Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Pico della mirandola, Dispense di Storia Medievale

Pico della mirandola

Tipologia: Dispense

2015/2016

Caricato il 14/02/2016

paocaooo
paocaooo 🇮🇹

4

(1)

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Pico della mirandola e più Dispense in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! PICO DELLA MIRANDOLA Giovanni nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di Gianfrancesco I, Signore di Mirandola e Conte della Concordia (1415-1467), e sua moglie Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, Conte di Scandiano. La famiglia aveva a lungo abitato il Castello di Mirandola, città che si era resa indipendente nel XIV secolo e aveva ricevuto nel 1414 dall'imperatore Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governarono come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della Mirandola erano strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì. GLI STUDI E L’ATTIVITA’ Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze; mostrò grandi doti nel campo della matematica, e imparò molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo, il francese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Lorenzo il Magnifico, Angelo Poliziano, Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi, Yohanan Alemanno. A Firenze in particolare entrò a far parte della nuova Accademia Platonica. Nel 1484 si recò a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro internazionale di studi teologici, dove conobbe alcuni uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaugin e Georges Hermonyme. Ben presto divenne celebre in tutta Europa. Nel 1486 fu a Roma dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo. Subì infatti alcune accuse di eresia, in seguito alle quali fuggì in Francia dove venne anche arrestato da Filippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione di papa Alessandro VI, e godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì quindi definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. Morì improvvisamente nel 1494, all'età di trentun anni, in circostanze misteriose,[3] mentre Firenze veniva occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII.[4][5] Fu sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da padre Chiaroni nel 1933 accanto a quelle del Poliziano e dell'amico Girolamo Benivieni. LA DIGNITA’ DELL’UOMO Pico, partendo dal mito della creazione, immagina che Dio, dopo aver creato il mondo con i suoi abitanti, pensò di creare l'uomo quale culmine della sua opera. Il problema è che aveva già riempito tutti i luoghi possibili e, comunque, non poteva venire meno alla sua volontà creativa. Così decise che l'uomo non avrebbe avuto una natura definita e un ambiente preciso in cui vivere, affinché egli stesso, completamente libero di scegliere, trovasse una collocazione a sé gradita valutando anche tutto quello che nel mondo esiste, grazia alla sua posizione centrale nell'universo. Con questa specie di mito Pico intende riaffermare il libero arbitrio dell'uomo, che verrà messo in discussione qualche anno dopo con la riforma e le 95 tesi di Martin Lutero Ad un mondo naturale governato da leggi fisse ed immutabili prescritte da Dio si contrappone l'essere umano, che ha la facoltà di decidere la sua essenza, potendo scadere al livello dei bruti, oppure innalzarsi a fondere il suo spirito con quello divino. In pratica, secondo Pico della Mirandola, l'uomo non ha una sua natura, ma realizza la sua essenza nell'azione; quindi sono aperte all'evoluzione umana le possibilità di crescere, di migliorare, di trasformare il mondo e se stesso senza aver alcun limite se non quello di giungere alla perfezione e alla felicità eterna (se di limite si può parlare). In sostanza la dignità dell'uomo di cui parla il Pico non consiste nel suo essere, ma nel suo divenire che differisce dal divenuto delle cose naturali, l'uomo innanzi tutto esiste, costruisce dopo la sua essenza, attraverso le sue azioni, completamente libero (addirittura condannato alla libertà) ma anche responsabile. Nel saggio c'è un continuo riferimento alle opere di Aristotele e di Platone, basti pensare all'affermazione centrale del brano richiama un punto fondamentale della fisica aristotelica, in base alla quale alto e basso corrispondono alle sedi naturali dei corpi. I corpi pesanti avranno la loro sede naturale in basso, quelli leggeri in alto. A questi luoghi però è connesso un grado maggiore di perfezione via via che si sale verso l'alto. Per cui la posizione intermedia dell'uomo indica la sua sostanziale equidistanza da ciò che è situato troppo in basso o in alto, accentuando il carattere incompleto che Pico vuole connettere all'essere umano. Alla base dell'opera c'è il sincretismo, ovvero il desiderio di riunire filosofie e religioni diverse in un pensiero logico e coerente, nella convinzione che esse sostanzialmente concordino. Tale desiderio viene espresso nel testo con la proposta del
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved