classe. Sul piano letterario, molti naturalisti e veristi costruirono sulla base di questi fattori esterni la psicologia dei loro personaggi traendo dal darwinismo conclusioni negative sulle leggi della selezione naturale che porterebbero gli uomini ad essere spietati. 17 - BIO-PENSIERO Oggi nei percorsi filosofico-teoretici osserviamo lo sviluppo della bio-etica. La disciplina esplora il metodo come scienza nuova confrontando evidenza etica e analisi del pensiero. Bio-etica: da Enciclopedia di Bioetica (W.Reich) ediz. 1978: studio sistematico condotta umana, nell’ambito delle scienze della vita e della salute, esaminata alla luce di valori e di principi morali. ediz. 1995 e 2003: studio sistematico dimensioni morali (incluse: visione morale, decisioni, condotte, linee-guida) delle scienze della vita e della salute, con l’impiego di una varie metodologie etiche impostate interdisciplinarmente. Studio della complessità  Nel dibatto mass-mediale la bioetica è identificata riduttivamente alle grandi questioni della bioetica clinica (fecondazione vitro, eutanasia, ingegneria genetica, ecc.)  La bioetica evidenzia nelle sue definizioni la complessità di un metodo interdisciplinare che coniuga le due domande kantiane della scienza e dell’etica. 1. Domanda scienza: cosa posso sapere? 2. Domanda etica: cosa devo fare? 3.Risultato: cosa devo/non devo fare del mio sapere?.  La “possibilità” della scienza si confronta con la “liceità” dell’etica ed i confini tracciati dai doveri e dai diritti. Ma, al contempo ed alla luce delle nuove scoperte ed applicazioni scientifiche, l’etica ridefinisce quegli stessi confini con nuovi diritti e doveri e nuove responsabilità.  La bioetica è colta non come disciplina a sé, ma come materia disciplinare con un’analisi razionale complessa.  Vengono così individuati i livelli d’indagine della bioetica 1. Formulazione di giudizi morali su casi e situazioni concreti; 2. Riflessione sociale su temi eticamente rilevanti; 3. Domanda antropologica su cosa da una “buona vita”.  La definizione di bioetica è plurale poiché porta con se diverse etiche di riferimento e diversi paradigmi con cui le questioni bioetiche possono essere ripensate.  La domanda “quale etica per la bioetica?” contiene altra domanda, “quale antropologia per la bioetica?” e porta ad un terzo quesito: “quale paradigma per la bioetica?”.  Occorre un’analisi filosofica, quindi saper:  Amore: L’amore è un’illusione come tutto. “Ogni innamoramento ha le sue radici nell’istinto sessuale”, uno strumento per perpetuare la vita della specie.  Suicidio: Si potrebbe pensare che Schopenauer opti per una “filosofia suicida”. Invece condanna il suicidio perché non è negazione della volontà, ma atto di affermazione della propria volontà. Il suicidio sopprime solo l’individuo, manifestazione della Volontà, lasciandola intatta che, pur morendo in un individuo, rinasce in mille altri.  Risposta a dolore mondo: non risiede nell’eliminazione tramite il suicidio, ma nel liberare la Volontà di vivere (cosa avvenuta solo in persone eccezionali come: geni arte, santi, eremiti, mistici) che hanno sperimentato il cammino della catarsi o liberazione da tirannia di bisogni ed egoismo, pervenendo alla pace interiore.  Salvezza: Schopenauer articola l’iter salvifico dell’uomo in tre momenti essenziali: 1. Arte: catartica per essenza. L’uomo contempla la vita grazie ad essa. Si eleva sopra la volontà e del dolore, sottraendosi a bisogni e dei desideri quotidiani. L’individuo che contempla la realtà perviene alle idee, archetipi ideali della realtà stessa. Le arti sono tanto più perfette quanto immateriali svincolate da tirannia della Volontà. In scala: architettura, scultura, pittura, poesia e musica (arte suprema immateriale - metafisica dei suoni) che ci pone in contatto con radici dell’essere. La tragedia ha posto speciale, è autorappresentaz. del dramma della vita, del contrasto tra volontà e Volontà. La funzione catartica dell’arte è però temporanea e rappresenta + un conforto che evasione vera dalla vita. 2. Pietà: provando tale sentimento ci immedesimiamo e compatiamo il prossimo, soffrendo con lui. Compatire equivale a conoscere. Cita Wagner “[…] ogni atto di pietà è riconoscimento […] nell’altro. E’ il principium individuationis che fa degli individui esseri distinti che prendono coscienza della comune appartenenza alla Volontà universale. Ciò corrisponde alla liberarsi dalla tirannia dei bisogni individuali. La pietà si concretizza in due virtù cardinali: a. giustizia, virtù negativa = consiste nel non fare il male che non vorremmo per noi, b. carità, o agàpe, virtù positiva = amore nn egoistico. Ma l’egoismo rimane nella vita, quindi legata ad essa, quindi, per liberarsi da ogni egoismo e dalla stessa volontà di vivere, si procede con l’ascesi. 3. Ascesi: è rinuncia totale al desiderio di esistere, volere godere. “…io intendo il deliberato infrangimento della volontà con l’astensione dal piacevole e la ricerca dello spiacevole, espiazione e macerazione spontaneamente scelta, per la continua mortificazione della volontà”. Il primo passo è la “castità perfetta” che ci libera dalla prima manifestazione della volontà di vivere: l’impulso a generare e propagare la specie. La rinuncia ai piaceri, umiltà, digiuno, povertà, sacrificio e auto macerazione. Scopo dell’ascesi è sciogliere l’individuo dalle catene della volontà di vivere. Siccome la Volontà è unica se un solo individuo (“il redentore cosmico”) riuscisse a liberarsene, tutti ne sarebbero liberati. Come l’ascesi cristiana si conclude con l’estasi, cioè con l’unione perfetta dell’anima con Dio, nel misticismo ateo di Schopenhauer l’ascesi conduce al Nirvana buddista cioè all’esperienza del nulla, intesa come negazione del mondo da illusioni e sofferenza. Come un perdersi in una totalità ove si dissolve la nozione di “io” e di “soggetto”. Kierkegaard (1813-1855), padre dell’Esistenzialismo  Riceve severa educazione religiosa permeata da profondo senso del peccato; svolto dalle tragiche vicende familiari. Conduce vita solitaria. Si oppone a formalismo della fede “che porta ad ascoltare bellissime prediche domenicali e comportarsi il resto della sett. secondo morale mondana”  La sua adesione al cristianesimo è cmq propulsore del suo pensiero. Egli rivendica la singolarità dell'esistenza individuale (diversam. da Hegel) e il primato della fede.  Sarà riscoperto a inizio ’900 dalla teologia protestante e dopo la prima Guerra Mondiale dalla filosofia della crisi: l’Esistenzialismo, che vedrà nelle analisi dell’esistenza, espressione di smarrimento come avvenuto col conflitto.  Egli indaga l’esistenza umana nella sua drammaticità e problematicità. La sua è FIL dell’esistenza, del Singolo che si inserisce in una prospettiva religiosa per cui l’unica via d’uscita da angoscia e disperazione è la scelta di Dio.  Gli scritti: evidenziano il problema della comunicazione. La ricerca della verità coinvolge l’individuo nell’atto di interrogare se stesso. Questa verità non è oggettivabile in una comunicaz. diretta ed esplicita, dev’essere indiretta, passare attraverso figure che esprimono idealità, dimensioni della personalità (ciò che è potrebbe essere).  La sua FIL è ricerca vitale, che investe l'esistenza umana. Opere Aut-Aut ; Timore e Tremore; La malattia mortale; Il concetto di angoscia, , Briciole di filosofia; il Diario.  Se per Hegel la realtà è razionale, poiché manifestazione della Ragione ed è quindi esente da male e morte (tutto è bene e razionale), lui respinge l’identificazione di reale e razionale, per Kierkegaard l’esistenza del singolo non è riducibile a concetto e la decisione risiede nella soggettività (Io; Tu; Lui) tra infinite possibilità prive di garanzie, ed ogni scelta può contemplare il fallimento, siccome, nell’universo di Kierkegaard, siamo singoli esseri eterogenei, in cui il male è accanto al bene, la morte alla vita e nello stesso individuo vi sono contrari ed opposti.  L’angoscia è sentimento del decidere tra possibilità che se si incontra con la fede ha un aspetto positivo essendo l'angoscia stessa del peccato che permette di scoprire la esistenza come individuo (es. Abramo), conducendolo ad avere piena coscienza dinanzi a Dio (o Infinito).  Egli mostra come, di fronte all'uomo, si aprano possibilità di scelta esistenziale che si rifanno a 3 stadi di vita: estetico, etico e religioso. Non sono tappe collegate tra loro, anzi, uno stadio è alternativo all'altro. Fra queste modalità di vita s'impone, dunque, una scelta. 1.Stadio estetico: l'esteta è colui che vive ogni attimo alla ricerca incessante del piacere e delle sensazioni più nuove, sfuggenti e irripetibili. Il poeta romantico e il seduttore incarnano questo ideale estetico. La figura dell'esteta è il Don Giovanni di Mozart che vive nella perenne ricerca dell'attimo ove la perfezione si realizza, per svanire, subito dopo, nella noia delle ripetizioni. Questa mina l'esistenza del seduttore e lo rende consapevole del fatto che la sua vita dipenda da altro, il che lo conduce a intravedere altre possibilità di vita in confronto a cui, quella estetica, appare insignificante. La dimensione estetica, con la sua assenza di impegno e responsab. sfocia in disperazione che porta a prender coscienza dell'insensatezza e vanità di quell'esistenza. 2.Stadio etico: implica l'accettare quelle responsabilità estranee alla leggerezza dell'esteta. Per chi compie la scelta etica, i doveri e gli incarichi sociali diventano il fulcro della quotidianità. Egli identifica il tipo etico in un personaggio che conduce vita ordinata, da buon marito e cittadino. Nell'adempiere i doveri prende coscienza di sè formandosi una personalità e guadagnando le libertà che nello stadio estetico erano illusione. Tuttavia, l'essere dedito ai doveri e il non infrangere legalità implicano conformità al ruolo sociale incarnato che lo svuoteranno della soggettività, avvicinandolo al male e al peccato cui egli tenta di sottrarsi. 3.Stadio religioso: unica possibilità che ci può salvare dalla disperazione. Essa viene esaminata in "Timore e Tremore" mediante la figura di Abramo, chiamato da Dio, per il sacrificio del suo stesso figlio. Il patriarca si piega al volere del Signore senza trovarvi nè senso nè giustizia: la fede non è morale e la morale non è fede, ma si tratta di due dimensioni non misurabili tra loro. L'uomo è pertanto libero di credere o non credere e a lui spetta la scelta angosciosa fra le due alternative. 19 - “La critica della metafisica” Che cos’è metafisica? M. Heidegger nel confronto dialettico tra modernità e postmodernità ha un ruolo fondamentale rispetto al recupero dell’istanza teoretica come critica interna della metafisica. L’interrogativo venne affrontato in una sua opera del 1929, rivista 1943 e 1946. L’ente piuttosto che il Ni-ente. Heidegger escludendo da manifestazioni storiche della metafisica e dal modo in cui essa è stata compresa, mostra in cosa consiste la sua essenza e come si rapportasse con l’esistenza dell’uomo, con il suo «esserci» (Dasein). In bilico tra essere e nulla, l’uomo giunge a porsi, attraverso l’esperienza fondatrice dell’angoscia, la questione-cardine: Perché è in generale l’ente e non piuttosto il Niente?  Il ruolo centrale della filosofia: Sotto la spinta critica all’idealismo, la filosofia (e il suo ruolo centrale rispetto a scienza, morale, arte e diritto) venne spodestata.  Heidegger restituisce alla filosofia ruolo centrale, poiché la visione complessiva di una civiltà e società è fissata da una pre-comprensione di fondo, da cui dipendono i concetti fondamentali dell’esistenza.  Lo spazio teoretico: La metafisica è riflessione filosofica, uno spazio teoretico ove si esprime la precomprensione del senso collettivo illuminando di senso epoche storiche. →La critica di Heidegger alla modernità  Il dominio della tecnica: l’essenza della sua epoca risiede nella volontà di sperimentare tecniche globali di dominio della natura, condotte di guerra e allevamento razziale. Questa dimensione è legata a sviluppo dell’età moderna. L’originalità della sua critica alla modernità risiede nello inquadrare il tema all’interno della riflessione su ciò che debba intendersi per riflessione metafisica. “L’età che chiamiamo tempo moderno […] si determina in quanto l’uomo diviene misura e centro dell’essente. L’uomo è ciò che sta alla base di tutto, cioè, di ogni oggettivazione rappresentabilità, il subjectum”. Ciò che sprona la modernità ad estendere senza limiti il suo potere sui processi oggettivati di natura e società, impone alla soggettività moderna orientata in modo ossessionante all’autopotenziamento (mito progresso senza fine) con vincoli efficaci x per raggiungere scopi. L’evento dell’Essere.  È necessario decidere “se l’Occidente si creda ancora capace di creare un fune al di là di se stesso e della storia, oppure se preferisca abbassarsi alla conservazione e al potenziamento degli interessi economici e vitali, e accontentarsi di fare appello a ciò che è stato finora, come se fosse l’Assoluto”  Il Nuovo in-atteso: È possibile ritrovare le origini della Essenza come predisposizione incondizionata al Nuovo, che av-viene come “ciò che non-è e non potrà mai essere atteso”. In tal senso, Heidegger auspica un recupero delle origini presocratiche della metafisica, affinché si ponga fine alla notte della lontananza degli dèi.  L’oblio dell’Essere: La modernità si caratterizza come età della dimenticanza dell’Essere sino al suo abbandono. Pensiero scientifico ed analisi metodologica si pongono all’interno della filosofia moderna del soggetto; così come anche l’argomentazione piega il senso al cerchio magico dell’oggettivismo.  L’uomo non è più il luogotenente del Nulla, ma il custode dell’Essere come un accadere contingente a cui l’esserci è esposto e che può essere narrato. L’esserci è disponibile al senso non-disponibile dell’Essere, che si mostra e si sottrae al contempo, fuori l’autoaffermazione soggettiva.
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