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Pedagogia dell'emergenza e pedagogia professionale, Appunti di Pedagogia

La pedagogia dell'emergenza e la pedagogia professionale, analizzando i vari contesti educativi in cui gli educatori operano e le metodologie utilizzate. Vengono inoltre esplorati i concetti base, i linguaggi e le metodologie dell'agire pedagogico in emergenza. Il documento si concentra anche sull'identità dell'educatore, sui valori dell'educazione e sulla progettualità educativa. Viene inoltre analizzata la polarità tra carcere e SerDP nel setting delle strutture per il disagio sociale e la dialettica istituto/istituente. Infine, vengono esplorati gli strumenti, la rete e il gruppo nell'ambito educativo.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 01/05/2023

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4.6

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38 documenti

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Scarica Pedagogia dell'emergenza e pedagogia professionale e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! QUALCHE SUGGESTIONE Gli educatori si ritrovano ad affrontare problematiche dovute principalmente ai contesti in cui operano, alle risorse utilizzabili e alle metodologie. Essi sono come degli acrobati della vita che devono muoversi tra famiglia, valori, casa, lavoro, amici e salute mantenendo comunque attraverso una rete la cosiddetta “resilienza sociale”. I contesti educativi in cui si opera sono 6: • La famiglia e le comunità per minori • I servizi educativi per l'infanzia e i centri giovanili • Strutture di e per il disagio sociale • La strada e i contesti di emergenza • I servizi per l'età senile • I servizi culturali per i differenti pubblici Ci si ritrova ad affrontare quindi una “pedagogia dell’emergenza”. Una nuova declinazione che nella ricorsività propria della pedagogia ( teoria- prassi – teoria) individua nelle situazioni di catastrofe un’occasione di rigenerazione individuale e collettiva. Si tratta, pertanto, di indagare l’agire pedagogico in emergenza fissando: i concetti base (resistenza e resilienza), i linguaggi (dimensione simbolica) e la metodologia. Tutto questo anche per dimostrare la specificità dei professionisti dell’educazione che lavorano in contesti diversi. Alcune parole chiave sono: sogno, paura, disgusto e passione. LA PEDAGOGIA PROFESSIONALE E I VARI SETTING EDUCATIVI La pedagogia professione analizza l’identità della disciplina, i debiti culturali e interrelazioni, il rapporto tra vocazione, formazione e professione e il significato e la creazione dei vari setting. L’identità in divenire dell’educatore si forma in base al profilo, alla tradizione, alle nuove sfide (esperienza sul campo e formazione al ruolo) e diversi nuclei tematici (cura educativa, la relazione, la dinamica del gruppo). I setting educativi possono essere considerati come degli “agorà dell’educazione” e vanno ad analizzare: 1. Famiglia e comunità per minori: l’evoluzione delle famiglie, i nuovi stili educativi, il concetto di comunità residenziale e le case famiglie 2. I servizi educativi per l’infanzia e i centri di aggregazione giovanile: governance locale e bisogni giovanili 3. Le strutture per il disagio sociale: il carcere, il carcere-cantiere, le strutture intermedie, il SerDP e le comunità terapeutiche 4. La strada e i contesti di emergenza : bande e bullismo, gruppi di mutuo aiuto, educazione in emergenza e la cooperazione internazionale 5. I servizi per l’età senile: i servizi residenziali per gli anziani e le fragilità dell’età, la rete dei servizi e le strutture abitative intergenerazionali 6. I servizi culturali per differenti pubblici: educare al museo e bellezza e riflettere sul concetto di bellezza I valori dell’educazione e di conseguenza dell’educatore, sono: pazienza, coraggio, determinazione, capacità di ascolto, accoglienza, empatia, capacità di rischiare, dialogicità, unicità, differenziazione e superamento dei limiti. La progettualità educativa si divide in 2: Educare in situazione significa trasformare dei non luoghi, avere delle “vite di corsa”, lavorare per e con le persone e saper distinguere i contesti e i vari servizi per distinguere le diverse forme delle prese in carico (minori/anziani). Ma educare è un atto politico? Ci sono due approcci teorici: I VALORI LE METODOLOGIE Al centro sta la persona tra emergenza e utopia Operazioni necessarie, disposte in ordine logico dettato dall’esperienza. Il suo scopo è quello di giungere al massimo risultato con il minimo sforzoVolontà di superamento dei limiti Lottare contro il disimpegno, conformismo intellettuale, intolleranza, falsificazione etica, sfruttamento e la discriminazione economico- sociale L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo -Nelson Mandela Nel setting delle strutture per il disagio sociale troviamo una polarità tra carcere e SerDP in cui nel carcere si ha un intervento punitivo contro un intervento rieducativo-responsabilizzante che si scontra con la logica del “dentro/fuori” mentre nel SerDP si ha un approccio medico-assistenziali contro un educativo- terapeutico e si lotta quotidianamente tra libertà e dipendenza. Nel setting psicoanalitico e educativo si ha come un “circolo vizioso” tra: - Riferimenti teorico-metodologici, finalità e obiettivi - Spazi, tempi, regole e relazioni - Dinamiche con attivazione, comunicazione e socializzazione - Lavoro e sviluppo di processi e prodotti COS’È IL SETTING E LA DIALETTICA ISTITUTO/ISTITUENTE Il setting è un linguaggio tecnico che ci aiuta a costruire contesti educativi professionalizzanti. Un setting, dunque, che sia coerente con il progetto educativo. Il set rappresenta “l’ossatura procedurale” che garantisce l’azione, il setting comprendere sia il set sia i messaggi che si vogliono comunicare, quindi la sceneggiatura, la storia, le emozioni, i significati. Si ha una dialettica tra istituto e istituente poichè hanno una relazione dinamica per rafforzare il senso di responsabilità e appartenenza, essi sono: • Istituito: ciò che è stabilito dalla norma, spesso è la prassi corrente che pur non essendo norma viene percepita come tale • Istituente: équipe degli educatori e la voce dei fruitori diretti e indiretti del servizio L’IMPORTANZA DEGLI STRUMENTI, DELLA RETE (O RETI) E DEL GRUPPO È importante avere degli strumenti nella famosa “cassetta degli attrezzi” che ogni educatore deve possedere, sono strumenti elementi come: l’osservazione, documentazione e valutazione. Secondo la “Legge quadro 328/2000) la rete è un sistema integrato di interventi e servizi sociali. Il dialogo e l’integrazione fra servizi sono le condizioni fondamentali per il benessere della persona e delle comunità. I diversi attori istituzionali (come ad esempio la regione o il comune), sanitari (es. ASL), scuole, associazioni, cooperative e centri del territorio. Per quanto riguarda l’importanza del gruppo vi sono 4 livelli: - Si ha la potenzialità a diversi livelli come terapeutico, educativo, gestionale - Vi sono delle finalità da perseguire: creatività e esternare frustrazioni, rabbie, delusioni, attese, incoerenze - Lo stile deve essere autoritario, democratico, permissivo, lassista - Si hanno dei fenomeni da osservare sono assolutamente i silenzi e gli accoppiamenti Per riassumere quindi, le categorie e i concetti fondamentali sono: tempo, spazio, territorio, relazioni, reti e servizi di prossimità (è importante riuscire a “vedere oltre”) PAROLE FONDAMENTALI E DIZIONARIO DEL LAVORO EDUCATIVO APPROCCIO TEORICO 1 Con Freire nasce la pedagogia popolare in cui si ha una coscientizzazione e superamento dell’apprendimento limitato alle prime età della vita. Con la pedagogia progressista di Dewey si ha il riconoscimento del ruolo fondamentale e indispensabile dell’educazione e dell’istruzione per la costruzione di società democratiche APPROCCIO TEORICO 2 Approccio culturalista e contestualista di Bruner secondo cui la cultura plasma la mente e l’importanza di due tipologie di pensiero (ridimensionamento della cultura scientifica e protocolli),si fa uno sforzo per comprendere il mondo Nella “Teoria del campo dei sistemi” di Lewin, il comportamento di una persona è influenzato dal rapporto che ha con l’ambiente di vita e i gruppi di riferimento. Auto-aiuto Benessere Bornout Capitale umano e sociale Cittadinanza Competenza Comunità Controllo sociale Cultura (di domiciliarità) Cura Deistituzionalizzazione Devianza e disabilità Disagio Documentazione Domanda, problema, bisogno Educatore e educatrice (e storia) Età della vita Famiglie e gruppo Migrazioni Osservazione Progetto educativo Pubblico, privato e terzo settore Resilienza Rete di lavoro Salute (e salute mentale) Servizi educativi (e tipologia) Servizio sociale Supervisione Territorio Welfare state L’immagine sociale è una rappresentazione sociale delle caratteristiche e conoscenze, competenze e abilità dei membri, ma non meno delle figure educative di riferimento. Si fa una distinzione tra ciò che è ingroup o outgroup. Le attività da realizzare nei gruppi sono fortemente condizionate da stereotipi, pregiudizi, in ragione delle caratteristiche di genere, di generazione, fisiche, cognitive, affettive, di classe o ruolo sociale. L’immagine sociale inevitabilmente condiziona l’immagine ideale negativa e poi sull’immagine reale. L’IMPORTANZA DELLA SUPERVISIONE E IL CONCETTO DI GRUPPO La supervisione ha delle condizioni oggettive come la professionalità, sensibilità, coinvolgimento emotivo, sensazione di solitudine e fatica, incertezza, rischio di insuccesso e impotenza. Lo sguardo esterno rende il gruppo un sistema aperto, in grado di operare una presa in carico integrata, trovare risposte costruttive e creative per il servizio, il gruppo, i singoli soggetti. Il concetto di gruppo è stato sviluppato da Lewin nel 1951. Il gruppo è un sistema di interdipendenze fra i membri e gli elementi del campo, passando dall’osservazione del singolo allo studio della relazione tra il singolo ed il campo di forze. Il gruppo è un fenomeno complesso, una totalità dinamica, un qualcosa di più o, per meglio dire, di diverso dalla somma dei suoi membri: ha una struttura propria, fini peculiari e relazioni particolari con gli altri gruppi. Quello che costituisce l’essenza è l riscontrabile fra i suoi membri. LE PRINCIPALI FUNZIONI DELLA SUPERVISIONE DI GRUPPO • Riattiva le possibilità di riflessione comune e di pensiero condiviso tra i membri dell’équipe • Favorisce momenti di sospensione del giudizio e possibilità di approfondire strategie operative • Stimola il senso di coesione e di appartenenza • Ha una funzione narrativa, gli eventi vissuti dagli operatori sono raccontati e commentati e entrano nella memoria collettiva e diventano parte di un patrimonio formativo condiviso • Mira al potenziamento delle risorse individuali in un contesto protetto, professionale e riservato. • Promuove la sperimentazione e il modellamento delle proprie risorse con quelle degli altri e lo sviluppo creativo del potenziale umano e del Sé • Riduce i fenomeni del burnout professionale • Crea un clima di sospensione delle attività quotidiane, rappresentando un’opportunità privilegiata per riuscire ad entrare in contatto con la propria interiorità L’incontro di supervisione di gruppo contiene al suo interno la possibilità di delineare 3 aree: IL VIAGGIO DELL’EROE E L’IDENTITÀ PROFESSIONALE DELL’EDUCATORE L’identità dell’educatore professionale socio- pedagogico e dei servizi per l’infanzia è una concreta professionalizzazione delle pratiche educative, è un ideale del nuovo umanesimo, possiede una circolarità tra missione e professione (la competenza non deve andare a discapito della passione viceversa), infatti Morin in “educare gli educatori” richiama addirittura l’eros platonico. Un possibile strumento è la compilazione di un diario favorisce una postura riflessiva (Cosa significa tenere un diario? Come il diario può essere uno strumento educativo?). Il tempo per sé e il tempo educativo sono due passaggi fondamentali composti dal tempo interno (Kairos) che deve svincolarsi dal tempo quantitativo (Kronos). PARTE RESTAURATIVA - Momento di sostegno emotivo personale - Trovare stimoli per la propria evoluzione ed il benessere personale e così prevenire stress e burnout - Pianificare ed utilizzare al meglio risorse personali e professionali di adattamento creativo, per implementare il rendimento degli interventi. PARTE FORMATIVA - Supervisione tecnica e didattica - Ricevere informazioni sul proprio lavoro da un’altra prospettiva - Migliorare le abilità di osservazione e valutazione - Analisi della dinamica interna al gruppo - Analisi del piano operativo, note di progresso e miglioramento PARTE NORMATIVA - Responsabilità professionale e dilemmi etici - Orientamento, valutazione e organizzazione dei settori di intervento, motivazione e sviluppo delle azioni progettuali La figura dell’eroe ci sembra evocare la scoperta delle proprie forze ed energie interiori, di quel lato migliore di sé da condividere con gli altri e da mettere a servizio delle esperienze altrui; nonché il riconoscimento, in chi ci è vicino, dello stesso lato “migliore”, anche se rapportato ad esperienze, storie, ambienti, sostrati culturali diversi. Tutti diventano, in questo senso, nella moltitudine che si fa massa solitaria e invisibile, eroi ed eroine, perché tutti nel gioco della vita sperimentano la forza, il coraggio, l’iniziativa, e danno corso al cambiamento e alla trasformazione - Vaccarelli, 2015, p.142 LA FAMIGLIA E LE SUE SPECIFICITÀ Il percorso comprende: la famiglia come ambiente e/o sistema educativo, lo spazio neutro, minori in affido e adozione, la comunità educativa, il nido e le nuove tipologie, i servizi ad indirizzo Montessori e il centro di aggregazione giovanile. Nella famiglia si hanno tanti volti e tante storie, la qualità delle società dipende dall’investimento sull’infanzia. La famiglia è anche un soggetto giuridico, infatti l’articolo 30 della Costituzione e dal Codice civile sancisce che “una famiglia deve essere in grado di mantenere, istruire, educare” (diritto di famiglia). Nella letteratura si possono avere diverse suggestione riguardo la famiglia, in particolare nel libro “Lessico Familiare” di Natalia Ginsburg. La famiglia, oltre ad essere un soggetto giuridico, è sistema complesso, plurale e dinamico. Bisognerebbe effettuare un laboratorio di osservazione di diversi fenomeni (come quello migratorio) poiché osservare le famiglie significa osservare le società. La famiglia come ambiente e/o sistema educativo sistema complesso, plurale e dinamico poiché è naturale (quindi plurale) e ha la funzione (trasformativa) per prospettare la progettualità formativa. COMPITI EDUCATIVI E LA FAMIGLIA COME SISTEMA E LE FUNZIONI La famiglia ha diversi compiti come: l’adattamento biologico all’ambiente, la crescita psicologica in senso cognitivo ed affettivo e la socializzazione primaria nelle trame dei rapporti sociali di tipo verticale e/ asimmetrico e simmetrico. La famiglia è come un sistema, quindi è utile per diverse funzioni che svolge: è un propulsore promuovendo, contenendo, supportando i suoi membri. È un agente di controllo ricorrendo ad artefatti o soggetti per tutelare i membri (anche a distanza). È l’assenza e/o famiglia mancante aumentando i rischi di esclusione per i soggetti fragili (minori non accompagnati, o orfani bianchi). È una risorsa rete di assistenza materiale e contenitore cognitivo e affettivo ed è il costo risarcimento di un debito (aiuto anziani o fragili) I SERVIZI EDUCATIVI PER L’INFANZIA, IL NIDO E LE NUOVE TIPOLOGIE Il bambino può essere competente, bisogna avere fiducia nell’educabilità, rispetto delle capacità autorevolezza del ruolo dell’educatore. Ellen Key (1905) indica il 1900 come “il secolo del fanciullo” e di conseguenza si ebbe un forte investimento pedagogico in questi anni. Nonostante ciò vi è stata sicuramente un evoluzione tra il bambino di ieri e di oggi: PAROLE, RICERCHE E STUDIOSI Le parole che più ricorrono quando si parla di bambini e di nido sono sicuramente: stereotipi, diversità, cittadinanza, empatia, sviluppo, diritti, plasticità neuronale (capacità dell’encefalo di modificare la propria struttura e funzionalità), cooperazione, fantasia, gioco, accessibilità, educazione, cura, progettazione partecipata, sistema, territori, uguaglianza e competenza del bambino. Gli studiosi principali a livello pedagogico per quanto riguarda i bambini sono: Bowlboy, Piaget, Montessori, Woods Winnicott, Bruner, Dewey e Vygotskij IL NIDO, CENNI STORICI Nel 1971, vi fu una legge istitutiva: n. 1044 in cui vi erano mutamenti del clima politico legati a: servizi sociali (con partecipazione democratica), la valorizzazione del lavoro femminile e un nuovo quadro teorico sullo sviluppo infantile. Con L’Art. 6 delle legge 1044 i nidi vennero realizzati in modo da rispondere alle esigenze delle famiglie (localizzazione e modalità di funzionamento), gestiti con la partecipazione delle famiglie e delle rappresentanze delle formazioni sociali, dotati di personale qualificato sufficiente e idoneo e dovevano possedere i requisiti tecnici, edilizi e organizzativi tali da garantire l’armonico sviluppo dei bambini. BAMBINI DI IERI BAMBINI DI OGGI Da adultizzare Da rispettare nella loro età Portatori più di bisogni che di diritti Portatori di diritti Sfruttati e dimenticati Intraprendenti ma fragili e smarriti (in fuga) “È faticoso ascoltare i bambini. Avete ragione. Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi in punta di piedi. Per non ferirli.” Ad oggi vi è stata un evoluzione del nido e si è passati da una mentalità e cultura custodialistiche a servizi integrati socio- educativi. Il decreto legislativo del 13 aprile 2017, n. 65 indica i nidi come un istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera e), della legge 13 luglio 2015, n. 107. I principi e le finalità di questo decreto legislativo furono principalmente 2: 1. Alle bambine e ai bambini, dalla nascita fino ai sei anni, per sviluppare potenzialità di relazione, autonomia, creatività, apprendimento, in un adeguato contesto affettivo, ludico e cognitivo, sono garantite pari opportunità di educazione e di istruzione, di cura, di relazione e di gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali. 2. Per le finalità di cui al comma 1 viene progressivamente istituito, in relazione all'effettiva disponibilità di risorse finanziarie, umane e strumentali, il Sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini in età compresa dalla nascita fino ai sei anni. Le finalità sono perseguite secondo le modalità e i tempi del Piano di azione nazionale pluriennale di cui all'articolo 8 e nei limiti della dotazione finanziaria del Fondo di cui all'articolo 12. IL SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE E DISTRUZIONE Il sistema integrato di educazione e distruzione si divide e ha diverse funzioni come: • Promuove la continuità del percorso educativo e scolastico, con particolare riferimento al primo ciclo di istruzione, sostenendo lo sviluppo delle bambine e dei bambini in un processo unitario, in cui le diverse articolazioni del Sistema integrato di educazione e di istruzione collaborano attraverso attività di progettazione, di coordinamento e di formazione comuni • Concorre a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e relazionali e favorisce l'inclusione di tutte le bambine e di tutti i bambini attraverso interventi personalizzati e un'adeguata organizzazione di spazi e attività • Accoglie le bambine e i bambini con disabilità certificata ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nel rispetto della vigente normativa in materia di inclusione scolastica • Rispetta e accoglie le diversità ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione italiana • Sostiene la primaria funzione educativa delle famiglie, anche attraverso organismi di rappresentanza, favorendone il coinvolgimento, nella comunità educativa e scolastica • Favorisce la conciliazione tra i tempi e le tipologie di lavoro dei genitori e la cura delle bambine e dei bambini, con particolare attenzione alle famiglie monoparentali • Promuove la qualità dell'offerta educativa avvalendosi di personale educativo e docente con qualificazione universitaria e attraverso la formazione continua in servizio, la dimensione collegiale del lavoro e il coordinamento pedagogico territoriale • Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nel rispetto delle funzioni e dei compiti delle Regioni, delle Province autonome di Trento e di Bolzano e degli Enti locali, indirizza, coordina e promuove il Sistema integrato di educazione e di istruzione sul territorio nazionale LE FINALITÀ PROGETTUALITÀ E UN NIDO DI QUALITÀ Deve seguire un modello pedagogico in grado di integrare e di problematizzare non solo l’uguaglianza e le diversità dei bambini, ma anche la promozione della cura e dell’educazione, in una logica di sistema. Un nido di qualità deve: • Essere accessibile a tutti i bambini valorizzando la diversità socio-culturale e tenendo conto dei bisogni espressi e inespressi • Offrire costanti occasioni di formazione in servizio • Pianificare e promuovere molteplici momenti di collegialità (progettazione, documentazione, colloqui con i genitori, valutazione delle proprie prassi) • Definire e attuare un curricolo (azioni e interazioni didattiche) in grado di orientare la progettualità condivisa sulla base di una visione comune • Garantire azioni di monitoraggio e valutazione (partecipata) della qualità educativa e didattica. LA CURA EDUCATIVA I nidi hanno in comune la stessa missione ma con visioni differenti: bisogna lavorare per il benessere del bambino ma si possono scegliere i progetti educativi con progetti educativi differenti. La cura educativa scandisce i momenti della vita al nido che si ripetono ogni giorno e che fanno parte della routine (rituali fissi) come occasioni e opportunità di sviluppo e di apprendimento (accoglienza del mattino, cambio, pasto, riposo, commiato pomeridiano). L’educazione prevede attività mirate proposte al bambino per favorire apprendimenti, solitamente programmate nel curriculum, “situazioni didattiche” per: - Indipendenza delle funzioni del corpo - Consapevolezza dell’ambiente - Sviluppo sociale, emotivo e cognitivo I centri di aggregazione giovanile vengono definiti “CAG”, alcune possibili definizioni sono nati per offrire ai giovani l’opportunità di crescere insieme, di riuscire ad accedere a strumenti multimediali e lucidi ai quali non si ha accesso a casa e sopratutto per affrontare problemi relativi sia alla sfera familiare che a quella scolastica. Le attività che si tengono all’interno di un centro di aggregazione giovanile vengono gestite dagli stessi ragazzi in compagnia di operatori ed educatori che hanno il compito di assicurarsi che questi organizzino al meglio il tempo libero per promuovere le “life skills” LA FUNZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE DEI CAG E I CONFLITTI Definiti all’interno dei piani socio-assistenziali come offerta per la generalità dei giovani, con particolare attenzione ai soggetti in condizione di emarginazione (es. la musica che può essere costruttiva). È importante che la persona sia messa al centro per superare i rischi di stigmatizzazione e categorizzazione. Vi deve essere una relazione dialogica tra dimensione politica e dimensione pedagogica. Se non ben strutturate possono accadere dei conflitti. C’è speso una lotta tra l’immagine reale, ideale e sociale. Rogers, ma anche Alice Miller in “Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sè” hanno studiato i meccanismi in cui il bambino prima e l’adulto poi finiscono. Per mettere da parte impulsi e sentimenti autentici, il proprio vero sè, per aderire al modello ideale richiesto dalle figure di riferimento. Vi sono contesti di marginalità sociale e povertà educativa. Più il contesto non è strutturato più l’educatore fa fatica nel suo ruolo. Altri elementi di complessità sono: la cultura del web e l’incidenza dei social network che consentono la costruzione di identità virtuali, non autentiche. ELEMENTI DISTINTIVI Tra gli elementi distintivi troviamo: • Sede: posto stabile in uso esclusivo, per attivare risorse e progetti (è un luogo vissuto pieno di colori che i giovani hanno sentito come proprio, il luogo insegna) • Tempo: luogo continuativo che rispetta i tempi di costruzione delle relazioni e di costruzione dei legami di fiducia (tempo dell’essere prima del fare) • Professionalità educativa: costruzione di un setting pedagogico dotato di un senso e di una funzione educativa AUTONOMIE TERRITORIALI Non tutti i centri sono uguali e si ha un offerta diversificata sul territorio nazionale (orario di apertura, fascia prevalente dei destinatari a cui si rivolge e proposte educative realizzate), bisogna saper “leggere” (ovvero com’è e cosa fare) un territorio se si è educatore. Un elemento in comune è il fatto che si definiscono come risposta ai bisogni di socializzazione e di aggregazione di adolescenti e preadolescenti. Diversificazioni sono le modalità di accesso e strutturazione delle attività educative. Infatti le modalità di accesso sono: - Libero: su base volontaria e andare spontaneamente - Informale: mappatura dei ragazzi (vi è un “passaparola” tra ragazzi) - Formale: servizio inviante, i servizi sociali decidono che il ragazzo deve essere seguito LA TIPOLOGIA DI LAVORO Elemento unificante è proprio il lavoro sulla dimensione gruppale in cui il gruppo assume una valenza formativa prioritaria e diventa setting educativo. Ci entrano tutte le dinamiche a volte amplificate (timore dell’esposizione e del rifiuto, desiderio e bisogno di empatia e dell’essere gruppo, difficoltà e nello stesso tempo il bisogno di comunicare, rispecchiamento e proiezione). I CAG sono generalmente caratterizzati dalla dimensione interculturale. IL RUOLO DELL’EDUCATORE • Progettazione e valutazione all’interno dell’equipe e con soggetti esterni • Predisposizione e gestione del setting, proposte, relazioni, in connessione con i bisogni e le affettive capacità (relazionali e operative) dei ragazzi e in base ai obiettivi educativi del progetto • Predisposizione di un sistema di accoglienza attiva • Accompagnamento, ascolto, prossimità ai ragazzi, promozione di occasioni di rielaborazione delle esperienze e dei vissuti • Doti come l’essere buoni osservatori, la flessibilità RISORSE PER L’EDUCATORE E UN ESEMPIO DI CAG • Il lavoro di equipe: spazio di condivisione delle difficoltà, funzione di riflessività educativa, costruzione di un pensiero comune da mettere in campo • Una supervisione pedagogica e clinica: la pedagogica osserva il lavoro educativo quotidiano mentre la clinica osserva le dinamiche (psichiatriche) relazionali interne all’equipe Il centro territoriale del mammut è un esempio di cag e uno spazio di aggregazione culturale, passioni e incontri e centro di ricerca e sperimentazione pedagogica BREVETTARE UN METODO È un metodo che parte da una filosofia mettere in crisi equilibri malsani, offrire visioni alternative, promuovere processi di liberazione. È operazione faticosa ma ricca di possibilità. Elementi sono: • Conoscenza che si basa sull’ascolto • Cambiamento che parte dalla ricchezza esperienziale • Creare nessi, farsi guida e restituire senso La sfida è recuperare spazi pubblici urbani attraverso le pratiche di pedagogia attiva e partecipata LA COSTRUZIONE DEL CONTESTO E PAROLE CARATTERIZZANTI Fondamentali: definizione del contesto e del mutamento (cosa si vuole e si può cambiare), le finalità, obiettivi, osservazione, programmazione, realizzazione del percorso, verifica, riprogrammazione, certificazione e socializzazione del percorso. Parole fondamentali sono: ascolto, partecipazione, interesse, officina, narrazione, corporeità, politica, ritualità, serendipità e cambiamento VITE IMPERFETTE MA VISSUTE: BILANCI, MEMORIE E PROSPETTIVE DELL’ETA ANZIANA Più la vita è vissuta più ci sono imperfezioni. L’età anziana può essere descritta con 3 parole chiave: bilanci (valutazione della vita), memorie e prospettive (che sopratutto nell’epoca contemporanea si sono allargate). Longevità (si vive a lungo) e benessere (fondamentale anche per gli anziani) e vulnerabilità sono tre concetti collegati. Quando si parla di anzianità un concetto che ritorna spesso è il tempo. Essere anziani oggi significa avere principalmente tre tempi: • Tempo di bilanci: la mente torna spesso al passato a quello che si è vissuto • Tempo restituito per sè: perchè si è liberi dal lavoro, dagli impegni familiari, dai doveri della vita e la presa in cura del progetto di sè • Tempo scelto: è tempo per nuovi progetti che si sono accantonati durante la vita Per maturare nuove visioni ci sono dei fattori determinanti: - Vistoso progresso medico-scientifico e tecnologico (ausili protesici) ed anche le maggiori cure - Trasformazioni politiche e sociali: parità di genere, diversa concezione e condizioni di vita della famiglia - Trasformazioni pedagogiche: life long learning, si può apprendere tutta la vita (università della terza età) GLI ANZIANI DI OGGI Si ha un distanziamento e la non scontata mutualità diretta tra le generazioni, una diversa distribuzione dei servizi ma anche dei capitali sociali dei differenti territoriali (efficenza versus solidarietà) e differenti strutture per differenti visioni. Il contesto indice molto poiché è differente essere anziani a Oslo o in un paesino del Sud d’Italia. Ci si deve occupare dell’età senile e dei rispettivi servizi residenziali come età e luoghi di vita e di educazione. Altri due termini che hanno a che fare con l’anzianità sono la fragilità e la tenerezza. Superare le idee difettive dell’anziano e le richieste di sole prestazioni medico-sanitarie, decostruire gli stereotipi. Non tutti gli anziani sono uguali e possiamo distinguere diverse fasce d’età • Giovani anziani (65-74 anni) • Anziani (75-84 anni) • Grandi anziani (85-100 anni) La senilità non coincide con età biologiche ma nemmeno psicologiche, sociali, etniche ed etiche. LE PRATICHE Pratiche importanti nell’età anziana sono: - Liberare l’anziano e la rappresentazione della sua vita distorte, stereotipate o deterministe - Conciliazione tra le diverse immagini (reale, ideale e sociale), quel ideale nell’anziano è spesso immune all’azione del tempo e carica di proiezioni fantastiche - Influenza dei diversi aspetti dell’io alcuni dei quali fortemente conflittuali e strutturali fin dall’infanzia (sopratutto se irrisolti) - Acquisire il concetto di modificabilità della vita umana e rifuggire dai semplicismi che rendono gli estremi come difetti (l’infanzia non avrebbe ancora, la senilità non avrebbe più) - Sottrarre l’età senile da una condizione-tempo-ciclo di inferiorità sociale COMPITI EVOLUTIVI DELL’ANZIANO L’anziano ha bisogno di cura e sostegno perchè si trova tra condizioni e possibilità che intercorrono fra le differenti dimensioni. È importane sviluppare pratiche di sostegno sopratutto per contrastare l’invecchiamento cognitivo con il ricorso alla narrazione come risorsa per recuperare la memoriae proiettarsi nel futuro (muro della memoria), tener conto dei progressi degli studi sui meccanismi neurali. Il processo educativo è una ristrutturazione e una riorganizzazione costante di esperienze di vita. Bisogna garantire una cittadinanza attiva agli anziani ed educare alla nuova prospettiva tutta la società entro una continuità sinergica e strategica tra differenti agenzie e attori I SERVIZI PER GLI ANZIANI Vi sono diverse tipologie (semi-residenziali o residenziali) e possono differenziarsi per gestione (essere pubblici o privati), per orientamenti e valori (di ispirazione laica, religiosa per approccio medico o pedagogico) o per grado di specializzazione nel trattamento delle diverse tipologie. Sui servizi residenziali si può registrare sulla tematica un’evoluzione importante e significativa sin dagli anni 70 con il superamento di formule di accoglienza presso strutture totalizzanti. Il rischio è sempre quello di far prevalere l’aspetto medico sanitario su quello pedagogico-educativo e per questo vanno differenziati i servizi. Tra i servizi residenziali ad esempio troviamo: • Le case protette per soggetti non autosufficienti dal punto di vista psico-fisico • Le RSA (residenze sanitarie assistenziali) per chi è affetto da patologie non trattabili al domicilio • Case di riposo, case albergo, comunità e case alloggio LA VITA NEI SERVIZI RESIDENZIALI Si ha la presenza o meno di una rete di sostegno per contrastare il deterioramento delle cellule neurali, il decadimento psicofisico e l’insorgenza di deficit. Stress, disattenzione, noncuranza e possono caratterizzare le vite in strutture non adeguate e comunque l’inserimento in struttura è sempre un evento e una condizione stressante. Si alterano i ritmi, routines, si devono condividere gli spazi e i tempi della propria vita, il sistema di percezione che fa cogliere il senso di abbandono da parte dei propri familiari, il senso di impotenza e di disimpegno. Si coltiva la paura di morire, anche per il confronto continuo e costante con altre patologie e si percepisce in modo prepotente la propria inutilità. INVECCHIARE CON SUCCESSO È POSSIBILE? Lo stato emozionale del soggetto anziano risente della diminuzione delle capacità di fronteggiare la realtà ma le emozioni sono comunque importanti. Ritiro più o meno progressivo di tipo fisico, psicologico, culturale e sociale e nello stesso tempo si ha sempre più bisogno di muoversi in un ambiente familiare. Havighurst (1961) parla di affrontare i mutamenti aiutando una ridefinizione del sè, a livello di mondo esterno e mondo interno. Altri termini della vecchiaia sono possibilità e apprendimento. Fondamentale è l’educazione dando all’anziano la possibilità di prendersi cura di sè pur tenendo conto delle reali e potenziali condizioni (bio-psicologiche e socio-culturali) qualitative e quantitative dei soggetti. RICORDARE O PROGETTARE La questione non è di poco conto perché chiama in causa visioni differenti, ma come si può fare? • Privilegiare l’ottica di rete di interventi e figure e aprirsi al territorio • Attivazione dell’anziano avendo ben presente che è necessario partire dalle sue esperienze di vita e che l’ eventuale disabilità è concetto relazionale e dinamico- funzionale) • Contributo pedagogico teorico e pratico consiste in un approccio di educazione permanente e ricorrente per apprendere ad invecchiare e a vivere la vecchiaia come età diversa • Tutela ed educazione alla salute psico-fisica, ai diritti sociali degli anziani, alla costruzione di reti di servizi sociali, culturali e relazionali Tramma a proposito di anziani parla di “perturbare” la vita degli anziani, nell’educazione degli anziani ci sono 4 tipi di anime: compensativa (compensare una lacuna), emancipativa (vadano verso uno stato migliore), ricreativa-culturale-espressiva e anima formativa. MODELLI E PARADIGMI È importante valutare la qualità della cura, sopratutto di anziani fragili e non autosufficienti attraverso vari modelli e paradigmi. Kitwood (1997) argomento come la demenza preserva alcuni bisogni connessi con i bisogni socili della persona anziana: • Bisogno di comfort: punti di riferimento saldi e sicuri • Bisogno di inclusione: ricerca di attenzione e reazioni di protesta • Bisogno di occupazione: necessità di partecipare alla vita sociale, senso di competenza e di autostima • Bisogno di identità: attenzione alla storia della persona • Attaccamento: poter sempre contare su una base sicura
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