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TEORIE DEL RESTAURO, Guide, Progetti e Ricerche di Restauro

Teorie del restauro Definizione di restauro e conservazione Solai e coperture lignee Malte e intonaci Materiali lapidei Tessiture murarie Rilievo quadro fessurativo Degrado Indagini diagnostiche Interventi superficiali

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2015/2016

In vendita dal 16/02/2016

giuliatieghi
giuliatieghi 🇮🇹

5

(2)

6 documenti

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Scarica TEORIE DEL RESTAURO e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Restauro solo su Docsity! TEORIE DEL RESTAURO -ANTICHITA’ CLASSICA  puro rinnovo della funzionalità; restauro legato alla pratica dello SPOGLIO: recupero materiale sottratto alle fabbriche dismesse -MEDIOEVO  periodo povero, si trasformavano edifici già esistenti e si prosegue con la pratica dello SPOGLIO (es: Basilica di S. Marco a Venezia, ricca di materiali provenienti dal vicino Oriente) -RINASCIMENTO  nasce interesse per monumenti antichi, per l’arte classica e gli scavi archeologici. Si sviluppa il primo pensiero di voler proteggere i monumenti antichi anche se lo studio e il rilievo di questi si prefigurava come una trasformazione che aveva come obiettivo quello di riportare le statue alla loro forma originale (creazione falsi) L’Alberti ha trasformato l’aspetto di 2 chiese Medievali: 1) Tempio Malatestiano a Rimini: addossa alla struttura del XIII sec. un guscio murario indipendente (nel 1450), lavoro non terminato. 2) Santa Maria Novella a Firenze: integrazione rinascimentale senza preoccupazione dell’integrità stilistica Compare il concetto di RIPRISTINO: promuove la reintegrazione dell’immagine, mettendo in evidenza uno stadio in particolare della vita dell’edificio, rispetto a tutti gli altri. Si ha il rifiuto del neoclassicismo pagano e dello stile eclettico in favore dell’architettura ROMANICA e GOTICA. Viollet Le Duc (architetto francese conosciuto per i suoi restauri), impose questi stili nei suoi corsi e afferma che vi sono forti correlazioni tra forma e strutture portanti: una volta scoperta la regola costruttiva, è possibile sostituire e anche costruire nuove parti in modo da completare l’edificio, riportandolo ad UN’UNITA’ come se fosse stato progettato dall’architetto originale. Formula la teoria del RESTAURO STILISTICO: ogni edificio contiene un sentimento interno in grado di fornire gli elementi per completarlo, raggiungendo un livello di perfezione che non è mai esistito. E però molto importante rispettare totalmente tutte le fasi di vita degli edifici storici, soprattutto nella loro autenticità materiale. Camillo Boito (era contro Viollet Le Duc e la sua falsa architettura) nel 1883 stila la carta del restauro: -Conservare e non aspettare di dover restaurare -Aggiunte riconoscibili -Documentazione fotografica dei lavori -Data dei lavori ecc.. RESTAURO FILOLOGICO: vengono messe in mostra le aggiunte stratificatesi nel tempo sull’edificio originale, in modo che le facciate degli edifici svelino gli interventi che si sono susseguiti nella storia. Giovannoni politica di protezione dei centri urbani storici; suggerisce un approccio con aggiunte elementari RESTAURO SCIENTIFICO: teoria di Giovannoni, riassunta in due espressioni principali: 1- L’arte del restauro è basata su un paziente lavoro, sulla ricerca di documenti riguardanti l’oggetto di studio che deve essere attento e ordinato 2- I documenti vivi vanno ricostruiti solo su dati certi, vanno mantenute le aggiunte del passato mentre quelle nuove si devono riconoscere Restauro dopo la guerra  per danni minori, solo riparazioni; per danni più severi, parziali ricostruzioni nella forma precedente (anche se false); per distruzioni totali: rinunciare all’intervento (ricostruzioni solo se desiderate dalla popolazione – vedi campanile S. Marco a Venezia) Nasce perciò il RESTAURO CRITICO: analisi critica dei contenuti espressivi e arricchimento di nuovi contenuti per recuperare immagine unitaria, NO aggiunte Il superamento della teoria del restauro critico si ha con Cesare Brandi, secondo cui, ad esempio, sulle lacune non si deve agire con ritocchi mimetici che produrrebbero un falso ma con un tratteggio o un abbassamento ottico -tonale e la patina dovuta ad un naturale invecchiamento va conservata. DEFINIZIONI DI RESTAURO E CONSERVAZIONE Il PROGETTO DI RESTAURO si configura come un’operazione complessa finalizzata alla conservazione architettonica, in tutti i suoi aspetti storico-artistici, strutturali e materici.  CONSERVAZIONE: protezione, prevenzione e salvaguardia dei beni culturali prima che si renda necessario l’intervento di restauro  RESTAURO: intervento diretto sul patrimonio culturale che può preveder modifiche, trasformazioni e sostituzioni, secondo delle scelte basate su una comprensione storico-critica Importantissimi sono la conoscenza dell’opera architettonica e il rispetto di criteri moderni del restauro: - Autenticità - Compatibilità - Distinguibilità - Minimo intervento - Reversibilita SOLAI E COPERTURE LIGNEE SOLAI AD ORDITURA SEMPLICE: travetti + tavolato (detti anche travi principali + assito) SOLAI A DOPPIA ORDITURA: SOLAIO IN FERRO CON VOLTINE: In base alla luce da coprire, la copertura può variare negli elementi di cui è composta  CAPRIATA CON MONACO - DA 5 A 7 METRI  CAPRIATA CON SAETTONI - DA 7 A 10 METRI  CAPRIATA COMPOSTA - DA 12 A 15 METRI  CAPRIATA PALLADIANA - DA 20 A 30 METRI Nel caso in cui la catena della capriata non sia più in grado di svolgere la sua funzione statica, si può procedere con l’inserimento di una nuova catena in ferro ancorata alle travi con opportune piastre metalliche. MALTE E INTONACI Per la conservazione delle superfici, ci sono due linee principali di intervento: 1 – Operazioni minime indispensabili; fissare il colore esistente e rispettare lo stato di conservazione 2 – Rinnovare la coloritura delle fronti (senza creare un falso) con un attento giudizio critico in modo da scegliere una nuova tinta che si leghi con il contesto moderno MALTA: miscela plastica di un materiale legante, con aggregati ed acqua; in proporzioni tali da conferire alla miscela una buona lavorabilità allo stato fresco e una buona resistenza allo stato indurito. I leganti si possono suddividere in aerei (calce aerea e gesso) e idraulici (calce idraulica e cemento). Gli aggregati possono essere inerti (ghiaia, sabbia, polvere di marmo) oppure reattivi (paglia/materiale organico, pozzolana). Per ottenere una malta di buona qualità, occorre che la sabbia non contenga impurezze che possono nuocere le sue proprietà essenziali. - Capita di dover aggiungere anche degli additivi che migliorano la lavorabilità, incidendo sui tempo di presa e indurimento. La MALTA può essere suddivisa in 4 grandi classi: di calce aerea ; di calce idraulica ; di calce pozzolanica ; cementizia A seconda della loro funzione, le malte vengono poi divise in: da allettamento ; da rivestimento* ; per intonaci ; per decorazioni *[Le malte da rivestimento possono presentare una finitura esterna: tinta (prodotto coprente, non filmogeno); pittura (prodotto coprente, filmogeno); vernice (pellicola trasparente, filmogena); velatura consigliata per i pregi estetici e per la compatibilità (prodotto semitrasparente colorato)] INTONACO: I strato di RINZAFFO (molto rustico, a contatto con la muratura); II strato di ARRICCIO (granulometria + fine, serve per rendere perfettamente dritto e verticale il muro, 2/3 cm); III strato di FINITURA (strato esterno + sottile, molto liscio) MATERIALI LAPIDEI I materiali lapidei più utilizzati in architettura vengono suddivisi in: - MATERIALI PER ORNATI (facilmente lavorabili/ scolpibili/ lucidabili) - MATERIALI PER STRUTTURA PORTANTE (pietre grezze e pietre da taglio) Classificazione commerciale delle pietre: - GRANITI (granito, porfido, ecc) - PIETRE (rocce compatte o porose, non lucidabili) - MARMI (marmo, calcare compatto) - TRAVERTINI (ricche di cavità) PETROGRAFIA: scienza che studia le ROCCE = aggregati naturali di 1 o + minerali. Questi ultimi assumono una forma a cristallo, delimitata fa facce, spigoli e vertici.  Per il riconoscimento delle rocce, è importante osservare le proprietà fisiche, in particolare le proprietà ottiche Le rocce vengono suddivise in base alla loro genesi: -Rocce magmatiche (intrusive o effusive) come i l granito -Sedimentarie (clastiche o piroclastiche) -Metamorfiche (+approfondimento relativo a come si formano le rocce magmatiche/sedimentarie/metamorfiche) ALTERAZIONI MACROSCOPICHE DEI MATERIALI LAPIDEI: 1) SENZA PEGGIORAMENTO DELLE CONDIZIONI  alterazione cromatica (interezza tutto il materiale); macchia (variazione cromatica localizzata sulla superficie); patina (modificazione naturale della superficie) 2) DEPOSITI E FORMAZIONE DI PRODOTTI SECONDATI  incrostazione (deposito compatto e aderente allo strato sottostante. Si definisce concrezione quando il deposito assume una forma stalattitica); deposito superficiale (accumulo di materiali estranei, di varia natura come polvere o terriccio); crosta (di spessore variabile, generalmente dura, distinguibile dalle parti sottostanti per il colore); efflorescenza (formazione superficiale di aspetto cristallino o filamentoso, generalmente di colore biancastro); pellicola (strato superficiale trasparente o semitrasparente di sostanze coerenti fra loro ed estranee al materiale lapideo); patina biologica (strato sottile e omogeneo costituito da microrganismi, aderente allo strato sottostante); colonizzazione biologica (presenza riscontrabile visivamente di micro e macrorganismi) 3) PERDITA DI MATERIALE  erosione (asportazione di materiale dalla superficie); alveolizzazione (presenza di cavità di forma e dimensioni variabili con distribuzione non uniforme); pitting (formazione di piccoli fori di forma emisferica e con diametro di pochi millimetri e molto ravvicinati) 4) PERDITA DELLA MORFOLOGIA  disgregazione e polverizzazione (decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o piccolissimi frammenti); esfoliazione (formazione di una o più porzioni laminari di spessore molto ridotto); scagliatura (presenza di parti di forma irregolare, spessore consistente e non uniforme); mancanza (perdita di elementi tridimensionali) TESSITURE MURARIE Molto importante la distinzione tra EDIFICI MONUMENTALI ed EDIFICI NON MONUMENTALI Per CONOSCERE l’opera architettonica interessata, si parte dalla definizione del TIPO DI EDIFICIO: infatti gli edifici storici con struttura muraria, sono tipologie spesso molto differenziate tra loro, in base alla funzione alla quale erano destinati (chiese, conventi, case, castelli, ponti, ecc.) Tali differenze influenzeranno anche le tecniche di intervento. Bisogna effettuare una prima distinzione tra STRUTTURE PORTANTI PRINCIPALI (murature portanti e fondazioni) e STRUTTURE PORTANTI SECONDARIE (volte, coperture lignee, solai lignei, ecc.) MURATURA: materiale disomogeneo, costituito dall’assemblaggio di mattoni o pietre con malta. Trattandosi di un materiale composito, il suo comportamento strutturale dipende sia dalle caratteristiche dei singoli elementi ma anche dalle loro interazioni.  MURATURA IN PIETRA: è complicato conoscerne il comportamento strutturale, il comportamento in ambienti aggressivi, le caratteristiche fisico-meccaniche, la tecnologia costruttiva (studio + complesso rispetto alle murature in mattoni) Descrizione della geometria e della morfologia della tessitura muraria: L’andamento delle lesioni è parallelo alle tensioni che si generano: Morfologia della lesione: CAUSE PRINCIPALI della nascita di lesioni: -cedimenti fondazionali -interazione tra corpi adiacenti -interventi effettuati nel passato -materiali incompatibili nei movimenti -incendio/sisma/urto Il rilievo del quadro fessurativo è fondamentale per l’identificazione dell’assetto strutturale dell’edificio. Infatti, l’interpretazione delle lesioni può consentire la comprensione dello stato di danno della struttura , delle sue cause e condiziona la scelta del tipo di indagine da eseguire successivamente. DEGRADO Il degrado è un’alterazione degli agenti chimici o biologici che provoca effetti modificativi o distruttivi nella composizione della materia. Il deterioramento in sé, non crea problemi di tipo strutturale; ma il tempo e la combinazione di forme di degrado differenti, comportano danni che vanno a compromettere anche la struttura dell’edificio. Le cause principali del degrado dei materiali da costruzione sono legate all’ESPOSIZIONE ALL’AMBIENTE (temperatura/acqua/umidità/inquinamento).  Conoscere COME si degrada un materiale, fornisce informazioni utili a: 1) Riconoscere il TIPO DI DEGRADO e quindi le CAUSE che hanno provocato 2) Eseguire le INDAGINI specifiche e formulare una corretta DIAGNOSI 3) La scelta dell’INTERVENTO di conservazione MATTONI: prodotti da cottura di minerali argillosi che possono però contenere impurezze (come ossidi di ferro o carbonati di calcio), che influenzano la durabilità del mattone stesso. Per quanto riguarda i fattori esterni che possono provocare il degrado del mattone, troviamo: la forma di deterioramento per i cicli gelo-disgelo e la crescita biologica di micro e macro organismi. NB: La condizione necessaria affinché questi processi di degrado possano verificarsi, è la presenza d’ACQUA o di UMIDITA’ proveniente dal sottosuolo per risalita capillare o dall’atmosfera circostante. I mattoni posso essere perciò attaccati dalle seguenti forme di degrado: crescita biologica, danno meccanico, deformazione, disintegrazione, fessurazione. LEGNO: tipologie di degrado del legno: 1) Alterazione: qualsiasi tipo di modificazione del legno avvenuta dopo che il manufatto ligneo è stato messo in opera 2) Attacco attivo: presenza di organismi vivi all’interno del legno ed attivi nell’attacco 3) Attacco pregresso: attacco esaurito, gli organismi vivi che hanno causato il degradamento non sono più attivi 4) Colonizzazione: insediamento di funghi e altri micro organismi nel legno 5) Degradamento abiotico: causato da agenti chimici e/o fisici 6) Degradamento biotico: causato da agenti biologici (funghi/insetti) 7) Degrado per capillarità: metodo di trasporto dell’acqua nel legno, che può contribuire all’innalzamento della sua umidità 8) Carbonizzazione: processo che si realizza in carenza di ossigeno, portando rapidamente alla trasformazione del legno in carbone tramite le complicate reazioni di ossido-riduzione 9) Erosione: degradazione superficiale dovuta all’asportazione di piccoli frammenti dalla superficie del legno 10) Pietrificazione: la sostanza organica del legno viene sostituita con una inorganica per deposizione di sostanze minerali entro le pareti cellulari. INDAGINI DIAGNOSTICHE L’obiettivo è quello di trovare dei rimedi che riducano al minimo le modifiche da apportare. Il procedimento consiste nel rilevale il materiale, campionarlo, effettuare prove in laboratorio o in cantiere. Le prove IN SITO si suddividono in indagini qualitative (rilievo quadro fessurativo + indagini NON distruttive*) e indagini quantitative (rilievo geometrico + monitoraggio e controllo della struttura). Le prove IN LABORATORIO consistono invece nell’eseguire un’analisi ottica e mineralogica del materiale prelevato e un’analisi chimica per esaminare le sostanze componenti del materiale stesso. - Il progettista deve perciò: Organizzare la fase di diagnosi scegliendo le prove da effettuarsi sia in sito che in laboratorio; Seguire direttamente le operazioni di indagine; Capire e verificare i risultati delle prove; Effettuare un uso tecnicamente appropriato dei risultati La prima indagine da fare, riguarda l’ESAME DELLE FONDAZIONI: si può partire dal rilievo geometrico e dall’ispezione diretta attraverso lo scavo di pozzetti esplorativi e carotaggi. Infatti, ai fini diagnostici, devono essere conosciute anche le proprietà del terreno. Prove in laboratorio e in sito possono dare info su eventuali cedimenti in atto e sullo stato di sforzo e deformazione del terreno. In ogni caso, i prelievi di materiali per eseguire prove e test in laboratorio, devono seguire questi principi: - Bisogna eseguire il prelievo nel rispetto dell’integrità dell’edificio; - La quantità di materiale prelevato deve essere compatibile con lo scopo della prova; - Il campionamento deve essere eseguito in parti dell’edificio non soggette all’azione della pioggia e a precedenti riparazioni; - Il numero di campioni deve essere sufficientemente alto affinché il risultato sia significativo e rappresentativo delle condizioni della muratura. *Indagini NON distruttive: 1) TERMOGRAFIA: serve per leggere l’energia che emette ogni materiale sotto forme di radiazione elettromagnetica. E’ una forma di lettura superficiale, ma permette di individuare ogni materiale poiché ognuno di questi è caratterizzato da una propria conducibilità termica e da un proprio calore specifico. (Può venire applicata su vaste superfici senza contatto diretto e può essere attiva o passiva- legge emissione di calore di materiali scaldati naturalmente dal sole). 2) PROVE RADAR: rileva anomalie anche in muratore di spessore consistente ed evidenzia la presenza di umidità. Evidenzia inoltre gli ostacoli che incontra lungo il tragitto perché tali oggetti ne deviano il percorso, facendo notare la propria presenza. 3) INDAGINI SONICHE: si basa sulla generazione di impulsi sonici in un punto della struttura, ottenuti tramite la percussione sul muro di appositi strumenti (martello eccitatore). Dal lato opposto della sezione muraria in cui sto generando impulsi, con un apposito sensore misuro il tempo che impiega l’impulso ad attraversare la sezione. Se il tempo è breve, potrebbero essere presenti dei vuoti. Indagini SEMI distruttive: 1) MARTINETTI PIATTI: tecnica utile per la caratterizzazione meccanica di una muratura e per la valutazione del suo stato di conservazione, consiste nell’inserire un cuscinetto piatto in una fessura lungo un giunto di malta, è una prova poco invasiva che può perciò essere utilizzata anche per gli edifici storici. A fine prova lo strumento può essere facilmente rimosso e il giunto eventualmente risarcito. 2) CAROTAGGIO ED ISPEZIONE CON ENDOSCOPIO: il carotaggio è considerato meno invasivo e distruttivo dei prelievi condotti manualmente. Viene effettuato utilizzando un carotatore dotato di una testa rotante diamantata. Lo svantaggio dei carotaggi è l’impossibilità di ottenere campioni integri, poiché questi si sbriciolano a causa delle forti vibrazioni a cui sono sottoposti durante la fase di prelievo. Dopo questa fase, mediante l’ispezione con endoscopio del foro prodotto dal carotaggio, è possibile ricostruire la stratigrafia dei materiali presenti nella sezione muraria. INTERVENTI SUPERFICIALI FENOMENI DI UMIDITA’: sono dovuti a 1) condensazioni superficiali  l’acqua si deposita sul lato freddo della parete a causa della differenza di temperatura. Esistono 2 tipi di condensa: - CONDENSA INVERNALE (la rugiada affiora sulla superficie esterna)  intervento: eliminare le fonti di evaporazione all’interno (troppo affollamento, mancanza di circolazione d’aria) e applicare intonaci traspiranti - CONDENSA ESTIVA (la rugiada affiora sulla superficie interna)  intervento: climatizzare i locali per evitare lo sbalzo termico 2) risalita capillare  intervento: drenare il terreno e correggerne la pendenza; riduzione della sezione assorbente tramite intercapedine verticale esterna (trincea) e drenaggi. Per l’evacuazione dell’acqua dalle pareti, su queste si applicano dei prodotti antisale e successivamente degli intonaci con legante idraulico 3) infiltrazioni per guasti alle coperture MATERIALI LAPIDEI:  intervento: si conserva il materiale originario procedendo in questo modo: PULITURA delle superfici (con uno spray d’acqua a bassa e media presisone oppure, per le superfici + delicate, con acqua nebulizzata o a mano); ALLONTANAMENTO dei SALI solubili qualora presenti; AGGREGAZIONE del materiale decoeso; PROTEZIONE della superficie restaurata. In presenta di esfoliazione e polverizzazione, prima della pulitura è necessario il PRECONSOLIDAMENTO delle superfici degradate: si copre il materiale con carta giapponese e si spruzza un prodotto organico (resina acrilica) o inorganico (silicato di potassio) in modo da migliorarne la coesione . Il progetto di restauro, deve prevedere un’azione basta sul criterio del minimo intervento e sulla necessità. Lo scopo del progetto è infatti quello di conservare e trasmettere al futuro, nella loro autenticità, le antiche testimonianze culturali.
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