Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Pova finale 2, Tesi di laurea di Psicologia Generale

tesi sull'individuazione junghiana

Tipologia: Tesi di laurea

2015/2016
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 29/10/2016

angela.ricucci1
angela.ricucci1 🇮🇹

4.7

(10)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Pova finale 2 e più Tesi di laurea in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! I Indice Introduzione ....................................................................................................................1 CAPITOLO 1 - Chi è Jung? ..........................................................................................3 CAPITOLO 2 - Gli archetipi dell''Individuazione ......................................................6 2.1 - L'inconscio secondo Jung ...................................................................................6 2.2 - Gli antagonisti Persona e Ombra ........................................................................8 2.3 - Anima e Animus ...............................................................................................13 2.4 - Il Vecchio Saggio .............................................................................................15 2.5 - Il rapporto con il Sé ..........................................................................................16 2.6 - L'aspetto sociale del Sé ....................................................................................17 CAPITOLO 3 - LA PRASSI CLINICA JUNGHIANA ...........................................18 3.1 - Presupposti teorici ............................................................................................18 3.2 - La prima seduta ................................................................................................20 3.3 - Transfert e Controtransfert ...............................................................................22 3.4 - La resistenza .....................................................................................................24 3.5 - Lo stadio finale .................................................................................................26 3.6 - Il concetto di cura .............................................................................................27 CAPITOLO 4 - IL PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE .........................................29 4.1 - Origine del termine Individuazione ..................................................................29 4.2 - Il processo di Individuazione ...........................................................................30 4.3 - Il movimento analitico o separatio ...................................................................31 4.4 - Individuazione e Collettività ............................................................................33 4.5 - L'aspetto sociale di Persona e l'influenza degli archetipi .................................35 4.6 - Il movimento sintetico o coniunctio .................................................................36 II 4.7 - L'Individuazione in un'epoca di incertezza ......................................................38 Conclusioni ....................................................................................................................43 Bibliografia ....................................................................................................................47 Sitografia .......................................................................................................................47 V Alla mia famiglia, e a tutti coloro che non smettono mai di stupirsi e d'esser curiosi. VI 1 Introduzione L'intento di questa tesi è di portare il lettore a conoscenza di ciò che Jung definisce "processo d'Individuazione", il quale costituisce il punto di arrivo per ogni tecnica psicoterapeutica e introspettiva. Nel primo capitolo verrà brevemente presentata la figura di Jung nel mondo della psicologia, tratteggiandone le idee che hanno caratterizzato i suoi studi e che lo hanno portato, poi, a prendere le distanze dal suo maestro, Sigmund Freud. Il capitolo successivo si apre con i concetti di inconscio collettivo e archetipi, che sottolineano il bisogno di Jung di porsi di fronte all'uomo con una dimensione spirituale più vasta di quella suggerita dalla psicoanalisi, e l'idea, sempre da lui espressa, di un legame psichico ininterrotto con un lontanissimo passato della specie umana. Infine si giunge all'esplicazione di alcune delle tappe che accompagnano il processo individuativo. Con il terzo capitolo, di carattere più tecnico, l'obbiettivo che si vuole conseguire è di fornire al lettore informazioni teoriche circa lo svolgimento dell'analisi, tra cui l'atteggiamento del terapeuta e le aspettative del paziente agli inizi della terapia. Ne segue una dettagliata presentazione delle varie fasi e delle difficoltà che talvolta possono insorgere in essa, per poi approdare ad un alquanto astratto concetto di cura. Quest'ultimo non coincide necessariamente con la scomparsa del sintomo, bensì più appropriatamente associato a "soddisfazione" e "felicità" come meta finale. Il quarto e ultimo capitolo immerge il lettore in un'esaustiva esposizione del concetto di Individuazione, con un'iniziale analisi dell'origine del termine e uno studio sui due fondamentali movimenti, analitico e sintetico, attraverso i quali questo percorso diventa possibile. L'utilizzo del termine percorso, a discapito, ad esempio, di quello di "traguardo" è prettamente rilevante al fine di sottolineare il carattere "ideale" che questa prassi terapeutica si impone. Viene inoltre introdotto il ruolo saliente dell'esperienza numinosa ed esplicitata la coppia di opposti Individuazione e Collettività, implicata in una reciproca dotazione di senso, per cui non è possibile avanzare nell'Individuazione sorvolando sulle richieste sociali. Il capitolo si conclude con una considerazione sull'accostamento degli ideali junghiani al malessere generale che caratterizza l'epoca 4 Tra il 1924 e il 1926 compie diversi viaggi per approfondire la conoscenza dell'inconscio, nell'Arizona e nel Nuovo Messico. Nel 1937 assiste allo storico incontro di Berlino tra Mussolini e Hitler ed è spinto a studiare la psicosi di massa e i pericoli che minacciano l'umanità. Viaggia in India e in Ceylon. Nel 1948 viene fondato il Carl Gustav Jung-Institut a Zurigo, con lo scopo di continuare le ricerche nel campo della psicologia analitica e di addestrare gli allievi. Qualche anno prima di morire si interessa a temi filosofici, religiosi e alchemici, oltre che al tema della sincronicità 3 . Muore a Küsnacht, dopo una breve malattia nel 1961. L'aspetto centrale del suo distacco con Sigmund Freud è il modo differente di concepire la libido. Secondo il pensiero di Freud, la libido è "una forza quantitativamente variabile, che può servire a misurare i processi e le trasformazioni che si verificano nel campo dell'eccitamento sessuale 4 ". Per Jung, invece, la libido è intesa come "energia psichica", spirito vitale, aspirazione e desiderio. Durante lo sviluppo di un individuo, la libido si trasforma in funzioni vitali sempre più complesse e differenziate, regolandone tutta l'esistenza. Una seconda distinzione portante nei pensieri dei due autori è la visione dell'inconscio. Per Freud l'inconscio è un "crogiuolo di eccitamenti ribollenti 5 ", che potremmo paragonare ad un deposito di contenuti riguardanti traumi, ricordi, desideri rimossi relativi all'età infantile. Lo psichiatra svizzero non riduce l'inconscio soltanto al rimosso e a desideri inespressi, bensì lo intende come una sorgente di energie sane e di soluzioni creative, caratterizzata da immagini archetipiche e collettive. Jung scompone l'inconscio in due subunità: 3 concetto introdotto da Jung nel 1950, definito come un "principio di nessi acausali" che consiste in un legame tra due eventi che avvengono in contemporanea connessi tra loro in maniera non causale, cioè non in modo tale che l'uno influisca materialmente sull'altro 4 Ernest Jones, Vita e opere di Freud, 2. Gli anni della maturità 1901-1919, Milano, Il saggiatore, 1962- 64. 5 Sigmund Freud, Introduzione alla Psicoanalisi, Bollati Boringhieri, 1932. 5  l'inconscio personale contenente la storia del singolo individuo e corrispondente alla concezione freudiana;  l'inconscio collettivo, il cui contenuto è formato essenzialmente da archetipi (immagini primordiali universali e innate) ed è indipendente dal vissuto personale dell'individuo. Jung vuole liberarsi dai condizionamenti tipologici e storici del causalismo riduttivo proposto da Freud, fondato in maniera programmatica, dall'ideale al biologico, sulla regressione di ogni valore a "niente altro che" la sua propria causa nascosta nel dramma dei conflitti pulsionali, senza tener conto delle strutture e dei dinamismi psichici. Jung non ritiene di dover ricondurre le ragioni di ogni nevrosi all'ancoraggio al passato, né quindi il metodo terapeutico alla sola esplorazione regressiva. Incontrando un viandante, si suole raccontare, un freudiano chiederà: «Da dove vieni?», uno junghiano invece: «Dove vai?» 6 . Il suo postulato è un'immagine dell'uomo come natura fondamentalmente sana, complesso di forze in espansione, contraddittorie e tensionali e quindi di difficile armonizzazione, e tuttavia costituzionalmente portatore di una capacità di compensazione e di riequilibrio implicita nella sua realtà inconscia 7 . Con Jung assistiamo alla nascita di una nuova concezione di nevrosi, intesa come una dolorosa condizione di fallimento nei compiti di adattamento alla vita. Secondo la sua visione le ragioni dell'inceppamento di un simile processo di espansione risalgono, o ad una carente integrazione del passato, dunque una eccessiva dipendenza dal vissuto infantile o fantasmi infantili, o ad un investimento insufficiente nelle esigenze nuove, nelle sollecitazioni del futuro e nei progetti di vita. Fare, trasformare, secondo le esigenze della creatività naturale, sono rotture dell'inerzia: sforzo e lavoro. Per rompere l'inerzia, la disponibilità libidica va continuamente sollecitata 8 . 6 Silvia Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi, Mondadori, 1986, p. 136. 7 Luigi Aurigemma, Introduzione in Il contrasto tra Freud e Jung (C. G. Jung), Torino, Boringhieri, 1975. 8 ibidem, pag. X. 6 CAPITOLO 2 - Gli Archetipi dell'Individuazione Gli archetipi sono immagini originarie che partecipano dell'istinto, del sentimento e del pensiero, pur conservando una loro autonomia; esse costituiscono la memoria dell'umanità che permane nell'inconscio. Si tratta però di un inconscio collettivo, una matrice comune a tutti i popoli, senza distinzioni di tempo e di luogo, un'immagine virtuale del mondo che si trasmette per eredità genetica. Componenti strutturali dell'inconscio collettivo, gli archetipi sono da intendersi come potenzialità espressive, forme vuote, nel senso gestaltistico del termine. Da un punto di vista funzionale agiscono come impulsi naturali, istintuali, oppure come idee generali che preformano l'esperienza 9 . Nelle pagine successive incontreremo l'archetipo dell'Ombra e della Persona, dell'Anima e dell'Animus, del Vecchio Saggio e del Sé, fondamentale per procedere nel processo individuativo. 2.1 - L'inconscio secondo Jung "L'esperienza che finora abbiamo fatto circa la natura dei contenuti inconsci ci consente però di compierne una certa classificazione generale. Possiamo distinguere un inconscio personale che comprende in sé tutte le acquisizioni dell'esperienza personale, dunque cose dimenticate, rimosse, percepite, pensate e sentite al di sotto della soglia della coscienza. Accanto a questi contenuti inconsci personali esistono però altri contenuti che non provengono da acquisizioni personali, ma dalla possibilità di funzionamento che la psiche ha ereditato, cioè dalla struttura cerebrale ereditata. Questi contenuti io li denomino collettivamente inconsci" 10 . L'inconscio personale è l'originario e comune punto di partenza che Jung condivide inizialmente con Freud. Ma Jung, accanto alle pulsioni sessuali di Freud, annovera generiche immagini e sensazioni penose che possono essere state rimosse anche intenzionalmente, dunque coscientemente. Anche episodi che l'individuo conosce in realtà, ma che dimentica temporaneamente. Al fine di salvaguardare la sua funzione di 9 Silvia Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi. Autori opere teorie 1895-1990, Milano, Mondadori, 1986. 10 Jung, Opere vol. VI, p. 461. 9 peculiarità che sono giudicate positive, ma sono possibili anche attribuzioni di contenuto negativo (per esempio, in un contesto sociale come la famiglia, si può assumere il ruolo di "capro espiatorio" o "pecora nera"). La formazione di Persona richiede un'accettazione selettiva di peculiarità e attributi corrispondenti ad una determinata maschera e mostrate nel relativo contesto. Ma, d'altra parte, è essenziale il rifiuto e la rimozione di quei tratti che non rientrano nell'immagine desiderata, e che, pertanto, devono essere allontanati. Questi contenuti, che vengono via via rimossi, vanno a rifugiarsi in quel concetto che Jung denomina Ombra. La Persona prende forma, come funzione psichica, già nella prima fase di vita, che consiste nello stabilizzarsi in un ruolo sociale e lavorativo, e quindi nello svolgimento di funzioni nella realtà. La Persona è intesa come un'attività creativa e consente al suo fruitore un adeguato adattamento al suo ruolo, e alle attese ad esso collegate, da parte della comunità sociale. Fornisce, inoltre, aspetti fondamentali relativi all'identità dell'Io, al senso di appartenenza e alla coscienza di sé, presupposti necessari per il "funzionamento" nel contesto sociale e quindi per il superamento della realtà. La Persona aiuta l'individuo a presentarsi all'esterno e funge da schermo di protezione da influssi e richieste esterne. In questo modo la Persona agisce da mediatore tra interno ed esterno, deve mantenere sempre un'immagine di sé positiva. Al fine dello svolgimento di questi ruoli la Persona deve disporre di una certa elasticità e flessibilità per adattarsi ogni volta a situazioni specifiche di vita. Sono richieste doti di riflessione e una sufficiente capacità introspettiva. Può verificarsi l'assunzione di ruoli troppo rigidi e indiscussi che può portare a una visione inalterabile della vita e ad una conseguente limitazione delle potenzialità individuali. Al contrario, un individuo può sviluppare e attribuirsi una Persona in forma di resistenza o incapacità e questo può condurlo al disinteresse o al disprezzo del mondo soggettivo. 10 Sia l'una che l'altra tendenza allontana il soggetto dal mondo della concretezza, da cui deriva la perdita del senso di realtà. 16 Il concetto di Ombra "La parte inferiore della personalità, la somma di tutte le disposizioni psichiche personali e collettive che, a causa della loro inconciliabilità con la forma di vita scelta coscientemente, non vengono vissute, si uniscono all'inconscio a tendenza contrarie e formano una personalità parziale relativamente autonoma. Poiché l'Ombra si comporta compensatoriamente rispetto alla coscienza, il suo effetto può essere tanto negativo quanto positivo. Come figura onirica l'Ombra ha per lo più lo stesso sesso del sognatore. Come parte dell'inconscio personale, l'Ombra appartiene all'Io [...] Rendere coscienti all'Ombra è il lavoro iniziale dell'analisi". 17 L'Ombra rappresenta il "fratello oscuro" della personalità cosciente dell'Io, la quale di manifesta all'esterno sottoforma di Persona, e ne è la sua diretta antagonista. Secondo Jung, si tratta di una disposizione primordiale e collettiva che riguarda l'umanità. Il concetto di Ombra ricorda un po' l'inconscio freudiano, ma qui non si caratterizza solo per le sue componenti sessuali e aggressive. L'Ombra può contenere, oltre a qualità valutate negativamente, tratti e qualità considerati inopportuni e riprovevoli in un sistema familiare o sociale. Un bambino può 'nascondere' nella zona d'Ombra quei talenti (ad esempio, quello artistico) e quelle peculiarità negate, per far posto a una Persona che tenga conto delle aspirazioni dei genitori. "Se finora si pensava che l'Ombra umana è la fonte di ogni male, si può adesso, a un'indagine più precisa, scoprire che l'uomo inconscio, l'Ombra, non consiste solo in tendenze moralmente riprovevoli, ma presenta anche una serie di buone qualità, istinti normali, reazioni appropriate, percezioni realistiche, impulsi creativi ecc.". 18 L'Ombra non costituisce peraltro tutta la personalità. Essa rappresenta attribuzioni e qualità ignote, o poco note, dell'Io - aspetti che appartengono, essenzialmente, alla sfera personale, e che potrebbero senz'altro divenire coscienti. Da un certo punto di vista, 16 Wolfgang Roth, Incontrare Jung, Magi Edizioni, pp. 64-72. 17 Jung in Jaffé, 1983, p. 236. 18 Carl Gustav Jung, Opere, vol. IX/2, p. 251. 11 l'Ombra può anche essere costituita da fattori collettivi che hanno origine da una sorgente che si situa all'esterno della vita personale del soggetto. Quando un soggetto tenta di individuare la sua "Ombra", acquista coscienza (e spesso se ne vergogna) di quelle qualità e di quegli impulsi che nega in se stesso, ma che può agevolmente scorgere negli altri, aspetti come l'egotismo, la pigrizia mentale, la sciatteria, fantasie irreali, schemi, trame, mancanza di profondità, viltà, amore disincarnato del denaro, o della proprietà - in breve, di tutti quei piccoli peccati dei quali può essersi detto, in precedenza, «non importa, nessuno se ne accorgerà, e in ogni caso anche gli altri fanno così». 19 Ma l'ombra non presenta solo aspetti omissivi. Spesso essa si rivela in un atto impulsivo o involontario. L'ombra è esposta alle influenze della collettività in misura molto più notevole di quanto non lo sia la personalità cosciente. Quando un uomo è solo, per esempio, egli avverte che tutto va relativamente bene; ma appena gli "altri" compiono atti di carattere involutivo e primitivo, egli comincia a credere che, se non si unisce a loro, sarà ritenuto uno sciocco. Così, egli libera impulsi che non gli sono affatto propri. È particolarmente nei contatti con soggetti dello stesso nostro sesso, che ci si rivela così la nostra Ombra come quella degli altri. 20 La letteratura ce ne fornisce un esempio nella famosa opera dello scrittore Robert Louis Stevenson, intitolata "Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde". Qui il personaggio, il dottor Jekyll, esprime così il tentativo di separare le due opposte dimensioni, Ombra e Persona: "Se ciascuno di essi, dicevo a me stesso, potesse solamente essere riposto in identità separate, la vita sarebbe alleviata di tutto quanto ha d'insopportabile; l'ingiusto potrebbe andarsene per la sua strada, liberato dalle aspirazioni e dal rimorso del suo gemello più onesto; e il giusto potrebbe camminare tranquillo e sicuro per la sua strada elevata, compiendo il bene in cui trova il suo piacere, non più esposto alla vergogna e a pentimento a causa del male a lui straneo. Era la maledizione del genere umano, il fatto che quei due elementi contrastanti fossero così legati insieme, che nel seno agonizzante 19 Carl Gustav Jung, "Man and his Symbols" (traduzione di Roberto Tettucci), L'Uomo e i suoi simboli, Milano, Mondadori, 1984, p. 182. 20 ibidem, p. 183. 14 figura negativa della madre-anima ripeterà senza sosta il proprio motivo: «Non sono niente, non valgo niente. Niente ha senso. Per gli altri è diverso, ma per me... Niente mi rallegra». Questi "atteggiamenti dell'anima" determinano una sorta di torpidità, un acuto timore della malattia, dell'impotenza, degli incidenti. Tutta la vita si colloca così in una dimensione tetra e oppressiva - e il soggetto può anche essere spinto al suicidio: in tal caso l'anima si manifesta come un demone di morte. D'altra parte, se l'esperienza che il soggetto ha avuto della madre è positiva, la sua "anima" ne risente in modi tipici, ma vari, col risultato che egli acquista un carattere effeminato, o si perde con le donne, e diviene così incapace di fronteggiare le difficoltà della vita. Un'anima di questo tipo può fare degli uomini esseri sentimentali, o suscettibili come zitelle, o estremamente sensibili. Tutti questi aspetti dell'anima rivelano la stessa tendenza, che abbiamo già individuata come tipica dell'ombra: essi possono, cioè, proiettarsi e oggettivarsi all'esterno in modo tale da apparire come qualità caratteristiche di una determinata donna. È la presenza operante dell'anima che fa sì che l'uomo che si innamori all'improvviso, quando, vedendo una donna per la prima volta, si rende conto di aver trovato "la" donna. 26 L'Anima permette l'accesso del mondo al trascendente, del metafisico e degli dei, ed è quanto di più profondo esiste in noi. È portatrice di creatività. L'Animus: l'uomo dentro di noi "La donna è compensata dall'elemento maschile: perciò il suo inconscio è, per così dire, di segno maschile. Ciò comporta una differenza considerevole con l'uomo. Tenuto conto di questo dato di fatto, ho chiamato Animus il fattore costitutivo della proiezione nella donna: la parola significa infatti intelletto o spirito. Come l'Anima corrisponde all'Eros materno, così l'Animus corrisponde al Logos paterno [...] Eros e Logos mi servono soltanto come strumenti concettuali astratti per descrivere il fatto che la coscienza femminile è caratterizzata più dalla qualità connettiva dell'Eros che da quella discriminante e conoscitiva del Logos. Di solito, nell'uomo, l'Eros, la funzione di 26 ibidem, pp. 192-201. 15 relazione, è meno sviluppato del Logos. L'eros esprime invece la vera natura della donna, mentre non di rado in lei il Logos rappresenta un deplorevole incidente". 27 L'Animus presta alla coscienza femminile tratti virili, autoritari e intellettuali. Anima e Animus, sebbene si fondino nell'infantile e nel primitivo, se non sono sufficientemente integrati dall'Io, affliggono turbamenti diversi a seconda che provengano dall'una o dall'altra delle due figure: un uomo sotto l'influsso dell'anima è soggetto ad umori sconsiderati, all'istintualità e la vedrà come regina, come strega o sirena che sollecita fantasie erotiche. Quando è molto attivata, essa ammollisce il carattere dell'uomo rendendolo più suscettibile, lunatico, geloso e vanitoso. 28 Una donna in preda al proprio Animus vorrà avere sempre ragione ed esprimerà opinioni autoritarie. 2.4 - Il Vecchio Saggio L'archetipo del Vecchio Saggio è la personificazione del principio spirituale. Di solito l'individuo incontra tale Archetipo in situazioni critiche della propria vita, quando deve prendere decisioni difficili. Il Vecchio Saggio si presenta sempre in un situazione in cui perspicacia, intelligenza, senno, decisione e pianificazione sarebbero necessari, ma non possono provenire dai mezzi propri dell'individuo in quel momento di vita; così l'Archetipo compensa questo stato di carenza spirituale. Il Vecchio rappresenta da un lato riflessione, saggezza e intuizione, dall'altro anche qualità morali, come benevolenza e sollecitudine. È immortale e penetra le tenebre caotiche della vita ordinaria con la luce del significato. Lo spirito è sempre l'essenza attiva, mossa, che vivifica, stimola, infiamma e ispira. È il dinamico e costituisce quindi l'opposto della materia, della staticità, del'inerzia e dell'assenza di vita 29 . 27 Carl Gustav Jung, Opere, vol. IX/2, p. 14. 28 Carl Gustav Jung, "Man and his Symbols" (traduzione di Roberto Tettucci), L'Uomo e i suoi simboli, Milano, Mondadori, 1984, pp. 201-206. 29 Carl Gustav Jung, Gli archetipi dell'inconscio collettivo, Torino: Bollati Boringhieri, 2015. 16 2.5 - Il rapporto con il Sé Al giorno d'oggi molti uomini, specialmente se vivono in grandi città, sono affetti da un terribile senso si vuoto e di noia, come se fossero in attesa di qualche cosa che non succede mai. Possono distrarsi, momentaneamente, cinema e televisione, la partita allo stadio o le controversie politiche, ma sempre, stanchi e disingannati, finiscono per ritornare alla terra desolata della loro vita. La solo avventura che valga la pena di essere vissuta dall'uomo moderno è l'esplorazione del regno interiore della psiche inconscia. Cercare di prestare costantemente, giorno per giorno, la dovuta attenzione alla realtà vivente del Sé è come cercare di vivere simultaneamente a due livelli, o in due mondi diversi. Si continua, come in precedenza, ad adempiere doveri e incombenze impostici dal mondo esteriore, ma si resta altresì continuamente in attesa degli indizi e dei segnali, sia che si manifestano in sogni oppure in eventi esteriori, ai quali il Sé ricorre per esprimere simbolicamente le sue intenzioni, per indicare la direzione nella quale si sta muovendo la corrente vitale. Ci sono soprattutto due motivi essenziali per cui l'uomo smarrisce il contatto con il centro regolatore della propria psiche. Il primo è che qualche isolato impulso istintivo o qualche immagine emotiva possono segregarlo in una unilateralità nella quale egli perde il senso del proprio equilibrio psichico. Il secondo ostacolo è di carattere del tutto opposto al primo, ed è dovuto a un superconsolidamento della coscienza dell'Io. Sebbene una certa forma di consapevolezza disciplinata sia necessaria per lo svolgimento delle attività inerenti alla nostra vita "civile", presenta tuttavia il serio inconveniente di bloccare la ricezione degli impulsi e dei messaggi provenienti dal centro psichico. 30 30 Carl Gustav Jung, "Man and his Symbols" (traduzione di Roberto Tettucci), L'Uomo e i suoi simboli, Milano, Mondadori, 1984, pp. 223-30. 19  il terzo stadio dell'"educazione" (l'adattamento alla richieste e ai bisogni sociali, vicino al punto di vista di Adler);  ed infine quello che egli chiama lo stadio della "trasformazione" (o "Individuazione", in cui il paziente scopre e sviluppa la sua struttura unica e individuale, lo stadio dell'analisi junghiana vera e propria). Stiamo dunque parlando di un trattamento dal carattere individualizzato: adogmatico, flessibile e attento alle esigenze del singolo paziente. Jung dice: "La ricerca della verità deve ricominciare nuovamente con ogni nuovo caso, perché ogni "caso" è individuale, e non può essere dedotto da nessuna specie di formule e premesse generali. Ogni individuo è un nuovo esperimento della vita eternamente mutevole, ed è il tentativo di una nuova soluzione e di un nuovo adattamento". 36 Gli psicologi devono avvicinare ogni nuovo paziente senza idee preconcette, e le sue deduzioni teoriche non saranno altro che un tentativo post eventum 37 di comprendere meglio il caso. La psicologia analitica è soltanto una parte del corpo generale della psicologia del profondo. Suo presupposto è il concetto della psiche come sistema autoregolantesi, in virtù di una relazione compensatrice tra coscienza ed inconscio. Jung ha descritto la teoria della compensazione come "la legge base del comportamento psichico" e la totalità della psiche può venire intesa solo come un sistema dinamico di coscienza e inconscio, "relativamente chiuso". Questo concetto della psiche, come sistema autoregolantesi costituisce il corollario del concetto junghiano di Individuazione, intesa come una integrazione progressiva di contenuti inconsci, che porta ad una sintesi sempre più ampia tra la coscienza che ha l'Io come suo centro, e l'inconscio. Questo presuppone anche una funzione potenzialmente costruttiva dell'inconscio, che si manifesta principalmente nei sogni (siamo lontani dalla teoria del sogno come compimento di un desiderio). Il concetto della funzione costruttiva-compensatrice dell'inconscio è strettamente legato alla teoria junghiana dell'inconscio collettivo, e delle sue immagini archetipiche come 36 Jung, Psicologia analitica ed educazione, Opere vol. XVII, 1926/1946, p. 92. 37 di derivazione latina, dopo l'accaduto. 20 substrato impersonale della psiche. 38 Le immagini archetipiche agiscono come inconsci "regolatori" o "dominanti" o forme tipiche di comportamento 39 . Questi regolatori entrano in azione tutte le volte che si verifica uno scompenso psichico: l'inconscio contiene tutti quegli elementi che sono necessari per l'autoregolazione della psiche 40 . Jung riteneva che le polarità fossero necessarie, e un bilanciamento e compensazione di esse fosse fondamentale per l’equilibrio psichico. L’analisi dei sogni junghiana, se per Freud era “desiderio represso”, si basa infatti sul concetto di “compensazione dello stato cosciente”. Il processo di Individuazione può compiersi autenticamente solo quando siano stati eliminati fissazioni e complessi infantili, e, che per questa parte del trattamento, si devono applicare metodi di carattere più generalmente "psicoanalitico". Il fine in vista, comunque, lo scopo del trattamento, nel suo senso ideale, e in un caso adatto, è certamente quello dell'Individuazione - dell'integrazione della personalità, che porta ad un diverso orientamento verso la vita e ad un differente centro di gravità; il "Sé", come "totalità della psiche conscia e inconscia" - distinto dall'Io come "punto centrale di riferimento della coscienza", in cui le forze che si contrappongono nella psiche hanno raggiunto la loro sintesi. 3.2 - La prima seduta La prima seduta stabilisce il modello del futuro lavoro e rapporto analitico che consiste, in primo luogo, nel rendere chiaro al paziente perché egli si trovi lì e cosa comporti l'analisi, in secondo luogo, riguarda l'atteggiamento dell'analista, che sin dall'inizio provoca un certo tipo di transfert. Detto questo, una delle primissime domande che il paziente rivolge all'analista è quella relativa alla probabile durata del trattamento. Di fronte a questa questione nessuno sa rispondere, ma è necessario che l'analista non dia mai al paziente la speranza che il tempo necessario sarà breve, allo scopo di incoraggiarlo a iniziare la terapia. L'ideale è suggerire al paziente di iniziare con un'analisi di prova della durata di quattro settimane, 38 Per la spiegazione dei concetti junghiani di archetipo, immagine archetipica e inconscio collettivo (che qui è data per scontata) rimando il lettore al capitolo 2. 39 Jung, Lo spirito della psicologia, in Questa è la mia filosofia, a cura di Whit Burnett, Bompiani, Milano, 1959. 40 Jung, On psychic energy, p. 177. 21 ottenendo un doppio vantaggio: innanzitutto ciò permetterà allo psicoterapeuta di formarsi un'idea del caso e delle difficoltà che esso presenta e di prevedere ipotetici tempi di cura; secondariamente, lo psicoterapeuta scoprirà se per quel particolare caso l'analisi è adatta o non è adatta, al fine di risparmiare al paziente la pericolosa delusione di un'analisi infruttuosa. L'esperienza mostra che il tempo minimo necessario per un qualche cambiamento di rilievo - lasciando da parte casi eccezionali in cui i sintomi sono del tutto superficiali - va dai sei mesi a un anno. Un'altra questione è quella dell'onorario. Purtroppo un'analisi psicologica è qualcosa di piuttosto costoso e abbastanza spesso il paziente si trova in difficoltà economiche. Ma è necessario insistere, con tutti i pazienti, sulla regolarità dei pagamenti. Il pagamento, anche se modesto, deve esservi, anche a titolo simbolico. Questo perché l'atto di pagare corrisponde ad un dispendio di energia. Dal punto di vista del paziente un'analisi gratuita è completamente inefficace. Inoltre il pagamento riporta il paziente sullo stesso piano dell'analista: in questo modo il paziente non avrà il pretesto per attuare resistenze «perché l'analista è stato così gentile con me». Per quel che concerne la frequenza del trattamento, in genere, si comincia con due o tre ore settimanali (dipende sempre dalla singola situazione). È abitudine non avere più di due o tre incontri la settimana con i paziente perché l'esperienza ha mostrato che l'alternanza ritmica tra la seduta analitica e un processo di assimilazione è molto efficace. Il paziente dovrebbe essere consapevole del motivo che l'ha spinto in terapia: indagare su se stesso attraverso una relazione con i processi inconsci. L'unico modo per scoprire il motivo del conflitto che emerge dall'incontro, o scontro, di coscienza e inconscio è tentare di capire cosa sta succedendo a livello inconsapevole. La psicoanalisi freudiana dà il nome di "regola fondamentale" a quel comportamento cui dovrebbe conformarsi il paziente. L'analista invita il paziente a comunicare qualsiasi cosa gli passi per la mente: pensieri, fantasie, sogni, sensazioni, accadimenti, senza esercitare alcuna selezione o critica. Questo vale anche per la psicologia analitica. Nonostante il desiderio di cooperare del paziente, ci saranno sempre delle resistenze che cercheranno di interferire. La stretta obbedienza alla regola fondamentale implica il 24 influenze trasformatrici» 42 . Questo rappresenta per l'analista una sfida costante. Ciò implica l'accettazione di una procedura costante che consiste nel comparare reciproche scoperte di analista e paziente, in una comune ricerca di senso. In questo modo l'approccio al paziente è fortemente individualizzato. Jung ha definito questa sua struttura individuale la "equazione personale", che porta a differenze sia nell'osservazione, che nell'interpretazione, differenze di cui l'analista dovrà essere cosciente quanto più è possibile. Nel dibattito riguardante la scelta di analista maschio e femmina emerge l'analisi multipla, che risulta vantaggiosa poiché, con la simultanea e consecutiva alternanza di analisti di sesso diverso, vengono alla luce contenuti inconsci diversi, o almeno ad un grado diverso. Questo è quello che propone anche l'Istituto di C. G. Jung di Zurigo e gli analisti londinesi. 3.4 - La resistenza Per tutti gli psicologi dinamici, è scontato il fatto che l'esclusione della coscienza di contenuti rimossi forma uno dei problemi principali del trattamento analitico. Per quanto il paziente si voglia sforzare di nascondere le resistenze, l'analiste le coglie, tuttavia, nel venir tardi agli appuntamenti, o il mancarli, argomenti e intellettualizzazioni apparentemente valide, ma artificiose, silenzi o chiacchiere forzate, il dimenticare i sogni, l'atteggiamento del paziente "buono" che si adegua a quelle che presume siano le aspettative dell'analista. Queste resistenze possono fornire un utile accesso al materiale inconscio rimosso, e l'assenza di resistenze può essere un'indicazione altamente negativa di disturbo psichico. Può anche servire a mantenere lo status quo. La psicologia analitica ha una concezione ben più ampia dell'area di rimozione, che non viene limitata alla sfera dei conflitti sessuali infantili non tollerabili per il soggetto. Vi sono più recenti resistenze maggiormente importanti da considerare, come ad esempio, le situazioni conflittuali attuali, che non possono venir ridotte ad antecedenti infantili. Jung espresse quest'idea già nel 1913, quando affermò che la nevrosi può essere considerata «come una reazione ad un confitto attuale, conflitto che naturalmente si trova altrettanto spesso in persone normali, ma viene da queste risolto senza troppe 42 Jung, I problemi della psicoterapia moderna, p. 25. 25 difficoltà. Il nevrotico, invece, rimane nella presa del conflitto, e la sua nevrosi sembra più o meno la conseguenza di questo suo esservi rimasto impigliato 43 ». Ogni conflitto può avere le cause collocate nel passato, sebbene in molte situazioni specifiche si rivela molto più fecondo il cercare di cogliere e interpretare il conflitto patogeno alla luce del presente. Un problema frequente di questo tipo è quello che nasce dall'urto tra valori collettivi ed individuali, strettamente connesso alla necessità di rinunciare ad adattamenti ed atteggiamenti che sono stati un tempo necessari e utili, ma sono diventati, in seguito, antiquati e inadatti. Se, per esempio, un uomo ha lavorato per la maggior parte della sua vita per la sua riuscita sociale, e si è arrampicato fino alla cima della scala con considerevoli sforzi, si verificheranno delle forti resistenze se egli si vedrà costretto ad abbandonare questo adattamento. Potrebbe esserci bisogno di un sintomo nevrotico, molto spesso, sottoforma di una malattia psicosomatica, per fargli rivedere il suo atteggiamento. Si potrebbero, naturalmente, cercare dei conflitti infantili, come causa della sua esagerata stima del successo sociale, (che, in certe condizioni, potrebbe rappresentare un uso completamente "normale" e socialmente auspicabile delle sue risorse). Indagare sul reale e sul bisogno del momento sembrerebbe la via più proficua. Innanzitutto perché si può pervenire a una visione della vita più completa, abbandonando un adattamento troppo unilateralmente extravertito in favore di uno più introvertito, mirante all'analisi ed all'introspezione, invece che al successo ed alla posizione sociale. Il passo ulteriore consiste nell'entrare in diretto contatto con i processi inconsci e, a questo fine, il principale strumento è rappresentato dai sogni del paziente. L'atteggiamento della psicologia analitica riguardo ai sogni è molto diverso da quello della psicoanalisi. Freud stesso disse: "il sogno è un prodotto patologico, il primo membro di una serie che comprende il sintomo isterico, l'ossessione, il delirio 44 ". Al contrario la psicologia analitica considera il sogno come "un'autorappresentazione spontanea della situazione attuale dell'inconscio espressa in forma simbolica 45 ", per cui un sogno offre una descrizione della "situazione interiore del soggetto che la coscienza 43 Jung, The theory of psychoanalysis, p, 181, vol. 4. 44 Freud, Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni), 1932, p. 131. 45 Jung, Considerazione generali sulla psicologia del sogno, 1916/1948, p. 282. 26 non vuol riconoscere, o riconosce solo a malincuore, come vera e reale" 46 . Jung considera il sogno come una funzione psichica del tutto naturale e normale la quale quindi può agire come una forza altamente positiva e compensativa di notevole valore potenziale. La psicologia analitica non considera il sogno come la soddisfazione più o meno sterile di un desiderio o come "il derivato di un complesso", ma come la rappresentazione di possibilità non ancora riconosciute e prima trascurate a causa di uno sviluppo troppo unilaterale della personalità. 47 3.5 - Lo stadio finale Lo stadio finale è caratterizzato da una sempre più progressiva indipendenza del paziente dall'analisi e dal rapporto transferenziale. Qui il paziente ha superato il rapporto paziente-analista, divenendo un partner maturo nella comune ricerca della sua individuale verità, e dell'individuale significato della vita. L'Io smette di essere il centro di riferimento, lasciando il posto al Sé: nella terminologia junghiana, sovraordinato all'Io e rappresenta il centro della personalità totale, comprendente sia la coscienza, che l'inconscio. Inoltre, le sedute verranno diminuite con fermezza, fino ad esaurirle, il paziente potrà venire una volta alla settimana, o anche ad intervalli più lunghi. In tal modo, il paziente raggiungerà la capacità di trattare il proprio materiale inconscio autonomamente e in tutta indipendenza. Nell'ottica di quanto sopra descritto, diventa indispensabile puntualizzare che si tratta di uno stadio "ideale". Relativamente pochi pazienti raggiungono un tale stadio di maturità, e ci possono essere vari stadi finali. L'obbiettivo è sempre quello di raggiungere indipendenza, nella vita, e dall'analista. Anche con i pazienti che non sono in grado di conquistare un simile stadio finale di integrazione, si tenderà a ridurre la frequenza delle sedute, e a dar loro qualche mezzo per comprendere i processi inconsci. In ogni caso, nessun analista considererà "finita" un'analisi, finché il transfert personale non sia stato elaborato è compreso. Quest'ultimo punto sarà sempre il criterio per decider la fine dell'analisi, nel senso più stretto, e, quindi, della condizione vera e 46 Jung, L'applicabilità pratica dell'analisi dei sogni, 1931, p. 154. 47 In questa sezione non tratteremo l'interpretazione dei sogni, o la simbologia junghiana che meriterebbero un'analisi altrettanto approfondita 29 CAPITOLO 4 - IL PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE In questo capitolo verrà finalmente svelato il reale significato celato dietro al termine Individuazione, per lo meno come lo intendeva Jung. Il principio di Individuazione è un'espressione che, in filosofia, ha una storia vastissima che ha interessato autori nel Medio Evo, fino ad arrivare a Leibniz, Locke, Schopenhauer, per citarne alcuni. La psicologia junghiana ha introdotto questo concetto nel mondo contemporaneo. Nelle pagine successive esploreremo questo dinamico processo che dura tutta la vita attraverso le parole derivanti da una brillante descrizione di Murray Stein. 48 4.1 - Origine del termine Individuazione Jung ebbe una crisi nervosa 49 , in seguito alla separazione da Freud, come ricorda nelle sue memorie "Ricordi, Sogni, Riflessioni 50 ". Essa durò sei anni e lo storico della psicoanalisi Ellenberger la ribattezzò come una "malattia creativa". Uno dei primi esempi dell'uso del termine di Individuazione nelle opere di Jung risale, appunto, a questo periodo, particolarmente fecondo, precisamente nel 1916, in un testo molto insolito dal titolo latino: Septem sermones ad mortuos 51 . Egli spiega in Ricordi, sogni, riflessioni la nascita del contenuto di questo testo: gli venne in una sorta di stato di trance e gli fu "dettato" da una figura chiamata Basilide di Alessandria. Basilide affermerebbe che il principium individuationis è l'essenza della creatura e distingue la creatura dal pleroma 52 . Per il singolo essere umano (cioè la creatura) è questione di vita o di morte diventare separato o distinto: «Che danno ci viene, direte, dal non distinguere se stessi? Se non distinguiamo, andiamo al di là della nostra natura, ci allontaniamo dalla creatura e cadiamo 48 Vedi bibliografia. Murray Stein (1943) è psicoanalista membro dell'Associazione Internazionale di Psicologia Analitica di cui è stato presidente dal 2001 al 2004 49 Il suo periodo di crisi coincide con la pubblicazione, nel 1912, del suo testo fondamentale dal titolo "Trasformazioni e simboli della libido. 50 Titolo originale: Erinnerungen, Träume, Gedanken, prima edizione originale 1961. 51 Questo testo è incluso come appendice in Ricordi, Sogni, Riflessioni, titolo italiano I sette sermoni ai morti Scritti da Basilide di Alessandria, La città in cui l'Oriente tocca L'Occidente (1916). 52 Pleroma, dal greco, termine che indica la perfezione divina, intesa come pienezza che comprende in sé tutti gli esseri che emanano da Dio. 30 nell'indistinzione, ch'è l'altra qualità del pleroma. Cadiamo entro il pleroma medesimo e cessiamo d'essere creature. Cadiamo preda della dissoluzione del nulla. Questa è la morte della creatura. Perciò muoriamo nella misura in cui non distinguiamo. E quindi l'aspirazione naturale della creature procede verso la distinzione, verso la lotta contro l'originaria, pericolosa identità. Questo è chiamato il PRINCIPIUM INDIVIDUATIONIS. Questo principio è l'essenza della creatura. Di qui potete vedere perché l'indistinzione e il non distinguere sono un grande pericolo per la creatura». Il pleroma, a differenza dell'individuo (creatura), è Tutto o Niente. Contiene ogni possibile "qualità" psichica ma senza distinzione e separazione. È la materia psichica primaria, la Grande Madre, la matrice dalla quale tutto emerge ciò che può diventare cosciente. Il principio fondamentale del pleroma è l'inclusione senza la distinzione. 4.2 - Il processo dell'Individuazione "Esiste un luogo a cui si accede facendo silenzio attorno. Quando il turbinio mentale si acquieta, colui che guarda si accorge di guardare". Jung considera il principio di Individuazione un fenomeno enormemente complesso che ha a che fare essenzialmente con il gettare luce nelle tenebre della vita psichica, e con l'integrare le varie polarità e le varie tensioni che vi si trovano. Una sorta di progetto di accrescimento e sviluppo della coscienza. Implica la formazione di una relazione cosciente con i vari aspetti della propria personalità, senza necessariamente identificarli con gli aspetti più rilevanti, ma contenendoli tutti al massimo grado all'interno della coscienza. Si tratta di un opus 53 che abbraccia tutto l'arco della vita e si fonda su un innato imperativo psichico volto ad alimentare la coscienza, tra le contraddittorie esigenze di psiche e soma. Il processo di Individuazione negli adulti procede con due movimenti principali. Il primo ha a che fare con la de-composizione di componenti inconsce, attraverso l'analisi (separatio, come la chiamano gli alchimisti, ossia la separazione di elementi mescolati). Stiamo parlando di una separazione analitica che include lo smembrare sia le identità che ci si è costruite con figure e contenuti che hanno la loro base primaria nella realtà 53 Parola di derivazione latina, che significa opera, lavoro. 31 fuori dalla psiche, come per esempio altre persone o oggetti, sia quelle che sono radicate in primo luogo e soprattutto nella psiche stessa (le cosiddette figure interiori). Questo movimento di disidentificazione determina il crearsi di una coscienza più lucida, uno specchio nitido. Il secondo e simultaneo movimento richiede un'attenzione accurata e continua all'emergere di immagini archetipiche dell'inconscio collettivo, che hanno comparsa nei sogni, nell'immaginazione attiva 54 e negli eventi sincronistici. Il materiale analogico che ne deriva sarà integrato al funzionamento cosciente e nella vita quotidiana. Chiamiamo questo movimento sintetico (coniunctio, utilizzando la terminologia alchemica) di complementare importanza, assieme a quello analitico, al fine di raggiungere il potenziale totale nel processo d'Individuazione. Da una parte l'Individuazione necessita che i pezzi dell'intricata rete di motivi e di Sé parziali che costituisce la nostra psiche vengano separati e che le parti siano rese più distinte, in altre parole lottare con il proprio carattere e prenderne un po' le distanze. Dall'altro lato, richiede che si permetta ai nuovi aspetti emergenti della psiche di venire alla coscienza, e di essere assimilati in un tutto nuovo. Insomma significa abbracciare potenzialmente tutte le sfaccettature del Sé con un grado di accettazione e di rispetto. La psicologia junghiana offre un metodo per trattenere nella coscienza i paradossi della psiche e venire a patti con la sua complessità. 4.3 - Il movimento analitico o separatio Jung spiega come il lavoro analitico consiste nell'operare una riduzione, ossia nell'analisi dell'atteggiamento. Bisogna che l'individuo diventi conscio di molte resistenze e dei processi psicologici. Si tratta di inibizioni che contribuiscono a creare impurità, dalle quali liberare la mente prima che possa avere inizio il processo psicologico di trasformazione. Il primo movimento dell'Individuazione riguarda la purificazione della psiche dalle sue identificazioni inconsce. Questa è una riduzione. Il principio di Individuazione definisce una spinta assolutamente fondamentale nel soggetto umano a distinguersi dal proprio ambiente, una necessità di creare distinzioni e separazioni. Nella coscienza umana, la spinta a creare specificità, a diventare chi o che 54 Tecnica terapeutica di Jung in cui i contenuti inconsci vengono isolati per osservarne l'autonomo sviluppo. 34 membro impegnato della chiesa, della scuola, dello stato, un marito o una moglie e via discorrendo. Queste persone vivono e agiscono in funzione del loro contesto e ambiente, ma non per se stesse. Se la Persona adottata dall'individuo è fedele e stabile, egli non verrà mai a conoscenza della sua individualità. L'individuo rimarrà quindi un mero portavoce degli atteggiamenti collettivi con i quali si è identificato. Sarà sicuramente vantaggioso per gli scopi pratici della sopravvivenza e del successo sociale, ma non avrà sicuramente come meta l'Individuazione cui Jung si riferisce. La maggior parte degli uomini si ferma ad una creazione più o meno funzionante della Persona. Jung conclude la sua conferenza affermando che l'Individuazione "è un principio che implica resistenza contro l'esclusività della funzione collettiva. Esso rende possibile e, in alcuni casi, impone la differenziazione dalla psiche collettiva". L'Individuazione è una forza della natura forte e resistente dell'istinto della sessualità e del desiderio di potere. L'impulso all'Individuazione, se non scelto consapevolmente, è capace di produrre bizzarre inversioni e svolte nel corso di una vita, perché insiste sull'individualità nei luoghi più inaspettati e nei tempi più inappropriati. Jung, infatti, considerava questo conflitto come una tipica fonte di nevrosi e di infelicità nella seconda metà della vita. Jung definisce l'Individuazione come un "processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale 58 ". In opposizione a questo troviamo il fenomeno psichico dell'"identità" che definisce una caratteristica della mentalità primitiva ed è la base vera e proprio della participation mystique, ossia un residuo della primordiale mancanza di distinzione psichica tra soggetto e oggetto, una caratteristica dello stato mentale della prima infanzia. Jung vedeva l'Individuazione come un processo, lungo tutta la vita, che allontana e presenta alla coscienza grandi quantità di materiale inconscio. L'imperativo ad individuarsi non giunge mai ad un punto di arrivo dove ci si possa riposare e dire "È fatto". È un opus in corso che non è mai definitivo, mai concluso. 58 Questa è la definizione di Individuazione che da Jung in Tipi psicologici, opera a cui aveva cominciato a pensare già dal 1913, durante il periodo della sua rottura con Freud, ma che portò a termine solo nel 1921. Si tratta di un grosso volume che espone una teoria delle differenze psicologiche nei modi in cui le persone si accostano all'esperienza e interpretano il mondo fenomenico, e presenta l'intuizione e le conoscenze psicologiche accumulate da Jung a quel punto. 35 4.5 - L'aspetto sociale di Persona e l'influenza degli archetipi L'identificazione può avvenire su due livelli che costituiscono l'impedimento all'Individuazione: il primo è l'identificazione con gli elementi personali che costituiscono la Persona e il secondo è l'identificazione con le figure archetipiche dell'inconscio collettivo, che vengono in superficie e si offrono all'identificazione. Se si cede a questa tentazione la conseguenza è l'inflazione psichica, ossia uno stato di grandiosità che Jung chiamava "personalità mana". Ci si convince di essere un profeta, un saggio, un eroe culturale, una Grande Madre o un Grande Padre, e ci si crea un'identità a partire da un archetipo. Nell'interesse dell'Individuazione, l'identità con le figure archetipiche che si presentano dall'inconscio collettivo deve essere analizzato con altrettanto impegno di quanto si fa con la Persona psicosociale. I deliri di grandezza sono il risultato diretto di questa identificazione. Naturalmente queste identità archetipiche possono, talvolta, avere effetti sul'ambiente, come per esempio nel caso di Giovanna d'Arco 59 , che si era identificato con un Animus di salvatore eroico. Fu questa minaccia all'individuazione che affrontò Jung quando rinunciò alla Persona di psicoanalista, di primo presidente dell'International Psychoanalytic Association o di direttore dello Jahrbuch. Egli si riferisce a questo periodo della sua vita come "confronto con l'inconscio", durante il quale il compito dell'individuazione era diventato per lui quello d differenziare la sua personalità unica dalle immagini archetipiche che si presentavano come sostituti dell'individualità. In un seminario del 1925 Jung dice: "Quando le immagini insorgono in voi e non sono comprese, siete nella società degli dèi, o, se volete, nella società dei lunatici; non siete più nella società umana, perché non riuscite a esprimervi. Solo quando riuscite a dire, "Questa immagine è così e così", solo allora restate nella società umana. Da queste cose, chiunque viene catturato, e si smarrisce in esse - alcuni scacciano questa esperienza considerandola un nonsenso,e perciò, perdono il loro miglior valore, perché queste sono le immagini creative. Qualcun'altro può identificarsi con le immagini e diventare un eccentrico o un folle." 60 59 Giovanna d'Arco fu un'eroina nazionale francese (1412-1431). 60 Carl Gustav Jung, Psicologia Analitica, Appunti del seminario tenuto nel 1925, Magi Edizioni, Roma, 2003, pp. 161-162. 36 Così Jung visse una vita come una comune persona del ventesimo secolo con una storia particolare. Gli archetipi sono astorici e atemporali, e identificarsi con essi vuol dire perdere le proprie specifiche radici nel tempo e nello spazio. In quanto immagini psichiche universali, parlano di aspetti generali e ideali dell'esistenza. L'individuazione richiede un'analisi riduttiva che consiste nel differenziarsi dalla Persona psicosociale e dissolvere l'identità che nel tempo essa ha costruito nella nostra storia personale, e differenziarsi dalle immagini archetipiche e dalle fantasie, che emergono e permettono la formazione di grandiose identificazioni come compensazione per ciò che è andato perduto attraverso l'analisi della Persona. 4.6 - Il movimento sintetico o coniunctio Abbiamo detto che il processo d'Individuazione comporta lo scorticamento della Persona e lo smantellamento dell'identità e questo ricorda un po' l'aspetto buddista dell'Individuazione, in cui il vuoto è lo scopo del progetto. Durante il corso della terapia, contemporaneamente alla perdita di fiducia in un'identità sociale, più o meno sviluppata o raffinata, si scopre l'Ombra in vari tratti della personalità. Man mano che il quadro fisso, stabile, si trasforma in un vuoto e impersonale specchio riflettente, Stein parla di uno stato chiamato "liminalità" 61 , che inevitabilmente caratterizza la trasformazione quando questa avviene nella nostra vita. Il termine si riferisce ad un periodo, a volte prolungato nel tempo, di incertezza, di identità "né carne né pesce", di un fluttuare qua e là senza che ci sia un senso di direzione. La scoperta che il nostro equilibrio interiore non dipende da un contenuto e da un atteggiamento fisso è un importante aspetto di crescita che avviene nell'Individuazione. Significa soprattutto l'integrazione dell'Ombra e una crescita di consapevolezza riguardo a noi stessi. Questo significa riconoscere i limiti del proprio carattere e vederne, altresì, i difetti. Al fine di giungere alla totale Individuazione, ci si libera dalle identità sociali, dagli archetipi e dalla ripetizione compulsiva dei modelli del passato. Il continuo e ansioso 61 Di "Liminalità" Murray Stein parla nel suo libro intitolato Nel mezzo della vita, Bergamo, Moretti e Vitali editori, 2004 Murray Stein (1943) è psicoanalista, membro dell'Associazione Internazionale di Psicologia Analitica di cui è stato presidente dal 2001 al 2004. 39 i propri valori personali. In questo modo ci si separa dal collettivo, ma non ci si distacca, e si rimane comunque penetrabili ai bisogni della comunità. Il processo di Individuazione facilità una crescente capacità di comprensione empatica. Lo scopo della persona è quello di raggiungere una sintesi ottimale tra i processi consci e i processi e le fantasie inconsce, ciò può indurre a valorizzare la propria unicità restando contemporaneamente consapevoli della presenza di forze dentro e fuori di noi che trascendono la comprensione conscia. Una persona che sta nel cammino individuativo è qualcuno che combatte contro la tentazione di rimanere un semplice numero in una collettività, sia che si tratti di una collettività esterna, quale una folla o un insieme di spinte ad uniformarsi alle norme collettive, sia che si tratti di una collettività interna, cioè l'inconscio collettivo con le sue componenti, cioè i personaggi, i temi e i valori archetipici. La consapevolezza della propria separatezza porta a una maggiore libertà; più libertà implica più scelta e più scelta comporta una maggiore responsabilità. Il concetto di identità è non soltanto legato all'integrazione dell'Io, ma anche al processo di Individuazione. Per identità, sia personale sia di gruppo, intendo che la persona o il gruppo abbiano certe particolari qualità e caratteristiche e anche una certa coesione e continuità nel tempo. Inoltre, la consapevolezza di sé è uno degli obbiettivi dell'Individuazione, così come lo è l'esistenza di confini che distinguano l'individuo dagli altri. Jung era veramente interessato alla capacità dell'individuo di distinguere se stesso:  dalle norme e dagli stereotipi sociali e culturali;  dall'inconscio, dalle immagini e dalle figure archetipiche e, dunque, collettive. L'identificazione con loro potrebbe essere davvero molto seducente, come reazione alla paura dell'esperienza dell'impotenza e della eventuale depressione;  dalla maschera sociale o Persona,  dal pericolo di perdersi in ciò che di fatto è una realtà separata e distinta, cioè nelle diverse persone emotivamente significative, che ci sono o ci sono state vicine, quali madre, padre, fratelli, sorelle, insegnanti, sacerdoti, o anche l'analista, o qualunque collega o amico che ci abbia colpito. 40 Qualora l'identità personale sia stata assorbita nell'identità sociale attraverso l'identificazione con la razza, la nazione, la religione, la classe sociale, il genere o con particolari norme sociale e etiche, si deve sospettare che l'esperienza individuale dell'identità personale sia debole, discontinua, vulnerabile o inaffidabile. L'identificazione con un gruppo sociale può, infatti, essere cercata al fine di rassicurare, confermare e sostenere il proprio senso di controllo, di potenza o anche di onnipotenza. Il cammino verso l'Individuazione dà all'individuo molta libertà, il che implica un'ampia possibilità di scelte. Il problema dell'interdipendenza della libertà e dell'ansia sembra essere collegato al nostro conflitto di base esistere, essere separati e unici; oppure essere assorbiti e partecipare a una fusione o unione, cioè appartenere. Si deve accettare l'esistenza di sistemi di valori diversi e anche opposti: per esempio, alcuni possono pensare che servire un gruppo è più importante, e coloro che sono dalla parte dell'impegno sociale e politico possono condannare che è dalla parte dello sviluppo di sé come narcisista egocentrico. Concentrarsi esclusivamente sull'individuale oppure sul sociale non è l'ideale, né è desiderabile e pratico. Al contrario, è necessario che ci sia una certa interdipendenza e interazione di questi diversi e opposti sistemi di valori. La comprensione dialettica rinforza lo scopo dell'Individuazione, intesa come unità e integrazione, cioè l'unione o comunione degli opposti quali luce-oscurità, maschile-femminile, coscienza-inconscio. Prendendo in considerazione un'epoca simile 66 , Jung ha sostenuto che, quando una particolare visione del mondo sta crollando, e con essa perdono valore tutte le formule che pretendono di offrire le risposte finali al grande problema della vita, emergono autonomamente nella mente di ciascuno, in qualsiasi momento e luogo, immagini fantasia e sentimenti archetipici. L'ipotesi di Jung, conferma e spiega il fatto che nella pratica clinica s'incontrano sempre di più pazienti frustrati nella loro aspirazione donchisciottesca che li spinge alla ricerca e al tentativo di incontrare e, per così dire, di impossessarsi di puri oggetti archetipici, persone che si sentono sparse, straniere a loro stesse, e straniere nel mondo. Queste persone non si amano, non si rispettano, non si 66 vengono inclusi: gli sviluppi delle scienze moderne e della tecnologia, crescita dell'informazione e della comunicazione, la dissoluzione e il collasso delle varie istituzioni sociali (famiglia, vicinato, comunità), la presenza e il proselitismo di diverse fedi, credi e discipline spirituali. 41 valorizzano e nessuno, allo stesso modo, si interessa a loro. Si sentono vuoti, finti e grigi. Oppure possono sentirsi abbandonati in un mare tempestoso. Molti altri pazienti sono invece preoccupati, e si chiedono da dove vengono, qual è il loro posto, dove dovrebbero andare 67 . 67 Rosemary Gordon, L'individuazione in un'epoca di incertezza, in Jung e la clinica, Teoria e prassi nella psicologia analitica (A cura di Augusto Romano), Bergamo, Moretti e Vitali editori, 2004 44 45 Dapprima non vediamo che la discesa in tutto ciò che vi è di oscuro e di brutto: ma colui che non sopporta tale spettacolo non creerà mai la luminosa bellezza. La luce nasce sempre dalle tenebre notturne, né mai la clamorosa aspirazione umana è riuscita aggrappandosi al sole a trattenerlo nel cielo. 46
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved