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riassunto libro "Psicopatologia della vita quotidiana", Sintesi del corso di Psicologia Dinamica

Il meccanismo della dimenticanza dei nomi (sarebbe più corretto dire: dell'uscir di mente, della dimenticanza temporanea) consiste nella perturbazione della desiderata riproduzione del nome da parte di una serie di idee estranee, non coscienti in quel momento. Fra il nome perturbato e il complesso perturbatore (ciò che ha causato la perturbazione) vi è o una connessione preesistente o una connessione che si è prodotta mediante associazioni superficiali (esteriori) e spesso per vie che appaiono artificiose. Tra i complessi perturbatori, si mostrano più efficaci quelli dell'autoriferimento (riferimenti a sé stessi – cioè i complessi personali, familiari, professionali). Un nome che in forza dei suoi molti significati appartiene a più cerchie di idee (complessi), viene spesso perturbato, nella sua connessione relativa a una sequenza di idee, dal fatto di appartenere anche a un altro complesso più forte. Fra i motivi di tali perturbazioni emerge l'intenzione di evitare l'insorgere di disp

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 01/03/2024

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Scarica riassunto libro "Psicopatologia della vita quotidiana" e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Dinamica solo su Docsity! IL MECCANISMO DELLA DIMENTICANZA DI NOMI – pagina 52 Il meccanismo della dimenticanza dei nomi (sarebbe più corretto dire: dell'uscir di mente, della dimenticanza temporanea) consiste nella perturbazione della desiderata riproduzione del nome da parte di una serie di idee estranee, non coscienti in quel momento. Fra il nome perturbato e il complesso perturbatore (ciò che ha causato la perturbazione) vi è o una connessione preesistente o una connessione che si è prodotta mediante associazioni superficiali (esteriori) e spesso per vie che appaiono artificiose. Tra i complessi perturbatori, si mostrano più efficaci quelli dell'autoriferimento (riferimenti a sé stessi – cioè i complessi personali, familiari, professionali). Un nome che in forza dei suoi molti significati appartiene a più cerchie di idee (complessi), viene spesso perturbato, nella sua connessione relativa a una sequenza di idee, dal fatto di appartenere anche a un altro complesso più forte. Fra i motivi di tali perturbazioni emerge l'intenzione di evitare l'insorgere di dispiacere tramite il ricordo. In generale si possono distinguere due casi principali di dimenticanza di nomi: - il nome stesso richiama cose sgradevoli; - il nome viene posto in collegamento con un altro nome che ha questo effetto -> cosicché i nomi possono essere perturbati nella riproduzione a causa di loro stessi o delle loro relazioni associative prossime o lontane. Queste proposizioni generali, viste nel loro insieme, ci fanno capire perché la dimenticanza temporanea di nomi sia l'atto mancato più frequente che possiamo osservare. La dimenticanza di nomi è molto contagiosa -> in una conversazione spesso basta che una persona dica di avere dimenticato un nome per farlo uscire anche dalla mente dell’altra persona. – ma quando la dimenticanza è “indotta”, il nome dimenticato si “ripresenta” più facilmente. Si verificano anche dimenticanze continuate di nomi, in cui intere catene di nomi vengono sottratte alla memoria. Quando per ritrovare un nome dimenticato se ne cerca un altro strettamente collegato al primo. La dimenticanza così passa dall’uno all’altro come per dimostrare l’esistenza di un ostacolo difficilmente eliminabile. Capitolo 4 – ricordi di infanzia e ricordi di copertura Spesso accade che una persona riesca a rimembrare ricordi d’infanzia indifferenti e secondari, piuttosto che ricordi di eventi e impressioni importanti, possenti e ricche di affetto di quell’epoca. -> i ricordi indifferenti dell’infanzia devono la loro esistenza a un processo di spostamento: nella riproduzione essi sostituiscono altre impressioni realmente significative al cui ricordo, mediante l’analisi psichica, si può risalire da essi, mentre la loro riproduzione diretta è ostacolata da una resistenza. - Dato che conserviamo i ricordi indifferenti grazie a un’associazione tra questi e dei contenuti rimossi – piuttosto che all’associazione del loro contenuto – appare fondato il loro diritto al nome di “ricordi di copertura”. Freud nota una particolarità nella relazione temporale tra il ricordo di copertura e il contenuto da esso coperto. Distingue tre tipologie di spostamento: 1. Regrediente o retrospettivo = il ricordo di copertura appartiene a uno dei primi anni di infanzia – ma le esperienze mentali sostituite da esso, e rimaste quasi inconsce, risalivano ad anni successivi. - Ricordo di copertura = primi anni di infanzia - Ricordo reale = relativi ad anni successivi 2. Progrediente o spostato in avanti = rapporto opposto alla prima tipologia; questo è più frequente – un ricordo indifferente di tempi recenti si fissa nella memoria come ricordo di copertura di un avvenimento più vecchio, la cui diretta riproduzione incontra resistenza. - Ricordo di copertura = ricordo più recente - Ricordo vero = relativo ad anni meno recenti 3. Contemporaneo o contiguo = la contiguità temporale del ricordo vero e di quello di copertura è connessa. In questo capitolo Freud mette in rilievo le somiglianze tra la dimenticanza di nomi propri con falso ricordo sostitutivo e la formazione dei ricordi di copertura. -> nonostante le diversità, in entrambi i casi è presente un ricordare in modo errato, la memoria produce qualcosa di diverso come sostituto. In entrambi i casi è presente un’interferenza perturbatrice, anche se in due diverse modalità. -> - nella dimenticanza dei nomi, comprendiamo che i nomi sostitutivi sono falsi – nei ricordi di copertura ci stupiamo di possederli. Il meccanismo della formazione sostitutiva è uguale in entrambi i casi: avviene tramite lo spostamento attraverso un’associazione superficiale, supportando una tendenza che favorisce un ricordo e ostacolandone un altro. Ma fino a quale epoca d’infanzia possono risalire i ricordi? - L’oblio dell’infanzia può aiutarci a comprendere quelle amnesie che stanno alla base della formazione di tutti i sintomi nevrotici. Dei ricordi d’infanzia conservati, alcuni ci sembrano perfettamente intelligibili, altri invece di sembrano strani o inspiegabili. Queste immagini della memoria sono certamente falsate, incompiute o spostate nel tempo e luogo. -> il ricordare degli adulti si serve di materiali psichici diversi: - Alcuni ricordano in immagini visive, i loro ricordi hanno carattere visivo -> vengono chiamati da Charcot visuels. - Altri sanno riprodurre nella memoria a stento i contorni più rudimentali dell’avvenimento vissuto. -> vengono chiamati auditifs e moteurs. 1 In Freud, i primissimi ricordi d’infanzia sono gli unici ad aver carattere visivo, in cui riesce anche a vedere la propria persona come bambino, nei suoi contorni e con le sue vesti. -> ma gli adulti visuels nei loro ricordi di avvenimenti posteriori, che vengono dopo l’infanzia, non vedono più la loro persona. -> si è cosi spinti a pensare che noi, nei cosiddetti primissimi ricordi d’infanzia, non possediamo una traccia reale del ricordo, ma una sua elaborazione ulteriore. -> è per questo che i ricordi di infanzia degli individui acquistano il significato di “ricordi di copertura” -> per valutare un ricordo di infanzia come ricordo di copertura, occorrerebbe in molti casi far conoscere tutta la vita del soggetto. Esempi: 1. un uomo di 24 anni, ricorda questa immagine del suo quinto anno di vita: è con la zia che gli sta insegnando le lettere dell’alfabeto, ma lui non riesce a distinguere la differenza tra m ed n, la zia gli fa notare che la m ha tutto un pezzo, ha un asta in più della n. -> è un ricordo che acquistò importanza solo quando comprese che assumeva importanza anche per un’altra curiosità del bambino: non comprendeva la differenza tra ragazzi e ragazze, e sarebbe stato contento che glielo dicesse proprio quella zia. Scoprì che la differenza era analoga, che anche il maschio ha tutto un pezzo in più della femmina, e quando lo apprese risvegliò il ricordo della corrispondente curiosità infantile. 2. Un uomo gravemente inibito nella sua vita amorosa, ora più che 40enne, è il primogenito di nove fratelli -> alla nascita dell’ultimo aveva 15 anni, ma non si era mai accorto della gravidanza della madre. - Ricordo di copertura: a 11/12 anni, ricorda della madre davanti allo specchio che si slacciava in fretta la gonna, appena tornata a casa, colta da doglie improvvise. - Corrispondenza: lo slacciarsi della gonna corrisponde al ricordo di copertura per il parto. Ricordo di Freud –> l’immagine di lui che piange davanti il guardaroba tenuto aperto dal suo fratellastro, poi l’arrivo della madre nella stanza, esile e bella. - Interpretazione: aveva sentito la mancanza della madre, aveva il sospetto fosse rinchiusa nell’armadio, e voleva che il fratello lo aprisse. Lui lo accontentò e Freud si convinse che la madre non era lì dentro, e lui si mise a piangere. La madre arrivò per calmare la sua preoccupazione o nostalgia. Ma perché cercare la madre nel guardaroba? -> i sogni che fece Freud, nel periodo in cui conduceva l’analisi, facevano allusione a una bambinaia di cui qualcosa ricordava ancora. Decise quindi di chiedere informazioni alla madre per facilitare l’interpretazione: la bambinaia aveva commesso diversi furti in casa ed era stata consegnata alla polizia dal fratellastro. Quando Freud chiese al fratello che fine lei avesse fatto, perché era scomparsa, lui gli rispose che era chiusa nell’armadio – Freud prese alla lettera ciò e comprese che il fratello c’entrasse qualcosa. Quindi quando un giorno non vide la madre si convinse che il fratello avesse fatto la stessa cosa con lei e quindi lo obbligò ad aprire il guardaroba. - Ricordo di copertura: lui che piange davanti l’armadio, fratello e madre… - Corrispondenza: la bambinaia che scompare, il fratello dice che è rinchiusa nell’armadio e quando la madre scompare lui crede sia stata rinchiusa nell’armadio dal fratello. Capitolo 5 – lapsus verbali Questo lapsus, osservato nell’uomo normale, è molto simile a uno stadio preliminare delle cosiddette “parafasie” che intervengono in condizioni patologiche. - Lapsus = errore risultante da una sostituzione, trasposizione od omissione involontaria di una parola nello scrivere o nel parlare. - Parafasie = disturbo qualitativo del linguaggio, che consiste nella omissione, nella sostituzione, nella delezione, o nella trasposizione di fonemi o di parole. Meringer cerca di spiegare alcuni lapsus verbali e formula una diversa valenza psichica dei suoni della lingua parlata. -> parlando, quando muoviamo il primo suono di una parola o la prima parola di una frase, il processo di eccitamento (e il nostro pensiero) si rivolge già ai suoni successivi, alle parole seguenti e, tali innervazioni, possono influenzarsi reciprocamente portando a una modificazione: l’eccitamento del suono avente intensità psichica maggiore percorre o echeggia, perturbando così il processo d’innervazione che ha meno valenza (o intensità psichica). Ma quali suoni di una parola hanno valenza maggiore? - Meringer afferma che se si vuole conoscere a quale suono di una parola spetti la massima intensità, dobbiamo solamente osservare noi stessi quando cerchiamo una parola dimenticata, ad esempio un nome: la parte che per prima ricordiamo è sicuramente la prima che aveva intensità maggiore nell’oblio. I suoni di valenza elevata sono dunque il primo suono della sillaba radicale, il suono iniziale della parola e la vocale o le vocali accentuate. Freud contraddice questa teoria, affermando che non sia il suono iniziale del nome a ritornare alla coscienza per primo. Anzi al massimo si tende a ricordare la prima lettera di un nome dimenticato, ma in realtà spesso si tratta di un’iniziale sbagliata. Ammettendo l’ipotesi che un meccanismo simile a quello dimostrato per la dimenticanza dei nomi possa aver parte anche nei fenomeni di lapsus verbali, si è condotti a una spiegazione più profonda di questi ultimi. –> la perturbazione del discorso (il lapsus) può essere causato da due motivi: - Dall’echeggiare di un’altra parte del discorso; - Oppure la perturbazione potrebbe verificarsi al di fuori di questa parola, frase o combinazione – ad opera di elementi che non si ha intenzione di pronunciare e del cui eccitamento si ottiene notizia soltanto e per l’appunto dalla perturbazione stessa. Anche nelle sostituzioni, come nelle contaminazioni, hanno un ruolo importante le immagini linguistiche “vaganti” o “sospese”, poiché si trovano sotto la soglia della coscienza. 2 - Esempio fornito da Ferenczi: quando era in primo ginnasio, gli toccò recitare una poesia su cui era preparatissimo – nella presentazione della poesia, disse il nome di questa ma disse il suo nome al posto del nome del poeta Sàndor Petòfi -> anche lui si chiama Sàndor, ma il vero motivo dello scambio di nomi era nel fatto che lui nei seìuoi segreti desideri si identificava con il festeggiato poeta-eroe. -> anche coscientemente nutriva per lui un amore e una stima che confidava con l’adorazione. Naturalmente dietro a questo atto mancato si trova anche il fastidioso complesso dell’ambizione. In altri casi, ben più significativi, è l’autocritica, una opposizione interiore contro la propria affermazione, che costringe a commettere il lapsus verbale, anzi a sostituire ciò che si voleva dire con l’opposto. – allora si avverte con stupore che l’affermazione viene formulata con parole che ne annullano l’intenzione, mentre il lapsus verbale ne mette a nudo l’interna insincerità. o Il lapsus verbale diventa qui un mezzo di espressione mimico, e spesso invero per esprimere quel che non si voleva dire, diventa cioè un mezzo per tradire sé stesso. Esempio: vi è uno zio che è già da mesi molto offeso perché i parenti non vanno mai a trovarlo. Decidono di usare come scusa un trasloco, per cui vanno a trovarlo. Nel salutare i parenti, egli dice in tono sentimentale “d’ora in poi spero di vedervi ancora più di rado che finora”. La casuale disposizione favorevole offerta dal materiale linguistico crea certe volte casi di lapsus aventi addirittura l’effetto sconvolgente di una rivelazione o assolutamente l’effetto comico di un motto di spirito: - “questo nuovo cappellino così grazioso…suppongo l’abbia pasticciato (aufgepatzt, deformazione di aufgeputzt (guarnito)) lei stessa?” disse con tono ammirativo una signora a un’altra. Esempi vari: 1. Un signore parla di un divorzio di una signora di qualche settimana prima e dice “vorrei sapere cosa farebbe lei nel seguente caso: Conosco un'infermiera che era coimputata in un processo di divorzio. La moglie aveva chiamato in causa il marito indicando come correa l'infermiera, e il divorzio gli venne concesso” -> Il signore venne subito corretto in le venne concesso. -> interpretandolo il “gli” stava ad intendere che avrebbe voluto lui quel processo di divorzio con la moglie. -> nel riferirgli questa cosa, il signore reagì con forti emozioni, e ciò andava a rafforzare sempre di più quell’ipotesi. Quando questi lapsus, che mutano l’intenzione del discorso nel suo contrario, capitano a uno dei due avversari in una seria discussione, lo mettono immediatamente in svantaggio nei confronti dell’altro che raramente non ne approfitta per ottenere una posizione avvantaggiata. -> si capisce così che gli uomini, in generale nel concreto, interpretano i lapsus così come Freud li espone in questo libro, anche se in teoria non accettano tale concezione e anche se, per quanto riguarda la loro persona, non sono disposti a rinunciare a quella comodità che va congiunta con la tolleranza per gli atti mancati. -> per cui un lapsus verbale non sarebbe appunto nient’altro che un lapsus e quindi senza importanza psicologica. I lapsus verbali spesso vengono utilizzati anche dai poeti, che mostrano di conoscere il meccanismo e il senso di questo atto mancato e presuppongono che anche gli spettatori li capiscano. Esempio vario: una signora, il giorno 11 settembre, parlando con la figlia dice che possiede 12 dita. Un collega le chiede perché il numero 12, magari era una data importante, e lei rispose che non lo era. – il giorno dopo è il compleanno di un signore, a cui di solito scrive una lettera il giorno prima e questa volta non lo ha fatto, quindi le 12 dita stavano cercando di ricordargli di questo compleanno. – ma perché dimenticarsi di una data così importante? Il signore doveva lasciare in testamento i suoi averi alle figlie della signora, per cui in parte nel suo inconscio desiderava la morte del signore. – inoltre il fatto delle 12 dita andava a caratterizzare un fattore di anormalità (il marito e la sua famiglia possedeva 6 dita delle mani), e le 2 figlie, possedendo una malattia, erano quindi considerate anormali e non gli portavano altro che infelicità nella sua vita. -> Per cui si ricollega il fatto di voler morte anche le figlie, oltre il signore, per poter ottenere tutti i suoi soldi. - Questo atto mancato possiede, secondo Freud, alcune caratteristiche di una struttura non usuale, e precisamente: a) la presenza di due determinanti condensate in un elemento; b) la presenza delle due determinanti si rispecchia nella duplicazione del lapsus verbale (dodici unghie, dodici dita); c) è notevole che uno dei significati del dodici, e precisamente quello delle dodici dita esprimenti l'anormalità delle figliuole, corrisponde a una rappresentazione indiretta: l'anormalità psichica viene qui raffigurata da quella fisica, ciò che è in alto da ciò che è in basso. Capitolo 6 – lapsus di lettura e di scrittura Gli errori commessi nel leggere e nello scrivere valgono gli stessi punti di vista e le stesse osservazioni che valgono per gli errori nel parlare. Lapsus di lettura –> esempi: 1. Freud legge su un giornale “una festa di nozze nell’Odissea”, in realtà vi era scritto “una festa di nozze sull’Ostsee (Baltico)” -> errore associato al suo pensiero di priorità riferito ad un libro da poco letto, in cui vengono sfiorati da vicino i problemi psicologici da lui trattati. In questo libro (Ricerche sperimentali sui fantasmi musicali di Ruths) veniva citato un sogno fatto da Nausicaa, nell’Odissea. Quanto più risulta difficile il lavoro di soluzione, tanto più si può essere certi nell’aspettativa che il pensiero perturbatore, una volta scoperto, sarà giudicato da parte del nostro pensiero cosciente come qualcosa di estraneo e contrastante. 2. Un giorno Freud ricevette una lettera commovente, il cui interno comunicava della povera Wilhelm M. che aveva una malattia che i medici giudicavano incurabile. – in realtà vi era scritto “il povero dottor Wilhelm M.”. -> la svista di Freud quindi significava un tentativo di scaricare la triste notizia dal marito alla moglie. -> il motivo di questa falsificazione però non era che la donna gli fosse meno simpatica 5 dell’uomo, ma era che il destino del pover’uomo aveva acceso (richiamato) le sue preoccupazioni per un’altra persona a lui cara che aveva in comune con questo caso una delle condizioni a lui note della malattia. 3. Bleuer narra nel suo importante libro Affettività, suggestionabilità, paranoia di aver provato il senso intellettuale di vedere due righe più sotto il suo nome – ma in realtà vi era scritta la parola “Blutkorperchen” (= corpuscoli sanguigni), quindi non vi erano lettere, tutte nelle vicinanze, che potevano richiamare il suo nome. -> ciò avvenne perché quel che stava leggendo era la fine di una nota su un tipo di cattivo stile nei lavori scientifici, di cui lui si sentiva non esente (preso in causa quindi). 4. Hanns Sachs ha letto “egli, nella sua sostenutezza di stile, sorvola su quel che colpisce la gente” – ma, in realtà vi era scritto “sottigliezza”. -> questo passo si trova in un passo in cui l’autore scrive riferendosi ad uno storico che ad Hanns è antipatico, perché troppo pronunciata in lui la tipica sostenutezza del professore tedesco. In uno stragrande numero di casi vi è la predisposizione del lettore a modificare il testo e a introdurvi qualcosa verso cui è orientato o di cui si occupa. Quanto al testo, favorisce il lapsus, la presenza di una qualsiasi somiglianza nella forma delle parole, atta a essere modificata dal lettore nel senso da lui voluto. – uno sguardo si sfuggita, specie con occhio scorretto, facilita senza dubbio la possibilità di una simile illusione, non ne è però affatto una condizione necessaria. Freud ritiene che il tempo di guerra, che in tutti creato tante preoccupazioni costanti e durevoli, abbia favorito più di ogni altro atto mancato i lapsus di lettura: - Un giorno prende in mano un giornale e vi trova stampato “Der Friede von Gòrz (la pace di Gorizia) – ma no, c’è scritto solo “Die Feinde vor Gòrz” (i nemici davanti a Gorizia). -> chi ha due figli combattenti proprio in quella zona d’operazioni può facilmente incorrere in un simile lapsus di lettura. Anche la professione o la situazione momentanea del lettore determina i suoi lapsus di lettura: - Un uomo sta passeggiando e deve andare in bagno, legge la dicitura “Reparto gabinetti” su un’insegna – ma, in realtà vi era scritto “reparto giovinetti”. La possibilità di commettere un lapsus di lettura aumenta quando il testo contiene qualche cosa che richiama la difesa del lettore, una comunicazione o una pretesa a lui penosa, e viene quindi corretto mediante lapsus nel senso del rifiuto o dell’adempimento di un desiderio. -> in tali casi naturalmente non si può far a meno di supporre che il testo in un primo momento sia stato recepito e giudicato esattamente prima di subire la correzione, benché la coscienza nulla venga a sapere della prima lettura. (esempio di sopra di Hanns Sachs). Lapsus di scrittura –> - Su un foglio di appunti di Freud, in mezzo alle date del mese di settembre, scrisse “20 ottobre” per errore. -> chiaro che fosse un’espressione di desiderio. Avvenuta probabilmente perché pochi giorni prima aveva ricevuto una lettera di una malata che annunciava la sua visita per il 20 ottobre. Ernest Jones ha studiato lapsus analoghi nella scritturazione delle date, riconoscendo con facilità l’esistenza di un motivo in quasi tutti i casi. 1. Freud riceve le bozze di un suo contributo allo “Jahresbericht fur Neurologie und Psychiatrie” e deve rivedere con particolare cura i nomi degli autori di nazioni straniere. Aveva commesso parecchi errori, ma ne osservò uno in particolare “Buckrhard” scritto erroneamente, che il compositore ha giustamente corretto in “Burckhard”. – giorni prima aveva letto di un pubblicista viennese di ugual cognome che lo ha seccato con una sua critica irragionevole della sua Interpretazione dei sogni. -> è come se scrivendo il nome Burckhard che indicava l’ostetrico, lui avesse pensato con rancore all’altro Burckhard, giacchè la storpiatura dei nomi ben spesso significa insulto, come già accennato sui lapsus verbali. 2. Freud ha l’intenzione di prelevare la somma di 300 corone dal suo libretto postale di risparmio. Sul suo conto possiede 4380 corone e si propone di ridurlo arrotondandolo a 4000 corone. Dopo aver compilato l’assegno si accorge di non aver chiesto il prelievo di 380 corone ma di 438. -> 438 corrisponde al 10 per cento di tutto il conto, ma è il libraio che dà il dieci per cento di sconto. -> si ricorda di aver offerto i suoi libri al libraio per 300 corone. Se il libraio avesse accettato la sua offerta, va a indennizzargli (= rimborsargli) proprio della somma che lui deve spendere per il malato. -> Non si può disconoscere che questa spesa gli dispiace. L’affetto inerente alla percezione del suo errore si spiega come timore di impoverire per via di simili spese. -> ma entrambi questi sentimenti: il dispiacere per questa spesa e il timore ad essa connesso di impoverire, sono completamenti estranei alla sua coscienza. 3. Un medico scrive nella ricetta di un bambino “alchol” al posto di “alcool” -> accadde perché la madre del bambino lo stava infastidendo con domande sciocche e superflue ed egli nel suo intimo si propone fermamente di non farsi prendere dall’ira. 4. Un medico sbaglia per tre volte consecutive la stessa ricetta, sempre con diverse donne anziane -> sbaglio commesso probabilmente per un collegamento con la madre, a cui aveva prescritto anni prima lo stesso farmaco in una dose maggiore, sperando di aiutarla, ma in realtà ha avuto diverse conseguenze. -> a volte gli capita di pensare sia colpa della madre per la sua vita erotica inibita. Altre volte, per contro, il meno appariscente dei lapsus di scrittura può esprimere un pericoloso significato segreto: - Un anonimo mi riferisce: "Chiudo una lettera con le parole: 'Cordialissimi saluti a Sua moglie e a suo figlio.' Mentre sto per ripiegare la lettera nella busta, scorgo l'errore nell'iniziale di 'suo' e metto la maiuscola. Rincasando dall'ultima visita presso questi coniugi, la mia accompagnatrice aveva detto di essere rimasta colpita dalla somiglianza del loro figlio con un amico di casa, che certamente doveva essere il vero padre." - Un signore era un paziente di malattie polmonari, un suo parente stava avendo lo stesso problema, quindi gli consigliò di consultare lo stesso medico, ma nella lettera scrisse “del resto ti consiglio di insultare senza ritardo il professor X”, naturalmente avrebbe voluto scrivere consultare -> ciò è stato causato dal fatto che questo professore si era rifiutato poco tempo prima di rilasciargli un attestato molto importante per lui. Le omissioni nello scrivere vanno naturalmente giudicate in modo analogo ai lapsus di scrittura. 6 Anche gli errori tipografici sono dei “lapsus di scrittura” del compositore, ritenendoli in ampia misura motivati. Anche le storpiature dei telegrammi si possono certe volte intendere come lapsus del telegrafista: - Freud riceve un telegramma del suo editore “ricevuta refezione, inviti X. Urgono” – X è l’autore di un libro che Freud ha dovuto recensire, prima che ne fosse compiuta la stampa. Così recensione è diventata refezione -> probabilmente il telegrafista si era fatto prendere dal “complesso di fame”. Herbert Silberer discute la possibilità di errori di stampa tendenziosi”. – altri hanno occasionalmente segnalato errori di stampa dei quali non è facile negare la tendenziosità. Wundt fornisce una spiegazione per il fatto che siamo maggiormente portati ai lapsus di scrittura piuttosto che ai lapsus verbali -> nel normale parlare, la funzione inibitrice della volontà è continuamente tesa ad accordare tra loro lo svolgersi rappresentativo e il movimento articolatorio. – quando il movimento espressivo che segue le rappresentazioni viene rallentato per cause meccaniche, come nel caso dello scrivere, le anticipazioni si verificano con particolare facilità. L’osservazione delle condizioni in cui si manifestano i lapsus di lettura dà occasione a un dubbio: si sa che quando qualcuno legge ad alta voce davanti ad ascoltatori, la sua attenzione abbandona il testo rivolgendosi ai propri pensieri. Difatti il lettore non sarebbe neppure capace di indicare che cosa abbia letto. Eppure, in queste condizioni, non si ha un incremento degli errori di lettura. -> pare ne consegua che i rapporti tra l’attenzione e gli sbagli che si commettono scrivendo, leggendo o parlando vadano determinati diversamente da come dice Wundt (mancanza o allentamento dell’attenzione). -> ma è stato trovato un perturbamento dell’attenzione da parte di un pensiero estraneo che vuole farsi valere. In mezzo fra i “lapsus di scrittura” e la “dimenticanza” si può inserire il caso che qualcuno dimentichi di apporre una firma. Un assegno non firmato equivale a un assegno dimenticato. Capitolo 7 – dimenticanza di impressioni e di propositi - 1901 Oggi forse il dimenticare è diventato più enigmatico del ricordare, da quando lo studio del sogno e degli eventi patologici ci ha insegnato che può riemergere improvvisamente nella coscienza quanto per lungo tempo avevamo creduto dimenticato. – innumerevoli occasioni della vita quotidiana, però, ci permettono di scoprire quanto la nostra conoscenza sia incompiuta e insoddisfacente. - Esempio: due persone fanno un viaggio insieme e, quando raccontano delle esperienze vissute da entrambi, si rendono conto che alcuni ricordi condivisi uno se li ricorda e l’altro no, e viceversa. – e non si tratta di un’impressione psichicamente più importante per l’uno o per l’altro. Evidentemente, non conosciamo ancora moltissimi fattori determinanti la selezione per la memoria. In questo capitolo, Freud pone degli esempi di dimenticanza, osservati in maggioranza su se stesso. – distingue tra: - Dimenticanza di impressioni e di esperienze -> dunque di cognizioni. - Dimenticanza di propositi -> cioè omissioni. In tutti i casi la dimenticanza risultò fondata su un motivo di dispiacere. Dimenticanza di impressioni e di cognizione -> 1. Un giorno, Freud fu irritato dalla moglie: ad una cena lei stava ascoltando la conversazione di un uomo, e poneva a Freud domande sugli argomenti uditi. – nel momento in cui Freud si lamentò con un parente, non riuscì a ricordarsi i dettagli della conversazione, e ciò lo stupì: essendo lui un uomo rancoroso, si ricorda sempre tutti i dettagli. – situazione analoga gli capitò sempre con sua moglie: voleva ridere, con un suo amico stretto, di un’espressione utilizzata dalla moglie poche ore prima, ma non riuscì a ricordarla. -> questa sua dimenticanza va intesa in modo analogo al turbamento della nostra capacità di giudizio nei casi in cui si tratta dei nostri parenti più prossimi. 2. Freud si prese l’incarico di andare a comprare una cassetta porta documenti ad una signora forestiera. – aveva già presente dove andare a comprarla ma non ricordava il nome della strada, però era certo che si sarebbe trovato il negozio per strada, essendoci passato tante volte. – fatto sta che fa 20 volte avanti e dietro e non riesce a trovare il negozio, così decide di chiedere delle indicazioni: il negozio si trovava sotto al palazzo dove abitava un vecchio amico di Freud – un amico con cui vi era stato un allontanamento e non andava più a casa sua. -> sicuramente ciò che ha spinto Freud a non trovare il negozio era un motivo di dispiacere, la cui avversione era rivolta verso una persona di cui non vuole sapere nulla, e da questa si estende all’occasione dove produce la dimenticanza. Smarrire una cosa non significa altro che dimenticare dove la si sia messa. 3. Freud sa sempre dove mette le cose, ma non riesce a trovare un catalogo dove vi era scritto il nome di un libro che voleva acquistare. – un conoscente di Freud gli disse che l’autore di quel libro aveva un modo di scrivere e di pensare molto simile al suo. – anni prima gli era successa una cosa simile, e al tempo decise di scrivere all’autore per stringere i rapporti, ma questo gli rispose con tono freddo. -> si tratta di un’esperienza scoraggiante, e il fatto di non aver trovato il catalogo lo porta a non poter acquistare il libro, nonostante si ricordasse sia il titolo dell’opera che il nome dell’autore”. 4. In questo caso la cosa che viene smarrita, verrà poi ritrovata: un marito racconta di un libro che gli aveva regalato la moglie e che per mesi, nonostante ogni tanto lo cercasse, non fosse riuscito a trovarlo. – nel loro rapporto, la moglie era vista da lui troppo fredda. – successivamente la madre dell’uomo si ammalò e la moglie mostrò i suoi lati migliori nell’aiutarla. – una sera l’uomo tornò a casa pieno di ammirazione e gratitudine nei confronti della moglie, si avvicinò alla scrivania e senza un’intenzione determinata ma con sicurezza, aprì un cassetto nel quale vide per prima cosa il libro smarrito. 7 3. Un altro esempio di Jones (anche il 2 lo era): in un istituto dove lavorava momentaneamente, tutti i membri permanenti possedevano un mazzo di chiavi. Jones aveva la tendenza nel cacciare le chiavi di casa. -> questo perché lui aspirava alla posizione di membro permanente e i suoi sbagli quindi esprimevano il suo desiderio di essere trattato alla pari e di essere “di casa” in quel luogo. 4. Freud si recava in un appartamento da sei anni due volte al giorno. L’appartamento si trova al secondo piano. – due volte è capitato che salisse un piano in più. -> la prima volta è accaduto perché stava facendo una fantasticheria ambiziosa che lo faceva “salire sempre più in alto”. – la seconda volta era capitato perché si era arrabbiato per una critica (immaginaria) ai suoi scritti, in cui gli veniva rimproverato il fatto di andare sempre “troppo oltre”, ossia, di “salire troppo in alto”. 5. Freud doveva fare una visita ad un paziente fuori dal suo studio. Questo paziente era caduto da un balcone e da allora non poteva camminare, doveva diagnosticargli il problema. – prende il diapason al posto del martelletto. – l’ultimo a tenere in mano il diapason era un bambino idiota. – la prima associazione alla parola diapason è stata Chamer (=asino). – Freud si ricorda che anni prima aveva diagnosticato un’isteria incurabile ad un paziente quando in realtà si trattava di una sclerosi multipla. –> l’errore commesso nel prendere il diapason al posto del martelletto voleva intendere un rimprovero a se stesso “Idiota, asino che non sei altro, cerca si non sbagliare questa volta, non diagnosticare di nuovo un’isteria in un caso di malattia inguaribile, come con quel poveretto in quello stesso luogo, anni fa!”. -> qui lo sbaglio vuole raffigurare lo sbaglio già commesso in altra occasione. Le “sbadataggini” possono servire anche a tutta una serie di altre intenzioni oscure. 6. Un giorno Freud fa cadere per sbaglio il coperchio del calamaio dal suo scrittoio. Freud non fa mai cadere nulla per sbaglio. – poche ore prima la sorella gli aveva detto che la sua scrivania sarebbe più bella cambiando lo scrittoio, facendo intendere a Freud che gli avrebbe regalato qualcosa di nuovo nella festività più prossima. – Freud si rende conto della precisione nel far cadere quel coperchio, senza colpire altri oggetti più preziosi che aveva lì vicino. -> probabilmente questa “sbadataggine” è avvenuta per forzare la sorella ad effettuare questa sua intenzione 7. Autoosservazone comunicata dalla signora Lou Andreas-Salomè: compiva sempre la stessa distrazione: ogni volta lasciava traboccare il latte quando lo bolliva. Per quanto volesse esserci attenta, accadeva sempre. – ciò è smesso di accadere quando il suo cane morì. – il suo primo pensiero fu “fortuna che sia così ora che il latte versato sul fornello o sul pavimento non potrebbe più servire!” e contemporaneamente immaginava il suo amico aspettare il latte traboccato. -> con ciò tutto gli fu più chiaro e si rese conto che quel cagnolino le era molto più caro di quanto lei stessa sapesse. Attraverso le osservazioni e le indagini su questi fatti hanno convinto Freud che non si tratta mai di un’opera del caso o della goffaggine non intenzionale. – l’indifferenza con la quale si accetta il danno prodotto, può certamente essere intesa come prova dell’esistenza di un’intenzione inconscia nel compiere l’atto. Talvolta, nell’indagare sui motivi di un atto mancato di poco conto, come può essere la rottura di un oggetto, ci si imbatte in connessioni che si allacciano profondamente alla storia passata di una persona e, inoltre, anche alla sua situazione attuale. - Un medico possiede un vaso di terracotta, che gli è stato regalato da una paziente (sposata). – quando la situazione clinica della paziente peggiorò, lui decise di restituire tutti gli oggetti regalati dalla famiglia della donna, tranne il vaso, probabilmente per la sua bellezza. – aveva i sensi di colpa per aver tenuto il vaso e gli era venuta addirittura l’idea di rinunciare all’incasso fornito da quella donna. – dopo qualche giorno questo vaso gli si ruppe, ma poteva essere ancora riparato. – nel momento in cui prende i pezzi, questi gli ricadono ancora e a quel punto non poteva più essere riparato. -> sicuramente con questa sbadataggine lui si sarebbe sentito meno in colpa nel prendere gli incassi, ma il motivo vero era un altro. –> il vaso è simbolo della donna. – questo medico aveva perso la moglie anni prima e si riteneva la causa, per cui anni dopo non riusciva più ad avere rapporti con una donna, avrebbe potuto dimostrare infedeltà verso la moglie defunta. – ma lui aveva razionalizzato questo pensiero con l’idea che egli portava sfortuna alle donne. -> data la sua forte libido, gli sembravano più adeguate relazioni passeggere, con donne sposate (quindi tenersi il vaso di un altro). Quando le persone di servizio infrangono oggetti fragili lasciandoli cadere si può comprendere vi sia un contributo anche da parte di motivi oscuri. - Persona che porta un quadro ma non ne conosce i valori, se lo fa cadere, probabilmente è perché per lui rappresenta solamente fatica. - Dei tecnici stanno lavorando e si stanno lamentando del lavoro, poiché quel giorno avrebbero potuto fare altro. X dice “speriamo che la macchina si inceppi di nuovo, così che possiamo interrompere il lavoro e tornare a casa più presto. – Y per sbaglio fa un movimento troppo veloce e il macchinario si rompe. – indubbiamente il giorno dopo l’incidente Y non si ricordava assolutamente della frase scherzosa di X. Similmente, il lasciarsi cadere, il mettere il piede nella buca, lo scivolare, non devono sempre interpretarsi come fallimento puramente casuale dell’azione motoria. – già il doppio senso di espressioni come “fare un passo falso” e “cadere” fa capire il tipo di fantasie coinvolte.- i nostri atti mancati rendono possibile l’esercizio di tutte quelle usanze superstiziose che per l’opposizione della nostra ragione diventata incredula devono sfuggire alla luce della coscienza. - Dare a un mendicante una moneta d’oro piuttosto che una di rame o d’argento. – per scongiurare disgrazie. Che le azioni casuali siano in realtà intenzionali, appare molto più plausibile nel campo dell’attività sessuale. – vi sono esempi in cui si nota la possibilità di sfruttare una mossa apparentemente maldestra per scopi sessuali. 10 - Arriva a casa di amici uno zio del proprietario. Sia Freud che una ragazza, che lui trovava bella, si alzano per prendere una sedia per lui. – lei arriva prima di Freud, e lui, nel prendere la sedia, si trova per un momento le mani sulla vita di lei. Nessuno parve aver notato con quanta abilità aveva sfruttato quel movimento maldestro. Quando per alcuni secondi si fanno dei passetti a destra e a sinistra ma sempre dalla stessa parte dell'altra persona, finché si resta fermi l'uno davanti all'altro, che anche questo "sbarrare la strada" ripete un comportamento maleducato e provocatorio di un'età giovanile perseguendo intenzioni sessuali sotto la maschera della goffaggine. Dalle psicoanalisi di persone nevrotiche, Freud ha osservato che la cosiddetta ingenuità dei giovani e dei bambini spesso non è che una maschera per poter fare o dire cose sconvenienti senza soggezione. - Da autoosservazioni di Stekel: entra in un appartamento e porge la mano alla padrona di casa. – nel farlo le scioglie la fascia che tiene la sua vestaglia. Gli scrittori conoscono gli atti mancati come motivati e significativi nello stesso modo sostenuto da Freud. Gli effetti prodotti dalle sbadataggini delle persone normali sono di solito innocui, ma la situazione è diversa quando si tratta di errori commessi da medici o da farmacisti. – rimane quindi il problema se per gli atti mancati che possono provocare danni gravi sia lecito supporre un’intenzione inconscia come nei casi trattati precedentemente. È noto che nei casi di nevrosi gravi, i malati incorrano in autolesioni. Si può dedurre che anche le lesioni apparentemente casuali che colpiscono tali malati, in realtà sono autolesioni, in quanto hanno una tendenza all’autopunizione costantemente in agguato, che altrimenti si manifesta in forma di autorimprovero o contribuisce alla formazione dei sintomi. – per cui il malato sfrutta abilmente una situazione esteriore offerta dal caso, o vi incorre in quella misura che porta al desiderato effetto lesivo. -> ciò si comprende anche dalla sorprendente calma che i malati conservano nella disgrazia. - Una signora fece un incidente e si ruppe una gamba. – riuscì a mantenere una certa calma nonostante il dolore che stesse provando. – dopo l’incidente iniziò a mostrare dei sintomi di nevrosi. –> la donna la sera prima aveva ricevuto un commento da parte del marito gelosissimo dopo aver ballato il can-can di fronte ad amici e parenti “ecco che ti sei comportata di nuovo come una puttana”. – dopo la rottura della gamba non riuscì più a ballare il can-can. -> è come se quell’incidente fosse stato premeditato (in quanto stava in carrozza e un cavallo aveva perso il controllo, quindi si è lanciata, mentre tutti gli altri che erano rimasti in carrozza non si erano fatti nulla) e si fosse autopunita dopo le parole del marito. Anche il mordersi la lingua, lo schiacciarsi le dita o altro, fanno riflettere sullo scopo per cui è accaduta quell’azione. Le autolesioni di solito sono compromessi tra la pulsione dell’autoannientamento e le forze che ancora le si oppongono, e anche laddove si finisce con l’uccidersi, l’inclinazione al suicidio preesisteva da molto tempo con l’intensità minore oppure come tendenza inconscia e repressa. Anche la cosciente intenzione al suicidio si sceglie il proprio tempo, i mezzi e l’occasione; con ciò concorda perfettamente il fatto che l’intenzione inconscia attenda il verificarsi di una occasione che si possa addossare parte della causalità determinante e che, occupando le forze di difesa della persona, possa liberare l’intenzione stessa della loro pressione. A volte le autolesioni, le cadute, gli incidenti, possono anche essere delle autopunizioni. Quando si vede che è possibile nascondere l’infierire contro la propria integrità e la propria vita dietro un’apparente goffaggine e insufficienza motoria, si può tranquillamente trasferire lo stesso criterio a quegli sbagli che mettono seriamente a repentaglio la vita e la salute altrui. - Freud si occupò di risolvere una situazione matrimoniale in cui il marito voleva divorziare ma non lo faceva perché amava i suoi figli e non voleva separarsi da loro. – un giorno giocando con uno di loro, lo lancia per sbaglio vicino a un lampadario a gas. -> ciò fa comprendere la motivazione inconscia, per cui se suo figlio fosse morto, lui avrebbe potuto divorziare dalla moglie. – questo perché nei ricordi del padre vi era: la morte di un fratellino, attribuita dalla madre alla negligenza del padre, che aveva portato violente discussioni tra i genitori, con minacce di divorzio. Stàrcke ha fornito un esempio del fatto che gli scrittori non esitano a sostituire la sbadataggine all’azione intenzionale, facendone così la fonte delle conseguenze più gravi. Capitolo 9 – azioni sintomatiche e casuali Gli altri casi citati prima, in cui vi è l’esecuzione di un’intenzione inconscia, le sbadataggini assumevano la forma di perturbazioni di altri atti intenzionali e si nascondevano sotto il pretesto della inettitudine. Le “azioni casuali” di cui parleremo ora, si distinguono dalle “sbadataggini” solo per il fatto che non vi è un appoggio ad un’intenzione cosciente, ossia non ne approfittano di alcun pretesto. Sono delle azioni che si eseguono “senza ripromettersi nulla da esse”, solo “per puro caso”, “tanto per far qualcosa”. Questi atti, che non possono più approfittare della scusante della mancanza di abilità, devono adempiere a determinate condizioni: devono essere non appariscenti e i loro effetti devono essere irrilevanti. 11 Dopo diverse osservazioni, Freud è giunto alla conclusione che queste azioni meriterebbero piuttosto il nome di azioni sintomatiche. Esse esprimono qualcosa che la persona stessa che li compie non sospetta in esse, e che di solito non intende comunicare ma tenere per sé. Insomma esse hanno la parte di sintomi. La più ricca raccolta di simili azioni casuali o sintomatiche la si raccoglie certamente durante il trattamento psicoanalitico dei nevrotici. Si nota con quale sottigliezza questi fatti banali sono determinati da pensieri consci. -> il confine tra azioni sintomatiche e sbadataggini è veramente sottile. 1. Una donna narra come pensiero improvviso durante la seduta che il giorno prima nel tagliarsi le unghie si è ferita l’anulare della mano sinistra. – l’anulare è il dito della fede di matrimonio e questo fatto è avvenuto proprio il giorno dell’anniversario del suo matrimonio. – ha narrato poi di un sogno effettuato che allude alla poca abilità del marito e all’insensibilità di lei come donna. -> quando era giovane simpatizzava un medico che scherzosamente viene chiamato “dottore della mancina”. Si potrebbero raggruppare le azioni casuali e sintomatiche, così frequenti, in base al fatto che esse si producono o abitualmente, o regolarmente in determinate situazioni, o sporadicamente: - Azioni abituali = come il giocherellare con la catenina dell’orologio, il lisciarsi la barba – che quasi possono considerarsi caratteristiche delle persone in oggetto, presentano affinità con i vari tic nervosi e meritano di essere discusse in relazione ai tic. - Azioni regolari in determinate situazioni = come il giocare col bastone che si ha in mano, lo scarabocchiare con la matita che si ha tra le dita, il far tintinnare le monete che si tengono in tasca, l’impastare la mollica o un’altra materia plastica, il tormentare l’abito che si indossa, e così via. Di solito la persona in questione non si accorge di fare quelle cose o di aver apportato delle varianti al suo modo abituale di baloccarsi, così come non vede e non sente gli effetti di queste azioni. – per esempio non sente il rumore prodotto dal tintinnio delle monete e si mostra sorpresa o incredula quando glielo si fa notare. – ogni cambiamento nel modo abituale di vestirsi, ogni piccola trascuratezza (come per esempio un bottone non allacciato), ogni traccia di denudamento vuol significare qualcosa che il soggetto non intende dire direttamente e perlopiù non sa nemmeno di dire. Le interpretazioni di queste piccole azioni casuali, come anche le prove per queste interpretazioni, risultano ogni volta con sufficiente sicurezza dalle circostanze o situazioni che accompagnano la seduta, dall’argomento che si sta trattando e dalle idee che si presentano spontanee quando si attiri l’attenzione sull’apparente casualità. Freud mostra come possa essere stretto il nesso che lega un’azione simbolica eseguita per abitudine alle cose più intime e importanti della vita di una persona sana. Le azioni sintomatiche sono molto importanti. - Una paziente si lamenta e nel frattempo mette in pila delle monete che per sbaglio fa cadere. -> il genero gli aveva fatto spendere un sacco di soldi. - Un cameriere dice a Freud che a causa della guerra un piatto andava pagato 10 monete in più. – Freud disse che doveva essere informato di ciò sul menù e il cameriere rispose che si sarà trattata di una distrazione nel mancare di scrivere quell’informazione. – Freud pagò e il cameriere fece cadere proprio quelle 10 monete, allora Freud si convinse. – il cameriere si andò ad informare e si era confuso con un altro piatto. Molte delle azioni sintomatiche si possono notare osservando i propri simili mangiare. - Cena tra coniugi. – la moglie soffre di stomaco e deve seguire una dieta molto severa. – il marito chiede a lei di andargli a prendere la senape per il suo piatto di arrosto (che a lei era proibito). – lei andò in dispensa e al posto di prendere la senape, gli portò le gocce per lo stomaco che erano state prescritte a lei. – la signora se ne accorse solo dopo esserne stata avvertita dal marito che rideva. - Mentre il dottor Dattner stava pranzando con un collega, quest’ultimo gli stava raccontando del suo lavoro prima di laurearsi come segretario dell’ambasciatore. – ma quando il ministro fu trasferito, lui non si è presentato al suo successore, perdendo così il lavoro. – nel mentre stava portando alla bocca un pezzo di torta, che però lascia ricadere dal coltello come per goffaggine. -> il dottore rispose “ma allora si lasciò sfuggire un bel boccone!” – ebbene sì in quanto per una sua goffaggine, perse quel posto ben retribuito. Si nota quanto senso possa esserci nei gesti apparentemente non intenzionali del portar via o del prendere qualcosa con sé. - Una donna di servizio ha una torta preferita, che probabilmente lo è perché è l’unica che le esce veramente bene. – una sera la porta ad una cena delle persone per cui lavora, la porta al tavolo ma poi la riporta in cucina distrattamente mettendola sulla pila di piatti da riportare. – il giorno dopo le persone notarono che la torta era intera e che la donna aveva rifiutato la sua parte, della sua torta preferita. -> con questo gesto fa comprendere il suo atteggiamento infantile, che non vuole condividere con nessuno l’oggetto del proprio desiderio, e poi la reazione di dispetto altrettanto infantile: se non me la lasciate tutta, ebbene tenetevela, adesso non ne voglio affatto.” Le azioni casuali e sintomatiche non sono da sottovalutare quando si verificano in ambito matrimoniale. – non è un buon inizio quando una giovane moglie in viaggio di nozze perde l’anello matrimoniale, ma comunque perlopiù l’aveva solo smarrito e presto lo ritrova. - Donna che si ricorda di dover provare l’abito da sposa solo poche ore prima dal matrimonio. -> questo fa comprendere che lei non era molto felice di portare l’abito da sposa e cercava di dimenticare questa penosa rappresentazione. – oggi la donna è divorziata. - Capita spesso che le persone sposate giocherellano con la fede, togliendola e rimettendola, idem accade per le persone a cui viene regalato – la spiegazione è ovvia. Il perdere umano, in un’insospettabile quantità di casi, è azione sintomatica ed è quindi ben accetto almeno un’intenzione nascosta di chi subisce la perdita. – spesso è solo l’espressione del poco valore annesso all’oggetto perduto o della segreta antipatia verso di esso o verso la persona da cui 12 una volta trovate le diapositive, rischiò più di una volta di romperle. – infine impiegò parecchi giorni prima di imballarle e spedirle, perché se lo proponeva ogni giorno e ogni giorno sempre se ne dimenticava. La tendenza perturbatrice inconscia può raggiungere il suo scopo anche mediante ripetizione ostinata dello stesso tipo di atto mancato. Otto Rank si è occupato di studiare le relazioni che intercorrono tra atto mancato e sogno, ma queste relazioni non si possono studiare senza un’approfondita analisi del sogno che si ricollega all’atto mancato. -> infatti avviene non di rado che il sogno rimedi a un atto mancato, a una perdita o a uno smarrimento, in quanto veniamo a sapere nel sogno dove l’oggetto smarrito si trova; questo non ha per nulla carattere occulto finché il sognatore e la persona che ha smarrito sono lo stesso individuo. La combinazione degli atti mancati fa comprendere che l’atto mancato non sia qualcosa di casuale e richiede di un’interpretazione. – ci deve anche colpire il fatto che in questi esempi il proposito cosciente fallisca completamente nel prevenire l’effetto dell’atto mancato; questo fa comprendere che se gli viene chiusa una strada, l’inconscio troverà un’altra via d’uscita. Capitolo 12 – determinismo, credenza nel caso e superstizione, punti di vista Certe insufficienze delle nostre prestazioni psichiche — il cui carattere comune sarà qui sotto meglio stabilito — e certe azioni che appaiono non intenzionali, risultano, se si applica loro il metodo dell'indagine psicoanalitica, come ben motivate e determinate da motivi ignoti alla coscienza. Per essere assegnato alla classe di fenomeni compresi in tale spiegazione, un atto mancato psichico deve soddisfare alle seguenti condizioni: a) Non deve eccedere una certa misura che viene stabilita dal nostro apprezzamento e designata con l'espressione: "entro l'ambito della normalità". b) Deve avere carattere di perturbazione momentanea e temporanea. Dobbiamo aver eseguito prima lo stesso atto con maggior precisione o ritenerci in grado di compierlo meglio in qualunque momento. Se altri ci corregge, dobbiamo riconoscere immediatamente giusta la correzione e sbagliato il nostro processo psichico. c) Se mai percepiamo l'atto mancato, non dobbiamo sentire in noi nulla di una sua motivazione, ma dobbiamo essere tentati di spiegarlo con la "disattenzione" o di ascriverlo al "caso". Rimangono quindi in questo gruppo i casi di dimenticanza (Vergessen), gli errori nonostante migliore conoscenza, i lapsus verbali (Versprechen), di lettura (Verlesen) e di scrittura (Verschreiben), le sbadataggini (Vergreifen) e le cosiddette azioni casuali. A. Se noi non riteniamo spiegabili tramite idee finalizzate una parte delle nostre prestazioni psichiche, noi misconosciamo l'ampiezza della determinazione nella vita psichica. È impossibile comporre intenzionalmente e arbitrariamente un qualcosa che sia privo di senso. Da parecchio tempo so anche che non si riesce a farsi venire in mente un numero a piacere, così come, per esempio, un nome. Se si esamina il numero in apparenza formato arbitrariamente, magari di molte cifre e pronunciato come per scherzo o per gioco, esso risulta rigorosamente determinato, in modo che non si sarebbe ritenuto possibile. - Nel momento in cui Freud si trova a scegliere il nome per il caso clinico di Dora per la pubblicazione, Dora è stato il primo nome che gli è venuto in mente, dovendo escludere il nome vero della persona, dei suoi familiari e i nomi di donna che suonano particolarmente strani. – ma perché? La prima cosa che gli viene in mente è la bambinaia della sorella. – successivamente gli venne in mente un fatto della sera precedente: a casa avevano ricevuto una lettera per Rosa W., questo perché la presunta Dora in verità si chiamava Rosa, ed era stata costretta a trovare un altro nome perché sua sorella sentendo chiamare “Rosa” avrebbe potuto ritenersi chiamata lei stessa. -> Quando poi il giorno seguente stava cercando un nome per una persona che non poteva conservare il proprio, non gli venne in mente altro che "Dora". Esempio dei numeri fornito da Alfred Adler di un suo conoscente “sano”: - La sera prima il ragazzo ha letto psicopatologia della vita quotidiana di Freud, per cui decide di sperimentare il fattore dei numeri. – gli viene in mente il numero 1734. – gli si accavallarono queste associazioni 1734:17=102 e 102:17=6. – poi divide il numero in 17 e 34. -> 34 è l’anno che lui considera l’ultimo della gioventù e 17 è l’anno in cui cominciò per lui un periodo molto bello del suo sviluppo. Suddivide la sua vita in periodi di 17 anni. – le divisioni si riferiscono a dei volumi di libri che rappresentavano il suo stato d’animo del momento. Anche la scelta dei cosiddetti “numeri preferiti” non è senza rapporti con la vita della persona e non manca di un certo interesse psicologico. - Numeri preferiti di x sono 17 e 19. -> 17 è l’anno in cui ottiene la sua sospirata libertà accademica con l’iscrizione all’università, e a 19 anni ha fatto il suo primo viaggio e poco dopo la sua prima scoperta scientifica. – la fissazione con questi numeri avvenne più tardi quando acquistarono significato per la sua vita amorosa. - X ha l’abitudine di dire “questo te l’ho detto dalle 17 alle 36 volte”. -> lui è nato un 27 e il fratello minore un 26, e il destino gli ha tolto gran parte dei suoi beni per questo fratello minore. -> questa parzialità del destino egli la rappresentava levando 10 dalla data della propria nascita e aggiungendo questo 10 alla data del fratello. - Ad un paziente viene in mente il numero 426718 -> prima associazione: il motto “se un raffreddore viene curato dal medico dura 42 giorni, se non lo si cura, dura… 6 settimane”. – notiamo che ci sono tutti i primi numeri tranne il 3 e il 5. -> erano in 7 fratelli e al 3 corrisponde nella serie dei nati la sorella e al 5 il fratello, questi erano i suoi nemici. – 1 e 8, perché se il padre fosse rimasto vivo ora sarebbero in otto fratelli. -> L'intero numero in realtà corrispondeva all'adempimento dei suoi due desideri infantili nei riguardi della cerchia familiare, i due fratelli cattivi dovevano morire, e un fratellino doveva nascere dopo di lui; oppure ridotto all'espressione più breve: "Magari fossero morti quei due invece del caro babbo." 15 - Figlio chiede alla madre un numero: 79 – prima associazione: cappellino visto il giorno prima che costava 158 -> 158:2= 79. Il cappellino era troppo caro e ha pensato che se fosse costato la metà l’avrebbe preso. – ma ciò presuppone che la madre ci abbia pensato, ma non è stato cosi. -> il figlio risponde che può essersi occupata del cappellino in sogno. Stessa cosa accade con le parole dette a caso o che assillano la nostra mente. B. Anche nelle decisioni che si ritengono poco importanti e prese senza una motivazione, si può ritrovare una motivazione nell’inconscio. C. Dato che al pensiero cosciente debba sfuggire la conoscenza della motivazione degli atti mancati, sarebbe desiderabile trovare una dimostrazione psicologica dell’esistenza di questa motivazione. – si possono effettivamente riscontrare in due diverse sfere alcuni fenomeni che sembrano corrispondere a una conoscenza inconscia e spostata da una motivazione: a) È un tratto singolare e generalmente notato nel comportamento dei paranoici quello di attribuire la massima importanza ai piccoli particolari del comportamento altrui che noi solitamente trascuriamo, di interpretarli e di prenderli come punto di partenza per conclusioni assai estese. – il paranoico in un certo senso ha ragione, egli vede qualcosa che sfugge alla persona normale, ma lo spostamento sugli altri dello stato di cose così riconosciuto toglie valore alla sua conoscenza. b) Un altro riferimento alla conoscenza inconscia e spostata della motivazione negli atti mancati e casuali si trova nel fenomeno della superstizione. – il superstizioso proietta all’esterno una motivazione ed interpreta il caso per mezzo di un evento. – Freud nota la differenza tra lui e il superstizioso: il superstizioso proietta all’esterno una motivazione che lui cerca nell’intimo; il superstizioso interpreta il caso per mezzo di un evento, e lui invece lo fa risalire ad un pensiero. Ma quel che per il superstizioso è occulto corrisponde a ciò che per Freud è inconscio, e la convinzione a non ammettere il caso come caso, ma di volerlo interpretare, è comune a entrambi. Freud sostiene che questa ignoranza cosciente e conoscenza inconscia della motivazione delle casualità psichiche sia una delle radici psichiche della superstizione. – poiché il superstizioso non sa nulla della motivazione delle proprie azioni casuali, tende a spostare verso il mondo esterno la motivazione di esse. – e così crede funzionino anche la concezione mitologica del mondo e le religioni, crede che sia psicologia proiettata sul mondo esterno. -> la conoscenza di fattori e rapporti psichici inerenti all’inconscio si rispecchia nella costruzione di una realtà sovrasensibile, che la scienza deve ritrasformare in psicologia dell’inconscio. La superstizione è in gran parte attesa di disgrazie, e chi spesso ha augurato del male agli altri, ma ha rimosso nell'inconscio questi desideri perché educato alla bontà, facilmente si aspetterà la punizione per tale malvagità inconscia, come disgrazia che lo minacci dall'esterno. Anche la concezione dei sogni premonitori è legata ai pensieri inconsci. – tra il sogno e il suo compimento vi sono grandi differenze che la credulità dei sognatori ama trascurare. Anche quando si pensa ad una persona e poi la si incontra è un fatto legato a motivi inconsci, ad esempio si intravede in lontananza quella persona, la si riconosce nell’inconscio, ma non si rende conscio come pensiero, poiché bloccato parzialmente dalla “preparazione del complesso” (quando ad esempio si tratta di persone per cui si ha qualche antipatia). Alla categoria del miracoloso e del perturbante appartiene anche quella particolare sensazione che si ha in certi momenti e in certe situazioni, di avere già vissuto una volta proprio quella esperienza. – si tratta del “déja vu” (già visto). – Freud ritiene che si sia nel torto definendo una illusione la sensazione di qualcosa di già vissuto una volta. -> È vero invece che in quei momenti effettivamente viene toccato qualcosa che si è già vissuto una volta, soltanto che questo qualcosa non può essere ricordato coscientemente perché cosciente non è mai stato. Detto in breve, l'impressione del "già visto" corrisponde al ricordo di una fantasia inconscia. – Esistono fantasie inconsce (0 sogni a occhi aperti), cosi come esistono le analoghe creazioni consce che tutti conoscono per esperienza propria. – il già visto può provenire non solo da sogni a occhi aperti, ma anche da sogni notturni. Nel 1913 Freud ha descritto un fenomeno simile al déja-vu, si tratta del “già raccontato” (déja raconté). – si ha l’illusione di aver già comunicato qualcosa, che è particolarmente interessante durante il trattamento psicoanalitico. – il paziente sostiene la certezza di aver raccontato qualcosa, mentre il medico ha la certezza del contrario e di solito riesce a far rendere conto al paziente del suo errore. -> La spiegazione di questo interessante atto mancato è data dal fatto che il paziente ha avuto l'impulso e il proponimento di fare quella tale comunicazione, trascurando però di mandarla ad effetto, e che ora egli considera il ricordo del proponimento come sostituto della sua esecuzione. Un simile stato di cose, e verosimilmente anche un meccanismo identico, si riscontra in quelli che Ferenczi chiama "atti mancati presunti". Si crede di avere dimenticato, smarrito, perso qualche cosa, un oggetto, e ci si può rendere conto poi di non avere fatto nulla del genere e che tutto è in ordine. - Una paziente per esempio ritorna nella stanza del medico per voler riprendersi l'ombrello che ha dimenticato, ma il medico le fa notare che essa... lo tiene in mano. Esisteva dunque l’impulso a questo atto mancato e tale impulso bastò a sostituirne l’esecuzione. Non deve meravigliare che non si riesca tutte le volte a trovare il senso riposto dell'azione sintomatica, perché l'intensità delle resistenze interiori che si oppongono alla soluzione va tenuta in conto quale fattore decisivo. Allo stesso modo non c'è la possibilità d'interpretare ogni singolo sogno proprio o dei pazienti. – Il sogno che si mostra refrattario al tentativo di risolverlo il giorno seguente, spesso si lascia strappare il proprio segreto una settimana o un mese più tardi, quando nel frattempo si sia verificato un cambiamento reale, riducendo le valenze psichiche in conflitto. Lo stesso vale per la soluzione degli atti mancati e sintomatici. 1. Di quale contenuto e di quale provenienza sono i pensieri e gli impulsi che si manifestano negli atti mancati e sintomatici? - In una serie di casi l’origine dei pensieri perturbatori può essere trovata in moti repressi della vita psichica. Sentimenti e impulsi egoistici, gelosi, ostili, sui quali preme il peso dell'educazione morale. L'acquiescenza a questi atti mancati e casuali corrisponde in buona parte a comoda tolleranza di ciò che è immorale. 2. Quali sono le condizioni perché un pensiero o un impulso sia obbligato e messo in grado di servirsi di tali azioni come mezzo di espressione? 16 - La tendenza a passar sopra una cosa in quanto richiederebbe troppo tempo, oppure la considerazione che il pensiero in questione non abbia vera attinenza con la cosa che s'intende fare. Non si può in questo modo acquistare alcuna comprensione sulla natura generale del condizionamento degli atti mancati e casuali. Queste ricerche ci procurano un solo dato importante: quanto più è innocua la motivazione dell'atto mancato, quanto meno scandaloso e quindi meno inammissibile alla coscienza è il pensiero che in esso giunge a espressione, tanto più facile diventa la risoluzione del fenomeno quando gli si rivolge l'attenzione; i casi più lievi di lapsus verbali vengono notati immediatamente e corretti spontaneamente. Là invece dove si tratta di una motivazione da parte di impulsi veramente rimossi, occorre per la soluzione un'analisi accurata, che può temporaneamente urtare contro difficoltà o fallire. 3. Si possono dimostrare relazioni costanti e univoche tra il tipo di atto mancato e le qualità di quel che l’atto mancato esprime? Il meccanismo è equiparabile a quello dei sogni. -> Da questa coincidenza va tratta una conclusione importante: quel particolare modo di funzionare di cui riconosciamo il prodotto più cospicuo nel contenuto del sogno non deve essere ascritto allo stato di sonno della vita psichica, perché negli atti mancati possediamo abbondanti testimonianze della sua attività anche durante la veglia. La stessa connessione ci vieta anche di ritenere che questi processi psichici, per noi apparentemente strani e anormali, siano condizionati da una profonda disgregazione dell'attività mentale o da stati morbosi della funzione. Possono inoltre essere equiparati ai meccanismi delle psiconevrosi. -> Equiparandoli alle prestazioni delle psiconevrosi, ai sintomi nevrotici, diamo un senso e una base a due affermazioni che ricorrono di frequente, cioè che non esiste un confine netto fra normalità e anormalità nervosa, e che siamo tutti un po' nervosi. Il carattere comune sia ai casi più lievi sia ai casi più gravi, e di cui partecipano anche gli atti mancati e casuali, sta però nella riconducibilità dei fenomeni a un materiale psichico incompiutamente represso, il quale, respinto dalla coscienza, tuttavia non è stato interamente derubato della capacità di esprimersi. 17
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