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"Riconoscersi" di Quassoli - Esame di comunicazione interculturale, Prove d'esame di Psicologia della Comunicazione

Psicologia Della Comunicazione - "Riconoscersi" di Quassoli - Esame di comunicazione interculturale

Tipologia: Prove d'esame

2011/2012

Caricato il 02/10/2012

sawanna
sawanna 🇮🇹

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Scarica "Riconoscersi" di Quassoli - Esame di comunicazione interculturale e più Prove d'esame in PDF di Psicologia della Comunicazione solo su Docsity! QUASSOLI – RICONOSCERSI 1^ orientamento: privilegia l analisi degli elementi invarianti dei processi comunicativi, sulla base dell ipotesi per cui il confronto tra forme e contesti di comunicazione culturalmente differenti dovrebbe consentire d controllare la variabilità culturale, enfatizzando le uniformità transculturali. 2^ orientamento: definibile interculturale (inter = interazione tra soggetti), è interessato all analisi di situazioni concrete di comunicazione 1° CAPITOLO: posizioni teoriche nesso cultura e comunicazione; non si possono studiare i sistemi culturali senza incorporare nell’analisi il piano comunicativo Per competenza comunicativa si intende un insieme di conoscenze, capacità, abilità e risorse che vengono messe in gioco ogni volta che si comunica. La competenza propriamente linguistica è solo una delle tante capacità necessarie. Per Chomsky vi era differenza tra competenza e esecuzione linguistica: la prima designava un parlante/ascoltatore ideale che è in grado di usare la lingua della sua comunità senza subire l influenza di fattori che condizionano l esecuzione come la mancanza d memoria. Competenza è quindi grammatica e lessico. La competenza comunicativa (non a livello linguistico) si avvale dell uso di molti linguaggi che servono come canali di trasmissione e codici, elementi che giocano un ruolo cruciale nei processi comunicativi e che sono linguaggio, paralingua, non verbali, silenzio, interruzioni e così via. Comunicazione non verbale > la comunicazione in sé deve essere giudicata sul piano di tutti i tipi di codici, considerando l agire comunicativo nella sua totalità. Così sono altrettanto importanti i canali verbali, non verbali e paraverbali. Qualsiasi gesto, sguardo o altro comunica. Vi sono vari tipi di gesti, e questi rientrano nel campo di studi della cinesica insieme a contatto fisico, prossimità, orientamento, postura, aspetto.. per es ci sono gesti chiamati emblemi, che sono trasmessi intenzionalmente con significato preciso (pacca sulla spalle) o quelli illustratori che commentano il linguaggio verbale, lo completano o quelli regolatori che servono a sincronizzare gli interventi in una conversazione e così via. Nel campo della comunicazione non verbale abbiamo : studi sulla postura, sulle espressioni facciali, lo sguardo, forme culturalmente codificate di manutenzione di aree del corpo e i contatti corporei. Prossemica > Hall ha definito le modalità di organizzazione dello spazio fisico e la configurazione delle distanze che le persone mantengono nel corso dell interazione. 3 tipi di spazio: predeterminato, spazio antropizzato in cui si svolgono le attività quotidiane (come un edificio); semideterminato, può essere riorganizzato a seconda della situazione usando il corredo a disposizione socialmente (arredo casa); informale, distanze mantenute nelle interazioni. Configurazioni culturalmente diverse delle distanze possono provocare fraintendimenti e corti circuiti comunicativi. Distanza intima, nel caso di una relazione intima; d personale, quella che si mantiene in un interazione; sociale, distanza d sicurezza per evitare contatti non graditi; pubblica, quella tra oratori e pubblico. Distinzioni: comun. verbale e non verbale, canale utilizzato; comun. intenzionale e involontaria, consente di raggruppare gli elementi verbali e non usati intenzionalmente e senza volerlo, che sfuggono al controllo e influenzano il comportamento comunicativo nell interazione. Il canale non verbale può veicolare significati uguali a quelli verbali, trasmettere info sulle persone e organizzare l interazione senza che gli individui abbiano preso decisioni (come stare in un ascensore). Comune è pensare che linguaggio non verbale = non intenzionale mentre comun. verbale = intenzionale. Questa non è una regola. Dimensione socioculturale della comunicazione > competenza comunicativa, rapporto tra competenze, regole, significati e relazioni, ruoli e contesti. Idea di cultura come repertorio di competenze, cioè collezione di simboli condivisi da coloro che si trovano all interno della stessa società e conoscenze soggettive (come modalità di acquisizione e organizzazione ma anche di creazione d modelli mentali). Per comprendere la cultura, cosa la compone e come influenza la nostra percezione/rappres della realtà bisogna sperimentare la diversità culturale. I sistemi culturali costituiscono quindi il riferimento per identificare le proprietà differenziali delle manifestazioni comunicative presenti nelle diverse società. Da qui > culture collettivistiche e individuali: 1. Come Cina e Giappone, prevalgono gli obiettivi collettivi su quelli individuali, vi sono forti pressioni sociali sulle scelte dell individuo*, e si scoraggia socialmente il fine individualistico; hanno influenza invasiva e generalizzata sul destino delle persone e le loro scelte e questo lo provoca sopratt l appartenenza a gruppi, gruppi che sono coesi al loro interni ma organizzati gerarchicamente tra loro. > implicazioni sull agire comunicativo e sull organizzazione sociale dell interazione: la forte dipendenza dai gruppi sociali porta gli individui ad identificarsi pienamente con la parte che devono recitare, senza dire la propria, n si afferma la personalità. 2. Come in Eu e America, hanno valori di tipo generale, forte differenziazione all interno dei gruppi, importanza a carriere e obiettivi individuali; si appartiene a più gruppi e si creano gerarchie interne e l influenza del gruppo sul singolo è nettamente + bassa. > implicazioni sull agire comunicativo e sull organizzazione sociale dell interazione: il sé indipendente si manifesta nelle diverse situazioni sociali e il singolo mira alla realizzazione dei propri obiettivi. Hall, modalità di organizzazione sociale della comunicazione: ■ HCC – high context communication, culture caratterizzate da un contesto sociale pregnante, la decodifica dei mex dipende dal contesto quindi pare quasi incompleta o che non arrivi al sodo. Lo è forse quella delle c. collettivistiche. ■ LCC – low context communication, culture con contesto sociale poco vincolante per cui la decodifica dei codici è regolata dalla capacità info del codice stesso, è quindi + esplicita e diretta. Lo è forse quella delle culture individualistiche. L incontro tra le due creerebbe fraintendimenti: individui in modalità HCC si aspettano che i propri interlocutori usino il contesto, l argomento non deve necessariamente ex nominato; mentre chi è LCC vuole un messaggio esplicito e diretto, e se non succede così si penserà che l'altro non voglia arrivare al punto. 2° CAPITOLO: teorie della competenza comunicativa interculturale Competenza comunicativa interculturale, insieme di risorse che permettono uno scambio efficace e appropriato tra parlanti cn background diversi. Certi modi di comunicare funzionano meglio di altri e capire come l eterogeneità culturale può influenzare l efficacia degli atti comunicativi. Efficacia si lega a knowledge, base di conoscenza dei parlanti, understanding, chiarezza degli scambi comunicativi e performance, le abilità degli attori sociali. Nel cap 3 si parlerà di un altro studio che definisce la competenza comunicativa un insieme di elementi associati alla produzione e all interazione discorsiva, apprezzati e valutati entro ciascuna comunità d parlanti. VERSO UNA TEORIA DELLA COMPETENZA COMUNICATIVA INTERCULTURALE Come un parlante può essere considerato competente sul piano dell interazione. Due criteri sono fondamentali: efficacia, conseguimento di un obiettivo identificabile come scopo dell agire tramite l agire comunicativo stesso (è valutabile solo se e quando l ob prefissato è stato raggiunto) e appropriatezza, concerne la gestione degli aspetti normativi della comunicazione cui prestare attenzione al di là del raggiungimento di un ob (si tratta del rispetto accordato ai parlanti, alle mosse interazionali che devono essere conformi alle regole d appropriatezza previste per ql occasione sociale) e n implica cmq il raggiungimento d una performance efficace. Tre teorie di CCI: Wiemann, efficacia e appropriatezza sn criteri d fondo per valutare oggettivamente la competenza e componenti che influenzano il giudizio sono per es il interculturali di interazione. Sono interazioni faccia a faccia quelle trattate, quindi interazioni che si svolgono in immediata co-presenza, orientando il proprio agire, focalizzando l attenzione su un oggetto o una situazione comune. Le azioni sono consapevolmente e costantemente riorganizzate in relazione a quelle degli altri partecipanti e costituiscono il riferimento attorno al quale si organizzano le azioni di qst ultimi. Gli incontri hanno luogo entro una qualche forma di organizzazione sociale e quello che si sviluppa tra coloro che interagiscono tende a riflettere o riprodurre le condizioni organizzative entro cui le interazioni hanno luogo. La ricerca si occupa di incontri in un servizio pubblico, che è un occasione sociale specifica: vi è una struttura organizzativa pensata e predisposta affinché vengano erogate prestazioni lavorative in linea con il servizio, cioè abbiamo un utente il quale si rivolge a un esperto (impiegato/funzionario pubblico) che un ambito di azione, una sfera d responsabilità e uno spazio decisionale definiti e ovviamente una competenza specifica, per ottenere info, oppure la risoluzione di un problema. In questi colloqui rivestono carattere situazionale gli elementi che sono parte indissolubile della comunicazione faccia a faccia. In queste situazioni faccia a faccia, è peculiare il fatto che il prodursi di comunicazioni efficaci sotto il profilo della comprensione dei mess verbali scambiati e il processo attraverso cui si costruiscono le apparenze di significato condiviso, si radichino in una trama di regole morali che orientano la condotta verso gli standard vincolanti di comportamento e richiedono riparazioni se ci sono delle infrazioni. Il senso comune => nelle ‘pv di significato’ il mondo della vita quotidiana, che è quello entro cui si radica il pensiero di senso comune, è il primo regno in cui impariamo a comunicare con i ns simili stabilendo comuni ambienti di comprensione. Il ragionamento d senso comune si compone di: bagaglio di conoscenze a portata di mano (conoscenze relative al mondo sociale che ci fanno dar senso alle situazioni sociali), l atteggiamento naturale (modalità secondo cui facciamo esperienza del mondo sociale; l esperienza ci pare ordinaria, scontata) e le pratiche di ragionamento di senso comune. CAPIRSI, NON CAPIRSI..CAPIRE DI NON CAPIRSI: lo straniero è qualcuno che si trova in un paese ospite da poco tempo e si trova per la prima volta in un nuovo contesto, e nel ns caso, entra per la prima volta a contatto con la burocrazia di un altro paese (magari è completamente diversa da quella del suo) e deve essere in grado di acquisire l insieme di conoscenze che gli consentano si sintonizzarsi sugli schemi d importanza e rilevanza dei propri interlocutori e lo fa attraverso un continuo passaggio da familiare e non. Cosa succede quando l insieme di assunzioni che rende solitamente non problematico il procedere del ragionamento comune viene messo in crisi nel corso di interazioni faccia a faccia? • Interazioni assistenti/operatori e utenti stranieri: scambio di info > info trasmesse dagli operatori spontaneamente o in risposta a richieste degli utenti; info di natura personale trasmesse dall utente su sollecitazione degli operatori e la cui rilevazione è prevista da procedure/prassi • Negli uffici si manifestano continue tensioni cognitivo/interazionali che segnalano un funzionamento problematico del ragionamento di senso comune. <rapporto di servizio> dare e prendere info, accordo o costo e elemento comunicativo come pratiche di cortesia • Difficoltà nella comprensione del linguaggio burocratico; procedure e prassi degli uffici analizzati sono complessi, incoerenti e spesso contraddittori • Le difficoltà dello straniero si estendono a ‘ciò che tutti sanno’ o è legittimo dare per scontato che sappiano, in qst caso le conoscenze relative alla società locale e all organizzazione p.a. • Difficoltà 1: dal pt di vista dell operatore, è il grado di conoscenza attribuibile all interlocutore rispetto a ciò di cui si sta parlando > per comprendersi in modo soddisfacente è necessario rendere esplicita una serie di elementi che solitamente permettono di comprendersi fino a prova contraria. La pv di significato della vita quotidiana rappresenta un dominio condiviso solo parzialmente; il non poter dar per scontata la conoscenza di certi aspetti del mondo sociale rende difficile parlare di qlc senza rendere tt i significati espliciti. Il ‘dar per scontato’ incontra ostacoli di natura cognitiva e morale • Difficoltà di comprensione dipendono da due inx di fattori: • COGNITIVO, l individuo è in grado di analizzare la lingua in modo efficiente e appropriato ma ha una conoscenza dei domini della realtà approssimativa, non riuscirebbe a capire quanto gli viene spiegato a causa della scarsa confidenza con la cultura locale e mancata conoscenza del senso comune rilevante • LINGUISTICO, una persona che conosce per es le funzioni le aree della p.a. ma non riesce ne a capire ciò che gli viene detto, ne formulare richieste o domande xke non ha confidenza con la lingua; quindi ha un bagaglio di conoscenze ma è frenato dalla lingua • Dunque è necessario controllare la propria comunicazione in relazione a: in base allo svolgimento del colloquio è necessario che ognuno abbia la percezione che ci si stia capendo ma la cosa è problematica xke la gente può anche fingere; se si giunge alla consapevolezza che no ci si capisce, ci si pone il problema d individuare le cause (linguistiche o cognitive) o differenze culturali o tt assieme • L aspetto difficile è l impossibilità di stabilire se quanto viene detto sia compreso e se non accede, l impox di distinguere tra alcune cause tipiche come parole strane, ciò di cui si parla n è noto all altro, e capire se il ‘non ho capito’ sia vero o un mezzo per gestire la delusione delle aspettative • Quindi: insuff padronanza della lingua dello straniero e incapacità dell operatore nel valutare la sua competenza linguistica condiziona in modo determinante il piano cognitivo della comunicazione (e può estendersi anche a quello espressivo) • Difficoltà 2: definizione contrastante della situazione e i ruoli sociali in essa incorporati. Si può dare per scontato che il significato di ciò che si dice e ciò che si fa sia condiviso solo se si può presupporre che esista un interpretazione condivisa della cornice entro cui ciò che si dice e fa acquista un senso. Cioè è necessario ke gli interlocutori capiscano le mosse dell altro e le interpretino all interno della stessa cornice d coloro che le producono • Assumere una definizione della situazione condivisa significa ipotizzare che l espressione di un significato sottintenda l idea che essa venga colto in modo corrispondente alle proprie intenzioni e aspettative. L esistenza d qst significato sociale condiviso è prodotto di un accordo tra gli attori e in ambiti interculturali è problematico operare sotto qst contratto e creare un apparenza d ordine dell interazione (anche solo capire che una domanda sia una domanda) • L interazione può svilupparsi in base a definizioni della situazione molto contrastanti > es NAGA, volontariato, gli stranieri vanno li pretendendo una prestazione. Conseguenze di questa mancata sintonia nella definizione produce molti effetti: imbarazzo, ilarità e addirittura conflitti. • La mancata definizione ci porta poi al secondo componente del rapporto di servizio, quello contrattuale che teoricamente dovrebbe sovrintendere alla relazione tra operatore e utente. In qst contratto rientrano i doveri dell operatore in quanto impiegato pubblico e poi l insieme d attributi che stabiliscono quali persone possano essere considerate utenti legittimi di un servizio. L interazione si svolge entro una bel precisa cornice normativa, i cui elementi definiscono i ruoli rispetto ai quali dovrebbero essere organizzati gli incontri, definiscono insomma la linea ufficiale alla quale tutti dovrebbero attenersi. • A mettere in crisi la linea ufficiale sono per es le richieste di trattamenti personalizzati che comporta l invito ad accantonare la cornice contrattuale del rapporto d servizio (giustificata o dall eccezionalità del caso o la gravità di situazione dell utente). Questo pone l operatore di fronte alla scelta di accordare o meno la ridefinizione della situazione senza però che sia chiaro a tt cosa accada • Nella letteratura della intercultural communication abbiamo esempi d dinamiche conflittuali rispetto alla definizione della situazione: Bailey e i ‘cross talk afrocoreani’, studio sui rapporti tra clienti afroamericani e negozianti coreani. Abbiamo due atteggiamenti diversi: atteggiamento formale, controllato e misurato dei negozianti e dall altra quello informale, espansivo ed incalzante degli afroamericani. Per i coreani essere espansivi durante una transazione commerciale impersonale implicherebbe una mancanza d rispetto nei confronti dell interlocutore (a meno che sia un parente stretto). Per gli afro l incontro non è solo una transazione ma anche un occasione di socialità in cui sia lecito chiacchierare, scherzare. Queste mosse mettono il coreano in una situazione paradossale: egli non dovrebbe instaurare una conversazione personale ma è obbligato almeno a rispondere all invito per portare la comunicazione sul piano personale e tutto per non essere scortese. Però essi si sottraggono con imbarazzo all invito non comprendendo e/o non condividendo le ragioni di un coinvolgimento che ritengono inappropriato. Perché? Tradizione religioso-filo confuciana che dice d limitare allo stretto necessario il ricorso alle parole. Dall altra però la mancata partecipazione del coreano al ‘call-and- response’ crea l impressione che l interlocutore non stia ascoltando o essere snobbato a causa dell origine etnica. L afroamericano continuerà cmq a coinvolgere i suoi interlocutori. • Difficoltà 3: attributi sociali e identità. Quando le immagini di sé e dei propri interlocutori, ovvero le id culturalmente definite dagli attori sociali non collimano. Le pretese d riconoscimento delle id sociali risultano incompatibili (es, genere, età pox interferire nell interazione in relazione a codici culturali differenti. • Quindi: si possono incontrare difficoltà nel classificare i propri interlocutori rispetto a una serie d attributi sociali rilevanti. Le persone qualsiasi cosa facciano espongono consapevolmente o no, informazioni relative alle qualifiche che gli possono essere attribuite e quindi le categorie sociali in cui possono essere collocate. • Tutte le volte che una persona è costretta ad esprimersi usando una lingua diversa dalla propria madre, i segni e gli indizi linguistici che dovrebbero rivelarne la collocazione sociologica divengono di difficile lettura e interpretazione, rende quindi arduo assegnare uno status al proprio interlocutore. • Nella ricerca vi sono episodi imbarazzanti nei quali la prima caratterizzazione dell interlocutore fatta su vestiti, cura personale e competenze linguistiche, secondo lo stereotipo dell immigrato d provenienza socioculturale bassa è messo in discussione dp la scoperta che quel soggetto è laureato, un dottore. Essere giudicati come persone d un certo tipo dipende dall abilità mostrata nel parlare l italiano • Anche nella ricerca emerge che vengono fatte tipizzazioni riguardo alla nazionalità che operano come self-fulfilling prophecies informando la percezione della situazione sociale in corso. La tipizzazione + diffusa rinvia alla condizione generica e denigratoria d immigrato, etichetta usata dalla società ospitante nei confronti d coloro che si sento e-migrati associata a scarsa cultura, bassa posizione socioeconomica, problemi di integrazione. Ricapitolando: incomprensioni di carattere cognitivo > 1. Necessità delle parti in gioco di comprendersi reciprocamente o perlomeno costruire un’apparenza di mutua comprensione riguardo a ciò d cui si parla (difficoltà linguistiche e difficoltà nella valutazione dl competenza); 2. Complicazioni risultanti dalla valutazione del grado di conoscenza degli argomenti di cui si parla, il ‘noto a tutti’ che deve essere esplicitato (difficoltà nn solo linguistiche ma anche legate a ciò che tutti sanno, cioè il patrimonio condiviso da coloro che vivono in una società); 3. Difficoltà nel verificare la reciproca comprensione in : definizione della situazione e assegnazione di id sociali. 5° CAPITOLO: rituali e trappole dell’interazione Aspetti cerimoniali dell’interazione, nel ns caso del rapporto d servizio. Abbiamo visto precedentemente i primi due aspetti del r.s. che erano quello linguistico e quello contrattuale. A.c. si tratta di atti comunicativi tramite i quali gli attori sociali ridefiniscono lo stato della loro relazione, il grado di coinvolgimento nella situazione che ritengono più appropriato, i self propri e altrui, le regole di rilevanza e irrilevanza (ci dicono cosa deve rientrare o meno nell interazione). All interno dell interazione deve esserci cooperazione tra gli attori anche se non esiste un vero e proprio comune schema di comunicazione. >illustrerà come l eterogeneità linguistico-culturale possa mettere sotto tensione presupposti, assunti e metodi interpretativi che normalmente risolvono l ambiguità semantica intrinseca di qualsiasi mossa interazionale. Inoltre, queste mosse che apparentemente non dovrebbero creare problemi o imbarazzi tra persone che condividono gli stessi schemi, invece possono essere smentite dall azione di persone che non sono in grado d segnalare in modo chiaro quali regole stiano seguendo o a quali schemi interpretativi stiano facendo riferimento, quando cioè il linguaggio (principale strumento espressivo) fallisce. I rituali della vita sociale si svolgono entro le regole dell etichetta sociale che stabiliscono le coordinate del corretto comportamento cerimoniale (comprende atti, gesti, parole, segni paraverbali con i quali ciascuno regola la propria posizione verso gli altri). Tramite questi segni si mostra di conoscere e tenere in considerazione i ruoli e le id rilevanti nella situazione sociale e si manifestano rispetto, considerazione e attenzione. Si possono inoltre riaffermare o modificare il carattere dell interazione, per es negare o screditare la propria o l altrui id. è dunque importante conoscere questi segni per raggiungere l ob dell interazione. Nelle interazioni l attore sociale ha due requisiti impo: la faccia (positiva, l immagine che vuole che sia apprezzata, negativa quella che riflette il voler ex liberi, fare le proprie scelte, n essere ostacolati) e le
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