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pedagogia sociale, familiare e interculturale, Appunti di Scienze dell'educazione

appunti per esame di pedagogia sociale, familiare ed interculturale

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 24/01/2017

md9026
md9026 🇮🇹

3

(2)

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Scarica pedagogia sociale, familiare e interculturale e più Appunti in PDF di Scienze dell'educazione solo su Docsity! PEDAGOGIA Sapere unitario intorno all’educazione, modello teorico dell’educazione, scienza che ha per oggetto il fatto educativo. Per molto tempo si è riferita all’educazione del bambino derivandolo dal greco (pais agoros=custode del bambino, colui che lo segue nelle attività), successivamente inizia a coincidere con la pratica educativa, pedagogia ed educazione divengono sinonimi. ‘800 scissione tra educazione (attività, relazione finalizzata, pratica) e pedagogia (teoria, scienza, studio). Per Aristotele un sapere per essere scienza deve avere: 1. Oggetto materiale: ciò di cui si occupa, l’ambito generale di studio 2. Oggetto formale: sguardo, prospettiva che si assume nello studio dell’oggetto, il selettore epistemologico *PEDAGOGIA GENERALE Oggetto materiale: uomo. Oggetto formale: educabilità potenziale educativo dell’uomo, appartiene a tutti gli uomini, condizione che è alla base e legittima il lavoro educativo. Dewey, una sapere per essere scienza deve avere uno statuto epistemologico, ovvero un insieme di condizioni per cui quel sapere si può definire scienza, teli condizioni sono: un oggetto, un fine e un metodo. Statuto epistemologico della pedagogia: • Oggetto: educazione • Fine: crescita integrale della persona • Metodo: metà odos, strada che si percorre per raggiungere un fine, la pedagogia utilizza una pluralità di metodi (osservativi, sperimentali, empiristici-interpretativi) EDUCAZIONE Ogni essere umano in ogni periodo storico, ovunque si trovi detiene un imprescindibile bisogno di essere educato. Poiché l’ontogenesi (formazione dell’essere) non segue la filogenesi (fasi evolutive della categoria uomo) è necessario il ruolo esterno e competente dell’educatore. Educare deriva dal latino e rimanda a due significati: 1) ex-ducere, tirare fuori, aiutare l’educando a tirare fuori ciò che potenzialmente è dentro di lui, 2) educere, nutrire, fornire all’educando ciò che di meglio la società ha prodotto. L’educazione implica una trasmissione di valori dall’una all’altra generazione ad opera di soggetti che ne hanno l’autorità (deriva da augeo, realtà già cresciuta), è necessario sempre evitare al contempo l’addestramento ed il rischio del conformismo. È una relazione reciproca (re, indietro, pro, avanti), sbilanciata (asimmetria di ruoli ma simmetria umana ed esistenziale) e bidirezionale (circolarità della relazione). Educazione indica sia il procedimento che il risultato e l’evento educativo è sempre frutto di volontà ed intenzionalità (gli interventi educativi devono sempre essere progettati, impostazione dell’azione, il progetto è lo strumento educativo dell’educazione), il rapporto educatore-educando deve essere fondato sul dialogo, è necessario uscire da sé per incontrare l’altro. Le tre variabili dell’educazione sono: 1) l’axiologia (valori, scienza dei valori), sta alla base del processo educativo poiché essendo un fatto concreto è strettamente collegato al contesto sociale e valoriale in cui opera; 2) deontologia (si contrappone all’ontologia-essere- ed è come dovrebbe essere la realtà), la finalità intrinseca è promuovere un cambiamento, una trasformazione positiva (dover essere) della realtà; 3) teleologia (futuro), è il fine, rappresenta dove vogliamo arrivare, l’educazione è intenzionale, si educa per raggiugere un fine, un obiettivo. L’educazione deve fornire una comprensione autentica e critica della realtà per aiutare l’uomo a svilupparsi. L’educazione si fonda su 4 pilastri (Delors): imparare a conoscere (non tanti saperi ma imparare gli strumenti che ci permettono di conoscere), imparare a essere (fine ultimo dello sviluppo umano, unione di spirito e corpo), imparare a fare, imparare a vivere insieme (imparare a convivere nella società plurale, a relazionarsi con ciò che è altro da sé). Rayneri, perfettibilità=educabilità, possibilità di essere educati, l’uomo è imperfetto ma perfettibile (è educabile in ogni fase della vita); educazione è la possibilità dell’uomo di raggiungere la sua umanizzazione e perfezione da perficere, portare a compimento, in questo caso l’umanità dell’uomo. STILI EDUCATIVI - Autoritario: ha prevalso nella nostra società fino agli anni 60, stile dominante presuppone l’incapacità di scelta dell’altro e la necessità di una giuda rigida. Conseguenze: identità fragili, passive, bassa autostima. - Permissivo: assoluto risalto alla spontaneità, sviluppo libero senza regole. Conseguenze: disorientamento, carenza valoriale. Deriva della società moderna. - Autorevole: via intermedia tra gli altri due modelli, si esercita l’autorità in modo autorevole, l’autorità è quindi il principio di relazione e l’autorevolezza la modalità di esercizio. È la relazione propriamente educativa, coniuga la dimensione normativa con quella affettiva. F 0 E 0Nella società moderna crisi dell’autorità educativa: fraintendimento del concetto di autorità (=potere), di libertà personale (=libero arbitrio), crisi della proposta axiologica, crisi del riconoscimento da parte degli educatori del loro ruolo educativo. PEDAGOGIA SOCIALE • Oggetto materiale: realtà sociale • Oggetto formale: fattore educativo della società È una branca della pedagogia generale ed è impegnata nell’analisi della società, indaga le emergenze educative della società per farsi promotrice di cambiamento della società stessa. Dewey “vi è una correlazione tra la dimensione sociale e quella educativa; l’educazione dell’uomo ha come finalità quella di trasformare la realtà, l’uomo educato agisce nella società e la trasforma, l’educazione non si ferma mai all’interno dell’individuo”. La pedagogia sociale si muove nel rapporto società-educazione-individuo, in due direzioni di studio: 1) influenza, azione della società nella formazione dell’individuo, 2) ruolo dell’educazione nella società, quanto i processi educativi dell’individuo influiscono nello sviluppo della società. Interessano due aspetti dell’educazione quindi: 1) individuale, sviluppo del singolo, 2) sociale, formazione del cittadino singolarmente sarebbero approcci parziali perché l’uomo è persona=essere per, è un essere relazionale, vive e si sostanzia nella relazione con gli altri; cerca di sintetizzare questi due aspetti. Emerge un momento descrittivo della società e partendo da ciò propone, attraverso un’analisi ermeneutica (interpretativa) del contesto, delle nuove possibilità di cambiamento. La specificità epistemologica della pedagogia sociale sta proprio in questo rapporto, Natork “si può educare solo nella società e attraverso la società. L’uomo diventa uomo solo grazie alla società umana.” (altrimenti sarebbe un’astrazione). 2 funzioni della pedagogia sociale: • Diagnostica: legge la società individuandone le risorse. • Terapeutica: cerca di fornire risposte, elaborando strategie operative di cambiamento, migliorative. Per questo si dice che si muove su due piani: - sincronico: qui ed ora /realtà - diacronico: dimensione futuribile / ideale In questo momento storico per le sue caratteristiche va assumendo un’importanza sempre maggiore per far fronte ai problemi della nuova società. Società attuale=società complessadal latino cum-plexus, con pieghe, questo significa: -vi sono più elementi che la formano connessi tra loro -non è immediatamente comprensibile per intero -vi sono zone di luce ed ombra, aspetti positivi e negativi ma non immediatamente individuabili Per comprenderla è necessario spiegarla=togliere le pieghe; per farlo non ci si può approcciare ad essa in maniera superficiale ed approssimativa, occorre un esame attento e critico, l’atteggiamento dell’educatore dovrebbe essere quello di un avvicinamento progressivo allo spiegamento, ermeneutico, leggere e dare valore a ciò che si osserva. [Pensiero critico il nostro pensiero è binario, aut aut, o uno o l’altro, al contrario il pensiero critico è et et, nella realtà vi sono tante sfumature di colore] 2 macro-pieghe della società moderna: • Globalizzazione: processo (in divenire) di passaggio dalla dimensione locale alla dimensione globale. Interessa molteplici aspetti, si dice per questo che è un fenomeno qualitativo e non quantitativo, influisce qualitativamente nella vita delle persone poiché ha a che fare con i modi in cui ci rapportiamo alla realtà. È mossa da due forze: • economia e finanza, spostamento di grandi capitali, economia de-materializzata, digital-economy; • tecnologia, la rivoluzione tecnologica dell’informazione, si annullata la distanza tra fatto e notizia, si sono modificate le categorie di spazio e tempo. Si è avverata la teoria di Mcluhan di un “villaggio universale globale”, ha proposto una lettura storica dell’umanità suddivisa in 4 periodi: • 1°fase, orale, villaggi tribali • 2°fase, scrittura a mano, uomo ortografico • 3°fase, stampa, Guttemberg • 4°fase, era elettronica, villaggio globale, lo spazio è preso dalla simultaneità e il tempo dalla subitaneità Intrapersonale, la diversità che abita in ognuno di noi e di cui si occupa la psicologia, siamo tutti portatori di identità multiple, plurali, “se” molteplice, se riusciamo a cogliere la nostra diversità comprendiamo meglio la diversità altrui. Proprio in quest’ottica diviene essenziale educare alle differenze. Differenza = non ha lo stesso significato di diversità, dal latino disfero, portarealtro, qua e là, sconfinare nell’universo del possibile e delle sue determinazioni. Se la diversità è un dato di fatto la differenza è una conquista tra ciò che c’è e la possibilità di questo di esprimersi, la possibilità di una persona di esprimere la propria diversità in un determinato contesto sociale. La differenza è un dato sociale, la diversità è un dato ontologico naturale; la sfida dell’educazione è riconoscere le diversità per riconoscere le differenze, assumere un’accezione positiva al pluralismo (educare al pluralismo). Gli atteggiamenti che possono essere messi in atto in tale situazione di pluralismo sono: avversione (eliminazione delle diversità, assimilazione), atteggiamento separazionista-dualista, coesistenza (base della democrazia). Il discorso pedagogico interculturale permette di superare i limiti di altri modelli: 1. Tutti gli orientamenti monoculturalisti 2. Relativismo culturale, atteggiamento di giustificazione di ogni comportamento anche se patologico 3. Presuppone la variabile culturale come fondamentale in ogni intervento educativo 4. Integra l’etnocentrismo come variabile costante, di per sé non è negativo, né esiste una forma fisiologica che è fondamentale per la creazione dell’identità culturale, non è eliminabile dalla riflessione pedagogica, è però necessario superare l’etnocentrismo patologico che preclude la relazione. 5. È strettamente legato all’educazione poiché sempre legato ad un’azione 6. Visione critica di cultura, nazione, identità, diversità 7. Lo sguardo della pedagogia interculturale dovrebbe essere riferito a tutte le pedagogie, deve essere inteso come pedagogia della normalità nuova normalità educativa. Tenere insieme la pluralità non è facile, bisogna trovare uno spazio adeguato (anche nella nostra mente). Quando ci confrontiamo con persone che la pensano diversamente da noi si crea CONFLITTO, è necessario rivalutarlo e crearne una nuova concezione che lo consideri come momento di crescita, bisogna imparare a sostare nel conflitto ed a gestirlo. Al conflitto si possono avere diverse risposte comportamentali: passivo, aggressivo (entrambe sono logiche win and lose), oppure assertivo (di mediazione, logica win and win) è necessario educare al conflitto. Quando si parla di intercultura si deve far riferimento a 3 concetti base: 1. Empatia: calzare le scarpe dell’altro, implica ascolto, stima ed investimento affettivo, per non incorrere nell’eccessiva identificazione è necessario lavorare su noi stessi per essere sicuri del nostro essere e delle nostre emozioni. 2. Transitività cognitiva: mobilità del pensiero, aprirsi al nuovo, disponibilità mentale di aprirsi al diverso. 3. Decentramento: atteggiamento che permette il superamento del proprio punto di vista, capacità di dislocarsi nelle situazioni degli altri, favorire il superamento dell’etnocentrismo ideologico. [quadrato di mayer] Le competenze interculturali devono essere intese come il complesso di abilità atte a gestire in maniera efficace ed appropriata l’interazione con persone linguisticamente e culturalmente diverse. I livelli del conflitto in ambito interculturale sono: pensiero e linguaggio, linguaggio non verbale, segni e simboli, modalità espressive. Educazione interculturale È un processo multidimensionale di interazione tra soggetti di identità culturali diverse, che attraverso l’incontro interculturale vivono un’esperienza profonda e complessa di conflitto/accoglienza, come preziosa opportunità di crescita della cultura personale di ciascuno, nella prospettiva di cambiare tutto quello che è di ostacolo alla costruzione di una nuova convivenza civile. È definito come un processo perché non è qualcosa di dato ma in divenire, multidimensionale (diverse dimensioni e riguarda diverse istituzioni). Il fine è quello di educare un io accogliente, selettivo, critico. Significa anche educare alla pace, ad una relazione non violenta in cui si rispetta l’altro. L’intercultura non è: insegnamento dell’italiano, utilizzo di mediatori linguistici, organizzazione di un tavolo delle religioni etc.. questi sono strumenti utilizzabili! Non è un qualcosa in più, un’altra attività ma è una dimensione trasversale, uno sfondo integratore di tutte le attività che si fanno. L’educazione interculturale è in contenitore globale delle nuove educazioni. Le strategie utilizzate possono essere: contatto con le famiglie, dimensione collaborativa, gioco, partecipazione, relazione. STEREOTIPO ≠ PREGIUDIZIO Stereotipo= modello di conoscenza rigido Pregiudizio= giudizio prematuro dato sulla base dell’appartenenza a certi stereotipi. *PEDAGOGIA FAMILIARE La pedagogia familiare si inserisce nell’orizzonte delle scienze pedagogiche ed è strettamente collegata con la pedagogia sociale, ne è una specificazione in quanto studia le dinamiche e le problematiche legate al divenire della famiglia correlate alla relazione famiglia-società. Oggetto materiale: il nucleo familiare, ambito domestico Oggetto formale: fattore educativo dell’ambito domestico Dimensioni epistemologiche della pedagogia familiare: 1. Progettualità, a lungo periodo, studia come si sviluppa il progetto familiare, passaggio dall’io e tu al noi 2. Mediazione, famiglia come organismo dinamico e attivo in grado di produrre cultura, in grado di filtrare ciò che viene dall’esterno 3. Divenire, studio del divenire materno/paterno, delle relazioni coniugali, familiari, fraterne, generazionali 4. Integrazione, le relazioni vengono analizzate nell’ottica dello scambio e della relazione (circolari), ed integrazione tra famiglia e le altre istituzioni educative. Sviluppo storico della pedagogia familiare: Nasce nel 1965 con la pubblicazione dell’opera di Norberto Galli “educazione familiare e società”, il primo trattato di studi sulla famiglia, legittimazione della famiglia sul piano scientifico, egli sostiene che la famiglia sia la nuova società educativa, e la necessità di fornire ai genitori un’adeguata preparazione alla vita coniugale e genitoriale. Anni ’70 studio dell’educazione familiare nei diversi aspetti a nelle fasi del ciclo di vita familiare. Anni ’80 si sostiene la necessità di creare una relazione con le altre materie inerenti per creare un sapere scientifico, si indaga la funzione educativa della società in generale, si cerca anche di capire come i genitori possano educare i propri figli (genitorialità ≠ genitura). Negli ultimi anni si pone l’accento allo sviluppo di una pedagogia di tutte le famiglie. FAMIGLIA Ogni momento storico elabora un proprio modello di famiglia entro il quale assumono significato le relazioni tra i membri che la costituiscono, è questo il motivo per cui i sociologi la definiscono una cetegoria sociale sottolineando sia la determinazione a partire dal contesto storico sia la sua funzione interpretativa e conoscitiva dello stesso. Quella che noi oggi chiamiamo famiglia tradizionale è in realtà un prodotto moderno. Evoluzione storica della famiglia: • Mondo greco: istituzione sociale aperta, patriarcale e molto gerarchizzata volta a trasmettere il nome e il patrimonio. • Mondo romano: patria potestà, aveva diritti di patrimonio, di vita e di morte; ruoli rigidamente definiti tra uomo e donna; non riconosciute le esigenze dell’infanzia. • Rinascimento: modello di famiglia più nuclearizzato modello borghese, divisione dei compiti, donna sottomessa dedita alla casa e ai figli, all’uomo spetta il lavoro e la vita sociale. • ‘600: si evidenziano gli aspetti più intimi e affettivi del matrimonio, fondato sull’amore, il suo fine non è solo la procreazione dei figli ma la loro educazione. • Prima metà ‘800: modello patriarcale-borghese • Anni 40 e 70 del secolo scorso: 2 anime si contrappongono e creano un acceso dibattito: -sostenitori della famiglia tradizionele fondata sull’inscindibilità del matrimonio, sulla parità morale e giuridica dei coniugi, sulla responsabilità educativa dei genitori (art. 29, 30 e 31 Cost.) -modelli che vedono la famiglia come generatrice di conformismo e ne prospettano la morte; periodo di laicizzazione della società (1970 legge sul divorzio, 1975 legge sull’aborto e riordino del diritto di famiglia). Una spinta importante è data dal movimento femminista, dall’inserimento della donna nel modo del lavoro. • Oggi: costellazione di famiglie, dei conviventi, ricostituite, monoparentali, omogenitoriali.. La famiglia come categoria sociale risente degli influssi della società. Assetti sociali che influenzano le scelte familiari: 1. Materialismo e razionalismo i progressi tecnico scientifici hanno dato un grandissimo rilievo ad aspetti materiali a discapito delle dimensioni affettiva/emotiva/relazionale. Si sta sviluppando un’idea di uomo che ha bisogni materiali che devono essere soddisfatti con il possesso che genera a livello psicologico forme di dipendenza da soddisfacimento del bisogno. 2. Dimensione competitiva ed individualista fraintendimento del concetto di libertà che viene inteso come libero arbitrio ed esasperato, poter fare tutto ciò che si vuole, deriva individualista, si allontanano gli altri che sono un ostacolo per il trionfo dell’ego. Famiglie child-free non volontà di mettere al mondo figli poiché potrebbero mettere in crisi l’equilibrio che la famiglia ha costruito su se stesso. LAT ( living apart together), decidono di condividere un’esperienza affettiva ma non gli spazi di vita (diverso dal fidanzamento che è una condizione transitoria). 3. Edonismo società in cui la ricerca del piacere e l’appagamento sono all’apice dei valori. Questi assetti nella famiglia determinano: 1. Non ci si assumono responsabilità familiari tali da creare un progetto insieme a lungo termine 2. Si incrina la categoria del tempo che è sempre più schiacciato sul presente, la famiglia richiede tempi lunghi 3. Nella società edonistica l’uomo rincorre sempre la ricerca del piacere immediato 4. L’io è al centro del tutto, la famiglia è noi, richiede capacità di decentrarsi 5. La deriva materialista porta a due derive educativa: l’ipercura materiale, familismo amorale (il figlio deve essere il primo in tutto e sempre) Vi sono numerose discontinuità con il passato dal punto di vista pedagogico: 1. Adultizzazione dell’orizzonte relazionale del bambino, si rapportano sempre meno con i loro coetanei, nel gruppo dei pari impara a confrontare il proprio io con gli altri, invece così crescerà egocentrato non capace di sostare nelle situazioni conflittuali 2. Ridistribuzione del ruolo di cura del bambino 3. Separazione tra sfera coniugale e genitoriale 4. Processo di democratizzazione delle relazioni familiari 5. Visione sempre più privatistica dell’educazione, il genitore è l’unico educatore del figlio, viene meno il fondamentale ruolo della società I cambiamenti della famiglia sono veloci ma questo non ci deve far pensare che sia scomparsa, piuttosto si è pluralizzata, sono cambiati i modi di fare famiglia e questo ha portato a nuovi metodi di approccio e di studio sguardi familiari ( a differenza del paradigma che cristallizza dei concetti lo sguardo fa riferimento ad una delle possibili prospettive di osservazione). DIMENSIONE RELAZIONALE DELLA FAMIGLIA All’inizio si poneva attenzione sull’intento di definire la famiglia ora si pone invece attenzione a cosa c’è nella famiglia ovvero le relazioni, al fine di superare gli approcci definitori che incorrerebbero nell’errore di escludere ciò che non rientra nell’etichetta. Si incentiva la ricerca sul campo, si fa ricerca nel momento in cui si fa attività di formazione con le famiglie. Novità nelle relazioni familiari: • Coniugale, ridefinizione dei ruoli di cura, si sta muovendo verso una dimensione di simmetria (anche se ancora spetta principalmente alla donna che ancora spesso è costretta a scegliere tra carriera e famiglia; anche la cura degli anziani spetta ancora alla donna) • Genitoriale, cambiano le modalità di trasmissione del bagaglio familiare, gli stili educativi utilizzati, vi è uno scivolamento verso stili permissivi questo anche a causa del tempo è più veloce, stili autorevoli richiedono tempi più lunghi, qualitativamente e quantitativamente buoni. I genitori dovrebbero riconoscere la centralità del loro ruolo educativo, ad oggi fanno invece fatica a farsi riconoscere come modelli. La relazione genitoriale deve essere concepita nell’ottica della reciprocità, dovrebbe essere una relazione di cura autentica (la cura inautentica prevede tutti gli atteggiamenti di sostituzione, intromissione, dominanza), si basa sul rispetto degli altri, esserci senza sostituirsi, decentrarsi per riconoscere l’altro ed accompagnarlo nella crescita. Sfida per il papà, mantenere una autorevolezza affettuosa. Fasi critiche per la famiglia (crisis=rottura dell’equilibrio) ad esempio la nascita di un figlio. Responsabilità genitoriale legata alla responsabilità generativa dei genitori, la famiglia è accolta alla vita, luogo in cui i figli vengono aiutati a crescere, luogo dell’umanizzazione della persona, dà forma umana a ciò che da lei nasce. La genitorialità è un fatto sociale, si acquisisce nell’esercizio della genitorialità stessa e si lega alle rappresentazioni genitoriali che si sono ricevute quando si era figli (questa per un genitore è una delle consapevolezze più difficili da acquisire), differentemente la procreazione è un fatto puramente biologico e questo permette di distinguere il ruolo dalla funzione, il primo si dà con la nascita mentre la seconda si acquisisce. Educazione familiare È fondata su 4 assi fondamentali: 1. Asse affettivo attaccamento/sicurezza, la famiglia deve poter essere riconosciuta dal bambino come base sicura 2. Asse cognitivo sperimentazione/stimolazione e rafforzamento delle attribuzioni 3. Asse sociale autonomia sociale, deve poter favorire l’uscita dal nucleo e l’ingresso in società 4. Asse ideologico/valoriale valori e riferimenti educativi La genitorialità è una dimensione complessa che si fonda su 4 registri fondamentali: 1. Biologico 2. Storico/intergenerazionale, la famiglia è il luogo in cui si incontrano/scontrano generazioni diverse 3. Accuditivo/educativo, legata alla cura autentica, giusto equilibrio tra dimensione affettiva e normativa 4. Sociale, la famiglia vive nel contesto sociale, nell’interazione, deve farsi promotrice di relazioni significative Il legame genitoriale a differenza di quello coniugale non viene mai meno, le responsabilità educative, morali ed economiche devono sempre essere mantenute.
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