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Alfred Adler, il complesso di inferiorità. L'uomo come animale sociale, Appunti di Psicologia

Appunti dettagliati su Alfred Adler (il complesso di inferiorità, l'uomo come animale sociale). Queste pagine rientrano in un gruppo di appunti - caricati in questo stesso sito - riguardanti Piaget, Bandura, Maslow, Winnicot, Adler, Jung, Bowlby, Lewin, Mahler, Ainsworth. Ottimi per un ripasso dei succitati psicologi.

Tipologia: Appunti

2016/2017

In vendita dal 07/04/2017

thefox06
thefox06 🇮🇹

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Scarica Alfred Adler, il complesso di inferiorità. L'uomo come animale sociale e più Appunti in PDF di Psicologia solo su Docsity! ALFRED ADLER Alfred Adler nacque da famiglia ebrea in Austria, nel 1870, e morì in Scozia nel 1937. Alcune esperienze traumatiche infantili (la morte di un fratellino, il suo rachitismo, una polmonite che lo portò in punto di morte) maturarono in lui la decisione di diventare medico. Dopo la laurea si specializzò prima in oftalmologia e poi in medicina interna. Nel 1902, ebbe modo di incontrare Freud e di cominciare a frequentare le riunioni del cosiddetto “gruppo del mercoledì” (perché si riuniva ogni mercoledì a casa di Freud per discutere su studi ed indagini), trasformatosi in seguito nella nota Società Psicoanalitica. Pochi anni dopo, Adler si specializzò anche in malattie nervose e studiò soprattutto l’istinto di aggressione, ma, pur continuando a far parte del movimento psicoanalitico, si differenziò sempre più dagli altri membri, per una sua visione originale della psicologia. Infatti, nel 1911, in seguito ad alcuni contrasti, si dimise dalla carica di Presidente della Società Psicoanalitica e, insieme con altri sei membri di quella società, ne fondò una nuova, che, passata attraverso vari nomi, si chiamò infine “Società di Psicologia Individuale Comparata”. Trasferitosi in America al tempo della persecuzione degli Ebrei, si dedicò all’insegnamento universitario, diffondendo nel frattempo le sue idee in fatto di psicoterapia, criminologia e pedagogia. Morì d’infarto in Scozia mentre si preparava a tenere una delle tante conferenze con cui diffondeva il suo pensiero. Adler viene ricordato come il fondatore della psicologia individuale, che si oppone ai temi della sessualità e agli eventi infantili proposti da Freud, e i cui punti-chiave sono, piuttosto, - il complesso d’inferiorità - lo stile di vita Molti fenomeni che Freud considerava di natura sessuale vengono interpretati da Adler come tentativi di combattere il sentimento d'inferiorità. IL SENTIMENTO E IL COMPLESSO DI INFERIORITÀ. Adler nota che il bambino, soprattutto nella prima fase della sua vita, avverte un grave senso di inadeguatezza, che lui definisce “sentimento di inferiorità” = condizione di insufficienza e di insicurezza che il fanciullo manifesta di fronte al mondo ancora sconosciuto, in cui vivono persone più grandi, più forti e più esperte di lui. Se l’ambiente sarà favorevole, il bambino, parallelamente allo sviluppo psicofisico, supererà gradualmente questo disagio, grazie al processo di apprendimento e all’integrazione sociale, dapprima collaudato nella cerchia familiare e poi anche al di fuori di questa. Se, al contrario, gli stimoli saranno negativi, o verranno percepiti come tali, il sentimento di inferiorità si aggreverà, tanto da diventare, in età adulta, un vero e proprio complesso di inferiorità, che è patologico. Tale patologia consiste nel sentirsi deboli di fronte alle difficoltà. Compito delle psicologo è, secondo Adler, individuare le cause di questo complesso e il modo per ripristinare nel soggetto un certo equilibrio. LO “STILE DI VITA” Secondo Adler, lo “stile di vita” è l’insieme dei modi con cui l’uomo si comporta di fronte ai problemi dell’esistenza, in vista delle méte che si è posto per la sua vita. Lo “stile di vita” inizia a svilupparsi fin dall’infanzia, in base alle strategie messe in atto dal bambino per combattere il proprio sentimento di inferiorità. Esso, quindi, può anche essere definito come il complesso dei meccanismi di difesa che vengono posti in essere nel corso della vita. Proprio perché inizia a formarsi nell’infanzia, per lo stile di vita è importante la “costellazione familiare” dell’individuo, intesa soprattutto come posizione nei confronti dei fratelli, ai quali Adler attribuisce più importanza che ai genitori. Una volta che lo stile di vita si è stabilito (intorno ai 4-5 anni), non cambierà facilmente. L’UOMO, COME “ANIMALE SOCIALE” DEVE STACCARSI DAL SUO EGOISMO E ANDARE VERSO LA COOPERAZIONE Adler sosteneva che l’uomo è un “animale sociale” è che quindi non può essere studiato isolato dal contesto nel quale vive. Per questo la sua Psicologia è detta COMPARATA, perché studia l’uomo inserito nel suo contesto sociale. Per trovare un suo equilibrio tra l’egoismo che lo caratterizza da piccolo e la vita collettiva che lo aspetta da adulto, l’individuo deve equilibrare le due forze che caratterizzano la sua personalità: la volontà di potenza (che è la spinta a superare il sentimento di inferiorità, a sopravvivere e ad imporsi sugli altri) e il sentimento sociale (che è il bisogno di appartenere alla comunità, di cooperare coi propri simili e di comprenderli). La coesistenza di queste due forze garantisce la salute mentale; il loro conflitto, invece, produce nevrosi. La volontà di potenza indirizza l’uomo verso le mete che egli si pone, in ogni campo della vita (lavoro, affetti, sessualità…). Pur senza essere di per sé aggressiva, la volontà di potenza si serve, a scopo di potere, di dominio o di conservazione, di ciò che Adler definisce pulsione aggressiva. Essa può quindi usare, per arrivare alla méta, sia la difesa che l’offesa. Nel bambino più piccolo, l’aggressività non è altro che un’energia primordiale, non ancora ben disciplinata e indirizzata, ma già in grado di garantire la soddisfazione delle necessità più elementari. Lungo il cammino, egli capirà entro quali confini potrà esprimere la propria forza, modulandone l’intensità a seconda della situazione. Più avanti, quando sarà ulteriormente cresciuto, egli dovrà necessariamente fare i conti con le regole di convivenza sociale (indicate all’inizio dalla madre, poi dal resto della famiglia e infine dalla società), che obbligheranno a tenere imbrigliata l’aggressività e la indirizzeranno solo verso settori consentiti. Quindi, secondo Adler, lo scopo della vita è quello di passare dall’egoismo e dal desiderio sfrenato di dominare sul prossimo alla vita collettiva e alla cooperazione con i propri simili (infatti, da solo, è troppo debole e rischia di non sopravvivere). Per questo, l’uomo deve sviluppare il senso della cooperazione, imparando a vivere non CONTRO gli altri, in un assurdo tentativo di prevalere, ma INSIEME con loro (NB: si noti che mentre Freud trascurava l’importanza dei rapporti sociali, Adler sono fondamentali).