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Riassunti della lezione su LA LOGICA DI POTENZA di Mearsheimer, Sintesi del corso di Storia Dei Trattati E Politica Internazionale

Appunti redatti da me sul corso di Storia dei Trattati e Politica Internazionale. Testo consigliato dal professore che verrà chiesto all'orale: LA LOGICA DI POTENZA di Mearsheimer

Tipologia: Sintesi del corso

2010/2011

Caricato il 04/10/2011

filomena56
filomena56 🇮🇹

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Scarica Riassunti della lezione su LA LOGICA DI POTENZA di Mearsheimer e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dei Trattati E Politica Internazionale solo su Docsity! MEARSHEIMER La logica di potenza CAP. I L’idea diffusa, secondo famosi autori di una pace perpetua al termine della Guerra Fredda, di una fine della storia, sembra essere un’idea fin troppo ottimista, quasi utopica, in quanto gli Stati continuano anche oggi a calcolare attentamente gli equilibri mondiali con lo scopo primario di aumentare la propria quota di potere mondiale a spese delle altre potenze. Ciò è giustificato da tre componenti del sistema mondiale che non possono essere mai eliminate del tutto: assenza di un’autorità centrale in grado di proteggere gli stati, gli uni degli altri, ed al di sopra di essi gli stati hanno sempre una qualche capacità militare offensiva ogni stato non può mai essere del tutto sicuro delle intenzioni di un altro stato. A tal proposito è possibile delineare due particolari correnti di pensiero: liberalismo e realismo. LIBERALISMO: nasce dal periodo illuminista, quando tra gli esponenti politici circolava il pensiero della ragione come mezzo per il miglioramento del mondo, di conseguenza i liberali tendono ad essere ottimisti sulle possibilità di rendere il mondo più sicuro. Le principali teorie liberaliste sono: un elevato livello di interdipendenza economica e politica tra gli stati rende meno probabile il conflitto tra essi le democrazie non scendono in guerra tra loro, ne consegue quindi che un mondo di soli stati democratici sarebbe un mondo pacifico le istituzioni internazionali come insieme di regole e accordi imposti dagli stati stessi, riducono sensibilmente le possibilità di guerra REALISMO: all’opposto dei liberalisti, i realisti hanno una visione pessimista del mondo reale, pongono l’accento sulle tendenze esistenti e sulla necessità di dover accettare tali tendenze e adattarsi ad esse. Tale visione si fonda su tre idee di base ossia: PAGE 1 a) gli stati sono i protagonisti della politica mondiale (come per i liberalisti) ma si concentrano sulle grandi potenze che dominano e plasmano la politica internazionale. b) il “comportamento” degli stati è influenzato dall’ambiente esterno (difficilmente prevedibile) più che dalle caratteristiche interne. c) i calcoli di potenza e degli equilibri mondiali e regionali sono gli argomenti che dominano il modo di pensare degli stati. Perché gli americani non amano il realismo? […] Il realismo contrasta con i valori americani fondamentalmente ottimistici per quanto riguarda il progresso dal punto di vista politico. Progresso, molto limitato dal punto di vista realista che vede il mondo saturo di competizione e guerre per assicurarsi la sicurezza o l’egemonia. Inoltre il realismo non tende a dividere gli stati come “buoni” o “cattivi” dal punto di vista dell’ordinamento politico o ideologico, come spesso hanno fatto gli americani, ma in base alla loro potenza relativa. CAP. II Le grandi potenze sono sempre in cerca di aumentare il proprio potenziale offensivo ed il proprio potere a spesa delle potenze rivali allo scopo di raggiungere l’egemonia, insomma il sistema incoraggia gli stati a massimizzare il proprio potere rispetto ad altri stati. Perché gli stati perseguono la potenza? a) il sistema internazionale è anarchico, ossia costituito da stati indipendenti al di sopra dei quali non c’è un’autorità centrale e mentale b) Gli stati possiedono una più o meno grande capacità militare offensiva, di conseguenza sono potenzialmente pericolosi per gli altri stati. c) Non è mai possibile prevedere con assoluta esattezza le azioni ed i comportamenti degli altri stati, quindi l’incertezza sulle intenzioni è inevitabile. d) La sicurezza, intesa come autonomia politica e integrità territoriale sono l’obbiettivo più importante per gli stati. e) Gli stati sono attori razionali, che ponderano attentamente le loro scelte e prestano attenzione anche alle conseguenze a lungo termine. PAGE 1 India e Cina rispetto all’URSS nella Guerra Fredda) una grande ricchezza può essere tale solo con una popolazione numerosa. In realtà però la ricchezza non sempre può essere equiparata alla potenza militare di uno stato in quanto spesso, raggiunto un certo livello di armamento è inutile stanziare ulteriori fondi nella politica di difesa, perché a causa dei rendimenti di scala decrescenti, non corrisponderebbe un uguale aumento di potere militare. Inoltre si ritiene che destinare un alto livello di spesa all’apparato militare, sia nocivo per l’economia dello stato. La spesa militare è determinata anche dai propri alleati: gli stati che come alleati hanno protagonisti forti , destineranno meno ricchezza all’apparato militare. A volte uno stato è impossibilitato a costituire una forte potenza militare perché occupato da una grande potenza (vedi Giappone con gli USA). Questo significa che una grande potenza militare è uno stato ricco, ma uno stato ricco non è necessariamente una grande potenza militare, di conseguenza anche la ricchezza non è sempre un affidabile indicatore di potenza militare. CAP. IV Mearsheimer analizza gli strumenti attraverso i quali uno stato può definirsi una grande potenza: capacità navale, aerea, deterrenza atomica e esercito convenzionale di terra. E’ proprio quest’ultimo il fattore più importante secondo l’autore a determinare l’esito delle guerre. LIMITI DELLA POTENZA NAVALE L’apparato navale secondo l’autore non è mai veramente decisivo durante una guerra, il suo peso può essere utilizzato per il bombardamento delle zone costiere dello stato assediato o per creare blocchi navali. I blocchi navali possono essere utili per impedire gli scambi commerciali via mare di materie prime o di petrolio, ma dai precedenti casi delle due guerre mondiali la nazione assediata ha per la maggior parte, trovato il modo di aggirare tali blocchi o prodotto interamente beni alternativi; inoltre qualora il blocco navale abbia avuto successo, provocando fame e sofferenza tra i civili dello PAGE 1 stato assediato, difficilmente questi ultimi si sono ribellati al proprio governo, aumentando anzi la coesione contro il nemico; e gli stati difficilmente hanno terminato una guerra a causa delle sofferenze patite dalla propria popolazione, in quanto è molto facile che dopo una sconfitta la gente cerchi di vendicarsi dell’elite che l’ha portata alla sconfitta. LIMITI DELLA POTENZA AEREA Esistono notevoli parallelismi tra l’efficacia della potenza aerea e quella navale, innanzitutto entrambe devono prima assicurarsi il controllo rispettivamente della zona aerea e della zona marina per agire, inoltre secondo Mearsheimer l’apporto alla chiave per la vittoria della guerra è anche in questo caso marginale o secondario, a tal proposito analizza diversi casi. Quando nella Prima e Seconda Guerra Mondiale ad esempio la Germania avvia una massiccia campagna di bombardamenti sull’Inghilterra, quest’ultima non si piegherà e i tedeschi finiranno poi col finire la guerra da sconfitti. Nel caso invece dei bombardamenti Alleati sull’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, si può dire effettivamente che contribuiscono a far cessare la guerra, ma è anche vero che i vertici italiani non vedevano l’ora di uscire dal conflitto data anche la condizione ormai pessima dell’esercito, lo stesso vale per i bombardamenti USA sul Giappone in questo periodo storico. Anche nei casi in cui una grande potenza ha bombardato stati minori i risultati non sono stati migliori, vedi Italia sull’Etiopia (necessario massiccio intervento di forze terrestri), Giappone sulla Cina, URSS sull’Afghanistan per costringere i ribelli ad accettare il governo insidiato dal Cremlino, USA sul Vietnam del Nord ecc. In tutti questi casi i bombardamenti non hanno dato i risultati sperati ed hanno affiancato comunque un’azione via terra. Ma perché i bombardamenti falliscono? Le ragioni sono speculari a quelle del fallimento dei blocchi navali, in quanto è difficile creare un malcontento tale tra i civili insufficiente a sollevare una rivolta popolare contro lo stesso governo. E’ poi difficile colpire direttamente il capo di uno stato nemico tramite bombardamenti o addirittura isolarlo dalla popolazione o dall’esercito visto i PAGE 1 molteplici canali di cui può usufruire, è quindi chiaro che azioni navali da sole, non sono per decidere le sorti di una guerra. LA DOMINANZA DEGLI ESERCITI Tutte le recenti guerre e ancor più quelle passate furono determinate soprattutto da scontri campali tra eserciti rivali. Di conseguenza a far pendere la bilancia dalla vittoria durante una guerra, sono le operazioni delle forze terrestri appoggiate dalle forze aeronavali. Esistono però casi in cui la forza terrestre ha poca efficacia, soprattutto se non appoggiata dalle forze aeree, ossia durante gli assalti anfibi, quando le forze di terra vengono sbarcate dalla marina su coste difese dal nemico. E ‘ infatti molto difficile, a causa del forte potere frenante dell’acqua, che operazioni di questo tipo possano avere successo, i casi più eclatanti della Seconda Guerra mondiale sono stati lo sbarco Alleato in Sicilia nel ’43 e lo sbarco in Normandia nel ’44. In entrambi i casi le operazioni ebbero successo, ma nel primo caso è necessario notare che le forze italiane non erano più in grado di reggere il conflitto e nel secondo caso gli Alleati avevano preventivamente conquistato lo spazio aereo, altrimenti non si sarebbero illusi di poter invadere il Nord della Francia. E’ quindi utile notare le potenze insulari come Gran Bretagna e Stati Uniti: entrambi queste potenze hanno subito pochi attacchi e tutti sono stati respinti, a differenza di quanto avvenne per potenze continentali come Russia e Francia attaccate e invase più volte ma sempre con azioni via terra. La lezione da trarre è che le grandi estensioni d’acqua rendono estremamente difficile per un esercito invadere un territorio difeso da una potenza bene armata. LA POTENZA NUCLEARE L’arma nucleare è sicuramente un arma rivoluzionaria , in grado di provocare in una sola volta, ingenti danni al nemico. Mearsheimer però ritiene che tale arma costituisca un sicuro deterrente solo nel caso uno stato sia assolutamente egemone da questo punto di vista, altrimenti non rischierebbe una risposta nucleare a sua volta. PAGE 1 come parte del proprio esercito, e importante è anche l’aspetto territoriale (strategiche le conquiste israeliane della Cisgiordania, Alture del Golan e Sinai, oppure la conquista dell’URSS della Finlandia a inizio Seconda Guerra Mondiale come stati cuscinetto). RICATTO Il ricatto consiste nel guadagnare potere rispetto ad una potenza rivale senza costi di sangue, di conseguenza è preferibile alla guerra anche se di non facile attrazione in quanto le grandi potenze hanno spesso una forza militare formidabile ed è difficile che cedano al ricatto senza combattere. Ciò è più probabile in situazioni particolari (vedi Germania durante la crisi, e la conseguente Conferenza di Monaco del 1938) o quando tali ricatti riguardano stati minori non in grado di competere con grandi potenze. BAIT AND BLEED Questa terza strategia consiste nell’aizzare due stati nel combattere una guerra e starsene in disparte ad aspettare che i protagonisti ne escano indeboliti, ma in realtà questa tecnica ha pochi casi empirici in quanto risulta di difficile attuazione ed è difficile che gli stati impegnati non riconoscano il pericolo. DISSANGUAMENTO Questa quarta tecnica rappresenta una sorta di variante della precedente, in quanto consiste nel prolungare e fomentare il più a lungo possibile una guerra scoppiata per qualsiasi motivo, tra i propri avversari. Gli Stati Uniti usarono tale tecnica nella Seconda Guerra Mondiale tra Germania e URSS, e lo stesso fece Lenin, uscendo al più presto dal conflitto durante la 1° Guerra Mondiale traendo vantaggio dal conflitto che proseguiva tra gli stati imperialisti. Una grande potenza non cerca solo di guadagnare potere a spese delle sue rivali, ma cerca anche di impedire loro di guadagnare potere a sue spese. BILANCIAMENTO PAGE 1 Quando una grande potenza tenta di aumentare il proprio potere, un’altra grande potenza che si sente direttamente interessata può intervenire per fermarla, la tecnica del bilanciamento consiste nel porre un ultimatum alla potenza aggressore, (come durante la guerra Fredda e come fece la Francia tra le due guerre Mondiali con la Germania), o “costruendo” alleanze con altre potenze o stati minori come fecero gli Stati Uniti con la Nato, il Patto di Baghdad /poi Cento) o la SEATO. SCARICABARILE Tentativo di far accollare l’onere di limitare la massimizzazione del potere di una potenza ad un’altra potenza, tenendosi in disparte e spesso coltivando freddi rapporti con lo stato destinato a raccogliere ‘ l’incarico’ allo scopo di non essere trascinati nel conflitto. A differenza del BAIT AND BLEED lo scarica-barile è in primo luogo una tattica di deterrenza, che può sfociare comunque nello scontro armato, mentre il BAIT AND BLEED punta specificatamente a provocare una guerra. Qualcuno afferma che ci siano anche altre strategie quali BANDWAGONING e APPEASEMENT, che una potenza può adottare contro un’altra potenza pericolosa. In realtà questo è sbagliato in quanto entrambe prevedono di concedere maggior potere all’aggressore, violando la logica dell’equilibrio di potenza. BANDWAGONING Il BANDWAGONING (saltare sul carro del vincitore) prevede di allearsi all’avversario più potente, in quanto se questo è davvero molto più potente è inutile opporsi alle sue pretese, ma è più utile sperare nella sua benevolenza. Questa tecnica è scarsamente usata in quanto gli stati hanno sempre la possibilità di difendersi ed è raro che non ci provino, viene praticata quando si è isolati ed al cospetto di un avversario molto più potente. APPEASEMENT Con questa tecnica lo stato minacciato fa ad un aggressore concessioni territoriali di stati terzi, allo scopo di accrescere il suo territorio, la sua PAGE 1 sicurezza e quindi il suo potere, facendolo diventare uno stato meno vulnerabile e di conseguenza meno aggressivo. A differenza del BANDWAGONER, l’APPEASER si attiva per controllare la minaccia, ma anche in questo caso è difficile e assai remoto che nell’anarchia internazionale, lo stato che riceve la concessione si arresti, ma molto più probabile che prema per riceverne ancora. CAP. VI Mearsheimer analizza la sua tesi del realismo offensivo attraverso i dati empirici delle grandi potenze. GIAPPONE Fino alla seconda metà del 1800 il Giappone era ritirato in una propria chiusura verso il mondo esterno, ma nel 1868 le grandi potenze gli imposero di aprirsi agli scambi economici e di conseguenza al loro paese. Da questo momento il Giappone nutrì forti ambizioni quali la Corea, la Manciuria e infine la Cina. Grazie alla propria mentalità e alla crescita economica, il Giappone riuscì ad ottenere importanti zone d’influenza fino a minacciare la stessa Cina e l’Unione Sovietica approfittando della guerra civile in seguito alla rivoluzione bolscevica. E’ evidente che una volta calatosi nel mondo anarchico internazionale il Giappone ha fin da subito ricercato l’egemonia regionale, ma è stato fermato dagli Stati Uniti che non potevano rischiare di vedere formare una potenza così forte senza fare niente, eliminandolo dal novero delle grandi potenze alla fine della Seconda Guerra Mondiale. GERMANIA L’orientamento aggressivo della politica tedesca è mosso, oltre che dalle ideologie letali e dal nazionalismo, dal problema della sicurezza, trovandosi al centro dell’Europa tra la Francia e Unione Sovietica e senza particolari barriere naturali, di conseguenza i leader tedeschi sono sempre stati attenti a cogliere ogni occasione per guadagnare potere e migliorare le proprie possibilità di sopravvivenza. PAGE 1 Osservando questi quattro casi ci appare chiaro che nel momento in cui appare più o meno fattibile, la manovra aggressiva del realismo offensivo sostenuto da Mearsheimer, è la tattica preferita dalle grandi potenze. CORSA AGLI ARMAMENTI NUCLEARI Mearsheimer poi analizza il comportamento delle grandi potenze sotto l’aspetto nucleare confutando la teoria del realismo difensivo ossia : in un mondo MAD (dove ciascuna delle potenze ha la capacità di distruggere l’altra una volta assorbito lo shock del primo attacco nucleare) le potenze dovrebbero spontaneamente accettare lo status quo. La Guerra Fredda invece contrasta con questa visione e abbraccia il realismo offensivo di Mearsheimer che vede le potenze impegnate nella corsa agli armamenti per ottenere l’egemonia nucleare. USA e URSS svilupparono nel corso della seconda metà del 1900 numerose strategie di attacco, focalizzandosi sui punti nevralgici dell’avversario e incrementando sempre più il proprio arsenale nucleare. E’ evidente che muovendosi in questa direzione, nella migliore delle ipotesi un progresso significativo nei confronti della rivale avrebbe garantito netta superiorità, nella peggior delle ipotesi si avrebbe comunque impedito all’altra parte di conseguire un vantaggio decisivo. CAP. VII Sembrano esserci, ad un’analisi superficiale due eccezioni alla teoria del realismo offensivo, ossia al fatto che le grandi potenze siano esclusivamente dedite a massimizzare la propria quota di potere mondiale; tali eccezioni sono rappresentate da Stati Uniti e Regno Unito. CASO STATUNITENSE Per quanto riguarda gli Stati Uniti un esame approfondito dimostra che il realismo offensivo calza perfettamente la situazione, in quanto per tutto il 1800, gli Stati Uniti, confinati in una stretta porzione di territorio sull’Oceano Atlantico, cercarono di espandersi verso ovest, acquistando o conquistando territori dalle potenze europee e seguendo quella che veniva definito come destino manifesto (espandersi attraverso il Nord America per costruire lo PAGE 1 Stato più potente dell’emisfero occidentale), per poi concentrarsi sul consolidamento dello Stato all’interno dei nuovi confini esistenti (aumentando la coesione tra i popoli, espellendo i nativi che controllavano la terra di recente acquisizione e costruendo la più potente economia del mondo ). Agli inizi del 1900 gli USA erano il paese più ricco della Terra ed il Regno Unito abbandonò l’annosa rivalità con essi e le proprie aspirazioni nell’emisfero occidentale, sia per potersi concentrare sul ruolo crescente della Germania in Europa sia perché non aveva più la forza di tener testa agli Stati Uniti che erano più popolosi, più avanti economicamente e infine non avevano interesse (o perlomeno non ancora) a proiettare la propria forza attraverso l’Atlantico come il Regno Unito. Durante la seconda parte del 1800 e per tutto il ‘900 gli USA seguirono scrupolosamente la dottrina Monroe, ossia minimizzare se non eliminare l’influenza europea e delle grandi potenze nelle Americhe: il vero pericolo era la possibilità di un patto antiamericano tra una grande potenza e uno stato dell’emisfero occidentale, con evidenti effetti negativi per la sicurezza del paese. Fu nel 1900 che gli USA terminarono il loro isolamento, secondo la teoria del realismo offensivo infatti gli Stati Uniti avrebbero dovuto evitare di impegnarsi sul continente a meno che non vi fosse stato un potenziale egemone europeo difficilmente contrastabile dalle stesse potenze europee, ma fu proprio ciò che avvenne in Europa, in quanto la Germania nutriva nuove e rinnovate aspirazioni egemoniste. Di conseguenza l’ascesa della Germania nelle due Guerre Mondiali e dell’Unione Sovietica corrisponde a questo modello di bilanciamento esterno costringendo gli Stati Uniti a impegnarsi direttamente sia in Europa che in Asia con l’ascesa del Giappone poi dell’Unione Sovietica. CASO DELLA GRAN BRETAGNA Anche la Gran Bretagna agì come gli Stati Uniti, ossia comportandosi da bilanciatori d’oltrermare e adottando la tecnica dello scarica-barile quando ciò era possibile, durante la prima guerra Mondiale apparve però chiaro che la Germania Guglielmina stava acquisendo troppo potere rispetto alla PAGE 1 Francia e alla Russia che era stata già pesantemente sconfitta dall’esercito giapponese nel 1905, di conseguenza era necessario intervenire in prima persona sul continente, come di fatto avvenne anche nella Seconda Guerra Mondiale. CAP VIII Bilanciamento e scaricabarile sono le principali tecniche adottate dalle grandi potenze qualora debbano difendere l’equilibrio di potenza da un eventuale aggressore. Lo scarica-barile viene preferito al bilanciamento perché chi lo pratica con successo non dovrà nemmeno combattere in prima persona con l’aggressore. Ma quando è possibile utilizzare la tecnica dello SCARICA-BARILE? Ciò che conta, in questa analisi, è soprattutto la costituzione del sistema. In caso di sistemi bipolari, infatti, lo scarica-barile non può essere utilizzato in quanto non vi è nessuna altra potenza in grado di contrastare l’avversario, e sarà necessario contare unicamente sulle proprie forze. Nei sistemi multipolari bilanciati (dove tutti gli stati detengono una quota pressoché uguale di potere), lo scarica-barile è molto diffuso soprattutto tra le potenze non direttamente minacciate. E’ invece meno probabile, ma possibile che lo scarica-barile venga utilizzato in casi di multipolarità sbilanciata (ossia sistemi multipolari dove tre o più potenze detengono più potere latente delle altre), in quanto gli stati tenteranno di scaricare l’onore di contrastare il potenziale egemone alle potenze più forti, ma tuttavia sarà molto probabile che tali potenze saranno costrette a formare una coalizione di bilanciamento. Mentre l’aspetto della struttura del sistema chiarisce le possibilità che lo scarica-barile si verifichi, l’aspetto geografico è utile per individuare i soggetti attivi o passivi. Gli stati separati dal potenziale aggressore, (da distese d’acqua o perché senza confini comuni) tenderanno a utilizzare lo scarica-barile, mentre quelli a stretto contatto, con lo stato aggressore tenderanno a occuparsi direttamente della questione. PAGE 1
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