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Risposte APERTE - MACROECONOMIA - Prof. Ciani Scarnicci Manuela, Panieri di Macroeconomia

Risposte APERTE - MACROECONOMIA - Prof. Ciani Scarnicci Manuela – economia. Lascia una recensione se ti è piaciuto questo documento. Grazie.

Tipologia: Panieri

2023/2024

In vendita dal 30/03/2024

Omar.Funaro
Omar.Funaro 🇮🇹

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Scarica Risposte APERTE - MACROECONOMIA - Prof. Ciani Scarnicci Manuela e più Panieri in PDF di Macroeconomia solo su Docsity! lOMoAR cPSD|23969645 Set Domande APERTE MACROECONOMIA ECONOMIA (D.M. 270/04) Docente: Ciani Scarnicci Manuela lOMoAR cPSD|23969645 Analizzare il bilancio delle banche ordinarie Il bilancio delle banche ordinarie comprende nelle Attività, oltre alle altre voci, i titoli, i prestiti e le riserve e nelle Passività, oltre alle altre voci, i depositi in conto corrente. Studiando il bilancio delle banche ordinarie, come sopra evidenziato, possiamo fare le seguenti precisazioni: i fondi ricevuti dalle banche, da privati o imprese, possono essere prelevati dagli stessi in ogni momento. Quindi le passività delle banche sono pari al valore totale dei depositi in conto corrente. I prestiti rappresentano la maggioranza delle attività di una banca ordinaria. Una parte dei depositi viene trasformata in riserve monetarie e versata in un conto che le banche ordinarie hanno presso la banca centrale. Le ragioni dell’esistenza di queste riserve sono 3: 1. Le entrate e le uscite in contanti che vengono effettuate giornalmente dai correntisti possono non coincidere nell’importo, pertanto le banche devono tenere delle riserve in contanti. 2. La possibilità per i correntisti di emettere assegni crea un’aleatorietà sugli effettivi importi residui, quindi si devono avere le riserve per ogni evenienza. 3. Le prime due ragioni spiegano perché le banche vogliono tenere riserve a loro discrezione. Però esistono anche delle riserve obbligatorie, la cui percentuale è decisa dalle autorità monetarie. Esse sono delle garanzie di solvibilità per i cittadini. Cambiamento modi di formazione delle aspettative Negli anni settanta gli Stati Uniti subirono ben due shock petroliferi che comportarono forti aumenti del prezzo del petrolio. Questo aumento creò un aumento del livello dei prezzi e quindi dell’inflazione. I lavoratori modificarono il modo di fare le loro aspettative, in quanto fino agli anni precedenti il ’70 l’inflazione era sempre stata oscillante tra valori positivi e negativi, ma in quel decennio l’inflazione continuò solo a crescere. Di conseguenza un’inflazione positiva di un determinato anno creava aspettative di un maggiore aumento nell’anno successivo. Quindi l’ipotesi di inflazione attesa pari a zero non era più valida. Che differenza c'è nel bilancio della banca centrale tra l'assenza e la presenza delle banche ordinarie La banca centrale varia l’offerta di moneta tramite operazioni nel mercato aperto, acquistando e vendendo titoli. Queste operazioni di mercato aperto vanno a modificare il bilancio della banca centrale. Avremo i Titoli nelle Attività e la Moneta in circolazione nelle passività. Il bilancio della banca centrale viene alimentato dalle riserve relative ad una parte dei depositi che le banche ordinarie versano principalmente per queste tre ragioni: 1. Le entrate e le uscite in contanti che vengono effettuate giornalmente dai correntisti possono non coincidere nell’importo, pertanto le banche devono tenere delle riserve in contanti. 2. La possibilità per i correntisti di emettere assegni crea un’aleatorietà sugli effettivi importi residui, quindi si devono avere le riserve per ogni evenienza. 3. Le prime due ragioni spiegano perché le banche vogliono tenere riserve a loro discrezione. Però esistono anche delle riserve obbligatorie, la cui percentuale è decisa dalle autorità monetarie. Esse sono delle garanzie di solvibilità per i cittadini. Con il versamento di queste riserve il bilancio della banca centrale si trasforma in questo modo: l’Attivo comprenderà i Titoli, il Passivo comprenderà oltre alla moneta emessa dalla stessa banca centrale, il circolante e le riserve. Le passività della banca centrale rappresentano la moneta emessa dalla stessa che prende il nome di base monetaria. Che differenza c'è tra gli effetti di una politica fiscale ed una monetaria nel modello AD-AS Politica monetaria: una espansione monetaria fa aumentare la produzione nel breve periodo, ma non ha alcun effetto sulla produzione nel medio periodo. Un aumento della moneta nominale inizialmente sposta la LM verso il basso, riducendo il tasso di interesse e aumentando la produzione. Nel corso del tempo, il livello dei prezzi aumenta, riportando la LM verso l’alto fino a quando la produzione non è tornata al suo livello naturale. Nel breve periodo un’espansione monetaria provoca un aumento della produzione, una riduzione del tasso di interesse e un aumento del livello dei prezzi. Nel medio periodo, l’aumento dello stock nominale di moneta si riflette in un aumento del livello dei prezzi; esso non ha invece alcun effetto sulla produzione e sul tasso di interesse. Politica fiscale: una riduzione del disavanzo di bilancio provoca inizialmente un calo della produzione. Nel corso del tempo, la produzione torna al suo livello naturale. Nel breve periodo, la riduzione del disavanzo riduce la produzione e il tasso di interesse. Nel medio periodo, la produzione torna al suo livello naturale, mentre il tasso di interesse diminuisce ulteriormente. Nel breve periodo, una riduzione del disavanzo di bilancio, in assenza di cambiamenti nella politica monetaria, provoca una diminuzione della produzione. Nel medio periodo, la produzione torna al suo livello naturale, il tasso di interesse è più basso e quindi una riduzione del disavanzo fa certamente aumentare l’investimento. Che differenza c'è tra la domanda nazionale di beni e la domanda di beni nazionali In una economia chiusa tutta la produzione viene venduta entro i confini nazionali, la domanda nazionale di beni (la spesa del paese) coincide con la domanda di beni nazionali (beni prodotti nel paese). In una economia aperta una parte della produzione viene venduta entro i confini nazionali e una parte esportata e venduta all’estero (domanda di beni nazionali). La domanda nazionale di beni comprende non solo beni prodotti nel paese, ma anche beni prodotti all’estero (importazioni). Che differenza c'è tra un deprezzamento ed un aumento di Y* Anche se un aumento di Y* porti alle stesse variazioni di un deprezzamento, nella realtà questi fenomeni hanno una differenza. Una riduzione del tasso di cambio agisce sui prezzi, rendendo i beni nazionali meno cari rispetto a quelli esteri a parità di reddito. Quindi questo sistema può creare delle forti tensioni sociali, dovute dal fatto che per la popolazione può risultare difficile affrontare un aumento consistente dei prezzi esteri. lOMoAR cPSD|23969645 Come può variare l'offerta reale di moneta La politica monetaria espansiva è un intervento di politica economica (politica monetaria) finalizzato ad aumentare (espandere) l'offerta di moneta nel sistema economico. Al fine di variare la quantità di moneta in circolazione, la Banca Centrale, può acquistare e vendere i titoli pubblici nel mercato secondario, cioè nel mercato in cui vengono negoziati titoli già in circolazione. Queste operazioni sono dette operazioni di mercato aperto. Ogni volta che la Banca Centrale acquista dei titoli, pagandoli con moneta legale, aumenta la quantità di moneta legale in circolazione, quindi, aumenta l'offerta di moneta. Ogni volta che la Banca Centrale vende un titolo, ottenendo in pagamento la moneta legale in circolazione, riduce la quantità di moneta legale presente sul mercato, quindi riduce l'offerta di moneta. Vediamo come un aumento dell’offerta reale di moneta, determinata da una politica monetaria espansiva, trasli la LM verso il basso. Questa traslazione genera una riduzione di i ed un aumento di Y. Infatti se vi è una aumento dell’offerta di moneta, questo genera una riduzione del tasso d’interesse e quindi un aumento degli investimenti, di conseguenza un aumento di Y. Come reagisce la disoccupazione se la banca centrale decide di ridurre di x l'inflazione, considerando diversi periodi Se la banca centrale voglia ridurre di un x il tasso di disoccupazione, se il parametro a è uguale ad uno allora: - se si vuole ridurre di x l’inflazione in un anno allora avremo in quel anno un aumento di x del tasso di disoccupazione; - se si vuole ridurre di x l’inflazione in due anni, avremo ogni anno una disoccupazione maggiore di x/2 rispetto al suo tasso naturale; - se si vuole ridurre di x l’inflazione in 5 anni, avremo ogni anno una disoccupazione maggiore di x/5 rispetto al tasso naturale. La banca centrale può scegliere come distribuire la disoccupazione negli anni, senza però modificare il totale della disoccupazione necessaria da sopportare per il processo di disinflazione. Come sarebbe espressa l'equazione dei prezzi in concorrenza perfetta I prezzi dipendono positivamente dai costi, che a loro volta dipendono dalla funzione di produzione - la relazione tra gli input impiegati e l’output prodotto. Assumiamo che le imprese producano beni usando un unico fattore produttivo, il lavoro: Y=AN dove Y è la produzione, N l’occupazione e A la produttività del lavoro. Assumiamo ora che A=1 (un lavoratore produce una unità di prodotto), la funzione di produzione diventa: Y=N. Un modo semplice per definire come le imprese fissano i prezzi è rappresentato dalla seguente equazione: P=(1+μ) W dove µ è il ricarico del prezzo sul costo di produzione, indicato generalmente come markup. In concorrenza perfetta si ha che P=W, dunque µ =0. Se le imprese hanno potere di mercato, µ sarà positivo e il prezzo P sarà superiore al costo W di un fattore uguale a (1+ µ). Come si arriva alla formulazione del rapporto tra inflazione e disoccupazione Il rapporto tra inflazione e disoccupazione è stato formulato per la prima volta da A.W. Phillips nel 1958, dando vita a quello che è noto come la "Curva di Phillips". Questa curva rappresenta una relazione inversa tra il tasso di disoccupazione e il tasso di inflazione in un'economia. Formulazione del rapporto La formulazione del rapporto tra inflazione e disoccupazione si basa su due concetti chiave: 1. Inflazione: L'inflazione è il tasso al quale il livello generale dei prezzi per beni e servizi sta aumentando e, di conseguenza, il potere d'acquisto della moneta sta diminuendo. 2. Disoccupazione: La disoccupazione è una condizione in cui le persone che sono in grado e disposte a lavorare non riescono a trovare lavoro. La Curva di Phillips suggerisce che in un'economia, un aumento dell'inflazione porta a una riduzione della disoccupazione e viceversa. Questo perché un aumento dell'inflazione può stimolare la domanda di beni e servizi, portando a un aumento della produzione e, quindi, a un aumento dell'occupazione. Esempio Per esempio, se l'inflazione è alta, le aziende possono aumentare i prezzi dei loro prodotti e servizi, il che può portare a un aumento dei profitti. Questo può portare le aziende a espandersi e a creare più posti di lavoro, riducendo così la disoccupazione. D'altra parte, se l'inflazione è bassa, le aziende potrebbero non essere in grado di aumentare i prezzi e quindi potrebbero dover ridurre i costi tagliando i posti di lavoro, il che aumenterebbe la disoccupazione. come si arriva all'equazione WS e cosa rappresenta Considerando l’equazione dei salari come W=PeF(usotto-, zsotto+) e dividendo tutto per P avremo W/P=F(usotto-,zsotto+). Vediamo che il salario reale dipende negativamente dal tasso di disoccupazione. Infatti, un aumento del tasso di disoccupazione porta ad una riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e quindi ad un abbassamento del livello dei salari. Questa relazione tra il salario reale ed il tasso di disoccupazione si definisce come equazione dei salari “WS”. Come si calcola il deflatore implicito del pil Il deflatore implicito del PIL mette in rapporto il PIL nominale con quello reale di un determinato tempo t. Per questa ragione va a misurare l’inflazione dall’anno base all’anno corrente. Deflatore implicito del PIL: Pt=€Yt (PIL nominale) fratto Yt (PIL reale). Il modo per estrapolare da questo numero indice l’inflazione è quello di studiare le sue variazioni da anno ad anno, o da trimestre a trimestre, in modo da poter avere una visione periodica della variazione del livello dei prezzi. Questo quindi permette di avere un buon indicatore dell’inflazione. L’inflazione si calcola con la seguente formula: π=Pt−Pt-1 fratto Pt-1. lOMoAR cPSD|23969645 Come si calcola il PIL Quando si parla di PIL (prodotto interno lordo) si parla di spesa, prodotto e reddito ed è possibile calcolarlo in tre modi: 1. Il PIL è la somma di tutti i beni e servizi finali di un’economia in un determinato momento, per questo si parla di spesa. 2. Il PIL è la somma dei valori aggiunti (tutti i beni e servizi finali e non meno i beni intermedi di un’economia in un determinato momento), per questo si parla di produzione. 3. Il PIL è la somma di tutti i redditi di un’economia in un determinato momento, per questo si parla di reddito. cosa si intende per forza lavoro Nel linguaggio economico corrente e nelle statistiche del lavoro, la forza lavoro – detta anche forza di lavoro – indica la parte della popolazione comprendente la somma delle persone occupate e di quelle in cerca di occupazione e coincide quindi con la popolazione attiva. La percentuale degli appartenenti alla forza lavoro sul totale della popolazione in età attiva è detta tasso di attività o tasso di partecipazione. In altri termini la forza lavoro è l’insieme degli occupati e dei disoccupati, quindi sono esonerati coloro che non possono lavorare come ad esempio le persone sotto i 16 anni e sopra i 65, le casalinghe che svolgono lavori domestici presso le proprie famiglie, gli studenti e le studentesse, i detenuti. Forza lavoro (L)=N (occupati) + U (disoccupati). lOMoAR cPSD|23969645 Come si calcola il PIL nominale Il PIL nominale è quello calcolato guardando alle quantità di oggi per i prezzi di oggi, quindi la produzione valutata a prezzi correnti. Il calcolo della crescita del PIL ha diversi problemi, che riguardano da una parte la presenza di inflazione e dall’altra la sua vera importanza per comprendere l’economia di un paese. Per quanto riguarda l’inflazione, il calcolo del PIL viene effettuato considerando le quantità ed i prezzi correnti. Pertanto non si evidenzia a quale variabile è imputata la crescita. Per risolvere questo tipo di problematiche si va a considerare il PIL nominale e quello reale. Il PIL è calcolato in base a quello che è prodotto nella nazione indipendentemente dalla residenza di chi lo produce, quindi non tiene conto del fatto che un residente estero porterà il suo reddito all’esterno del paese. Per ovviare a questo problema si può calcolare il prodotto nazionale lordo PNL. Quest’ultimo a differenza del primo prende in considerazione tutto quello prodotto dai residenti di una nazione indipendentemente da dove lo producono, quindi PNL = PIL + prodotto dei residenti della nazione fatto all’estero – prodotto fatto dai non residenti all’interno della nazione. Come si calcola il PIL reale Il PIL reale è quello calcolato guardando alle quantità di oggi per i prezzi di un anno base. Quindi tenendo costanti i prezzi e variando solo le quantità un eventuale calcolo della crescita usando questo PIL non considererà la variazione dei prezzi. Una volta risolto il problema della determinazione della variazione di quantità prodotta, nasce un altro tipo di problematica, la valutazione del PIL reale. Il suo valore è determinato dall’anno base considerato. In un’economia non esiste solo un bene e quindi non si può semplicemente prendere il prezzo dello stesso per il calcolo, si deve capire come definire i prezzi per il calcolo. Il PIL reale deve essere considerato come una media ponderata della produzione di tutti i beni finali, quindi devono essere definiti i pesi da utilizzare. Per questo motivo si pensa ai prezzi relativi, cioè al rapporto tra i prezzi. Il PIL reale viene utilizzato per confrontare la grandezza economica di un paese rispetto agli altri, considerando ovviamente i limiti determinati dal PIL. I risultati che si possono ottenere possono essere fuorvianti, perché le nazioni che mettiamo in paragone in genere non sono omogenee per quantità di abitanti. Il PIL è anche il reddito di una nazione e quindi risulta naturale che un paese con un numero maggiore di abitanti abbia Come si calcola il tasso di crescita del PIL e quali sono le sue problematiche Il tasso di crescita del PIL si calcola nel seguente modo: PILt−PILt-1/PILt-1 vale a dire PILt cioè PIL dell’anno corrente meno PIL dell’anno precedente, diviso PIL dell’anno precedente. Il calcolo della crescita del PIL ha diversi problemi, che riguardano da una parte la presenza di inflazione e dall’altra la sua vera importanza per comprendere l’economia di un paese. Per quanto riguarda l’inflazione, il calcolo del PIL viene effettuato considerando le quantità ed i prezzi correnti. Pertanto non si evidenzia a quale variabile è imputata la crescita. Per risolvere questo tipo di problematiche si va a considerare il PIL nominale e quello reale. Il PIL è calcolato in base a quello che è prodotto nella nazione indipendentemente dalla residenza di chi lo produce, quindi non tiene conto del fatto che un residente estero porterà il suo reddito all’esterno del paese. Per ovviare a questo problema si può calcolare il prodotto nazionale lordo PNL. Quest’ultimo a differenza del primo prende in considerazione tutto quello prodotto dai residenti di una nazione indipendentemente da dove lo producono, quindi PNL = PIL + prodotto dei residenti della nazione fatto all’estero – prodotto fatto dai non residenti all’interno della nazione. Come si calcola il tasso di disoccupazione I disoccupati sono le persone che cercano lavoro ma non lo trovano. Il tasso di disoccupazione si trova applicando tale formula: N=U/L dove N=tasso di disoccupazione, U=disoccupati e L=forza lavoro (N+U). Come si calcola il tasso di inflazione attesa al tempo t+1 Per il calcolo dell’inflazione riprendiamo la variazione del deflatore: π=(Pt-Pt-1)/Pt-1. Inserendo in questa equazione le aspettative di variazione dei prezzi nel periodo t+1, otteniamo l’inflazione attesa per il periodo t+1: πet+1=(Pet+1-Pt)/Pt. Come si calcola il tasso di interesse reale Il tasso di interesse reale è il tasso di interesse al netto del tasso di inflazione vigente in una data economia (tasso di interesse nominale). Grossolanamente si può calcolare il tasso di interesse reale come differenza tra il tasso di interesse nominale e il tasso di inflazione. Se il tasso di interesse nominale ed il tasso di inflazione atteso non sono troppo elevati, l’equazione per determinare il tasso di interesse reale può essere approssimata nel seguente modo: rt=it-πet+1. Da questa equazione possiamo dire quanto segue: - se πet+1=0→P=Pe→i=r; - dato che in generale π è positiva generalmente r<i; - maggiore è πet+1, maggiore sarà la differenza tra i ed r; - se πet+1=i→r=0, pertanto non ci sarà differenza tra numero di beni acquistabili oggi ed in futuro. Come si calcola il tasso di partecipazione (vedi sotto) lOMoAR cPSD|23969645 quanti dollari ci vogliono per acquistare un euro, ad esempio 1,45 dollari un euro; - il prezzo della valuta estera in termini di valuta nazionale. Questo sistema era usato in Italia prima dell’entrata in vigore dell’euro. Infatti se uno guardava al tasso di cambio nei giornali vedeva quante lire erano necessarie per compare un dollaro, ad esempio 2.000 lire un dollaro. Questo sistema veniva usato in quanto la moneta estera era troppo forte rispetto a quella nazionale e quindi il primo metodo valutativo non avrebbe dato un risultato significativo; sarebbe stato espresso come 0,0005 dollari per una lira. Per portare un tasso di cambio dal primo metodo di valutazione al secondo basta farne l’inverso. Come si misura il grado di apertura di un paese Il volume degli scambi non è necessariamente un buon indice del grado di apertura di un’economia perché le imprese sono esposte alla concorrenza estera senza, però, che questo generi un aumento delle importazioni. Infatti i prezzi devono rimanere bassi per reggere la concorrenza e solo così riescono a mantenere la loro quota di mercato e limitare le importazioni dall’estero. Quindi un indice di apertura migliore rispetto al rapporto delle importazioni o delle esportazioni sul PIL, è quello determinato dalla proporzione di prodotto aggregato composto dai beni commerciabili, cioè quei beni che competono con i beni esteri sia sul mercato interno sia sui mercati esteri. COME SI PUO' FINANZIARE UN PAESE IN DISAVANZO COMMERCIALE? L’apertura dei mercati finanziari ha una seconda conseguenza molto importante. Infatti essa permette al paese di finanziarsi un’eventuale disavanzo commerciale. Quindi, in questo caso, al paese conviene rendere appetibili agli investitori esteri i propri titoli. Così facendo è come se prendesse un prestito per finanziare i propri debiti. Come si può inserire il prezzo del petrolio nel modello WS – PS Bisogna includere il prezzo del petrolio nel modello AD-AS: Staticità iniziale: Y=Yn. In seguito all’aumento del prezzo del petrolio e quindi della disoccupazione naturale, Yn diminuisce. La AS si sposta verso l’alto finché non avrà raggiunto la nuova produzione naturale Yn’. Un aumento del prezzo del petrolio può essere lesivo per l’economia di una nazione perché comporta una situazione detta stagflazione (unione stagnazione + inflazione). Come si può variare l'offerta reale di moneta La politica monetaria espansiva è un intervento di politica economica (politica monetaria) finalizzato ad aumentare (espandere) l'offerta di moneta nel sistema economico. Al fine di variare la quantità di moneta in circolazione, la Banca Centrale, può acquistare e vendere i titoli pubblici nel mercato secondario, cioè nel mercato in cui vengono negoziati titoli già in circolazione. Queste operazioni sono dette operazioni di mercato aperto. Ogni volta che la Banca Centrale acquista dei titoli, pagandoli con moneta legale, aumenta la quantità di moneta legale in circolazione, quindi, aumenta l'offerta di moneta. Ogni volta che la Banca Centrale vende un titolo, ottenendo in pagamento la moneta legale in circolazione, riduce la quantità di moneta legale presente sul mercato, quindi riduce l'offerta di moneta. Vediamo come un aumento dell’offerta reale di moneta, determinata da una politica monetaria espansiva, trasli la LM verso il basso. Questa traslazione genera una riduzione di i ed un aumento di Y. Infatti se vi è un aumento dell’offerta di moneta, questo genera una riduzione del tasso d’interesse e quindi un aumento degli investimenti, di conseguenza un aumento di Y. Come si ricava graficamente l'equazione LM La curva LM rappresenta l’equilibrio nel mercato monetario ai diversi livelli di Y ed i. Infatti questo rappresenta l’uguaglianza tra liquidità e moneta. Per costruire la LM dobbiamo risolvere l’equazione dell’equilibrio monetario M=€YL(i), come una relazione tra offerta reale di moneta, reddito reale e tasso d’interesse. L’offerta reale di moneta è la moneta in termini dei beni che possono essere acquistati. Il reddito reale è il reddito in termini di beni che posso essere acquistati. M=€YL(i) divido per P si ha M/P=€Y/P POI L(i), ricordo che il deflatore è P=€Y/Y sia ha Y=€Y/P poi M/P=YL(i) si trova così l’equazione della LM. Per costruire LM riprendiamo l’equilibrio monetario Mapices=M/P Mapiced=YL(i). Vediamo come un aumento di Y crea un aumento della domanda di moneta, per scopi transativi e precauzionali, e quindi un aumento di i. Traslando i punti di i ed Y su un altro grafico, dove nell’asse delle ascisse si mette Y e sull’asse delle ordinate i, troviamo la curva LM che sarà crescente rispetto ad Y. Come si trova l'equazione LM La curva LM rappresenta l’equilibrio nel mercato monetario ai diversi livelli di Y ed i. Infatti questo rappresenta l’uguaglianza tra liquidità e moneta. Per costruire la LM dobbiamo risolvere l’equazione dell’equilibrio monetario M=€YL(i), come una relazione tra offerta reale di moneta, reddito reale e tasso d’interesse. L’offerta reale di moneta è la moneta in termini dei beni che possono essere acquistati. Il reddito reale è il reddito in termini di beni che posso essere acquistati. M=€YL(i) divido per P si ha M/P=€Y/P POI L(i), ricordo che il deflatore è P=€Y/Y sia ha Y=€Y/P poi M/P=YL(i) si trova così l’equazione della LM. Come si trova l'equilibrio alternativo del mercato reale: fare grafico Il concetto di I=S ispira il nome della curva di equilibrio del mercato reale IS. Questo approccio alternativo è stato proposto per la prima volta da Keynes nella “La teoria Generale” del 1936. Per prima cosa dobbiamo ricordare la definizione del risparmio: S=Yd– C=Y–T–C. Dopo riprendiamo l’equilibrio nel mercato reale: Y=C+I+G. Sottraiamo a dx e sx la tassazione e portiamo il consumo a lOMoAR cPSD|23969645 sinistra, cambiandogli di segno: Y–T– C=I+G–T. Riprendendo la definizione di risparmio, allora l’equazione può essere riscritta: S=I+G– T. Esprimendo l’equazione per I e cambiando di segno I=S+(T–G). T–G viene definito come il risparmio pubblico al netto dei trasferimenti. Se questo è positivo si parla di avanzo, altrimenti di disavanzo. Da questa nuova espressione dell’equilibrio nel mercato reale, vediamo come l’investimento sia uguale alla somma dei risparmi privati più quelli pubblici. Quindi un’economia è in equilibrio se coincide quanto le imprese vogliono investire con quanto il governo ed i consumatori vogliono risparmiare. Per fare una dimostrazione grafica assumiamo un’economia in assenza di stato (T–G=0). Quindi in equilibrio: nel primo metodo avremo Y=C+I e nel secondo metodo avremo I=S. Con entrambi i metodi si raggiunge il medesimo Yeq. Come si trova l'equilibrio nel mercato reale in economia aperta in maniera alternativa a quella tradizionale Per arrivare alla condizione di equilibrio alternativo, dobbiamo partire dalla condizione di equilibrio in economia aperta: Y=C+I+G+X- IM/ε. Poi portiamo a sinistra C e sottraiamo da entrambe le parti T. Y-C-T=I+G-T+X-IM/ε: Ora considerando che S=Y-T-C=Yd-C e che NX=X-IM/ε allora possiamo scrivere: S=I+G-T+NX. Riordinando e mettendo in evidenza NX avremo NX=S+(T-G)-I. Come sono stati gestiti i «titoli tossici» dai diversi paesi Forse sono ancora in molti a non sapere esattamente che cosa sono i titoli tossici. Ma certo devono essere molto pericolosi, se l’amministrazione Usa vara un piano da 100 miliardi di dollari per eliminarli e il solo annuncio scatena l’euforia nelle Borse di tutto il mondo. In effetti i titoli tossici rappresentano una minaccia per il sistema economico globale. Possono essere considerati come una specie di virus che si annida nei bilanci di enti pubblici, aziende e soprattutto banche, e che mina la loro salute dall’interno. Perché tossici? Si tratta di asset immateriali rappresentate da obbligazioni e altri titoli di credito che, in quanto risorse di un’azienda, sono iscritte all’attivo di bilancio. Ma vengono registrate con un valore nominale (cioè ufficiale) che è molto più alto di quello che è ormai diventato il loro valore effettivo (cioè di mercato) perché è molto aumentato il rischio che queste obbligazioni non vengano pagate e quindi nessuno è disposto a comprarle. Le aziende o le banche che si ritrovano all’attivo grandi quantità di titoli tossici subiscono una sorta di “effetto doping“: dimostrano delle prestazioni “gonfiate” e destinate ben presto ad afflosciarsi. Questo provoca un allarmante effetto a catena: poiché il bilancio non è attendibile, gli investitori stanno alla larga dalle società che posseggono questi titoli. Soprattutto se si tratta di banche questo significa una generale contrazione del sistema del credito e un crollo della fiducia dei risparmiatori. Due elementi – credito e fiducia – che sono la linfa vitale dell’economia. Parola d’ordine: disintossicare le banche. E’ per questo che per molti governi l’eliminazione degli asset tossici è diventata la priorità. Ma come tutte le scorie tossiche, anche questi titoli non possono essere distrutti: quello che si può fare è estrarli dal sistema e stoccarli in una sorta di “discarica protetta“. Ma come? Il piano salva-banche. E’ quello che vuole fare il piano appena annunciato dal segretario al Tesoro Timothy Geithner: ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici creando una gigantesca partnership pubblico-privata che li rilevi in blocco a un prezzo stabilito dal mercato tramite aste pubbliche. I vantaggi di questo meccanismo – secondo l’amministrazione – sarebbero doppi: lo Stato, e quindi i contribuenti, non si accollerebbero tutto il costo dell’operazione, i privati acquisterebbero i titoli a un prezzo di mercato (non gonfiato) e soprattutto avrebbero il “paracadute” dello Stato che copre una parte del prezzo di acquisto. I titoli verrebbero quindi “isolati” dal sistema e le banche, così risanate, potrebbero riprendere la loro funzione vitale per l’economia. E in un sistema che torna a essere sano anche questi titoli potranno riacquistare valore perdendo la loro tossicità. Guadagni privati e pubbliche perdite. Ma dopo l’euforia delle Borse non sono mancate le critiche e le perplessità degli economisti. Fra tutte quella del Premio Nobel dell’economia Paul Krugman. Secondo Krugman il piano salva-banche aumenta addirittura il rischio di perdite anziché diminuirlo. Se io, investitore privato, so che lo Stato mi offre un paracadute – cioè mi garantisce in caso di perdite oltre un certo livello – è evidente che sarò portato a rischiare di più. Il prezzo di acquisto di questi titoli tossici sarà dunque ancora gonfiato da questa garanzia. Inoltre se il valore del titolo sale il guadagno va all’investitore privato; se scende la perdita – coperta dal denaro pubblico – ricade sui contribuenti. Secondo questa tesi il piano incentiva il “moral hazard“, cioè la tendenza a correre più rischi del dovuto perché ci si sente esonerati dalle conseguenze del rischio. E porta a una privatizzazione degli utili e a una socializzazione delle perdite. Come vede Keynes la Guerra La guerra ha sempre provocato un’intensa attività industriale. Nel passato la finanza ortodossa ha considerato la guerra come l’unica legittima scusa per la creazione di occupazione tramite la spesa pubblica. Lei, signor Presidente, dopo aver gettato via tali catene, è libero di impegnare nell’interesse della pace e della prosperità la tecnica che finora è stata consentita solo per servire gli scopi della guerra e della distruzione. Così si esprime John Maynard Keynes nel 1933, quando, scrivendo al presidente F. D. Roosevelt, lo sollecita a intraprendere immediatamente i programmi di spesa pubblica del New Deal. Roosevelt segue il consiglio, ma poi nel suo secondo mandato cerca di far tornare il bilancio in pareggio. Un errore che riporta l’America in recessione. Sempre dello stesso anno è The Means to Prosperity, in cui Keynes espone lo stesso concetto. Alcune persone ciniche che hanno seguito fin qui il ragionamento concluderanno che soltanto una guerra può far cessare una grossa depressione. Perché fin qui la guerra è stata l’unico oggetto di stanziamenti statali su larga scala giudicato rispettabile dai governi. In pace, invece, essi sono timidi, iperprudenti, poco convinti, privi di perseveranza o decisione, uno stanziamento è visto come una passività e non come un anello nella trasformazione in utili capitali fissi delle risorse in eccesso della comunità, risorse che altrimenti andrebbero sprecate. Nel 1936 Keynes pubblica la Teoria generale. La guerra è elencata tra le cause di aumento della ricchezza nazionale, quando esistono risorse inutilizzate: la lOMoAR cPSD|23969645 costruzione di piramidi, i terremoti, perfino le guerre possono servire ad accrescere la ricchezza, se l’educazione dei nostri governanti secondo i princìpi dell’economia classica impedisce che si faccia qualcosa di meglio. Da lì a poco sarebbe iniziata la seconda guerra mondiale. Nel 1939, parlando alla radio, Keynes spiega che sì, la guerra è un rimedio alla disoccupazione, ma come nel 1933, ricorda ancora una volta che la stessa lezione va applicata anche in tempo di pace: il Grande Esperimento è iniziato. Se funziona, se le spese per gli armamenti cureranno realmente la disoccupazione, prevedo che non potremo mai tornare indietro alle vecchie abitudini. Il bene può venire dal male. Se siamo in grado di curare la disoccupazione per lo spreco rappresentato Come vede Keynes la politica monetaria restrittiva inglese degli anni 20 La politica monetaria secondo i keynesiani è inefficace. La teoria di Keynes e degli economisti keynesiani sulla politica monetaria può essere facilmente analizzata ricorrendo la modello IS-LM che consente di osservare contemporaneamente sia l'equilibrio del mercato dei beni che quello del mercato della moneta. Keynes analizza la realtà economica negli anni '30 del Novecento, dopo la crisi del 1929 e durante gli anni di una prolungata e profonda depressione economica. In quegli anni le aspettative sul futuro sono prevalentemente negative e ogni imprenditore preferisce mantenere la liquidità nel proprio portafoglio piuttosto che investire e attendere tempi migliori. Questo clima di generale sfiducia produce un ulteriore peggioramento dell'economia e, proattivamente, peggiora le aspettative sul futuro. Come vengono considerate la spesa pubblica e le tasse La spesa pubblica insieme alle tasse rappresentano la politica fiscale del governo, cioè le decisioni di uno stato riguardo le uscite e le entrate del settore pubblico. Nel modello oggetto di studio G e T sono considerate come delle variabili esogene. Questa semplificazione dipende da: il governo non presenta regolarità di comportamento come gli altri agenti economici considerati. Di conseguenza non esiste un’unica funzione comportamentale che descriva G e T anche se in realtà questa giustificazione non spiega esattamente quelle che sono le vere ragioni delle semplificazioni sopra citate. Come viene considerato l'investimento L’investimento sarà considerato come una variabile esogena ed autonoma. Queste semplificazioni, che sono fatte per rendere il modello più semplice, creano delle forti criticità. Se si vede un incremento del reddito/produzione è inverosimile che un produttore non incrementi anche il suo capitale per far fronte ad un ipotetico aumento di domanda futura. Senza considerare che nella realtà un aumento della produzione non può essere effettuato, se non in minima parte, senza che le imprese non incrementino la loro capacità produttiva grazie a nuovi investimenti. L’investimento, dipende dalla capacità di un’azienda di finanziarlo e quindi questo è in relazione al tasso d’interesse. Il produttore fa investimenti per ottenere servizi futuri. Di conseguenza deve considerare quelle che sono le aspettative di profitto. In seguito, per tutte queste ragioni, alcune delle semplificazioni fatte per l’investimento verranno eliminate e questo creerà una implementazione del modello che lo renderà più congruo alla realtà. Conseguenza nel modello AD – AS Bisogna includere il prezzo del petrolio nel modello AD-AS: Staticità iniziale: Y=Yn. In seguito all’aumento del prezzo del petrolio e quindi della disoccupazione naturale, Yn diminuisce. La AS si sposta verso l’alto finché non avrà raggiunto la nuova produzione naturale Yn’. Un aumento del prezzo del petrolio può essere lesivo per l’economia di una nazione perché comporta una situazione detta stagflazione (unione stagnazione + inflazione). Cosa accade al mercato del petrolio negli anni '70 Negli anni settanta è stata istituito l’OPEC, che rappresenta il cartello dei maggiori paesi produttori di petrolio. Questo atteggiamento monopolista porterà ad un drastico aumento del petrolio tra gli anni ’70 ed ’80, dovuto da accordi di riduzione dell’offerta. Anche se i picchi maggiori del prezzo del petrolio sono causati da conflitti che hanno interessato i paesi produttori. All’inizio degli anni 80’ alcuni paesi hanno iniziato a produrre di più rispetto alla quota assegnata dall’OPEC, portando ad una riduzione del prezzo del petrolio. Da allora ad oggi nonostante una tendenza al ribasso dei prezzi ci sono stati vari picchi di aumento dovuti, a conflitti nei paesi produttori, e a manovre speculative. Inoltre, si deve anche considerare che la domanda di petrolio sta sempre di più aumentando sia per i nuovi sviluppi delle società capitalistiche sia per la nascita di nuovi paesi industrializzati. Come avviene per tutte le materie prime, il prezzo del petrolio dipende dalla legge della domanda e dell’offerta ma l’ubicazione territoriale dei principali giacimenti ne acuisce la volatilità. La situazione geopolitica del Medio Oriente, una delle zone più ricche di petrolio, influisce notevolmente sul prezzo dell’oro nero e in passato, come accennato precedentemente, i paesi dell’Opec (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) hanno ridotto la produzione di petrolio, provocandone un forte aumento del prezzo (primo shock petrolifero del 1973), in risposta alla politica filo-israeliana dei paesi occidentali. Dal punto di vista della domanda, in linea di massima, in periodi di crescita economica tende ad aumentare, a causa delle maggiori richieste dell’industria e di tutto il settore economico nel suo complesso. Prima della crisi finanziaria del 2008 il prezzo del petrolio aveva raggiunto livelli record (sfiorando i 140 dollari al barile), attualmente viene scambiato ad un prezzo di poco superiore ai 50 dollari al barile. lOMoAR cPSD|23969645 “bolla”. Scoppio: crolla il valore di mercato che precipita drasticamente. Chi ha investito perde molto e le conseguenze per il mercato sono terribili. Tutto questo è già accaduto in passato nel mercato immobiliare, non solo nel nostro Paese, e può verificarsi ancora. Cosa si intende per cartolarizzazione del mercato immobiliare Quando parliamo, in assoluto, di cartolarizzazione ci riferiamo ad un processo di cessione delle attività finanziarie di una determinata società tramite l’utilizzo di titoli obbligazionari, che vengono emessi ed in seguito collocati sul mercato. In quanto tale, è generalmente applicata all’edilizia residenziale, consentendo ad intermediari finanziari o investitori di tipo istituzionale di acquisire lo specifico credito ceduto. Oltre a diritti, però, si acquisiscono anche determinati doveri e di conseguenza rischi: se accade infatti che il credito divenga inesigibile, l’acquirente di titoli cartolarizzati perderà sia la cifra versata che gli interessi maturati. In inglese tale tipologia di operazione viene spesso indicata con il termine di “securitization” e permette quindi la cessione da parte delle società di una serie di beni possibili (crediti, attività finanziarie, immobili, asseti, strumenti derivati e così via) a terzi, che, a meno di imprevisti, alla scadenza del rimborso otterranno sia la restituzione dell’importo che le cedole degli interessi acquisiti. E’ un modo per dare mobilità ai capitali ricevendo un veloce aumento di liquidità, consentendo tra l’altro alle aziende di ottimizzare la gestione dello stato patrimoniale ed accrescere al contempo la propria visibilità sul mercato. La cartolarizzazione è molto diffusa in Italia, utilizzata usata spesso sia dagli enti pubblici che dalle banche. Essa fornisce anche alle piccole e medie imprese la possibilità di esporsi professionalmente e crescere, sfruttando delle vantaggiose condizioni economiche. Cosa si intende per condizione di Marshall – Lerner La curva J è un termine coniato in economia politica per spiegare l'andamento nel tempo degli effetti di una politica monetaria nei confronti della bilancia dei pagamenti. Lo strumento di analisi è anche conosciuto come effetto J. In estrema sintesi la curva J analizza l'effetto di una svalutazione del tasso di cambio sulla bilancia dei pagamenti per evidenziare l'ordine in cui si manifestano gli effetti positivi e negativi nel breve e nel medio periodo. A seguito della svalutazione si presenta un peggioramento della bilancia dei pagamenti nel breve periodo e soltanto nel medio periodo il miglioramento. Ciò è dovuto alla differenza di elasticità della domanda rispetto al prezzo nel breve e nel lungo periodo. Come si può vedere nel diagramma cartesiano, la curva J parte da una situazione iniziale (zero). Sull'asse delle ascisse è posto il tempo e su quello delle ordinate il saldo della bilancia dei pagamenti con l'estero. Per comprendere il significato del grafico è opportuno distinguere gli effetti della svalutazione del tasso di cambio nel breve e nel medio- lungo periodo. Effetti svalutazione nel breve periodo. Nel breve periodo, fino a t1, il saldo della bilancia dei pagamenti con l'estero peggiora poiché la svalutazione rende più costosi i beni e i servizi importati dall'estero. Nel breve periodo la domanda è poco elastica alle variazioni di prezzo, i consumatori non modificano istantaneamente le proprie abitudini e le imprese non hanno modo di modificare il piano di produzione. Nel breve periodo si assiste ad un peggioramento della bilancia dei pagamenti. Questa fase è rappresentata nel grafico della curva J con il tratto iniziale discendente della curva. Effetti svalutazione nel medio-lungo periodo. Nel medio-lungo periodo l'elasticità della domanda al prezzo è maggiore e cominciano a manifestarsi gli effetti positivi della svalutazione. La svalutazione rende più convenienti le merci nazionali sul mercato internazionale e penalizza il consumo delle merci straniere a favore di quelle nazionali all'interno del paese. I consumatori modificano le proprie preferenze riducendo il consumo dei beni di importazione a favore di quelli nazionali. Le imprese nazionali beneficiano di un aumento della domanda dall'estero ed avviano una fase di espansione della produzione. Ciò si traduce in un aumento delle esportazioni e in una riduzione delle importazioni con conseguente miglioramento della bilancia dei pagamenti. Questa fase è rappresentata nel grafico della curva J a partire dall'istante t2 quando gli effetti positivi della svalutazione iniziano a manifestarsi fino a compensare gli effetti negativi iniziali nell'istante t2 ed a migliorare il saldo della bilancia dei pagamenti giungendo ad un miglioramento della situazione economica generale nell'istante t3. Soltanto nel lungo periodo si sono verificate le condizioni di Marshall-Lerner. In conclusione, la curva J spiega il motivo per cui a seguito di una svalutazione si presentano dapprima gli effetti negativi (peggioramento) e soltanto nel medio periodo quelli positivi (miglioramento) sulla bilancia dei pagamenti nazionale. Cosa si intende per curva di Phillips Nel 1958 Phillips evidenziò che esisteva una relazione negativa tra inflazione e disoccupazione: a bassi tassi di disoccupazione corrispondevano alti tassi di inflazione e viceversa. Questa teoria fu studiata ed ampliata da Samuelson e Solow, i quali teorizzarono così la “curva di Phillips”. Questa curva indicava, tranne per i casi di forte depressione, che un paese potesse scegliere tra diverse combinazioni di disoccupazione ed inflazione. Quindi si potevano avere bassi tassi di disoccupazione, bastava accettare forti spinte inflazionistiche e viceversa. Questa teoria perse valore intorno agli anni settanta, per via della cosiddetta stagflazione. Infatti con lo shock petrolifero le nazioni si trovarono di fronte ad alti tassi di disoccupazione e forti spinte inflazionistiche. Questa situazione portò all’esigenza di nuove formulazioni della curva di Phillips, che mettessero in relazione il tasso di disoccupazione con la variazione del tasso di inflazione. Cosa si intende per disoccupazione naturale Considerando un grafico che ha per ascisse il tasso di disoccupazione, sapendo che la PS non è influenzata da tale variabile e di conseguenza risulterà parallela all’asse delle x, e per ordinata il salario reale. La WS risulterà decrescente rispetto ad u, in quanto il salario reale nell’equazione dei salari dipende negativamente dal tasso di disoccupazione. L’equilibrio nel mercato del lavoro impone che il salario reale calcolato grazie all’equazione dei salari WS coincida con quello determinato dall’equazione dei prezzi PS. Dato che lOMoAR cPSD|23969645 l’equazione WS deve considerare i prezzi attesi mentre la PS considera i prezzi correnti, l’equilibrio si ha quando i prezzi correnti coincidono con i prezzi attesi. “Un” è il tasso di disoccupazione naturale. Tale tasso permette che i prezzi attesi coincidano con i pressi correnti. Cosa si intende per domanda totale della nazione Per domanda totale della nazione (Z) si intende la somma dei valori del consumo (C), degli investimenti (I), della spesa pubblica (G) e delle esportazioni nette (NX=X-IM). Pertanto Z sarà uguale a C+I+G+NX. Solo in equilibrio questo diventa il PIL. Cosa si intende per forza lavoro e popolazione civile Nel linguaggio economico corrente e nelle statistiche del lavoro, la forza lavoro – detta anche forza di lavoro – indica la parte della popolazione comprendente la somma delle persone occupate e di quelle in cerca di occupazione e coincide quindi con la popolazione attiva. La percentuale degli appartenenti alla forza lavoro sul totale della popolazione in età attiva è detta tasso di attività o tasso di partecipazione. In altri termini la forza lavoro è l’insieme degli occupati e dei disoccupati, quindi sono esonerati coloro che non possono lavorare come ad esempio le persone sotto i 16 anni e sopra i 65, le casalinghe che svolgono lavori domestici presso le proprie famiglie, gli studenti e le studentesse, i detenuti. Forza lavoro (L)=N (occupati) + U (disoccupati). Cosa si intende per markup Se il mercato fosse in concorrenza perfetta, allora il prezzo del bene dovrebbe corrispondere al salario dei lavoratori. Ma nella realtà la concorrenza perfetta non esiste in quanto le imprese hanno potere di mercato e possono fissare un prezzo superiore al costo di produzione; al prezzo viene aggiunto un ricarico chiamato Markup “μ”. Quindi si può ora definire l’equazione dei prezzi: P=(1+μ)W. Tanto maggiore sarà il ricarico ed il salario tanto maggiori saranno i prezzi dei prodotti. Cosa si intende per neutralità della moneta La situazione iniziale è quella dove Y=Yn in entrambi i grafici. SECONDO GRAFICO LEZIONE 30 (GRAFICO N. 31) SECONDO GRAFICO LEZIONE 31 (GRAFICO N. 32). Una politica monetaria espansiva fa traslare la curva LM verso il basso a destra fino a LM’. Questo punto di equilibrio denominato Y’’ non si vede nel modello AD-AS, in quanto una produzione superiore a quella naturale fa aumentare immediatamente i prezzi. Questa variazione del brevissimo periodo porterà subito ad una contrazione della LM in quanto avviene una riduzione dei saldi monetari M/P dovuti ad aumento di P. Il nuovo punto di equilibrio Y’ determinato dalla LM’’ è quello che troveremo nel modello AD-AS. Infatti i due spostamenti della LM hanno fatto sì che la AD prima si spostasse in alto a destra e poi tornasse in basso fino a arrivare a AD’. Questo spostamento non è riportato nel modello AD-AS. A questo punto, in Y’, essendo la produzione superiore a quella naturale ed i prezzi superiori a quelli attesi, i prezzi aumenteranno portando ad una riduzione di M/P fino a che la LM non ritorna al punto di Yn, cioè al suo punto iniziale. Nel modello LM si vede come la curva sia tornata al suo punto iniziale e questo vuol dire che i saldi monetari sono gli stessi della situazione di partenza. Durante il processo di aggiustamento all’inizio si riscontra un abbattimento di i, che porta ad un aumento di Y grazie all’aumento degli investimenti. Dopo di ché con la contrazione dei saldi monetari gli interessi aumentano riportando Y ed i ai livelli originari. Possiamo affermare che guardando al modello IS-LM non si riscontrano variazioni rispetto alla situazione iniziale, quindi si può parlare di neutralità della moneta. Cosa si intende per offerta di moneta L'offerta di moneta è la quantità di moneta in circolazione in un sistema economico in un determinato periodo di tempo. Nei modelli macroeconomici è indicata con la variabile M1 ed è l’aggregazione tra circolante e depositi (tutto ciò che si trasforma in moneta entro le 24 ore). L’offerta di moneta rappresenta una delle principali componenti del mercato della moneta. Cosa si intende per politica monetaria espansiva La Banca Centrale può intervenire nel mercato monetario variando l’offerta di moneta. Nelle economie moderne, la banca centrale varia l’offerta di moneta tramite operazioni nel mercato aperto, acquistando e vendendo titoli. Se la banca vuole aumentare l’offerta di moneta acquista titoli, pagandoli in moneta. Così facendo aumenta la quantità di moneta in circolazione, mentre se la vuole diminuire, si vendono titoli. Queste operazioni di mercato aperto vanno a modificare il bilancio della banca centrale. Il bilancio della banca centrale vede pertanto nelle attività il valore dei titoli acquistati, mentre la sua contropartita nelle passività è data dalla quantità di moneta in circolazione. Un acquisto di titoli nel mercato aperto, fa aumentare l’attivo e di conseguenza anche il passivo. Questo procedimento si definisce politica monetaria espansiva. Nel caso opposto politica monetaria restrittiva. Cosa si intende per politica monetaria restrittiva La Banca Centrale può intervenire nel mercato monetario variando l’offerta di moneta. Nelle economie moderne, la banca centrale varia l’offerta di moneta tramite operazioni nel mercato aperto, acquistando e vendendo titoli. Se la banca vuole aumentare l’offerta di moneta acquista titoli, pagandoli in moneta. Così facendo aumenta la quantità di moneta in circolazione, mentre se la vuole diminuire, si vendono titoli. Queste operazioni di mercato aperto vanno a modificare il bilancio della banca centrale. Il bilancio della lOMoAR cPSD|23969645 banca centrale vede pertanto nelle attività il valore dei titoli acquistati, mentre la sua contropartita nelle passività è data dalla quantità di moneta in circolazione. Un acquisto di titoli nel mercato aperto, fa aumentare l’attivo e di conseguenza anche il passivo. Questo procedimento si definisce politica monetaria espansiva. Nel caso opposto politica monetaria restrittiva. Cosa si intende per punto annuale di eccesso di disoccupazione Definiamo punto annuale di eccesso di disoccupazione la differenza di un punto percentuale tra il tasso effettivo e il tasso naturale di disoccupazione per un anno. Una misura comunemente usata per misurare i costi di una disinflazione è il Sacrifice ratio=punti annuali di eccesso di disoccupazione/punti percentuali di riduzione dell'inflazione. Cosa si intende per salario di riserva Il salario di riserva è il livello di salario che rende i lavoratori indifferenti tra lavorare ed essere disoccupati. Generalmente, i lavoratori ricevono un salario superiore al proprio salario di riserva. Cosa si intende per stagflazione Un aumento del prezzo del petrolio può essere lesivo per l’economia di una nazione perché comporta una situazione detta stagflazione (unione stagnazione + inflazione). Questo fenomeno era completamente disconosciuto fino alla crisi petrolifera degli anni settanta che ha portato ad un forte aumento del prezzo del petrolio. La stagflazione è caratterizzata da alti tassi di inflazione e di disoccupazione. Cosa si intende per tasso di interesse nominale e quali sono i suoi limiti Gli economisti operano una distinzione tra tassi di interesse “nominali” e “reali”, ma qual è la differenza e perché è importante? Quali sono i limiti del tasso di interesse nominale? Il tasso di interesse nominale è quello concordato e pagato. È ad esempio il tasso versato sul mutuo da chi acquista un’abitazione, oppure quello che i risparmiatori ricevono sui propri depositi. I prenditori di fondi corrispondono il tasso nominale, mentre i risparmiatori lo percepiscono. Tuttavia, per i prenditori e i risparmiatori non conta soltanto l’importo pagato in termini nominali, bensì la quantità di beni e servizi ovvero tutto ciò che possono acquistare con quella somma. Per indicare questo concetto gli economisti parlano di “potere di acquisto della moneta”, che di solito diminuisce nel tempo, con l’aumentare dei prezzi a seguito dell’inflazione. Sottraendo questa perdita di potere di acquisto dal tasso di interesse nominale, i prenditori e i risparmiatori sono in grado di determinare il tasso di interesse reale su prestiti e risparmi. Esempio: un risparmiatore che deposita 1.000 euro su un conto per un anno può beneficiare di un tasso di interesse nominale del 2,5% e quindi ottenere 1.025 euro dopo un anno. Tuttavia, se i prezzi aumentano del 3%, dovrà pagare 1.030 euro per acquistare gli stessi beni e servizi che un anno prima sarebbero costati 1.000 euro. Ciò significa che il rendimento reale sarà stato effettivamente del -0,5%. Questo è il tasso di interesse reale, che si calcola sottraendo il tasso di inflazione (3%) dal tasso di interesse nominale (2,5%). Cosa si intende per tasso di interesse reale Il tasso di interesse reale è il tasso di interesse al netto del tasso di inflazione vigente in una data economia (tasso di interesse nominale). Grossolanamente si può calcolare il tasso di interesse reale come differenza tra il tasso di interesse nominale e il tasso di inflazione. Se il tasso di interesse nominale ed il tasso di inflazione atteso non sono troppo elevati, l’equazione per determinare il tasso di interesse reale può essere approssimata nel seguente modo: rt=it-πet+1. Da questa equazione possiamo dire quanto segue: - se πet+1=0→P=Pe→i=r; - dato che in generale π è positiva generalmente r<i; - maggiore è πet+1, maggiore sarà la differenza tra i ed r; - se πet+1=i→r=0, pertanto non ci sarà differenza tra numero di beni acquistabili oggi ed in futuro. Cosa sono i «cigli neri» esporre la teoria e farne alcuni esempi La teoria del cigno nero, o teoria degli eventi del cigno nero, è una metafora che esprime il concetto secondo cui un evento con un forte impatto è una sorpresa per l'osservatore. Una volta accaduto, l'evento viene razionalizzato a posteriori. Per comprendere al meglio questi eventi ci possiamo rifare alle teorie del “cigno nero” di N. Taleb. Un Cigno nero è un evento altamente improbabile con tre caratteristiche fondamentali: è isolato e imprevedibile; ha un impatto enorme; la nostra natura ci spinge ad architettare a posteriori giustificazioni della sua comparsa, per renderlo meno casuale di quanto non sia in realtà. Possono essere esempi l’invenzione della ruota, l’11 settembre, il crollo di Wall Street e il successo di Google. Se il rischio di un attentato con voli di linea fosse stato concepito il 10 settembre, le torri gemelle sarebbero ancora al loro posto. Se i modelli matematici fossero applicati agli investimenti, non assisteremmo alle crisi degli hedge funds. Cosa sono i «titoli tossici» Le obbligazioni a basso rischio sono prodotti che si vendono facilmente: piccoli e medi risparmiatori vengono attratti dalla possibilità di far fruttare i propri risparmi senza esporre troppo il capitale investito. Tuttavia, quando la valutazione del rischio non è reale, si distorce pesantemente il mercato e si parla di titoli tossici o titoli truffa. Le conseguenze di una frode in questo senso le conosciamo tutti: la crisi finanziaria mondiale del 2008 è nata proprio a causa di questa speculazione ingannevole. Come funzionavano i titoli truffa. Primo passo: mutui subprime. Sul mercato statunitense sono stati emessi mutui immobiliari a soggetti a scarsa solvibilità, vale a dire a soggetti non in grado di restituire il prestito. Secondo passo: la cartolarizzazione. I mutui subprime sono stati rivenduti a lOMoAR cPSD|23969645 un a un’. L’equilibrio nel mercato del lavoro, che si ha se il salario reale risultante dalla determinazione dei salari è uguale al salario reale derivante dalla determinazione dei prezzi, si muove lungo la PS. Cosa succede al PIL se uno stato decide di finanziare la variazione di spesa pubblica con una uguale variazione delle imposte Un aumento della spesa pubblica in beni e servizi accompagnato da un aumento di pari ammontare della tassazione fa comunque aumentare il prodotto nazionale e lo fa aumentare di un ammontare pari all’aumento di spesa pubblica. 1. ΔY=ΔG/(1-c)-ΔTc/(1-c). Per ipotesi ΔG è di pari ammontare di ΔT e quindi la 1 può essere riscritta: ΔY=ΔG(1-c)/(1-c)=ΔG. Il teorema di Haavelmo è importante perché fa vedere come una politica di bilancio effettuata mantenendo il pareggio, cioè l’uguaglianza tra spese ed entrate, può avere effetti espansivi. La ragione di questo è che un aumento delle imposte riduce la domanda aggregata solo per la quota c del reddito sottratto dall’imposta che le famiglie avrebbero destinato ai consumi, mentre l’aumento di spesa pubblica si traduce per intero in aumento di domanda aggregata. Di conseguenza il moltiplicatore della spesa pubblica è più elevato, in valore assoluto, di quello delle imposte. Cosa succede al tasso di disoccupazione naturale se aumenta il prezzo del petrolio Con il modello WS-PS si determina il livello di disoccupazione naturale. Un aumento del markup è dovuto da un aumento del prezzo del petrolio. Il markup è un elemento contenuto dalla retta PS, un aumento del prezzo del petrolio farà quindi abbassare la PS, portando quindi il sistema ad un nuovo tasso di disoccupazione naturale. Un aumento del prezzo del petrolio provoca nel breve periodo un calo della produzione e un aumento del livello dei prezzi. Nel medio periodo, poiché il livello naturale della produzione è diminuito, il livello dei prezzi aumenta ulteriormente e la produzione diminuisce ulteriormente. Un aumento del prezzo del petrolio riduce pertanto il salario reale e fa aumentare il tasso naturale di disoccupazione. Cosa succede al tasso di interesse nazionale e a quello estero se si considera il tasso di cambio bilaterale come una costante. Se due governi si impegnano di mantenere fisso il tasso di cambio bilaterale, allora i tassi di interesse delle due nazioni coincidono. Questo caso in realtà non è sperabile, in quanto potrebbe generare forti variazioni del tasso interno per ingerenza di quello estero. Cosa succede alla bilancia commerciale se vi è un deprezzamento Come per un aumento di Y* il deprezzamento reale comporta un aumento delle NX ad ogni livello di Y, considerando valida la condizione di Marshall Lerner. Quindi sia la curva ZZ che NX si traslano in alto, portando l’equilibrio da Yeq a Yeq’. La bilancia commerciale migliora: l’aumento delle IM indotto dall’aumento di Y sarà comunque minore dell’aumento generale di NX generato dal deprezzamento. Di conseguenza si può dire che il deprezzamento genera una variazione della domanda interna ed estera, a favore dei beni nazionali. Si crea perciò un aumento delle NX. Cosa succede alla curva AS se il livello di produzione è diverso dal suo livello naturale Quando il livello di produzione è inferiore a quello naturale (prodotto di pieno impiego) la forza contrattuale dei lavoratori diminuisce. Il salario contrattato diminuisce e così i prezzi che sono stabiliti secondo la regola del mark up. Se la riduzione dei prezzi determina aspettative di prezzo in diminuzione la curva di offerta si sposta verso il basso. Quando invece la produzione è superiore al livello di piena occupazione (tasso naturale) la forza contrattuale di lavoratori aumenta e i salari monetari aumentano anch’essi. L’aumento dei salari viene trasferito sui prezzi. Se le aspettative dei prezzi futuri aumenta, la curva di offerta si sposta verso l’alto. Le imprese riducono la loro domanda di lavoro e il livello di occupazione e di produzione. Cosa succede alla curva AS se variano i prezzi attesi e perché Quando il livello di produzione è inferiore a quello naturale (prodotto di pieno impiego) la forza contrattuale dei lavoratori diminuisce. Il salario contrattato diminuisce e così i prezzi che sono stabiliti secondo la regola del mark up. Se la riduzione dei prezzi determina aspettative di prezzo in diminuzione la curva di offerta si sposta verso il basso. Quando invece la produzione è superiore al livello di piena occupazione (tasso naturale) la forza contrattuale di lavoratori aumenta e i salari monetari aumentano anch’essi. L’aumento dei salari viene trasferito sui prezzi. Se le aspettative dei prezzi futuri aumenta, la curva di offerta si sposta verso l’alto. Le imprese riducono la loro domanda di lavoro e il livello di occupazione e di produzione. Cosa succede alla curva di domanda di moneta se il reddito nominale aumenta se €Y aumenta, la domanda di moneta trasla verso destra. Cosa succede alla curva di domanda di moneta se il tasso d'interesse aumenta La domanda di moneta rimane costante e si sposta lungo la curva per determinare la nuova quantità di monete domandata. lOMoAR cPSD|23969645 Cosa succede alla curva IS se aumenta o si riduce una delle componenti autonome negative del reddito del reddito. A seconda del livello delle componenti autonome della spesa sarà diversa la posizione della IS sul piano. Variazioni delle componenti autonome della spesa determinano spostamenti della IS, cioè a parità di interesse avremo un livello del reddito diverso, più elevato se aumentano, minore se diminuiscono, la funzione IS si sposta verso l’alto e verso destra nel primo caso, verso il basso e verso sinistra nel secondo. In particolare se aumenta la spesa pubblica, aumenta una componente autonoma, e quindi aumenta la domanda aggregata e il livello del reddito, a parità di tasso di interesse il livello del reddito sarà maggiore, quindi la funzione IS si sposta parallelamente a se stessa verso destra e verso l’alto ad indicare che, a parità di interesse, vi è un livello di reddito più elevato. Nel caso delle imposte, invece, una riduzione delle imposte determina un aumento della domanda e, quindi, uno spostamento della IS verso l’alto e verso destra. Cosa succede alla curva IS se aumenta o si riduce una delle componenti autonome positive del reddito del reddito A seconda del livello delle componenti autonome della spesa sarà diversa la posizione della IS sul piano. Variazioni delle componenti autonome della spesa determinano spostamenti della IS, cioè a parità di interesse avremo un livello del reddito diverso, più elevato se aumentano, minore se diminuiscono, la funzione IS si sposta verso l’alto e verso destra nel primo caso, verso il basso e verso sinistra nel secondo. In particolare se aumenta la spesa pubblica, aumenta una componente autonoma, e quindi aumenta la domanda aggregata e il livello del reddito, a parità di tasso di interesse il livello del reddito sarà maggiore, quindi la funzione IS si sposta parallelamente a se stessa verso destra e verso l’alto ad indicare che, a parità di interesse, vi è un livello di reddito più elevato. Nel caso delle imposte, invece, una riduzione delle imposte determina un aumento della domanda e, quindi, uno spostamento della IS verso l’alto e verso destra. Cosa succede alla curva IS se varia i Nella IS se varia il tasso d’interesse ti muovi lungo la curva. La curva IS è inclinata negativamente per effetto della relazione inversa tra la spesa per gli investimenti (I) e il tasso di interesse. Quando aumenta il tasso di interesse (i) le imprese devono pagare una maggiore quantità di interessi per accedere ad un finanziamento e, quindi, riducono le proprie attività di investimento. Quando il tasso di interesse si abbassa, invece, il costo del finanziamento si riduce e le imprese sono portate ad aumentare i propri investimenti (I). La spesa per investimento (I) è una componente della domanda aggregata e, pertanto, qualsiasi variazione della spesa degli investimenti genera una variazione dello stesso segno nella domanda aggregata (AD) e, infine, sul livello del reddito (Y). Quanto maggiore è la sensibilità della spesa per investimento alle variazione del tasso di interesse, tanto più la cura IS è piatta. E, viceversa. Cosa succede alla curva LM se aumenta o si riduce l'offerta reale di moneta Un aumento dell’offerta di moneta (o una diminuzione di P), per dato livello di produzione, necessita di una riduzione del tasso di interesse per ristabilire l’equilibrio sul mercato finanziario. Un aumento dell’offerta di moneta fa spostare la curva LM verso il basso. L’equilibrio nei mercati finanziari fa sì che, per una data offerta reale di moneta, un aumento del livello di reddito, che fa aumentare la domanda di moneta, porti a un aumento del tasso di interesse. Questa relazione è rappresentata dalla curva crescente LM. Un aumento dello stock di moneta sposta la LM verso il basso; viceversa, una riduzione dello stock di moneta sposta la LM verso l’alto. Cosa succede alla curva LM se varia Y Il livello del reddito condiziona la domanda di moneta: quando il reddito è elevato, gli individui sono coinvolti in un maggior numero di transazioni che richiedono il ricorso alla moneta e, dunque, un più elevato livello del reddito implica una maggiore domanda di moneta: (M/P)d=L(i, Y). La quantità domandata di saldi monetari reali è inversamente correlata al tasso di interesse e positivamente correlata al livello del reddito. L’aumento del reddito fa spostare verso destra la curva di domanda di moneta. Con l’offerta di saldi monetari reali costante, il tasso di interesse di equilibrio deve aumentare da i1 a i2 per equilibrare il mercato monetario. Perciò secondo la teoria della preferenza per la liquidità, ad un reddito più elevato corrisponde un tasso di interesse più elevato. La curva LM traccia graficamente la relazione tra livello del reddito e tasso di interesse. Cosa succede alla domanda di moneta se varia il reddito nominale Md=€YL(i). Questa equazione dice che: la domanda di moneta è uguale al reddito nominale moltiplicato per una funzione negativa del tasso d’interesse. Se €Y (reddito nominale) aumenta, la domanda di moneta aumenta. Si parla di traslazione della domanda verso l’alto. Se i (tasso d’interesse) aumenta la domanda di moneta diminuisce. Si parla di spostarsi lungo la curva verso l’alto. La curva di domanda è quindi inclinata negativamente per via del trade-off tra domanda di moneta e acquisto di titoli. Per trade-off si considera un bivio economico, una scelta. Cosa succede alla domanda di moneta se varia il tasso d'interesse Md=€YL(i). Questa equazione dice che: la domanda di moneta è uguale al reddito nominale moltiplicato per una funzione negativa del tasso d’interesse. Se €Y (reddito nominale) aumenta, la domanda di moneta aumenta. Si parla di traslazione della domanda verso l’alto. Se i (tasso d’interesse) aumenta la domanda di moneta diminuisce. Si parla di spostarsi lungo la curva verso l’alto. La curva di domanda è quindi inclinata negativamente per via del trade-off tra domanda di moneta e acquisto di titoli. Per trade-off si considera un bivio economico, una scelta. lOMoAR cPSD|23969645 Cosa succede alla produzione e alla bilancia commerciale in caso di deprezzamento Come per un aumento di Y* il deprezzamento reale comporta un aumento delle NX ad ogni livello di Y, considerando valida la condizione di Marshall Lerner. Quindi sia la curva ZZ che NX si traslano in alto, portando l’equilibrio da Yeq a Yeq’. La bilancia commerciale migliora: l’aumento delle IM indotto dall’aumento di Y sarà comunque minore dell’aumento generale di NX generato dal deprezzamento. Di conseguenza si può dire che il deprezzamento genera una variazione della domanda interna ed estera, a favore dei beni nazionali. Si crea perciò un aumento delle NX. Cosa succede alla produzione e alla bilancia commerciale in caso di una politica fiscale restrittiva La combinazione parte dal punto Y, quando la ZZ incontra la bisettrice, dove lo stato si trova ad affrontare un forte disavanzo commerciale, rappresentato dal gap negativo rispetto all’asse della curva NX. Lo stato deve generare un deprezzamento reale, che porta la curva ZZ in alto, ZZ’, creando un nuovo equilibrio Y’, la NX si sposta verso l’alto, NX’. Per evitare un aumento della produzione da Y ad Y’, lo stato deve effettuare una politica fiscale restrittiva per riportare la curva ZZ’ verso il basso, ZZ. In questo modo la produzione torna al livello iniziale Y ma a questo punto di equilibrio la curva NX’ si troverà in pareggio commerciale, NX =0. I governi si preoccupano sia del livello della produzione, sia della bilancia commerciale e quindi devono combinare la politica fiscale con quella di cambio. Cosa succede nel medio periodo se vi è una crescita monetaria costante Nel caso di una crescita monetaria costante sostenuta dalla Banca Centrale, nel medio periodo il tasso di disoccupazione deve essere considerato costante, in quanto non è possibile considerarlo volatile nel breve, e quindi ut=ut-1, quindi data la legge di Okun se la differenza tra la disoccupazione è 0 allora il tasso di crescita della produzione deve corrispondere al suo livello normale. L’inflazione deve essere uguale alla crescita dello stock della moneta nominale meno la crescita normale della produzione. Quest’ultima differenza si chiama crescita aggiustata dello stock nominale di moneta. Quindi si può dire che nel medio periodo l’inflazione coincide con la crescita aggiustata dallo stock nominale di moneta. Se si considera un’inflazione costante , quindi la sua variazione è pari a 0, allora grazie alla curva di Phillips si può dire che nel medio periodo il tasso di disoccupazione corrisponde al suo livello naturale. Quindi si può dire che nel breve periodo il tasso di disoccupazione deve sempre coincidere con il suo livello naturale. La crescita della produzione è uguale al suo tasso normale, la disoccupazione è uguale al suo livello naturale e sono indipendenti dalla crescita dello stock nominale di moneta. Quest’ultima influenza solo l’inflazione. Cosa succede nel tempo alla bilancia commerciale dopo un deprezzamento, spiegare con l'ausilio della Curva J La curva J è un termine coniato in economia politica per spiegare l'andamento nel tempo degli effetti di una politica monetaria nei confronti della bilancia dei pagamenti. Lo strumento di analisi è anche conosciuto come effetto J. In estrema sintesi la curva J analizza l'effetto di una svalutazione del tasso di cambio sulla bilancia dei pagamenti per evidenziare l'ordine in cui si manifestano gli effetti positivi e negativi nel breve e nel medio periodo. A seguito della svalutazione si presenta un peggioramento della bilancia dei pagamenti nel breve periodo e soltanto nel medio periodo il miglioramento. Ciò è dovuto alla differenza di elasticità della domanda rispetto al prezzo nel breve e nel lungo periodo. Come si può vedere nel diagramma cartesiano, la curva J parte da una situazione iniziale (zero). Sull'asse delle ascisse è posto il tempo e su quello delle ordinate il saldo della bilancia dei pagamenti con l'estero. Per comprendere il significato del grafico è opportuno distinguere gli effetti della svalutazione del tasso di cambio nel breve e nel medio- lungo periodo. Effetti svalutazione nel breve periodo. Nel breve periodo, fino a t1, il saldo della bilancia dei pagamenti con l'estero peggiora poiché la svalutazione rende più costosi i beni e i servizi importati dall'estero. Nel breve periodo la domanda è poco elastica alle variazioni di prezzo, i consumatori non modificano istantaneamente le proprie abitudini e le imprese non hanno modo di modificare il piano di produzione. Nel breve periodo si assiste ad un peggioramento della bilancia dei pagamenti. Questa fase è rappresentata nel grafico della curva J con il tratto iniziale discendente della curva. Effetti svalutazione nel medio-lungo periodo. Nel medio-lungo periodo l'elasticità della domanda al prezzo è maggiore e cominciano a manifestarsi gli effetti positivi della svalutazione. La svalutazione rende più convenienti le merci nazionali sul mercato internazionale e penalizza il consumo delle merci straniere a favore di quelle nazionali all'interno del paese. I consumatori modificano le proprie preferenze riducendo il consumo dei beni di importazione a favore di quelli nazionali. Le imprese nazionali beneficiano di un aumento della domanda dall'estero ed avviano una fase di espansione della produzione. Ciò si traduce in un aumento delle esportazioni e in una riduzione delle importazioni con conseguente miglioramento della bilancia dei pagamenti. Questa fase è rappresentata nel grafico della curva J a partire dall'istante t2 quando gli effetti positivi della svalutazione iniziano a manifestarsi fino a compensare gli effetti negativi iniziali nell'istante t2 ed a migliorare il saldo della bilancia dei pagamenti giungendo ad un miglioramento della situazione economica generale nell'istante t3. Soltanto nel lungo periodo si sono verificate le condizioni di Marshall-Lerner. In conclusione, la curva J spiega il motivo per cui a seguito di una svalutazione si presentano dapprima gli effetti negativi (peggioramento) e soltanto nel medio periodo quelli positivi (miglioramento) sulla bilancia dei pagamenti nazionale. Cosa succede se la banca centrale decide di applicare una politica monetaria restrittiva, nel breve e nel medio periodo Se la banca centrale decide di ridurre il tasso di crescita dello stock monetario, questo tipo di politica porterà nel medio periodo solo ad una inflazione minore, ma non creerà nessuna variazione nella produzione e nella disoccupazione. Mentre, nel breve periodo un minor stock di moneta porta ad una riduzione della crescita della produzione in base alla relazione della domanda aggregata. Una lOMoAR cPSD|23969645 saranno i lavoratori nella contrattazione, e tanto minore sarà il livello salariale che riusciranno a ottenere in termini reali. Chiamiamo questa relazione tra salario reale e tasso di disoccupazione equazione dei salari e rappresentiamola nel grafico sotto riportato. Il salario reale è misurato sull’asse verticale, il tasso di disoccupazione sull’asse orizzontale. L’equazione dei salari è una curva decrescente contrassegnata con WS (dall’inglese Wage Setting – impostazione dei salari): quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto minore sarà il salario reale. Costruzione grafica dell'equilibrio Per la rappresentazione grafica dell’equilibrio nel mercato reale, a reddito 0 la domanda sarà pari alla sua componente autonoma. La curva di domanda sarà crescente con pendenza pari alla propensione marginale al consumo. L’equilibrio, è determinato dall’uguaglianza tra Z e Y. Quindi graficamente si trova nel punto di intersezione tra la curva di domanda zz e la bisettrice. Se nel mercato avviene una variazione della componente autonoma, come per esempio un aumento della spesa pubblica (politica fiscale espansiva), si vedrà una traslazione della curva di domanda verso l’alto, senza variazioni di pendenza. Studiando questo grafico si vede l’applicazione del moltiplicatore. Infatti la variazione di Y è superiore rispetto alla variazione di A. Costruzione grafica dell'equilibrio nel mercato reale Per la rappresentazione grafica dell’equilibrio nel mercato reale, a reddito 0 la domanda sarà pari alla sua componente autonoma. La curva di domanda sarà crescente con pendenza pari alla propensione marginale al consumo. L’equilibrio, è determinato dall’uguaglianza tra Z e Y. Quindi graficamente si trova nel punto di intersezione tra la curva di domanda zz e la bisettrice. Se nel mercato avviene una variazione della componente autonoma, come per esempio un aumento della spesa pubblica (politica fiscale espansiva), si vedrà una traslazione della curva di domanda verso l’alto, senza variazioni di pendenza. Studiando questo grafico si vede l’applicazione del moltiplicatore. Infatti la variazione di Y è superiore rispetto alla variazione di A. Costruzione IS L’equilibrio sul mercato dei beni attraverso la condizione di uguaglianza tra produzione, Y, e domanda, Z, è definito dalla relazione IS. Assumendo che il consumo sia funzione del reddito disponibile e considerando investimento, spesa pubblica, e imposte, si ha che la condizione di equilibrio è data da: Y=C(Y-T)+Itrattinosopra+G. Abbandoniamo ora l’ipotesi che l’investimento sia esogeno. L’investimento era considerato costante per semplicità. In realtà l’investimento dipende principalmente da due fattori: dal livello delle vendite (aumento delle vendite da cui segue aumento degli investimenti) e dal tasso di interesse (aumento del tasso di interesse da cui segue una riduzione degli investimenti). In formula I=I(Ysegno+sotto, isegno-sotto). La condizione di equilibrio sul mercato diventa Y=C(Y-T)+I(Ysegno+sotto, isegno-sotto)+G. Un aumento della produzione fa aumentare il reddito e quindi il reddito disponibile; un aumento della produzione fa aumentare l’investimento. In sintesi, un aumento della produzione fa aumentare la domanda dei beni: questa relazione tra domanda e produzione è rappresentata dalla curva ZZ, positivamente inclinata. L’equilibrio del mercato reale è rappresentato dal seguente grafico. Se aumenta il tasso di interesse diminuiscono gli investimenti, la domanda di beni e la produzione (attraverso il moltiplicatore); tale equilibrio è rappresentato dal seguente grafico. La curva IS esprime il livello di produzione di equilibrio in funzione del tasso di interesse. L’equilibrio nel mercato dei beni richiede che la produzione sia una funzione decrescente del tasso di interesse. Creazione AD e variazioni La relazione della domanda aggregata descrive gli effetti del livello dei prezzi sulla produzione. Essa è derivata dalle condizione di equilibrio nei mercati reali e finanziari. La condizione di equilibrio sul mercato dei beni è la seguente: IS→Y=C(Y-T)+I(Y,i)+G, mentre quella di equilibrio sui mercati finanziari: LM→M/P=YL(i). Un aumento del livello dei prezzi riduce la produzione. La relazione negativa tra produzione e livello dei prezzi è rappresentata dalla curva decrescente AD: all’aumentare del livello dei prezzi, i saldi monetari reali diminuiscono. Questa contrazione monetaria fa aumentare il tasso di interesse, che a sua volta provoca una riduzione della domanda di beni e quindi della produzione. Questa curva è chiamata curva di domanda aggregata ed è rappresentata dalla seguente relazione: Y=Y(M/Psotto+, Gsotto+, Tsotto-). Per ogni dato livello dei prezzi, un aumento della spesa pubblica fa aumentare la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso destra. Per ogni dato livello dei prezzi, una diminuzione dello stock nominale di moneta fa diminuire la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso sinistra. Qualunque variazione di politica fiscale o monetaria in generale, di qualunque altra variabile diversa dal livello dei prezzi che sposti la curva IS o la curva LM sposta la curva di domanda aggregata. Creazione AS e variazioni L’offerta aggregata, AS, descrive gli effetti della produzione sul livello dei prezzi. L’equazione di offerta aggregata è determinata sul mercato del lavoro ma non imponiamo più Pe = P => equilibrio di breve periodo sul mercato del lavoro, non necessariamente “naturale” o di medio periodo. Avendo l’equazione dei salari W=PeF(u, z) e l’equazione dei prezzi P=(1+μ)W sostituendo il salario P=Pe(1+μ)F(u, z), utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u=U/L=1-N/L=1-Y/L, l’equazione di offerta aggregata diventa: P=Pe(1+ μ)F(1-Y/L, z). Per ogni livello atteso dei prezzi, il livello effettivo dei prezzi è una funzione crescente della produzione. La curva di offerta aggregata è positivamente inclinata (crescente). Quando la produzione è pari lOMoAR cPSD|23969645 al suo livello naturale, il livello dei prezzi è pari al livello atteso dei prezzi. Un aumento del livello atteso dei prezzi provoca uno spostamento verso l’alto della curva AS. Viceversa, una riduzione del livello atteso dei prezzi sposta la curva verso il basso. Curva IS L’equilibrio sul mercato dei beni attraverso la condizione di uguaglianza tra produzione, Y, e domanda, Z, è definito dalla relazione IS. Assumendo che il consumo sia funzione del reddito disponibile e considerando investimento, spesa pubblica, e imposte, si ha che la condizione di equilibrio è data da: Y=C(Y-T)+Itrattinosopra+G. Abbandoniamo ora l’ipotesi che l’investimento sia esogeno. L’investimento era considerato costante per semplicità. In realtà l’investimento dipende principalmente da due fattori: dal livello delle vendite (aumento delle vendite da cui segue aumento degli investimenti) e dal tasso di interesse (aumento del tasso di interesse da cui segue una riduzione degli investimenti). In formula I=I(Ysegno+sotto, isegno-sotto). La condizione di equilibrio sul mercato diventa Y=C(Y-T)+I(Ysegno+sotto, isegno-sotto)+G. Un aumento della produzione fa aumentare il reddito e quindi il reddito disponibile; un aumento della produzione fa aumentare l’investimento. In sintesi, un aumento della produzione fa aumentare la domanda dei beni: questa relazione tra domanda e produzione è rappresentata dalla curva ZZ, positivamente inclinata. L’equilibrio del mercato reale è rappresentato dal seguente grafico. Se aumenta il tasso di interesse diminuiscono gli investimenti, la domanda di beni e la produzione (attraverso il moltiplicatore); tale equilibrio è rappresentato dal seguente grafico. La curva IS esprime il livello di produzione di equilibrio in funzione del tasso di interesse. L’equilibrio nel mercato dei beni richiede che la produzione sia una funzione decrescente del tasso di interesse. Curva LM La curva LM è la funzione di equilibrio del mercato monetario. Sul piano cartesiano la curva LM rappresenta tutte le combinazioni del tasso di interesse (i) e del reddito (Y) tali da garantire l'equilibrio sul mercato della moneta. La curva LM è utilizzata nel modello IS/LM per determinare l'equilibrio macroeconomico generale. La funzione di equilibrio del mercato monetario è detta LM poiché identifica le condizioni di eguaglianza tra la domanda di moneta (L) e l'offerta reale di moneta (M). Dall'unione delle due lettere deriva la sigla LM. Per costruire la curva LM è necessario partire dall'equilibrio sul mercato monetario, tale condizione si verifica quando l'offerta di moneta (M) eguaglia la domanda di moneta (L). M=L. L'offerta reale di moneta (M) è determinata dal rapporto tra la quantità nominale di moneta (Mo) e il livello dei prezzi (P) mentre la domanda di moneta (L) è una funzione in correlazione diretta con il reddito (Y) e inversa con il tasso di tasso di interesse (i). La curva LM è inclinata positivamente poiché tra il tasso di interesse (i) e il livello del reddito (Y) sussiste una relazione diretta. L'aumento del reddito spinge gli operatori ad aumentare la domanda di moneta e, a fronte di un'offerta di moneta reale costante, gli operatori sono costretti a vendere i propri titoli in portafoglio per ottenere delle scorte monetarie aggiuntive. Ciò deprime il prezzo dei titoli e innalza il tasso di interesse. Da cosa differiscono gli effetti di una variazione monetaria tra il modello IS -LM e quello AD – AS La politica monetaria espansiva è un intervento di politica economica (politica monetaria) finalizzato ad aumentare (espandere) l'offerta di moneta nel sistema economico. La banca centrale può adottare una politica monetaria espansiva aumentando la base monetaria, acquistando titoli di Stato tramite operazioni di mercato aperto, riducendo il tasso di sconto sul rifinanziamento bancario e/o riducendo il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche. L'aumento dell'offerta di moneta si traduce in una traslazione verso destra della curva LM. La politica monetaria restrittiva è un intervento di politica economica (politica monetaria) finalizzato a ridurre l'offerta di moneta nel sistema economico. La politica monetaria restrittiva può essere effettuata dalla banca centrale tramite una riduzione della base monetaria, vendendo i titoli dello Stato al pubblico con operazioni di mercato aperto, aumentando il tasso di sconto di rifinanziamento delle banche e/o aumentando il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche. La politica monetaria restrittiva può essere rappresentata su diagramma cartesiano tramite il modello IS-LM. La riduzione dell'offerta di moneta sposta verso sinistra la curva LM. Per quello che riguarda il modello AD-AS, l’aumento dello stock monetario, dovuto ad una politica monetaria espansiva, crea un aumento di M/P e una conseguente traslazione di AD verso l’alto ad AD’, l’equilibrio passa da Y ad Y’. La produzione ora è maggiore del suo livello naturale ed i prezzi sono maggiori di quelli attesi. Se la produzione è superiore a quella naturale i salari ed i prezzi aumenteranno. Questo farà spostare la AS in alto a sinistra. Il processo di aggiustamento si fermerà nel medio periodo, quando l’offerta aggregata sarà quella indicata con AS”, l’economia si stabilizzerà di nuovo su Yn ed i prezzi coincideranno con il loro livello atteso. Mentre la produzione è tornata al suo livello naturale i prezzi si sono assestati ad un livello superiore. Da cosa dipende il livello dei prezzi del petrolio Negli anni settanta è stata istituito l’OPEC, che rappresenta il cartello dei maggiori paesi produttori di petrolio. Questo atteggiamento monopolista porterà ad un drastico aumento del petrolio tra gli anni ’70 ed ’80, dovuto da accordi di riduzione dell’offerta. Anche se i picchi maggiori del prezzo del petrolio sono causati da conflitti che hanno interessato i paesi produttori. All’inizio degli anni 80’ alcuni paesi hanno iniziato a produrre di più rispetto alla quota assegnata dall’OPEC, portando ad una riduzione del prezzo del petrolio. Da allora ad oggi nonostante una tendenza al ribasso dei prezzi ci sono stati vari picchi di aumento dovuti, a conflitti nei paesi produttori, e a manovre speculative. Inoltre, si deve anche considerare che la domanda di petrolio sta sempre di più aumentando sia per i nuovi sviluppi delle società capitalistiche sia per la nascita di nuovi paesi industrializzati. Come avviene per tutte le materie lOMoAR cPSD|23969645 prime, il prezzo del petrolio dipende dalla legge della domanda e dell’offerta ma l’ubicazione territoriale dei principali giacimenti ne acuisce la volatilità. La situazione geopolitica del Medio Oriente, una delle zone più ricche di petrolio, influisce notevolmente sul prezzo dell’oro nero e in passato, come accennato precedentemente, i paesi dell’Opec (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) hanno ridotto la produzione di petrolio, provocandone un forte aumento del prezzo (primo shock petrolifero del 1973), in risposta alla politica filo-israeliana dei paesi occidentali. Dal punto di vista della domanda, in linea di massima, in periodi di crescita economica tende ad aumentare, a causa delle maggiori richieste dell’industria e di tutto il settore economico nel suo complesso. Prima della crisi finanziaria del 2008 il prezzo del petrolio aveva raggiunto livelli record (sfiorando i 140 dollari al barile), attualmente viene scambiato ad un prezzo di poco superiore ai 50 dollari al barile. Da cosa dipende il risparmio privato Il risparmio (S) è quella parte del reddito che non viene consumata, di conseguenza se C > Y allora S < 0. Data la propensione marginale al risparmio (S) che è uguale a 1-c1, allora l’equazione del risparmio è S=-Co+(1-c)Yd dove: Co=componente autonoma del consumo; 1-c1=S propensione marginale al risparmio; c1= propensione marginale al consumo; Yd=Y-T il reddito disponibile al netto delle tasse. Per definizione, il risparmio privato, cioè il risparmio (S) dei consumatori è uguale al loro reddito disponibile al netto dei consumi: il risparmio dipende negativamente dalla componente autonoma del consumo e positivamente dalla propensione marginale al risparmio. Da cosa dipende la discrepanza tra il tasso di interesse interno e quello estero Condizione di arbitraggio detta parità dei tassi di interesse rielaborata: 1+it=i+i*t/1+Eet+1-Et/Et dove il membro a sinistra del segno di uguaglianza è il rendimento dell’investimento nell’attività finanziaria denominata in valuta domestica ed il membro a destra è il rendimento dell’investimento in un’attività analoga ma denominata in valuta estera. Questa espressione mostra la relazione fra il tasso di interesse interno e quello estero ed il tasso di apprezzamento atteso. Se il tasso di interesse ed il tasso di apprezzamento atteso non sono troppo elevati, allora l’equazione suddetta può essere riscritta, con una buona approssimazione: it=i*t -Eet+1-Et/Et che si legge il tasso di interesse nazionale deve essere uguale al tasso di interesse estero meno il tasso di deprezzamento atteso della moneta estera. Se l’equazione suddetta non viene rispettata, allora l’investitore preferirà titoli nazionali o esteri a seconda che l’elemento di sinistra sia diverso dell’elemento di destra. Più precisamente si preferiranno i titoli nazionali se it> i*t -Eet+1-Et/Et. Da cosa dipende la domanda di moneta La domanda di moneta, cioè la quantità di moneta che i soggetti vogliono detenere, dipende da diversi scopi. Questi sono diversi a seconda che si prenda in considerazione le diverse scuole di pensiero. Per i classici e neoclassici la domanda di moneta dipendeva dagli scopi transativi, per acquisti, e precauzionali, quindi per loro la domanda di moneta dipendeva direttamente dal livello del reddito. Mentre Keynes aggiunse lo scopo speculativo, cioè i soggetti possono usare la moneta anche per speculare in titoli (es. gioco in borsa). Domanda di moneta per transazioni. La moneta è un mezzo di pagamento ed è utilizzata dagli operatori economici per effettuare acquisti, transazioni e scambi. Per svolgere questa funzione è detta moneta transattiva. Consente agli agenti economici di affrontare lo sfasamento temporale tra il flusso monetario delle entrate e delle uscite. Domanda di moneta precauzionale. In condizioni di incertezza la moneta è detenuta dagli operatori economici a titolo precauzionale per far fronte ad eventuali spese impreviste o alle variazioni del reddito futuro. Per svolgere questa funzione è detta precauzionale. L'ammontare di moneta precauzionale consente agli agenti economici di affrontare eventuali imprevisti, riducendo il rischio di trovarsi in una situazione di scarsità inaspettata della liquidità disponibile. Domanda di moneta speculativa. La moneta è utilizzata dagli operatori anche come strumento finanziario per effettuare investimenti speculativi. Per svolgere questa funzione è detta moneta speculativa. È composta dall'ammontare di moneta investita nelle attività finanziarie (titoli) in base alle aspettative degli agenti economici sulla redditività dei titoli e dell'andamento del tasso di interesse. Da cosa dipende la scelta di un investitore Per comprendere come un investitore effettua la sua scelta tra titoli nazionali ed esteri dobbiamo fare alcune precisazioni: consideriamo che se un soggetto acquista un titolo nazionale a 1 euro al tempo t+1 avrà un valore di 1+i. Se invece si comprano titoli esteri, come prima cosa si deve cambiare la valuta. Di conseguenza invece di avere un euro si avrà E dollari e al tempo t+1 si avrà un valore di E(1+i*). A questo punto il valore finale deve essere riconvertito in valuta domestica, e per far questo dobbiamo dividerlo per il tasso di cambio nominale euro/dollaro atteso per anno t+1. Riassumendo quanto detto: per valutare la redditività di un titolo, quindi, non basta guardare al tasso di interesse nazionale ed estero, ma bisogna anche formulare un’aspettativa sull’andamento del tasso di cambio euro/dollaro tra il tempo t e t+1. Gli investitori generalmente tenderanno a detenere solo i titoli con rendimenti attesi maggiori, ma questo assunto è troppo restrittivo in questo caso. Infatti si deve anche tener conto dei costi di transazione e del tasso di rischio. lOMoAR cPSD|23969645 gli agenti economici a credere a realtà non vere, e come la finanza e la crescita economica non potessero avere limiti. L’incertezza sul futuro rappresenta il fulcro delle teorie keynesiane. Gli economisti non possono avere aspettative certe sul futuro, soprattutto in un periodo di crisi. Questo rappresenta la chiave di abbandono dell’economia tradizionale fondata su modelli di analisi delle aspettative, per tornare ad una economia vista come scienza morale e non naturale. Da cosa può dipendere il livello del salario Solitamente i salari vengono determinati tramite la cosiddetta contrattazione collettiva. I rappresentanti delle diverse categorie professionali ed i rappresentanti del mondo dell’impresa si siedono ad un tavolo per fissarne il livello per il prossimo futuro. La forza contrattuale dei lavoratori dipende dal costo in cui l’impresa incorre per la loro sostituzione in caso di dimissioni. Maggiore è questo costo, maggiore è il potere contrattuale del lavoratore. Inoltre, la facilità con cui un lavoratore può trovare un nuovo impiego è anch’essa un fattore determinante della sua forza in sede di contrattazione. Ma quali sono i fattori che i rappresentanti dei lavoratori tengono in considerazione nel formulare le proprie proposte? E quali invece quelli che orientano le scelte dei rappresentanti delle imprese? I lavoratori tengono in considerazione i seguenti fattori: Prezzi futuri attesi (Pe): Il tasso di disoccupazione (u): Il livello di tutela dei lavoratori nell’economia (z). Le imprese, per aumentare la propria efficienza produttiva, sono disposte ad offrire un salario maggiore del salario di riserva. Perché questo? Perché le imprese sono interessate alla produttività del capitale umano, quindi dei lavoratori. Un salario elevato sicuramente incentiva questi ultimi a lavorare meglio e più intensamente e, perciò, ad aumentare la propria produttività. Inoltre, offrendo un salario superiore a quello di riserva, le imprese riducono il tasso di turnover, ovverosia la frequenza con cui i propri lavoratori cambiano impiego. Ciò è un fattore che garantisce stabilità alla struttura produttiva, aumentandone perciò l’efficienza. Questa teoria prende proprio il nome di “Teoria dei salari di efficienza”. Le imprese sono disposte ad offrire un salario maggiore al livello di riserva per garantirsi una maggiore produttività della manodopera impiegata. All’aumentare dei prezzi, e dei prezzi attesi, saranno quindi disposti ad offrire un salario nominale più alto. Questo per due motivi: in primis, per garantire che il salario reale rimanga superiore al livello di riserva; in secondo luogo perché, aumentando i prezzi dei beni e servizi che le imprese vendono, esse potranno corrispondere un salario nominale più alto ai propri lavoratori senza veder diminuire il proprio margine di guadagno. Vediamo quindi che la relazione tra salario nominale e livello dei prezzi si mantiene positiva anche una volta considerato il comportamento delle imprese. Da cosa sono determinate le esportazioni Le esportazioni sono determinate dal reddito estero, in quanto rappresentano la domanda estera rivolta ai beni nazionali. Le esportazioni dipendano negativamente dal tasso di cambio reale. Infatti se il tasso di cambio reale è forte, allora per gli stranieri risulteranno troppo cari i nostri beni rispetto ai loro e quindi si disincentiveranno le esportazioni. A questo punto possiamo quindi esplicitare le esportazioni nel seguente modo: X=X(Y*sotto+, εsotto-). Da cosa sono determinate le importazioni Le importazioni dipendono principalmente dal livello aggregato della domanda nazionale. Tanto è maggiore la domanda interna tanto più è elevata la domanda di tutti i beni, quindi anche di quelli esteri. Le importazioni dipendono dal tasso di cambio reale, cioè il prezzo dei beni nazionali in termini di beni esteri. Tanto maggiore sono i prezzi nazionali rispetto a quelli esteri, tanto maggiore sarà la domanda di beni esteri. Quindi se il tasso di cambio reale è forte, dovuto da una tasso di cambio nominale forte e/o da prezzi relativi alti, vengono incentivate le importazioni. Le importazioni dipendono positivamente sia dal reddito della nazione che dal tasso di cambio reale: IM=IM(Ysotto+, εsotto+). Da cos'è data l'importanza del moltiplicatore Il moltiplicatore (detto moltiplicatore del reddito o Keynesiano), rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito. Il moltiplicatore, ha un grande importanza nella determinazione del PIL. Se vi è un moltiplicatore elevato, dato da una elevata propensione marginale al consumo, allora: - anche con un livello basso delle componenti autonome del PIL queste creeranno un elevato livello di produzione; - piccole variazioni della componente A creeranno grandi variazioni di PIL. Quindi si possono vedere grandi risultati per l’economia con piccoli sforzi. Facendo in questo modo si crea un aumento esponenziale del reddito, defin ito da una serie geometrica di ragione c1, il cui sviluppo è il moltiplicatore. Esempio: c1=0.8; ΔG=100 ΔY=100+100*0.8+(100*0.8)*0.8+(100*0.8*0.8)*0.8. Sinteticamente si può scrivere che ΔY=1/(1-0.8)*100=500. Il significato economico del moltiplicatore è evidente: qualsiasi incremento nella componente autonoma dei Consumi o negli investimenti I genera un incremento nel reddito nazionale cinque volte superiore all’iniziale incremento. La domanda aggregata addizionale, infatti, provoca effetti a cascata nei redditi di più individui. Da cos'è dato il bilancio della banca centrale La banca centrale varia l’offerta di moneta tramite operazioni nel mercato aperto, acquistando e vendendo titoli. Queste operazioni di mercato aperto vanno a modificare il bilancio della banca centrale. Avremo i Titoli nelle Attività e la Moneta in circolazione nelle passività. Il bilancio della banca centrale viene alimentato dalle riserve relative ad una parte dei depositi che le banche ordinarie versano principalmente per queste tre ragioni: 1. Le entrate e le uscite in contanti che vengono effettuate giornalmente dai correntisti possono non coincidere nell’importo, pertanto le banche devono tenere delle riserve in contanti. 2. La possibilità per i lOMoAR cPSD|23969645 correntisti di emettere assegni crea un’aleatorietà sugli effettivi importi residui, quindi si devono avere le riserve per ogni evenienza. 3. Le prime due ragioni spiegano perché le banche vogliono tenere riserve a loro discrezione. Però esistono anche delle riserve obbligatorie, la cui percentuale è decisa dalle autorità monetarie. Esse sono delle garanzie di solvibilità per i cittadini. Con il versamento di queste riserve il bilancio della banca centrale si trasforma in questo modo: l’Attivo comprenderà i Titoli, il Passivo comprenderà oltre alla moneta emessa dalla stessa banca centrale, il circolante e le riserve. Le passività della banca centrale rappresentano la moneta emessa dalla stessa che prende il nome di base monetaria. Da determinazione del salario La determinazione salariale può avvenire in diversi modi. Uno dei modi per fissare il livello salariale è la contrattazione collettiva. I rappresentanti delle diverse categorie professionali ed i rappresentanti del mondo dell’impresa si siedono ad un tavolo per fissarne il livello per il prossimo futuro. Ad oggi molte nazioni sviluppate preferiscono gli accordi bilaterali tra datori di lavoro e lavoratori, oppure semplicemente la determinazione salariale viene fatta direttamente dal datore di lavoro. I lavoratori percepiscono solitamente un salario superiore al loro salario di riserva, cioè il salario che li rende indifferenti tra lavorare ed essere disoccupati. I salari di solito dipendono dalle condizioni prevalenti sul mercato del lavoro: quanto più basso è il tasso di disoccupazione, tanto maggiori sono i salari. Due linee interpretative: anche in assenza di contrattazione collettiva, (contrattazioni tra sindacati e imprese) i lavoratori hanno una certa forza contrattuale che usano per ottenere salari più elevati. Le imprese stesse, per varie ragioni, possono voler pagare salari superiori a quello di riserva. Da quale situazione di equilibrio parte una economia che valga anche nel medio periodo Partiamo dall’equilibrio del modello AD-AS, cioè una situazione in cui la disoccupazione coincide con il suo livello naturale ed i prezzi coincidono con il loro livello atteso. Quindi possiamo dire anche che il tasso di inflazione è uguale al tasso di crescita aggiustato dello stock nominale di moneta, se consideriamo una situazione iniziale uguale a quella di medio periodo. Supponiamo che data questa situazione la banca centrale decida di ridurre il tasso di crescita dello stock monetario. Questo tipo di politica porterà nel medio periodo solo ad una inflazione minore, ma non creerà nessuna variazione nella produzione e nella disoccupazione. Da quali variabili è influenzato P I prezzi dipendono positivamente dai costi, che a loro volta dipendono dalla funzione di produzione - la relazione tra gli input impiegati e l’output prodotto. Assumiamo che le imprese producano beni usando un unico fattore produttivo, il lavoro: Y=AN dove Y è la produzione, N l’occupazione e A la produttività del lavoro. Assumiamo ora che A=1 (un lavoratore produce una unità di prodotto), la funzione di produzione diventa: Y=N. Un modo semplice per definire come le imprese fissano i prezzi è rappresentato dalla seguente equazione: P=(1+μ)W dove μ è il ricarico del prezzo sul costo di produzione, indicato generalmente come markup. In concorrenza perfetta si ha che P=W, dunque μ =0. Se le imprese hanno potere di mercato, μ sarà positivo e il prezzo P sarà superiore al costo W di un fattore uguale a (1+ μ). Definire cosa succede all'equilibrio monetario se vi è una variazione del PIL nominale Se aumenta il reddito nominale, si vede come l’equilibrio si sposta ad un livello di i più alto. Definire DD, AA, ZZ e rappresentarle graficamente spiegando le diverse pendenze ed il punto di NX=0 DD=C+I+G “domanda nazionale” DD: rappresenta la domanda nazionale, C+I+G, intesa come funzione di produzione. AA=C+I+G-IM/ε AA: per ottenere la domanda di beni nazionali dobbiamo sottrarre a DD le importazioni, trovando così AA. Di conseguenza la distanza grafica tra DD e AA è determinata dalle importazioni divise il tasso di cambio reale. La distanza aumenta all’aumentare di Y perché le importazioni dipendono, positivamente dal reddito nazionale. La AA è più piatta della DD, in quanto all’aumentare del reddito la domanda interna di beni nazionali aumenta meno della domanda interna totale. ZZ=C+I+G-IM/ε+X “domanda di beni nazionali” ZZ: per arrivare alla domanda aggregata dobbiamo aggiungere ad AA le esportazioni. La distanza tra ZZ che rappresenta la domanda di beni nazionali, e la AA è determinata dalle esportazioni. Dato che quest’ultime non dipendono dal reddito interno, non andranno a modificare la pendenza tra curva ZZ e AA. Di conseguenza le due rette saranno parallele e più piatte rispetto a DD. PRIMO GRAFICO LEZIONE 56 (GRAFICO N. 40) SECONDO GRAFICO LEZIONE 56 (GRAFICO N. 41) TERZO GRAFICO LEZIONE 56 (GRAFICO N. 38) La bilancia commerciale è: NX=X-IM/ε. Grazie al grafico della ZZ, quindi, si può desumere a quale livello di Y, a determinate condizioni, si avrà un disavanzo o un avanzo commerciale. Infatti si avrà avanzo nel caso in cui ZZ è superiore a DD e disavanzo nel caso contrario. QUINTO GRAFICO LEZIONE 56 (GRAFICO N. 39) Da questo grafico vediamo come Ytb sia il reddito di Trade balance, cioè il reddito che permette di avere una bilancia commerciale in pareggio. A sinistra di questo punto avremo delle NX>0, avanzo commerciale, infatti la curva ZZ è maggiore della curva DD. A destra, invece, avremo un disavanzo commerciale NX<0, la curva ZZ è infatti minore DD. Definire graficamente il modello WS – PS Considerando un grafico che ha per ascisse il tasso di disoccupazione, sapendo che la PS non è influenzata da tale variabile e di conseguenza risulterà parallela all’asse delle x, e per ordinata il salario reale. La WS risulterà decrescente rispetto ad u, in quanto il salario reale nell’equazione dei salari dipende negativamente dal tasso di disoccupazione. L’equilibrio nel mercato del lavoro impone che il salario reale calcolato grazie all’equazione dei salari WS coincida con quello determinato dall’equazione dei prezzi PS. Dato che lOMoAR cPSD|23969645 l’equazione WS deve considerare i prezzi attesi mentre la PS considera i prezzi correnti, l’equilibrio si ha quando i prezzi correnti coincidono con i prezzi attesi. “Un” è il tasso di disoccupazione naturale. Tale tasso permette che i prezzi attesi coincidano con i pressi correnti. Definire graficamente l'equilibrio monetario L’equilibrio monetario è dato dall’uguaglianza tra l’offerta e la domanda di moneta. Grazie a questa uguaglianza si va a definire quello che è l’interesse di equilibrio. L’equilibrio quindi è dato dalla seguente formula: M=€YL(i). L’equilibrio monetario è rappresentato dal seguente grafico.). Cosa succede al grafico dell'equilibrio monetario se vi è un aumento del reddito nominale? Se aumenta il reddito nominale, si vede come l’equilibrio si sposta ad un livello di i più alto. Cosa succede invece al grafico dell'equilibrio monetario se si attua una politica monetaria espansiva? Se aumenta l’offerta di moneta, la retta si sposta a dx e si vede un equilibrio con i più basso. Dalla rappresentazione grafica di cui sopra si intuisce che l’interesse è rappresentativo del prezzo della moneta, prezzo che aumenta con l’aumentare della domanda di moneta e diminuisce in caso di aumento di offerta di moneta. Definire il deflatore implicito del PIL Il deflatore implicito del PIL mette in rapporto il PIL nominale con quello reale di un determinato tempo t. Per questa ragione va a misurare l’inflazione dall’anno base all’anno corrente. Deflatore implicito del PIL: Pt=€Yt (PIL nominale) fratto Yt (PIL reale). Il modo per estrapolare da questo numero indice l’inflazione è quello di studiare le sue variazioni da anno ad anno, o da trimestre a trimestre, in modo da poter avere una visione periodica della variazione del livello dei prezzi. Questo quindi permette di avere un buon indicatore dell’inflazione. L’inflazione si calcola con la seguente formula: π=Pt−Pt-1 fratto Pt-1. Definire il rapporto che intercorre tra le variazioni di H ed il tasso d'interesse La domanda di riserve da parte delle banche è Rapiced=θ(1-c)Mapiced; la domanda di moneta emessa dalla banca centrale è Hapiced=CIapiced+Rapiced=[c+θ(1-c)]Mapiced=[c+θ(1-c)]€YL(i); l’offerta di moneta emessa dalla banca centrale è H=base monetaria. Dato che l’equilibrio in generale è dato dall’uguaglianza tra la domanda e l’offerta, allora gli apici (d) possono essere eliminati. L’equilibrio è dato: H=[c+θ(1−c)]€YL(i). Nell’uguaglianza si vede come l’unica variabile della funzione sia i. Una variazione di H porta una variazione di i nel senso inverso. Quindi una politica monetaria espansiva che aumenti H abbatte il tasso d’interesse. DEFINIRE IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE Il tasso di disoccupazione misura l'eccesso di offerta di lavoro (da parte dei lavoratori) rispetto alla domanda (da parte delle aziende). Evidenzia dunque il numero delle persone in cerca di occupazione sulla popolazione attiva. Il tasso di disoccupazione si trova applicando tale formula: N=U/L dove N=tasso di disoccupazione, U=disoccupati e L=forza lavoro (N+U). Definire in formule la domanda di circolante CId= percentuale della domanda di moneta in circolazione CId=cMd CId=C*€y*L(i) Definire in formule la domanda di depositi Dapiced=(1−c)Mapiced. I depositi sono quella parte della moneta che non è detenuta in forma di circolante M-CI. Dato che il circolante è una percentuale della moneta in circolazione CI=cM. Allora i depositi corrispondono a M-cM da cui M(1-c). Definire in formule la domanda di moneta emessa dalla banca centrale Hapiced=CIapiced+Rapiced =[c+θ(1−c)]Mapiced =[c+θ(1−c)]€YL(i). Considerata l’uguaglianza tra la domanda e l’offerta togliendo gli apici d da questa formula possiamo rilevare come H, che rappresenta la base monetaria e quindi l’offerta di moneta emessa dalla banca centrale, sia costituita dalla somma del circolante e delle riserve. Definire in formule la domanda di riserve Rapiced=θ(1-c)Mapiced. Le riserve sono una percentuale dei depositi, quindi R=θ(1-c)M. Definire la bilancia dei pagamenti Le transazioni di un paese con il resto del mondo sono riassunte in una serie di conti chiamati bilancia dei pagamenti: conto corrente - le transazioni sopra la linea registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo; conto capitale - le transazioni sotto la linea registrano tutti gli investimenti in attività finanziarie da e verso il resto del mondo. Le transazioni sopra la riga registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo. Tali transazioni sono chiamate transazioni di conto corrente. Le transazioni sotto la riga registrano i flussi di capitale da e verso il resto del mondo. Tali transazioni sono dette transazioni in conto capitale (detti anche flussi netti di capitale). Le transazioni sopra la linea sono perlopiù pagamenti in valuta che avvengono “in contropartita” di una sottostante transazione reale: scambi commerciali, redditi, trattati internazionali di cooperazione. Nella pratica, la parte più rilevante sono le esportazioni nette. Esportazioni comportano pagamenti (in valuta nazionale) da parte del resto del mondo. Importazioni comportano pagamenti (in valuta estera) verso il resto del mondo. Il saldo di esportazioni - importazioni, sono le esportazioni nette chiamato lOMoAR cPSD|23969645 nominale, si vede come l’equilibrio si sposta ad un livello di i più alto. Cosa succede invece al grafico dell'equilibrio monetario se si attua una politica monetaria espansiva? Se aumenta l’offerta di moneta, la retta si sposta a dx e si vede un equilibrio con i più basso. Dalla rappresentazione grafica di cui sopra si intuisce che l’interesse è rappresentativo del prezzo della moneta, prezzo che aumenta con l’aumentare della domanda di moneta e diminuisce in caso di aumento di offerta di moneta. Definire l'equilibrio nel mercato reale con investimento endoge L’equilibrio sul mercato dei beni attraverso la condizione di uguaglianza tra produzione, Y, e domanda, Z, è definito dalla relazione IS. Assumendo che il consumo sia funzione del reddito disponibile e considerando investimento, spesa pubblica, e imposte, si ha che la condizione di equilibrio è data da: Y=C(Y-T)+Itrattinosopra+G. Abbandoniamo ora l’ipotesi che l’investimento sia esogeno. L’investimento era considerato costante per semplicità. In realtà l’investimento dipende principalmente da due fattori: dal livello delle vendite (aumento delle vendite da cui segue aumento degli investimenti) e dal tasso di interesse (aumento del tasso di interesse da cui segue una riduzione degli investimenti). In formula I=I(Ysegno+sotto, isegno-sotto). La condizione di equilibrio sul mercato diventa Y=C(Y-T)+I(Ysegno+sotto, isegno-sotto)+G. Un aumento della produzione fa aumentare il reddito e quindi il reddito disponibile; un aumento della produzione fa aumentare l’investimento. In sintesi, un aumento della produzione fa aumentare la domanda dei beni: questa relazione tra domanda e produzione è rappresentata dalla curva ZZ, positivamente inclinata. Definire l'equilibrio tra domanda di moneta emessa dalla banca centrale e l'offerta La domanda di moneta emessa della banca centrale corrisponde alla somma del circolante richiesto dai soggetti più la domanda di riserve da parte delle banche. L’offerta di moneta emessa dalla banca centrale è sotto il suo diretto controllo. L’uguaglianza tra la domanda e l’offerta di moneta da parte della banca centrale definisce il tasso d’interesse d’equilibrio. Dato che l’equilibrio in generale è dato dall’uguaglianza tra la domanda e l’offerta, allora gli apici (d) possono essere eliminati. L’equilibrio è dato: H=[c+θ(1−c)]€YL(i). Definire l'investimento endogeno. L’equilibrio sul mercato dei beni attraverso la condizione di uguaglianza tra produzione, Y, e domanda, Z, è definito dalla relazione IS. Assumendo che il consumo sia funzione del reddito disponibile e considerando investimento, spesa pubblica, e imposte, si ha che la condizione di equilibrio è data da: Y=C(Y-T)+Itrattinosopra+G. Abbandoniamo ora l’ipotesi che l’investimento sia esogeno. L’investimento era considerato costante per semplicità. In realtà l’investimento dipende principalmente da due fattori: dal livello delle vendite (aumento delle vendite da cui segue aumento degli investimenti) e dal tasso di interesse (aumento del tasso di interesse da cui segue una riduzione degli investimenti). In formula I=I(Ysegno+sotto, isegno-sotto). La condizione di equilibrio sul mercato diventa Y=C(Y-T)+I(Ysegno+sotto, isegno-sotto)+G. Un aumento della produzione fa aumentare il reddito e quindi il reddito disponibile; un aumento della produzione fa aumentare l’investimento. In sintesi, un aumento della produzione fa aumentare la domanda dei beni: questa relazione tra domanda e produzione è rappresentata dalla curva ZZ, positivamente inclinata. Definire l'uguaglianza tra la domanda di moneta emessa dalla banca centrale e l'offerta. La domanda di moneta emessa della banca centrale corrisponde alla somma del circolante richiesto dai soggetti più la domanda di riserve da parte delle banche. L’offerta di moneta emessa dalla banca centrale è sotto il suo diretto controllo. L’uguaglianza tra la domanda e l’offerta di moneta da parte della banca centrale definisce il tasso d’interesse d’equilibrio. Dato che l’equilibrio in generale è dato dall’uguaglianza tra la domanda e l’offerta, allora gli apici (d) possono essere eliminati. L’equilibrio è dato: H=[c+θ(1−c)]€YL(i). Definire ogni componente della bilancia dei pagamenti Le transazioni di un paese con il resto del mondo sono riassunte in una serie di conti chiamati bilancia dei pagamenti: conto corrente - le transazioni sopra la linea registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo; conto capitale - le transazioni sotto la linea registrano tutti gli investimenti in attività finanziarie da e verso il resto del mondo. Le transazioni sopra la riga registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo. Tali transazioni sono chiamate transazioni di conto corrente. Le transazioni sotto la riga registrano i flussi di capitale da e verso il resto del mondo. Tali transazioni sono dette transazioni in conto capitale (detti anche flussi netti di capitale). Le transazioni sopra la linea sono perlopiù pagamenti in valuta che avvengono “in contropartita” di una sottostante transazione reale: scambi commerciali, redditi, trattati internazionali di cooperazione. Nella pratica, la parte più rilevante sono le esportazioni nette. Esportazioni comportano pagamenti (in valuta nazionale) da parte del resto del mondo. Importazioni comportano pagamenti (in valuta estera) verso il resto del mondo. Il saldo di esportazioni - importazioni, sono le esportazioni nette chiamato anche bilancia commerciale. L’altra componente sono i redditi da e verso il resto del mondo: residenti ricevono pagamenti dal resto del mondo per i loro redditi all’estero: investimenti in attività finanziarie, immobili, redditi da lavoro. Viceversa, i residenti all’estero ricevono pagamenti verso il resto del mondo, per i loro redditi nazionali: investimenti in attività finanziarie, immobili, redditi da lavoro. Altra voce è il saldo dei trasferimenti netti: sono aiuti economici che i paesi danno e ricevono dall’estero ad es. in virtù di trattati internazionali di cooperazione economica (tipicamente, paesi G7 danno aiuti economici). La somma dei pagamenti da (positivi) e verso (negativi) il resto del mondo è avanzo (+) o disavanzo (-) di conto corrente. lOMoAR cPSD|23969645 definire tutti i passaggi in formula e il grafico per la costruzione della PS Per ottenere l’equazione dei prezzi PS dobbiamo esprimere l’equazione dei prezzi in base al salario reale: P=(1+μ)W dividendo tutto per W avremo P/W=(1+μ) invertendo poi entrambi i lati avremo W/P=1/(1+μ). Da quest’ultima formulazione otteniamo la PS. Vediamo come un aumento del Markup va diminuire il salario reale, in quanto genera un aumento del livello dei prezzi. Inoltre possiamo notare come l’equazione PS non sia influenzata dal livello della disoccupazione. definire tutti i passaggi in formula ed il grafico per la costruzione della WS e PS Per costruire il grafico della WS-PS bisogna prendere in considerazione l’equazione del salario WS → W/P=F(usotto-, zsotto+) e l’equazione dei prezzi PS → W/P=1/(1+ ). Considerando un grafico che ha per ascisse il tasso di disoccupazione, sapendo che la PS non è influenzata da tale variabile e di conseguenza risulterà parallela all’asse delle x, e per ordinata il salario reale. La WS risulterà decrescente rispetto ad u, in quanto il salario reale nell’equazione dei salari dipende negativamente dal tasso di disoccupazione. L’equilibrio nel mercato del lavoro impone che il salario reale calcolato grazie all’equazione dei salari WS coincida con quello determinato dall’equazione dei prezzi PS. Dato che, l’equazione WS deve considerare i prezzi attesi mentre la PS considera i prezzi correnti, l’equilibrio si ha quando i prezzi correnti coincidono con i prezzi attesi. “Un” è il tasso di disoccupazione naturale. Tale tasso permette che i prezzi attesi coincidano con i pressi correnti. definire tutti i passaggi io formula ed il grafico per arrivare alla AS L’offerta aggregata, AS, descrive gli effetti della produzione sul livello dei prezzi. L’equazione di offerta aggregata è determinata sul mercato del lavoro ma non imponiamo più Pe = P => equilibrio di breve periodo sul mercato del lavoro, non necessariamente “naturale” o di medio periodo. Avendo l’equazione dei salari W=PeF(u, z) e l’equazione dei prezzi P=(1+μ)W sostituendo il salario P=Pe(1+μ)F(u, z), utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u=U/L=1-N/L=1-Y/L, l’equazione di offerta aggregata diventa: P=Pe(1+ μ)F(1-Y/L, z). Per ogni livello atteso dei prezzi, il livello effettivo dei prezzi è una funzione crescente della produzione. La curva di offerta aggregata è positivamente inclinata (crescente). Quando la produzione è pari al suo livello naturale, il livello dei prezzi è pari al livello atteso dei prezzi. Un aumento del livello atteso dei prezzi provoca uno spostamento verso l’alto della curva AS. Viceversa, una riduzione del livello atteso dei prezzi sposta la curva verso il basso. Definire tutti i passaggi partendo dalle riserve e dalla moneta per arrivare alla formula del moltiplicatore monetario. Spiegare tutte le variabili La domanda di riserve da parte delle banche è Rapiced=θ(1-c)Mapiced; la domanda di moneta emessa dalla banca centrale è Hapiced=CIapiced+Rapiced=[c+θ(1-c)]Mapiced=[c+θ(1-c)]€YL(i); l’offerta di moneta emessa dalla banca centrale è H=base monetaria. Dato che l’equilibrio in generale è dato dall’uguaglianza tra la domanda e l’offerta, allora gli apici (d) possono essere eliminati. L’equilibrio è dato: H=[c+θ(1−c)]€YL(i). Nell’uguaglianza si vede come l’unica variabile della funzione sia i. Una variazione di H porta una variazione di i nel senso inverso. Quindi una politica monetaria espansiva che aumenti H abbatte il tasso d’interesse. L’equilibrio monetario può avere anche un’altra formulazione, l’uguaglianza tra la domanda e l’offerta aggregata di moneta. Per comprendere questo metodo si deve ripartire dall’uguaglianza tra la domanda e l’offerta di moneta emessa dalla banca centrale, vista in precedenza. H=[c+θ(1−c)]€YL(i). Isolando la domanda di moneta avremo 1/c+θ(1−c) POI*H=€YL(i). Analizzando questa formulazione si va ad identificare il moltiplicatore monetario: 1/c+θ(1−c). Questo rappresenta: il grado di controllo da parte della banca centrale sull’offerta di moneta, in quanto essa può determinare interamente H ma non M, per via del fatto che nel offerta di moneta sono compresi anche i depositi, mentre nella base monetaria solo le riserve. Inoltre se la banca centrale conosce il valore del moltiplicatore può, variando H, conoscere esattamente di quanto si modifica M. Questo effetto moltiplicativo giustifica il fatto che la base monetaria sia anche chiamata “moneta ad alto potenziale”. Definizione di forza lavoro Nel linguaggio economico corrente e nelle statistiche del lavoro, la forza lavoro – detta anche forza di lavoro – indica la parte della popolazione comprendente la somma delle persone occupate e di quelle in cerca di occupazione e coincide quindi con la popolazione attiva. La percentuale degli appartenenti alla forza lavoro sul totale della popolazione in età attiva è detta tasso di attività o tasso di partecipazione. In altri termini la forza lavoro è l’insieme degli occupati e dei disoccupati, quindi sono esonerati coloro che non possono lavorare come le persone sotto i 16 anni e sopra i 65. Forza lavoro (L)=N (occupati) + U (disoccupati). Deflatore implicito del PIL Il deflatore implicito del PIL mette in rapporto il PIL nominale con quello reale di un determinato tempo t. Per questa ragione va a misurare l’inflazione dall’anno base all’anno corrente. Deflatore implicito del PIL: Pt=€Yt (PIL nominale) fratto Yt (PIL reale). Il modo per estrapolare da questo numero indice l’inflazione è quello di studiare le sue variazioni da anno ad anno, o da trimestre a trimestre, in modo da poter avere una visione periodica della variazione del livello dei prezzi. Questo quindi permette di avere un buon indicatore dell’inflazione. L’inflazione si calcola con la seguente formula: π=Pt−Pt-1 fratto Pt-1. lOMoAR cPSD|23969645 Descrivere i diversi passaggi per arrivare alla formula del moltiplicatore del reddito L’equilibrio nel mercato reale è dato dall’uguaglianza tra la domanda nazionale e la produzione cioè il PIL: Z=C+I+G Z=C(Y-T sotto +)+I sopra trattino +G Z=co+c1(Y-T)+I trattino sopra + G Considerando un modello con le seguenti semplificazioni: - tasse fisse - investimenti esogeno - spesa pubblica esogena - economia chiusa. A questo punto possiamo ricavarci l’equilibrio nel mercato reale: Z=Y Y=co+c1Y-c1T+I+G Y-c1Y=co-c1T+I+G Y(1-c1)=co-c1T+I+G Y=1/1-c1*(co-c1T+I+G) Y=m*A. Possiamo notare come l’equilibrio sia determinato da due grandezze: la A rappresenta tutte quelle variabili che non dipendono dal reddito ed in quanto tali si chiamano autonome; m il moltiplicatore (detto moltiplicatore Keynesiano), rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito. Determinazione salariale La determinazione salariale può avvenire in diversi modi. Uno dei modi per fissare il livello salariale è la contrattazione collettiva. I rappresentanti delle diverse categorie professionali ed i rappresentanti del mondo dell’impresa si siedono ad un tavolo per fissarne il livello per il prossimo futuro. Ad oggi molte nazioni sviluppate preferiscono gli accordi bilaterali tra datori di lavoro e lavoratori, oppure semplicemente la determinazione salariale viene fatta direttamente dal datore di lavoro. I lavoratori percepiscono solitamente un salario superiore al loro salario di riserva, cioè il salario che li rende indifferenti tra lavorare ed essere disoccupati. I salari di solito dipendono dalle condizioni prevalenti sul mercato del lavoro: quanto più basso è il tasso di disoccupazione, tanto maggiori sono i salari. Due linee interpretative: anche in assenza di contrattazione collettiva, (contrattazioni tra sindacati e imprese) i lavoratori hanno una certa forza contrattuale che usano per ottenere salari più elevati. Le imprese stesse, per varie ragioni, possono voler pagare salari superiori a quello di riserva. Di cosa tratta l'opera «la riforma monetaria» di keynes Nell’opera “La riforma monetaria” Keynes cercò di definire un sistema monetario che potesse dare una stabilità all’attività economica, in quanto il Gold Standard non garantiva un livello stabile dei prezzi interni tale da rafforzare le aspettative. La distribuzione di quel tempo delle riserve auree mondiali avrebbe comportato un controllo dei prezzi interni della Gran Bretagna da parte della Federal Reserve Board di Washington. Con questa opera Keynes divenne il maggior oppositore intellettuale della politica economica ufficiale. Effetto spiazzamento Gli effetti positivi sul reddito di una politica fiscale espansiva sono ridimensionati dall'effetto di spiazzamento (crowding-out) degli investimenti privati. L'incremento della spesa pubblica può generare un incremento del tasso di interesse di mercato. Al fine di finanziare l'incremento della spesa pubblica lo Stato deve emettere dei titoli pubblici (titoli di Stato) sul mercato e, quindi, riconoscere un tasso di interesse più alto per poterli collocare sul mercato. L'incremento del tasso di interesse deprime, indirettamente, gli investimenti privati, riducendo l'effetto positivo sul reddito della politica fiscale espansiva. In altri termini, l'incremento della spesa pubblica "spiazza" (sostituisce) parzialmente o totalmente l'entità degli investimenti privati (I) nella domanda aggregata. Equazione che mette in relazione la curva di Phillips a un La teoria della curva di Phillips è strettamente legata al concetto di disoccupazione naturale. La prima formulazione della curva di Phillips imponeva l’assenza del tasso naturale di disoccupazione e considerava solo che se una nazione era disposta a sopportare tassi inflazione elevati poteva mantenere tassi di disoccupazione bassi e viceversa. Secondo Milton e Friedman il trade-off tra inflazione e disoccupazione poteva resistere solo ad una condizione: che l’inflazione fosse sottostimata nel momento della contrattazione salariale. Essi sostenevano che se il governo avesse tentato di sostenere un’occupazione elevata accettando una maggiore inflazione, questo trade-off sarebbe scomparso e la disoccupazione non sarebbe scesa oltre un certo limite. Questo tasso minimo è il tasso naturale di disoccupazione. Ora però considereremo che il tasso di disoccupazione naturale imponga l’uguaglianza tra il tasso di inflazione corrente e quello atteso. Da questo possiamo rielaborare la curva di Phillips accelerata nel seguente modo: πt-πt-1=-a(uy-un). Questa equazione finale ci permette di: vedere la curva in termini di variazione dell’inflazione rispetto alla differenza che c’è tra la disoccupazione corrente e quella naturale. Se il tasso effettivo di disoccupazione eccede il tasso naturale, l’inflazione corrente è inferiore rispetto a quella precedente e viceversa. Vedere come sia il tasso di disoccupazione naturale a mantenere costante il livello di inflazione, per questo motivo si può anche chiamare N.A.I.R.U. (dal suo acronimo inglese non accelerating inflation rate of unemployment “tasso di disoccupazione che non accelera l’inflazione”). lOMoAR cPSD|23969645 Equazione, costruzione e dinamiche curva AD La relazione della domanda aggregata descrive gli effetti del livello dei prezzi sulla produzione. Essa è derivata dalle condizione di equilibrio nei mercati reali e finanziari. La condizione di equilibrio sul mercato dei beni è la seguente: IS→Y=C(Y-T)+I(Y,i)+G, mentre quella di equilibrio sui mercati finanziari: LM→M/P=YL(i). Un aumento del livello dei prezzi riduce la produzione. La relazione negativa tra produzione e livello dei prezzi è rappresentata dalla curva decrescente AD: all’aumentare del livello dei prezzi, i saldi monetari reali diminuiscono. Questa contrazione monetaria fa aumentare il tasso di interesse, che a sua volta provoca una riduzione della domanda di beni e quindi della produzione. Questa curva è chiamata curva di domanda aggregata ed è rappresentata dalla seguente relazione: Y=Y(M/Psotto+, Gsotto+, Tsotto-). Per ogni dato livello dei prezzi, un aumento della spesa pubblica fa aumentare la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso destra. Per ogni dato livello dei prezzi, una diminuzione dello stock nominale di moneta fa diminuire la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso sinistra. Qualunque variazione di politica fiscale o monetaria in generale, di qualunque altra variabile diversa dal livello dei prezzi che sposti la curva IS o la curva LM sposta la curva di domanda aggregata. Equazione, costruzione e dinamiche curva AS L’offerta aggregata, AS, descrive gli effetti della produzione sul livello dei prezzi. L’equazione di offerta aggregata è determinata sul mercato del lavoro ma non imponiamo più Pe = P => equilibrio di breve periodo sul mercato del lavoro, non necessariamente “naturale” o di medio periodo. Avendo l’equazione dei salari W=PeF(u, z) e l’equazione dei prezzi P=(1+μ)W sostituendo il salario P=Pe(1+μ)F(u, z), utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u=U/L=1-N/L=1-Y/L, l’equazione di offerta aggregata diventa: P=Pe(1+ μ)F(1-Y/L, z). Per ogni livello atteso dei prezzi, il livello effettivo dei prezzi è una funzione crescente della produzione. La curva di offerta aggregata è positivamente inclinata (crescente). Quando la produzione è pari al suo livello naturale, il livello dei prezzi è pari al livello atteso dei prezzi. Un aumento del livello atteso dei prezzi provoca uno spostamento verso l’alto della curva AS. Viceversa, una riduzione del livello atteso dei prezzi sposta la curva verso il basso. Equilibrio AD – AS L’equilibrio nel caso in cui i prezzi coincidono con quelli attesi, e di conseguenza la disoccupazione è al suo livello naturale, permane nel breve e nel lungo in maniera statica. Una situazione in cui la produzione è superiore rispetto a quella naturale e quindi il saggio di disoccupazione è inferiore a quello naturale ed i prezzi sono maggiori di quelli attesi porterà ad una situazione rappresentata dal seguente grafico. L’aumento dei prezzi attesi porterà ad uno spostamento verso l’alto a sinistra della AS. Queste variazioni avvengono tra il breve e medio periodo, e non si fermeranno fino a che il livello dei prezzi attesi non coinciderà con quello dei prezzi correnti. Fino a quando la produzione eccede il suo livello naturale, il livello dei prezzi eccede il livello atteso dei prezzi. Questo induce chi fissa i salari a rivedere verso l’alto le aspettative sul livello dei prezzi, causando un aumento del livello effettivo dei prezzi. Tale aumento del livello fa diminuire la moneta reale, M/P, il che a sua volta porta ad un aumento del tasso di interesse e quindi una contrazione degli investimenti e di conseguenza della produzione. L’aggiustamento si ferma quando la produzione raggiunge il suo livello naturale e i prezzi attesi coincidono con quelli correnti. In caso di produzione inferiore a quella naturale avviene ovviamente il procedimento opposto. Equilibrio modella AD - AS in caso di produzione maggiore rispetto al suo livello naturale. L’equilibrio nel caso in cui i prezzi coincidono con quelli attesi, e di conseguenza la disoccupazione è al suo livello naturale, permane nel breve e nel lungo in maniera statica. Una situazione in cui la produzione è superiore rispetto a quella naturale e quindi il saggio di disoccupazione è inferiore a quello naturale ed i prezzi sono maggiori di quelli attesi porterà ad una situazione rappresentata dal seguente grafico. L’aumento dei prezzi attesi porterà ad uno spostamento verso l’alto a sinistra della AS. Queste variazioni avvengono tra il breve e medio periodo, e non si fermeranno fino a che il livello dei prezzi attesi non coinciderà con quello dei prezzi correnti. Fino a quando la produzione eccede il suo livello naturale, il livello dei prezzi eccede il livello atteso dei prezzi. Questo induce chi fissa i salari a rivedere verso l’alto le aspettative sul livello dei prezzi, causando un aumento del livello effettivo dei prezzi. Tale aumento del livello fa diminuire la moneta reale, M/P, il che a sua volta porta ad un aumento del tasso di interesse e quindi una contrazione degli investimenti e di conseguenza della produzione. L’aggiustamento si ferma quando la produzione raggiunge il suo livello naturale e i prezzi attesi coincidono con quelli correnti. In caso di produzione inferiore a quella naturale avviene ovviamente il procedimento opposto. Equilibrio modello AD - AS in caso di produzione uguale al suo livello naturale L’equilibrio nel caso in cui i prezzi coincidono con quelli attesi, e di conseguenza la disoccupazione è al suo livello naturale, permane nel breve e nel lungo in maniera statica. Una situazione in cui la produzione è superiore rispetto a quella naturale e quindi il saggio di disoccupazione è inferiore a quello naturale ed i prezzi sono maggiori di quelli attesi porterà ad una situazione rappresentata dal seguente grafico. L’aumento dei prezzi attesi porterà ad uno spostamento verso l’alto a sinistra della AS. Queste variazioni avvengono tra il breve e medio periodo, e non si fermeranno fino a che il livello dei prezzi attesi non coinciderà con quello dei prezzi correnti. Fino a quando la produzione eccede il suo livello naturale, il livello dei prezzi eccede il livello atteso dei prezzi. Questo induce chi fissa i salari a rivedere verso l’alto le aspettative sul livello dei prezzi, causando un aumento del livello effettivo dei prezzi. Tale aumento del livello fa diminuire la moneta reale, M/P, il che a sua volta porta ad un aumento del tasso di interesse e quindi una contrazione degli investimenti e di conseguenza della produzione. L’aggiustamento si ferma quando la produzione raggiunge il suo livello naturale lOMoAR cPSD|23969645 e i prezzi attesi coincidono con quelli correnti. In caso di produzione inferiore a quella naturale avviene ovviamente il procedimento opposto. Equilibrio nel mercato reale in economia aperta Per arrivare alla condizione di equilibrio alternativo, dobbiamo partire dalla condizione di equilibrio in economia aperta: Y=C+I+G+X- IM/ε. Poi portiamo a sinistra C e sottraiamo da entrambe le parti T. Y-C-T=I+G-T+X-IM/ε: Ora considerando che S=Y-T-C=Yd-C e che NX=X-IM/ε allora possiamo scrivere: S=I+G-T+NX. Riordinando e mettendo in evidenza NX avremo NX=S+(T-G)-I. L’equilibrio alternativo nel mercato reale in economia aperta è dato dall’uguaglianza della bilancia commerciale con il risparmio privato e pubblico, meno gli investimenti. Se NX>0 comporta un prestito netto al resto del mondo. Se invece NX<0 comporta un debito netto nei confronti del resto del mondo. Dall’equazione dell’equilibrio alternativo possiamo desumere alcune importanti considerazioni: - se aumento I devono aumentare i risparmi oppure questo peggiorerà NX; - se il risparmio pubblico peggiora, cioè si crea disavanzo pubblico, questo si deve tradurre in un aumento del risparmio o una riduzione degli investimenti, altrimenti si creerà un peggioramento delle NX; - se un paese ha un forte risparmio, pubblico e privato, deve avere anche un forte investimento oppure, al contrario, un avanzo della bilancia commerciale. Equilibrio nel mercato reale in economia chiusa L’equilibrio nel mercato reale è dato dall’uguaglianza tra la domanda nazionale e la produzione cioè il PIL: Z=C+I+G Z=C(Y-T sotto +)+I sopra trattino +G Z=co+c1(Y-T)+I trattino sopra + G Considerando un modello con le seguenti semplificazioni: - tasse fisse - investimenti esogeno - spesa pubblica esogena - economia chiusa. A questo punto possiamo ricavarci l’equilibrio nel mercato reale: Z=Y Y=co+c1Y-c1T+I+G Y-c1Y=co-c1T+I+G Y(1-c1)=co-c1T+I+G Y=1/1-c1*(co-c1T+I+G) Y=m*A. Possiamo notare come l’equilibrio sia determinato da due grandezze: la A rappresenta tutte quelle variabili che non dipendono dal reddito ed in quanto tali si chiamano autonome; m il moltiplicatore (detto moltiplicatore Keynesiano), rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito. Equilibrio statico AD – AS L’equilibrio statico si ha quando la produzione è al suo livello naturale (Y=Yn), i prezzi coincidono con quelli attesi (P=Pe) e la disoccupazione è al suo livello naturale. Fare degli esempi della prima e seconda definizione del PIL e spiegare perché danno lo stesso risultato Il seguente esempio è utile a chiarire il concetto: si supponga che in un’economia esistano due sole imprese. La prima produce farina (mugnaio) per un valore complessivo di Euro 50, impiegando lavoro, al quale paga salari pari a Euro 10 e la seconda (fornaio) produce pane per un valore pari a Euro 100, impiegando farina per un valore di Euro 10 e lavoro, al quale paga salari pari a Euro 40. Quale è il PIL di questa economia? Non è il valore complessivo della produzione (Euro=50+100=150), perché 10 Euro di farina sono consumati nella produzione di pane; quindi non sono beni finali. Il PIL sarà dunque pari a Euro 50+(100-10)=140. Implicitamente, abbiamo calcolato il PIL utilizzando un metodo che viene chiamato: metodo del valore aggiunto. Il valore aggiunto da un’impresa alla produzione è pari al valore della sua produzione al netto del valore dei beni intermedi utilizzati nella produzione. Nel nostro esempio il mugnaio non utilizza beni intermedi; quindi il valore netto della sua produzione coincide con il valore lordo: Euro 50. Il fornaio, viceversa, impiega Euro 10 di farina; quindi il valore netto della sua produzione è pari Euro 100-10=90. Così si ottiene lo stesso risultato di Euro 140 (50+90). Fare degli esempi per vedere la differenza che intercorre tra PIL e PNL Il PIL è la somma dei bei e servizi finali prodotti all’interno di un paese in un dato periodo di tempo dai residenti e non. Il PNL è la somma dei beni e servizi finali prodotti dai residenti di un paese, in un dato periodo di tempo. Esempio: le industrie straniere che producono in Italia rientrano nel PIL italiano, ma non nel PNL italiano (rientreranno nel PNL dei loro paesi). Le industrie italiane che producono all'estero rientrano nel PNL italiano, ma non nel PIL. Faranno invece parte del PIL di quei paesi. Ad esempio il fatturato della società americana Amazon in Italia rientra nel PIL, mentre rientra nel PNL il fatturato delle sedi estere della società italiana Astaldi S.p.A. (General Contractor nel settore delle costruzioni) fare tutti i passaggi in formula e grafici per arrivare alla costruzione della WS e spiegare tutte le variabili utilizzate FORNIRE LE TRE DEFINIZIONI DI PIL Quando si parla di PIL (prodotto interno lordo) si parla di spesa, prodotto e reddito ed è possibile calcolarlo in tre modi: 1. Il PIL è la somma di tutti i beni e servizi finali di un’economia in un determinato momento, per questo si parla di spesa. 2. Il PIL è la somma dei valori aggiunti (tutti i beni e servizi finali e non meno i beni intermedi di un’economia in un determinato momento), per questo si parla di produzione. 3. Il PIL è la somma di tutti i redditi di un’economia in un determinato momento, per questo si parla di reddito. lOMoAR cPSD|23969645 I punti di incontro tra le teorie di Kalecki e quelle di Keynes Keynes incontra diversi punti di contatto con le teorie di Marx, a partire dall’assenza di automatismo nel riequilibrio del mercato. Per quanto riguarda la teoria keynesiana sulla domanda effettiva si ritrovano punti di contatto con le teorie di Kalecki. Inoltre possono essere visti dei punti di contatto con la teoria etica di Sen e quella di Keynes. Per quanto riguarda invece i monetaristi si può parlare di teorie molto diverse tra loro. Per esempio negli anni ’60 i keynesiani sostenevano un trade-off stabile tra inflazione e disoccupazione. In questo modo poteva essere dato un menù per i governanti che potevano scegliere quali dei due mali economici affrontare. Friedman invece, ha sostenuto che questo trade-off in realtà è stato temporaneo. I punti di incontro tra le teorie di Marx e quelle di Keynes Keynes incontra diversi punti di contatto con le teorie di Marx, a partire dall’assenza di automatismo nel riequilibrio del mercato. Per quanto riguarda la teoria keynesiana sulla domanda effettiva si ritrovano punti di contatto con le teorie di Kalecki. Inoltre possono essere visti dei punti di contatto con la teoria etica di Sen e quella di Keynes. Per quanto riguarda invece i monetaristi si può parlare di teorie molto diverse tra loro. Per esempio negli anni ’60 i keynesiani sostenevano un trade-off stabile tra inflazione e disoccupazione. In questo modo poteva essere dato un menù per i governanti che potevano scegliere quali dei due mali economici affrontare. Friedman invece, ha sostenuto che questo trade-off in realtà è stato temporaneo. I punti di incontro tra le teorie di Sen e quelle di Keynes Keynes incontra diversi punti di contatto con le teorie di Marx, a partire dall’assenza di automatismo nel riequilibrio del mercato. Per quanto riguarda la teoria keynesiana sulla domanda effettiva si ritrovano punti di contatto con le teorie di Kalecki. Inoltre possono essere visti dei punti di contatto con la teoria etica di Sen e quella di Keynes. Per quanto riguarda invece i monetaristi si può parlare di teorie molto diverse tra loro. Per esempio negli anni ’60 i keynesiani sostenevano un trade-off stabile tra inflazione e disoccupazione. In questo modo poteva essere dato un menù per i governanti che potevano scegliere quali dei due mali economici affrontare. Friedman invece, ha sostenuto che questo trade-off in realtà è stato temporaneo. Il concetto di inflazione L’inflazione indica l’aumento generalizzato dei prezzi. Il tasso d’inflazione rappresenta la velocità di variazione dei prezzi. Se è positivo vi è un aumento e quindi c’è inflazione, mentre se è negativo vi è una riduzione e quindi c’è deflazione. L’inflazione può essere calcolata in due modi diversi. Il primo modo è il Deflatore implicito del PIL o anche detto semplicemente del PIL. Questo metodo mette in rapporto il PIL nominale con quello reale di un determinato tempo t. Per questa ragione va a misurare l’inflazione dall’anno base all’anno corrente. Se abbiamo un risultato: > 1 allora dall’anno base all’anno corrente c’è stata inflazione < 1 allora c’è stata deflazione = 1 allora oggi è l’anno base, quindi in realtà la sua importanza in sé per sé è bassa perché va a considerare solo l’inflazione dall’anno base. Un secondo metodo di studio dell’inflazione è l’Indice dei Prezzi al Consumo. Questo indice considera un paniere di beni rappresentativi del consumatore medio urbano. Per far sì che questo indice ottemperi alle sue funzioni, il paniere deve rimanere fisso per dieci anni. Il motivo di questa staticità è determinata dall’esigenza di mantenere costante la base di calcolo. Il dietro le quinte di una variazione monetaria nel modello AD – AS La situazione iniziale è quella dove Y=Yn in entrambi i grafici. Una politica monetaria espansiva fa traslare la curva LM verso il basso a destra fino a LM’. Questo punto di equilibrio denominato Y’’ non si vede nel modello AD-AS, in quanto una produzione superiore a quella naturale fa aumentare immediatamente i prezzi. Questa variazione del brevissimo periodo porterà subito ad una contrazione della LM in quanto avviene una riduzione dei saldi monetari M/P dovuti ad aumento di P. Il nuovo punto di equilibrio Y’ determinato dalla LM’’ è quello che troveremo nel modello AD-AS. Infatti i due spostamenti della LM hanno fatto sì che la AD prima si spostasse in alto a destra e poi tornasse in basso fino a arrivare a AD’. Questo spostamento non è riportato nel modello AD-AS. A questo punto, in Y’, essendo la produzione superiore a quella naturale ed i prezzi superiori a quelli attesi, i prezzi aumenteranno portando ad una riduzione di M/P fino a che la LM non ritorna al punto di Yn, cioè al suo punto iniziale. Nel modello LM si vede come la curva sia tornata al suo punto iniziale e questo vuol dire che i saldi monetari sono gli stessi della situazione di partenza. Durante il processo di aggiustamento all’inizio si riscontra un abbattimento di i, che porta ad un aumento di Y grazie all’aumento degli investimenti. Dopo di ché con la contrazione dei saldi monetari gli interessi aumentano riportando Y ed i ai livelli originari. Possiamo affermare che guardando al modello IS-LM non si riscontrano variazioni rispetto alla situazione iniziale, quindi si può parlare di neutralità della moneta. Il FMI e la Banca mondiale secondo le teorie di Stiliglitz Le decisioni dell'FMI, secondo Stiglitz, sono prese sulla base di una curiosa miscela di ideologia e di cattiva economia. La ricetta è generalmente la stessa: i paesi devono seguire le direttive del Fondo sebbene le sue politiche, lungi dal mostrare una sequenza continua di successi, abbiano invece portato al collasso ed alla fame numerosi paesi. Di fronte a problemi economici enormi ed evidenti per molti paesi, ad una situazione al limite della catastrofe ambientale, Stiglitz non propone però di abbandonare la strada della globalizzazione, che ha ottenuto anche dei risultati positivi: il successo dell'Est asiatico, un miglioramento generalizzato delle condizioni di salute, la creazione di una società globale attiva che lotta per ottenere maggiore democrazia e giustizia sociale. Si tratta, al contrario, di ripensare il modello di mercato attuale, modificando anche sostanzialmente l'agenda dei problemi economici, politici e sociali a livello planetario. L'FMI e la Banca mondiale dovrebbero, ad esempio, mutare il sistema di voto. Il peso ed il ruolo dei lOMoAR cPSD|23969645 variazioni, e non il livello del tasso di cambio reale, hanno valore in termini assoluti. Le sue variazioni quindi sono: apprezzamento reale (variazioni positive del tasso di cambio reale) e deprezzamento reale (variazioni negative del tasso di cambio reale). Il tasso naturale di disoccupazione Considerando un grafico che ha per ascisse il tasso di disoccupazione, sapendo che la PS non è influenzata da tale variabile e di conseguenza risulterà parallela all’asse delle x, e per ordinata il salario reale. La WS risulterà decrescente rispetto ad u, in quanto il salario reale nell’equazione dei salari dipende negativamente dal tasso di disoccupazione. L’equilibrio nel mercato del lavoro impone che il salario reale calcolato grazie all’equazione dei salari WS coincida con quello determinato dall’equazione dei prezzi PS. Dato che l’equazione WS deve considerare i prezzi attesi mentre la PS considera i prezzi correnti, l’equilibrio si ha quando i prezzi correnti coincidono con i prezzi attesi. “Un” è il tasso di disoccupazione naturale. Tale tasso permette che i prezzi attesi coincidano con i pressi correnti. In che modo Skidelsky vendica il nome del Maestro nel suo libro Nel suo libro Skidelsky sostiene che la crisi ha rivendicato il nome di Keynes in tre modi: 1. Keynes ha sostenuto che i mercati finanziari sono endemicamente instabili in quanto non si può avere una esatta percezione del futuro. Teoria questa che contrasta quella dei mercati efficienti. 2. Keynes ha dimostrato come un’economia di mercato colpita da uno shock, se non reagisce in modo automatico, ha bisogno di interventi di stimolo da parte delle autorità competenti. Quindi si devono mettere da parte le preoccupazioni legate al deficit pubblico o all’inflazione e creare pacchetti di stimolo per l’economia. 3. Keynes era a favore di politiche redistributive del reddito per cercare di stimolare la propensione marginale al consumo, elemento base per la creazione di nuova domanda. In quale teoria si intravede una nota Malthusiana in Keynes e perché Dopo l’allontanamento volontario dal Trattato di Versailles, Keynes scrisse ≪Le conseguenze economiche della Pace≫ “The economics consequeces of the peace” puo essere considerato il miglior libro di Keynes. La trattazione storico teorica, l’elencazione dei difetti di Clemenceau, Wilson e Lloyd George sono trattati con una crudele precisione. La scrittura e carica di ira e passione nel descrivere le sue denunce per le menzogne e la sua indignazione morale. Secondo l’autore, i sostenitori del trattato avevano prodotto quella che defini “la pace car- taginese”, che avrebbe portato ad un impoverimento dell’Europa. Questo risultato, era determinato da: la miopia degli uomini di Stato e l’inadeguatezza della loro personalita. Inflazione L’inflazione indica l’aumento generalizzato dei prezzi. Il tasso d’inflazione rappresenta la velocità di variazione dei prezzi. Se è positivo vi è un aumento e quindi c’è inflazione, mentre se è negativo vi è una riduzione e quindi c’è deflazione. L’inflazione può essere calcolata in due modi diversi. Il primo modo è il Deflatore implicito del PIL o anche detto semplicemente del PIL. Questo metodo mette in rapporto il PIL nominale con quello reale di un determinato tempo t. Per questa ragione va a misurare l’inflazione dall’anno base all’anno corrente. Se abbiamo un risultato: > 1 allora dall’anno base all’anno corrente c’è stata inflazione < 1 allora c’è stata deflazione = 1 allora oggi è l’anno base, quindi in realtà la sua importanza in sé per sé è bassa perché va a considerare solo l’inflazione dall’anno base. Un secondo metodo di studio dell’inflazione è l’Indice dei Prezzi al Consumo. Questo indice considera un paniere di beni rappresentativi del consumatore medio urbano. Per far sì che questo indice ottemperi alle sue funzioni, il paniere deve rimanere fisso per dieci anni. Il motivo di questa Inserimento indicizzazione nella curva di Phillips e considerazioni Per far questo ipotizziamo una economia con due tipi di contratti, una certa proporzione λ di contratti indicizzati e una proporzione 1- λ non indicizzati. I primi seguono l’andamento dell’inflazione lasciando così inalterato il salario reale, mentre i secondi rimangono fermi al variare dell’inflazione. Quindi vediamo che i contratti indicizzati sono calcolati sull’inflazione corrente mentre quelli non indicizzati sull’inflazione precedente. Grazie a questo concetto possiamo quindi rielaborare la curva di Phillips: πt-πt-1=-a/1-λ (ut-un). L’indicizzazione salariale aumenta l’effetto della disoccupazione sull’inflazione. Quindi tanto è maggiore la proporzione dei contratti indicizzati maggiore è l’effetto. Questo è determinato dal fatto che in presenza di indicizzazione, i salari si aggiustano anche durante il periodo contrattuale. Quindi ricreano un’immediata risposta dei prezzi e via discorrendo. Ciò vuol dire che in paesi con una proporzione molto elevata di indicizzazione si possono riscontrare grandi variazioni di inflazioni a seguito di piccolissime variazioni di disoccupazione. IS – LM Il modello IS-LM è uno strumento della macroeconomia per analizzare il ruolo della politica monetaria e della politica fiscale nella determinazione del reddito di equilibrio in un sistema economico. Il modello IS-LM mette in relazione il tasso di interesse con il reddito sia dal punto di vista del mercato monetario (LM) e sia dal punto di vista del mercato dei beni (IS). Nel modello IS-LM viene abbandonata l'ipotesi degli investimenti esogeni. Il tasso di interesse è una variabile determinante sia della domanda di investimenti lOMoAR cPSD|23969645 (mercato dei beni ) e sia della domanda di moneta (mercato monetario). Lo schema IS-LM consente di determinare contemporaneamente i valori di equilibrio del tasso di interesse (i) e del reddito (Y). La rappresentazione grafica del modello IS-LM consente di verificare quali combinazioni del tasso di interesse (i) e del reddito (Y) consentono di porre in equilibrio entrambi i mercati. Le curve del modello IS-LM sono le segue seguenti: Curva IS. La curva IS identifica tutti i punti di equilibrio nel mercato dei beni in relazione alle variazioni del tasso di interesse i e del reddito Y. Curva LM. La curva LM identifica tutti i punti di equilibrio nel mercato monetario in relazione alle variazione del tasso di interesse i e del reddito. L'intersezione tra la scheda IS e la scheda LM individua il punto di equilibrio IS-LM in cui sia il mercato dei beni che quello monetario sono in equilibrio. Il modello IS-LM consente di analizzare gli effetti di una politica fiscale o di una politica monetaria, tenendo conto anche della trasmissione che queste hanno sia sul mercato dei beni e sia su quello monetario, fino al raggiungimento di una nuova condizione di equilibrio. Keynes è a favore o contrario allo studio della macroeconomia attraverso la statistica inferenziale, e perché Keynes si prefiggeva di salvare l’individualismo capitalistico dal male della disoccupazione, la quale poteva portare ad un sistema di governo autoritario. In realtà l’autore nacque in un periodo in cui il progresso economico era considerato come “una cosa inevitabile”, dove la Gran Bretagna aveva una posizione di dominio in un sistema di commercio internazionale apparentemente solido. Nel periodo precedente al 1914 i maggiori sforzi intellettuali dell’autore furono dirottati sul “Trattato sulla probabilità”, che fu però pubblicato solo nel 1921. L’autore era scettico riguardo all’uso della statistica inferenziale sulle verità sociali, l’economia non è una scienza esatta, ci sono troppe variabili. Keynes e i monetaristi Keynes incontra diversi punti di contatto con le teorie di Marx, a partire dall’assenza di automatismo nel riequilibrio del mercato. Per quanto riguarda la teoria keynesiana sulla domanda effettiva si ritrovano punti di contatto con le teorie di Kalecki. Inoltre possono essere visti dei punti di contatto con la teoria etica di Sen e quella di Keynes. Per quanto riguarda invece i monetaristi si può parlare di teorie molto diverse tra loro. Per esempio negli anni ’60 i keynesiani sostenevano un trade-off stabile tra inflazione e disoccupazione. In questo modo poteva essere dato un menù per i governanti che potevano scegliere quali dei due mali economici affrontare. Friedman invece, ha sostenuto che questo trade-off in realtà è stato temporaneo. La AS L’offerta aggregata, AS, descrive gli effetti della produzione sul livello dei prezzi. L’equazione di offerta aggregata è determinata sul mercato del lavoro ma non imponiamo più Pe = P => equilibrio di breve periodo sul mercato del lavoro, non necessariamente “naturale” o di medio periodo. Avendo l’equazione dei salari W=PeF(u, z) e l’equazione dei prezzi P=(1+μ)W sostituendo il salario P=Pe(1+ μ)F(u, z), utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u=U/L=1-N/L=1-Y/L, l’equazione di offerta aggregata diventa: P=Pe(1+ μ)F(1-Y/L, z). Per ogni livello atteso dei prezzi, il livello effettivo dei prezzi è una funzione crescente della produzione. La curva di offerta aggregata è positivamente inclinata (crescente). Quando la produzione è pari al suo livello naturale, il livello dei prezzi è pari al livello atteso dei prezzi. Un aumento del livello atteso dei prezzi provoca uno spostamento verso l’alto della curva AS. Viceversa, una riduzione del livello atteso dei prezzi sposta la curva verso il basso. La bilancia dei pagamenti Le transazioni di un paese con il resto del mondo sono riassunte in una serie di conti chiamati bilancia dei pagamenti: conto corrente - le transazioni sopra la linea registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo; conto capitale - le transazioni sotto la linea registrano tutti gli investimenti in attività finanziarie da e verso il resto del mondo. Le transazioni sopra la riga registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo. Tali transazioni sono chiamate transazioni di conto corrente. Le transazioni sotto la riga registrano i flussi di capitale da e verso il resto del mondo. Tali transazioni sono dette transazioni in conto capitale (detti anche flussi netti di capitale). Le transazioni sopra la linea sono perlopiù pagamenti in valuta che avvengono “in contropartita” di una sottostante transazione reale: scambi commerciali, redditi, trattati internazionali di cooperazione. Nella pratica, la parte più rilevante sono le esportazioni nette. Esportazioni comportano pagamenti (in valuta nazionale) da parte del resto del mondo. Importazioni comportano pagamenti (in valuta estera) verso il resto del mondo. Il saldo di esportazioni - importazioni, sono le esportazioni nette chiamato anche bilancia commerciale. L’altra componente sono i redditi da e verso il resto del mondo: residenti ricevono pagamenti dal resto del mondo per i loro redditi all’estero: investimenti in attività finanziarie, immobili, redditi da lavoro. Viceversa, i residenti all’estero ricevono pagamenti verso il resto del mondo, per i loro redditi nazionali: investimenti in attività finanziarie, immobili, redditi da lavoro. Altra voce è il saldo dei trasferimenti netti: sono aiuti economici che i paesi danno e ricevono dall’estero ad es. in virtù di trattati internazionali di cooperazione economica (tipicamente, paesi G7 danno aiuti economici). La somma dei pagamenti da (positivi) e verso (negativi) il resto del mondo è avanzo (+) o disavanzo (-) di conto corrente. lOMoAR cPSD|23969645 La caduta delle teorie di Keynes secondo Krugman Krugman è sempre stato un sostenitore della politica fiscale espansiva tramite incremento di spesa pubblica, per risanare l’incertezza della politica monetaria. Il problema dato dal deficit pubblico dovrebbe essere messo in secondo piano rispetto al risanamento dell’economia. Lo stato dovrebbe avere come obiettivo principale quello di intervenire con sussidi alla disoccupazione, aiuti alle amministrazioni pubbliche, sostegno alle famiglie e creazione di nuove infrastrutture che possano creare nuovo sviluppo.krugman sintetizza il suo keynesianismo in 4 punti: a) Le economia spesso producono meno di quanto dovrebbero, per vari motivi. questo fatto conduce ad un sottoutilizzo dei fattori produttivi, essenzialmente il lavoro. Questo accade perché non si spende abbastanza. Come rispondere a questo problema? b) Normalmente le forze del mercato riportano in equilibrio, quindi alla piena occupazione , l’economia. Purtroppo queste forze richiedono tempo, e non fare nulla significa condannarsi ad un lungo periodo di problemi sociali e di disoccupazione c) In alcuni casi una politica monetaria espansiva , leggasi stampare moneta ed ampliare il credito, può risolvere i problemi umani e sociali accorciando la crisi, tramite un incremento del credito e dei consumi d) Talvolta però la sola politica monetaria non basta . In questi casi si crea la famosa “Trappola della liquidità”, una situazione in cui qualsiasi aumento di liquidità della banca centrale non porta ad una riduzione dei tassi d’interesse. questo effetto si genera quando i tassi di interesse di partenza sono molto bassi. La costruzione grafica di ZZ in economia chiusa Per la rappresentazione grafica dell’equilibrio nel mercato reale, a reddito 0 la domanda sarà pari alla sua componente autonoma. La curva di domanda sarà crescente con pendenza pari alla propensione marginale al consumo. L’equilibrio, è determinato dall’uguaglianza tra Z e Y. Quindi graficamente si trova nel punto di intersezione tra la curva di domanda zz e la bisettrice. Se nel mercato avviene una variazione della componente autonoma, come per esempio un aumento della spesa pubblica (politica fiscale espansiva), si vedrà una traslazione della curva di domanda verso l’alto, senza variazioni di pendenza. Studiando questo grafico si vede l’applicazione del moltiplicatore. Infatti la variazione di Y è superiore rispetto alla variazione di A. La crescita economica secondo Keynes prima della grande crisi L'investimento, creando es so stesso la domanda, determina il livello del reddito, per cui, a maggiori investimenti generati da aspettative positive sulla crescita dell'economia, corrisponde un aumento effettivo del reddito; questo dà il via a un processo di crescita autoalimentantesi. Poiché il meccanismo funziona in entrambe le direzioni (anche in caso di aspettative negative sul reddito futuro, che portano ad una continua contrazione dell'attività economica), caratteristica peculiare di questo tipo di modello è l'intrinseca instabilità dell'economia, soggetta, se non adeguatamente regolata, a forti oscillazioni nella produzione. Il progresso tecnico viene messo in secondo ordine e grande risalto assumono i fattori che influenzano il comportamento degli investitori e la funzione regolatrice dell'intervento pubblico. La critica di Lucas La critica di Lucas pone l’accento sul fatto che nel tentativo di prevedere gli effetti di forti cambiamenti di politica economica, può risultare forviante prendere come base per le relazioni quello che è successo in passato. Ad esempio per la curva di Phillips se si considerano le aspettative costanti, allora si suppone che chi fissa i salari continui ad aspettarsi che la disoccupazione sia quella del periodo precedente, nonostante ci siano state delle variazioni di politica economica. Se si ritiene che la banca centrale si impegni a ridurre l’inflazione, allora chi fissa i salari si aspetterà un’ inflazione inferiore rispetto a quella del periodo precedente. Le aspettative hanno un ruolo fondamentale nell’economia, poiché influenzano ogni genere di comportamento economico. Esse dipendono da molti elementi, inclusa la linea di condotta del governo. Cosi quando i responsabili della politica economica stimano gli effetti di un nuovo provvedimento, devono valutare anche l’influenza che avrà sulle sue aspettative. Lucas ha affermato che i metodi tradizionali di valutazione della politica economica (come quelli che si fondano su normali modelli econometrici) non tengono in adeguata considerazione gli effetti della politica economica sulle aspettative. Dato che le stime del tasso di sacrificio (che misura il costo associato alla riduzione dell’inflazione) sono spesso elevate, alcuni economisti affermano che i responsabili della politica economica dovrebbero imparare a convivere con l’inflazione, anziché incorrere nell’elevato costo di ridurla. Secondo i sostenitori dell’approccio delle aspettative razionali, invece, queste stime del tasso di sacrificio non sono affidabili, in quanto soggette alla critica di Lucas. Le stime tradizionali del tasso di sacrificio si basano su aspettative adattive, cioè sull’ipotesi che l’inflazione attesa dipenda esclusivamente dall’inflazione passata (ipotesi verosimile solo in alcune circostanze). lOMoAR cPSD|23969645 La macroeconomia neo classica secondo Skidelsky Nonostante la crisi abbia degli aspetti molto forti non è così drammatica come sembra, inoltre è auspicabile che abbia una durata inferiore rispetto alla Grande Depressione. Secondo Skidelsky i motivi sono sostanzialmente due: una forte cooperazione internazionale che negli anni della Grande Depressione non esisteva; la presenza delle idee di Keynes, che in precedenza non furono ascoltate. La NX e le sue variabili Le importazioni dipendono principalmente dal livello aggregato della domanda nazionale. Tanto è maggiore la domanda interna tanto più è elevata la domanda di tutti i beni, quindi anche di quelli esteri. Le importazioni dipendono dal tasso di cambio reale, cioè il prezzo dei beni nazionali in termini di beni esteri. Tanto maggiore sono i prezzi nazionali rispetto a quelli esteri, tanto maggiore sarà la domanda di beni esteri. Quindi se il tasso di cambio reale è forte, dovuto da una tasso di cambio nominale forte e/o da prezzi relativi alti, vengono incentivate le importazioni. Le importazioni dipendono positivamente sia dal reddito della nazione che dal tasso di cambio reale: IM=IM(Ysotto+, εsotto+). Le esportazioni sono determinate dal reddito estero, in quanto rappresentano la domanda estera rivolta ai beni nazionali. Le esportazioni dipendano negativamente dal tasso di cambio reale. Infatti se il tasso di cambio reale è forte, allora per gli stranieri risulteranno troppo cari i nostri beni rispetto ai loro e quindi si disincentiveranno le esportazioni. A questo punto possiamo quindi esplicitare le esportazioni nel seguente modo: X=X(Y*sotto+, εsotto-). La parità scoperta del tasso di interesse La parità scoperta dei tassi di interesse definisce una condizione di non arbitraggio secondo cui il differenziale tra i tassi di interesse nominali di due paesi deve essere pari al deprezzamento atteso del cambio nominale. La parità scoperta dei tassi di interesse assume perfetta mobilità dei capitali ed afferma che due attività finanziarie identiche per grado di rischio, liquidità e trattamento fiscale ma denominate in valute diverse, devono garantire lo stesso rendimento, una volta espresso in valuta comune. Se tali rendimenti fossero diversi, la condizione di non arbitraggio sarebbe violata e si realizzerebbe la possibilità di conseguire un profitto privo di rischio. In formule: 1+it=i+i*t/1+Eet+1-Et/Et dove il membro a sinistra del segno di uguaglianza è il rendimento dell’investimento nell’attività finanziaria denominata in valuta domestica ed il membro a destra è il rendimento dell’investimento in un’attività analoga ma denominata in valuta estera. Ovviamente se l’uguaglianza venisse meno, l’investitore avrebbe la possibilità di effettuare operazioni di arbitraggio. La Politica di Roosevelt Il crollo della Borsa di New York, con sede a Wall Street, avvenuto il ventiquattro ottobre 1929, il cosiddetto “giovedì nero”, segna l’inizio di una crisi del sistema economico che dall’America si diffonde rapidamente in tutto il mondo. Le ragioni di questo crollo sono state: l’enorme sovrapproduzione di merci che il mercato non era in grado di assorbire e le attività di speculazione in Borsa. Per risanare l’economia, pertanto, il presidente democratico Rooselvelt promosse un vasto programma, passato alla storia come New Deal. Esso si fonda su due principi fondamentali: - il rilancio dell’economia, attuabile attraverso il rilancio della domanda interna, cioè migliorando i redditi dei cittadini americani con interventi sociali volti ad abolire la miseria e la disoccupazione; - l’intervento diretto dello Stato nell’economia, ponendo sotto controllo il sistema bancario e le grandi corporations per impedire il ripetersi delle speculazioni in Borsa, incrementando la domanda e sostenendo direttamente le imprese produttrici. Infine, il New Deal favorì anche i consumi dei ceti meno abbienti, riuscendo a conciliare la ripresa dell’economia con l’allargamento del benessere. La politica fiscale durante la crisi del 2008 Per quanto riguarda le politiche fiscali negli USA fino al varo del piano Paulson (ottobre 2008), tutto il peso della stabilizzazione macroeconomica è stato attribuito alla banca centrale, che però ha faticato a fornire liquidità utile ad abbattere i tassi d’interesse. Quindi, la politica fiscale USA è rimasta passiva scontando un deficit elevato a causa delle spese militari dell’inflazione. La BCE si è resa disponibile ad una riduzione timida e tardiva. Dall’autunno 2008 in poi, la politica fiscale è stata posta al centro dei piani governativi di contrasto alla crisi. La prima formulazione della curva di Phillips Se vengono considerate le aspettative di inflazione pari a 0 si va a definire la prima formulazione della curva di Phillips la cui equazione è: π=(μ+z) -au. Con questa ipotesi andiamo a trovare la relazione negativa tra disoccupazione e inflazione teorizzata da Phillips, Samuelson e Solow. Questa formulazione impone che i prezzi attesi si considerino costanti rispetto a quelli dell’anno precedente. Quindi se ci sono variazioni attese dei prezzi l’inflazione attesa è pari a 0. In altre parole questo comporta prezzi maggiori quest’anno rispetto all’anno precedente cioè un’inflazione positiva. Questa sequenza di relazioni è chiamata spirale prezzi – salari: una bassa disoccupazione fa aumentare il salario nominale; dato l’aumento del salario nominale le imprese aumentano il livello dei prezzi; dato l’aumento dei prezzi, vengono determinati salari nominali più elevati per mantenere lo stesso livello di salario reale; un salario nominale più alto induce di nuovo le imprese ad aumentare i prezzi; a sua volta nella contrattazione collettiva si imporranno salari nominali maggiori per rispondere all’ulteriore aumento dei prezzi. In questo procedimento si vede come la rincorsa tra prezzi e salari si traduca in inflazione dei prezzi e dei salari. lOMoAR cPSD|23969645 La spirale prezzi salari Se vengono considerate le aspettative di inflazione pari a 0 si va a definire la prima formulazione della curva di Phillips la cui equazione è: π=(μ+z) -au. Con questa ipotesi andiamo a trovare la relazione negativa tra disoccupazione e inflazione teorizzata da Phillips, Samuelson e Solow. Questa formulazione impone che i prezzi attesi si considerino costanti rispetto a quelli dell’anno precedente. Quindi se ci sono variazioni attese dei prezzi l’inflazione attesa è pari a 0. In altre parole questo comporta prezzi maggiori quest’anno rispetto all’anno precedente cioè un’inflazione positiva. Questa sequenza di relazioni è chiamata spirale prezzi – salari: una bassa disoccupazione fa aumentare il salario nominale; dato l’aumento del salario nominale le imprese aumentano il livello dei prezzi; dato l’aumento dei prezzi, vengono determinati salari nominali più elevati per mantenere lo stesso livello di salario reale; un salario nominale più alto induce di nuovo le imprese ad aumentare i prezzi; a sua volta nella contrattazione collettiva si imporranno salari nominali maggiori per rispondere all’ulteriore aumento dei prezzi. In questo procedimento si vede come la rincorsa tra prezzi e salari si traduca in inflazione dei prezzi e dei salari. La stagflazione È un periodo prolungato caratterizzato da un tasso di inflazione elavato, crescita bassa e rappresenta la combinazione tra i termini stagnazione ed inflazione. Sul mercato sono presenti nello stesso momento sia un aumento generale dei prezzi, inflazione appunto, sia una mancanza di crescita dell’economia in termini reali e quindi una stagnazione economica. Il fenomeno si è presentato per la prima volta negli anni 70 a causa dell’aumento repentino del prezzo del petrolio. In precedenza i due fenomeni si erano sempre manifestati separatamente mettendo in crisi le teorie di Keynes riguardo l’andamento dei sistemi economici. un’altra teoria che andò in crisi in quegli annui fu quella di Phillips. Nel 1958 Phillips evidenziò che esisteva una relazione negativa tra inflazione e disoccupazione: a bassi tassi di disoccupazione corrispondevano alti tassi di inflazione e viceversa. Questa teoria fu studiata ed ampliata da Samuelson e Solow, i quali teorizzarono così la “curva di Phillips”. Questa curva indicava, tranne per i casi di forte depressione, che un paese potesse scegliere tra diverse combinazioni di disoccupazione ed inflazione. Quindi si potevano avere bassi tassi di disoccupazione, bastava accettare forti spinte inflazionistiche e viceversa, ma lo shock petrolifero e la conseguente stagflazione fecero trovare le nazioni fronte ad alti tassi di disoccupazione e forti spinte inflazionistiche. Questa situazione portò all’esigenza di nuove formulazioni della curva di Phillips, che mettessero in relazione il tasso di disoccupazione con la variazione del tasso di inflazione. La teoria della rigidità dei salari Secondo Fischer e Taylor si deve considerare la rigidità nominale dei salari, dovuta dalla contrattazione degli stessi. Infatti quando vengono fatte le contrattazioni salariali si tende a farle valere per un certo periodo di tempo e non vengono corretti in seguito ai cambiamenti di politica economica. Secondo Fischer, una politica disinflazionistica dovrebbe essere annunciata con molto anticipo. Mentre secondo Taylor, un altro problema è dato dal fatto che non tutti i livelli salariali di una nazione sono determinati nello stesso periodo, e quindi questo scaglionamento temporale induce altri limiti al successo della politica disinflazionistica. Quindi possiamo concludere che secondo Taylor, la credibilità è un agente importante per il processo deflattivo, ma che conviene anche far seguire alla politica disinflazionistica un processo lento. L'andamento grafico della AS Per aiutarci nella rappresentazione grafica della curva AS analizziamo in dettaglio la sua formulazione: AS→P=Pe(1+μ)F(1-Y/Lsotto-, zsotto+). Un aumento della produzione provoca un incremento dei prezzi. Questo è determinato dal fatto che un aumento di Y porta ad un aumento di N, e di conseguenza vi è una riduzione della disoccupazione e un conseguente aumento dei salari e quindi dei prezzi. Per questa ragione la curva AS sarà una funzione crescente in un grafico che avrà per ascisse Y e per ordinate P. Per le eventuali traslazione dobbiamo analizzare quanto segue: quando il livello di produzione è inferiore a quello naturale (prodotto di pieno impiego) la forza contrattuale dei lavoratori diminuisce. Il salario contrattato diminuisce e così i prezzi che sono stabiliti secondo la regola del mark up. Se la riduzione dei prezzi determina aspettative di prezzo in diminuzione la curva di offerta si sposta verso il basso. Quando invece la produzione è superiore al livello di piena occupazione (tasso naturale) la forza contrattuale di lavoratori aumenta e i salari monetari aumentano anch’essi. L’aumento dei salari viene trasferito sui prezzi. Se le aspettative dei prezzi futuri aumenta, la curva di offerta si sposta verso l’alto. Le imprese riducono la loro domanda di lavoro e il livello di occupazione e di produzione. Le cause della depressione del '29 secondo Keynes Uno studio approfondito della crisi del '29, venne effettuato da uno dei più brillanti economisti del secolo: John Maynard Keynes nel suo libro "La teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta". Secondo la sua tesi, la depressione nasce a causa della riduzione degli investimenti nell'economia che si riflette nella riduzione della produzione dei beni strumentali. Di conseguenza, ne deriva una minore occupazione e un minor consumo da parte di coloro che percepiscono reddito. Di seguito peggiorano le prospettive di guadagno di altri gruppi di imprenditori e, quindi, l'incentivo ad investire. Avviene una diminuzione dei consumi e tramite una serie a catena, la situazione tende a peggiorare. In particolare, gli imprenditori non trovano conveniente utilizzare in investimenti i risparmi monetari di coloro che percepiscono un reddito. Il nodo della crisi risiede, appunto, in questa discordanza tra le decisioni dei percettori di reddito, che non ritengono conveniente consumare, ma anche che non investono direttamente; e quelle lOMoAR cPSD|23969645 degli imprenditori che non ritengono conveniente utilizzare il denaro per aumentare i loro investimenti. A questo punto deve intervenire lo Stato, per cercare di arrestare il processo. Ciò può avvenire tramite una spesa pubblica che, se effettuata tempestivamente, può invertire la tendenza, mantenendo stabili i prezzi. Dopo di che termina l'intervento dello Stato. In conclusione, Keynes sostiene che l'intervento dello stato deve essere limitato nel tempo e basato su un programma di spesa pubblica, o finalizzato a contenere la domanda. Le conclusioni sul processo disinflazionistico Il processo disinflazionistico tende a ridurre l’inflazione attuando politiche ce tendono a tenerla sottocontrollo confrontando le tesi tradizionali, in base alle analisi storiche fatte da diversi economisti, possiamo dire che la disinflazione produce nella maggior parte delle volte, una maggiore disoccupazione nel breve periodo. Le disinflazioni più veloci Le disinflazioni più veloci generano un sacrifice ratio inferiore, andando ad avallare le teorie di Lucas sulla credibilità. Il sacrifice ratio è inferiore nei paesi con accordi salariali più brevi, dando così enfasi alla teoria di Fischer e Taylor. La politica economica in sostanza può scegliere in quanti modi distribuire gli effetti del processo inflazionistico, ma non ha influenza sulla disoccupazione eccedente. Se non si vuole incorrere in forme di aumento della disoccupazione, la politica monetaria deve essere credibile in modo da modificare le aspettative da parte di coloro che fissano i salari. I migliori risultati si ottengono nel breve periodo quando non vi sono forti cambiamenti politici. Le opinioni di Krugman sullo stato attuale della politica fiscale e le critiche dei f Una discussione approfondita è dedicata da Krugman all’analisi degli effetti sul reddito delle politiche fiscali, e in particolare alla tesi che l’austerità nella spesa pubblica possa favorire un’espansione. La tesi si regge sull’idea che la “fiducia dei mercati” abbia un ruolo chiave: la dimostrazione da parte dei governi di essere determinati a realizzare politiche fiscali restrittive avrebbe un effetto sulla fiducia dei mercati finanziari tale da accrescere il credito e la spesa, compensando gli effetti negativi diretti sulla domanda che ha il taglio della spesa pubblica. Ciò avverrebbe attraverso due canali: la riduzione del debito pubblico consentirebbe da un lato una riduzione dei tassi d’interesse a lungo termine che potrebbe trasmettersi in un’analoga riduzione dei tassi a breve, favorendo spesa e investimenti; dall’altro lato si ridurrebbe il carico fiscale (presente e futuro) consentendo alle famiglie di aumentare la propria spesa per consumi. Nella crisi attuale, tuttavia, i tassi d’interesse sono già molto bassi (tranne che per i paesi della “periferia” europea) e i consumi delle famiglie, oberate dai debiti, sono particolarmente depressi. Le politiche di austerità non hanno avuto effetti espansivi attraverso questi due meccanismi; al contrario, è prevalso l’effetto negativo della riduzione della domanda pubblica. La tesi dell’austerità espansiva si fondava anche sull’esperienza di alcuni paesi in cui la riduzione del deficit pubblico si è accompagnata a una crescita dell’economia, ma l’analisi trascurava le cause effettive dell’espansione, legate a fattori diversi dalla politica fiscale. Uno studio sistematico del Fondo monetario internazionale (discusso nel poscritto al volume di Krugman) ha mostrato che le misure di austerità realizzate dai governi hanno sistematicamente avuto effetti recessivi, tornando a confermare la visione keynesiana del funzionamento dell’economia. Le opposizioni alle teorie keynesiane fatte da Lucas Ancora più drastiche sono le formulazioni della nuova macroeconomia classica, il cui principale esponente è Robert Lucas (premio Nobel per l’economia nel 1995). Assumendo come base la teoria monetarista, ma andando ben oltre le tesi di Friedman, si sostiene che l’unico intervento pubblico efficace è quello che consiste in manovre monetariste rapide ed improvvise. Qualunque altro strumento di politica economica è ritenuto inutile perché gli operatori economici determinano il proprio comportamento sulla base delle aspettative razionali, utilizzando al meglio tutte le informazioni di cui dispongono; di conseguenza, essi sono in grado di valutare i possibili effetti delle manovre annunciate o comunque prevedibili e modificare la propria attività in modo da neutralizzarli. Si osserva, infine, che le manovre di breve periodo dirette a regolare la domanda sottopongano l’economia a un continuo alternarsi di frenate e spinte (stop and go), che distolgono risorse da interventi strutturali e a lungo andare ostacolano lo sviluppo. Le responsabilità di Greenspan per la crisi del 2008 Greenspan, ricevendo un’economia depressa a causa delle politiche restrittive precedentemente attuate, poté praticare tassi di interesse particolarmente bassi, i quali, se da una parte garantirono la crescita del reddito, dall’altra permisero di aumentare molto la liquidità a disposizione del nascente settore finanziario, il quale invece di indirizzare questa liquidità verso l’economia reale preferì investirla nello stock market, cioè in asset finanziari, causandone un veloce aumento dei prezzi. Di conseguenza diversi economisti, tra cui il premio Nobel Paul Krugman, attribuiscono a Greenspan la responsabilità di aver facilitato, tramite una politica monetaria eccessivamente accomodante, la crescita della bolla dot-com dei primi anni 2000 e di aver posto le basi per la crisi finanziaria globale poiché non ha impedito l’eccessivo aumento della leva finanziaria di tutte le principali banche americane. In effetti, nella regola di Taylor per la determinazione dei tassi di interesse è contemplata solo l’inflazione per i beni di consumo, non quella dei titoli del mercato azionario: le scelte di politica monetaria non tenevano in considerazione l’inflazione dei titoli azionari, permettendone l’ingiustificato aumento del prezzo e, di conseguenza, la creazione di bolle. Nel caso della bolla dot-com, avvenuta durante la sua presidenza della FED, alcuni attribuiscono a Greenspan la colpa mentre altri gli riconoscono il merito di aver posto fine alla bolla alzando i tassi di interesse. Secondo questa seconda interpretazione le sue politiche non sono state il volano di crescita della bolla ma lui rimarrebbe comunque “colpevole” di essere intervenuto troppo tardi e di non aver saputo giudicare la natura della dinamica lOMoAR cPSD|23969645 Le teorie di Moore L’appello di Keynes sulla razionalità riguardava sia i fini che i mezzi dei comportamenti umani. Le sue convinzioni sull’irrazionalità si sono consolidate con la crisi del ’29. Il quadro etico dell’autore è stato fornito e condiviso dal filosofo di Cambridge E. G. Moore, la cui opera “I Principia Ethica” è stata pubblicata nel 1920 quando Keynes frequentava il primo anno a Cambridge. Moore vi sosteneva la tesi che i giudizi morali hanno a che fare con una qualità semplice, il bene, che può essere colta solo attraverso un’intuizione (non empirica); partendo da questa prospettiva intuizionistica, Moore criticava i sostenitori dell’etica naturalistica che avevano cercato di definire il predicato buono riducendolo a proprietà naturali (piacere, utile, ecc.; è questa la cosiddetta fallacia naturalistica).” Le teorie di Stiglitz Le affermazioni di Guido Rossi sulla necessità di un governo globale danno la possibilità di vedere come un neo keynesiano Joseph Stiglitz guardi alla globalizzazione. In realtà questo autore è considerato un neo keynesiano, ma nelle sue teorie si riscontrano anche delle critiche alle teorie del Maestro. Infatti Stiglitz ha partecipato alla stesura del libro “Revisiting”. In questa opera sostiene che Keynes abbia sottovalutato il problema della distribuzione del reddito, e questo potrebbe essere la causa per cui l’economista non è riuscito a prevedere cosa sarebbe successo al sistema economico negli anni futuri. Le teorie sull'inflazione di Friedma Secondo Friedman, i sindacati spingono per il rialzo dei salari non collegandolo ad un aumento di produttività, ma solo come risposta alla politica monetaria espansiva. Così come le teorie di Keynes sono state politicamente accettate negli anni ’30 perché il primo problema di quei tempi era la disoccupazione, così le teorie di Friedman sono state accettate perché negli anni ’70 il primo problema era l’inflazione. Le tre definizioni di PIL e le loro caratteristiche Quando si parla di PIL (prodotto interno lordo) si parla di spesa, prodotto e reddito ed è possibile calcolarlo in tre modi: 1. Il PIL è la somma di tutti i beni e servizi finali di un’economia in un determinato momento, per questo si parla di spesa. 2. Il PIL è la somma dei valori aggiunti (tutti i beni e servizi finali e non meno i beni intermedi di un’economia in un determinato momento), per questo si parla di produzione. 3. Il PIL è la somma di tutti i redditi di un’economia in un determinato momento, per questo si parla di reddito. Le variabili C, I e G in economia aperta C e I dipendono dal reddito, il mercato fa variare la loro composizione ma non il loro livello. G: variabile esogena sia in economia aperta che in chiusa. L'equazione AS L’offerta aggregata, AS, descrive gli effetti della produzione sul livello dei prezzi. L’equazione di offerta aggregata è determinata sul mercato del lavoro ma non imponiamo più Pe = P => equilibrio di breve periodo sul mercato del lavoro, non necessariamente “naturale” o di medio periodo. Avendo l’equazione dei salari W=PeF(u, z) e l’equazione dei prezzi P=(1+μ)W sostituendo il salario P=Pe(1+ μ)F(u, z), utilizzando poi la relazione tra tasso di disoccupazione, occupazione e disoccupazione: u=U/L=1-N/L=1-Y/L, l’equazione di offerta aggregata diventa: P=Pe(1+ μ)F(1-Y/L, z). Per ogni livello atteso dei prezzi, il livello effettivo dei prezzi è una funzione crescente della produzione. La curva di offerta aggregata è positivamente inclinata (crescente). Quando la produzione è pari al suo livello naturale, il livello dei prezzi è pari al livello atteso dei prezzi. Un aumento del livello atteso dei prezzi provoca uno spostamento verso l’alto della curva AS. Viceversa, una riduzione del livello atteso dei prezzi sposta la curva verso il basso. L'equazione dei prezzi I prezzi dipendono positivamente dai costi, che a loro volta dipendono dalla funzione di produzione - la relazione tra gli input impiegati e l’output prodotto. Assumiamo che le imprese producano beni usando un unico fattore produttivo, il lavoro: Y=AN dove Y è la produzione, N l’occupazione e A la produttività del lavoro. Assumiamo ora che A=1 (un lavoratore produce una unità di prodotto), la funzione di produzione diventa: Y=N. Un modo semplice per definire come le imprese fissano i prezzi è rappresentato dalla seguente equazione: P=(1+μ)W dove μ è il ricarico del prezzo sul costo di produzione, indicato generalmente come markup. In concorrenza perfetta si ha che P=W, dunque μ =0. Se le imprese hanno potere di mercato, μ sarà positivo e il prezzo P sarà superiore al costo W di un fattore uguale a (1+ μ). L'equazione dei prezzi PS I prezzi dipendono positivamente dai costi, che a loro volta dipendono dalla funzione di produzione - la relazione tra gli input impiegati e l’output prodotto. Assumiamo che le imprese producano beni usando un unico fattore produttivo, il lavoro: Y=AN dove Y è la produzione, N l’occupazione e A la produttività del lavoro. Assumiamo ora che A=1 (un lavoratore produce una unità di prodotto), la funzione di produzione diventa: Y=N. Un modo semplice per definire come le imprese fissano i prezzi è rappresentato dalla seguente equazione: P=(1+μ)W dove μ è il ricarico del prezzo sul costo di produzione, indicato generalmente come markup. In concorrenza perfetta si ha che P=W, dunque μ =0. Se le imprese hanno potere di mercato, μ sarà positivo e il prezzo P sarà superiore al costo W di un fattore uguale a (1+ μ). lOMoAR cPSD|23969645 L'equazione dei salari Considerando l’equazione dei salari come W=PeF(usotto-, zsotto+) e dividendo tutto per P avremo W/P=F(usotto-,zsotto+). Vediamo che il salario reale dipende negativamente dal tasso di disoccupazione. Infatti, un aumento del tasso di disoccupazione porta ad una riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e quindi ad un abbassamento del livello dei salari. Questa relazione tra il salario reale ed il tasso di disoccupazione si definisce come equazione dei salari “WS”. Quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto minore sarà il salario reale scelto da chi fissa i salari. L’intuizione è semplice: quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto più deboli saranno i lavoratori nella contrattazione, e tanto minore sarà il livello salariale che riusciranno a ottenere in termini reali. Chiamiamo questa relazione tra salario reale e tasso di disoccupazione equazione dei salari e rappresentiamola nel grafico sotto riportato. Il salario reale è misurato sull’asse verticale, il tasso di disoccupazione sull’asse orizzontale. L’equazione dei salari è una curva decrescente contrassegnata con WS (dall’inglese Wage Setting – impostazione dei salari): quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto minore sarà il salario reale. L'equazione dei salari WS Considerando l’equazione dei salari come W=PeF(usotto-, zsotto+) e dividendo tutto per P avremo W/P=F(usotto-,zsotto+). Vediamo che il salario reale dipende negativamente dal tasso di disoccupazione. Infatti, un aumento del tasso di disoccupazione porta ad una riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e quindi ad un abbassamento del livello dei salari. Questa relazione tra il salario reale ed il tasso di disoccupazione si definisce come equazione dei salari “WS”. Quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto minore sarà il salario reale scelto da chi fissa i salari. L’intuizione è semplice: quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto più deboli saranno i lavoratori nella contrattazione, e tanto minore sarà il livello salariale che riusciranno a ottenere in termini reali. Chiamiamo questa relazione tra salario reale e tasso di disoccupazione equazione dei salari e rappresentiamola nel grafico sotto riportato. Il salario reale è misurato sull’asse verticale, il tasso di disoccupazione sull’asse orizzontale. L’equazione dei salari è una curva decrescente contrassegnata con WS (dall’inglese Wage Setting – impostazione dei salari): quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto minore sarà il salario reale. L'equazione del consumo in caso di tasse fisse C=Co+c1(Yd) dove Co=consumo autonomo; c1 propensione marginale al consumo; Yd reddito disponibile. L'equazione del consumo in caso di tasse proporzionali Considerando una tassazione proporzionale con aliquota fiscale pari a t, allora avremo: T=tY Yd=Y-tY=Y(1-t) C=Co+c1(1-t)Y. L'equazione della domanda aggregata con indici temporali La domanda aggregata è determinata dall’equilibrio monetario e reale, di conseguenza è una relazione tra produzione, offerta di moneta reale, spesa pubblica ed imposte: Yt=Y(Mt/Ptsotto+, Gtsotto+, Ttsotto-). Per comprendere meglio la relazione tra offerta reale di moneta e produzione, non considereremo la variazione di fattori diversi da quello dei saldi monetari reali e quindi possiamo riscrivere una domanda aggregata semplificata: Yt=y Mt/Pt. Il parametro y è un valore positivo e misura la sensibilità della produzione rispetto ai saldi monetari reali. L’equazione semplificata dalla domanda aggregata è una relazione tra livelli: produzione, moneta e prezzi. L'equazione della domanda di moneta, gli scopi e le variabili e la rappresentazione grafica Md=€YL(i). Questa equazione dice che: la domanda di moneta è uguale al reddito nominale moltiplicato per una funzione negativa del tasso d’interesse. Se €Y (reddito nominale) aumenta, la domanda di moneta aumenta. Si parla di traslazione della domanda verso l’alto. Se i (tasso d’interesse) aumenta la domanda di moneta diminuisce. Si parla di spostarsi lungo la curva verso l’alto. La curva di domanda è quindi inclinata negativamente per via del trade-off tra domanda di moneta e acquisto di titoli. Per trade-off si considera un bivio economico, una scelta. La domanda di moneta, cioè la quantità di moneta che i soggetti vogliono detenere, dipende da diversi scopi. Questi sono diversi a seconda che si prenda in considerazione le diverse scuole di pensiero. Per i classici e neoclassici la domanda di moneta dipendeva dagli scopi transativi, per acquisti, e precauzionali, quindi per loro la domanda di moneta dipendeva direttamente dal livello del reddito. Mentre Keynes aggiunse lo scopo speculativo, cioè i soggetti possono usare la moneta anche per speculare in titoli (es. gioco in borsa). Domanda di moneta per transazioni. La moneta è un mezzo di pagamento ed è utilizzata dagli operatori economici per effettuare acquisti, transazioni e scambi. Per svolgere questa funzione è detta moneta transattiva. Consente agli agenti economici di affrontare lo sfasamento temporale tra il flusso monetario delle entrate e delle uscite. Domanda di moneta precauzionale. In condizioni di incertezza la moneta è detenuta dagli operatori economici a titolo precauzionale per far fronte ad eventuali spese impreviste o alle variazioni del reddito futuro. Per svolgere questa funzione è detta precauzionale. L'ammontare di moneta precauzionale consente agli agenti economici di affrontare eventuali imprevisti, riducendo il rischio di trovarsi in una situazione di scarsità inaspettata della liquidità disponibile. Domanda di moneta speculativa. La moneta è utilizzata dagli operatori anche come strumento finanziario per effettuare investimenti speculativi. Per svolgere questa funzione è detta moneta speculativa. È composta dall'ammontare di moneta investita nelle attività finanziarie (titoli) in base alle aspettative degli agenti economici sulla redditività dei titoli e dell'andamento del tasso di interesse. lOMoAR cPSD|23969645 L'equazione dell'equilibrio nel mercato reale in economia chiusa e la sua rappresentazione alternativa Il concetto di I=S ispira il nome della curva di equilibrio del mercato reale IS. Questo approccio alternativo è stato proposto per la prima volta da Keynes nella “La teoria Generale” del 1936. Per prima cosa dobbiamo ricordare la definizione del risparmio: S=Yd– C=Y–T–C. Dopo riprendiamo l’equilibrio nel mercato reale: Y=C+I+G. Sottraiamo a dx e sx la tassazione e portiamo il consumo a sinistra, cambiandogli di segno: Y–T– C=I+G–T. Riprendendo la definizione di risparmio, allora l’equazione può essere riscritta: S=I+G– T. Esprimendo l’equazione per I e cambiando di segno I=S+(T–G). T–G viene definito come il risparmio pubblico al netto dei trasferimenti. Se questo è positivo si parla di avanzo, altrimenti di disavanzo. Da questa nuova espressione dell’equilibrio nel mercato reale, vediamo come l’investimento sia uguale alla somma dei risparmi privati più quelli pubblici. Quindi un’economia è in equilibrio se coincide quanto le imprese vogliono investire con quanto il governo ed i consumatori vogliono risparmiare. Per fare una dimostrazione grafica assumiamo un’economia in assenza di stato (T–G=0). Quindi in equilibrio: nel primo metodo avremo Y=C+I e nel secondo metodo avremo I=S. Con entrambi i metodi si raggiunge il medesimo Yeq. L'equazione WS Considerando l’equazione dei salari come W=PeF(usotto-, zsotto+) e dividendo tutto per P avremo W/P=F(usotto-,zsotto+). Vediamo che il salario reale dipende negativamente dal tasso di disoccupazione. Infatti, un aumento del tasso di disoccupazione porta ad una riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e quindi ad un abbassamento del livello dei salari. Questa relazione tra il salario reale ed il tasso di disoccupazione si definisce come equazione dei salari “WS”. Quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto minore sarà il salario reale scelto da chi fissa i salari. L’intuizione è semplice: quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto più deboli saranno i lavoratori nella contrattazione, e tanto minore sarà il livello salariale che riusciranno a ottenere in termini reali. Chiamiamo questa relazione tra salario reale e tasso di disoccupazione equazione dei salari e rappresentiamola nel grafico sotto riportato. Il salario reale è misurato sull’asse verticale, il tasso di disoccupazione sull’asse orizzontale. L’equazione dei salari è una curva decrescente contrassegnata con WS (dall’inglese Wage Setting – impostazione dei salari): quanto maggiore è il tasso di disoccupazione, tanto minore sarà il salario reale. L'equilibrio nel mercato reale in economia aperta Per arrivare alla condizione di equilibrio alternativo, dobbiamo partire dalla condizione di equilibrio in economia aperta: Y=C+I+G+X- IM/ε. Poi portiamo a sinistra C e sottraiamo da entrambe le parti T. Y-C-T=I+G-T+X-IM/ε: Ora considerando che S=Y-T-C=Yd-C e che NX=X-IM/ε allora possiamo scrivere: S=I+G-T+NX. Riordinando e mettendo in evidenza NX avremo NX=S+(T-G)-I. L’equilibrio alternativo nel mercato reale in economia aperta è dato dall’uguaglianza della bilancia commerciale con il risparmio privato e pubblico, meno gli investimenti. Se NX>0 comporta un prestito netto al resto del mondo. Se invece NX<0 comporta un debito netto nei confronti del resto del mondo. Dall’equazione dell’equilibrio alternativo possiamo desumere alcune importanti considerazioni: - se aumento I devono aumentare i risparmi oppure questo peggiorerà NX; - se il risparmio pubblico peggiora, cioè si crea disavanzo pubblico, questo si deve tradurre in un aumento del risparmio o una riduzione degli investimenti, altrimenti si creerà un peggioramento delle NX; - se un paese ha un forte risparmio, pubblico e privato, deve avere anche un forte investimento oppure, al contrario, un avanzo della bilancia commerciale. L'equilibrio nel mercato reale in economia aperta in caso di aumento del reddito estero L’aumento della produzione estera, ΔY*, comporta un effetto diretto dato dall’incremento di un certo ammontare delle esportazioni pari a ΔX: 1. Effetto sulla domanda di beni nazionali: per ogni dato livello della produzione, questo aumento delle esportazioni induce un incremento della domanda di beni nazionali pari a ΔX, per cui la ZZ si sposta verso l’alto in ZZ’; 2. Effetto su NX: per un dato livello di produzione, all’aumentare delle esportazioni, anche NX aumenta di pari ammontare passando da un pareggio commerciale ad un avanzo. Quindi l’effetto finale di un aumento della domanda estera può essere sintetizzato come segue: l’aumento della produzione estera (Y*) genera maggiori esportazioni che fanno aumentare la produzione nazionale e la domanda nazionale di beni attraverso il moltiplicatore; conseguente aumento NX: all’aumentare della produzione le importazioni aumentano ma non in maniera da compensare l’aumento delle esportazioni. In altri termini un aumento della domanda estera provoca un incremento della produzione nazionale e un miglioramento del saldo commerciale. L'equilibrio nel mercato reale in economia aperta in caso di politica fiscale espansiva, e rapporto con NX Se lo stato decide di fare una politica fiscale espansiva, aumenta la spesa pubblica. Questa politica può essere fatta perché lo stato considera che vi sia una recessione dell’economia, e quindi ha come obiettivo stimolare Y. Se si parte da una situazione di pareggio commerciale, dove Yeq=Ytb, il mercato dei beni è in equilibrio quando la produzione interna è uguale alla domanda di beni nazionali, cioè quando: Y=Z. Unendo le relazioni derivate per le componenti di Z, otteniamo: Y=C(Y-T)+I(Y, r)+G-IM(Y, ε)ε+X(Y*, ε) dove r=tasso interesse reale=i-tasso inflazione. Questa condizione di equilibrio determina Y in funzione di tutte le variabili esogene. Al livello di equilibrio della produzione, la bilancia commerciale può esibire un avanzo o un disavanzo (Yeq diverso da Ytb). Quindi più una lOMoAR cPSD|23969645 Motivazioni per cui vengono fatte i mix di politiche economiche. Governo e BC insieme per un obbiettivo comune: stimolare una variabile senza far variare l’altra. Questo tipo di mix di politiche ha come risultato la differenziazione delle componenti di Y. Infatti con l’aumento di i si contrae l’investimento, ma grazie alla politica fiscale espansiva si aumenta la spesa pubblica ed i consumi. Politiche necessarie per mantenere costante il tasso d'interesse e far aumentare o diminuire Y. Questo riguarda il tentativo da parte del governo e della banca centrale di eliminare l’effetto spiazzamento. Per rendere effettivo questo obiettivo si deve procedere: - politica fiscale espansiva per far traslare la IS verso l’alto e stimolare Y; - politica monetaria espansiva per far traslare la LM verso il basso, abbattendo così il tasso d’interesse e riportandolo al livello originario. Politiche necessarie per mantenere costante il PIL e far aumentare o diminuire i. Le politiche che il governo e banca centrale devono effettuare per far sì che si realizzi questo obiettivo sono: - politica monetaria restrittiva che contrae la LM, portando così ad un aumento del tasso di interesse. - politica fiscale espansiva che permette di riportare Y al livello originario. Nuovo equilibrio WS - PS con livello di produzione naturale Sia U la disoccupazione, N l’occupazione e L la forza lavoro, allora: u=U/L=1-N/L=1-Y/L. Se l’occupazione in funzione della forza lavoro e del tasso di disoccupazione è: N=L(1-u). Allora il livello naturale di occupazione sarà: Nn=L(1-un). Se il livello di produzione naturale si raggiunge quando l’occupazione è pari al suo livello naturale, è dato da: Yn=Nn=L(1-un). Usando le equazioni appena derivate, il livello naturale di produzione è definito implicitamente da: F(1-Yn/L, z)=1/(1+ μ). Occupati e disoccupati Le conseguenze per gli occupati ed i disoccupati possono essere diverse: se vengono bloccate le assunzioni, questo abbasserà la probabilità per i soggetti di uscire dalla disoccupazione e allungare i tempi di permanenza senza lavoro; se oltre al blocco delle assunzioni avvengono anche dei licenziamenti, aumenterà la probabilità degli occupati di entrare a far parte dei disoccupati. Un aumento della disoccupazione, può portare ad un aumento della permanenza nello stato di disoccupati ed un aumento della probabilità per gli occupati di perdere il lavoro. Paragone con l'economia chiusa Il moltiplicatore in economia aperta è minore rispetto a quello in economia chiusa. Il moltiplicatore più piccolo e il disavanzo commerciale hanno la stessa origine; parte della domanda nazionale è rivolta a beni esteri e non a beni nazionali. Quindi per quanto riguarda il moltiplicatore, dato che la sua creazione deriva dall’incremento di domanda interna dovuto ad un aumento di Y, questo effetto sarà minore se una parte della domanda finisce in importazioni e quindi non ritorna in circolo come reddito della nazione. Questi effetti, la riduzione del moltiplicatore e il disavanzo commerciale, hanno una forte importanza in una economia aperta. Un aumento di domanda interna incide sulla produzione in misura inferiore rispetto al caso di un’economia chiusa, ed inoltre ha un effetto negativo sulla bilancia commerciale. Per quale ragione secondo Skidelsky la crisi del 2008 sarà più breve di quella del 1929 Nonostante la crisi abbia degli aspetti molto forti non è così drammatica come sembra. Inoltre è auspicabile che abbia una durata inferiore rispetto alla Grande Depressione. Secondo Skidelsky i motivi sono sostanzialmente due: una forte cooperazione internazionale che negli anni della Grande Depressione non esisteva; la presenza delle idee di Keynes, che in precedenza non furono ascoltate. Perché è difficile calcolare il tasso di disoccupazione Riuscire a determinare il tasso di disoccupazione è molto difficile, in quanto il disoccupato è colui che non lavora ma è in cerca di occupazione. In passato, per definire il numero dei disoccupati si consideravano le liste di iscrizione presso i centri per l’impiego. In realtà questo strumento non era affidabile perché chi non apparteneva a certe categorie o non aveva diritto a sussidi, poteva non ritenere l’iscrizione alle suddette liste. Detto questo si può notare come nei paesi con un basso sistema di sussidi, in realtà contavano ufficialmente un numero inferiore di disoccupati. Ora invece per avviare a questo problema, negli Stati Uniti e negli atri paesi, vengono fatte delle indagini campionarie a base familiare. Perché è una funzione decrescente rispetto al tasso d'interesse L’equilibrio sul mercato dei beni attraverso la condizione di uguaglianza tra produzione, Y, e domanda, Z, è definito dalla relazione IS. Assumendo che il consumo sia funzione del reddito disponibile e considerando investimento, spesa pubblica, e imposte, si ha che la condizione di equilibrio è data da: Y=C(Y-T)+Itrattinosopra+G. Abbandoniamo ora l’ipotesi che l’investimento sia esogeno. L’investimento era considerato costante per semplicità. In realtà l’investimento dipende principalmente da due fattori: dal livello delle vendite (aumento delle vendite da cui segue aumento degli investimenti) e dal tasso di interesse (aumento del tasso di interesse da cui segue una riduzione degli investimenti). In formula I=I(Ysegno+sotto, isegno-sotto). La condizione di equilibrio sul mercato diventa Y=C(Y-T)+I(Ysegno+sotto, isegno-sotto)+G. Un aumento della produzione fa aumentare il reddito e quindi il reddito disponibile; un aumento della produzione fa aumentare l’investimento. La IS è una funzione decrescente rispetto al tasso d'interesse lOMoAR cPSD|23969645 in quanto se un’impresa deve fare nuovi investimenti allora deve procurarsi i fondi per farlo ed il costo del prestito è rappresentato dal tasso d’interesse che deve pagare. Quindi se il tasso è alto, allora l’imprenditore sarà meno incentivato a fare nuovi investimenti. Perché esiste la discrepanza statistica Le transazioni di un paese con il resto del mondo sono riassunte in una serie di conti chiamati bilancia dei pagamenti: conto corrente - le transazioni sopra la linea registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo; conto capitale - le transazioni sotto la linea registrano tutti gli investimenti in attività finanziarie da e verso il resto del mondo. L’idea generale è che un disavanzo di conto corrente richiede un avanzo di conto capitale, e viceversa. Naturalmente nella realtà l’economia non funziona secondo rigide “leggi naturali” Innanzitutto, nella pratica, le statistiche dei saldi di conto corrente e capitale non sono quasi mai uguali. La discrepanza statistica definisce la differenza esistente tra il saldo del conto corrente e il saldo del conto capitale. Pertanto il motivo di questa discrepanza, va ricercato principalmente nel fatto che le misure delle transazioni del conto corrente e del conto capitale hanno origine da fonti diverse. Perché gli economisti non sono propensi ad aggiustamenti repentini del tasso di inflazione Una forte riduzione della disoccupazione crea una forte recessione di una economia. Gli economisti non sono convinti che una economia possa sopportare una riduzione molto forte della produzione, che creerebbe problemi sociali e fallimenti. Quindi sono più propensi ad un processo di disinflazione distribuito in più periodi. Perché gli economisti studiano l'inflazione Particolare attenzione viene rivolta da parte degli economisti ai fenomeni di inflazione e deflazione per comprendere le cause ed elaborare interventi che permettano di controllarli e di valutarne gli effetti sull'economia. Per quello che riguarda l’inflazione nella realtà non esiste l’inflazione pura, cioè la crescita dei salari nominali nella stessa proporzione dei prezzi. Quindi questo crea un abbattimento dei salari reali (potere d’acquisto). Anche se vi fosse inflazione pura vi sarebbe una diversa distribuzione del reddito tra le diverse classi sociali. Infatti i pensionati non vedono variare le loro pensioni creando così dei forti disagi. Relativamente alle pensioni si può anche aggiungere che se c’è inflazione non c’è corrispondenza tra ciò che è stato pagato dagli stessi come contributi nella vita lavorativa e quello che dopo ottengono come pensione. Con l’inflazione vi sono anche delle modifiche rapide dei prezzi relativi che comporta incertezza nel futuro e quindi abbatte la propensione agli investimenti. Da un punto di vista della tassazione un’inflazione pura o meno con un’inalterata definizione degli scaglioni crea quel fenomeno chiamato “fiscal drug”, nel quale si va a pagare in base ad uno scaglione che non è commisurato al reddito reale. Fiscal drug=si pagano le tasse in base ad uno scaglione che non è commisurato al reddito reale. Perché gli investimenti residenziali hanno le stesse peculiarità degli investimenti strutturali L’investimento (I): con questo termine si vanno a considerare tutti gli investimenti fissi, denominati così per non creare confusione con quelli in scorte, fatti da privati e aziende. Di questo aggregato fanno parte sia gli investimenti non residenziali (l’incremento dei macchinari ed impianti da parte degli imprenditori), sia quelli residenziali (gli acquisti di nuove abitazioni da parte dei singoli individui). Le decisioni che determinano questi due tipi di investimento possono sembrare apparentemente molto diverse, invece non lo sono. In entrambi i casi le decisioni di acquisto dipendono da servizi che questi beni, sia impianti che appartamenti, daranno in futuro. Entrambi dipendono, quindi, dalle aspettative dei soggetti e dal tasso d’interesse inteso come prezzo delle risorse liquide per il fabbisogno dell’investimento. Perché ha un andamento crescente rispetto ad Y La curva LM è inclinata positivamente poiché tra il tasso di interesse (i) e il livello del reddito (Y) sussiste una relazione diretta. L'aumento del reddito spinge gli operatori ad aumentare la domanda di moneta e, a fronte di un'offerta di moneta reale costante, gli operatori sono costretti a vendere i propri titoli in portafoglio per ottenere delle scorte monetarie aggiuntive. Ciò deprime il prezzo dei titoli e innalza il tasso di interesse. Perché il nome di Keynes è ritornato in auge dopo la crisi del 2008? Il 15 settembre 2008 i mercati sono crollati, gettando l’economia in una delle crisi peggiori dopo la II guerra mondiale. Molti autori si sono subito messi a lavoro per cercare di dare una spiegazione a quello che era successo e magari riuscire a dare anche delle soluzioni. Questa crisi fa riaffiorare alla memoria il “Great Crash”, la crisi di Wall Street del 1929, che ha avuto ripercussioni globali e dalla quale le economie si sono riprese molto dopo molti anni. In questo periodo molti economisti e politici, tramite annunci e scritti, riprendono le teorie e le strategie di Keynes. Le domande che si pone Peter Clarke in un articolo pubblicato dal “The Guardian” il 12 settembre 2009 sono diverse. Perché il PIL non è un ottimo strumento per calcolare la ricchezza di un paese Il PIL non rappresenta un corretto indicatore di ricchezza o di sviluppo di un paese, perché al suo interno non considera: l’economia sommersa, il lavoro nero, il mercato dell’usato, il lavoro casalingo, l’autoproduzione e la conversione in potere d’acquisto. Il PIL è calcolato in base a quello che è prodotto nella nazione, non considera la residenza di chi lo produce, quindi non tiene conto del fatto che un residente estero porterà il suo reddito all’esterno del paese. lOMoAR cPSD|23969645 Perché il rendimento atteso non è un buon indicatore nella scelta tra titoli nazionali ed esteri Per comprendere come un investitore effettua la sua scelta tra titoli nazionali ed esteri dobbiamo fare alcune precisazioni: consideriamo che se un soggetto acquista un titolo nazionale a 1 euro al tempo t+1 avrà un valore di 1+i. Se invece si comprano titoli esteri, come prima cosa si deve cambiare la valuta. Di conseguenza invece di avere un euro si avrà E dollari e al tempo t+1 si avrà un valore di E(1+i*). A questo punto il valore finale deve essere riconvertito in valuta domestica, e per far questo dobbiamo dividerlo per il tasso di cambio nominale euro/dollaro atteso per anno t+1. Riassumendo quanto detto: per valutare la redditività di un titolo, quindi, non basta guardare al tasso di interesse nazionale ed estero, ma bisogna anche formulare un’aspettativa sull’andamento del tasso di cambio euro/dollaro tra il tempo t e t+1. Gli investitori generalmente tenderanno a detenere solo i titoli con rendimenti attesi maggiori, ma questo assunto è troppo restrittivo in questo caso. Infatti si deve anche tener conto dei costi di transazione e del tasso di rischio. Perché la base monetaria e chiamata moneta ad alto potenziale. Il moltiplicatore monetario rappresenta il grado di controllo da parte della banca centrale sull’offerta di moneta, in quanto essa può determinare interamente H (base monetaria) ma non M, per via del fatto che nel offerta di moneta sono compresi anche i depositi, mentre nella base monetaria solo le riserve. Inoltre se la banca centrale conosce il valore del moltiplicatore può, variando H, conoscere esattamente di quanto si modifica M. Questo effetto moltiplicativo giustifica il fatto che la base monetaria sia anche chiamata “moneta ad alto potenziale”. Perché le importazioni e le esportazioni possono non essere un buon indice di apertura di un paese Il volume degli scambi non è necessariamente un buon indice del grado di apertura di un’economia perché le imprese sono esposte alla concorrenza estera senza, però, che questo generi un aumento delle importazioni. Infatti i prezzi devono rimanere bassi per reggere la concorrenza e solo così riescono a mantenere la loro quota di mercato e limitare le importazioni dall’estero. Quindi un indice di apertura migliore rispetto al rapporto delle importazioni o delle esportazioni sul PIL, è quello determinato dalla proporzione di prodotto aggregato composto dai beni commerciabili, cioè quei beni che competono con i beni esteri sia sul mercato interno sia sui mercati esteri. Perché nella trattazione del PIL non sono considerati gli investimenti in scorte Perché fondamentalmente il PIL è un indice che misura la produzione e per non creare confusione fra investimenti fissi e quelli in scorte fatti da privati e aziende. Non vengono solitamente analizzati nei modelli economici oggetto degli studi degli economisti considerata la loro bassa rilevanza. Perché non conviene utilizzare una politica di deprezzamento del tasso di cambio in caso di una nazione con problemi di recessione da risolvere nel brevissimo Un deprezzamento del tasso di cambio reale crea un miglioramento della bilancia commerciale in quanto stimola le esportazione e fa contrarre le importazioni. Questo processo però non avviene nel breve periodo. Nel primi tempi, dopo il deprezzamento, è probabile che gli effetti si riflettano soprattutto su prezzi rispetto alle quantità. Quindi i prezzi delle importazioni aumentano, mentre quelli delle esportazioni diminuiscono. Le quantità, invece, impiegheranno più tempo per adeguarsi al cambiamento, perché i consumatori e gli imprenditori devono rendersi conto della nuova situazione dei prezzi relativi, e cambiare quindi le loro preferenze in base alle nuove convenienze. Dato che NX=X-IM/ε, le IM ed X non registreranno una variazione sensibile, mentre la riduzione del tasso di cambio reale porterà ad un aumento del valore delle IM. Per queste ragioni, è plausibile come dopo un deprezzamento, la bilancia dei pagamenti inizialmente può subire un peggioramento. Perché secondo Guido Rossi il saggio di Keynes non ha avuto i riconoscimenti dovuti. Guido Rossi inizia il suo saggio “Possibilità economiche per nostri nipoti?” sottolineando come per gli economisti fino a poco tempo fa, il saggio di Keynes “Possibilità economiche per i nostri nipoti”, fosse qualcosa di cui si sosteneva l’esistenza ma a cui veniva data una scarsa importanza. Questo fatto risulta abbastanza strano per Rossi, in quanto la maggior parte degli studi economici fatti negli ultimi decenni citano sempre le teorie di Keynes. Soprattutto se si considera che in periodi di crisi, quando le altre ricette si rilevano inconsistenti, tutti ritornano keynesiani. lOMoAR cPSD|23969645 Politica monetaria in modello AD – AS L’equilibrio statico si ha quando la produzione è al suo livello naturale (Y=Yn) ed i prezzi coincidono con quelli attesi (P=Pe). L’aumento dello stock monetario, dovuto ad una politica monetaria espansiva, crea un aumento di M/P e una conseguente traslazione di AD verso l’alto ad AD’, l’equilibrio passa da Y ad Y’. La produzione ora è maggiore del suo livello naturale ed i prezzi sono maggiori di quelli attesi. Se la produzione è superiore a quella naturale i salari ed i prezzi aumenteranno. Questo farà spostare la AS in alto a sinistra. Il processo di aggiustamento si fermerà nel medio periodo, quando l’offerta aggregata sarà quella indicata con AS”, l’economia si stabilizzerà di nuovo su Yn ed i prezzi coincideranno con il loro livello atteso. Mentre la produzione è tornata al suo livello naturale i prezzi si sono assestati ad un livello superiore. Politiche necessarie per mantenere costante il PIL e far aumentare o diminuire i. Le politiche che il governo e banca centrale devono effettuare per far sì che si realizzi questo obiettivo sono: - politica monetaria restrittiva che contrae la LM, portando così ad un aumento del tasso di interesse. - politica fiscale espansiva che permette di riportare Y al livello originario. Politiche necessarie per mantenere costante il tasso d'interesse e far aumentare o diminuire Y. Questo riguarda il tentativo da parte del governo e della banca centrale di eliminare l’effetto spiazzamento. Per rendere effettivo questo obiettivo si deve procedere: - politica fiscale espansiva per far traslare la IS verso l’alto e stimolare Y; - politica monetaria espansiva per far traslare la LM verso il basso, abbattendo così il tasso d’interesse e riportandolo al livello originario. Qual è il nucleo innovativo delle teorie keynesiane per Krugman Paul Krugman, premio Nobel per l'economia, è un noto sostenitore delle teorie keynesiane. Secondo Krugman, l'innovazione chiave delle teorie keynesiane risiede in due concetti principali: 1. La domanda aggregata: Keynes sosteneva che la domanda aggregata, cioè la spesa totale per beni e servizi, è ciò che guida l'economia. Questo è in contrasto con la teoria classica che sostiene che l'offerta crea la sua domanda. 2. La rigidità dei salari: Keynes sosteneva che i salari sono rigidi al ribasso, il che significa che non diminuiscono facilmente anche in presenza di disoccupazione. Questo può portare a periodi prolungati di disoccupazione elevata. Domanda Aggregata Secondo Keynes, la domanda aggregata può essere influenzata dalla politica fiscale e monetaria. Questo significa che il governo può usare strumenti come la spesa pubblica e le tasse (politica fiscale) o i tassi di interesse e la quantità di denaro in circolazione (politica monetaria) per stimolare la domanda e quindi l'economia. Domanda Aggregata = Consumo + Investimenti + Spesa Pubblica + (Esportazioni - Importazioni) Rigidità dei salari Keynes sosteneva che i salari sono rigidi al ribasso a causa di fattori come i contratti di lavoro, le aspettative dei lavoratori e la resistenza psicologica a tagli salariali. Questo può portare a disoccupazione involontaria se la domanda di lavoro è inferiore all'offerta. Disoccupazione = Offerta di Lavoro - Domanda di Lavoro In sintesi, l'innovazione chiave delle teorie keynesiane, secondo Krugman, è l'idea che la domanda aggregata guida l'economia e che i salari rigidi possono portare a disoccupazione involontaria. Queste idee hanno avuto un impatto significativo sulla politica economica e continuano a essere influenti oggi. Qual è il problema delle donne delle classi agiate Keynes teme che il passaggio dalla società del lavoro alla società del tempo libero comporti un collasso nervoso generale. E ricorda che non sarebbe la prima volta: si è già vista una piccola esperienza di quello che intendeva, cioè di un collasso nervoso simile al fenomeno già piuttosto comune in Gran Bretagna e negli Stati Uniti fra le donne sposate delle classi agiate, sventurate donne in gran parte, che la ricchezza ha privato dei compiti e delle occupazioni tradizionali: donne che non riescono a trovare sufficiente interesse nel cucinare, pulire, rammendare quando vi manchi la spinta della necessità economica: e che tuttavia sono assolutamente incapaci di inventare qualche cosa di più divertente. lOMoAR cPSD|23969645 Qual è il ruolo degli economisti nella politica fiscale Uno dei compiti degli economisti che si occupano di macroeconomia è quello di consigliare il governo circa le decisioni di spesa e di gettito fiscale. Questo viene fatto in base allo studio dell’economia di una nazione in un determinato momento storico, considerando anche quelle che sono le diverse congetture presenti. Quindi se il compito è quello di dare le direttive al governo su G e T non si può considerare quelle variabili come endogene. Dato che rimarranno come costanti per tutta la trattazione del modello, la loro rappresentazione non avrà il simbolo della costante, perché non si può cadere in errori di interpretazione. Qual è l'importanza teorica del consumo autonomo Il consumo autonomo riguarda i consumi per la semplice sopravvivenza e che quindi sono presenti anche in assenza di reddito (Y). Per molti autori questo elemento è talmente piccolo che può essere trascurato. In realtà la sua importanza a livello di studio è alta. Se siamo in presenza di reddito nullo e di consumo positivo allora si avrà un risparmio negativo. Il risparmio (S), infatti, è quella parte del reddito che non viene consumata, di conseguenza se C > Y allora S < 0. Qual'è il problema della stagflazione rispetto alla curva di Phillips Nel 1958 Phillips evidenziò che esisteva una relazione negativa tra inflazione e disoccupazione: a bassi tassi di disoccupazione corrispondevano alti tassi di inflazione e viceversa. Questa teoria fu studiata ed ampliata da Samuelson e Solow, i quali teorizzarono così la “curva di Phillips”. Questa curva indicava, tranne per i casi di forte depressione, che un paese potesse scegliere tra diverse combinazioni di disoccupazione ed inflazione. Quindi si potevano avere bassi tassi di disoccupazione, bastava accettare forti spinte inflazionistiche e viceversa. Questa teoria perse valore intorno agli anni settanta, per via della cosiddetta stagflazione. Infatti con lo shock petrolifero le nazioni si trovarono di fronte ad alti tassi di disoccupazione e forti spinte inflazionistiche. Questa situazione portò all’esigenza di nuove formulazioni della curva di Phillips, che mettessero in relazione il tasso di disoccupazione con la variazione del tasso di inflazione. Quale politica fiscale è più incisiva sul PIL Un aumento della spesa pubblica in beni e servizi accompagnato da un aumento di pari ammontare della tassazione fa comunque aumentare il prodotto nazionale e lo fa aumentare di un ammontare pari all’aumento di spesa pubblica. 1. ΔY=ΔG/(1-c)-ΔTc/(1-c). Per ipotesi ΔG è di pari ammontare di ΔT e quindi la 1 può essere riscritta: ΔY=ΔG(1-c)/(1-c)=ΔG. Il teorema di Haavelmo è importante perché fa vedere come una politica di bilancio effettuata mantenendo il pareggio, cioè l’uguaglianza tra spese ed entrate, può avere effetti espansivi. La ragione di questo è che un aumento delle imposte riduce la domanda aggregata solo per la quota c del reddito sottratto dall’imposta che le famiglie avrebbero destinato ai consumi, mentre l’aumento di spesa pubblica si traduce per intero in aumento di domanda aggregata. Di conseguenza il moltiplicatore della spesa pubblica è più elevato, in valore assoluto, di quello delle imposte. lOMoAR cPSD|23969645 Quale sarà il futuro per Keynes Negli anni della Grande Crisi, Keynes cerca di immaginare un ruolo diverso per la moneta e per il capitalismo nel futuro. Oggi Guido Rossi cerca di dimostrare come le teorie dell’autore non sono molto lontane dalla realtà. Nel saggio “Possibilità economiche per i nostri nipoti” pubblicato da Keynes nel 1930, l’autore cerca di analizzare quelle che sono le prospettive future date le condizioni di quel periodo. Keynes descrive come in quegli anni stesse dilagando un forte pessimismo economico, con la convinzione che la forte espansione economica dell’Ottocento ormai fosse arrivata alla fine. Il miglioramento del tenore di vita che si osservava aveva ormai imboccato una discesa, e con molta probabilità, nel prossimo futuro ci sarebbe stato un decremento della prosperità. Quali dimensioni di apertura del mercato esistono Il concetto di apertura ha tre dimensioni: - apertura dei mercati dei beni: i consumatori e le imprese hanno la facoltà di scegliere fra beni nazionali ed esteri. Ci possono essere dei vincoli imposti dal paese per evitare che si comprino beni esteri come dazi e quote; - apertura dei mercati finanziari: gli investitori finanziari possono scegliere tra attività finanziarie nazionali ed estere; apertura dei mercati dei fattori produttivi: le imprese possono scegliere dove localizzare la propria attività produttiva e i lavoratori possono decidere dove lavorare. Quali interventi di economisti vengono pubblicati nei giornali economici durante la crisi del 2008 Il 15 settembre 2008 i mercati sono crollati, gettando l’economia in una delle crisi peggiori dopo la II guerra mondiale. Molti autori si sono subito messi a lavoro per cercare di dare una spiegazione a quello che era successo e magari riuscire a dare anche delle soluzioni. Questa crisi fa riaffiorare alla memoria il “Great Crash”, la crisi di Wall Street del 1929, che ha avuto ripercussioni globali e dalla quale le economie si sono riprese molto dopo molti anni. In questo periodo molti economisti e politici, tramite annunci e scritti, riprendono le teorie e le strategie di Keynes. Le domande che si pone Peter Clarke in un articolo pubblicato dal “The Guardian” il 12 settembre 2009 sono diverse. Quali riserve conosci e quali sono le ragioni per cui sono costituite. Una parte dei depositi viene trasformata in riserve monetarie e versata in un conto che le banche ordinarie hanno presso la banca centrale. Le ragioni dell’esistenza di queste riserve sono 3: 1. Le entrate e le uscite in contanti che vengono effettuate giornalmente dai correntisti possono non coincidere nell’importo, pertanto le banche devono tenere delle riserve in contanti. 2. La possibilità per i correntisti di emettere assegni crea un’aleatorietà sugli effettivi importi residui, quindi si devono avere le riserve per ogni evenienza. 3. Le prime due ragioni spiegano perché le banche vogliono tenere riserve a loro discrezione. Però esistono anche delle riserve obbligatorie, la cui percentuale è decisa dalle autorità monetarie. Esse sono delle garanzie di solvibilità per i cittadini. Quali sono gli aggregati monetari In Italia si adottano tre diverse definizioni delle attività liquide dell’economia: M1: liquidità primaria o offerta di moneta composta dal circolante e dai depositi in conto corrente. Tutto ciò che si trasforma in moneta entro le 24 ore. M2: M1 più attività meno liquide quali ad esempio i depositi al risparmio. M3: M2 più attività sempre meno liquide quali ad esempio le cambiali. Quali sono gli effetti di breve e medio periodo nel modello AD - AS di una politica fiscale restrittiva Nel breve e nel medio periodo in caso di una politica fiscale restrittiva nel modello AD-AS avviene quanto segue: la riduzione della spesa pubblica ha portato ad una contrazione della AD, portando l’equilibrio da Yn ad Y’. La produzione ora è al di sotto del suo livello naturale, quindi vi i prezzi sono inferiori rispetto a quelli attesi e la u è maggiore rispetto a un. Nel tempo, con il livello di Y inferiore a Yn, e i prezzi inferiori di quelli attesi inizieranno a scendere portando un abbassamento della AS. Questo processo di aggiustamento continuerà fino a che in AS“ la produzione ritornerà al suo livello naturale ed i prezzi non coincideranno al livello atteso. La nuova situazione di equilibrio avrà la produzione uguale al suo livello iniziale ma a prezzi più bassi. Quali sono gli elementi comuni che si riscontrano in tutti i metodi di La determinazione salariale può avvenire in diversi modi. Uno dei modi per fissare il livello salariale è la contrattazione collettiva. I rappresentanti delle diverse categorie professionali ed i rappresentanti del mondo dell’impresa si siedono ad un tavolo per fissarne il livello per il prossimo futuro. Ad oggi molte nazioni sviluppate preferiscono gli accordi bilaterali tra datori di lavoro e lavoratori, oppure semplicemente la determinazione salariale viene fatta direttamente dal datore di lavoro. I lavoratori percepiscono solitamente un salario superiore al loro salario di riserva, cioè il salario che li rende indifferenti tra lavorare ed essere disoccupati. I salari di solito dipendono dalle condizioni prevalenti sul mercato del lavoro: quanto più basso è il tasso di disoccupazione, tanto maggiori sono i salari. Due linee interpretative: anche in assenza di contrattazione collettiva, (contrattazioni tra sindacati e imprese) i lavoratori hanno una certa forza contrattuale che usano per ottenere salari più elevati. Le imprese stesse, per varie ragioni, possono voler pagare salari superiori a quello di riserva. lOMoAR cPSD|23969645 Quali sono le caratteristiche della moneta legale La moneta legale non è l’unico mezzo di pagamento esistente in una società progredita. Infatti esiste la quasi moneta data da titoli di credito che hanno diverse caratteristiche. Tra la quasi moneta ricordiamo la moneta bancaria, le cambiali, etc. La moneta legale si differenzia dagli altri mezzi di pagamento date le seguenti caratteristiche: è al portatore, non fornisce alcun rendimento al portatore, non rappresenta debito per chi la emette, è universalmente accettata, ha potere liberatorio, ha valore facciale determinato e invariabile, non ha scadenza. Quali sono le componenti del PIL Il PIL è dato dalla somma dei consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni nette. Queste sono intese sia come spesa che come livello di produzione. Y=C+I+G+NX. C: consumo, questo aggregato considera tutti i beni e i servizi acquistati dai consumatori di una nazione, in un determinato periodo di tempo. La sua importanza nella valutazione del PIL è determinata dal fatto che rappresenta più del 70% della spesa di una nazione. I investimenti, con questo termine si vanno a considerare tutti gli investimenti fissi, fatti da privati ed aziende. Di questo aggregato fanno parte gli investimenti non residenziali e quelli residenziali purché si tratti di beni nuovi in quanto l’usato non rientra nel calcolo del PIL. G spesa pubblica, con questo termine si indicano tutti i beni e i servizi acquistati dallo stato senza però prendere in considerazione le pensioni, i sussidi e gli interessi sul debito pubblico. NX esportazioni nette, questo aggregato è dato dalla differenza tra le esportazioni (X) e le importazioni (IM), anche detto “saldo commerciale”. Quali sono le conclusione che possiamo trarre dal calcolo del tasso di interesse reale Se il tasso di interesse nominale ed il tasso di inflazione atteso non sono troppo elevati, l’equazione per determinare il tasso di interesse reale può essere approssimata nel seguente modo: rt=it-πet+1. Da questa equazione possiamo dire quanto segue: - se πet+1=0→P=Pe→i=r; - dato che in generale π è positiva generalmente r<i; - maggiore è πet+1, maggiore sarà la differenza tra i ed r; - se πet+1=i→r=0, pertanto non ci sarà differenza tra numero di beni acquistabili oggi ed in futuro. Quali sono le conclusioni che si possono trarre dalle diverse variazioni che abbiamo studiato nel modello AD – AS Abbiamo analizzato come variazioni, dovute a politiche economiche quali quella monetaria e fiscale e modifiche del prezzo del petrolio, creino effetti diversi in base al periodo a cui ci si riferisce: una politica monetaria espansiva, influenza la produzione nel breve periodo ma non nel medio. Una politica fiscale restrittiva, ha influenze nel breve periodo causando una diminuzione della produzione e del tasso di interesse, mentre nel medio periodo si avrà un ulteriore abbattimento del tasso di interesse che riporterà la produzione al suo livello iniziale, in quanto aumenteranno gli investimenti. Un aumento del prezzo del petrolio, riduce la produzione non solo nel breve periodo ma anche nel medio. Quali sono le criticità dell'intervento delle semplificazioni Le criticità dell’intervento delle semplificazioni sono che se le semplificazioni sono eccessive, si rischia di creare delle teorie troppo astratte e non utili per lo studio delle patologie economiche. Si deve ricordare che l’economia non è altro che lo studio della realtà, nel quale gli economisti creano formulazioni partendo dalle semplificazioni, in modo da poter spiegare e comprendere le relazioni economiche esistenti, per dare degli spunti, per la risoluzione delle eventuali patologie del sistema. Quali sono le diverse interazioni che possiamo dedurre dall'equilibrio NX=S+(T-G )-I. L’equilibrio alternativo nel mercato reale in economia aperta è dato dall’uguaglianza della bilancia commerciale con il risparmio privato e pubblico, meno gli investimenti. Se NX>0 comporta un prestito netto al resto del mondo. Se invece NX<0 comporta un debito netto nei confronti del resto del mondo. Dall’equazione dell’equilibrio alternativo possiamo desumere alcune importanti considerazioni: - se aumento I devono aumentare i risparmi oppure questo peggiorerà NX; - se il risparmio pubblico peggiora, cioè si crea disavanzo pubblico, questo si deve tradurre in un aumento del risparmio o una riduzione degli investimenti, altrimenti si creerà un peggioramento delle NX; - se un paese ha un forte risparmio, pubblico e privato, deve avere anche un forte investimento oppure, al contrario, un avanzo della bilancia commerciale. Quali sono le implicazioni di un aumento di domanda nazionale Un aumento delle domanda nazionale, generata da una qualsiasi variazione positiva delle sue componenti e negativa per le imposte, crea un aumento della produzione. Nel contempo però crea anche un peggioramento del saldo commerciale. Implicazioni: gli schock di domanda in un paese hanno effetto anche in tutti gli altri paesi. Quanti sono maggiori i legami commerciali, tanto maggiori saranno le implicazioni. È più complicato per l’autorità decidere di attuare una politica economica, soprattutto fiscale, in quanto, come detto precedentemente, se viene praticata una politica fiscale espansiva si genera oltre che un aumento della produzione nazionale, anche un disavanzo commerciale. Per questo i governi sono e resti a farlo. Quali sono le limitazioni e le criticità nelle semplificazioni fatte per l'investimento. L’investimento sarà considerato come una variabile esogena ed autonoma. Queste semplificazioni, che sono fatte per rendere il modello più semplice, creano delle forti criticità. Se si vede un incremento del reddito/produzione è inverosimile che un produttore non incrementi anche il suo capitale per far fronte ad un ipotetico aumento di domanda futura. Senza considerare che nella realtà un aumento della produzione non può essere effettuato, se non in minima parte, senza che le imprese non lOMoAR cPSD|23969645 incrementino la loro capacità produttiva grazie a nuovi investimenti. L’investimento, dipende dalla capacità di un’azienda di finanziarlo e quindi questo è in relazione al tasso d’interesse. Il produttore fa investimenti per ottenere servizi futuri. Di conseguenza deve considerare quelle che sono le aspettative di profitto. In seguito, per tutte queste ragioni, alcune delle semplificazioni fatte per l’investimento verranno eliminate e questo creerà una implementazione del modello che lo renderà più congruo alla realtà. Quali sono le premesse da considerare nello studio del mercato reale Le premesse da considerare sono le seguenti: tutte le imprese producono lo stesso bene, sia per quanto concerne la domanda per C, I e G. Questa semplificazione serve per potersi concentrare solo esclusivamente sulle dinamiche del mercato, e non sui diversi mercati. Le imprese inoltre sono disposte ad offrire qualsiasi quantità del bene ad un determinato prezzo P. Questa semplificazione ci serve per potersi concentrare solo sulla domanda, in quanto come detto in precedenza è la domanda che determina e limita l’offerta. L’ ipotesi però si deve considerare vera solo ed esclusivamente nel breve periodo, in quanto nel lungo si considera anche la determinazione dell’offerta aggregata. Quali sono le problematiche che possono esserci in caso di paesi in recessione Per uscire da questa situazione di immobilismo esiste un modo. Tutti i paesi coinvolti dovrebbero coordinare le loro politiche macroeconomiche in modo da aumentare tutti la domanda nazionale simultaneamente. L’aumento coordinato della domanda genererebbe aumenti sia nelle importazioni sia nelle esportazioni di ogni paese. Quindi l’aumento delle importazioni, generato da un aumento della domanda nazionale, viene compensato dall’aumento delle esportazioni che a sua volta è generato dall’incremento della domanda estera. Di conseguenza non vi sarà un peggioramento del saldo commerciale. Se nel gruppo vi sono paesi che non hanno problemi di recessione, questi non vorranno aiutare i paesi che invece ne hanno, rischiando avere un disavanzo. Ai paesi conviene promettere di aderire al coordinamento, per poi tradire la promessa (es. se si decide per tutti una politica fiscale espansiva, chi poi non la applica otterrebbe un avanzo commerciale, inoltre, per gli altri paesi, l’incremento della domanda non sarebbe sufficiente per uscire dalla recessione). Quindi molti paesi hanno deciso di aspettare che siano gli altri a fare la prima mossa. Quali sono le problematiche del deflatore e del ipc Deflatore problematiche: vengono considerati solo i beni prodotti nella nazione, mentre il consumatore è interessato ad un paniere molto più ampio, con beni prodotti anche all’estero. IPC (indice dei prezzi al consumo) problematiche: collegate principalmente alla durata del paniere dei beni a cui fa riferimento che deve rimanere fisso per dieci anni in quanto con il consumismo delle società sviluppate odierne, il paniere perde la sua rappresentatività in pochi anni. Recentemente è stato creato un altro paniere con all’interno beni inferiori per adattarsi maggiormente alla realtà italiana, che con la perdita di potere d’acquisto, si è riversata verso i beni con più scarsa qualità. Quali sono le problematiche nel calcolo del PIL nominale Il PIL nominale è quello calcolato guardando alle quantità di oggi per i prezzi di oggi, quindi la produzione valutata a prezzi correnti. Il calcolo della crescita del PIL ha diversi problemi, che riguardano da una parte la presenza di inflazione e dall’altra la sua vera importanza per comprendere l’economia di un paese. Per quanto riguarda l’inflazione, il calcolo del PIL viene effettuato considerando le quantità ed i prezzi correnti. Pertanto non si evidenzia a quale variabile è imputata la crescita. Per risolvere questo tipo di problematiche si va a considerare il PIL nominale e quello reale. Il PIL è calcolato in base a quello che è prodotto nella nazione indipendentemente dalla residenza di chi lo produce, quindi non tiene conto del fatto che un residente estero porterà il suo reddito all’esterno del paese. Per ovviare a questo problema si può calcolare il prodotto nazionale lordo PNL. Quest’ultimo a differenza del primo prende in considerazione tutto quello prodotto dai residenti di una nazione indipendentemente da dove lo producono, quindi PNL = PIL + prodotto dei residenti della nazione fatto all’estero – prodotto fatto dai non residenti all’interno della nazione. Quali sono le problematiche nel calcolo del PIL reale Il PIL reale è quello calcolato guardando alle quantità di oggi per i prezzi di un anno base. Quindi tenendo costanti i prezzi e variando solo le quantità un eventuale calcolo della crescita usando questo PIL non considererà la variazione dei prezzi. Una volta risolto il problema della determinazione della variazione di quantità prodotta, nasce un altro tipo di problematica, la valutazione del PIL reale. Il suo valore è determinato dall’anno base considerato. In un’economia non esiste solo un bene e quindi non si può semplicemente prendere il prezzo dello stesso per il calcolo, si deve capire come definire i prezzi per il calcolo. Il PIL reale deve essere considerato come una media ponderata della produzione di tutti i beni finali, quindi devono essere definiti i pesi da utilizzare. Per questo motivo si pensa ai prezzi relativi, cioè al rapporto tra i prezzi. Il PIL reale viene utilizzato per confrontare la grandezza economica di un paese rispetto agli altri, considerando ovviamente i limiti determinati dal PIL. I risultati che si possono ottenere possono essere fuorvianti, perché le nazioni che mettiamo in paragone in genere non sono omogenee per quantità di abitanti. Il PIL è anche il reddito di una nazione e quindi risulta naturale che un paese con un numero maggiore di abitanti abbia una somma di redditi maggiore di uno che invece ha una popolazione minore. lOMoAR cPSD|23969645 Quali sono le problematiche relative al coordinamento delle politiche fiscali Se nel gruppo vi sono paesi che non hanno problemi di recessione, questi non vorranno aiutare i paesi che invece ne hanno, rischiando di avere un disavanzo. Ai paesi conviene promettere di aderire al coordinamento, per poi tradire la promessa (es. se si decide per tutti una politica fiscale espansiva, chi poi non la applica otterrebbe un avanzo commerciale, inoltre, per gli altri paesi, l’incremento della domanda non sarebbe sufficiente per uscire dalla recessione). Quindi molti paesi hanno deciso di aspettare che siano gli altri a fare la prima mossa. Quali sono le problematiche riguardanti il calcolo del benessere di una società Il PIL reale viene utilizzato per confrontare la grandezza economica di un paese rispetto agli altri. I risultati che si possono ottenere possono essere fuorvianti, perché le nazioni che mettiamo in paragone in genere non sono omogenee per quantità di abitanti. Il PIL è anche il reddito di una nazione e quindi risulta naturale che un paese con un numero maggiore di abitanti abbia una somma di redditi maggiore di uno che invece ha una popolazione minore. Per ovviare a questo problema viene calcolato il PIL pro capite, che non è altro che il PIL reale diviso la popolazione di una nazione. Questo permette di poter confrontare il PIL tra nazioni con popolazioni diverse. In realtà questo non permette la reale contrapposizione del benessere sociale, in quanto non ci sono elementi che evidenzino la vera distribuzione del reddito. Per capire questo basti pensare ai diversi paesi dell’Arabia Saudita dove la ricchezza è in mano a pochissime persone ed il resto della popolazione rimane in evidente stato di mera sopravvivenza. Nonostante questo il PIL pro capite ha comunque un valore sopra la sopravvivenza. Quindi i risultati che derivano da questo tipo di valutazione possono non essere utili per capire l’economia di uno stato. Questo tipo di problematica è l’esempio di come le valutazioni del PIL possono trarre in inganno per l’effettivo calcolo della ricchezza di una popolazione. Quali sono le ragioni del fallimento della prima formulazione della curva di Phillips Negli anni settanta gli Stati Uniti subirono ben due shock petroliferi che comportarono forti aumenti del prezzo del petrolio. Questo aumento creò un aumento del livello dei prezzi e quindi dell’inflazione. I lavoratori modificarono il modo di fare le loro aspettative, in quanto fino agli anni precedenti il ’70 l’inflazione era sempre stata oscillante tra valori positivi e negativi, ma in quel decennio l’inflazione continuò solo a crescere. Di conseguenza un’inflazione positiva di un determinato anno creava aspettative di un maggiore aumento nell’anno successivo. Quindi l’ipotesi di inflazione attesa pari a zero non era più valida. Quali sono le semplificazioni da fare per la propensione marginale al consumo La propensione marginale al consumo rappresenta quanto un consumatore consuma su un euro in più di reddito. Le semplificazioni che si devono fare riguardo alla propensione marginale al consumo sono tre: 1) ha un valore compreso fra 0 e 1; 2) essa è positiva, in quanto considera che all’aumentare del reddito (Y) il consumo (C) aumenta; 3) la stessa infine rimane costante al variare dello stesso reddito (Y) in quanto all’aumentare del reddito i consumi possono diversificarsi ma non aumentare senza limiti. I bisogni sono comunque limitati e quindi in realtà a redditi molto elevati si dovrebbe riscontrare una propensione molto bassa. Quali sono le transazioni sopra la linea e quali sono sotto. Le transazioni di un paese con il resto del mondo sono riassunte in una serie di conti chiamati bilancia dei pagamenti: conto corrente - le transazioni sopra la linea registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo; conto capitale - le transazioni sotto la linea registrano tutti gli investimenti in attività finanziarie da e verso il resto del mondo. Le transazioni sopra la riga registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo. Tali transazioni sono chiamate transazioni di conto corrente. Le transazioni sotto la riga registrano i flussi di capitale da e verso il resto del mondo. Tali transazioni sono dette transazioni in conto capitale (detti anche flussi netti di capitale). Le transazioni sopra la linea sono perlopiù pagamenti in valuta che avvengono “in contropartita” di una sottostante transazione reale: scambi commerciali, redditi, trattati internazionali di cooperazione. Nella pratica, la parte più rilevante sono le esportazioni nette. Esportazioni comportano pagamenti (in valuta nazionale) da parte del resto del mondo. Importazioni comportano pagamenti (in valuta estera) verso il resto del mondo. Il saldo di esportazioni - importazioni, sono le esportazioni nette chiamato anche bilancia commerciale. L’altra componente sono i redditi da e verso il resto del mondo: residenti ricevono pagamenti dal resto del mondo per i loro redditi all’estero: investimenti in attività finanziarie, immobili, redditi da lavoro. Viceversa, i residenti all’estero ricevono pagamenti verso il resto del mondo, per i loro redditi nazionali: investimenti in attività finanziarie, immobili, redditi da lavoro. Altra voce è il saldo dei trasferimenti netti: sono aiuti economici che i paesi danno e ricevono dall’estero ad es. in virtù di trattati internazionali di cooperazione economica (tipicamente, paesi G7 danno aiuti economici). La somma dei pagamenti da (positivi) e verso (negativi) il resto del mondo è avanzo (+) o disavanzo (-) di conto corrente. Quali sono le variabili che la influenzano La relazione della domanda aggregata descrive gli effetti del livello dei prezzi sulla produzione. Essa è derivata dalle condizione di equilibrio nei mercati reali e finanziari. La condizione di equilibrio sul mercato dei beni è la seguente: IS→Y=C(Y-T)+I(Y,i)+G, mentre quella di equilibrio sui mercati finanziari: LM→M/P=YL(i). Un aumento del livello dei prezzi riduce la produzione. La relazione negativa tra produzione e livello dei prezzi è rappresentata dalla curva decrescente AD: all’aumentare del livello dei prezzi, i saldi monetari reali diminuiscono. Questa contrazione monetaria fa aumentare il tasso di interesse, che a sua volta provoca una riduzione della domanda di beni e quindi della produzione. Questa curva è chiamata curva di domanda aggregata ed è rappresentata dalla lOMoAR cPSD|23969645 quando si preferisce investire in titoli esteri e quando in quelli nazionali Condizione di arbitraggio detta parità dei tassi di interesse rielaborata: 1+it=i+i*t/1+Eet+1-Et/Et dove il membro a sinistra del segno di uguaglianza è il rendimento dell’investimento nell’attività finanziaria denominata in valuta domestica ed il membro a destra è il rendimento dell’investimento in un’attività analoga ma denominata in valuta estera. Questa espressione mostra la relazione fra il tasso di interesse interno e quello estero ed il tasso di apprezzamento atteso. Se il tasso di interesse ed il tasso di apprezzamento atteso non sono troppo elevati, allora l’equazione suddetta può essere riscritta, con una buona approssimazione: it=i*t -Eet+1-Et/Et che si legge il tasso di interesse nazionale deve essere uguale al tasso di interesse estero meno il tasso di deprezzamento atteso della moneta estera. Se l’equazione suddetta non viene rispettata, allora l’investitore preferirà titoli nazionali o esteri a seconda che l’elemento di sinistra sia diverso dell’elemento di destra. Più precisamente si preferiranno i titoli nazionali se it> i*t -Eet+1-Et/Et. Rapporto tra consumo e risparmio Consumo: studiando l’equazione del consumo per la sua rappresentazione grafica, si vede come questa abbia per intercetta con l’asse delle ordinate la sua componente autonoma e cioè se il reddito è zero, il consumo è pari a Co. All’aumentare del reddito, il consumo cresce in base alla propensione marginale al consumo, quindi questo rappresenta la sua pendenza. Risparmio: analizzando l’equazione del risparmio si può vedere come questa parta da una componente negativa, in quanto se il reddito è pari a zero, il consumo è maggiore del reddito e quindi si avrà un risparmio negativo. La curva partirà di conseguenza da -Co, che rappresenta la sua intercetta con l’asse delle ordinate, e crescerà in base alla propensione marginale al risparmio, che ne indica la pendenza. lOMoAR cPSD|23969645 Rapporto tra curva di Phillips e tasso naturale di disoccupazione nella storia La teoria della curva di Phillips è strettamente legata al concetto di disoccupazione naturale. La prima formulazione della curva di Phillips imponeva l’assenza del tasso naturale di disoccupazione e considerava solo che se una nazione era disposta a sopportare tassi inflazione elevati poteva mantenere tassi di disoccupazione bassi e viceversa. Secondo Milton e Friedman il trade-off tra inflazione e disoccupazione poteva resistere solo ad una condizione: che l’inflazione fosse sottostimata nel momento della contrattazione salariale. Essi sostenevano che se il governo avesse tentato di sostenere un’occupazione elevata accettando una maggiore inflazione, questo trade-off sarebbe scomparso e la disoccupazione non sarebbe scesa oltre un certo limite. Questo tasso minimo è il tasso naturale di disoccupazione. Ora però considereremo che il tasso di disoccupazione naturale imponga l’uguaglianza tra il tasso di inflazione corrente e quello atteso. Da questo possiamo rielaborare la curva di Phillips accelerata nel seguente modo: πt-πt-1=-a(uy-un). Questa equazione finale ci permette di: vedere la curva in termini di variazione dell’inflazione rispetto alla differenza che c’è tra la disoccupazione corrente e quella naturale. Se il tasso effettivo di disoccupazione eccede il tasso naturale, l’inflazione corrente è inferiore rispetto a quella precedente e viceversa. Vedere come sia il tasso di disoccupazione naturale a mantenere costante il livello di inflazione, per questo motivo si può anche chiamare N.A.I.R.U. (dal suo acronimo inglese non accelerating inflation Rapporto tra la curva ZZ e la curva NX La bilancia commerciale è: NX=X-IM/ε. Grazie al grafico della ZZ, quindi, si può desumere a quale livello di Y, a determinate condizioni, si avrà un disavanzo o un avanzo commerciale. Infatti si avrà avanzo nel caso in cui ZZ è superiore a DD e disavanzo nel caso contrario. Da questi grafici vediamo come Ytb sia il reddito di Trade balance, cioè il reddito che permette di avere una bilancia commerciale in pareggio. A sinistra di questo punto avremo delle NX>0, avanzo commerciale, infatti la curva ZZ è maggiore della curva DD. A destra, invece, avremo un disavanzo commerciale NX<0, la curva ZZ è infatti minore DD. Rapporto tra occupazione e disoccupazione Sia U la disoccupazione, N l’occupazione e L la forza lavoro, allora: u=U/L=1-N/L=1-Y/L. Se l’occupazione in funzione della forza lavoro e del tasso di disoccupazione è: N=L(1-u). Allora il livello naturale di occupazione sarà: Nn=L(1-un). Se il livello di produzione naturale si raggiunge quando l’occupazione è pari al suo livello naturale, è dato da: Yn=Nn=L(1-un). Usando le equazioni appena derivate, il livello naturale di produzione è definito implicitamente da: F(1-Yn/L, z)=1/(1+μ). Il salario reale risultante dal processo di determinazione dei salari è una funzione decrescente del tasso di disoccupazione. Il salario reale derivante dalla determinazione dei prezzi è costante. L’equilibrio sul mercato del lavoro richiede che il salario reale sia scelto nella determinazione dei salari sia uguale al salario reale derivante dalla determinazione dei prezzi e ciò determina il tasso di disoccupazione di equilibrio. Questo tasso di disoccupazione è noto come tasso naturale di disoccupazione. Associato al tasso naturale di disoccupazione sono il livello naturale di occupazione e di produzione. Rapporto tra produzione ed occupazione Sia U la disoccupazione, N l’occupazione e L la forza lavoro, allora: u=U/L=1-N/L=1-Y/L. Se l’occupazione in funzione della forza lavoro e del tasso di disoccupazione è: N=L(1-u). Allora il livello naturale di occupazione sarà: Nn=L(1-un). Se il livello di produzione naturale si raggiunge quando l’occupazione è pari al suo livello naturale, è dato da: Yn=Nn=L(1-un). Usando le equazioni appena derivate, il livello naturale di produzione è definito implicitamente da: F(1-Yn/L, z)=1/(1+ μ). Il salario reale risultante dal processo di determinazione dei salari è una funzione decrescente del tasso di disoccupazione. Il salario reale derivante dalla determinazione dei prezzi è costante. L’equilibrio sul mercato del lavoro richiede che il salario reale sia scelto nella determinazione dei salari sia uguale al salario reale derivante dalla determinazione dei prezzi e ciò determina il tasso di disoccupazione di equilibrio. Questo tasso di disoccupazione è noto come tasso naturale di disoccupazione. Associato al tasso naturale di disoccupazione sono il livello naturale di occupazione e di produzione. Rappresentare la curva di domanda di moneta La domanda di moneta può essere rappresentata su un diagramma cartesiano ponendo la quantità di moneta domandata (L) sull'asse dell'ascisse e il tasso di interesse sull'asse delle ordinate (i). La domanda di moneta è in funzione decrescente con il tasso di interesse (i) e crescente con il reddito (Y). L'aumento del reddito sposta verso destra della domanda di moneta per effetto della domanda di moneta per transazioni. La riduzione del reddito, invece, sposta la curva di domanda di moneta verso sinistra. Rappresentare la ZZ grazie ai diversi passaggi, partendo dalla DD DD=C+I+G “domanda nazionale” DD: rappresenta la domanda nazionale, C+I+G, intesa come funzione di produzione. AA=C+I+G-IM/ε AA: per ottenere la domanda di beni nazionali dobbiamo sottrarre a DD le importazioni, trovando così AA. Di conseguenza la distanza grafica tra DD e AA è determinata dalle importazioni divise il tasso di cambio reale. La distanza aumenta all’aumentare di Y perché le importazioni dipendono, positivamente dal reddito nazionale. La AA è più piatta della DD, in quanto all’aumentare del reddito la domanda interna di beni nazionali aumenta meno della domanda interna totale. ZZ=C+I+G-IM/ε+X “domanda di beni nazionali” ZZ: per arrivare alla domanda aggregata dobbiamo aggiungere ad AA le esportazioni. La distanza tra ZZ che rappresenta la domanda di lOMoAR cPSD|23969645 beni nazionali, e la AA è determinata dalle esportazioni. Dato che quest’ultime non dipendono dal reddito interno, non andranno a modificare la pendenza tra curva ZZ e AA. Di conseguenza le due rette saranno parallele e più piatte rispetto a DD. Rappresentare l'equilibrio nel mercato monetario sia in formula che in grafico spiegando le diverse variabili L’equilibrio monetario è dato dall’uguaglianza tra l’offerta e la domanda di moneta. Grazie a questa uguaglianza si va a definire quello che è l’interesse di equilibrio. L’equilibrio quindi è dato dalla seguente formula: M=€YL(i). L’equilibrio monetario è rappresentato dal seguente grafico. PRIMO GRAFICO LEZIONE 10 (GRAFICO N. 13). Cosa succede al grafico dell'equilibrio monetario se vi è un aumento del reddito nominale? Se aumenta il reddito nominale, si vede come l’equilibrio si sposta ad un livello di i più alto. SECONDO GRAFICO LEZIONE 10 (GRAFICO N. 11) Cosa succede invece al grafico dell'equilibrio monetario se si attua una politica monetaria espansiva? Se aumenta l’offerta di moneta, la retta si sposta a dx e si vede un equilibrio con i più basso. TERZO GRAFICO LEZIONE 10 (GRAFICO N. 12) Dalla rappresentazione grafica di cui sopra si intuisce che l’interesse è rappresentativo del prezzo della moneta, prezzo che aumenta con l’aumentare della domanda di moneta e diminuisce in caso di aumento di offerta di moneta. rappresentare tutti i passaggi in formula e grafici per arrivare alla definizione della AD. Spiegare anche tutte le variabili coinvolte La relazione della domanda aggregata descrive gli effetti del livello dei prezzi sulla produzione. Essa è derivata dalle condizione di equilibrio nei mercati reali e finanziari. La condizione di equilibrio sul mercato dei beni è la seguente: IS→Y=C(Y-T)+I(Y,i)+G, mentre quella di equilibrio sui mercati finanziari: LM→M/P=YL(i). Un aumento del livello dei prezzi riduce la produzione. La relazione negativa tra produzione e livello dei prezzi è rappresentata dalla curva decrescente AD: all’aumentare del livello dei prezzi, i saldi monetari reali diminuiscono. Questa contrazione monetaria fa aumentare il tasso di interesse, che a sua volta provoca una riduzione della domanda di beni e quindi della produzione. Questa curva è chiamata curva di domanda aggregata ed è rappresentata dalla seguente relazione: Y=Y(M/Psotto+, Gsotto+, Tsotto-). Per ogni dato livello dei prezzi, un aumento della spesa pubblica fa aumentare la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso destra. Per ogni dato livello dei prezzi, una diminuzione dello stock nominale di moneta fa diminuire la produzione, spostando la curva di domanda aggregata verso sinistra. Qualunque variazione di politica fiscale o monetaria in generale, di qualunque altra variabile diversa dal livello dei prezzi che sposti la curva IS o la curva LM sposta la curva di domanda aggregata. Rappresentazione grafica consumo e risparmio Costruzione del grafico: 1) si inserisce la bisettrice, retta a 45°, che rappresenta tutti i punti dove l’asse delle ascisse e delle ordinate hanno lo stesso valore. 2) si disegna la curva del consumo, che partirà dall’intercetta Co e poi avrà un andamento crescente con pendenza pari alla propensione marginale al consumo. 3) si definiscono i punti dove C < Y, C = Y, C > Y 4) grazie ai punti definiti si delinea il risparmio, partendo da – Co e crescendo con pendenza pari alla propensione marginale al risparmio. Rappresentazione grafica dell'effetto del moltiplicatore Per la rappresentazione grafica dell’equilibrio nel mercato reale, a reddito 0 la domanda sarà pari alla sua componente autonoma. La curva di domanda sarà crescente con pendenza pari alla propensione marginale al consumo. L’equilibrio, è determinato dall’uguaglianza tra Z e Y. Quindi graficamente si trova nel punto di intersezione tra la curva di domanda zz e la bisettrice. Se nel mercato avviene una variazione della componente autonoma, come per esempio un aumento della spesa pubblica (politica fiscale espansiva), si vedrà una traslazione della curva di domanda verso l’alto, senza variazioni di pendenza. Studiando questo grafico si vede l’applicazione del moltiplicatore. Infatti la variazione di Y è superiore rispetto alla variazione di A. Rappresentazione grafica equilibrio del mercato reale secondo le due metodologie. Equilibrio alternativo e non Il concetto di I=S ispira il nome della curva di equilibrio del mercato reale IS. Questo approccio alternativo è stato proposto per la prima volta da Keynes nella “La teoria Generale” del 1936. Per prima cosa dobbiamo ricordare la definizione del risparmio: S=Yd– C=Y–T–C. Dopo riprendiamo l’equilibrio nel mercato reale: Y=C+I+G. Sottraiamo a dx e sx la tassazione e portiamo il consumo a sinistra, cambiandogli di segno: Y–T– C=I+G–T. Riprendendo la definizione di risparmio, allora l’equazione può essere riscritta: S=I+G– T. Esprimendo l’equazione per I e cambiando di segno I=S+(T–G). T–G viene definito come il risparmio pubblico al netto dei trasferimenti. Se questo è positivo si parla di avanzo, altrimenti di disavanzo. Da questa nuova espressione dell’equilibrio nel mercato reale, vediamo come l’investimento sia uguale alla somma dei risparmi privati più quelli pubblici. Quindi un’economia è in equilibrio se coincide quanto le imprese vogliono investire con quanto il governo ed i consumatori vogliono risparmiare. Per fare una dimostrazione grafica assumiamo un’economia in assenza di stato (T–G=0). Quindi in equilibrio: nel primo metodo avremo Y=C+I e nel secondo metodo avremo I=S. Con entrambi i metodi si raggiunge il medesimo Yeq. Rappresentazione grafica equilibrio nel mercato reale in economia aperta e rapporto con la curva NX Il mercato dei beni è in equilibrio quando la produzione interna è uguale alla domanda di beni nazionali, cioè quando: Y=Z. Unendo le relazioni derivate per le componenti di Z, otteniamo: Y=C(Y-T)+I(Y, r)+G-IM(Y, ε)ε+X(Y*, ε) dove r=tasso interesse reale=i-tasso inflazione. Questa condizione di equilibrio determina Y in funzione di tutte le variabili esogene. PRIMO GRAFICO LEZIONE 57 (GRAFICO N. 42) SECONDO GRAFICO LEZIONE 57 (GRAFICO N. 43) Al livello di equilibrio della produzione, la bilancia commerciale può esibire un avanzo o un disavanzo (Yeq diverso da Ytb). Quindi più una nazione accresce la sua produzione più rischia di lOMoAR cPSD|23969645 Secondo Greenspan da cosa ha avuto origine la crisi del 2008 In origine la crisi economica è stata vista come un risultato del fallimento del sistema bancario e secondo Greenspan, era dovuta da una sottovalutazione dei rischio. Questa teoria illustra come le crisi del sistema bancario, e quindi la crisi economica mondiale da questa generata, fosse dovuta solo ad una cattiva gestione dei rischio, e soprattutto alla loro inabilità a gestire il rischio nella scomposizione del sistema finanziario. Particolare attenzione è stata data al sistema di inserimento di “titoli tossici” da parte degli Stati Uniti, che hanno dominato così i bilanci delle banche. Semplificazione dell'equazione della domanda aggregata La domanda aggregata è determinata dall’equilibrio monetario e reale, di conseguenza è una relazione tra produzione, offerta di moneta reale, spesa pubblica ed imposte: Yt=Y(Mt/Ptsotto+, Gtsotto+, Ttsotto-). Per comprendere meglio la relazione tra offerta reale di moneta e produzione, non considereremo la variazione di fattori diversi da quello dei saldi monetari reali e quindi possiamo riscrivere una domanda aggregata semplificata: Yt=y Mt/Pt. Il parametro y è un valore positivo e misura la sensibilità della produzione rispetto ai saldi monetari reali. L’equazione semplificata dalla domanda aggregata è una relazione tra livelli: produzione, moneta e prezzi. SPIEGARE E MOSTRARE GRAFICAMENTE SUL MODELLO IS-LM QUALI POLITICHE SI POSSONO ADOTTARE PER STIMOLARE Y E FAR RIMANERE INVARIATO i. Questo riguarda il tentativo da parte del governo e della banca centrale di eliminare l’effetto spiazzamento. Per rendere effettivo questo obiettivo si deve procedere: - politica fiscale espansiva per far traslare la IS verso l’alto e stimolare Y - politica monetaria espansiva per far traslare la LM verso il basso, abbattendo così il tasso d’interesse e riportandolo al livello originario. Spiegare il concetto di moltiplicatore Il moltiplicatore (detto moltiplicatore del reddito o Keynesiano), rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il reddito. Il moltiplicatore, ha un grande importanza nella determinazione del PIL. Se vi è un moltiplicatore elevato, dato da una elevata propensione marginale al consumo, allora: - anche con un livello basso delle componenti autonome del PIL queste creeranno un elevato livello di produzione; - piccole variazioni della componente A creeranno grandi variazioni di PIL. Quindi si possono vedere grandi risultati per l’economia con piccoli sforzi. Facendo in questo modo si crea un aumento esponenziale del reddito, defin ito da una serie geometrica di ragione c1, il cui sviluppo è il moltiplicatore. Esempio: c1=0.8; ΔG=100 ΔY=100+100*0.8+(100*0.8)*0.8+(100*0.8*0.8)*0.8….Sinteticamente si può scrivere che ΔY=1/(1-0.8)*100=500. Il significato economico del moltiplicatore è evidente: qualsiasi incremento nella componente autonoma dei Consumi o negli investimenti I genera un incremento nel reddito nazionale cinque volte superiore all’iniziale incremento. La domanda aggregata addizionale, infatti, provoca effetti a cascata nei redditi di più individui. lOMoAR cPSD|23969645 SPIEGARE LA DIFFERENZA TRA PIL E PNL La differenza tra PIL e PNL è che: il PIL è calcolato in base a quello che è prodotto nella nazione, non tiene conto della residenza di chi lo produce e quindi del fatto che un residente estero porterà il suo reddito all’esterno del paese. Il PNL (prodotto nazionale lordo) prende in considerazione tutto quello prodotto dai residenti di una nazione, ma non tiene conto del luogo di produzione. Quindi PNL = PIL + prodotto dei residenti della nazione fatto all’estero – prodotto fatto dai non residenti all’interno della nazione. Spiegare le diverse ragioni per cui secondo Keynes ci fu il fallimento del New Deal Secondo Keynes il motivo del fallimento delle politiche di intervento americane era l’incertezza delle manovre praticate da Roosevelt. Keynes, in una lettera al Presidente, espresse il suo disappunto: in primo luogo egli criticò il “National Recovery Act” e lo definì come una riforma che probabilmente ha ostacolato la ripresa, perché varata con troppa fretta. Sempre nella stessa lettera, l’economista britannico suggerì un aumento della spesa governativa finanziata con prestiti e non attraverso il semplice trasferimento dei redditi esistenti, tramite la tassazione: in questo modo vi sarebbe un aumento del potere di acquisto nazionale, considerato da Keynes, come “il primo fattore a mettersi in moto nella fase iniziale della ripresa”. Infine egli propose il mantenimento di un credito abbondante e a buon mercato, e in particolare la riduzione del saggio di interesse a lungo termine: questo intervento avrebbe avuto ripercussioni favorevoli su tutto il mercato obbligazionario. Roosevelt allora iniziò a proporre manovre ancora più drastiche, in cui l’intervento della Stato nell’economia degli Stati Uniti si faceva sempre più insistente. È questa la fase del cosiddetto “secondo New Deal”. Spiegare l'equilibrio monetario secondo la domanda e l'offerta aggregata di moneta L’equilibrio monetario può avere anche un’altra formulazione, l’uguaglianza tra la domanda e l’offerta aggregata di moneta. Per comprendere questo metodo si deve ripartire dall’uguaglianza tra la domanda e l’offerta di moneta emessa dalla banca centrale: H=[c+θ(1−c)]€YL(i). Isolando la domanda di moneta avremo 1/c+θ(1−c) POI*H=€YL(i). Analizzando questa formulazione si va ad identificare il moltiplicatore monetario: 1/c+θ(1−c). Questo rappresenta: il grado di controllo da parte della banca centrale sull’offerta di moneta, in quanto essa può determinare interamente H ma non M, per via del fatto che nel offerta di moneta sono compresi anche i depositi, mentre nella base monetaria solo le riserve. Inoltre se la banca centrale conosce il valore del moltiplicatore può, variando H, conoscere esattamente di quanto si modifica M. Questo effetto moltiplicativo giustifica il fatto che la base monetaria sia anche chiamata “moneta ad alto potenziale”. Spiegare l'equilibrio monetario secondo la domanda e l'offerta di riserve L’equilibrio può essere visto anche come l’uguaglianza tra la domanda e l’offerta di riserve. R=H-CI. Data questa relazione si vede come in realtà si parli sempre di domanda e offerta di moneta emessa dalla banca centrale. Questo modo di guardare l’equilibrio è particolarmente interessante nel sistema americano, in quanto lì esiste un mercato delle riserve sul quale viene determinato il tasso di interesse. Questo mercato si chiama mercato dei federal funds. Le banche che hanno riserve in eccesso a fine giornata le prestano a quelle che invece si trovano nella situazione opposta. Il tasso di interesse determinato sul mercato è chiamato “tasso sui federal funds”. Dato che la Fed può definire il tasso sopra citato grazie a variazioni di H, per molti economisti questo tasso è un indicatore dell’economia americana. Spiegare l'importanza del moltiplicatore monetario Il moltiplicatore monetario rappresenta il grado di controllo da parte della banca centrale sull’offerta di moneta, in quanto essa può determinare interamente H (base monetaria) ma non M, per via del fatto che nel offerta di moneta sono compresi anche i depositi, mentre nella base monetaria solo le riserve. Inoltre se la banca centrale conosce il valore del moltiplicatore può, variando H, conoscere esattamente di quanto si modifica M. Questo effetto moltiplicativo giustifica il fatto che la base monetaria sia anche chiamata “moneta ad alto potenziale”. Spiegare perché in America il tasso sui federal funds è considerato come un indicatore dell'economia L’equilibrio può essere visto anche come l’uguaglianza tra la domanda e l’offerta di riserve. R=H-CI. Data questa relazione si vede come in realtà si parli sempre di domanda e offerta di moneta emessa dalla banca centrale. Questo modo di guardare l’equilibrio è particolarmente interessante nel sistema americano, in quanto lì esiste un mercato delle riserve sul quale viene determinato il tasso di interesse. Questo mercato si chiama mercato dei federal funds. Le banche che hanno riserve in eccesso a fine giornata le prestano a quelle che invece si trovano nella situazione opposta. Il tasso di interesse determinato sul mercato è chiamato “tasso sui federal funds”. Dato che la Fed può definire il tasso sopra citato grazie a variazioni di H, per molti economisti questo tasso è un indicatore dell’economia americana. lOMoAR cPSD|23969645 Spiegare tutte la variabili dell'equazione dei salari e quali sono i legami con W Il salario nominale aggregato dipende da tre fattori: 1. livello atteso dei prezzi, Pe. I salari sono fissati in termini nominali quando il livello dei prezzi non è ancora noto. Pe ↑ ⇒ W ↑ 2. tasso di disoccupazione, u. Il tasso di disoccupazione influenza negativamente il livello dei salari. Un tasso di disoccupazione elevato indebolisce il potere contrattuale dei lavoratori. u ↓ ⇒ W ↑ 3. una generica variabile, z, che rappresenta tutte le variabili che influenzano la determinazione dei salari Quali variabili? – Indennità di disoccupazione – Salario minimo – Livello di protezione dei lavoratori. Esiste relazione positiva tra z e il livello dei salari z↑ ⇒ W↑. In generale, possiamo, quindi, esprimere il salario come: W=PeF(usotto-, zsotto+). Spiegare tutti i punti trattati da Krugman nell'introduzione alla teoria generale di Keynes Uno tra i più famosi sostenitori ad oggi delle teorie di Keynes è Krugman, che ha formulato una nuova teoria per rispondere alle domande sul libero commercio. Tra i diversi scritti di Krugman c’è l’introduzione alla “Teoria Generale”. Krugman ha scritto questa introduzione in occasione della creazione di una lista di libri considerati i più pericolosi. Nella primavera del 2005 è stato chiesto ad un gruppo di economisti e leader politici di creare questa lista, ed in questo elenco l’opera magna di Keynes risultava pericolosa. In questa introduzione Krugman affronta cinque questioni riguardanti la “Teoria Generale”: 1. cerca di estrapolare il vero messaggio dell’opera; 2. cerca di spiegare perché Keynes è riuscito dove altri hanno fallito; 3. sottolinea cosa è rimasto nella macroeconomia di oggi delle teorie keynesiane; 4. cerca di comprendere i fallimenti di Keynes e le ragioni di tali fallimenti; 5. spiega come Keynes ha cambiato l’economia. Tasso di cambio reale Il tasso di cambio reale è costruito moltiplicando il prezzo nazionale per il tasso di cambio nominale e dividendo per il livello dei prezzi esteri: ε=EP/P*. Per la costruzione del tasso di cambio reale dobbiamo considerare il prezzo relativo di tutti i beni prodotti in Italia in termini di tutti i beni prodotti negli Stati Uniti, quindi non basterà mettere in rapporto il prezzo di un singolo bene. Un aumento del tasso di cambio reale si definisce apprezzamento reale. Una diminuzione del tasso di cambio reale si definisce deprezzamento reale. Il tasso di cambio reale è un numero indice: la sua costruzione avviene per mezzo dei deflatori del Pil. Le variazioni, e non il livello del tasso di cambio reale, hanno valore in termini assoluti. Le sue variazioni quindi sono: apprezzamento reale (variazioni positive del tasso di cambio reale) e deprezzamento reale (variazioni negative del tasso di cambio reale). Tasso di cambio reale multilaterale Tasso di cambio reale multilaterale: prezzo medio dei beni di una nazione rispetto a quello di tutti i suoi partner commerciali. Per misurare il tasso di cambio reale multilaterale è necessario usare come pesino le quote dei flussi commerciali di questa nazione con gli altri paesi. Dalle quote delle esportazioni si calcola il tasso di cambio all’esportazione; dalle quote delle importazioni si calcola il tasso di cambio all’importazione; si calcola la media delle quote di esportazioni e importazioni. In questo modo si costituisce il tasso di cambio reale multilaterale. Tra disoccupazione e occupazione Sia U la disoccupazione, N l’occupazione e L la forza lavoro, allora: u=U/L=1-N/L=1-Y/L. Se l’occupazione in funzione della forza lavoro e del tasso di disoccupazione è: N=L(1-u). Allora il livello naturale di occupazione sarà: Nn=L(1-un). Se il livello di produzione naturale si raggiunge quando l’occupazione è pari al suo livello naturale, è dato da: Yn=Nn=L(1-un). Usando le equazioni appena derivate, il livello naturale di produzione è definito implicitamente da: F(1-Yn/L, z)=1/(1+μ). Il salario reale risultante dal processo di determinazione dei salari è una funzione decrescente del tasso di disoccupazione. Il salario reale derivante dalla determinazione dei prezzi è costante. L’equilibrio sul mercato del lavoro richiede che il salario reale sia scelto nella determinazione dei salari sia uguale al salario reale derivante dalla determinazione dei prezzi e ciò determina il tasso di disoccupazione di equilibrio. Questo tasso di disoccupazione è noto come tasso naturale di disoccupazione. Associato al tasso naturale di disoccupazione sono il livello naturale di occupazione e di produzione.
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