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Amministrazione pubblica e buon governo, Tesi di laurea di Diritto

Tesi per master in pubblica amministrazione e management

Tipologia: Tesi di laurea

2017/2018

Caricato il 09/05/2018

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Scarica Amministrazione pubblica e buon governo e più Tesi di laurea in PDF di Diritto solo su Docsity! Amministrazione pubblica e buon governo nella società della conoscenza. 1 1. La forma del “buon governo” nella società della conoscenza. I profondi cambiamenti che hanno attraversato l’orizzonte politico, sociale ed economico della 60 dominata dal presente esteso6 e dalla virtualizzazione 7, uscita dal qui e ora, in conseguenza della rivoluzione digitale e del progresso tecnologico, la rete si è imposta come “framework”8 della relazionalità e non solo ha reso possibile la liberazione dai contesti tradizionali, ma ha accresciuto in una misura che non ha precedenti anche la complessità delle interazioni sociali configurando quella odierna come una società della comunicazione in quanto le possibilità e le situazioni comunicative trovano un’espansione praticamente illimitata9. L’egemonia del paradigma della rete, traducendosi in un sistema reticolare su scala mondiale, può rappresentare la traduzione figurativa di un nuovo contratto sociale basato sulla condivisione di conoscenze, significati e valori che rende possibile la società civile 22 6 D. Pacelli., M.C. Marchetti , Tempo, spazio e società. La ridefinizione dell’esperienza collettiva, Milano, Franco Angeli, 2007, pp. 80-89; C. Leccardi, Sociologie del tempo. Soggetti e tempo nella società dell’accelerazione, Roma-Bari, Editori Laterza, 2009, pp. 33-43; sul concetto di presente esteso si veda N. Luhmann , The future cannot begin: the temporal structure in Modern society, in “ Social Research”, n. 43. 7 P. Levy , Il virtuale, Milano, Raffaello Cortina Editore, 1977, p.11. 8 P. Donati , Introduzione alla sociologia relazionale, Milano, Frano Angeli, 2003, p.20. 9 P. Di Nicola , La rete: metafora dell’appartenenza. Analisi strutturale e paradigma di rete, Milano, Franco Angeli, 1998, pp. 10- 20. transazionale e la garanzia dei diritti fondamentali del cittadino globale10. Ciò che lo alimenta e lo rende storicamente specifico delle culture organizzate secondo la struttura reticolare di internet sono i processi di potenziamento delle opportunità e delle forme di produzione sociale di “beni cognitivi”, la “costruzione della virtualità reale”11 che si avvale dell’apporto della conoscenza e della creatività e, dunque, della formazione del “capitale umano” quali fattori chiave per rispondere alle sfide di un orizzonte di vita altamente competitivo assicurandone la crescita e la creazione di valore. La qualità e la misura della differenziazione di questo inedito contratto sociale rispetto a versioni precedenti, è tutta condensata nel termine conoscenza, l’emblema stesso della complessità avvolgente ogni manifestazione dell’organismo sociale, l’astrazione determinata della contemporaneità, la più significativa categoria interpretativa dei sistemi sociali post-industriali, per la presenza e lo sviluppo all’interno di tutti i processi e le dinamiche caratterizzanti i sistemi organizzativi e psicologici e di cui ne determina l’identità di 60 10M. Morcellini e B.Mazza , Oltre l’individualismo. Comunicazione, nuovi diritti e capitale sociale, Milano, Franco Angeli, 2008, pp. 58-59. 11 M. Castells , La nascita della società in rete, cit., p.43. “sistemi cognitivi viventi”12. Questo nuovo patto sociale, inoltre, dischiude la possibilità di recuperare una dimensione della politica diversa da quella risultata vincente nell’occidente, che affonda le proprie radici nella polis greca,13 da intendere come spazio idealtipico inda intendere come spazio idealtipico in cui ciascun cittadino può esporre la propria individualità, le ragioni del proprio agire razionale e in cui può ricostruire di volta in volta la propria identità producendo e riproducendo le diverse e molteplici strutture reticolari, variabili nel tempo e potenzialmente senza confini, di cui fa parte.14 Denominiamo Agorà della conoscenza questo spazio di incontro, di libero accesso in cui potenzialmente poter esplicare la propria libertà di cittadino, le proprie facoltà politiche e capacità giuridiche di partecipazione all’attività amministrativa.15 Nella società della conoscenza l’Agorà, il simbolo non solo della forma di governo che persegue -attraverso la “prassi del dibattito deliberativo e l’assenza di 22 12 . S. Vicari , L’impresa vivente. Itinerario in una diversa concezione, Milano, Etas Libri, 1991, p. 14. 13 O.Guaraldo, Politica e racconto: trame arendtiane della modernità, Roma, Meltelmi Editore S.r.l., 2003, pp. 29-30 14 P. Di Nicola , La rete: metafora dell’appartenenza. Analisi strutturale e paradigma di rete, Milano, Franco Angeli , 1998, pp.11-20. 15 G.Schiavone , La democrazia diretta. Un progetto politico per la società civile , Bari, Edizioni Dedalo, 1999, pp.19-66. cognitivi all’interno di specifici contesti sociali, culturali e materiali.20 L’ apprendere, come incremento di sapere e saper fare, è il procedere continuo per tentativi ed errori, è il ciclico ripensare sulle tematiche di interesse nazionale e, soprattutto, è la capacità di nuove tematizzazioni e interpretazioni dei problemi sociali più urgenti, avvalendosi dell’imprescindibile apporto della scienza e della tecnica, senza le quali il linguaggio della politica o del diritto mostrerebbe la propria inadeguatezza rispetto alla capacità di elaborare informazioni, conoscenze e riflessioni. Il buon governo, in altri termini, è una democrazia cognitiva21 in cui il “confronto discorsivo tra i cittadini assume la forma di un processo di apprendimento a sfondo cognitivo,”22 di una partecipazione non meramente formale ma sostanziale e realmente inclusiva degli attori protagonisti di un’Agorà simbolo di un contesto elettivo per lo svolgimento dei processi riflessivi 60 20 S. Profili , Il Knowledge management. Approcci teorici e strumenti gestionali, Milano, Franco Angeli, 2004, p. 95. 21 E. Morin, Educare gli educatori: una riforma del pensiero per la democrazia cognitiva, Roma, EDUP, 2002, pp.26-28; A. Pavan , Nelle società della conoscenza. Il progetto politico dell’apprendimento continuo, Roma, Armando Editore, 2008, pp.67-138. 22 M Croce , Sfere di dominio. Democrazia e potere nell’età globale, Roma, Meltemi Editore s.r.l., 2008, p.101. sulle norme e i valori degli ordinamenti politici e giuridici. Il ragionamento pubblico23– possibilità di dare vita a pubblici dibattiti-è la pratica dialogica specifica ed essenziale che accade in questo spazio cognitivo: attraverso modalità formali e informali, istituzionali ed extraistituzionali, i cittadini possono esercitare le proprie competenze riflessive e capacità di autoorganizzazione al fine di stabilire i reali bisogni, le esigenze e gli interessi della società civile ed esercitare il dovuto bilanciamento nei confronti della tendenziale pervasività degli interventi e delle decisioni da parte delle istituzioni politiche e giuridiche. Occorre sottolineare, inoltre, come gli attori fondamentali di questa Agorà della conoscenza, non siano soltanto gli individui ma soprattutto le comunità, nella duplice identità di comunità virtuali e comunità di pratiche. La comunità24 è storicamente il simbolo di un interazione non strumentale con l’altro, di una socialità espressione di una nuova modalità e di nuovi valori dello stare insieme; per il suo tramite gli individui si aprono ad una relazionalità sociale intenzionata favorevolmente verso il principio di solidarietà in una prospettiva di società globale. E nell’ambito di un’Agorà virtuale la rete, espressione di una de-territorializzazione non 22 23 Ivi, pp. 104-112. 24 F. Berti , Per una sociologia della comunità, Milano, Franco Angeli, 2005, pp.127-171. solo dello spazio ma anche dell’immaginario, individui e gruppi creano la propria identità, nuove forme di appartenenza attraverso la mediazione del materiale simbolico offerto dai canali telematici; e accrescono il “capitale sociale di rete”25 in termini di colonizzazione di nuovi spazi e di valorizzazione dell’insieme di conoscenze, abilità ed esperienze individuali messe a disposizione della comunità. In questa prospettiva cognitiva le comunità virtuali possono assumere tutta la valenza di “comunità di pratica”26 individuanti il “reticolo relazionale” della conoscenza formato dagli attori interagenti in modo informale e spontaneo nel corso della partecipazione ad una stessa attività di cui condividono scopi, saperi pratici significati e linguaggi. La conoscenza si sviluppa all’interno di questi raggruppamenti informali che ne costituiscono la condizione essenziale di esistenza e ne offrono l’indispensabile “supporto interpretativo”. 60 25 H. Rheingold , Comunità virtuali: parlare incontrarsi vivere nel cyberspazio, Milano, Sperling & Kupfer, 1994. 26 J. Lave, E Wenger , L’apprendimento situato: dall’osservazione alla partecipazione attiva ai contesti nei contesti sociali, Trento, Erikson, 2006; E. Wenger , R Mcdermott , W.M. Snyder., Coltivare comunità di pratica: prospettive ed esperienze di gestione della conoscenza, Milano, Guerini e Associati, 2007. rappresentativo29 e non meno impegnativi compiti di riforma dell’amministrazione pubblica cui compete un ruolo primario – come evidenziato dalla teoria weberiana30-nella costruzione e riproduzione delle forme della legittimazione sociale principalmente attraverso la realizzazione di sostanziali miglioramenti nell’interfaccia diretta con i cittadini e nell’erogazione di servizi in un contesto di prossimità agli ambienti socioeconomici di riferimento. La riflessione sulle esperienze attuative dei principali orientamenti seguiti dalle politiche pubbliche, aventi l’ obiettivo di promuovere dei cambiamenti più o meno profondi degli apparati amministrativi,31 ha fatto emergere la necessità di ripensare sia le riforme concernenti la struttura politico-istituzionale, sia le riforme del management ispirate al paradigma del New Public Management in funzione della specificità del suo ambiente 22 29 L. Corchia., La democrazia nell’era di internet. Per una politica dell’intelligenza collettiva, Firenze, Le Lettere Università, 2011; E. Cioni, A. Marinelli., Rileggere la comunicazione politica tra tele visione e social network, Firenze, University Press, 2010; D. Pitteri, La democrazia elettronica, Roma-Bari, Laterza, 2007. 30 M. Economia e società, Milano, Edizioni di Comunità, 1995, Vol. I. 31 E. Borgonovi, Principi e sistemi aziendali per le amministrazioni pubbliche, Milano, Egea, 2005; A. Giosi , Teoria classica della burocrazia e processi di modernizzazione della Pubblica Amministrazione, Roma, Aracne Editrice S.R.L., 2007. operativo, la società della conoscenza, e di interpretare le sue attività procedurali e procedimentali secondo una prospettiva cognitiva, come processi di accumulazione, condivisione e riuso di conoscenza all’interno di contesti strutturati. La trasformazione delle organizzazioni pubbliche in learning organization - in luoghi in cui le persone espandono continuamente la padronanza personale,32 dove vengono incoraggiati nuovi e flessibili modelli di pensiero, dove vi è più libertà negli ideali collettivi e dove le persone imparano costantemente ad apprendere - si può considerare come uno dei più significativi indicatori del processo volto a ritagliarsi un’identità e un ruolo nell’ Agorà della conoscenza, con un proprio spazio, comunicativo e virtuale, all’interno di una rete in cui si trasformano e propagano informazioni , saperi e servizi. Gli attori dell’agire comunicativo e teleologicamente orientato a produrre i preventivati effetti riformatori sono i dipendenti pubblici con il compimento della transizione dalla soggettività di burocrati a quella di “lavoratori della conoscena”33 o “professionisti 60 32 M. Senge Peter, La quinta disciplina, Milano, Sperling & Kuypfer, 1992, pp.159-199. 33 P. Drucker Le sfide di management del XXI secolo, Milano, Franco Angeli, 1999, pp.131-152. delle organizzazioni”34: operando su processi immateriali trasformano input conoscitivi - dati, informazioni, immagini, concetti, simboli - in output di conoscenza di maggiore valore- soluzione di problemi, orientamento degli eventi, dati e informazioni arricchite, innovazioni35. L’amministrazione pubblica consapevole che il proprio riferimento storico è la società della conoscenza, cioè una collettività centrata sui servizi e sulla comunicazione che richiede da un lato il coinvolgimento e la partecipazione degli utenti, dall’altro molta professionalità e competenza per la loro gestione è quella che si concepisce e si organizza come una “community” di fruitori, cittadini e imprese, e contributori, funzionari ed esperti nelle diverse aree tematiche, all’interno della quale si elaborano e si scambiano conoscenze, progetti e modelli di eccellenza, si impara a lavorare condividendo le proprie esperienze e le proprie modalità di lavoro con forum, wiki, chat e altri strumenti idonei ad un’organizzazione rete- 22 34 F. Butera, Chi sono, perché sono tanti e così importanti i lavori e i lavoratori della conoscenza: il più grande cantiere di cambiamento economico e sociale dell’occidente, in F. Butera ( a cura), Knowledge working. Lavoro, lavoratori, società della conoscenza, Milano, Mondadori S.p.a., 2008, pp.3-44. 35 Ivi,pag.XII. social network”41 volta a diffondere e realizzare una concezione della PA più avanzata non solo nell’utilizzo di nuove tecnologie, “ma soprattutto per il nuovo modo di intendere le relazioni, professionali e umane, all’interno delle amministrazioni, trasformate in sistemi caratterizzati da capacità di ascolto, promozione del confronto e dello sviluppo delle reti informali al fine, da un lato, di dare corso al processo fondamentale, la creazione e la fruizione della conoscenza istituzionale validata e resa disponibile per la comunità di lavoro”42; sviluppare, dall’altro, la “capacità amministrativa”43 in modo da ampliare i suoi confini verso i nuovi e necessari servizi nella società basata sulla conoscenza ed essere in grado di modularsi in funzione dei bisogni dei cittadini, in un’epoca nella quale i modelli del lavoro e delle relazioni tra le persone sono 60 41 http://www. intranet .inps.it: Agorà>”reti sociali di dipendenti appartenenti ad una stessa azienda che utilizza spazi virtuali e tecnologie on line per organizzare la loro comunicazione e collaborazione. I social network aziendali sono caratterizzati da strumenti 2.0 quali blog, forum, chat, wiki e altro. 42 http:// www.inps.it:informazioni>ForumPA2011>ConvegnoAlma viva:iniziative di social networking nella PA, pp.1-2 43 F. Butera, B. Dente , Change Management nelle Pubbliche Amministrazioni: una proposta, Milano, Franco Angeli, 2009, p.93. profondamente mutati rispetto al contesto in cui ha avuto origine il modello di Welfare state44. L’implementazione di applicazioni del web 2.0,sinonimo di insiemi di approcci organizzativi basati sul coinvolgimento diffuso, la collaborazione emergente, la condivisione della conoscenza e lo sviluppo e valorizzazione di reti interne ed esterne ad una amministrazione pubblica45, offre gli strumenti per avviare un processo di ricerca di un’identità organizzativa strutturata sulla progettazione di comunità virtuali, di piattaforme tematiche per lo scambio di esperienze e conoscenze informali, istituzionali e multimediali –a cui significativamente si da il nome di “Agorà”- e posizionarsi nella “piazza” della conoscenza come corporate social network, comunità professionali verticali realizzate su unità organizzative o aree di processo, nel cui ambito 22 44 U. Ascoli, Il Welfare in Italia, Bologna, Il Mulino, 2011, p. 9. 45P. Capitani, Il Knowledge management. Strumento di orientamento e formazione per la scuola, l’università, la ricerca, il pubblico impiego, l’azienda, Milano, Franco Angeli,2006, pp.66-76. “socratici” o “maieutici,”46 “agorabili”47 e semplici fruitori, trasversalmente, condividono obiettivi, problemi, saperi, informazioni, collaborano, apprendono, interagiscono con le aree aziendali e i suoi procedimenti. Fondamentale in “Agorà” è la creazione di conoscenza certificata, processo che prende avvio da una preliminare analisi delle informazioni e dei contenuti informali- dubbi, richieste, esigenze- generate dagli utenti e dalla successiva identificazione dell’ area “Social Learning” in cui è possibile fruire di esperienze formative multimediali e interattive. Comunità tematiche e comunità di apprendimento simboleggiano un modello di interscambio di conoscenze che, individuando le “best practice,” sviluppa un percorso di miglioramento continuo per ridurre complessità e problematicità, e potenziare la capacità di ascolto di tutte le voci e i rumori dell’ “ Agorà ” della conoscenza, determinanti per l’immagine e l’identità dell’amministrazione pubblica. 60 46htt://www.intranet.inps.it.Agorà: sono funzionari responsabili che rappresentano le comunità di professionisti. 47 htt://www.intranet.inps.it.Agorà : sono i migliori “contributori” di Agorà: coloro che in questi primi 6 mesi di vita del Social Network, si sono distinti nel creare valore e senso di appartenenza sulla rete dell’Istituto. Professionisti INPS che hanno saputo cogliere per primi le opportunità offerte da Agorà e che, con il loro contributo, hanno permesso di raggiungere gli obiettivi che l’Istituto si era prefissato. della dignità di ognuno o dall’aiuto che i gruppi sociali possono offrire a quanti esperiscono situazioni di difficoltà. Deve pertanto sviluppare le proprie capacità cognitive, riflessive, previsionali, valutative, al fine di interpretare il “well-bing” in rapporto ai contesti socio- culturali ed economici di riferimento, nazionali e transnazionali, ed implementare un sistema solidaristico di garanzie e tutele tra gli individui all’interno delle reti sociali di protezione e delle comunità di pratica di cui sono partecipi, spesso agenti in sussidiarietà rispetto al welfare statocentrico.52 Tra i valori della persona da tutelare rientrano anche quelli espressione del principio universalistico dell’empowerment,53 della promozione delle capacità dell’individuo, della domanda di autonomia e realizzazione del sé, riflesso del secolare processo di modernizzazione e individualizzazione che ha dischiuso la prospettiva di un’ulteriore emancipazione, ”quella della agibilità effettiva dei diritti sociali formalmente sancita –a livello costituzionale e normativo-, del pieno dispiegamento delle capacità individuali ancora compresse e sottoutilizzate per una larga parte 22 52 http//:www.sussidiaietà.net/files/Pdf/022006/Borgonovi E, Il welfare un modello da ripensare, pp.1-7. 53 M. Paci , E. Pugliese ( a cura ), Welfare e promozione delle capacità, Bologna, Il Mulino, 2011. della popolazione”54 e dell’ accrescimento delle capacità formative, sociali e lavorative . La dimensione della conoscenza, in altri termini, appartiene al welfare state non solo per ciò che riguarda lo sviluppo e il consolidamento delle competenze necessarie per la comprensione del proprio scenario operativo, ma anche per la crescita del capitale sociale, dell’intelligenza collettiva e individuale, il fattore essenziale per la creazione di valore e il conseguimento di un vantaggio competitivo durevole in una società globalizzata55: le politiche per l’infanzia , le politiche di genere, le politiche attive di inserimento lavorativo e di promozione delle capacità diventano, conseguentemente, questioni strategiche verso cui indirizzare investimenti e allocare risorse.56 E come la conoscenza non può essere imbrigliata in una visione statica perché non è uno strumento che si possiede ma è la sua stessa pratica, il processo di formazione del conoscere stesso57, il “new welfare state” va inteso secondo una prospettiva dinamica, come un sistema evolutivo con “obiettivi, propositi, funzioni e istituzioni 60 54 Ivi, p.25. 55 G. Bonani , La sfida del capitale intellettuale., Milano Franco Angeli , 2002. 56 G. Esping-Andersen, Why we need a Welfare State, Oxford, Oxford University Press, 2002.. 57 F. Blacker , Dal concetto statico al concetto dinamico del conoscere: il Knowing come processo delle comunità in Studi organizzativi, Milano, Franco Angeli, 1999, n.3, pp.5-18. mutevoli nel tempo, sebbene in modo lento e imperfetto”58, “basato sulla sperimentazione di politiche nazionali e processi di apprendimento”, anche transnazionali, che di volta in volta ridefiniscono le forme e le modalità del contratto sociale con la cittadinanza e la divisione di responsabilità tra il mercato, la famiglia e il governo, ”i pilastri” dell’ architettura del Welfare59. Gli stessi progetti di riforma avviati nel tentativo di coniugare efficienza ed equità configurano dei processi ad alta complessità cognitiva perché richiedono un percorso riflessivo di rielaborazione delle nuove categorie del rischio sociale –“ l’invecchiamento attivo e il rinvio del pensionamento, l’impiego del part- time, l’apprendimento lungo l’intero corso di vita, il congedo parentale, le pari opportunità, la flexicurity, la riconciliazione tra lavoro e vita familiare, l’esclusione sociale-”60 e l’elaborazione di nuove priorità normative su cui far convergere il consenso pubblico e assicurare l’ indispensabile legittimazione per la successiva traduzione in interventi politico-amministrativi. 22 58 A Hemerijck, L’imperativo del “developmental welfare” per l’Europa, in “ La Rivista delle politiche Sociali I, 2008, pp.57-91. 59 G. Esping- Andersen, Why we need a New Welfare State, cit., p. 11. 60 A Hemerijck , L’imperativo del “developmental welfare” per l’Europa, cit., p. 73. Bibliografia Ascoli U., Il Welfare in Italia , Bologna, il Mulino, 2011. Augustoni A., Sociologia dei luoghi, Milano, Franco Angeli, 2000. Blacker F., Dal concetto statico al concetto dinamico del conoscere: il Knowing come processo delle comunità in Studi organizzativi, Milano, Franco Angeli, 1999. Benedicenti D., Con-vincere: piccola storia della comunicazione politica nell’era della piazza virtuale, Roma, Donzelli Editore, 2005. Barberi P., E’ successo qualcosa alla città: manuale di antropologia urbana, Roma, Donzelli Editore, 2010. Berti F., Per una sociologia della comunità, Milano, Franco Angeli, 2005. Bonani G., La sfida del capitale intellettuale., Milano Franco Angeli , 2002. Borgonovi E., Principi e sistemi aziendali per le amministrazioni pubbliche, Milano, Egea, 2005. 60 Butera F., Chi sono, perché sono tanti e così importanti i lavori e i lavoratori della conoscenza: il più grande cantiere di cambiamento economico e sociale dell’occidente, in Butera F. ( a cura), Knowledge working. Lavoro, lavoratori, società della conoscenza, Milano, Mondadori S.p.a., 2008. Capitani P., Il Knowledge management. Strumento di orientamento e formazione per la scuola, l’università, la ricerca, il pubblico impiego, l’azienda, Milano, Franco Angeli, 2006. Castells M., La nascita della società in rete, Milano, Università Bocconi Editore, 2002 Castells M., Himanen P., Società dell’informazione e Welfare State, Milano, Guerini e Associati, 2006. Catalano G., Reti di luoghi, reti di città, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore , 2005. Chicchi F. e Roggero G., Lavoro e produzione del valore nell’economia della conoscenza. Criticità e ambivalenze della network culture, Milano, Franco Angeli, 2009, Sociologia del lavoro n. 115. Cioni E., Marinelli A., Rileggere la comunicazione politica tra tele visione e social network, Firenze, University Press, 2010. Croce M., Sfere di dominio. Democrazia e potere nell’età globale, Roma, Meltemi Editore s.r.l.,2008. 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I profondi cambiamenti epocali che hanno attraversato l’orizzonte politico sociale ed economico della società capitalistica durante il secolo scorso non solo hanno messo in discussione i meccanismi strutturali che ne assicuravano la riproduzione sistemica e la stessa sostenibilità del modello ma anche l’efficacia interpretativa degli apparati concettuali e dei paradigmi di riferimento, risultando ormai poco idonei alla comprensione delle alterazioni prodotte dall’avanzamento inesorabile del processo di globalizzazione e della network society.1 I contributi significativi in direzione dell’individuazione di una ermeneutica per le nuove emergenze sociali offerti, a partire dalla fine degli anni ottanta, dalla sociologia della riflessività e soprattutto dai lavori di Manuel Castells2 concretizzano un viaggio lungo il sentiero di sviluppo della network society che ne individua gli aspetti di maggiore tipizzazione, in particolare il suo essere società della conoscenza, con cui si intende simboleggiare questa fase della contemporaneità in cui tutte le risorse intangibili e simboliche – conoscenze, relazioni, comunicazioni – diventano rilevanti e decisive 22 nella dimensione pubblica e privata come in quella economica; e anche alludere alla visione di un possibile futuro se prospettato come realizzazione di un corpo sociale connotato dalla sovranità delle “Knowledge-intensive communities”, articolate secondo la più ampia gamma dei campi del conoscere e basate sulla produzione e riproduzione nonché sulla condivisione dell’immateriale da parte di esperti professionisti, studenti e ordinari utenti di infor- mazioni, riuniti insieme dal medesimo interesse per una determi- 1.Chicchi F. e Roggero G., Lavoro e produzione del valore nell’economia della conoscenza. Criticità e ambivalenze della network culture, Milano, Franco Angeli, 2009, Sociologia del lavoro n. 115 , pp. 9-13. 2.Castells M., La nascita della società in rete, Milano, Università Bocconi Editore, 2002, pp.4-537. nata materia3. Nella società della conoscenza, dominata dal presente esteso4 e dalla virtualizzazione5– uscita dal qui e ora-, in conseguenza della rivoluzione digitale e del progresso tecnologico, la rete si è imposta come “framework”6 della relazionalità e non solo ha reso possibile la liberazione dai contesti 60 tradizionali ma ha accresciuto in una misura che non ha precedenti anche la complessità delle interazioni sociali configurando quella odierna come una società della comunicazione in quanto le possibilità e le situazioni comunicative trovano un’espansione praticamente illimitata7. L’egemonia del paradigma della rete, traducendosi in un sistema reticolare su scala mondiale, può rappresentare la traduzione figurativa di un nuovo contratto sociale basato sulla condivisione di conoscenze, significati e valori che rende possibile la società civile transazionale e la garanzia dei diritti fondamentali del cittadino globale.8 Ciò che lo alimenta e lo rende storicamente specifico delle culture organizzate secondo la struttura reticolare di internet sono i processi di potenziamento delle opportunità e delle forme di produzione sociale di “beni cognitivi”, la “costruzione della virtualità reale”9 che si avvale dell’apporto della conoscenza e della creatività e, dunque, della formazione del “capitale umano” quali fattori chiave per rispondere alle sfide di un orizzonte di 22 11.Guaraldo O., Politica e racconto: trame arendtiane della modernità, Roma, Meltelmi Editore S.r.l., 2003, pp.29-30. 12.Di Nicola P., La rete: metafora dell’appartenenza. Analisi strutturale e paradigma di rete, Milano, Franco Angeli , 1998, pp.11-20. 13.Schiavone G., La democrazia diretta. Un progetto politico per la società civile , Bari, Edizioni Dedalo, 1999, pp.19-66. Nella società della conoscenza l’Agorà, il simbolo non solo della forma di governo che persegue -attraverso la “prassi del dibattito deliberativo e l’assenza di burocrazia-”14 il bene comune e la democrazia, ma del processo sociale in quanto tale, inclusivo anche della vita privata dei singoli, delle relazioni sociali, della città, della comunicazione, del lavoro15, trova rinnovate motivazioni per concretizzarsi come simbolo e metodologia del buon governo e dell’amministrazione pubblica “virtuosa”, quella che non solo è situata in posizione di vicinanza ai bisogni dei cittadini ma che gli riconosce il ruolo di agente attivo nella “costruzione sociale“ e nell’erogazione dei propri servizi, nell’emanazione di procedimenti e provvedimenti sociali, giuridici e politici; a condizione che sia vissuto come lo scenario, in parte reale, in parte virtuale, allo stesso tempo spazio pubblico e spazio privato, in cui hanno luogo le dinamiche di produzione, propagazione e valorizzazione della conoscenza, con 60 particolare riguardo, da un lato, per la tematizzazione e modulazione delle istanze della cittadinanza politica e sociale attraverso processi riflessivi e interpretativi; dall’altro, per le dinamiche di apprendimento finalizzate all’acquisizione di capacità e di competenze da parte degli attori individuali e collettivi, indispensabili per affrontare e risolvere problemi cronici o emergenti. In una società come quella contemporanea, strutturata sulla scienza e sulla tecnica, sull’informazione e sulla comunicazione di massa, il buon governo e l’amministrazione pubblica legittimante devono essere concepiti come specifiche forme e modalità di operare della vita sociale radicate nell’identità e nei progetti di vita di individui e gruppi, così come accadeva nella democrazia ateniese, che privilegiando nei rapporti con il cittadino la comunicazione pubblica,16 la riflessione sui concetti di governo, 14.Greblo E., Democrazia, Bologna, Il Mulino, 2000, p.23. 15.Donolo C., Il sogno del buon governo. Apologia del regime democratico, Milano, Edizioni Anabasi, 1992, pp.34-61 15. Benedicenti D., Con-vincere: piccola storia della comunicazione politica nell’era della piazza virtuale, Roma, Donzelli Editore, 2005. potere e democrazia e incoraggiando la partecipazione all’attività decisionale, 22 all’amministrazione della giustizia e alla dimensione collettiva anche nei momenti extra- politici –forma di governo e forma di vita si consideravano coincidenti-, riusciva efficacemente ad assicurarsi il raggiungimento dei beni comuni insieme con la stabilità del governo.16 L’apprendimento, individuale e collettivo, istituzionale e organizzativo, risulta centrale nella prassi politica, sociale e amministrativa purché si adotti una prospettiva di analisi incentrata non sull’internalizzazione delle conoscenze ma sul ruolo della pratica nell’elaborazione e nello sviluppo di costrutti cognitivi all’interno di specifici contesti sociali, culturali e materiali.17 L’apprendere, come incremento di sapere e saper fare, è il procedere continuo per tentativi ed errori, è il ciclico ripensare sulle tematiche di interesse nazionale e, soprattutto, è la capacità di nuove tematizzazioni e interpretazioni dei problemi sociali più urgenti, avvalendosi dell’imprescindibile apporto della scienza e della tecnica, senza le quali il linguaggio della politica o del diritto mostrerebbe la propria inadeguatezza rispetto alla capacità di elaborare informazioni, conoscenze e riflessioni. Il buon governo, in altri termini, è una democrazia cognitiva18, in cui il “confronto discorsivo tra i cittadini assume la forma di un processo di apprendimento a sfondo 60 20. Ivi, pp. 104-112. 21.Berti F., Per una sociologia della comunità, Milano, Franco Angeli, 2005, pp.127-171. 22.Rheingold H., Comunità virtuali: parlare incontrarsi vivere nel cyberspazio, Milano, Sperling & Kupfer, 1994. 23.Lave J., Wenger E., L’apprendimento situato: dall’osservazione alla partecipazione attiva ai contesti nei contesti sociali, Trento, Erikson, 2006; Wenger E.,Mcdermott R., Snyder W.M., Coltivare comunità di pratica: prospettive ed esperienze di gestione della conoscenza, Milano, Guerini e Associati, 2007. conoscenza formato dagli attori interagenti in modo informale e spontaneo nel corso della partecipazione ad una stessa attività di cui condividono scopi, saperi pratici significati e linguaggi. La conoscenza si sviluppa all’interno di questi raggruppamenti informali che ne costituiscono la condizione essenziale di esistenza e ne offrono l’indispensabile “supporto interpretativo”. L’”Agorà” non è che la koinè spazio-temporale delle comunità di pratica, strutture sociologiche, virtuali e non, caratterizzate dalla condivisione di un “impegno reciproco”, di “un’intrapresa comune” e di un “repertorio condiviso”24, fattori strutturali che possono incentivare sia interventi organizzativi finalizzati alla valorizzazione, condivisione e creazione di 22 conoscenze ed esperienze, sia processi di innovazione nell’ambito della governance politica e del management pubblico che difficilmente potrebbero essere socializzati e realizzati attraverso meccanismi di interazione esclusivamente formali e gerarchici. L’Agorà della conoscenza è l’espressione della progressiva democratizzazione cognitiva dello “spazio dei flussi”25, che si manifesta come accessibilità priva di barriere, redistribuzione dei poteri, possibilità per chiunque di prendere parte a decisioni collettive. E’ il segno del processo di affermazione di una specifica forma di spazio relazionale in cui l’azione di trascinamento e di dominio delle pratiche sociali afferenti alla logica delle élites dominanti, transnazionali, è limitato, integrato e dialettizzato con la logica dello “spazio dei luoghi”, con l’universo cognitivo e simbolico delle pratiche sociali di condivisione che operano e si articolano nel tempo attraverso la prossimità tra gli attori sociali.26 24.Wenger E., Comunità di pratica: apprendimento, significato e identità, Milano, Cortina, 1998, pp.87-102. 25.Castells M., La nascita della società in rete, cit. p. 473. 60 26.Augustoni A., Sociologia dei luoghi, Milano, Franco Angeli, 2000, pp.105-129 ; Catalano G., Reti di luoghi, reti di città, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore , 2005; Petti A., Arcipelaghi e enclave: architettura dell’ordinamento spaziale contemporaneo, Milano, Mondadori, 2007; Barberi P., E’ successo qualcosa alla città: manuale di antropologia urbana, Roma, Donzelli Editore, 2010. 2. La forma della “buona amministrazione pubblica” nella società della conoscenza. Il buon governo e la buona amministrazione possono essere simboleggiati da un certo modo di ridefinire lo spazio, reale e virtuale, come luogo di incontro, di dibattito, di libero accesso all’informazione, alla conoscenza, in cui ciascuno può da qualunque parte interagire e prendere parte a decisioni collettive. Nei nuovi ambienti di interazione collettiva, nei nuovi spazi e tempi creati dalla “rete” l’esercizio dei poteri e dei diritti di cittadinanza politica e sociale consiste essenzialmente nell’accesso e nell’utilizzo di conoscenza secondo un principio di giustizia cognitiva: ciò delinea un complesso percorso di ricerca in direzione della ridefinizione delle forme e delle modalità del tradizionale sistema rappresentativo27 e non meno impegnativi compiti di riforma dell’amministrazione pubblica cui compete un ruolo primario – come evidenziato dalla teoria weberiana28- nella costruzione e riproduzione delle forme della legittimazione sociale principalmente attraverso la realizzazione di sostanziali miglioramenti 22 eventi , dati e informazioni arricchite, innovazioni.33 L’amministrazione pubblica consapevole che il proprio riferimento storico è la società della conoscenza, cioè una collettività centrata sui servizi e sulla comunicazione che richiede da un lato il coinvolgimento e la partecipazione degli utenti, dall’altro molta professionalità e competenza per la loro gestione 30.Senge Peter M., La quinta disciplina, Milano, Sperling & Kuypfer, 1992, pp.159-1999. 31.Drucker P., Le sfide di management del XXI secolo , Milano, Franco Angeli, 1999, pp.131-152. 32. Butera F., Chi sono, perché sono tanti e così importanti i lavori e i lavoratori della conoscenza: il più grande cantiere di cambiamento economico e sociale dell’occidente, in Butera F. ( a cura), Knowledge working. Lavoro, lavoratori, società della conoscenza, Milano, Mondadori S.p.a., 2008, pp.3-44. 33.Ivi,pag.XII. è quella che si concepisce e si organizza come una “community” di fruitori, cittadini e imprese, e contributori, funzionari ed esperti nelle diverse aree tematiche, all’interno della quale si elaborano e si scambiano conoscenze, progetti e modelli di eccellenza, si impara a lavorare condividendo le proprie esperienze e le proprie modalità di lavoro con forum, wiki, chat e altri strumenti idonei ad un’organizzazione rete- centrica34. 60 In questa veste di comunità virtuale attraverso cui promuovere “ il recupero della conoscenza disponibile e la creazione di nuova conoscenza”35 l’amministrazione pubblica può contribuire al buon governo promuovendo la trasparenza, la partecipazione e l’ accountability con il coinvolgimento cognitivo, partecipato e collaborativo, dei cittadini, dei funzionari delle amministrazioni pubbliche o delle imprese, operando verifiche, analisi e comparazioni sul sito web, del proprio comune o della propria amministrazione, riguardo allo stato di attuazione delle “Linee guida dei siti web della PA” o socializzando storie di “complicanza burocratica” per predisporre gli indifferibili interventi di semplificazione.36 Nell’ “Agorà” della conoscenza, per sua stessa natura intrinsecamente aperta, 37 è possibile da un lato, ridefinire il rapporto tra il cittadino e la pubblica amministrazione secondo un paradigma relazionale caratterizzato dalla reale collaborazione alle scelte del governo e dell’attività amministrativa e, dall’altro, promuovere processi di 34.Il Dipartimento della Funzione Pubblica ha svolto un’attività di sostegno e sviluppo della modernizzazione amministrativa con la creazione di un sito tematico, Magellano ,presentato come un sistema di gestione della conoscenza su piattaforma 22 web pensato appositamente per la P.A. .Per la ricostruzione delle attività sviluppate dal Dipartimento della Funzione Pubblica in tema di sostegno alla modernizzazione amministrativa: Vecchi G., I programmi di diffusione e promozione dell’innovazione sostenuti dal Dipartimento della funzione Pubblica, in Butera F., Dente B., Change Management nelle Pubbliche amministrazioni: una proposta, cit., pp.89-119. 35http://w.ww.magellanopa.it 36 http:// www.funzionepubblica.gov.it/vademecumopendata 37.http://www.okfn.org:” la conoscenza aperta è ogni materiale – indifferentemente se sia basato su contenuti, dati o informazioni - che ognuno è libero di usare, riusare e distribuire senza restrizioni.” riorganizzazione e innovazione degli schemi operativi e dei processi decisionali pubblici, la cui direttiva principale è da individuarsi nella predisposizione di tutte le condizioni necessarie affinché il cittadino possa disporre ” degli strumenti conoscitivi indispensabili per prendere decisioni o comunque valutare le decisioni prese dall’amministrazione.”38 Un’idea guida di queste sperimentazioni che si vuole rimarcare è quella di “social network enterprise”, o “corporate social network”39 volta a diffondere e realizzare una concezione della PA più avanzata non solo nell’utilizzo di nuove tecnologie, “ma soprattutto per il nuovo modo di intendere le relazioni, professionali e umane, all’interno delle amministrazioni, trasformate in 60 informazioni e dei contenuti informali- dubbi, richieste, esigenze- generate dagli utenti e dalla successiva identificazione dell’ area “Social Learning” in cui è possibile fruire di esperienze formative multimediali e interattive. Comunità tematiche e comunità di apprendimento simboleggiano un modello di interscambio di conoscenze che, individuando le “best practice,” sviluppa un percorso di miglioramento continuo per ridurre complessità e problematicità, e potenziare la capacità di ascolto di tutte le voci e i rumori dell’ “ Agorà ” della conoscenza, determinanti per l’immagine e l’identità dell’amministrazione pubblica. 43.Capitani P., Il Knowledge management. Strumento di orientamento e formazione per la scuola, l’università, la ricerca, il pubblico impiego, l’azienda, Milano, Franco Angeli,2006, pp.66-76. 44.htt://www.intranet.inps.it.Agorà: sono funzionari responsabili che rappresentano le comunità di professionisti. 45.htt://www.intranet.inps.it.Agorà : sono i migliori “contributori” di Agorà: coloro che in questi primi 6 mesi di vita del Social Network, si sono distinti nel creare valore e senso di appartenenza sulla rete dell’Istituto. Professionisti INPS che hanno saputo cogliere per primi le opportunità offerte da Agorà e che, con il loro contributo, hanno permesso di raggiungere gli obiettivi che l’Istituto si era prefissato. 3. L’esperienza del “buon governo” e della “buona amministrazione pubblica”: il Welfare State . 22 L’esperienza umana e sociale del buon governo e della buona amministrazione è il Welfare State. Ma nel corso del XX secolo diverse e molteplici sono stati i modelli e le versioni di quella che è la grande innovazione sociale della crisi del ‘29 che ha consentito di integrare lo sviluppo del mercato nei paesi industrializzati con il progresso sociale nella tutela delle persone e dei diritti46. Negli ultimi decenni profonde trasformazioni di ordine socio economico, strutturale e culturale hanno determinato un significativo mutamento nella semantica sociale del welfare, visto essenzialmente come un costo e un appesantimento del bilancio pubblico, e tuttavia, in quanto espressione di un contratto sociale con la cittadinanza “glocale” e dell’idea di giustizia prevalente47, un’acquisizione di cui non si può fare a meno ma da riformare, da riprogettare nell’architettura allineandola con le esigenze imposte dalla società della conoscenza. Il Welfare state, insieme con le idee di benessere, tutela sociale e giustizia, è costretto a discutere e a mettersi in discussione su più fronti in una Agorà globalizzata in cui confrontarsi e apprendere anche dai modelli di policy maker del welfare cinese e indiano. Soprattutto il modello europeo è decisamente in crisi riguardo alla sostenibilità economica dei 60 meccanismi di solidarietà sociale, alla caratterizzazione universalistica delle politiche educative e sanitarie e all’articolato sistema delle tutele e dei servizi sociali. Nella complessità delle problematiche, anche inedite, che complicano le trattazioni scientifiche o le politiche pubbliche in materia la conoscenza rappresenta il paradigma di riferimento- in primo luogo come 46. Ascoli U., Il Welfare in Italia , Bologna, il Mulino, 2011, pp.9-20; sul tema si veda: Preite G. Welfare State. Storie, politiche, istituzioni, Trento, Tangram, Edizioni Scientifiche, 2011. 47. Esping-Andersen G., Why we need a Welfare State, Oxford, Oxford University Press, 2002,, pp. 7-8. “bene comune” da difendere e tutelare48 -, il valore fondamentale della società e dell’ economia post-fordista, l’idea guida ispiratrice dei modelli di welfare e delle politiche pubbliche. Il punto iniziale e finale della conoscenza è la vita quotidiana dei singoli individui e le reti di relazioni materiali e virtuali di cui sono partecipi49: il “new welfare” non può prescindere dai valori della persona, dal rispetto della dignità di ognuno o dall’aiuto che i gruppi sociali possono offrire a quanti esperiscono situazioni di difficoltà. Deve pertanto sviluppare le proprie 22 mutevoli nel tempo, sebbene in modo lento e imperfetto”56, “basato sulla sperimentazione di politiche nazionali e processi di apprendimento”, anche transnazionali, che di volta in volta ridefiniscono le forme e le modalità del contratto sociale con la cittadinanza e la divisione di responsabilità tra il mercato, la famiglia e il governo, ”i pilastri” dell’ architettura del Welfare57. Gli stessi progetti di riforma avviati nel tentativo di coniugare efficienza ed equità configurano dei processi ad alta complessità cognitiva perché richiedono un percorso riflessivo di rielaborazione delle nuove categorie del rischio sociale –“ l’invecchiamento attivo e il rinvio 53 Bonani G., La sfida del capitale intellettuale., Milano Franco Angeli , 2002. 54.Esping-Andersen G, Why we need a Welfare State, Oxford, Oxford University Press, 2002.. 55. Blacker F., Dal concetto statico al concetto dinamico del conoscere: il Knowing come processo delle comunità in Studi organizzativi, Milano, Franco Angeli, 1999, n.3, pp.5-18. 56.Hemerijck A., L’imperativo del “developmental welfare” per l’Europa, in “ La Rivista delle politiche Sociali I, 2008, pp.57-91. 57.Esping-Andersen G., Why we need a New Welfare State, cit., p. 11. 60 del pensionamento, l’impiego del part-time, l’apprendimento lungo l’intero corso di vita, il congedo parentale, le pari opportunità, la flexicurity, la riconciliazione tra lavoro e vita familiare, l’esclusione sociale-”58 e l’elaborazione di nuove priorità normative su cui far convergere il consenso pubblico e assicurare l’ indispensabile legittimazione per la successiva traduzione in interventi politico-amministrativi. Nella società della conoscenza, inoltre, la centralità dell’ “Informazionalismo”59 e, in generale, delle tecnologie informative, insieme all’impiego intensivo nella strategie globali di accumulazione, gestione e condivisione di esperienze, saperi e soluzioni di problemi, include anche il rinnovamento del Welfare State in quanto può trovare gli elementi per la riorganizzazione delle proprie strutture ancora largamente impostate in una forma legata alla società industriale, in direzione della promozione di un’organizzazione reticolare e dinamica sul modello “dell’impresa rete capace di mutare attraverso un approccio molto orientato alla domanda e basato sulla costruzione di network con i clienti”.60 Il new welfare state, cognitivo e “informazionale”, può contrastare la tendenza al declino dei sistemi tradizionali di tutela pubblica originata dagli insuccessi nel conseguimento dell’obiettivo 22 di coniugare la garanzia della giustizia e dell’equità sociale con lo sviluppo economico in quanto può trovare nella società della conoscenza prospettive e modelli gestionali tali da alimentare un circolo virtuoso tra aumento della produttività dei servizi pubblici e contestuale riduzione dei costi e della pressione fiscale, e diventare anche il paradigma dell’investimento sociale,61 indirizzando più attenzioni e risorse alla prevenzione e all’attività di servizio sociale. 58.Hemerijck A., L’imperativo del “developmental welfare” per l’Europa, cit., p. 73. 59.Castells M., Himanen P., Società dell’informazione e Welfare State, Milano, Guerini e Associati, 2006, pp.93-118 60. Ivi, p. 169. 61.Giddens A., Lo stato come investitore sociale , in La terza via. Manifesto per la ridefinizione della socialdemocrazia, Milano, Il Saggiatore, 1999. Bibliografia Ascoli U., Il Welfare in Italia , Bologna, il Mulino, 2011. Augustoni A., Sociologia dei luoghi, Milano, Franco Angeli, 2000. 60 Giosi A., Teoria classica della burocrazia e processi di modernizzazione della Pubblica Amministrazione, Roma, Aracne Editrice S.R.L., 2007. Guaraldo O., Politica e racconto: trame arendtiane della modernità, Roma, Meltelmi Editore S.r.l., 2003. Giddens A., Lo stato come investitore sociale , in La terza via. Manifesto per la ridefinizione della socialdemocrazia, Milano, Il Saggiatore, 1999. Hemerijck A., L’imperativo del “developmental welfare” per l’Europa, in “ La Rivista delle politiche Sociali I, 2008. Greblo e., Democrazia, Bologna, Il Mulino, 2000. Hess C., Ostrom E., La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica , Milano, Mondadori, 2009. 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