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TESINA 5, Tesi di laurea di Lingua Italiana

Tesina maturità - liceo scientifico

Tipologia: Tesi di laurea

2011/2012

Caricato il 17/06/2012

trey5
trey5 🇮🇹

5

(2)

6 documenti

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Scarica TESINA 5 e più Tesi di laurea in PDF di Lingua Italiana solo su Docsity! Fiammetti filippo La follia Tutto ciò che va oltre la ragione Indice: Inglese ‘’ The strange case of r. Jekyll and Mr. Hyde ‘’ La storia di un uomo dalla duplice personalità filosofia Freud e la psicanalisi; lo studio dell’io e dei suoi impulsi repressi italiano ‘’ La coscienza di Zeno ‘’ - Italo Svevo La critica alla psicanalisi e la nuova concezione di inettitudine Storia Adolf Hitler – Il trionfo della follia nella storia Latino ‘’ Ritratti di Nerone ‘’ - dagli Annales di Tacito Le ‘’ megalomanie ‘’ e le follie di dell’imperatore Storia dell’arte ‘’ L’urlo ‘’ di Edward Munch L’espressione della follia artistica Fisica Albert Einstein – Il genio folle della relatività INTRO: Dire che cosa sia esattamente la follia è un’impresa abbastanza ardua, eppure in tanti hanno provato a dare un significato valido e preciso a questo termine. Nel passato come nel presente, la follia si è manifestata in tanti dei suoi piccoli ma innumerevoli aspetti: attraverso il genio degli scienziati, I versi dei poeti, le melodie dei musicisti, I colori vivaci sulle tele degli artisti, le gesta inconsulte dei potenti. Oggi il termine ‘’ follia ‘’ ha un significato più circoscritto e comune e sta ad indicare essenzialmente chi si ribella all’ordine della vita sociale per dare sfogo agli impulsi, alle passioni, ai sentimenti, alla pura razionalità. Entrando a far parte del linguaggio corrente, il termine non può essere tenuto al di fuori del mondo reale come manifestazione della diversità, come un nemico che minaccia l’identità di ognuno. Dalla realtà dei nostri giorni si può capire come l’uomo sia nato dall’incontro tra la verità e la follia e di come il mondo corra instancabilmente verso qualcosa che non c’è, mosso dallo sfrenato desiderio di potere e di controllo. La follia non allontana l’individuo da se stesso, dal suo io, ma lo rende partecipe di una realtà che è al di fuori delle regole e dell’etica del vivere civile. Essa è la realtà che si nasconde nel profondo della nostra anima, è l’essenza dello spirito umano. ‘’ The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde ‘’ by R.L. Stevenson ‘’The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde ‘’ is Stevenson masterpiece. It was published in 1886 and had an immediate success. In this novel Stevenson presents the dramatic conflict between good and evil, two forces that may be separated and left to fight one against the other, but the only possible solution is the destruction of the personality, when they are into the same person. Dr. Jekyll is a scientist who leads a quiet and sober life; he is obsessed with the idea that his evil tendencies can be separated from his good side. One day he discovers a drug that make this possible and so he gives birth to two beings: one is Dr. Jekyll, good and honest, the other is Mr. Hyde, a short, brutal and dangerous man who commits all sort of crimes. Every time Dr. Jekyll wants to return to his usual self, all he has to do is take the drug again. Fearing that, for some reason he might remain trapped in Hyde’s body, he gives instructions for his house and servants, under Hyde’s order. Always under Hyde’s orders, opens a bank account in Hyde’s name and even makes him his sole heir in his will. Mr. Utterson, Dr. Jekyll’s friend and lawyer, is very worried about this situation and tries to discover more about Hyde and the reason why Jekyll supports him so much. One night Jekyll wakes in his bed with a strange feeling, he looks L’unica salvezza possibile è la coscienza critica della malattia stessa e in tal senso, l’<<inetto>>, proprio parchè incapace di agganciarsi alle convenzioni della vita, possiede una più elastica capacità di adattamento a quello stato patologico che è l’esistenza in quanto tale. La critica sottolinea che le resistenze di Zeno esprimono le resistenze dello stesso Svevo alla psicanalisi, rintracciando nelle confessioni scritte del protagonista uno strumento per erigere una barriera che impedisce l’emergere dell’inconscio. Infatti la sorveglianza della ragione impedisce a Zeno di innescare il meccanismo delle ‘’ libere associazioni ‘’ del metodo freudiano, come se fosse lo stesso Svevo che voglia proteggere la malattia dalla guarigione. La figura di Zeno Cosini ben si presta a dimostrare la presenza di fortissime ambivalenze nell’inconscio di ogni uomo. A partire dal Suo rapporto ambiguo col padre, sinceramente amato, ma deluso dall’ozio e dall’inconcludenza negli studi, fino alla presa di coscienza dell’odio profondo. Alla fine appare evidente come l’intero romanzo sia in realtà un autoinganno del protagonista che tentò di celare I propri sensi di colpa nei confronti delle persone che lo circondano, rivelando in trasparenza un groviglio complesso di motivazioni ambigue e contraddittorie. Adolf Hitler, il trionfo della follia nella storia L’Italia fascista, l’Unione Sovietica di Stalin, la Germania nazista, la Jugoslavia di Tito sono stati luoghi dove la follia ha preso il sopravvento sulle democrazie e ha determinato il completo abbandono della razionalità e del buon senso, trascinando popoli interi verso la più totale perdizione e verso l’eccitazione della violenza e della crudeltà in un modo barbaro ed eclatante, come non era mai successo nella storia dell’umanità. Eppure la follia non è da ricercare solo nei grandi uomini, quali Stalin, Hitler e Mussolini, ma soprattutto nel popolo russo, tedesco ed italiano che avrebbe potuto lasciare quelle parole volare al vento, anziché mostrare quell’entusiasmo e quello smisurato fanatismo che condussero inconsapevolmente verso lo sgretolamento della giustizia e della libertà. Le tre dittature che predominano nel novecento sono tra di esse diametralmente opposte, benché in tutte rimanga costante l’esasperato nazionalismo, la violenza antidemocratica anticostituzionale, la fondazione di un governo autoritario, il culto della personalità, la repressione degli oppositori, il controllo ideologico delle attività culturali e sociali e lo smoderato uso della pubblicità per ottenere il consenso dei sudditi. La dittatura bolscevica inizia nel 1927 quando Stalin vince la dura lotta contro Trotzkij e sale al potere. Il suo scopo era quello di diffondere il socialismo in ogni parte del mondo, ma per rendere possibile ciò egli riteneva necessario trasformare l’Unione Sovietica , il primo paese socialista, in una grande potenza industriale, come le rivali d’occidente. Inizia così la politica dei piani quinquennali e l’istaurarsi del terrore. Si creò una generale atmosfera repressiva e punitiva attraverso le purghe, brutali processi contro chi era in disaccordo con la politica di Stalin, spesso accusati per crimini inesistenti e ritenuti ‘’ nemici del popolo ‘’ e sostenitori del ‘’ trotzkijismo ‘’. Chiunque fosse ritenuto un traditore veniva deportato nei campi di concentramento della Siberia. In Italia la situazione non era inferiore. Il 3 Gennaio 1925 Benito Mussolini, capo del governo, impone definitivamente ed ufficialmente la dittatura. Con le ‘’ leggi fasciste ‘’ furono dichiarati decaduti I deputati aventiniani, e quelli rimasti vennero perseguitati e incarcerati; il Parlamento fu trasformato in Camera dei Fasci e delle Corporazioni; furono soppressi il diritto di sciopero e la libertà di stampa; furono abolite le elezioni amministrative ed il sindaco prese il nome di podestà, I giornali dell’opposizione furono sequestrati e poi ‘’ fascistizzati ‘’ ; fu stabilita la pena di morte per I recidivi politici e furono istituiti il tribunale speciale per la difesa dello Stato e l’Ovra, la polizia politica. Lo scopo di Mussolini era quello di riportare l’Italia alla gloria e alla fama dell’Impero Romano e alla supremazia su tutti gli altri popoli. Nelle scuole furono introdotte materie come cultura militare e cultura fascista e fu data grandissima importanza all’educazione fisica parchè gli italiani dovevano mostrarsi come un popolo di atleti e di guerrieri, proprio come I loro antenati romani. Le Camicie Nere, al servizio del duce, affollarono le città italiane in modo che il processo di ‘’ fascistizzazione dello Stato ‘’ fosse compiuto, anche se con la forza e la violenza. Fu in Germania che la follia si espanse maggiormente e più atrocemente. La grande massa della popolazione tedesca vide Adolf Hitler il suo più grande esponente, il fuhrer, la guida che avrebbe portato il popolo ariano alla massima glorificazione con la fondazione del Terzo Reich, il terzo impero tedesco dopo l’impero germanico medioevale e quello proclamato alla riunificazione della Germania. L’intera nazione tedesca era catturata, colpita dalla potenza di Hitler e credeva ciecamente nelle sue parole e nelle sue azioni. La lucida follia di Hitler La politica antisemita, l’orrore dell’olocausto, la persecuzione anticomunista, facevano parte di un programma accuratamente organizzato il cui tentativo era quello di disumanizzare questi uomini, spogliarli della loro libertà e dignità, renderli schiavi della superiorità tedesca ed infine privarli della vita stessa. È proprio in questo ‘’ progetto di annientamento ‘’ che consiste la lucida follia di Hitler. Questo programma era già stato delineato in gran parte nel ‘’ Mein Kampf ‘’ (la mia battaglia), scritto e pubblicato intorno al 1925. Le teorie esposte si articolavano in cinque punti fondamentali: • Il concetto di razza: I Tedeschi avevano il diritto di affermare la superiorità della razza tedesca, discendente di quella ariana e per questo la più pura. • La difesa della razza: essendo la ‘’ razza padrona ‘’ I tedeschi dovevano dominare il mondo e le ‘’ razze schiave ‘’. Inoltre dovevano preservare la purezza della razza; venne quindi instaurato l’obbligo ai tedeschi di sposarsi solo tra loro; ed inoltre furono sterminati I malati di mente, le persone deboli, gli infermi e chiunque fosse un portatore di handicap. • La comunità razziale: lo Stato nazista doveva espandersi sino a creare una comunità che abbracciasse tutti i tedeschi puri nel mondo. • Il culto della personalità: era un principio già presente nella dittatura fascista e in quella comunista. Il capo era l’incarnazione di tutte le virtù e del principio di autorità per cui bisognava sottostare ai suoi ordini. • Lo spazio vitale: I tedeschi avevano il diritto di espandersi e di conquistare l’egemonia in Europa, fino ad estendersi verso Est in Polonia, Cecoslovacchia e Russia. Questi territori dovevano essere occupati e i ‘’sottouomini’’ slavi dovevano servire il ‘’popolo dominatore’’. Benché non esistessero fondamenti scientifici, Hitler affermava con sicurezza la superiorità della Germania e la purezza della sua popolazione, ricavando tali concetti dalla ‘’ Germania ‘’ di Tacito, libro scritto durante il primo secolo dell’Impero Romano. ‘’ Ritratti di Nerone ‘’ dagli Annales di Tacito, le megalomanie e le follie dell’imperatore Dalle pagine dei libri XIII – XVI degli Annales di Tacito emerge chiaramente il progressivo svelarsi della natura malvagia di Nerone, principe dal 54 al 66 d.C. Tale degenerazione procede di pari passo con l’emancipazione dal controllo della madre Agrippina e con il venir meno della positiva influenza di Afranio Burro, prefetto del pretorio e di Seneca, il filosofo suo precettore. La morte della madre toglie ogni freno alla degenerazione dei costumi privati dell’imperatore che si abbandona in ogni sorta di dissolutezze e sempre più deliberatamente manifesta la sua sconveniente passione per le gare ippiche, la musica e il canto. L’emancipazione avviene attraverso una serie terribile di delitti: _ l’Uccisione di Britannico (Annales, XIII, 15-16) Il giovinetto britannico è la prima vittima del perfido Nerone, che vede in lui un pericoloso aspirante all’Impero, in quanto figlio di Messalina, la prima moglie di Claudio. Egli era invece figlio di Agrippina e del primo marito di lei, Domizio Nerone, ed era stato adottato da Claudio, che si era unito in seconde nozze con Agrippina. Quest’ultima poi, sentendo sempre più indebolita la sua autorità presso il figlio, si servì di Britannico per intimorire Nerone, minacciandolo di appoggiare il giovane che secondo molti era stato illegittimamente privato del diritto di succedere al padre naturale. _ La morte di Agrippina (Annales, XIV, 7) Nel 59 d.C. già da tempo in rotta con la madre, di cui non sopportava più le ingerenze e che si opponeva al suo matrimonio con Poppea Sabina, la fece uccidere affidando l’incarico di sopprimerla ad un liberto, su suggerimento di Seneca e di Afranio Burro. La svolta politica del regno di Nerone, caratterizzato fino allora da una relativa autonomia accordata al senato, è posta nel 62 d.C. in diretta relazione con la morte di Burro, il ritiro a vita privata di Seneca e l’ascesa del nuovo prefetto del pretorio Tigellino. Gli stessi sviluppi del pensiero scientifico contribuivano del resto, a mettere in crisi il quadro di certezze su cui quella cultura si era fondata. Si pensi alla elaborazione della “ teoria ristretta o speciale’’ della relatività formulata da Albert Einstein nel 1905. Questa nacque dall’ esigenza di conciliare due scoperte apparentemente incompatibili fra loro, cioè il principio della relatività del movimento, già scoperto da Galilei, secondo il quale le leggi che regolano I mutamenti interni dei sistemi fisici sono indipendenti dallo stato di quiete o di moto in cui si trovano tali sistemi, ed il carattere assoluto della velocità della luce, la quale si propaga nel vuoto a velocità costante (C), indipendentemente dal fatto di essere emessa da un corpo in quiete o di moto. Einstein comprese che queste due scoperte, le quali sembrano inconciliabili perchè affermano rispettivamente il carattere relativo ed il carattere assoluto del movimento, potevano essere conciliate fra loro solo se si ammetteva che lo spazio ed il tempo, in due sistemi di cui l uno si muova uniformemente rispetto all’altro, non hanno gli stessi valori, ma valori dipendenti dallo stato del sistema a cui si riferiscono. Ciò significa che i valori dello spazio e del tempo cambiano quando si passa da un sistema di riferimento ad un altro, per cui non si può parlare di contemporaneità fra due avvenimenti che si verificano in sistemi diversi, di cui l’uno sia in movimento rispetto all’altro. Ad esempio, due eventi luminosi che ad un osservatore rispetto ad essi equidistante appaiono contemporanei, qualora siano considerati da un osservatore in movimento verso uno e verso l’altro di essi, appariranno l uno successivo all’altro. Questa teoria comportava conseguenze enormi nella rappresentazione dell’ universo, quali l’eliminazione della necessità di ammettere l’ etere come mostrato della luce, il ritardo degli orologi in moto rispetto in moto rispetto a quelli in quiete (empiricamente verificato) e soprattutto la “relativizzazione della massa’’, cioè il fatto che la massa, anziché essere una proprietà costante dei corpi, varia in dipendenza della velocità con cui I corpi si muovono. Einstein espresse questa dipendenza nella celebre equazione che pone l’energia (E) uguale alla massa (m) moltiplicato per il quadrato della velocità della luce (c). E=mc*2 Studio sulla relatività Nella “ teoria generale ’’ della relatività nel 1916, Einstein estese l’affermazione della relatività del tempo e dello spazio, già effettuata a proposito di due sistemi in movimento l’uno rispetto all’altro, a tutti I sistemi di riferimento possibili, dichiarando che le leggi della natura restano sempre le stesse, qualunque sia il sistema di riferimento che si assume, cioè si riferiscono a valori che variano tutti insieme a seconda del sistema a cui si fa riferimento, mantenendo inalterati I rapporti reciproci. In tal modo non solo il tempo e lo spazio, ma tutte le grandezze naturali (movimento, massa, energia, etc.), hanno valori relativi al sistema di riferimento che si considera, e non esiste un sistema privilegiato rispetto a tutti gli altri. Anche questa teoria era gravida di conseguenze di carattere generale, quali l’idea dello spazio ed il tempo possono essere unificati in una unica grandezza a quattro dimensioni chiamate “crono - topo’’, costituita dalle relazioni esistenti tra i corpi; che l’universo nel suo complesso è di dimensioni finite, anche se non ha limiti; che infine la geometrica più adatta a descriverlo non è quella di Euclide, basata su uno spazio infinito ed uniforme, ma quella di Riemann, basata su uno spazio “curvo’’, i cui piani siano superfici sferiche. L’intera meccanica Newtoniana veniva in tal modo, come si vede, rivoluzionata, poichè si riduceva ad essere un caso particolare, valido per un singolo sistema, della teoria generale della relatività. Einstein portò importanti contributi anche ad altre teorie fisiche , quali la teoria quantistica, con la scoperta dell’effetto fotoelettrico, ed elaborò riflessioni di carattere filosofico sulla fisica, negando anche la fisica quantistica possa portare ad una concezione deterministica dell’universo. E’ celebre, a questo proposito, la sua frase secondo cui “Dio non gioca a dadi’’, la quale rivede una concezione teistica della realtà, anche se Einstein non ebbe un’idea precisa della trascendenza divina, ma fu piuttosto propenso a pensare Dio come una specie di natura imminente a tutte le cose. Albert Einstein e il pensiero filosofico Einstein definì I principi fisici come “libere invenzioni del nostro intelletto’’ anziché come a comode formulazioni sintetiche dei rapporti fra fenomeni, come avrebbe supposto il vero seguace di Mach. Benché, però, potesse esserci bisogno dell’intelletto creativo umano per andare oltre i modi di pensiero tradizionali, ciò non significa che secondo Einstein qualsiasi vecchio principio potesse funzionare. Egli pensava, piuttosto, che quando un teorico riusciva a dare una correlazione matematica semplice e una rappresentazione altrettanto semplice dell’esperienza, stava fornendo una “copia’’ adeguata della realtà. Senza dubbio non intendeva asserire che la scienza sarebbe riuscita infine a conseguire una descrizione completa e definitiva del mondo. Nella sua filosofia della scienza c’era nondimeno una forte componente “realistica’’: egli credeva che una teoria scientifica fosse composta da un insieme di assiomi o principi fondamentali che potevano essere scelti liberamente dall’atto creativo dello scienziato. Da questi assiomi si potevano dedurre matematicamente teoremi, i quali dovevano poi essere verificati sperimentalmente. A differenza di Newton, Einstein non credeva che gli assiomi potessero venire derivati direttamente o logicamente dai dati dell’esperienza, da fenomeni. Essi richiedevano, invece, un atto creativo di costruzione matematica. La connessione con i fenomeni veniva alla fine della catena di deduzioni, quando i teoremi del sistema matematico venivano messi a confronto con l’esperienza. L’intero processo era guidato da un assunto apparentemente a priori, che ci desse una sorta di “armonia prestabilita’’ fra pensiero e realtà, quasi come avevano supposto molto tempo prima gli aristotelici.
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