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storia della fotografia, Prove d'esame di Fotogrammetria

riassunti per 'Fotografia e pittura nel Novecento (e oltre)' di Claudio Marra

Tipologia: Prove d'esame

2012/2013

Caricato il 23/10/2013

d.brandn1
d.brandn1 🇮🇹

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Scarica storia della fotografia e più Prove d'esame in PDF di Fotogrammetria solo su Docsity! 1.1 - Il Futurismo 1910 Febbraio – Manifesto del Futurismo di Marinetti. 1910 Aprile 11 – Manifesto dei Pittura Futurista (Boccioni) 1916 – Manifesto della Cinematografia Futurista 1930 – Manifesto dell'Aeropittura co-firmato da Tato 1930 Aprile – Manifesto della Fotografia Futurista di Tato La poetica del futurismo: I futuristi esaltano la tecnologia ma non attaccano mai l'oggetto quadro, in quanto la tecnologia entra nelle loro opere solo a livello di soggetto-tema e non come innovazione. Differenza pittorialismo e neo-pittorialismo: Il pittorialismo si ispirava alla pittura in modo formale, alla pittura impressionista. Il neo-pittorialismo si ispira invece alla pittura in modo più concettuale, alla pittura astratta. All'inizio la fotografia è censurata dalle arti visive e viene mostrata attenzione alle sole innovazioni strumentali portate dalla fotografia, così chè nel Settembre 1910 Boccioni attacca il Fotodinamismo futurista dei Bragaglia, criticando il mezzo fotografico e la visione fissa della fotografia e non il suo valore di riproduzione del reale. L'unica pecca dei Futuristi è di non essere riusciti a rinnovare l'arte e di essere inciampati nel fascismo. 1.2 – Fotodinamismo Futurista 1910 – I fratelli Bragaglia sperimentano la fotodinamicità 1911 – Prima esposizione delle foto dei Bragaglia 1912-3 – Manifesto del Fotodinamismo Futurista Il Fotodinamismo, teorizzato da Anton Giulio Bragaglia, si ispira alla poetica futurista e cerca di annullare le critiche rivolte alla fotografia esaltando la dinamicità delle loro foto. Critica di Boccioni: “spinti” dalle critiche, proponevano una logica artistica effettivamente diversa da quella di Boccioni, mentre nel 2° Fut. le immagini si riallineano alla logica del quadro . C'è una biforcazione tra oggetto ed evento, tra rappresentazione ed esperienza. Non si può considerare la Fotografia senza tenere conto dello stato dell'arte in quel periodo. 1.4 – Pre-Body-Art I futuristi conciliarono arte e vita in teoria, senza però riuscire a mettere in pratica questa unione. Fortunato Depero (1892-1960) Sfrutta la fotografia per dar vita ad aspetti della poetica futurista altrimenti irrealizzabili. Interviene sulle immagini con scritte che integrano l'opera ( pre-narrative), tanto che, supportata dalla scrittura, la sua fotografia diventa oggetto-opera senza perdere la sua concettualità. La fotografia incarna la cultura del mantenimento, potendo così permettere di far nascere pensieri ed azioni fino ad allora impraticabili dagli artisti, che arrivano così a coinvolgere la loro intera corporeità per creare performance che fino ad allora erano sempre state “incatturabili”, in balia del tempo. Le foto non possono essere considerate opere se disgiunte dalle performance da cui nascono, in quanto, rinnovandone i linguaggi, la fotografia si sposa con concetto e gesto per permetterne l'esistenza stessa. 2.1 – Dadaismo 1916 Febbraio 1°– Fondazione del movimento Dadaista Il Dadaismo nasce a Zurigo ma si sviluppa soprattutto in America quando i suoi maggiori interpreti (Marcel Duchamp, Francis Picabia) incontrano Stieglitz e tutto quello raccolto intorno alla Galleria 291 e alla rivista Camera Work. Duchamp e Picabia in questo periodo studiano la macchina e la sua filosofia facendosi influenzare non a livello di tema ma a livello di poetica, prendendo uno sguardo oggettivo ed impersonale come quello di una macchina. La situazione si ribalta, a se fino ad ora era stata la fotografia a inseguire la pittura, ora accade il contrario, anche se ad essere coinvolti non sono più gli aspetti formali dell'opera ma bensì la logica profonda del fare arte, che permette di rivedere il giudizio nei confronti dei singoli linguaggi. Nel 1913 Duchamp inventa il ready-made, che mette in discussione tutto lo statuto artistico del '900, dal momento che si pone in radicale opposizione alla logica pittorica, in quando: a) Superamento della manualità come verifica dell'artisticit b) Esibizione diretta della realtà e non una sua rappresentazione c) È l'atto mentale di scelta a fondare il principio dell'artisticità, perché il r-m non è fatto, è scelto. Il Ready-Made e la Fotografia Dadaista si fondano sulla Teoria dello straniamento: Ex-porre (esporre) l'oggetto lo decontestualizza, come l'istantanea isola l'istante dal resto del tempo, e lo rende analogo concordanza di poetica non porta solamente ad una concordanza di risultati. L'informale fotografico si pone in aperta relazione col mondo, con l'ambiente genericamente inteso, andando a produrre le cosiddette “foto fatte sui muri”, cioè foto di quei graffi, macchie e segni generici sistemati dal caso nell'ambiente col passare del tempo, ma non considerati come semplici “belle macchie”, ma come tracce di testimonianza, di esistenza, di relazione col la realtà del vissuto che quei segni rappresentano. Questo coincide con la filosofia del medium fotografico, basato sul concetto dell'“è stato”. La pittura informale porta nelle opere questi segni, ma costruiti in modo “artificiale” nel laboratorio dell'artista, mentre nella fotografia si trova un informale naturale, cioè incontrato casualmente in natura, a mo' di ready-made e di objet trouvè, in quanto l'artista si limita a concettualizzare questi segni modellati dal tempo, senza alcun intervento da parte sua. Nella fotografia informale i segni funzionano in modo indicale e non simbolico, secondo la tripartizione elaborata da Charles Sanders Pierce ( simbolo, icone, indice ) che aggrega la fotografia nella categoria degli indici, in quanto è “messaggio senza codice”, cioè rimanda a qualcosa di esterno a sé stessa che però non è codificato in un modo oggettivo, ma soggettivo 6.2 – Il reportage come modello dell'informale. Gli ideali perseguiti dalla pittura informale possono ritrovarsi nelle intenzioni generali dei fotografi di reportage, o meglio di un certo tipo di reportage, quella forma fotografica caratterizzata da un'immersione intensa e appassionata nel reale. Nel capitolo vengono segnalati 3 varianti di reportage informale, con relativi autori: • Henri Cartier-Bresson (1908-2004) •Autore simbolo del reportage, sfrutta la referenzialità diretta della fotografia in modo informale, all'insegna del “come se”, non del “è così”. •L'opera di H.C.B. assume i caratteri dell'automaticità, con una fotografia veloce e rubata al momento derivata da un intenso rapporto col mondo in quanto praticata all'insegna del “momento decisivo” , il momento nel quale le cose si manifestano nella loro massima pregnanza. Per andando alla ricerca del momento decisivo, C-Bresson è sempre stato considerato un elegante formalista, capace di conferire equilibrio ed ordine alla caoticità del mondo. • William Klein (1928-) •Corregge la poetica del momento decisivo scegliendo di non scegliere. •Le sue immagini sono segnate da molti interventi a rischio di logica parapittorica, il quanto il suo tecnicismo pare orientato su immagini “scorrette” con evidenti sfocature e distorsioni, causate dall'ampio uso del grandangolo che suggerisce un contatto ravvicinato con il soggetto, ma non condizionate da alcuna ansia compositiva. •Le sue foto sono immerse nel mondo, proprio come lo è la poetica dell'informale. dimensione dell'essere ma espansi ed estesi nel fluttuante territorio dell'immaginario. Possiamo così dire che la fotografia ha aperto le porte della “realtà virtuale”. Body Art → Recupero della fisicità con il supporto di mantenimento dato della fotografia. Narrative Art → Il grande merito della Narrative è stato comprendere che il contributo che la fotografia poteva portare all'arte fosse da trovare nel suo valore concettuale più che formale, per quello le immagini Narrative sono il migliore esempio di antipittoricismo e di identità concettuale della fotografia, dal momento che funzionano come detonatori di esperienze e per questo devono azzerare ogni possibilità di lettura formale. Spesso le immagini Narrative sono affiancate dalla scrittura in uno spazio a parte, che accompagna il racconto delle stesse. L'obiettivo della Narrative è sempre stato sostanzialmente referenziale, anche se in modo non ingenuo e immediatamente pratico, per riuscire a gettare un ponte verso il mondo, verso l'esperienza concreta. La Narrative, a dispetto del nome, ha sempre narrato molto poco, confermando il paradosso della fotografia di essere messaggio senza codice. Conceptual Art → La Body Art, dimensione del comportamento e dell'azione, rappresenta la perfetta controparte del concettualismo, tanto che i critici hanno ammesso che l'arte come idea e l'arte come azione risultano alla lunga essere un modo diverso per arrivare allo stesso punto. Nell'area concettuale esiste una biforcazione interna tra il Concettuale mondano e quello analitico. La critica definisce mondano quel Concettuale che non ha rinunciato all'ipotesi che lo sviluppo mentale dell'opera si configurasse come intervento di relazione con l'esterno, mentre è stato definito analitico quel Concettuale che appare dedito ad un infinito gioco di verifiche e rimandi interni al linguaggio stesso. Nonostante questo, il largo utilizzo della fotografia da parte degli artisti concettuali conferma il difficile se non impossibile sganciamento del Concettuale stesso da una dimensione di mondanità, in quanto la fotografia (essendo compresa in quella categoria di segni definiti indici, o segni traccia, cioè quei segni che mantengono sempre un forte rapporto con il proprio referente) rimanda sempre a qualcosa di esterno a sé stessa, quindi conserva sempre la sua dimensione di mondanità. 7.2 - Corpo, narrazioni, concettualità Nella pratica, le opere degli artisti della Body- Art si sono articolate lungo 2 filoni: Uno più legato ad una prospettiva del corpo reale e l'altro invece più rivolto all'ipotesi di un corpo immaginario. Il primo filone, riguarda una elementare presa di coscienza della corporeità, non contaminata da tutte quelle censure che la cultura occidentale ha imposto alla nostra componente fisica. Il corpo andava riscoperto a (ri)partire da zero e recuperato in tutte le sue potenzialità espressive e comunicative. - Bruce Nauman (1941-) americano→ Fotografia come specchio Nella serie Malking Faces presenta tutta una serie di forzature mimiche ed espressive avrebbe avuto sviluppo senza il supporto di credibilità scientifica del mezzo fotografico. Il primo, si impegna in una riflessione sull'identità sessuale, altro propone straordinarie fughe nel mondo fantastico delle favole, del mito e della stessa iconografia artistica. Autori che sintetizzano i due filoni della Body- Art sono: • William Wegman (1942-) americano • Artefice di quella che lui stesso ha definito “Dog Art”, ha dato vita ad una serie di irresistibili performance accompagnato dal proprio cane Man Ray, che, considerata la sua partecipazione, hanno bisogno di essere stabilizzate in fotografia e video. • Francesca Woodman (1958-1981) La Woodaman ha offerto il proprio corpo all'obiettivo, dando vita ad una sequenza di performance fotografiche costantemente in bilico tra verifica e fuga, tra ricerca di un'identità e dispersione consapevole dell'Io. Dalle sue foto emerge la convizione che l'immaginario non sia un'altra dimensione parallela alla realtà, ma piuttosto una sua particolare declinazione. La Narrative Art ha ripreso i due più autorevoli assi di poetica del '900, quello proustiano, fondato su un uso destrutturante della memoria, e quello joyciano, teso all'epifanizzazione del quotidiano. Sul primo versante l'autore più rappresentativo è • Christian Boltanski (1944-) francese Debitore della lezione Picabiana, produce alcuni lavori in cui rappresenta se stesso a differenza di anni, per mostrare le differenza lasciate dal tempo. La memoria fotografica ripristina il passato per mettere criticamente in discussione le acquisizioni del presente, così che nel presente sia possibile battere l'azione repressiva e censoria esercitata dalla ragione. Sull'altro versante Narrative, quello di ispirazione Joyciana, all'azione straniante della memoria si sostituisce quella dell'Epifania, cioè quel processo attraverso il quale la cosa insifgnificante prende rilievo. • Peter Hutchiston (1930,-) inglese Riappropiazione spazio-temporale della realtà attraverso un processo attraverso un processo di recupero e valorizzazione di ciò che all'inizio non parrebbe degno di attenzione. - Bill Beckley (1946-) americano → The Bathroom, 1977 Ha aggiunto alle divagazioni sul nulla un'accattivante atmostfera Thrilling, condita da immancabili riferimenti erotici. L'accompagnamento della scrittura è fatto descrivendo particolari del tutto irrilevanti per comprendere cosa sia realmente accaduto. La polisemanticità della fotografia, definita messaggio senza codice, trova aiuto nella scrittura, che si fa sua complice nel dire senza spiegare. - Mac Adams (1943-) → The toaster, 1976 - The Palm, 1978 È a partire dagli oggetti di assoluta quotidianità che Adams costruisce le sue inquietanti storie. In bilico tra dramma e normalità, le sue immagini si affidano all'antilinguisticità della fotografia, sul fatto di essere immagine priva di continuità sequenziale, ribaltando così in positivo le accuse formulate negli anni '20 dai Formalisti russi. È proprio su questa Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio → Lavoro proposto alla biennale di Venezia del 1972, in cui nella sala è presenta una cabina Photomatic e sul muro la scritta Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio, in cui si invitano i visitatori a lasciare le loro strip fotografiche sul muro. → L'assenza dell'artista-autore dell'opera complessiva e l'automaticità evocata dalla Photomatic riassumono il concetto di traccia fotografica, in quanto nelle foto a predominare sono l'automaticità(photomatic), l'anonimità(assenza di manualità), e la concettualità delle azioni che stanno dietro le immagini stesse. Ora analizziamo degli autori legati all'area della Conceptual Art, suddivisa dalla critica in mondana e analitica ma ricordando che c'è sempre l'imprescindibilità del rapporto col fuori anche nel concettuale all'apparenza più analitico e linguistico. Nella sponda della concettualità analitica gli autori più rappresentativi sono • Joseph Kosuth (1945-) americano Nella serie di lavori “Uno e tre...”, tre elementi vengono posti in una sorta di cortocircuito logico-linguistico fra loro: Un oggetto comune fisicamente presente, la sua definizione da vocabolario e la foto dell'oggetto stesso. Il bersaglio sarebbe lo statuto di analogon al reale proprio del segno fotografico, come linguaggio fra i linguaggi. Qui è l'identità indicale della fotografia a manifestare la sua naturale e necessaria mondanità. Il problema più grande si pone in One and Three Photographs del '66, quando ad essere l'oggetto fisicamente presente è una fotografia, sempre con accanto la definizione da vocabolario e la sua fotografia, analoga all'oggetto stesso. Qui il meccanismo si inceppa perché non si riesce a capire quale delle due immagini sia l'oggetto e quale il segno, dimostrando la perfetta interscambiabilità che nella fruizione si ha tra fotografia e reale. • Kennet Josephson (1932-) americano Per lui la messa in discussione dell'indicalità fotografica passa attraverso lo stratagemma pittorico del quadro dentro il quadro, utile ad evitare l'equivoco del credersi di fronte a una finestra spalancata sulla realtà. La sua, come tutte le poetiche basate sulla finzione, accetta l'inganno, ma non come vittima passiva dell'effetto realtà della fotografia ma rivoltando a proprio vantaggio tale condizione. • Mario Cresci (1942-) italiano Usa lo stratagemma della foto dentro la foto, realizzando una serie di ritratti degli abitanti di Tricarico con in mano i ritratti dei propri parenti → Concettualismo più mondano che analitico legato ai rimandi di memoria fra chi c'è e chi c'era, ma continua ad essere presente nella fotografia. • Ugo Mulas (1928-1973) italiano • Verifiche, 1970 → Ha per tema la fotografia stessa, con una specie di analisi dell'operazione fotografica per individuarne gli elementi costituvi e il loro valore in sé. Conferma per la fotografia la necessità di un rapporto con l'esterno. La spirito di tutte le operazioni della Concettualità mondana è riconducibile alla teoria del medium come protesi elaborata a metà anni '60 da Marshall McLuhan. impossibile per l'autore, quella di entrare fisicamente dentro l'opera stessa. Un'opera che non è più opera, cioè oggetto, ma comportamento, utopica fusione dell'arte con la vita. → Dada • 9.1 - Croncache degli anni '80 È la rivendicazione della totale libertà operativa che segna complessivamente la cultura nel passaggio tra '70 e '80, in cui gli artisti non si pongono più il problema della competizione tra fotografia e pittura. Interpretata nei '70 come ready-made, la fotografia sembra ora riconsiderare i valori connessi all'esercizio della techne, tanto che, trascurata dalle operazioni artistiche, ora apre la strada alla contaminazione tra ricerca artistica e industria culturale, in cui la fotografia diventa strumento privilegiato per le nuove performance per moda e pubblicità. In questi anni si colma il divario tra fotografi puri e artisti-fotografi, che non essendo più vincolati ad un “centro ideologico”, vedono moltiplicarsi le loro possibilità di essere, le loro possibili identità, non più costrette alla sola dimensione del fare. Ora l'artista è libero di recuperare la qualità tecnica, fino a quel momento riservate a moda e pubblicità. Il mescolamento tra fotografia “bassa”(industria cult) e “alta”(arte) produce un riscatto della cultura Kitsch, nient'altro che “l'autentico in versione supermercato, cioè stravolto da qualcosa che rende il pezzo raro alla portata di tutti e di tutte le tasche”. Kitsch è la filosofia di rapporto con il mondo che la fotografia dell'industria culturale di porta ad assumere, cioè “è un rapporto dell'uomo con le cose piuttosto che una cosa, un aggettivo piuttosto che un nome”. • Robert Mapplethorpe (1946-1989) Partito con un gusto new-dada, approda poi nel profilo del fotografo pure impornendosi anche per l'altissima qualità tecnica delle sue foto. Ha per compagna d'arte Patty Smith, che lo indirizza verso i temi del corpo e della sessualità, legati all'identità omosessuale con cui egli si stava misurando da tempo. → Fusione tra arte e vita M. è sempre partecipe e non spettatore delle sue opere, che si estendono anche all'immaginario. L'interesse di M per la fotografia si fonda inizialmente sulla sua possibilità di essere usata come r-m da artisticizzare, passando poi all'interesse per la Polariod, rappresentante perfetta della fotografia antitecnica e dell'“esposizione in tempo reale” finendo poi per comprare una macchina a grande formato, riuscendo così finalmente ad unire concettualità e formalità. Il ciclo di lavori più rappresentante di M. è quello dedicato alle pratiche sadomasochiste della cultura gay di fine anni '70 a N.Y. , immagini crudissime e dirette che si combinano con un'accurata regia compositiva, che mischiano pornografico e arte, facendno scattare così l'imbarazzo dello spettatore. Mischia la crudezza concettuale con il recupero della decorazione, facendo convivere i due aspetti in virtù del fatto che la concettualità fotografica fondata sul principio dell'esposizione frontale, del r-m, è ormai un elemento acquisito del quale non si potrà più prescindere. → Fotografia come estensione sensoriale dell'artista essa offre, non per il suo aspetto costruttivo ed oggettuale. → “Voglio passare il tempo a pensare all'immagine piuttosto che a produrla”. Il suo concettualismo recupera le componenti formali censurate negli anni '70 e si rifà alla citazione, ma non come presente col recupero del passato, ma come passato con la contaminazione nel presente. History Portraits → Rifacimento di immagini di 4 secoli di pittura, smascherando le convenzioni, gli artifici, e dunque il falso attestato di verità che stava a fondamento della ritrattistica pittorica. Film Stills → Stereotipi delle ragazze del B- movie americano anni '50-'60. Non riscatta il kitsch e lo stereotipo con spirito vendicativo, ma li assume come oggetto della propria azione. Erede di Rrose Selavy, la Sherman si cala in una serie infinita di identità le cui performance si affidano alla mediazione del medium. → Riferimento al cinema, in cui l'artista non è il cameraman ma il regista. → L'interprete delle sue foto è sempre e solamente lei. → Vuole porre in relazione il reale fisico e quello virtuale. • Sandy Skoglund (1946-) Ibrido tra fotografa e scultrice, compone immagini con una misceladi artificiale e naturale, affollate da inquietanti figure create da lei stesso con il risultato a metà tra incanto da favola e incubo da horror. → Pluralità interpretativa dell'immagine • Bernhard(1931-2007) & Hilla(1934-) Becher Hanno influenzato la cultura tedesca degli anni '80 attraverso il ruolo di Maestri svolto l'accademia di Dusseldorf. → Eredi della poetica di Sander → Hanno dato il via alla schedatura della cosiddetta “archeologia industriale”, silos,torri, ecc, presentando una componente estetica ripartita tra concettualità e formalità, in cui le modalità richiamano quelle del r-m, isolamento, decontestualizzazione, volendo creare “famiglie di oggetti” per constatare la continuità di una forma nel tempo. 9.3 - La New Wave taliana • Luigi Ghirri (1943-1992) 10.0 - Anni '90
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