Download Il purgatorio divina commedia and more Study Guides, Projects, Research Italian in PDF only on Docsity! IL PURGATORIO La struttura il purgatorio è una necessaria ma dolorosa condizione di purificazione attraverso la quale passano le anime di quei defunti che pur essendo morti in Grazia di Dio non sono pienamente purificati. È un processo di trasformazione spirituale dell’uomo che lo pone in condizione di essere vicino a Cristo e Dio. È un monte costituito dalla materia che Lucifero ha innalzato alla sua caduta, scavando l’abisso dell’inferno, è circondato dal mare e si trova nell’emisfero australe (sud). Sulla cima del Monte Sacro si trova l’eden (paradiso terrestre). Il monte è formato da sette gironi dove le anime vengono divise in base ai loro peccati; queste cornici sono preceduto dall’antipurgatorio dove si trovano le anime di chi si pentì dei propri peccati sollo alla fine della sua vita, dei negligenti e degli scomunicati. Questi devono scontare un determinato periodo prima di poter entrare nel Purgatorio vero e proprio. Dopo un rito di purificazione, alla fine del quale vengono perdonati i peccati, un angelo “portiere” apre le porte del Purgatorio e allora le anime ripagano le ingiustizie dei loro peccati. Il perdono, infatti, non esclude la riparazione al peccato ma la precede solamente. Il giorno e la notte si succedono, al contrario dell’inferno e del paradiso dove vi è rispettivamente eterna tenebra ed eterna luce I sette gironi Rappresentano i sette vizi capitali. Ogni girone è costudito da un angelo che rappresenta la virtù opposta di ciascun peccato, che l’anima deve raggiungere se vuole ascendere a un altro girone. Vi sono dunque l’angelo dell’umiltà, della carità, della mansuetudine, della sollecitudine, della povertà, della temperanza e della castità. In ogni girone vi è una pena diversa per le anime, dettata dalla legge del contrappasso, che impone una pena simmetrica od opposta al peccato commesso: - I superbi sono condannati a camminare tenendo sulle spalle enormi e pesantissimi massi (sorreggono il loro ego)che li costringono a camminare col volto basso mentre in vita si ergevano altezzosi. - Gli invidiosi hanno le palpebre cucite col fil di ferro mentre in vita guardavano con malignità i beni altrui - Gli iracondi sono immersi in un fumo nerissimo che li acceca, come in vita erano accecati dal “fumo” della propria rabbia - Gli accidiosi sono costretti a correre perennemente senza mai fermarsi mentre in vita si rilassavano nell’ozio - Glia vari hanno il volto costantemente e totalmente immerso nella terra come in vita erano immersi nel denaro che è un bene di terra - I golosi sono costretti a sopportare impietosamente la fame e la sete, in vita abbondavano nel banchettare - I lussuriosi sono immersi in fiamme ardenti, in vita erano immersi nelle “fiamme” della passione sessuale Raggiungimento dell’Eden Del meccanismo di purificazione fanno parte anche i numerosi exempla, sia del vizio punito sia della virtù corrispondente che sono presentati agli espianti e che dante descrive con grande perizia tecnica sulla scorta delle maggiori opere teologiche del suo tempo. Quando un’anima ha scontato tutti i peccati di cui era schiava, nel Purgatorio si verifica un terremoto, che è il segnale che tale anima può finalmente elevarsi a Dio, ed entrare in paradiso purificata. Un’anima per entrare nell’eden deve immergersi in due fiumi sacri: - Lete: dalla mitologia greco-romana, le sue acque lavano il peccatore dalle memorie di tutti i peccati commessi - Eunoè: invenzione dantesca, le sue acque danno tronare alla memoria dell’anima tutto il bene compiuto in vita, dopodiché si accede davvero al Paradiso e alla beatitudine eterna Dante considera il purgatorio come luogo dove si scontano non tanto i peccati realmente commessi, quanto invece la tendenza a tali peccati. La purificazione è una vera e propria lotta contro se stessi ispirata dall’amore per Dio, più che una semplice pena. CANTO 1 Il primo canto del Purgatorio è cruciale perché segna la transizione di Dante da un regno di disperazione a uno di speranza, simbolizzato dall'ascesa dall'Inferno al Purgatorio. Introduce il concetto di pentimento, con le anime pronte a purificarsi dai loro peccati. Ci troviamo quindi di fronte a un ambiente rasserenato e colmo di fiducia; ne consegue un innalzamento dello stile che accompagnerà l’intera cantica. Catone Uticense La nobile figura di Catone, protagonista del canto nel ruolo di guardiano del Purgatorio, induce ad alcune riflessioni. Una prima questione è costituita dalla presenza di un pagano, e suicida, nel regno di coloro che sono destinati alla salvezza eterna. La scelta è determinata dal fatto che in lui Dante vide il simbolo della libertà, dell'uomo virtuoso che per obbedire all'alta morale della coscienza rifiuta i legami della vita fisica; per lui dunque immagina un intervento miracoloso della Grazia divina, simile a quelli descritti nel canto xx del Paradiso per altre nobili anime pagane. Una seconda riflessione riguarda la dichiarazione di Catone rispetto alla moglie Marzia: gli affetti terreni non possono condizionare la vita oltremondana, poiché qui la verità divina vanifica gli effimeri sentimenti mortali per affermare i valori assoluti dell'amore e dell'ordine di Dio. Infine, la rappresentazione fisica e la funzione di guardiano del secondo regno propongono il confronto di Catone con il traghettatore infernale Caronte e con s. Bernardo, guida Dante negli ultimi canti del purgatorio. Il tema allegorico Il canto è percorso da costanti elementi allegorici, tipici nei brani che, in apertura d'opera, svolgono la funzione di «manifesti» di poetica. I più evidenti sono: • la metafora - del viaggio per mare, a indicare il cammino di Dante attraverso il Purgatorio (vv. 1-6); • la visione di Venere splendente in cielo, simbolo delle virtù che incitano ad amare le cose alte e pure (vv. 19-21); • le quattro stelle simbolo delle virtù cardinali (vv. 22-27); • l'incontro con Catone, simbolo della libertà (vv. 30 sgg.); • il rito di purificazione di Dante con il giunco, simbolo di umiltà (vv. 94-136). Il dialogo fra Virgilio e catone Il dialogo fra i due sommi personaggi latini sviluppa una trama psicologico-retorica rivelatrice del rapporto fra l'umano e il divino, tema specifico della cantica. Prima interviene Catone, quasi sdegnato nel vedere i due pellegrini giunti per vie tanto inconsuete sulla spiaggia del Purgato rio (vv. 40-48). Segue la risposta di Virgilio, che precisa come il viaggio avvenga per intercessione celeste (vv. 52-54), poi spiega la condizione sua e di Dante (vv. 55-69), infine lusinga Catone con il riconoscimento del suo amore per la libertà (libertà va cercando, ch'è sì cara, / come sa chi per lei vita rifiuta, vv. 71-72) e con il ricordo dell'amore e della bellezza di sua moglie Marzia (vv. 78-84); e dopo tanta captatio benevolentiae ». chiede il permesso di salire al monte del Purgatorio. La risposta di Catone è severa, e ricorda a Virgilio che le lusinghe terrene non possono aver peso nei regni dell'oltretomba; quindi concede loro il passo, perché tale è la volontà divina, e anzi fornisce le indicazioni necessarie per procedere. Ma la dinamica psicologica fra i due personaggi non si esaurisce qui; avrà il suo epilogo nel rimprovero di Catone al termine del canto II, e nel rimorso di Virgilio all'inizio del 3 Il proemiò alla cantica Secondo le norme retoriche del poema classico, il canto si apre con il proemio, in cui il poeta dichiara l'argomento della cantica, cioè la descrizione del secondo regno dell'aldilà, cui segue l'invocazione alle Muse. La metafora del viaggio per mare e la rievocazione del mito delle Piche stabiliscono un rapporto diretto con l'esordio delle altre parti dell'opera, e in particolare con i versi iniziali del Paradiso. Le parole della luce La faticosa, dolorosa riconquista della luce e del cielo aperto aveva caratterizzato anche nelle scelte lessicali gli ultimi versi dell'Inferno (canto xxxiv): ritornar nel chiaro mondo (v. 134), salimmo su (v. 136), le cose belle / che porta 'I ciel (vv. 137-138), uscimmo a riveder le stelle (v. 139). Qui la stessa tensione si distende nella raggiunta serenità, nella contemplazione del cielo all'alba, e trova espressione in parole di luce: il dolce color d'oriental zaffiro (v. 13), il sereno aspetto del cielo (v. 14), il bel pianeto che faceva tutto rider l'oriente (vv. 19-20), e tutte le stelle dell'altro emisfero (vv. 22-24). Al di là del valore simbolico, sono parole di connotazione paesistica che dispongono alla sia pur problematica positività del Purgatorio. Sintesi del canto Versi 1-12. Dopo aver lasciato il terribile mare dell’Inferno, Dante è pronto a cantare con più tranquillità il secondo regno dell’Oltretomba, il Purgatorio, nel quale l’anima si purifica per poter accedere al Paradiso. Il poeta invoca l’aiuto delle Muse e in particolar modo di Calliope, chiedendole di assisterlo con lo stesso canto col quale sconfisse le Piche. Versi 13-48. Dante gioisce nell’osservare l’azzurro del cielo: ad illuminarlo c’è Venere, che si trova nella costellazione dei Pesci. Voltandosi verso il cielo australe, il poeta riesce a scorgere quattro stelle la cui luce è stata visibile solo a due esseri umani: Adamo ed Eva. Non appena distoglie lo sguardo da esse, scorge un vecchio venerando accanto a sé: si tratta di Catone Uticense il quale, credendo Dante e Virgilio due dannati in fuga dall’Inferno, chiede loro chi siano e come mai si trovino lì. Versi 49-108. Virgilio, allora, fa inginocchiare Dante di fronte a Catone e prende parola, rispondendo ai dubbi dell’anima veneranda. Gli spiega, quindi, che egli è stato incaricato da una donna beata a soccorrere Dante e a guidarlo attraverso l’Oltretomba. Aggiunge, inoltre, che Catone dovrebbe gradire la sua venuta: il poeta fiorentino cerca la libertà, che è qualcosa di assai prezioso, come sa bene chi per essa arriva a rinunciare alla propria vita. Conclude, infine, dicendo che i due sono svincolati dalle leggi infernali – Virgilio è un’anima del Limbo, Dante è un vivente – e di farli passare in nome di Marzia, moglie di Catone. L’uomo risponde che concederà loro il passaggio non per Marzia ma grazie alla donna del cielo che li ha messi in viaggio; prima, però, Virgilio dovrà lavare il volto di Dante e cingere la sua vita con un giunco. Versi 109-136. Al termine del suo discorso, Catone scompare. Dante e Virgilio, tornando sui loro passi, giungono in un punto della spiaggia dove l’erba è bagnata dalla rugiada. Con questa, Virgilio lava le guance di Dante. Dopodiché, giunti nella parte bassa della spiaggia, il maestro si china a cogliere un giunco – che, una volta strappato, subito ricresce vigoroso – con il quale cinge i fianchi di Dante. CANTO 3 Il canto è suddiviso in tre parti. La prima (vv. 1-45) è di natura intellettuale, e tratta le questioni della fisicità oltremondana e della limitata conoscenza umana. La seconda (vv. 46-102) e descrittiva e narrativa: Dante e Virgilio avanzano lungo la spiaggia alla ricerca di un passaggio per salire alla montagna, e incontrano la prima schiera di penitenti. Nella terza infine (vv. 103-145) si svolge l'incontro con Manfredi, il primo grande personaggio storico della cantica. Le costanti strutturali Individuiamo nel canto alcuni dati strutturali tipici del Purgatorio: • la trattazione dottrinaria e teologica; • il tema della fisicità nell oltre mondo; • lo sviluppo intellettuale e psicologico del rapporto fra Virgilio e Dante; • la ricerca del cammino verso l'alto della montagna; • l'atteggiamento di umiltà dei penitenti, caratterizzato anche da timore e insicurezza: • il rapporto di carità e intercessione fra i defunti e i viventi. La fisicità del purgatorio La prima parte del canto è la principale trattazione sulla fisicità dell'oltremondo, indispensabile riferimento per la comprensione di numerosi episodi del Purgatorio. Il pretesto è lo stupore di Dante nel vedere solo la propria ombra proiettata sul terreno, mentre le altre anime lasciano passare i raggi del sole. Il poeta latino spiega allora che la virtù divina dispone, rende le anime del Purgatorio in grado di percepire le diverse sofferenze fisiche quali il freddo, il caldo, la sete, ecc., pur non avendo più la natura carnale; ma come ciò possa avvenire, resta un mistero per l'intelligenza umana. Si introduce così il problema della conoscenza umana rispetto alle verità divine.