Scarica Transizione Demografica: La Rivoluzione della Popolazione - Prof. Sironi e più Sintesi del corso in PDF di Demografia solo su Docsity! Transizione demografica: La transizione demografica è un paradigma, un modello di evoluzione della popolazione che in tempi diversi, ma in modalità simili, è stato sperimentato da diverse popolazioni del pianeta. I numeri della crescita: Quando l’Homo sapiens appare, molte altre specie erano già scomparse e molte erano già sulla terra da tempo immemorabile. Nel 10 mila aC gli abitanti del pianeta erano circa 5 milioni (ovvero più o meno gli attuali residenti in Finlandia)siamo nel Neolitico. Nel 1000 dC gli abitanti erano circa 250 milioni (meno degli attuali abitanti degli USA)separazione tra alto e basso medioevo. Nel 1500 dC si sale a circa mezzo miliardo (meno della metà degli attuali abitanti in Cina) Nel 2000 dC si sono superati i 6 miliardi. Nel primo millennio dC la popolazione mondiale è oscillata tra i 200 e i 250 milioni. Nel secondo millennio è invece passata da 250 milioni a 6 miliardi. Transizione demografica: La rivoluzione tecnologica ed industriale non solo favorì in una prima fase la crescita demografica, ma innescò anche un processo di cambiamento del regime demografico. Tale cambiamento prende il nome di transizione demografica. La sopravvivenza: Spariscono le catastrofiche e terribili malattie (in particolare la peste) che avevano frenato lo sviluppo della popolazione europea. Maggiore attenzione nei riguardi della salute. Sviluppo culturale e scientifico consentono di individuare i meccanismi di trasmissione delle malattie infettive (che costituivano circa i 3/4 delle cause di morte) grazie alle scoperte di Koch e Pasteur. La mortalità inizia a diminuire. La durata di vita media passa da valori poco superiori ai 30 anni a oltre 50 nei primi anni del XX secolo. In seguito gli sviluppi della medicina e la costruzione di un sistema sempre più efficiente di sanità pubblica la sopravvivenze continua a fare passi da gigante. A fine XX secolo durata media di vita supera agli 80 anni. Parole chiave: innovazione tecnologica, scoperte scientifiche, maggiore riguardo alla salute, efficiente sanità pubblica. NB: Mortalità¿ Decessi Tot . popolazione Letalità¿ Decessi Infettati La catena quindi è questa, sviluppo scientifico e tecnologico (penso a Koch e Pasteur) sono motore di sviluppo economico e demografico, e a sua volta c’è un circolo virtuoso, lo sviluppo demografico è motore di uno sviluppo economico, e se cresce l’economia ci sono più risorse da investire in ricerca e sviluppo. Nella storia si ha un’evoluzione della mortalità infantile, che come vediamo diminuisce nel tempo in maniera continuativa dal 1875 al 1975 (e oltre). Vediamo che c’è un bel picco nel 1918, e non è la guerra che ha impattato tanto sulla mortalità infantile, ma è l’epidemia di Spagnola che ha avuto un effetto devastante. Andiamo a vedere i figli per donna: A metà ‘800 eravamo attorno ai 5 figli per donna, data l’alta mortalità infantile si cercava di compensare la morte dei bambini attraverso nuove nascite, di modo che almeno qualcuno riuscisse a sopravvivere. Quando però le condizioni di vita migliorano e la mortalità scende, questa necessità di mettere al mondo tanti bambini inizia a svanire, e lo vediamo in tabella che dal 1860 al 1910 generalmente il numero medio di figli per donna decresce in tutti i paesi. Curioso il caso della Francia, che aveva un valore già basso nel 1860, e diventa ancora più basso. L’Italia è quella che diminuisce meno degli altri. Perché la Francia partiva nel 1860 da una situazione migliore di quella che l’Italia raggiunge nel 1910? perché la Francia stava già sperimentando la transizione demografica, ovvero un cambiamento nel paradigma della popolazione da una situazione iniziale ad una situazione finale, con una transizione in mezzo, e questo cambiamento è sperimentato da popolazioni in tempi diversi, e la Francia è il primo paese ad averla sperimentata. In Italia il declino della fecondità inizia più tardi, nel secondo dopoguerra era in linea con quella degli altri paesi, inizia a diminuire in maniera più accentuata negli anni ’70 e ‘80 ed attualmente è tra le più basse al mondo. La transizione sanitaria generalmente anticipa la transizione riproduttiva, poiché il declino della mortalità precede il declino della natalità. NB: Nei Paesi meno sviluppati la Transizione si avvia nel corso della seconda metà del XX secolo, ed è ancora in corso. (Es: Nigeria). Un prospetto riassuntivo: Fase A (Prima): MortalitàLa mortalità è altissima, la durata della vita media non supera i 30 anni, con una mortalità infantile estremamente elevata (circa 30%). FeconditàPer compensare gli alti livelli di mortalità (soprattutto infantili) si mettevano al mondo mediamente oltre 5 figli per donna e la contraccezione per come la conosciamo oggi non c’era. MigrazioniIn quel periodo i livelli di migrazione erano estremamente bassi, anche perché i trasporti ed i collegamenti erano difficoltosi. PopolazioneLa popolazione era quasi stabile, il tasso di natalità era di poco superiore al tasso di mortalità, e la popolazione era giovane perché la durata della vita media era bassa. Fase B (Durante): MortalitàE’ diminuita molto FeconditàLa contraccezione è ancora poco efficiente, perché la transizione riproduttiva è incompleta e avviene solo dopo che è avvenuta quella sanitaria. MigrazioniLivello delle immigrazioni molto basso, il livello delle emigrazioni è molto alto. PopolazionePopolazione in forte crescita perché è alto il delta tra n e m, e la popolazione è giovanissima, perché la mortalità infantile diminuisce ed il tasso di natalità è sostenuto Fase C (Alla fine): MortalitàLa durata della vita diventa oltre i 70 anni, la mortalità infantile scende sotto l’1%. FeconditàIl numero medio di figli per donna si stabilizza attorno al livello di replacement che è attorno al 2, e si afferma una contraccezione moderna. MigrazioniCominciano ad immigrare nuovi soggetti (complice anche lo sviluppo economico), e le migrazioni diminuiscono per l’evidente miglioramento delle condizioni. PopolazioneLa popolazione può essere costante o in declino, e la popolazione invecchia. Fase D (Dopo): è ancora tutto da scrivere MortalitàSi potrà vivere fino a 100 anni o quasi? La mortalità infantile si annullerà o quasi? FeconditàI figli per donna saranno meno di 2? La contraccezione potrà avvalersi anche di tecniche di fecondazione assistita? MigrazioniI movimenti migratori saranno anche virtuali? (uno potrebbe avere la sede di lavoro in un posto e la residenza fisica in un altro luogo). PopolazioneCi sarà un declino oppure sarà a cicli? Sicuramente di questo passo la popolazione sarà molto vecchia. Aumenta anche il numero di persone che arrivano ad età considerate “estreme”, e abbiamo visto come partendo dal 1850 arrivando anche solo al 1905 (come date di nascita), il numero dei centenari (specialmente donne) sia cresciuto parecchio, ed adesso arrivare ai 100 anni è una prospettiva molto meno irrealistica di prima. Arrivare a cent’anni sempre più comune in Italia, da poche decine di unità a metà XX secolo si è arrivati a 5 mila a fine del XX secolo, e si arriverà oltre le 150 mila a metà XXI secolo. Esiste anche, tra le analisi che vedremo più avanti, l’evoluzione della curva di sopravvivenza, vale a dire ogni 100k persone che nascono, vediamo come la curva in blu si restringe. Sulle ascisse abbiamo l’età degli individui, e se la popolazione invecchia mi aspetto che ogni 100k nati ne muoiano pochissimi nei primi anni della loro vita, per poi morire più in làsi parla di rettangolarizzazione della curvacurva che tende a portarsi dietro tutti finchè si riesce, per poi scendere più in là. La curva in nero è la curva di sopravvivenza dell’Italia del 1871, ossia dell’Italia appena post- unitaria, che era una popolazione di cui dei 100k solo 60k superavano l’età infantile, poi superati i rischi dei primi anni di vita la curva si appiattiva e poi scendeva. Se nel 1871 arrivavano ad 80 anni solo 10k persone, oggi ce ne arrivano oltre 90k. Cambiamento senza fine: ogni generazione vive in un nuovo mondo Nel vecchio mondo un figlio vedeva rispecchiato il proprio destino sul volto del padre (nel fortunato caso di riuscire ad arrivare alla sua età). Oggi un figlio arriva facilmente alla stessa età del padre, ma in condizioni di benessere fisico molto migliori. Non solo: vive inoltre mediamente 8-10 anni in più. Un figlio a 40 anni è come il padre a 32. Un figlio a 80 anni è come il nonno a 64. Un nuovo equilibrio? Come abbiamo già detto, il concetto di “Transizione” indica il passaggio da una situazione di equilibrio ad un’altra sempre di equilibro, ma su livelli diversi. Nel mondo occidentale la Transizione demografica sembra concludersi già negli anni Cinquanta. La speranza di vita risulta in quel periodo salita vicina ai 70 anni e il numero di figli attorno a 2. In realtà nuovo equilibrio non può essere considerato (ancora) raggiunto. Per 3 motivi: • La mortalità continua a diminuire e la longevità ad aumentare (livello “finale” quindi non ancora raggiunto) • La fecondità è diminuita sotto i 2 figli per donna (livello di equilibrio nel ricambio generazionale) e in molti paesi occidentali (Italia in primis) continua a rimanere sistematicamente sotto tale livello • Nuovi importanti cambiamenti si innescano a partire dagli anni ’60 del XX secolo, in termini di formazione dell’unione di coppia e della famiglia.