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Storia minima della popolazione del mondo - M. Livi Bacci, Sintesi del corso di Demografia

Sintesi del libro Storia minima della popolazione del mondo - M. Livi Bacci

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 30/03/2022

Cindy.Rizzi
Cindy.Rizzi 🇮🇹

4.5

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Scarica Storia minima della popolazione del mondo - M. Livi Bacci e più Sintesi del corso in PDF di Demografia solo su Docsity! DEMOGRAFIA E TURISMO STORIA MINIMA DELLA POPOLAZIONE DEL MONDO - Massimo Livi Bacci 1. Spazio e strategie della crescita demografica 1. Uomini e animali Per tutta la storia dell'umanità, popolazione è stato sinonimo di prosperità, stabilità e sicurezza. Spesso un territorio densamente popolato corrisponde a un assetto sociale stabile, a rapporti umani non precari e a risorse naturali ben sfruttate: solo un buon numero di persone può mobilitare tutte le risorse necessarie alla realizzazione di case, città, strade e canali. La popolazione è quindi, in genere, segnale di benessere. Nel corso della storia l'evoluzione demografica non è stata uniforme, si è sviluppata durante cicli di espansione, ristagno, riduzione porttati da una serie di condizionamenti biologici e ambientali. L'accrescimento demografico dipende dalle leggi di mortalità e riproduttività, di carattere biologico e l'ambiente con le sue condizioni lo influenza di conseguenza. Ogni collettività sviluppa la propria strategia di sopravvivenza e riproduzione che si traducono in ritmi di crescita. I biologi hanno identificato due principali straegie: la prima è detta di tipo R, ed è adottata da insetti, pesci, uccelli e piccoli mammiferi, i quali vivono in ambienti instabili e godono dei periodi favorevoli per riprodursi rapidamente in grande numero, anche se la sopravvivenza è scarsa. Questi animali devono contare sulle grandi quantità per garantire la sopravvivenza di qualche esemplare, e hanno infatti fasi di rapidissima ascesa e discesa. La seconda è la strategia di tipo K, adottata da medi e grandi mammiferi e da alcuni uccelli, che colonizzano ambienti stabili che inducono gli stessi alla sopravvivenza. La selettività e competizione porta a forti investimenti parentali di energia e tempo per la crescita della discendenza, possibile solo se il numero dela stessa è ridotto. Le due strategie sono quindi molto differenti e pare che ci sia una relazione tra le dimensioni corporee e l'intervallo tra generazioni successive: minore è la capacità di crescita numerica, maggiori sono le probabilità di sopravvivenza e minore è la vulnerablità nei confronti delle fluttuazioni ambientali. L'elevato numero di discendenza, negli individui di tipo K, sarebbe nocivo agli investimenti di cura e protezione necessari a garantire una bassa mortalità. Nella specie umana, la strategia utilizzata è di tipo K e rilevante è la relazione tra popolazione e ambiente, intesa come insieme delle condizioni di vita che determinano la sopravvivenza, come ambiente, clima, nutrimento. Un altro principio proviene dalla relazione tra mortalità e riproduttività in cui la mortalità è funzione dell'intensità degli investimenti parentali, i quali sono in relazioeìne inversa con l'intensità riproduttiva. 2. Dividersi e moltiplicarsi Molte specie animali svolgono dei cicli rapidi che modificano altrettanto rapidamente la loro numerosità, altri invece mantengono un certo equilibrio. La specie umana segue leggi di variazioni temporali molto lente, tanto che alcuni gruppi hanno raggiunto l'estinzione. Le variazioni numeriche di essa possono essere diverse anche in contesti simili e qui interviene la demografia come scienza, nello studio della crescita, dei meccanismi e delle cause. Una prima analisi è puramente contabile: in un certo intervallo di tempo, una popolazione varia di numero in base ai flussi di entrata e di uscita e il suo tasso di accrescimento sarà uguale alla differenza tra le entrate e le uscite, ovvero natalità e mortalità. Per gran parte della storia, questi due fattori sono rimasti in equilibrio, in quanto il tasso di incremento è stato bassissimo. Questi però sono solo dati contabili e mal si prestano a descrivere i fenomeni che influenzano l'accrescimento demografico. 3. Jacopo Bichi e Domenica del Buono: Jean Guyon e Mathurine Robin Questa è la storia di una famiglia che spiega i meccanismi di crescita di una popolazione: la capacità biologica che ogni individuo ha, data dal matrimonio, l'età, la convivenza e l'intensità della mortalità durante la vita riproduttiva. 4. Riprodursi e sopravvivere La capacità di crescita di una popolazione può esprimersi secondo due misure: i numero di nascite e la speranza di vita dopo la nascita, ovvero riproduttività e sopravvivenza. La prima esprime il numero di figli dato da una generazione di donne in caso di assenza di mortalità, mentre la seconda esprime la speranza di vita alla nascita, la durata media della vita di ogni figlio della stessa generazione, dato dalla struttura biologica della specie e dalla sua relazione con l’ambiente in cui vive. Il numero di figli per donna dipende da fattori biologici e sociali e in particolare dalla frequenza di nascite durante il periodo fecondo di essa e il tempo effettivamente utilizzato per la riproduzione in questo arco di tempo. Frequenza delle nascite, funzione inversa agli intervalli tra parti, cioè in periodo di regime fecondo l’intervallo può essere scomposto in: - Un periodo di infecondità dopo ogni parto, in cui l’ovulazione viene sospesa per un paio di mesi, ai quali si aggiungono i mesi di allattamento che variano tra le culture e può essere fino a 24 mesi. - Il tempo medio di attesa, cioè i mesi necessari per la ripresa della normale ovulazione e di un nuovo concepimento, si tratta di un periodo variabile tra 5 e 10 mesi. - Durata della gravidanza di circa 9 mesi. - La mortalità intrauterina, un aborto spontaneo che si manifesta circa una volta ogni 5 gravidanze. L’intervallo medio tra parti può essere quindi tra i due e i 3 anni Periodo fertile utilizzato per la riproduzione. L’età di accesso alla riproduzione dipende da fattori prevalentemente culturali, come l’età di unione stabile mentre la fine del periodo riproduttivo dipende da fattori biologici. - L’età del matrimonio, variabile in base alla cultura. - Termine del periodo fertile, intorno ai 50 anni. Si calcola quindi un periodo riproduttivo medio tra i 15 e i 25 anni. Rapportando questi dati con i dati degli intervalli tra parti, si calcola che il numero di figli per donna può variare dai 4 ai 16, non considerando le variabili e le patologie che le ripetute gravidanze possono portare. Inoltre, bisogna considerare il filtro della mortalità, con un elevato numero di figli crescono i rischi di morte nella prima infanzia, segno di fragilità di fronte all’ambiente esterno. Questi rischi diminuiscono notevolmente in fase adolescenziale e di maturità. Il successo del riprduttivo di una popolazione e quindi il suo accrescimento, dipende chiaramente dal numero di figli messi al mondo e cresciuti fino all’età riproduttiva: una coppia con due figli paga il suo debito e crea un equilibrio, mentre un numero superiore a due implica un incremento. 5. Lo spazio della crescita Fecondità e mortalità pongono dei limiti oggettivi al ritmo di crescita delle popolazioni, ma ci sono ulteriori fattori che pongono in posizioni diverse le varie popolazioni ottenendo combinazioni di riproduttività e mortalità diversificate. Come le malattie e il loro propagarsi, la scomoda mobilità con i figli a carico. Il progresso medico ha aumentato i limiti massimi della vita, così anche lo spazio strategico si è dilatato rispetto a quello storico, garantendo un potenziale di incremento annuo. 6. Le costrizioni ambientali Una netta diminuzione della popolazione può alla lunga portare a un’impossibilità di sopravvivenza della stessa, ma allo stesso modo, un netto aumento della popolazione può essere incompatibile con le risorse disponibili. I meccanismi di crescita infatti devono considerare le condizioni ambientali e le risorse a disposizione per la sopravvivenza. Fino alla Rivoluzione Industriale l’uomo di è servito principalmente di piante e animali come forma energetica e di sopravvivenza, ed è evidente così la subordinazione dell’uomo alle condizioni dell’ambiente naturale. Dato un certo territorio, è necessario valutare quali sono e quante sono le risorse che può offrire, dati del cibo, dall’accessibilità, dai costi di estrazione che pongono limiti ai numeri di abitanti del territorio stesso. Importante in questo caso è anche il clima e l’entità delle precipitazioni, molto limitante per le risorse disponibili per cacciatori, raccoglitori e per il loro sviluppo numerico. Un secondo vincolo all’incremento della popolazione è dato dalla scelta del partner in caso di piccole comunità stabilizzate in aree artiche: considerando un territorio di densità molto bassa, i gruppi stabili hanno poca scelta del partner. Densità più elevate possono trovarsi invece in zone fertili, vicino ai mari, fiumi o laghi, che offrono una serie di prodotti. Il Neolitico, con il suo passaggio a una stabile coltivazione della terra e all’allevamento ha rappresentato una forte espansione della capacità produttiva, accrescendo le disponibilità di cibo e energia. Chiaramente, la capacità produttiva aumentò nelle varie epoche grazie al progresso tecnico sociale. Nonostante questa evoluzione, rimaneva ancora vincolante la disponibilità della terra, ed era acora centrale la dipendenza della specie umana dal territorio, dal clima e dalle risorse. Questo limite imposto dall’ambiente viene infranto dalla Rivoluzione Industriale di metà Settecento, in cui si garantirono le risorse per una buon aumento della popolazione. Come viene rappresentato dallo schema di Deevey, in una prima fase la crescita demografica ha trovato i suoi limiti nella biomassa; nella seconda fase, dal Neolitico alla Rivoluzione Industriale i limiti sono posti dalla disponibilità di terra e di energia immigrate tornarono in patria o morirono prima di sposarsi. Le ragioni del successo demografico furono quindi: I. Elevata nuzialità per la bassa età al matrimonio II. Alta fecondità naturale III. Mortalità bassa La crescita demografica della provincia canadese era anche superiore rispetto a quella della patria francese, probabilmente per la bassa mortalità dei canadesi dovuta ai meccanismi di selezione iniziali, a una forte coesione sociale e fattori ambientali favorevoli. 6. Irlanda e Giappone: due isole, due storie Nel lungo periodo popolazione e risorse dimostrano di avere un parallelismo, questo perché la specie umana è estremamente adattabile e capace di sopravvivere anche in condizioni di penuria, e di accumulare grandi quantità di risorse. Irlanda e Giappone sono due isole che mostrano il funzionamento di questi meccanismi. L’Irlanda è uno dei paesi più poveri dell’Europa occidentale, sottomessa all’Inghilterra, basata su un’economia agricola con popolazione che vive in condizioni di grave arretratezza. Nonostante questo, la sua popolazione cresce rapidamente. Anche il Giappone, pur chiudendosi all’influenza straniera, riporta un risveglio interno notevole. Per quanto riguarda l’Irlanda, Connel sostiene che la tendenza irlandese al matrimonio precoce fosse ostacolata dalla difficoltà di acquisire un podere sul quale costruire una casa e una famiglia; ma questi ostacoli vennero rimossi nella seconda metà del Settecento con la scoperta della coltivazione della patata, che favorì l’estensione e la frammentazione della terra. Così un’alta fecondità naturale e una mortalità non elevata, garantirono l’accrescimento della popolazione tanto da raggiungere un eccessivo incremento sconvolto dalla Grande Fame. Gli irlandesi erano molto condizionati al matrimonio precoce, questo aveva un costo basso, facilmente sostenibile anche da un’economia di sussistenza in cui i grandi proprietari rendevano difficile il miglioramento di vita. Inoltre, un nucleo familiare ampio, implicava il lavoro e l’aiuto maggiore. Con la scoperta della coltivazione della patata poi la terra viene maggiormente frammentata e le famiglie hanno a disposizione un elemento dal grande valore nutritivo. Con la Grande Fame questo equilibrio si rompe e la dipendenza della popolazione da questo alimento dimostra essere un ostacolo per l’affronto della crisi. Da qui si verificarono una forte emigrazione di massa, un ritardo dei matrimoni che portarono a una diminuzione sostenuta della popolazione. Il Giappone invece si muove in una prima fase su analoghi meccanismi: cambia l’assetto sociale con l’avvento di un’agricoltura intensiva, si ha una liberazione delle risorse economiche che garantiscono una sostenuta crescita demografica. Un secolo e mezzo dopo, la crescita si ritira a causa di un controllo sulle nascite, il ritardo del matrimonio, l’aborto, misure adottate per fermare la crescita demografica in funzione delle risorse disponibili e dei limiti naturali. In Irlanda due eventi in particolare hanno causato i mutamenti sociali, mentre in Giappone il processo è stato graduale. 7. Alle soglie del mondo contemporaneo Nel XVIII secolo, l’Europa entra in una fase di trasformazione economica, demografica e sociale importante: i fenomeni di natalità e mortalità si riducono notevolmente grazie al controllo delle forze della costrizione. In una prima fase queste sono ancora fortissime con il controllo delle nascite, insieme alle guerre, la crisi di sussistenza, il colera ma nonostante questo la popolazione aumenta. Le cause di questo aumento possono essere un aumento della natalità e una discesa della mortalità. L’avvento della Rivoluzione Industriale poi ha generato la domanda di lavoro, stimolando i matrimoni e le nascite. La diminuzione della mortalità è di natura biologica, economica e sociale: biologica perché il meccanismo di adattamento e convivenza agente- ospite ha agito attenuando la virulenza; sociali che riguardano l’attenuazione della trasmissibilità dell’infezione attraverso misure di igiene privata e pubblica; economiche grazie al progresso agricolo e al miglioramento del sistema dei trasporti. Il miglioramento del livello alimentare della popolazione di certo ha assicurato una maggiore resistenza alle infezioni, questa grazie al progresso agricolo e all’introduzione di nuove colture. Sembra comunque che l’ipotesi alimentare sulla decrescita della popolazione, non sia valida, in quanto la maggiore produzione agricola non migliorò grandemente il livello nutritivo. Di certo le nuove tecniche e le nuove colture hanno permesso alla popolazione agricola di espandersi, formando nuovi nuclei e favorendo la natalità, con la Rivoluzione Industriale poi aumentò ulteriormente la domanda di lavoro. 3. Terra, lavoro e popolazione 1. Rendimenti decrescenti e crescita demografica La qestione dello sviluppo demografico su quello economico è aperta su due grandi punti di vista: la prima vede lo sviluppo demografico come un fatto negativo, in quanto genera una diminuzione delle risorse fisse e alla lunga porta all’impoverimento; il secondo invece vede lo sviluppo demografico come molla dello sviluppo econimico, dell’inventiva umana. La prima posizione si verifica nel breve periodo, in quanto un aumento di densità umana provoca una competizione nell’utilizzo delle risorse fisse che devono soddisfare un numero sempre maggiore di persone. In realtà la storia dimostra che una società più numerosa può organizzarsi meglio, specializzare il lavoro e trovare i mezzi per sostituire le risorse fisse. La seconda teoria invece deve risolvere un’altra contraddizione: ammettendo che la crescita demografica favorisca lo spirito d’innovazione e di inventiva, appare difficile pensare che si possano dilatare le risorse fisse necessarie alla sopravvivenza e al benessere. Infatti, in una prima fase vengono coltivati i terreni migliori, mano a mano che la popolazione si accresce, si vanno ad occupare i terreni meno fertili fino a finire la terra possibile. Così la terra, come le risorse si esauriscono e la popolazione deve fare i conti con i limiti delle risorse. Per quanto vengano ideate nuove tecniche di coltivazione per opera dell’ingegno umano, queste potranno dare effetti solo temporaneamente, in quanto il continuo aumento della popolazione porterà ad esaurire queste risorse alla lunga. La capacità moltiplicativa della popolazione fa deteriorare il rapporto tra risorse e abitanti fino a quando non entrano in azione dei freni repressivi, come sostiene Malthus, come fame, epidemie, guerre che riducono la numerosità della popolazione e riequilibrano il rapporto con le risorse. Se la popolazione non trova un freno di questo tipo, è necessario porne alcuni di natura preventiva come ritardare il matrimonio, rallentare la capacità riproduttiva. Da questo modello Malthusiano si deducono alcuni punti: - per risorse di intendono soprattutto quelle alimentari, in quanto la loro scarsità provoca un aumento della mortalità. - la legge dei rendimenti decrescenti opera inesorabilmente, è inevitabile. - gli aumenti di produzione dovuti alle invenzioni danno risultati positivi solo temporaneamente. - la conoscenza degli effetti negativi dell’eccessivo incremento demografico può far intervenire attraverso freni repressivi per frenare le nascite. Quando la popolazione cresce, aumenta la domanda di alimenti e quindi aumenta anche il prezzo, diminuendo i salari e peggiorando le condizioni di vita della popolazione. Queste condizioni a loro volta provocano una riduzione della popolazione. Questa logica quindi funziona considerando i processi naturali, ma cade quando si considera lo sviluppo dei processi industriali. 2. Le conferme della storia Lo schema di Malthus prevede che in assenza dell’azione dei freni preventivi, la popolazione sia costretta ad un rialzo della mortalità a causa di un peggioramento delle condizioni di vita. Dall’altra parte però se vengono imposti questi freni, allora la crescita viene controllata e si può procedere con un accumulo di ricchezze per garantire un miglioramento stabile delle condizioni di vita. I freni preventivi però operano solo nel lungo periodo e solo in popolazioni molto civilizzate, quindi nel corso della storia l’azione prevalente è stata quella dei freni repressivi, come le frequenti crisi di sussistenza connesse strettamente al rialzo della mortalità: l’aumento dei prezzi dei cereali dovuti a cattivi raccolti a causa di fattori metereologici, mancanza di scorte e povertà di base delle popolazioni colpite. Questi anni hanno portato poi a una diminuzione dei matrimoni e di conseguenza anche delle nascite e questa condizione è evidente nel lungo periodo più che nel breve. Questo indica la stretta relazione tra popolazione ed economia, tra miglioramento e peggioramento delle condizioni di vita, attraverso anche il cambiamento dei prezzi e dei salari: il declino della popolazione e di conseguenza della domanda fa ridurre i prezzi, mentre la riduzione demografica provoca un aumento della domanda di lavoro e l’aumento dei salari. Così si dimostra una relazione diretta tra popolazione e prezzi, la crescita determina un’ascesa dei prezzi e viceversa. I due fattori principali del mutamento demografico, mortalità e natalità, sembrano muoversi in maniera completamente svincolata rispetto alle condizioni, ma riflettono gli impulsi nel lungo periodo. Il ridotto popolamento induce vari effetti di ordine demografico-sociale come la ricomposizione di nuovi nuclei familiari, l’agricoltura si trova ad essere ricca di terra ma povera di braccia, i prezzi si riducono e i salari aumentano e con il rovescio della situazione, si popolano terre sempre meno produttive, i salari diminuiscono e la società si impoverisce. 3. Pressione demografica e crescita economica La crescita demografica porta anche a una continua rincorsa alla crescita delle risorse, a meno che venga frenata, perché possa permettere l’accumulazione e la crescita del benessere. Secondo alcuni pensieri, la crescita è la molla dello sviluppo, viste le cattive condizioni economiche di alcuni paesi e il loro scarso popolamento. In condizioni di scarso sviluppo infatti, l’accrescimento demografico significava una moltiplicazione delle risorse. Lo sviluppo demografico quindi, può generare lo sviluppo economico solo se le risorse fisse sono sostituibili o abbondanti; mentre in caso di densità molto bassa, con scarso o nullo interscambio, con scarse possibilità di specializzazione del lavoro non avevano possibilità di sviluppo. È necessario però comprendere la logica dell’associazione tra sviluppo e crescita demografica: l’incremento della popolazione genera le condizioni per l’adozione di metodi o tecniche di sfruttamento del suolo sempre più intensivi, quindi la crescita è la causa di nuovi metodi produttivi, che attraverso riposi brevi, permettono di nutrire una popolazione sempre crescente. Questa intensificazione della coltivazione corrisponde a un’intensificazione del lavoro occorrente e una diminuzione della produttività nonostante le tecniche di concimazione, irrigazione ecc. che necessitano ulteriore lavoro; gli utensili avranno caratteristiche differenti, il bestiame acquisirà importanza in quanto produce concime per il terreno. Ma questa intensificazione significa anche minor prodotto per unità di lavoro. Questa innovazione non fa risparmiare lavoro ma implica una maggiore produttività insieme a una maggior quantità di lavoro. 4. Ancora su pressione demografica e sviluppo: esempi dall’età della pietra e dall’epoca contemporanea La transizione dalla caccia all’agricoltura ha poi permesso il passaggio ad un sistema di produzione artificiale delle risorse. La spiegazione di questa transizione si affida a due meccanismi: l’innovazione e la diffusione. L’invenzione di nuove tecniche permette una più stabile produzione che provoca l’accelerazione demografica, l’uomo modifica l’ambiente e pone le condizioni per l’aumento della popolazione. Un altro punto di vista invece è quello che cacciatori e raccoglitori furono costretti ad allargare la gamma di alimenti scegliendo quelli maggiormente riproducibili, iniziando così il passaggio all’agricoltura. Questa tesi si basa su due argomentazioni: la prima è che l’agricoltura è costituita da una serie di tecniche non sconosciute agli ai cacciatori e raccoglitori ma non utilizzate perché non necessarie; la seconda invece riguarda la qualità di nutrimento e la quantità di lavoro: con l’avvento dell’agricoltura la dieta dei raccoglitori e cacciatori sarebbe deteriorata in qualità e varietà, in quanto i prodotti ricavati dalla caccia e dalla pesca sono più ricchi e nutritivi, inoltre il lavoro richiesto da un’agricoltura stanziale è molto maggiore, quindi questa transizione risulta anche poco conveniente. La conclusione è che l’agricoltura permette di produrre una maggior quantità di alimenti per le popolazioni più dense a costo di una qualità minore, una minore stabilità nei raccolti e con quantità uguale di lavoro. Dunque l’agricoltura si diffonde quando la crescita demografica impone una maggiore quantità di nutrimento per unità di spazio. 5. Numero e benessere Le dimensioni di una popolazione producono i loro effetti mediante due meccanismi: il primo è legato al principio di divisione del lavoro in base all’utilizzo delle capacità individuali; il secondo è legato alla constatazione che la complessità dell’organizzazione di una società dipende dalle dimensioni. La divisione del lavoro infatti, dipende dalle dimensioni del mercato, se il mercato è piccolo, la divisione sarà modesta come il vantaggio che ne consegue. Così si spiega l’arretratezza dei gruppi sparsi poco popolati i quali non necessitano di specializzazione del lavoro e non hanno la possibilità di averla per la scarsa densità. Un secondo fattore è il vantaggio delle economie di scala con un’ampia densità di popolazione, rendendo possibili sistemi più vantaggiosi di utilizzazione e produzione delle risorse. Anche per lo sviluppo del sistema di comunicazioni stradali strettamente legate all’aumento della popolazione, in qaunto l’utilità della strada va in funzione del numero degli utilizzatori: questa ha incitato comunicazione, scambi e sviluppo. La crescità delle città è un altro fatto strettamente legato alla popolazione, come l’organizzazione della società. Questa inoltre trova nei suoi abitanti un’occupazione diversa rispetto a quella agricola, quindi non concentrata strettamente al cibo consumato da permettere la creazione di surplus agricoli che la rendono più ricca di risorse. 6. Rendimenti crescenti o decrescenti? L’umanità nel corso della storia è riuscita a moltiplicare il proprio numero e anche ad aumentare le risorse a disposizione per ogni individuo, questo perché i rendimenti decrescenti delle risorse fisse sono stati compensati dal rendimento crescente dell’ingegno umano e delle condizioni più favorevoli prodotte dalle maggiori dimensioni demografiche. 4. La demografia contemporanea verso l’ordine e l’efficienza 1. Dalla dispersione all’economia Nel 1769 Watt rivoluzionò la macchina a vapore risparmiando energia e questo passo fu decisivo per l’affermazione delle macchine a vapore in tutti i settori dell’economia. Tra le popolazioni occidentali la 5. Le popolazioni dei paesi poveri 1. Una fase straordinaria Con l’esaurirsi del ciclo delle popolazioni più ricche, inizia anche quello delle popolazioni più povere e del loro ciclo di sviluppo. La popolazione dei paesi poveri nell’ultimo secolo è in fase di accelerazione, con il picco massimo avvenuto negli anni 60. Nel mondo ricco la transazione è avvenuta con gradualità, grazie ai progressi tecnici che hanno portato a una riduzione della mortalità, tenendo sotto controllo l’effetto delle malattie infettive. Nel mondo povero i tassi di mortalità sono rimasti elevatissimi fino a metà secolo, quando il patrimonio delle conoscenze del mondo ricco è stato trasferito anche in questo portando ad una diminuzione della mortalità. Le popolazioni povere si articolano in società diverse per condizioni ambientali, cultura e ordinamenti anche se non sono mai state completamente isolate nella diffusione progresso tecnico. Il divario tra popolazioni sviluppate e meno sviluppate si nota in alcuni fattori come la speranza di vita, il numero medio di figli, il tasso d’incremento. La ragione di questa differenza significativa sta nel vigore con cui le popolazioni europee avevano azionato il freno malthusiano della nunzialità. Esistono ancora paesi con speranza di vita da regime antico e paesi con speranza di vita vicino a quella dei paesi sviluppati, popolazioni senza controllo nascite e altre vicine alla norma. Questo perché il benessere materiale incide in direzione opposta alla speranza di vita e sulla fecondità, ma anche perché il miglioramento della sopravvivenza influenza direttamente la fecondità rendendola non necessaria e più costosa. 2. Le condizioni della sopravvivenza Non vi sarebbe sviluppo senza l’abbassamento della mortalità e che il disordine ceda il passo all’ordine gerarchico. Questo passaggio è particolarmente importante per il progresso sulla sopravvivenza con la riduzione della mortalità infantile e l’eliminazione di questa in tutto il mondo è un obbiettivo prioritario, grazie a un miglioramento del livello di salute e un miglioramento generale dell’efficienza dei sopravviventi. Gli alti livelli di mortalità infantile sono dovuti alla malnutrizione e alle scarse condizioni igieniche. Ma a tutto questo c’è rimedio con programmi di immunizzazione e vaccinazione, con miglioramenti di igiene e integrazioni alimentari, con conoscenze tecniche, consapevolezza collettiva e individuale, più in generale, cultura e sviluppo. in una prima fase di sviluppo infatti con antibiotici, disinfestazioni con DDT e vaccinazioni la mortalità infantile è scesa notevolmente; successivamente con programmi sanitari e sviluppo dei centri ospedalieri; poi programmi di istruzione e sistemazione idrica sanitaria. Ci sono paesi invece, che nonostante le condizioni di vita, hanno una speranza di vita molto lunga e questo è la prova che non è l’accumulo dei beni a stabilire la sopravvivenza e lo sviluppo economico, ma è spesso dovuta a retaggi culturali, conseguenze sociali e politiche, come lo sviluppo dell’istruzione, soprattutto femminile, l’igiene domestica che possano garantire un miglioramento sanitario. 3. Breve geografia della fecondità Rispetto ai secoli precedenti, il numero medio di figli per donna è sceso notevolmente in alcuni paesi; in altri come l’Africa e l’Asia la situazione è rimasta invariata. Questo perché l’età del matrimonio rimane molto bassa e nessuno rimane escluso da esso. In occidente, il freno malthusiano è stato l’utilizzo della contraccezione, che ha ridotto enormemente la fecondità. 4. Le condizioni e le prospettive del declino della fecondità. Le politiche demografiche Negli ultimi decenni di incremento delle popolazioni povere, ma per poter capire come fermare questo incremento è necessario comprendere e mutare i comportamenti. La conservazione e la sopravvivenza è per certo un valore innato della specie umana, e l’abbassamento della mortalità ha contribuito a questo incremento. Altri elementi sono: il basso costo di allevamento dei figli dove questi possono costituire un guadagno netto per i genitori e il lavoro infantile è molto diffuso; i genitori fanno forte affidamento sull’aiuto economico dei figli e per garantirlo; il contesto culturale richiede un alto numero di figli; e infine l’ignoranza dei metodi di controllo delle nascite, indisponibilità di contraccettivi, l’inadeguatezza delle strutture sanitarie. Anche il costo dell’allevamento dei figli è considerato un fattore determinante del declino, insieme all’istruzione della donna che richiede più autonomia nella propria attività professionale, il ritardo in essa a causa degli studi e di conseguenza nel matrimonio e nella nascita dei figli. Un mix di modificazioni difficili da identificare ha portato a questo cambiamento. Nelle popolazioni più povere è stato tentato un intervento di aiuto e di progresso, ma spesso interpretato come intervento di imperialismo mentre altri che hanno accettato l’intensità di un programma di pianificazione delle nascite, ha ottenuto dei risultati evidenti e se ne potranno raggiungere ancora maggiori con il controllo delle nascite attraverso contraccettivi. 5. India e Cina Negli anni 80 molti governi hanno dichiarato di essere a favore delle politiche di pianificazione familiare, India e Cina sono due paesi densamente popolati che hanno deciso di non aderire al programma. In Cina qualche decennio prima la natalità si era molto ridotta mentre in India prometteva grandi tassi di accrescimento. Quest’ultima infatti ha provato ad intervenire con programmi di controllo ma a causa di una discontinua gestione, della pluralità di religioni, lingue e costumi il governo non ha avuto molto successo. Mentre il programma di controllo della Cina si mosse diversamente, con controlli gerarchici efficaci e in particolare: - La trasformazione sociale fu rapida ed efficiente in ambito sanitario - Il sistema politico cinese si trasmette a tutti i livelli della gerarchia con campagne di propaganda - Una rete di distribuzione e assistenza molto efficienti - Una società più ricettiva alle ragioni di riduzione della fecondità 6. Fertilia e Sterilia Fertilia e Sterilia sono due popolazioni immaginarie protagoniste di una storia, l’una con sviluppo differente rispetto all’altra per scelte governative: Fertilia lasciò il proprio sviluppo senza freni nella crescita demografica, Sterilia invece trovò delle soluzione e dei programmi per fermare la crescita e distribuire in modo migliore le risorse per garantire maggiore crescita e benessere. Questa storia è utile per mostrare cosa sta succedendo alle popolazioni povere in questo momento e la differenza tra i due sviluppi. 7. Le ragioni di un paradosso La crescita potenziale ipotizzata per queste due regioni di fantasia dovrebbero essere pregiudizievoli allo sviluppo economico: - Lo stock di capitale fisico che per lavoratore tende ad assottigliarsi e di conseguenza il prodotto pro capite minore - Le risorse naturali quando sono scarse o costose rischiano di danneggiare la popolazione con mancanza di risorse - Capitale umano inteso come efficienza della popolazione - La rapida crescita potrebbe avere un effetto distorsivo sulle spese pubbliche in quanto quelle di alfabetizzazione e sanità sono prioritarie - La rapida crescita demografica può avere effetti negativi sul risparmio delle famiglie in quanto il reddito familiare viene principalmente impiegato per i consumi di base e non ne restano abbastanza per gli investimenti o risparmi - Non si producono effetti positivi di scala Se questi principi fossero verificati, si sarebbero notati effetti negativi tra crescita demografica e sviluppo economico. Ma in realtà lo sviluppo economico, una maggiore economia impiegata nelle risorse disponibili ha permesso di mantenere gli obbiettivi anche in caso di forte pressione demografica. Anche la questione del risparmio è discutibile, in particolare esistono due meccanismi che lo neutralizzano: l’intensità del lavoro fa si che si adatti alle dimensioni famigliari e al numero dei figli così da non incidere sul livello del risparmio; inoltre in una popolazione che cresce velocemente, cresce anche il rapporto di giovani lavoratori. Nel caso dei paesi poveri però, il risparmio delle famiglie deriva dal contributo di poche famiglie ricche. L’azione negativa dell’aumento demografico quindi, è evidente dove la terra e le risorse ad essa collegate sono scarse e costose, mentre dove queste risorse sono più abbondanti ha favorito le economie di scala e si sono utilizzate le risorse in modo sempre più efficiente nel tempo e nello spazio. Epilogo: La popolazione oggi è destinata a crescere e ciò che preoccupa maggiormente è la questione ambientale e in particolare il suo deterioramento a causa dell’inquinamento, dell’espansione industriale e dalle diverse attività umane.
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