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Tesina: Giuseppe Fiorelli e gli scavi a Pompei Indice:
- Fasi iniziali della vita di Fiorelli
- Direttore e ispettore degli scavi a Pompei (1863-1875)
- Considerazioni generali delle modifiche che apporta allo scavo
- L’invenzione dei calchi (1863)
- Il plastico di Pompei (1861-1879)
- “Pompeianarum Antiquitatum Historia” (1860-1864)
- “Giornale degli scavi” (1861-1865)
- Scuola Archeologica di Pompei (1866)
- “Descrizione di Pompei” (1875)
- “Guida di Pompei” (1887)
- Fasi finali della vita di Fiorelli
- Quello che ci ha lasciato
- Fasi iniziali della vita di Fiorelli Giuseppe Fiorelli nacque a Napoli l’8 giugno 1823, da Teresa Giannettini e Gaetano Fiorelli. Proveniva da una famiglia agiata e suo padre fin da bambino lo indirizzò verso una carriera forense. In seguito si laureò in giurisprudenza a Napoli nel 1841 e praticava già nello studio dell’avvocato Cirillo. Allo stesso tempo approfondiva la numismatica con B. Tuzii, collezionista e mercante di monete. Redige delle prime pubblicazioni a carattere scientifico nel 1841 sul Bollettino dell’Instituto di corrispondenza archeologica di Roma e fa delle osservazioni sopra talune monete rare di città greche e sulle monete inedite dell’Italia antica descritte. Grazie a queste pubblicazioni viene nominato corrispondente della R. Accademia Ercolanense, della Società degli antiquari del Nord e dell’Instituto di corrispondenza archeologica di Roma. Grazie alle segnalazioni del ministro N. Santangelo lo assunsero come ispettore addetto alla soprintendenza generale degli Scavi di antichità di Napoli nel 1844. Venne impiegato in particolare nel riordino del medagliere del R. Museo Borbonico. Ma durante il 1846 le sue idee politiche liberali gli crearono difficoltà nella sua carriera. Quindi decide di partecipare al congresso degli scienzati di Genova, ove fu vicepresidente della sezione di archeologia. Rientra a Napoli nel 1847 e diventa ispettore degli scavi a Pompei, ma il 24 aprile 1849 viene arrestato per imputazione politica, con la sospensione della Costituzione hanno dovuto prendere dei provvedimenti disciplinari, rimane nove mesi in detenzione nelle carceri di S. Maria Apparente (Napoli) e nel 1950 ovviamente viene licenziato dall’incarico. Durante il suo incarico fece dei lavori di riforma, come mettere a posto la catalogazione, al Museo Borbonico, ed è un periodo importante perché capisce il sistema di lavoro che c’era a capo dei Borbone. Quando viene rilasciato è costretto a trovare impiego come contabile e scritturale presso una ditta di forniture di asfalto. La sua situazione migliora a partire dal 1851 quando Leopoldo di Borbone, Conte di Siracusa, lo prende sotto la sua ala proteggendolo e infatti in seguito diventerà suo fiduciario, confidente e amico. Lo accompagnò in molti viaggi nel 1857 come a Parigi, in Austria e in Germania. Riesce anche a consigliare il Conte nel 1859 a convincere Ferdinando II a non stringere un alleanza con la casa d’Austria, ma il Conte viene respinto dal sovrano. Come fiduciario del Conte dà agli scavi di Cuma un impronta scientifica, allora insulare a Napoli. Nel 1853 stampa all’interno del giornale dei ritrovamenti la “Notizia dei vasi dipinti rinvenuti a Cuma nel MDCCCLVI” (1856). Nonostante tutti i suoi lavori, la sua attenzione era sempre verso Pompei anche se effettivamente nemmeno con il supporto del Conte può tornare ancora in campo (motivi politici). Dopo il tour europeo del 1857, Fiorelli fa una stesura di un opuscolo chiamato “Sulle regioni
pompeiane e della loro antica distribuzione”, nel 1858 viene pubblicato in sei dispense e affronta come primo punto il compito di ricostruire dalla suddivisione e numerazione originaria della città augustea in regiones e insulae e di fissare coordinate toponomastiche unitarie che potessero venir estese anche all’impianto viario ancora da scoprire. Alla caduta del Regno di Ferdinando II, Fiorelli seguì il Conte di Siracusa per breve tempo a Torino, ma che poi morirà pochi mesi dopo a Pisa. Rientra a Napoli e viene nominato professore di Archeologia all’università (ottobre1860) e a dicembre viene reintegrato come ispettore presso la soprintendenza degli Scavi del Museo Nazionale. A settembre del 1863 anno verrà confermato come direttore degli scavi a Pompei, dopo la malattia di Spinelli. Biografia di Fiorelli nella “Guida di Pompei”
- Giuseppe Fiorelli (Fig. 1) nacque aNapoli 18' giugno del 1823 da Gaetano e 'Teresa Giannettino. I padre era stato un ufficiale borbonico, destituito a seguito della rivoluzione del 1821.
- Conseguì, a soli diciotto anni al laurea ni giu- risprudenza e cominciò ad appassionarsi a ricerchedi numismatica greca e romana, sotto la guida, sempre a Napoli, di un tal Benigno Tuzii, esperto numismatico nonché trafficante di opere d'arte. Già nel 1841 pubbli- cò due note • "Medaglie inedite di Taranto" e "Scavi di Taranto" nel "Bullettinodell'Istituto di Corrispondenza Archeologica". Ilfamoso "Instituto" erastatofondato a Roma il 9 dicembre 1828 dal Gerhard, dal Thorvaldsen, dal Bunsen e dal Kestner. I "Bullettino dell'Istituto" e gli "Annali dell'Istituto" diedero poi origine, rispettiva- mente, ale "Achenische Mitteilungen" ed alle "Roemische Miteilungen" nonché alo "Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts"
- Asoli ventuno anni pubblicòle "Osservazioni sopra talune monete rare di città greche", definite dal Braun 'erudita opera', che gli avrebberovalso al nomi- na a Socio Corrispondente dell'Accademia Ercolanese di Napoli"edell'"Istituto Archeologicodi Roma" non- ché il grado di Ispettore dellaSoprintendenza Generale degli Scavi di Antichità in Napoli. 1846-1849. La sua prima attività a Pompei si svolge per un triennio.
- Il 4 marzo del 1848, giorno ni cui Carlo Alberto promulgò nel suo regno loStatuto, li venticin- quenneFiorelli (già iscritto al movimentorepubblicano della "Giovine Italia" fondato da Giuseppe Mazzini), dopo essersi procurato due cannoni, scrisse al Sottintendente di Castellammare per la Guardia Nazionale, offrendo l'opera sua e dei custodi pompeia- ni (venti uomini) ed incitando i fratelli oppressi a libe rare ed unificare il Paese.
- Il ritorno della tirannide borbonica ebbe anche per lui funeste conseguenze: li 24 Aprile del 1849 venne gettato nelle carceri di S. Maria Apparente con l'accusa di repubblicanesimoe di attentato alla sicurez za dello Stato (Fig. 2). Sappiamo dagli "Appunti autobiografici" delo stes- soFiorelli, che il suo arresto avvenne a seguito di una denunzia sporta per invidia dal marchese Bernardo Quaranta, uno dei membri dell'Accademia Ercolane- se", poiché li Fiorelli, nella sua qualità di Ispettore, aveva pubblicatoun primofascicolo del "Giornale degli Scavi di Pompei": "Appena pubblicato ilprimo fascicolo del 'Giornale degli Scavi di Pompei', al mia abitazione uf invasa dagli sbirri, checonfiscaronoal partestampata e ne portaron via i manoscritti destinati alla sua continua- zione, avendomi l'Accademia additato alla Polizia quale un settario, inteso adoffendere al dignità del Governo". Tale accusa - specifica li Fiorelli - uf sostenuta "colpre. testo assai specioso, chedellecose di Pompei doveva solo occuparsi l'Accademia, e non era lecito ad a l t r i di pubbli. care documenti ufficiali, che tanta luce gettavano sulle scoperte pompeiane.... delle carte, che oi avevo copiate edordinate, al polizia borbonica, comesempre sciocca, ne fece un auto da fé".
- Dopo cinque mesi, nel gennaio del 1850, li Fiorelli fu scarcerato per insufficienza di prove; desti- tuito conseguentementedall'impiego, visse inristrettez- ze,lavorando come contabile ed aiutante in una piccola impresadimanutenzione stradale.
- L'amico Fausto Niccolini lo presentò al prin- cipe Leopoldo di Borbone Conte di Siracusa (Fig. 3,) fratello del er Ferdinando II, nobiledi tendenze libera- li, che - da collezionista ed
Fiorelli con il suo metodo di scavo pone fine alle “levate verticali” per procedere piuttosto con un indagine orizzontale, rispettosa della stratigrafia dei depositi vulcanici e dei relativi manufatti in crollo. Aree principali degli scavi diretti da Fiorelli In particolare i suoi scavi ebbero inizio di fronte alle Terme Stabiane, mettendo allo scoperto al Casa di Cornelio Rufo (VIII, ,4 15). Si trasferirono quindi nel vico dell'Albergo di Sittio (VI, 1, 44-45) per unire al Via dell'Abbondanza alla Via di Nola, restituendo alla luce cinque insulae e parte di una sesta. Contempo- raneamente si misero alo scoperto le insulae ad ovest e an o r d del Tempio di Venere. Anche la Porta Stabiana fu riunita alle abitazionigià scavate presso ilquadrivio di Marco Olconio.
- Considerazioni generali delle modifiche che apporta allo scavo
- Metodo innovativo dello sterro per strati orizzontali dall’alto : prevedeva lo scavo di case dall’alto e non dai lati. In questo modo si possono recuperare i dati relativi alle strutture superiori, ricostruire fasi dei crolli e permette anche restauri ed eventuali ricostruzioni (visione verso i principi di stratigrafia).
- Divide Pompei in “regiones” (quartieri) e in “insulae” (isolati): è una successione di numeri che insieme formano una spirale che va da sinistra verso destra e dato che è una serie di numerazione di ingressi di edifici che aiuta a localizzare in modo preciso e dettagliato ogni reperto. Quindi Fiorelli suddivise la città in regiones=quartieri, in insulae=isolati di abitazione e in civici=numeri civici degli accessi dalla strada.
- Planimetria della città : che doveva essere sempre aggiornata e che infine viene pubblicata nel 1872 dall’ingegnere Giacomo Tascone.
- Scrupoloso e dettagliato inventario : che riguardava tutto il sito esplorato, facendo anche dei disegni di piante e copiando pitture e oggetti.
- Plastico di Pompei : progetto importante soprattutto dal punto di vista della documentazione dello scavo, dandoci appunto un idea dettaglia ma anche complessiva delle aree scavate e riportate alla luce grazie al suo lavoro di intervento.
- Pompeianarum Antiquitatum Historia : l’opera in cui Fiorelli trascrive tutti i diari di scavo borbonici.
- Giornale degli scavi di Pompei
- Scuola archeologica di Pompei : fondata grazie anche alla sua collaborazione nel 1866.
- Biglietto di ingresso : questa idea di Fiorelli è molto importante perché offre una visione non solo più di nicchia ma a tutti e quindi ad un grande pubblico. Pompei come valorizzazione visto come un bene culturale collettivo di cui fruire (visione di archeologia pubblica).
- L’invenzione dei Calchi (1863) Prima di Fiorelli si era già tentato di recuperare impronte lasciate dai corpi nella cenere indurita dal flusso piroclastico. Infatti negli anni degli scavi condotti sotto il regno borbonico, si era dato avvio alla tecnica del calco in gesso per recuperare materiali organici, come arredi delle case, grazie all’iniziativa del Principe di Sangiorgio. Antonio Bonucci nel 1823 aveva segnalato un impronta lasciata nella cenere da una porta. Il 25 novembre 1856 il soprintendente realizza infatti il primo calco di una porta a due ante, pochi anni dopo, nel 1859, venne riprodotta un’altra porta, quella di una bottega della Regio VII. Primi calchi: “Vicolo degli scheletri” Tra il 3 e il 5 febbraio del 1863 che il Fiorelli sperimentò la tecnica del calco sulle vittime, in particolare su quelle ritrovate durante lo scavo del vicolo tra le insulae VII 9 e VII 14, vicolo che era denominato “Vicolo degli scheletri”. In questo luogo rinvennero quattro individui e di essi eseguirono i primi calchi. Erano un uomo supino, una donna caduta sul fianco destro, una fanciulla caduta bocconi con il capo sul braccio sinistro, una donna caduta sul fianco sinistro e con il volto coperto, definita “donna incinta” per l’addome gonfio. Il primo calco realizzato è stato fatto su un uomo adulto molto alto e dalla solida corporatura, con
tracce evidenti della veste e dei sandali e un anello in ferro al dito della mano sinistra. Il secondo e il terzo invece erano due vittime di sesso femminile, una delle due probabilmente un adolescente, l’altra invece una donna adulta e sono state interpretate come madre e figlia. Invece il quarto sempre di sesso femminile sempre rinvenuto con gli altri non sembrerebbe pertinente al gruppo e poteva essere una dama dell’alta società (dato che era ben distinta rispetto alle altre due donne), o una donna semplicemente sposata oppure chi addirittura pensa che poteva essere una prostituta. Comunque tutto sembrerebbe indicare che questo gruppo di persone fossero una famiglia composta dal padre e la madre di famiglia, la figlia (rinvenuta con la madre) e la donna detta “incinta” che sembrerebbe staccata dal gruppo. Calchi della “Casa del Bracciale d’oro” La Casa del bracciale d’oro è una delle grandi case signorili costruite sulle mura della città con mirabile vista sul golfo, nella cosiddetta “Insula Occidentalis”. All’interno di questa struttura rinvengono diverse vittime, questo gruppo è costituito da due individui e un bambino, rinvenuti molti vicini fra di loro. Una delle vittime era certamente una donna per il bracciale d’oro che aveva al braccio destro, mentre con il braccio sinistro sosteneva un bambino in tenera età. Oltre al bambino la donna vicino a lei teneva in un sacchetto o cofanetto un cospicuo gruzzolo di quaranta aurei, 176 denari d’argento, due anelli d’oro ed una gemma. Affianco alla donna e al piccolo c’era anche una figura adulta che poteva essere un loro congiunto. A pochi metri di distanza si rinvenne un bambino di circa 4 anni e presenta una posizione innaturale delle braccia e delle mani, la tunichetta scomposta, il cranio che biancheggia in più punti invece sono la testimonianza della morte. Si può ipotizzare che è staccato dagli altri perché a provato a fuggire dalla catastrofe da solo passando attraverso il corridoio che conduceva al giardino. È stato possibile eseguire il calco del bimbo di 4 anni. Calchi delle case di M. Fabius Rufus e del Criptoportico La Casa di M. Fabius Rufus è un abitazione signorile collocata sull’insula Occidentalis. All’interno di questa grossa struttura, troviamo la morte di quattro individui (rinvenuti nel 1961). Uno di essi era stato rinvenuto disteso sul pianerottolo della scala, di questo inividuo non è stato possibile fare il calco mentre degli altri 3 si. La Casa del Criptoportico è una residenza signorile che si apre sulla via dell’Abbondanza nell’insula
- Era una domus lussuosa e all’interno presentava perfino un impianto di terme privato, al suo interno troviamo i resti di dieci individui, più in particolare recuperati in giardino. Di quattro di essi fu possibile eseguire il calco. Si trattava di un uomo supino, di un gruppo di due donne una col capo appoggiato sul corpo dell’altra e infine un adolescente di cui è esposto in mostra il calco originale. Quest’ultimo era un giovane di circa 15 anni, che presenta ancora tracce evidenti della calzatura in cuoio di cui ne è rimasta una netta impronta e il calco riesce addirittura a riportare alla luce gli elementi originali in ferro che rinforzavano la suola. Calchi di Boscoreale Diverse fattorie del territorio pompeiano sono abitate e sono anche luoghi dove possono essere quindi ritrovati degli individui. Ad esempio in quella della Villa del Tesoro delle argenterie in località Pisanella a Boscoreale, sono stati rinvenuti cinque corpi e su 3 di loro è stato possibile effettuare i calchi. In questo luogo sono stati rintracciati anche resti di animali come gli scheletri di tre cavalli, di un maiale, di un cane e di un pollo. Questi furono i calchi maggiormente danneggiati dai bombardamenti (1943), durante la seconda guerra mondiale (resta solo il calco della testa di donna). Calco di cane di “Casa Orfeo” La Casa di Orfeo si apre lungo la via del cosiddetto “Quadrivio di Orfeo” e si dirige verso Porta Vesuvio. A guardia della casa venne lasciato un cane, probabilmente legato al collare, che non riuscì a scappare e morì nel vano tentativo di uscire dalla porta chiusa. Il 20 novembre del 1874 si realizzò il calco del cane, ed è stato uno più difficili e meglio riusciti, per
Soprintendenza del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, infatti, vi sono documenti che fanno risalire all’ottobre di quell’anno e poi alla fine di giugno del successivo, l’esecuzione a opera di Domenico Padiglione del modello in sughero della Villa di Diomede, sotto il controllo dell’allora direttore degli scavi di Pompei Antonio Bonucci. Da quanto si può dedurre dalla Guida per lo Real Museo Borbonico3, in data 1824 risultano finiti ed esposti già due modelli del genere, oltre al menzionato: quello dell’Anfiteatro e quello del tempio di Iside. Il lavoro non finì lì4, probabilmente per gli ottimi risultati forniti dalla particolare tecnica e dall’abilità dell’artigiano, e in data 2 maggio 1826 risulta eseguito il modello, sempre in sughero quindi con la stessa tecnica, dell’intera insula scavata a est del Foro che includeva oltre allo stesso, il Pantheon, il tempio di Mercurio, il Calcidico ed altre abitazioni private. Ed ancora una volta le riproduzioni non si concludono lì, tant’è che in quello stesso anno viene commissionato all’artigiano oltre al completamento del modello del Calcidico anche quello degli edifici adiacenti in modo di poter così completare l’intera insula VII Il modello precedente a quello di Fiorelli, riprodotto in scala 1.48, prodotto all’epoca della dominazione francese e borbonica, è invece oggi perduto. Il Plastico di Pompei è stato voluto nel 1861 da Giuseppe Fiorelli, costituisce, in quanto riproduzione conservativa del sito archeologico al momento dello scavo, uno strumento prezioso che documenta contesti irrimediabilmente perduti, decorazioni parietali in disfacimento avanzato, intonaci e ambienti ormai di difficile lettura. Si pone come strumento imprenscindibile per la conoscenza approfondita dell’aspetto degli scavi fra Ottocento e Novecento. Questo plastico però costituisce una documentazione di prima mano per strutture architettoniche e insiemi decorativi deteriorati dagli agenti atmosferici o distrutti nel drammatico bombardamento del
Ma possiede anche un valore intrinseco di pregiato manufatto artigianale, prova di una tradizione secolare che affonda le sue radici nella creazione della felloplastica settecentesca, come i ricercati sugheri acquisitati dal re Gustavo III di Svezia che volle portare con se la memoria delle assolate terre meridionali e delle sue architetture classiche. Offre una visione d’insieme della città antica, vera e al contempo immaginaria (casa delle bambole- miniatura). Svolge la funzione di “deposito della memoria”, proprio come strumento finalizzato alla conservazione e trasmissione della memoria. Ritrae una porzione di realtà fisica o progettuale di particolare interesse e deriva anche da un desiderio dell’uomo che ha di comprendere la percezione di una realtà e in questo caso in particolare la sua estensione e articolazione spaziale. Quindi doveva essere chiara la programmazione, dell’organizzazione spaziale, della struttura economica e culturale della città o ancora le funzioni e le destinazioni di determinati “quartieri” e “aree”, con anche le loro espansioni. Fiorelli quindi voleva creare uno strumento nuovo per l’osservazione della città, un nuovo modo per valutare ciò che man mano si andava acquisendo dallo scavo stratigrafico per farne, al tempo stesso, uno strumento di programmazione e pianificazione degli interventi che egli prevedeva di attuare nel futuro. L’obbiettivo era anche quello di trasmettere alla comunità scientifica del tempo e certamente al grande pubblico di allora, come diremmo oggi, la percezione e l’immagine che di questa grande città del passato, unica ad essere sopravvissuta agli eventi e al tempo, che era possibile avere. Il plastico è stato dato in custodia dal 1950 al Museo archeologico di Napoli. Nel 1866 l’archeologo tedesco Johannes Overbeck definisce il plastico come “Un’opera d’arte estremamente incantevole e ammirevole.” Quest’opera di Fiorelli rappresenta la prima riproduzione di un’intera città mai fatta, divenne subito esso stesso un monumento. Modello che racconta di una Pompei perduta, così come la avevano ritrovata gli scavatori, ma ricostruita attraverso disegnatori e artigiani.
Creazione del Plastico Il modello della città di Pompei è stato riprodotto in scala 1:100. Realizzato in sughero, intonaco e carta, con la massima accuratezza ed esattezza, in cui persino le pitture murali e i mosaici pavimentali sono della maestria più raffinata e infatti nella sua totalità è un’opera d’arte estremamente incantevole e ammirevole. Quindi per realizzarlo dal punto di vista pratico viene utilizzata la tecnica della felloplastica, cioè l’arte di plasmare il sughero, ma anche una antica arte usata per costruire modelli di edifici. Grazie all’uso di questa tecnica possiamo appunto notare i suoi presupposti culturali. Molta attenzione nel riprodurre ogni singolo affresco, ogni pavimentazione, ogni decorazione parietale ed elemento costruttivo così come essi dovevano essere visibili al momento dello scavo. Durante questo periodo collochiamo anche la nascita della fotografia archeologica a Pompei, che ci sembra aver influito non poco sul piano cognitivo alla progettazione del grande modello in sughero. Il plastico, come più volte accennato, è stato realizzato in scala 1/100 per cui copre una superficie di una ventina di m2 e raffigura lo stato degli scavi fino ai primi anni del secondo dopoguerra, per cui, rispetto a quanto era visitabile, non comprendeva soltanto alcune insulae della VIII regione e l’anfiteatro, mentre rispetto a oggi è privo di tutte le altre parti scavate dopo tale data. Esattamente come paventato dal Tascone quel plastico per diversi edifici e per molte decorazioni ed affreschi, scomparsi vuoi per degrado vuoi per danni bellici, è ormai l’unica testimonianza di come fossero sul finire del secolo XIX. 17 Dal punto di vista strutturale il modello insiste su di una base di legno compensato di rilevante spessore, formato da più pannelli aderenti fra loro18. Tutte le strutture verticali, mura, monumenti e impianti vari, invece, sono realizzati con fogli di sughero di adeguato spessore, avendo cura di applicare su quelle parti che nella realtà erano di marmo o calcare uno strato di stucco o di gesso, non di rado con un anima interna di irrigidimento in osso, per riprodurne al meglio l’aspetto. Dovunque vi fossero stati degli affreschi, nelle abitazioni e negli edifici pubblici, come pure al loro esterno, sono stati debitamente riprodotti nella stessa scala in ogni minimo dettaglio, da valenti pittori con colori a tempera spalmati su di un supporto di stucco o di stagno, o ancora con colori ad acquarelli su fondo carta, per inciso i più ammalorati dal tempo e dall’incuria. Gli affreschi rivenuti sui soffitti sono anch’essi stati riprodotti sulle relative coperture in miniatura, che consentirne la visione si sono costruite asportabili. Al pari degli affreschi anche i pavimenti, a intarsio, a mosaico o in qualsiasi altra maniera fossero stati realizzati sono stati accuratamente riprodotti disegnandoli e colorandoli su carta porosa. L’insieme sughero, compensato e legno per esaltarne la verisimiglianza è stato lavorato con il pirografo, riproducendone in tal modo ogni sia pur minima incisione, graffito o lesione. Progetto di digitalizzazione 3D del “Plastico di Pompei” Questo progetto è stato ideato dall’Ibam, istituto del Cnr dedicato alla valorizzazione e fruizione dei beni culturali. Consiste nella costruzione di una mappa virtuale (lunga 5 metri e larga 4), navigabile dall’alto o in street view, fino a zoomare sui dettagli più minuti. Un ponte sospeso sul plastico ha permesso di effettuare una ricognizione fotografica da diverse altezze e angolazioni, creando un database di migliaia di immagini (nello specifico 1500), che un team di archeologi e informatici ha poi opportunamente rielaborato. Questi scatti sono stati creati con la metodica detta “macroaerofotografia”, cioè con un carrello mobile appositamente costruito per effettuare le “strisciate fotografiche” sull’area del plastico. Grazie a questo processo hanno acquisito il dataset necessario alla fotomodellazione 3D dell’intero plastico, delle singole insulae e delle singole domus. Questo lavoro è stato fatto dagli specialisti del Laboratorio di archeologia immersiva multimediale (LIAM) dell’Ibam-Cnr, grazie a loro oggi è possibile navigare virtualmente dentro il plastico e dentro ogni singola domus provando a comparare con quel che oggi rimane in situ. I dati forniti dal plastico sono messi a confronto con le reali strutture di Pompei, allo scopo di censire i siti più degradati e bisognosi di cure. In seguito per pianificare al meglio i prossimi interventi di conservazione, i risultati andranno a
- “Giornale degli Scavi” (1861-1865) Alla Scuola Archeologica di Pompei era affidato l’incarico di annunciare i nuovi ritrovamenti, essa dà opera ai suoi lavori con il seguente volume, che contiene la descrizione degli scavi eseguiti nel 1868, nonchè degli edifizi scoperti nel 1866 e 1867, quante volte questi si connettano per la loro giacitura ai rinvenimenti di epoche posteriori. Gli alunni della scuola pompeiana ben sanno, che le loro forze non sono pari al grave assunto, e che la grande varietà degli argomenti a trattare presenta spesse fiate non lievi difficoltà ai più provetti nella scienza; onde tornar deve assai malagevole ad essi, che sono affatto nuovi negli studi delle antichità. Ma li affida la speranza che i dotti vorranno essere indulgenti verso giovani tironi, e che le notizie dei nuovi scavi pompeiani, comunque date, desteranno sempre il più vivo interesse: li sospinge finalmente l’obbligo che essi sentono di mostrarsi non immeritevoli delle cure proigate dal Governo del Re per questo nuovo instituito, destinato a mantener viva in Italia la tradizione delle archeologiche discipline. Seguendo le norme tracciate da Fiorelli, la illustrazione degli scavi verrà fatta secondo l’ordine topografico da lui indicato, considerando la città come divisa in nove regioni, e ciascuna di queste distribuita nelle varie isole che la compongono. Siffatto canone che ha servito di base alla recente numerazione dei monumenti pubblici e privati di Pompei, farà scomparire le improprie nomenclature usate finora nei diversi itinerari, e per i suoi non pochi vantaggi sarà certamente adottato da altri, nelle future pubblicazioni delle classiche rovine di questa celebre città della Campania.
- Scuola Archeologica di Pompei La Scuola Archeologica di Pompei è stata fondata a Napoli da Fiorelli nel 1866, in un edificio tuttora esistente (l’attuale “Ufficio dei Disegnatori”), posto sulla Via Consolare prima di Porta Ercolano. Essa ha svolto un ruolo importante proprio nello scontro tra una archeologia romantica e idfealistica legata ai canoni della Altertumswissenchaft ed una archeologia storicizzata e legata ai monumenti e ai dati archeologici. In questo contesto si agitavano due formazioni culturali diverse, due modi di concepire la disciplina archeologica come teoria e come prassi. L’archeologia aveva bisogno sia di iniziative concrete sia di elaborazioni teoriche. L’archeologia filologica funzionò da motore di spinta verso l’archeologia fattuale e la Scuola Archeologica di Pompei fu protagonista di un esperimento in quella direzione. Un primo tentativo di mettere insieme le due correnti risulta nella proposta di “Legge organica del Real Museo e degli Scavi di antichità” (1848), dove viene indicata che l’attività di scavo esercitata dalla Soprintendenza veniva affiancata dall’insegnamento di Archeologia nel Real Museo. Si trattava di sei insegnamenti:
- Epigrafia
- Numismatica
- Etologia
- Mitica e antichità figurative
- Storia dell’arte antica
- Antichità medievali Alla luce di tutto questo, Fiorelli decise di optare per una fusione tra Museo e Università. La Scuola Archeologica di Pompei si poneva l’obbiettivo di dotare l’archeologia filologica di una preparazione diretta sui monumenti e sui materiali mobili. Nel 1858 il sintetico contributo “Sulle regioni pompeiane e sulla loro antica distribuzione” riflette la sua perdurante volontà di sistematizzare la realtà della città antica in una visione unica. Questo è l’aspetto che lo lascia inquadrare nella prospettiva dell’archeologia fattuale. Tutto ciò serviva per creare i presupposti perché prevalesse la scelta dell’archeologia fattuale, che racchiudeva in sè le prerogative della tutela e il nuovo modo di gestire lo scavo, rispetto all’archeologia filologica dominio delle Università (Fiorelli scelse archeologia filologica). Quindi equivale alla creazione di una scuola professionale e non accademica (dove si accedeva senza laurea e si apprendeva la tecnica di scavo, quella del restauro e la metodologia di descrizione
dei monumenti) più che dovuta ad una differenza verso l’insegnamento universitario. Era volontà di Fiorelli di fare una Scuola professionale di altissimo livello ma nello stesso tempo nutriva la consapevolezza che quell’insegnamento andava allargato ad altri campi del sapere e che l’archeologia filologica doveva marciare in parallelo con quella professionale. Fiorelli in una sua nota del 21 gennaio 1869 aveva scritto che dopo aver dato ai giovani tutti gli insegnamenti sul campo scientifico, potevano indirizzarsi in seguito sulla base delle loro tendenze intellettuali. Gli studi di Pompei valgono a formare più che uno specialista di quei monumenti, un dotto cultore delle antichità greche e romane. Durante la dichiarazione dei principi la Scuola assunse la definizione di Scuola Italiana di Archeologia che avrebbe avuto sezione a Roma e ad Atene e venne fuori la proposta di costituire una scuola post-laurea della durata di tre anni il primo da fare a Roma, il secondo tra Pompei e Napoli e il terzo dedicato a fare esperienza di scavo. L’influenza del Fiorelli fu tuttavia notevole sul piano universitario nazionale, dove giocò un ruolo per lungo tempo legato al passaggio dall’antiquaria all’Archaologie der Kunst. Nell’Italia unificata era parzialmente mutato il panorama nel senso che venne distinta l’Archeologia dalla Storia Antica. Pianta generale degli scavi di Pompei (1858 -1872) A Fiorelli si deve anche uno straordinario strumento di lavoro: la Pianta generale degli scavi di Pompei, redatta la prima volta nel 1858 e in forma ufficiale nel 1872 su disegni di Giacomo Tascone; tale pianta avrebbe costituito la base di ogni ricerca futura di topografia pompeiana.
- “Descrizione di Pompei” (1785) La “Descrizione di Pompei”, pubblicata nel 1875, costituisce la prima vera guida scientifica della città. Egli vi lavorò instancabilmente per circa tre anni. Tenne molto a questa opera di divulgazione delle conoscenze scientifiche fra i visitatori: con essa si sarebbe compiuto per lui un atto politicamente dovuto per formare i nuovi cittadini dell'Italia Unita. Il fatto sorprendente è che essa resti ancora oggi fondamentale per illustrare - con notizie ed osservazioni dirette - i piu' antichi scavi. Questo scritto è una guida per i visitatori (Napoli 1875) fatta e illustrata sinteticamente sulla base delle scoperte archeologiche. “Descrizione di Pompei”, pubblicata nel 1875, che costituisce la prima vera guida scientifica della città. Egli vi lavorò instancabilmente per circa tre anni. Tenne molto a questa opera di divulgazione delle conoscenze scientifiche fra i visitatori: con essa si sarebbe compiuto per lui un atto politicamente dovuto per formare i nuovi cittadini dell’Italia Unita. Il fatto sorprendente è che essa resti ancora oggi fondamentale per illustrare, con notizie ed osservazioni dirette, i più antichi scavi. In sintesi, la modernità del suo “progetto per Pompei” potrebbe essere così riassunta: fornite tutti gli strumenti necessari per una maggiore conoscenza e garantire una migliore fruizione di questo incredibile patrimonio dell’umanità. Prima parte:
- Biografia di Fiorelli per darci un idea su di lui
- I suoi lavori a Pompei Seconda parte: Descrizione di Pompei:
- Regione prima
- Regione seconda
- Regione sesta
- Regione settima
- Regione ottava
- Regione nona
- Appendice (parla delle vie pubbliche fuori il recinto delle mura)
- Tempio d’Iside
- Portico di Vinicio
- Portico delle cento colonne
- Tempio di Ercole
- Altre case nel decumano minore. Seconda parte: Riproduzioni plastiche (al Museo Pompeiano)
- Tettonica
- Suppellettili
- Corpi umani e di animali
- Fasi finali della vita di Fiorelli Gli anni fra il 1860 e il 1867 sono l’apice del prestigio di Fiorelli e questo gli permise di concentrare su di sè i principali incarichi per l’archeologia nel Meridione. Dal 1861 fu preside della facoltà di lettere, consigliere comunale, membro e segretario fino al 1888. Nel 1866 fu Presidente della Commissione consultiva di belle arti di Napoli; dal 1874 accentrò, come vicepresidente della Commissione per la conservazione dei monumenti municipali di arte e archeologia. Nel 1861 fu nominato da Mamiani tra i membri della Consulta per le belle arti del Regno, nel 1866 fu invece designato presidente della Commissione per la preparazione di una legge sulla conservazione degli oggetti d’arte e di antichità. A Napoli svolge anche un attività come commissario regio della Biblioteca Bancacciana. L’8 ottobre 1865 fu nominato senatore. Importante la sua apertura agli studiosi stranieri, per il rinnovamento dell’archeologia napoletana. Dal punto di vista amoroso si relaziona con una cameriera, Maria, che gli darà cinque figli: Vittoria, Ortensia, Gisella, Ida e l’unico figlio maschio, Arturo, morto giovanissimo. Fra il giugno e l’agosto 1870 fu inserito nella Sottocommissione per la scelta e la classificazione dei monumenti nazionali del Regno. Fiorelli desidera regolarizzare la propria situazione familiare con un matrimonio che a Napoli, dove la disparità sociale era troppo nota, gli era difficile, svolsero un ruolo importante nell’accelerare il suo trasferimento a Roma, promosso da Bonghi con la creazione il 28 marzo 1875 di una direzione centrale degli Scavi e musei del Regno, della quale fu posto a capo. Fiorelli diventerà dopo la morte di Mamiani nel 1885, vicepresidente all’Accademia dei Lincei. Il 13 marzo 1882 sancivano il definitivo passaggio sotto il controllo della direzione di gallerie, musei e pinacoteche annessi alle università, alle accademie e agli istituti di belle arti e del personale dei commissariati. A partire dal 1887 si faceva evidente il declino dell’autorità di Fiorelli, rapidamente accellerandosi l’anno successivo a seguito della mancata approvazione della legge di tutela e delle conseguenti dimissioni del ministro Coppino. Tormentato da disavventure familiari (morte del figlio Arturo) e dalla incombente cecità, Fiorelli non aveva più la forza di garantire la coesione della direzione. Nel giugno del 1891 il ministro Villari accetta le sue dimissioni. Gli ultimi suoi anni furono di malinconico declino, ritirandosi a Napoli e incitato da De Cesare e dal nipote Alberto Avena, aveva iniziato a scrivere le memorie della propria vita, ma lasciò la narrazione ai primi appunti relativi all’anno 1875 (furono pubblicati col titolo “Appunti autobiografici” da Avena nel 1939). Morì a Napoli il 29 gennaio del 1896 e fu sepolto con onoranze solenni a carico del Comune.
- A quarantadue anni fu nominato Senatore del regno"per meriti insiemi" 1866.Fondò a Pompei la Reale Scuola Archeologica (nucleo originario della futura Scuola Archeologica Italiana di Roma e di Atene).
- Fiorelli accolse il nuovo re Vittorio Emanuele I in visita ufficiale agli scavi di Ercolano (Fig.8).
- Gli amici ed ammiratori organizzarono una colletta per far eseguire un busto ni marmo del Fiorelli da esporre nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli (oggi nella Biblioteca). L'iniziativa
suscitò scandalo, in quanto Fiorelli era ancora ni vita, ma evidente mente la nuova Italia aveva bisogno dei suoi 'eroi' e non potendo attingere dal passato, si ispirava ai viventi (Fig. 9).
- Il Ministro della Pubblica Istruzione, Ruggero Bonghi, lo chiamò a Roma, cinquantaduenne, affidandogli al Direzione Generale dele Antichità e Bele Arti, allora istituita.
- Al fine di diffondere fra gli studiosi i progressi dell'attività di scavo in Italia - promosse, a partire da questo anno,la pubblicazione delle "Notizie degli Scavi di Antichita" tuttora edite dall'Accademia Nazionale dei Lincei.
- Il Ministro della Pubblica Istruzione dedicò a Fiorelli ancora in vita un busto ni bronzo nel Foro di Pompei, oggi nell'Esedra dei Pompeianisti (Fig. 10).
- Quasi cieco e addolorato per al morte dell’unico figlio maschio, mori a Napoli il 29 Gennaio del 1896 all’età di settantatre anni.
- Cosa ci ha lasciato? Precursore di Archeologia pubblica L’archeologia pubblica come disciplina nasce negli anni ‘70 del Novecento, probabilmente con origini anglosassoni. Questo campo affida all’archeologo una funzione sociale essenziale in quanto mediatore tra il passato e oggi. Ma uno dei suoi aspetti principali è quello della partecipazione attiva del pubblico: di tale aspetto più precisamente si occupa un filone attivo detto “Archeologia partecipata”, ed è orientata verso il pubblico, in particolare le comunità locali, e verso la collaborazione tra archeologi e non specialisti. Di questo in particolare Fiorelli si è fatto anticipatore, grazie alla sua intuizione di dare importanza anche ai visitatori e quindi a tutto il possibile pubblico e non più solo gli studiosi della materia o lavoratori del settore (non più di nicchia). A questo scopo infatti introduce per entrare agli un biglietto d’ingresso, appunto per far in modo che chiunque possa vedere e conoscere tale bellezza. Importante anche l’aspetto degli stranieri, che durante gli scavi borbonici non potevano ne partecipare ne studiare, ma grazie all’arrivo di Fiorelli loro non sono vincolati e possono partecipare, visitare e studiare. Archeologia pubblica quindi tocca tre punti in particolare: la società, l’economia e la politica. L’Archeologia pubblica in sintesi è quando, riesce a far toccare all’archeologia il suo punto più alto: essere a tutti gli effetti una scienza sociale, una scienza che ha un impatto (positivo) sulla società. Progetto: Fotogrammetria con il Plastico Il Plastico è un oggetto molto importante, tanto da meritare una valorizzazione speciale: un video. Presentato ufficialmente venerdì 19 maggio 2017, ed è chiamato “Pompei: il plastico e la città. Orientarsi tra spazio e tempo” è un video di sette minuti prodotti da Altair 4 Multimedia, ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e museo Archeologico nazionale di Napoli. La fotogrammetria è una tecnica di rilievo che permette di acquisire dei dati metrici di un oggetto (forma e posizione) tramite l’acquisizione e l’analisi di una coppia di fotogrammi stereometrici. Il ramo della fotogrammetria che in architettura interessa il rilievo di edifici e costruzioni è noto come fotogrammetria architettonica. Siti archeologici aperti gratis in memoria di Fiorelli L’iniziativa di queste giornate (8 giornate dal 5 al 10 marzo del 2019) gratuite all’interno degli scavi sono chiamate #IoVadoAlMuseo, ed è stata promossa dal ministero per i Beni e le Attività Culturali. Cancelli aperti per tutti, dall’Antiquarium di Boscoreale agli scavi di Oplontis a Torre Annunziata, senza dimenticare Villa San Marco a Castellammare di Stabia. Sono state fatte per celebrare alcune ricorrenze legate alla storia del luogo, in questo caso la nascita di Giuseppe Fiorelli. Ricordando lui dobbiamo per forza parlare anche di tutti i suoi splendidi lavori e le innovazioni fondamentali che ha apportato in tutte le sue ricerche. Il Calco di oggi Il Metodo dei Calchi inventato da Giuseppe Fiorelli è stato veramente fondamentale per la memoria di quel tragico avvenimento e ci mostra in modo preciso e dettagliato anche il dolore fisico che quelle persone avevano sopportato. Questa tecnica venne sviluppata e migliorata dopo di lui, ma il metodo da cui partire è sempre quello.