Scarica 2 PARTE SINTESI MANUALE TFA SOSTEGNO ed Simone e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! 2 PARTE SINTESI MANUALE TFA SOSTEGNO NELLA SCUOLA SECONDARIA DI I E DI II GRADO. A CURA DELLA DOTT.SSA ESPOSITO PAOLA INDICE ARGOMENTI TRATTATI: cap 6 La governance delle istituzioni scolastiche cap 7 la cultura del rapporto scuola-territorio cap 8 offerta formativa e programmazione: differenza POF- PTOF cap 9 Scuola delle Competenze e documenti europei ( raccomandazione UE 2006-2018) cap 10 La normativa sull’Inclusione: storia ed evoluzione; nozione di integrazione vs inclusione; i documenti per l’inclusione: DF, PDF, PEI (L.104/92) PF, PEI ( DLGS 66/2017 e sue modifiche). cap 11 Normativa sui BES BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI: schema e nozione di ICF. Indicazioni degli argomenti richiesti durante la prova orale UNILINK CAMPUS. Capitolo 6 La governance delle istituzioni scolastiche A Monte di tutte le istituzioni scolastiche, l'ente di governo centrale è il MIM, ministero dell'Istruzione e del merito, che è coadiuvato da altri organismi collegati all'amministrazione centrale. A livello periferico, invece, è affidata agli uffici scolastici regionali, USR. → Il ministero dell'Istruzione diventa ministero dell'Istruzione del merito con il decreto legge 173 del 2022, le cui funzioni sono finalizzate alla valorizzazione del merito, all'incremento delle opportunità di lavoro e capacità di orientamento. Il ministero è suddiviso in dipartimenti che costituiscono il nucleo centrale delle organizzazioni ministeriale ed a essi sono attribuiti i compiti che concernono grandi materie omogenee; i capi dei dipartimenti svolgono compiti di coordinamento, direzione e controllo. Gli uffici scolastici regionali dipendono funzionalmente dai capi dipartimento in relazione a specifiche materie da trattare. →Competenze del MIM, decreto legislativo 297 /94, TU Istruzione stabilisce che il ministro della Pubblica Istruzione provvede, mediante i suoi centrali e periferici ai servizi relativi all'istruzione materna, elementare, media, secondaria superiore e artistica. Il ministero ha il fondamentale compito di promuovere l'istruzione sociale e pubblica e di sovrintendere al corretto andamento. L'organo di direzione politica del ministero è il ministro, nominato dal Presidente della Repubblica su designazione del capo del governo. →Altri organismi collegati all'amministrazione centrale: Il CSPI, Consiglio superiore della pubblica istruzione, istituito solo ad Aprile 2015, è un organo collegiale di supporto tecnico scientifico composto da 36 membri( rappresentanti delle scuole, esponenti del mondo culturale) il cui compito è formulare proposte al ministro sulle politiche da perseguire in materia di istruzione universitaria. L'Osservatorio per l'edilizia scolastica promuove iniziative di studio, ricerca e sperimentazione per la riqualificazione delle scuole. l'INVALSI, Istituto nazionale di valutazione di sistema educativo, di istruzione e di formazione; L’INDIRE, Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa, indire AMMINISTRAZIONE PERIFERICA USR: Il MIM è articolato a livello periferico in uffici scolastici regionali. In ciascun capoluogo di regione ha sede un ufficio scolastico regionale( In realtà gli uffici sono 18, in quanto mancano quelli di Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige). L'ufficio scolastico regionale è come un ministero regionale con poteri autonomi in quanto persegue lo scopo primario di realizzare una pianificazione delle scelte educative e organizzative integrata con la programmazione dell'offerta formativa della regione, nonché di vigilare sul rispetto delle norme generali, dell'istruzione e dei livelli essenziali di prestazioni sull'attuazione degli ordinamenti scolastici. Inoltre, esercita la vigilanza sulle scuole non statali, paritarie e non paritarie e quelle straniere in Italia. → Gli ambiti territoriali si articolano per funzioni e su territorio provinciale, per ambiti territoriali. Ma in cosa si identificano gli ambiti territoriali? La loro ampiezza è inferiore alla provincia o alla città metropolitana avendo considerazione, oltre che della popolazione scolastica, della prossimità delle scuole, delle caratteristiche del territorio, anche della REGOLAMENTO D’ISTITUTO: è il documento emanato dal Consiglio d'Istituto che disciplina le attività quotidiane della scuola, si rivolge agli alunni e le relative famiglie ma anche ai docenti e comprende le norme riguardanti la vigilanza sugli alunni; il comportamento degli stessi; la regolamentazione di ritardi, uscite, assenze giustificazioni; l'uso degli spazi comuni dei laboratori della biblioteca; la conservazione delle strutture delle dotazioni; viaggi di istruzione l'assicurazione. IL COMITATO PER LA VALUTAZIONE DEI DOCENTI: → la legge 107/2015 comma 129 ha sostituito l'articolo 11 decreto legislativo 297 del 94 in merito al Comitato per la valutazione dei docenti. il comitato coadiuva il dirigente scolastico nel fissare i criteri per l'assegnazione annuale di una somma del fondo d'istituto detta FIS per valorizzare il merito del personale docente sulla base di motivata valutazione. Il comitato è composto da tre docenti: due scelti dal collegio docenti e uno dal Consiglio d'Istituto; due rappresentanti dei genitori nella scuola dell'infanzia e nel primo ciclo di istruzione; un rappresentante degli studenti e uno dei genitori per il secondo ciclo scelto dal consiglio d'istituto. Infine un componente esterno scelto dall'ufficio scolastico regionale L’ASSEMBLEA DEI GENITORI DEGLI STUDENTI → della scuola secondaria superiore. I genitori degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado hanno diritto di riunirsi in assemblea nei locali della scuola. Le assemblee studentesche di classe e d'istituto sono proprie della scuola secondaria superiore e come le assemblee degli studenti, le assemblee dei genitori possono essere di classe e di istituto. Alle assemblee di classe partecipano i genitori degli alunni iscritti alla classe; a quelle dell'Istituto i genitori degli alunni iscritti alla scuola. Tutte devono svolgersi al di fuori dell'orario delle lezioni. IL DIRIGENTE SCOLASTICO ED I SUOI COLLABORATORI: → l’articolo 25 decreto legislativo 165/2001 testo unico sul pubblico impiego Dispone che il DS “assicura la gestione unitaria dell'istituzione di cui ha la rappresentanza ed è responsabile della gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali”, organizza l'attività scolastica ed è titolare delle relazioni sindacali. Il dirigente scolastico è affiancato da uno staff che comprende i docenti delegati coordinatori e collaboratori cui sono affidate le funzioni. Il dirigente scolastico può avvalersi di docenti da lui individuati ai quali delegare i compiti specifici e un docente che esplichi le funzioni vicarie, tradizionalmente definito collaboratore vicario o anche solo collaboratore, il cosiddetto vecchio vicepreside, che possa cioè sostituirlo in caso di assenza o di impedimento per brevi periodi. È bene specificare che il docente che sostituisce il dirigente scolastico assente non è titolare di una propria competenza ovvero non ha un'altra competenza se non semplicemente quella di esercitare in tutto o in parte i poteri dell'organo primario, impossibilitato ad agire. In parole povere il docente con funzioni vicaria è un semplice preposto all'ufficio e rientra tra i collaboratori del dirigente. In base alla riforma della buona scuola il DS Individua fino al 10% dei docenti che lo coadiuvano in attività di supporto organizzativo e didattico delle istituzioni scolastiche. Infine il collegio dei docenti Individua tra le risorse interne e le figure idonea a svolgere funzioni strumentali per la realizzazione e la gestione del PTOF. 7 LA CULTURA DEL RAPPORTO SCUOLA- TERRITORIO Regionalismo → processo politico parziale avviato negli anni settanta in cui si sono costituite in Italia le regioni applicando la Costituzione dopo oltre vent'anni dalla sua promulgazione. Secondo l'articolo 117 della Costituzione sono stati assegnati i poteri decisionali ad aree geopolitiche sub- nazionali seppure sottoposto ad alcune limitazioni. In seguito alla legge costituzionale 3/2001 è stato modificato l'articolo 117 per cui la potestà legislativa statale diventa concorrente in materia di istituzioni scolastiche e con esclusione dell'istruzione e formazione professionale che spetta alla potestà legislativa esclusiva delle Regioni. Ciò significa che la potestà legislativa per la materia dell'Istruzione vede concorrere lo Stato e le regioni. ART. 118 della Costituzione, il principio di sussidiarietà → Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che per assicurarne l'esercizio unitario siano conferite a Province, città metropolitana, regioni e Stato sulla base del principio di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. Nel sistema scolastico La sussidiarietà verticale si riconosce nella allocazione delle diverse funzioni da quella legislativa all’erogazione dei servizi a quattro livelli: Nazionale- regionale -territoriale- singola scuola. Il principio di sussidiarietà orizzontale nell'istruzione è stato consolidato con la legge 62/2000 sulla parità scolastica. Difatti il sistema pubblico di istruzione prevede il sistema statale ed il sistema paritario ove entrambe assolvono la funzione sociale dell'istruzione per cui vi è libera scelta della famiglia che valuta il livello di offerta formativa da parte della scuola pubblica o privata ed esercita il suo diritto di scelta. globalismo: neologismo che nasce dalla funzione linguistica di globale e locale da cui deriva l'espressione “pensare globalmente e agire localmente”. nel campo scolastico rappresenta l'impegno della scuola su tematiche Generali radicate nel territorio di cui vanno analizzate le dimensioni fondamentali: quella economica, demografica e socio-culturale. L'analisi dei dati può costituire la base per la definizione di azioni politiche relative all'istruzione e alla formazione. LE PRINCIPALI FORME DI COLLABORAZIONE INTERISTITUZIONALE: Con l'espressione partenariato si intende la realizzazione di un confronto tra più soggetti diversi coinvolti nello stesso settore i quali cercano una soluzione comune che raggiunga il massimo consenso per il raggiungimento di obiettivi condivisi. Le scuole possono promuovere o aderire ai parteneriati costituiti a diversi livelli: locale, regionale, Nazionale, europeo. LE RETI DI SCOPO E LE RETI DI AMBITO: le istituzioni scolastiche singolarmente in rete esercitano la loro autonomia tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico al fine di rispondere adeguatamente ai bisogni educativi emergenti, alle aspettative delle famiglie del territorio in coerenza con le finalità gli obiettivi generali del sistema di istruzione. l'articolo 7 DPR 275/1999 prevede la possibilità di effettuare accordi tra scuole che reputano di poter condividere percorsi di diverso genere in base alle affinità strutturali o per finalità condivise al fine di migliorare il servizio erogato all'utenza. Il collegio dei docenti predispone il progetto da realizzare e richiede la collaborazione con altre scuole. è necessario il confronto con il dirigente scolastico il quale ha la competenza ad instaurare rapporti con l'esterno -reti di scopo- l'accordo di rete viene poi deliberato dal consiglio di circolo di istituto. PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITà: nasce in un provvedimento DPR 235/2007 di modifica dello statuto degli studenti della scuola secondaria DPR 249/1998 che era destinata ad inasprire le misure sanzionatorie previste per gli allievi autori di illeciti, da cui il nome, e che richiama alle famiglie l'assunzione delle proprie responsabilità nell'educazione dei figli a partire dalla scuola primaria. Il contenuto del patto si articola in una precisa enunciazione di doveri da rispettare da parte degli insegnanti e dalle famiglie degli studenti la quale al momento della firma da parte di entrambi i genitori anche se separate e divorziate, all'atto dell'iscrizione sancisce l'assunzione di responsabilità del progetto formativo di educazione dell'Istituto. IL CONTRATTO FORMATIVO: è il documento che illustra le modalità di funzionamento della scuola ed esso è integrato dal patto educativo di corresponsabilità in particolare esplicita il ruolo dei docenti e degli alunni nella quotidiana azione didattica. Capitolo 8 offerta formativa e programmazione IL PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA: secondo l'articolo 3 DPR 275/1999 il piano dell'offerta formativa POF è un documento fondamentale delle istituzioni scolastiche con il quale la scuola ha il compito di definire la propria identità culturale e progettuale. Con la legge 107/2015 il POF diviene Piano Triennale dell'offerta formativa PTOF: esso è la carta d'identità, la presentazione della scuola nei confronti sia dell'utenza sia delle altre realtà socio territoriali, in primo luogo la famiglia ma anche le imprese le istituzioni il mondo del lavoro. Mentre il POF era annuale, il PTOF diventa triennale, inoltre il primo veniva consegnato all'atto dell'iscrizione alle famiglie mentre il secondo viene pubblicizzato sul sito istituzionale della scuola per un adeguata pubblicità e trasparenza dell'offerta formativa. Tutte le scuole devono predisporre entro il mese di ottobre dell'anno scolastico precedente a triennio di riferimento Il Piano Triennale dell'offerta formativa. Lo stesso è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi e delle scelte di gestione e amministrazione definite dal dirigente scolastico e approvato dal Consiglio di Circolo o di istituto, infine è pubblicato sul sito della scuola. A differenza del POF il PTOF può subire modifiche che possono essere apportate ogni anno entro il 30 ottobre. Gli ambiti di intervento del PTOF→ predisposizione del curriculum verticale, linguistico matematico, tecnologico; progettazione di attività didattiche curricolari ed extracurriculare; individuazione del fabbisogno dei posti comuni e di sostegno dell'organico dell'Autonomia; dei posti del personale ATA. Promozioni di iniziative volte a contrastare le disuguaglianze socio- CAP 10 LA NORMATIVA SULL’INCLUSIONE LA NORMATIVA SULL’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI DISABILI: STORIA ED EVOLUZIONE Concetto di integrazione: Esso fa riferimento ad un modello risalente agli anni 70 in cui si incentivava l'inserimento del disabile in una classe comune in una classe pensata per alunni normodotati. concetto di inclusione invece risale al 2009 ove L'alunno con problemi che deve integrarsi non è l'alunno con problemi che deve integrarsi all'interno di una classe di normodotati ma è la scuola e la classe che deve includerlo, accoglierlo, rimodellare il suo stesso approccio didattico, valorizzando la diversità che diventa risorsa anche per il gruppo. [IMPORTANTE: DIFFERENZA INTEGRAZIONE ED INCLUSIONE è STATO OGGETTO DI PROVA ORALE] La legislazione dell'inclusione in Italia -chiesta alla PROVA ORALE- vede diversi momenti dall'isolamento, quando gli alunni erano tenuti distinti dagli alunni cosiddetti “normodotati”, successivamente il periodo dell’ inserimento con la legge 118/1971 senza tuttavia avere alcuna accompagnamento specifico per gli alunni con difficoltà. l'articolo 28 della legge 118/1971 istituisce l'obbligo di istruzione per i minori invalidi civili che deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica dunque a prescindere dalla tipologia di handicap e dalla sua gravità gli alunni che ne sono portatori vanno inseriti nelle classi comuni. il documento Falcucci 1975 è una relazione sui problemi degli alunni “handicappati” termine ormai superato al fine di garantirne l'istruzione. Difatti nel documento si parla per la prima volta di progetti educativi e di un gruppo di insegnanti interagenti verso un gruppo di alunni con maggiori necessità; è in questo documento per la prima volta che si individua l'insegnante di sostegno, un insegnante particolarmente competente di Metodologia didattica. solo con la legge 517 1977 avremo l'inserimento della figura del DOCENTE DI SOSTEGNO NATO COL Documento FALCUCCI, nelle classi[RICHIESTO ALLA PROVA ORALE]. la legge abolisce le classi differenziali e introduce gli strumenti necessari per attuare l'integrazione, l'insegnante di sostegno nelle scuole elementari e medie e il principio dell'individualizzazione dell'insegnamento. legge quadro 104/1992 per l'assistenza, l'integrazione sociale, i diritti delle persone “handicappate”- termine indicato nella legge ma in disuso oggi- raccoglie ed integra i vari interventi legislativi divenendo il punto di riferimento dell'integrazione scolastica e sociale delle persone con disabilità. La legge ribadisce ed amplia il principio dell'integrazione sociale e scolastica come momento fondamentale per la tutela della dignità umana della persona con disabilità, impegnando lo Stato a rimuovere le condizioni invalidanti che ne impediscono lo sviluppo. In particolare in merito al diritto all'istruzione per il raggiungimento della qualità dell'integrazione scolastica individua all’ articolo 12 il diritto all'educazione e all'istruzione e all’ articolo 13 l’ integrazione scolastica; articolo 14 modalità di attuazione dell'integrazione; articolo 15 gruppi di lavoro per l'integrazione scolastica; articolo 16 valutazione del rendimento e prove d'esame. La legge 104/1992 si occupa del ruolo dell'insegnante di sostegno e individua alcuni strumenti di istruzione e formazione necessaria all'effettiva integrazione degli alunni con disabilità: la diagnosi funzionale DF, il profilo dinamico funzionale PDF e il piano educativo individualizzato PEI. 3. PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (PEI) E' il documento nel quale vengono descritti gli interventi integrati ed equilibrati tra di loro, predisposti per l'alunno in situazione di handicap, in un determinato periodo di tempo, ai fini della realizzazione del diritto all'educazione e all'istruzione, di cui ai primi quattro commi dell'art. 12 della legge n. 104 del 1992. (D.P.R. 24/02/1994). PEI – Individua gli obiettivi di sviluppo, le attività, le metodologie, le facilitazioni, le risorse umane e materiali coinvolte, i tempi e gli strumenti per la verifica; tiene presenti i progetti didatticoeducativi, riabilitativi e di socializzazione individualizzati, nonché le forme di integrazione tra attività scolastiche ed extrascolastiche. Va redatto entro il primo bimestre di scuola, cioè entro il 30 novembre di ogni anno scolastico, si verifica periodicamente. Chi lo redige: è predisposto congiuntamente dal gruppo docente della classe dell'alunno, dall'insegnante specializzato, con la collaborazione degli operatori socio-sanitari e della famiglia. deficit dell'attenzione e dell'iperattività DDAI o ADHD. HANNO DIRITTO AL DOCENTE DI SOSTEGNO SOLO GLI ALUNNI CON DISABILITà CERTIFICATA AI SENSI DELLA LEGGE 104/1992 PER CUI SI PREDISPONE IL PEI- PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO OBBLIGATORIO PER LEGGE. Ciò nonostante la normativa prevede che le scuole con decisione dei consigli di classe possono Predisporre il piano didattico personalizzato PDP per le altre categorie di BES (DSA E ALTRI BES) con lo scopo di definire le strategie di intervento più idonee per la valutazione degli apprendimenti e avvalersi per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali degli strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalle disposizioni della legge 170/2010. La normativa sui BES include nell'area dei bisogni speciali gli alunni con svantaggio socio- economico, linguistico-culturale pertanto rientrano anche gli alunni stranieri. Per gli alunni stranieri in classe già per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo d'istruzione e le Indicazioni nazionali del 2012, prevedono che particolare attenzione va rivolta agli alunni con cittadinanza non italiana ai quali ai fini di una piena integrazione devono acquisire sia un adeguato livello di uso e controllo della lingua italiana per comunicare e avviare il processo di apprendimento, sia una sempre più sicura padronanza linguistica e culturale che proseguire nei propri itinerari di istruzione. Inoltre DISTINGUIAMO TRA NAI, NUOVI ARRIVATI IN ITALIA e gli alunni nati in Italia, immigrati di seconda generazione. Le linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri emanate nel 2014 regolamentano le attività di iscrizione accoglienza e integrazione. Lo scenario internazionale: convenzione ONU ratificata con la legge 3/3/2009 n. 18 e ICF La convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità ratificata dal Parlamento italiano con la legge 3/3/2009 numero 18 impegna tutti gli stati firmatari a prevedere forme di integrazione scolastica nelle classi comuni. In linea con questi principi si trova L’ICF- di cui abbiamo accennato in precedenza- che si propone come un modello di classificazione biopsico-sociale decisamente attento all'interazione fra la capacità di funzionamento di una persona e il contesto sociale culturale e personale in cui essa vive. [RICHIESTO ALLA PROVA ORALE] Esso deriva dalla classificazione ICDH del 1980 e completa la classificazione ICD 10 che fornisce informazioni sulla diagnosi e sull'eziologia della patologia. l’ICF non contiene riferimenti alla malattia ma si concentra solo sul funzionamento applicando l’ICD10 e l'ICF in modo complementare è possibile ottenere un quadro globale della malattia e del funzionamento dello stato di salute e dell'individuo. Il linguaggio dell’ ICF è stato creato appositamente per essere utilizzato a livello internazionale sia in ambito clinico sia in quello degli studi epidemiologici e di politica della Salute. Nella seconda parte della convenzione l’attenzione si concentra sull'integrazione scolastica evidenziando le problematiche e formulando proposte di intervento concernenti sui vari aspetti e soggetti istituzionali coinvolti nel processo di integrazione, in particolare si riconosce la responsabilità educativa di tutto il personale della scuola e si ribadisce la necessità della corretta e puntuale progettazione individualizzata per l'alunno con disabilità in accordo con gli enti locali e l'ASL e le famiglie. “Nell’approccio ICF, in sintesi, viene affermato un modello bio-psico-sociale, incentrato su una visione integrale della persona, basata sulla interdipendenza e sulla diversità che caratterizzano il funzionamento di ogni essere umano.Dunque, l’educazione della persona con disabilità deve essere organizzata non sulla patologia e sui limiti che da questa derivano, ma su un modello socialmente integrato, secondo cui la salute dei bambini, “nati fragili”, dipende dalla coesione e dalla cultura espresse dal contesto personale e ambientale di appartenenza”. Nello schema sotto riprodotto, si sintetizza questo mutamento di prospettiva.