Download La Divina Commedia: Un Viaggio Allegorico nell'Oltretomba and more Summaries Italian in PDF only on Docsity! LA DIVINA COMMEDIA Inizialmente dante la chiamò “commedia”, opposto della tragedia,La chiama così Perché questa anche se include fatti abbastanza tragici Ah “lieto fine”:Arrivando Ah la purificazione dell’animaE all’incontro con Dio. Quella divina nel titolo dell’opera non è stato dato dall’autore ma in successione è stato dato da Boccaccio quando è stato chiamato a commentare l’opera a Firenze. La Divina Commedia è un poema allegorico questo perché è molto presente l’allegoria, una figura retorica che esprime delle idee attraverso un giro di parole. Questa opera è ambientata nel 1300 periodo dove la chiesa era molto corrotta anche a causa del fatto che c’era ti BONIFACIO VIII considerato uno dei papà più corrotti della storia,E questo non rappresenta più una figura spirituale perché Commise durante la sua vita uno dei 7 peccati capitali cioè la lussuria e Dante non ha assolutamente stima per quest’uomo infatti lo metterà in uno dei gironi dell’inferno. Nella notte del giovedì santo del 7 aprile 1300, Dante si ritrova in una selva oscura, intricata e spaventosa. , Dante rappresenta l’uomo e la selva oscura rappresenta il peccato, l’ignoranza e lo smarrimento. infatti Dante cerca di uscire da questa selva oscura perché l’uomo cerca di uscire dal peccato e dallo smarrimento, Prende come riferimento per uscire da questa selva oscura una luce che rappresenta il sapere però questo percorso che percorre non è lineare ma è tortuoso e irregolare perché per arrivare a questo sapere si deve fare un percorso di studio e di meditazione. Dopo avervici trascorso la notte, si incammina verso un colle illuminato dal sole, qui incontra le tre fiere: all’inizio una lince, che gli impedisce di continuare il cammino, e poi un leone e una lupa, che lo obbligano a tornare nella selva. Da qui chiede aiuto a un anima che si trovava li (Virgilio), che si offre per fargli da guida, e gli dice che non è quella la strada ma un’altra. In questo canto, le tre fiere hanno un loro significato allegorico: La teoria più gettonata è quella che la lonza rappresenta la lussuria (vivere senza scrupoli e fatta di piacere carnale), il leone rappresenta la superbia( credersi migliore degli altri ed essere pieno di orgoglio) e la lupa l’avarizia(anche detta ingordigia); questi sono i 3 peggiori vizi capitali che dante ha commesso. Virgilio rappresenta la ragione, perché per raggiungere la sapienza bisogna usare la ragione. Poi il sesto canto ogni volta rappresenta un canto politico, nell’inferno massimiliano di firenze, cacciato da quest’ultima, nel purgatorio va contro l’italia e nel paradiso si rimpiange l’impero. INFERNO Questo viene creato a causa dello scontro tra Lucifero, l’angelo più bello di tutti, e dio, perché l’angelo voleva essere al suo pari, questo causò una guerra tra la fazione di lucifero e gli angeli schierati con dio, dove l’angelo perse e venne scaraventato da dio su gerusalemme, la terra era così inorridita da lui che si ritirò da se stessa, facendo conficcare Lucifero sotto Gerusalemme, creando un cono capovolto che riconosciamo come l’inferno, l’eccesso di terra va a formare il purgatorio, opposto all’inferno. Lucifero è rappresentato come un mostro a 3 teste con 6 ali e le tre teste divorano perennemente tre traditori: caino, bruto e cassio. Questo è divisa in 9 cerchi, ciascuno contiene 1 o più categorie di dannati, il primo contiene peccati meno gravi e man mano che si scende aumenta la gravità del peccato. CONCEZIONE TOLEMAICA DEL MONDO Las terra è racchiusa in 2 emisferi, quello boreale (terre emerse, abitato), e quello australe (quello dell’acqua, disabitato), divisi dalle colonne d’ercole (stretto di gibilterra), non si potevano superare. La terra che si è ritirata per lucifero forma una montagna nell’emisfero australe, cioè il purgatorio, l’ingresso dell’inferno invece si trova a Gerusalemme. La prima parte dell’inferno è l’antinferno, dove ci sono le persone che nella vita non si sono schierate, come gli angeli che non ** nella guerra tra dio e lucifero, queste seguiranno una bandiera biance in eterno che non significa nulla e sono inseguiti da mosche, delimitato dall’acheronte che ha il traghettatore di anime Caronte, che sarà una delle prime figure mostruose dell’inferno che non vorrà farlo entrare nell’inferno perché vivo ma virgilio interviene e dice che è lì per volere divino, avvolte infatti interverranno anche degli angeli in situazioni del genere. Poi c’è il limbo, dove ci sono le persone nate prima di cristo. Poi ci sono i lussuriosi, i golosi, gli avari, i prodighi, gli accidiosi, gli iracondi, gli eretici,gli eretici e i traditori. Per entrare nell’inferno ci saranno le mura della città di dite che portano a quest’ultimo. I NUMERI il 3, indica la trinità, infatti il poema è diviso in terzine, e i canti sono 99+1, infatti l’1 simboleggoa dio, ed il 10 che è il numero perfetto perché è 9+1. LA FIGURA DI BEATRICE Beatrice rappresenta la fede, questa incontrerà virgilio nel limbo chiedendogli di dirigire dante verso la retta via, questa lo conosce dall’età di 9 anni (multiplo di 3), questa ha raggiunto la beatitudine eterna, infatti è l’unica a poter andare sia nell’inferno che nel purgatorio, appunto sarà lei a dire a virgilio di fare da guida a dante per portarlo sulla retta via. CANTO I. Nella notte del giovedì santo del 7 aprile 1300, Dante si ritrova in una selva oscura, intricata e spaventosa. Dopo avervici trascorso la notte, si incammina verso un colle illuminato dal sole, qui incontra le tre fiere: all’inizio una lince, che gli impedisce di continuare il cammino, e poi un leone e una lupa, che lo obbligano a tornare nella selva. Da qui chiede aiuto a un anima che si trovava li (Virgilio), che si offre per fargli da guida, e gli dice di aspettare il veltro, un cane guida, che ammazzerà la lupa e permetterà di proseguire il viaggio verso i 3 regni dell’oltretomba. In questo canto, le tre fiere hanno un loro significato allegorico: La teoria più gettonata è quella che la lonza rappresenta la lussuria, il leone rappresenta la superbia e la lupa l’avarizia; questi sono i 3 peggiori vizi capitali che macchiano l’uomo di peccato. Altre allegorie presenti sono: La selva, che rappresenta il peccato, la collina, o la luca sopra questa, la salvezza. Poi ci sono due similitudini importanti: -Vv. 22-27, dove il poeta paragona una persona affannata che guarda fisso l’acqua al suo animo desideroso di fuggire e contemplare la selva. -Vv. 55-60, dove paragona qualcuno che piange e si mostra sofferente a se stesso quando vide la lupa. CANTO II. Il secondo canto si orienta verso il tramonto del venerdì santo, qui si vede Dante circondato da dubbi, dove non pensa di essere all’altezza per compiere questo viaggio straordinario. Virgilio pensa a consolarlo e rassicurarlo, paragonando i dubbi di Dante con i dubbi di Enea e san Paolo, per proseguire il percorso dirigendosi verso le porte dell’inferno. Da qui il poeta invoca le tre muse: Maria (previdente), Lucia (illuminante) e Beatrice (Operante) affinché si possa ricordare ciò che ha visto. Qui, Beatrice svolge il ruolo di preannuncio dello scopo finale del viaggio. Inoltre Virgilio sottolinea come Beatrice abbia avuto la beatitudine eterna, quindi è l’unica anima che può viaggiare per tutti e tre i regni. CANTO V. Il V canto è ambientato alla sera del venerdì santo nel secondo cerchio, dove vi sono i lussuriosi, coloro che si sono lasciati travolgere dal piacere sessuale e la loro pena nell’inferno è essere travolti da un vento costante. Dante, arrivato al secondo cerchio, incontra Minosse, il giudice infernale che esamina le colpe dei dannati e assegna il girone a seconda dei giri che faceva la sua coda sulla vita dell’anima. Una volta aver superato Minosse grazie a Virgilio, va incontro ai dannati come Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride, e poi Paolo e Francesca. Questi ultimi due sono forse i veri protagonisti di questo canto, Paolo era il cognato di Francesca, che era sposata con Gianciotto; Paolo e Francesca vennero uccisi da Gianciotto dopo essere stati scoperti a baciarsi mentre leggevano le storie di re Artù e Ginevra. Dante, nell’udire la triste storia d’amore, diventa un mix di emozioni: triste, malinconico, curioso.. per poi essere così tanto turbato da svenire. In questo canto vi è la lussuria, che è il primo vizio capitale trattato da Dante nell’inferno, poi verrà a seguire la gola, l’avarizia e l’accidia. (l’invidia e la superbia non si trovano nell’inferno ma nel purgatorio). Nei versi 82-87 vi è una similitudine tra le colombe che sono spinte a tornare al proprio nido, e quindi lasciare lo stormo, e due dannati che si erano allontanati dalla fila di lussuriosi, con parvenza sperduta: questi erano Paolo e Francesca. Il loro amore era il classico amore imprevisto, stilnovista, che non consente a nessuno amato di non riamare (amar ch’a nullo amato amar perdona). Il contrappasso utilizzato per questi dannati è “leggero” in quanto si pensa che l’autore lo abbia scelto dato che si sente preso in causa. Minosse è il secondo demone rappresentato, dopo Caronte, che viene anch’esso dall’antichità classica e riportato sotto chiave cristiana. Nella seconda terzina vi sono tanti verbi che lo descrivono: prima è visto statico, imponente, che incute solo spavento, per poi iniziare a essere descritto come dinamico, che ringhia esamina, giudica e manda. Minosse mette in guardia Dante del passo che sta per compiere, iniziando così un battibecco, ma Virgilio li tace. Questo pezzo è visto in chiave allegorica dato che le forse del male (Minosse) cercano di far vacillare la parte razionale dell’uomo, ma la ragione (Virgilio) li fa tacere.