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Riassunto - Storia Moderna - Il Ronzino del Vescovo: una Fonte Notarile, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto per il corso di Storia Moderna riguardante il Ronzino del Vescovo: una Fonte Notarile

Tipologia: Sintesi del corso

2011/2012

Caricato il 18/05/2012

medea91
medea91 🇮🇹

4.4

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Scarica Riassunto - Storia Moderna - Il Ronzino del Vescovo: una Fonte Notarile e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! PRIMA LEZIONE DI METODO STORICO IL RONZINO DEL VESCOVO: UNA FONTE NOTARILE Nel 1211 il vescovo di Ivrea è in lite con un suo dipendente, Bongiovanni di Albiano per le prestazioni a cui quest'ultimo è obbligato in cambio delle terre che tiene in feudo dalla Chiesa. Gli atti della causa sono conservati nell'Archivio vescovile d'Ivrea anche se ne esiste una trascrizione di uno storico del 1900, in cui però risultano diversi errori. È opportuno perciò riferirsi ai documenti originali. Si tratta in sostanza di documenti che fanno riferimento a vicende di vita quotidiana e quindi molto preziosi perché fanno capire il funzionamento della società medievale. Gli atti dei litigi inoltre documentavano controversie che obbligavano le parti a definire e argomentare le loro posizioni, spingevano i giudici a formulare molte e precise domande. In questo modo si possono conoscere molti aspetti della società dell'epoca. Soprattutto lo studioso deve essere in grado di interrogare il documento nella sua lingua originale. In questo documento è ben chiara la stessa ragion d'essere della società feudale: la Chiesa possedeva molti territori e li dava in feudo ai contadini che li utilizzavano. In cambio questi dovevano servizi e tasse alla Chiesa. I vassalli invece erano nobili che gli ecclesiastici trattavano differentemente per averne l'appoggio militare. Un'altra differenza visibile era nei cavalli: i contadini avevano ronzini, cavalli più economici per portare pesi e persone, mentre i vassalli usavano cavalli da guerra molto costosi. Il processo verte su questo punto: Bongiovanni afferma di essere nobile e quindi di non essere obbligato al ronzinaggio, mentre il vescovo è di parere contrario. Dato che era molto difficile ai tempi stabilire chi avesse ragione si dovette far ricorso ai testimoni. Questo perché all'epoca molte tradizioni e abitudini si basavano ancora sull'oralità e in mancanza di documenti non era sempre facile accertare la verità. Proprio le testimonianze rendono interessante il documento perché si tratta di racconti in prima persona, anche se mediati dalla traduzione dal volgare al latino. Si tratta in questo caso di persone di una certa età alle quali viene chiesto di portare prove orali relative alla nobiltà o meno dei protagonisti della lite, ovvero di saper dire se li hanno visti fare servizi di ronzinaggio e pagare tasse. In sostanza vennero redatti diversi documenti, quattro in tutto, con i quali dapprima si dette ragione al vescovo, poi al querelante, infine di nuovo al vescovo. Ma l'importanza di questo documento è altra: oltre alla già citata voce di persone reali dell'epoca, esso dimostra che in quel periodo essere nobili non era una condizione giuridica indiscutibile, ma che essa era vincolata a condizioni materiali. Altro aspetto è relativo alle dichiarazioni dei testimoni e ai giuramenti che erano spesso i soli mezzi di prova, così che cominciò a diffondersi l'uso della documentazione scritta. Per finire l'esito della lite dimostra che in un sistema in cui era difficile dimostrare senza dubbi chi avesse ragione, risultava più utile arrivare a un accordo, anche non dichiarato, che soddisfacesse entrambe le parti piuttosto che distribuire equamente il torto o la ragione. 1 STORIE DI FANTASMI , PROGETTI DI CROCIATA : UNA FONTE EPISTOLARE lettere del Cinquecento Scrivere lettere è un pratica sociale che ha coinvolto persone delle più disparate condizioni sociali e culturali per millenni sino all'avvento delle email e degli sms. Il dilatarsi degli spazi europei alla fine del Medioevo costringeva a trovare nuove forme di contatto, come quella epistolare, garantito da un efficiente servizio di posta reso necessario anche da una più complessa struttura statale. Nel 500 il servizio di corrieri si infittì ulteriormente e la diffusione della carta facilitò l'aumento della comunicazione epistolare. Le lettere spesso erano “corali”, scritte da più mittenti e con più destinatari. Inoltre si diffuse una nuova tipologia di libro: la raccolta epistolare, la quale a sua volta favorì la formalizzazione retorica del genere. Si trattava in sostanza di strumenti di comunicazione fondamentali in primo luogo per la pratica mercantile; i mercanti infatti viaggiavano molto e in questo modo portavano, attraverso le lettere, notizie anche di mondi lontani. Queste notizie finivano per girare, essere riscritte, copiate e per circolare in tutta Europa. Le lettere avevano allora la funzione che più tardi avrebbe avuto la stampa. Nacquero le raccolte di copie di lettere che raccoglievano le notizie più interessanti e curiose. Il ritrovamento della prima lettera L'autrice ritrovò questa lettera in un testo conservato nella British Library, un catalogo a stampa dei libri italiani pubblicati tra il 1465 e il 1600. la lettera si intitolava: Littera de le maravigliose battaglie apparse in Bergamasca di Bartolomeo da Villa Chiara, stampato a Roma nel 1517 e raccontava di una battaglia infernale e rumorosa avvenuta a Verdello tra eserciti di spettri usciti dal bosco, capitanati da un malefico re e spariti nel nulla dopo mezz'ora di combattimenti. Bartolomeo da Villa Chiara è effettivamente esistito, ne parla Marin Sanudo nei suoi Diarii nei quali cita anche testimonianze relative a queste visioni. Un altro scritto di Antonio Verdello da Brescia racconta lo stesso fatto in una lettera che ha il taglio del reportage nel quale lo scrittore racconta di aver indagato sulla vicenda e di non averne tratto nulla di certo. Inoltre tutti i personaggi e i luoghi erano reali. Quindi tre scritti che citavano lo stesso episodio del quale non vi era traccia certa: se ne trova notizia nel repertorio : Types of the folktale : a classification and bibliography di Antti Aarne e Stith Thompson. Si tratta in sostanza del mito dell'esercito furioso, una credenza di origine germanica diffusa in buona parte d'Europa secondo la quale i morti di morte violenta e prematura, soprattutto i guerrieri morti in battaglia, erano destinati a vagare per l'aria o sul luogo dove avevano trovato la morte. Un mito capace di imprimersi a fondo nella mente umana. Queste vicende divennero famose in tutta Europa grazie alla circolazione delle lettere. Il pontefice Leone X si convinse che si trattava di un segnale dell'invasione ottomana, poiché quella temeva. Guicciardini, governatore pontificio di Reggio Emilia, volle leggerci un segnale di una futura invasione straniera dello Stato di Milano. In sostanza i piani della tradizione folkloristica , della cultura “alta” e della propaganda politica si sovrapponevano, raccontandoci molto della vita culturale e politica italiana del periodo di passaggio tra Medioevo e età moderna. 2 questo modo di pensare il rapporto tra famiglie nobili e storia ha dominato sino all'Illuminismo. Per questa ragione gli Este necessitavano di dimostrare l'antichità del loro nome a causa di una disputa con i Medici. Un altro dato importante fornito da questa iscrizione è la dimostrazione della nascente esigenza di scrivere e documentare la realtà storica che fino a quel momento era affidata alla narrazione orale con tutti gli equivoci a cui questa può esporre. Da allora in poi non si sarebbero più potute accampare genealogie senza appoggiarsi ripetutamente a qualcosa di scritto. Questi documenti sono senz'altro meno tendenziosi e opinabili delle rievocazioni narrative, tanto che lo storico Momigliano le ha divise in fonti originali (dichiarazioni di testimoni oculari, documenti o resti materiali) e fonti derivate (storici o cronisti che riferiscono o discutono fatti ai quali non hanno assistito). L'OMICIDIO FUNESTO DEL PRINCIPE SAVELLI : UNA FONTE CRONACHISTICA Nella prima metà dell'800 in Europa erano in voga libri che raccontavano di storie di giustizia, di crimini efferati e di atroci supplizi che si spacciavano come storie vere avvenuta a Roma tra il 550 e il 700. La storia presa in esame è la Relazione dell'omicidio funesto seguito in Persona del principe Savelli nella Terra dell'Ariccia l'Anno 1536 Nel pontificato di Paolo III. Si tratta di un documento in forma di cronaca che racconta la storia di un principe invaghitosi di una bella ragazza promessa sposa. Il futuro sposo uccide il principe e poi fugge, mentre la giovane verrà arrestata e torturata. In una prima versione essa viene salvata da Margherita d'Austria che la prende come damigella. Secondo Stendhal, che aveva raccolto molte di queste “relazioni”, si trattava di storie vere che testimoniavano un 'Italia autentica e mitica del Rinascimento. Presso la Biblioteca Angelica di Roma però si trova una relazione pubblicata nel 1752 praticamente identica a parte il particolare che il padre del principe finì in un manicomio. Un'ulteriore versione pubblicata nel 1796 racconta la stessa storia. Andando a controllare e verificare i vari aspetti della narrazione si possono accertare alcuni fatti: quasi mai è possibile sapere i nomi dei protagonisti e in alcuni casi nemmeno i cognomi. La relazione trascritta da Lucidi nel 1796 sembra essere la più antica: in essa è presente un io narrante che collocherebbe l'originale tra il 1605 e il 1661. Il padre del principe in manicomio è un particolare senz'altro falso poiché questo era un luogo in cui solo i poveri e i mendicanti venivano rinchiusi. Del resto però l'internamento in manicomio era invece un vero e proprio topos letterario dell'epoca. Per finire Margherita d'Austria all'epoca dei fatti era troppo giovane e troppo lontana e nel suo testamento non risulta il nome di nessuna Giovanna Santi ( questo il nome attribuito alla promessa sposa) tra le sue dipendenti. Vi sono insomma troppi fatti discordanti perché la storia sia presa per vera. Sembra molto più probabile che essa sia stata inventata su un modello predefinito. Addirittura è possibile rintracciarvi numerose tra le funzioni di Propp. Cosa testimonia allora questo documento? Essa si presenta come una narrazione su tematiche stereotipate tipiche del Cinquecento e che divenne letteratura di largo consumo tra il Sei e il Settecento: storie scabrose composte da autori non ben identificati, a metà tra informazione e pettegolezzo. Una testimonianza dunque non di un delitto, ma di un'adesione a precisi stereotipi e modelli culturali che ne tradivano un intendo almeno formalmente di carattere pedagogico e moralistico. 5 FARE UN MONUMENTO DI SE STESSO: UNA FONTE ORATORIA Francesco Crispi nacque nel 1819 in Sicilia da famiglia di origine albanese. Schieratosi tra i democratici, svolse un ruolo di primo piano nella rivoluzione siciliana del 1848. poi si recò in Piemonte e si legò a Mazzini e al movimento repubblicano. Nel 1860 fu l'uomo-chiave del movimento garibaldino. A unificazione compiuta accettò la monarchia e fu uno dei leader del partito della sinistra; quando questa andò al potere nel 1876 fu presidente della Camera e poi ministro dell'interno sotto il governo Depretis. Col discorso il politico vuole presentare se stesso a un certo pubblico, vuole giustificare, convincere, costruire una propria immagine, ottenere dei risultati. Primo discorso: 13 novembre 1881 Crispi si presenta come a cavallo tra passato e presente, uomo di partito, ma anche della nazione, celebrando i propri successi e le proprie sconfitte. Si auspica una riforma elettorale ispirata ai principi della democrazia. La sinistra di Crispi contava molto sulla legge Coppino e sull'alfabetizzazione popolare che avrebbe consentito l'aumento del numero degli elettori. Crispi accusa Depretis di trasformismo, si augura di non trovare convergenze centriste tra i partiti e denuncia il pericolo di un sistema basato sullo scambio di favori elettorali. C. tiene molto a presentarsi come colui che meglio degli altri ha previsto e indirizzato il percorso che portava alla democrazia. In una lettera aperta a Mazzini però, sostiene la necessità di una scelta monarchica come piattaforma costituzionale. Egli utilizzò il capitale simbolico del suo passato per presentarsi da protagonista sullo scenario italiano dei primi anni 80. In questo modo ritualizzava e monumentalizzava il Risorgimento secondo le proprie necessità. In questo modo però non è più il passato a ispirare il presente, ma è il presente che strumentalizza il passato. Intanto al potere la destra di Cavour era più preoccupata di rassicurare i conservatori che non fosse in atto una rivoluzione. E però essi stessi non potevano chiamarsi conservatori. Crispi era ben cosciente di questo problema di legittimità e ne approfittava per mostrare il proprio partito come quello che aveva imposto la soluzione nazionale- unitaria, cercando sempre di far coincidere la coerenza del percorso della nazione con quella del suo partito e con la sua personale. Intanto però criticava il basso profilo di Depretis e, quando gli fu necessario, tornò a parlare di Rivoluzione, di identità nazionale e sottolineò l'identità culturale e storica degli italiani identificandola con la storia di casa Savoia (!!!) L'UOMO COL DITO PUNTATO : UNA FONTE ICONOGRAFICA La storia della fonte è il primo passo per poterla usare a fini storici. In questo caso parliamo dell'immagine dello zio Sam col dito puntato verso l'osservatore. L'immagine risale al 1917 ed era un appello all'arruolamento : si tratta di un inedito uso dei mezzi di comunicazione di massa in funzione della mobilitazione, della propaganda e dell'organizzazione del consenso. Tre anni prima in GB era stata usata la stessa immagine raffigurante Lord Kitchener (spietato protagonista della guerra anglo-boera). L'importanza di questa immagine inglese sta nel fatto che essa è stata la prima ad applicare uno schema del genere che 6 poi venne usato anche per pubblicizzare diversi prodotti. Un aspetto tipico della società novecentesca in via di massificazione infatti è stato quello dell'adozione di un linguaggio comune da parte della pubblicità e della propaganda di guerra. Le immagini di questo genere hanno caratteristiche comunicative che le rendono particolarmente efficaci: un uomo il cui sguardo si prolunga in direzione dello spettatore grazie al gesto di un braccio teso in avanti e di un indice puntato. Uno schema che corrisponde a un dispositivo di puntamento, quasi. L'immagine tende a colpire personalmente perché sembra essere rivolta proprio all'osservatore, interpellandolo personalmente. Colpire lo spettatore, catturare la sua attenzione, raggiungere il bersaglio: tutte metafore di caccia e di guerra. Soprattutto la speciale aggressività visiva cerca di imporsi nonostante la confusione della grande città crei indifferenza e mancanza di attenzione. Al contrario dei futuristi, alcuni sociologi e antropologi scorgevano nella massificazione i segni di una degenerazione dagli esiti disastrosi. Questi manifesti che letteralmente rincorrevano i passanti dai muri delle vie contribuivano a determinare questo ambiente e ne vincevano l'effetto di stordimento superando le barriere di autodifesa dei soggetti colpiti. Numerosi intellettuali si concentrarono sugli effetti della modernità nei processi percettivi e mentali : bombardamento di messaggi, frenesie percettive, stimolazioni sensoriali continue rendevano i soggetti più “permeabili” a determinati messaggi. Non è un caso che la nascita di questa società e la prima guerra mondiale coincidano. Alcune testimonianze inoltre affermavano – soprattutto nell'immagine inglese – di sentirsi quasi inseguiti e spiati. In alcune versioni di questi manifesti il puntamento del dito veniva sostituito addirittura da un'arma e in effetti l'associazione tra intimazione pubblicitaria e puntamento di un'arma era già comparsa in precedenza. Uno dei fattori importanti per la riuscita di questi manifesti è anche il fattore della frontalità, che veniva sempre utilizzato sia che il manifesto richiamasse all'arruolamento, sia che il dispositivo di puntamento fosse una macchina fotografica da pubblicizzare. La catastrofe implicita nella modernità e che ha come causa/effetto – tra le altre – questi manifesti, non è solo quella della morte su scala industriale sui campi di battaglia, ma anche quella del dominio totalitario ottenuto grazie al controllo dell'immaginario, e più precisamente grazie al controllo dei mezzi di comunicazione di massa. (vedi Orwell). CARA KITTY : UNA FONTE DIARISTICA Robert Faurisson è un professore francese negazionista, che a causa di queste sue convinzioni, tempo fa mise in dubbio persino l'esistenza di Anne Frank e quindi la veridicità del suo diario. A questo scopo si incontrò col padre Otto Frank il quale ammise di aver “risistemato” le parti dei diari ritrovati per poterle pubblicare. Il professore francese ne approfittò per affermare di avere ragione. In questo caso fu allora deciso di comprovare l'autenticità dei diari grazie a una perizia forenze e di approntare un'edizione critica integrale da parte dell'Istituto per la documentazione bellica dei Paesi Bassi. Da una vicenda incresciosa come questa, nacque allora qualcosa di buono. In sostanza il libro dato alle stampe in precedenza era stato effettivamente piuttosto manipolato e non poteva che essere così: Anne Frank infatti aveva scritto una prima parte dei diari (erano più di uno) e poi aveva cominciato a riscriverne le parti più vecchie e contemporaneamente a tenerne uno nuovo, quando 7 Le ragioni del successo di Wikipedia sono di natura tecnica, politica, culturale e psicologica. 1)ragioni tecniche: Da un punto di vista tecnico – forse quello decisivo – una relazione tanto misteriosa quanto certa intercorre tra l'algoritmo segreto di Google e le pagine di Wikipedia. Si sa poco al riguardo, ma un dato è sicuro: qualunque parola si clicchi sul motore di ricerca Google uno dei primissimi risultati rinvia a Wikipedia in meno di un secondo. Senza questa virtuosa interdipendenza il successo di Wikipedia non sarebbe stato altrettanto rapido e spettacolare. In ogni caso si tratta di un'interdipendenza dalle conseguenze molto serie: perché così si tollera – senza averne neppure la consapevolezza – che la gerarchia delle informazioni e del sapere non sia fissata da un giudizio critico, ma da un algoritmo sconosciuto e all'apparenza risolutivo. 2)ragioni politiche: La dimensione ideologica scelta dai fondatori di Wikipedia allude a un ideale collettivista di ispirazione anarcoide-liberista che si caratterizza per la sua radicalità, oscillando tra populismo e antipolitica applicati al sapere. Tale ideale stabilisce una relazione tra l'impegno individuale e l'ispirazione cooperativa dell'insieme. 3)ragioni culturali: capacità di diffondere una continua e progressiva frammentazione del sapere e delle informazioni, due prerequisiti giudicati funzionali alla formazione di mercati sempre più liberi e aperti alla spesa. Alla base vi è il convincimento che un mercato parcellizzato possa coincidere più facilmente con il valore della democrazia diretta. Inoltre si è affermata l'idea che i saperi specialistici (dei docenti, dei giudici, dei politici, dei medici...) siano finalmente alla portata dei cittadini. Esiste una tale abbondanza di notizie che non interessa più concentrarsi sul processo di ricerca (metodologie delle inchieste, gerarchia delle fonti...) ma è sufficiente accedervi per soddisfare il proprio bisogno. La cultura della conoscenza, un tempo confinata agli esperti, centralizzata e gestita da mediatori, viene ora affidata agli utenti stessi secondo gli ideali e i limiti della democrazia diretta. 4)ragioni psicologiche: Wikipedia avrebbe costituito una risposta all'isolamento personale avvertito in tanti contesti sociali nei paesi industrializzati; rappresenta inoltre un ideale partecipativo di “opera aperta” a cui tutti possono apportare il proprio contributo rispondendo in questo modo a una domanda di partecipazione attiva e di coinvolgimento del cittadino alla vita pubblica su base volontaria. Per un uso critico Wikipedia si fonda su due principi cardine: − il neutral point of view : in cui neutro non è sinonimo di obiettivo, ma di consensuale − il rifiuto esplicito di ricerche originali e teorie nuove che non siano già state pubblicate e validate da altri Si tratta di due principi guida imposti dall'alto e non negoziabili, a riprova di come tutte le professioni di relativismo intellettuale implichino l'accettazione di un dogma iniziale e basilare. L'equivoco di fondo non sta nella pretesa da parte di Wikipedia di considerarsi un'enciclopedia, ma nel fatto di essere ritenuta tale dai suoi utilizzatori, che si basano su un'erronea e fuorviante sovrapposizione dei concetti di informazione e conoscenza. Il primo è un dato, il secondo un processo che implica il concetto di validazione, di responsabilizzazione autoriale e di verificabilità del percorso compiuto. Una delle funzioni principali dell'enciclopedismo è proprio quella di tracciare il perimetro della conoscenza, distinguendo cosa è importante da ciò che non lo è. 10 L'enciclopedia si assume l'onere di fissare gerarchie di qualità all'interno del sapere per renderlo più riconoscibile, e di istituire proporzioni e tassonomie che in Wikipedia scompaiono a favore di un principio di auto-organizzazione puramente quantitativo. In sostanza un progetto intrinsecamente contrario alla filosofia dell'enciclopedia, poiché la conoscenza non consiste soltanto in un sistema di dati più o meno oggettivi, ma si basa sulla costruzione di un processo di saperi plurali che si esprimono attraverso la formulazione di giudizi critici, preferibilmente fondati su ricerche originali, in cui l'imparzialità è un obiettivo a cui tendere, ma che non può certo essere considerato un presupposto. Rispetto all'utilizzo di Wikipedia come fonte nascono quindi tre ordini di problemi: − il primo riguarda l'attendibilità delle informazioni presenti : non perché si pretende che non vi siano errori – peraltro umani – ma perché si palesa la pretesa di fondare un'epistemologia della conoscenza fast-food sul nesso informazione/consumo. − Il secondo problema riguarda il “vandalismo culturale” poiché molte informazioni errate sono inserite volontariamente dagli utenti. Il sistema dell'autocorrezione comunitaria sembra funzionare quando si tratta di articoli di notevole importanza, ma diventa fallace con voci meno significative. Per cercare di ovviare a questi infortuni e per evitare querele, Wikipedia ha stabilito di affidare la revisione delle sole voci dedicate a persone viventi all'esame preventivo di editor selezionati tra i collaboratori più attivi. Tale provvedimento sembra istituzionalizzare la presenza di un'aristocrazia di contributori-funzionari che tendono a trasformarsi anche in controllori e di fatto monopolizzare la gestione delle pagine di Wikipedia. È ciò che sta avvenendo – secondo uno studio del Palo Alto Research Center – a discapito degli utenti occasionali che , seppur esperti della materia, non frequentando assiduamente l'enciclopedia, hanno ormai poche possibilità di vedere pubblicati i propri interventi. Occorre infatti sottolineare che il vandalismo rischia di essere incentivato dalla stessa struttura organizzativa di Wikipedia. Ad esempio nel marzo 2007 l'autorevole rivista New Yorker ha rivelato la vera identità di uno dei più prolifici collaboratori , autore di ben 16.000 voci che millantava titoli e lauree mai posseduti. − Il terzo grande problema di Wikipedia concerne la manipolazione propagandistica delle voci. Si sono rapidamente creati dei gruppi di lavoro organizzati secondo specifici progetti, che vigilano sull'ortodossia e sugli interessi delle voci inserite su Wikipedia. Nei casi più gravi, l'enciclopedia online si è trasformata in un luogo ideale per diffondere la disinformazione di sette, negazionismi e revisionismi vari, grazie all'attività di gruppi di pressione che condizionano segretamente gli articoli. Nel 2007 uno studente statunitense ha messo ha punto un WikiScanner in grado di raccogliere e coordinare milioni di modifiche anonime a partire dall'indirizzo Ip dell'utente. Anche grazie a questo strumento sono stati identificati – ad esempio – gli interventi compiuti dalla Cia sulla voce del presidente iraniano Ahmadinejad, quelli attuati da alcuni deputati del Congresso degli Stati Uniti per migliorare le proprie voci e peggiorare quelle degli avversari, quelli realizzati dal Vaticano o da Scientology. A fronte di questioni tanto delicate è difficile immaginare l'evoluzione futura di Wikipedia; i più pessimisti prevedono un collasso del sistema. Altri invece ritengono che sarebbe opportuno avviare un programma di esame e validazione delle voci, incominciando con le più importanti e consultate, da affidare a un gruppo di esperti. Il programma, che potrebbe essere sostenuto anche da finanziamenti pubblici, darebbe vita a una Wikipedia a due velocità: quella ipercinetica di oggi e quella con voci controllate da specialisti della materia, che potrebbero essere 11 contrassegnate da un simbolo identificativo, inserite a ritmi più lenti, ma con una maggiore qualità e autorevolezza dei contenuti. Larry Sanger – cofondatore di Wikipedia – ha da tempo abbandonato il progetto per creare nel 2006 il progetto Citizendium, proprio con l'intento di creare “la migliore enciclopedia gratuita al mondo” in cui gli articoli vengono redatti, certificati da parte di esperti che – dopo averli vagliati – li rendono immodificabili. L'adozione di tali soluzioni, seppur in parte contrastanti con lo spirito originario di Wikipedia, ne favorirebbero un impiego intelligente e pedagogicamente utile, fondato sulla responsabilizzazione degli autori e sulla distinzione qualitativa delle informazioni. La posta in gioco è alta perché il progetto di Wikipedia è in nome di una battaglia anti- gerarchica e anti-intellettualistica, in favore di una nuova democrazia partecipativa. Ma nel momento in cui è il benevolo algoritmo di Google a stabilire i presupposti e le condizioni per il successo del progetto, non è più vero che si sia autonomi da ogni struttura gerarchica; anzi, se ne formano altre, meno evidenti e dunque potenzialmente più egemoni. 12
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