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Le Elegie di Properzio, Sintesi del corso di Lingua Latina

Analisi dettagliata di alcune elegie di Properzio, ovvero: 4.1, 4.4, 4.6. Ogni elegia viene brevemente introdotta da un commento, seguono ANALISI E PARADIGMI DI TUTTI I VERBI, ma anche delle forme nominali più particolari, e un commento costante al testo. (Appunti per Latino I ad UNIPA)

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

In vendita dal 16/05/2017

valeriagarozzo11
valeriagarozzo11 🇮🇹

4.5

(84)

33 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Le Elegie di Properzio e più Sintesi del corso in PDF di Lingua Latina solo su Docsity! IV LIBRO ELEGIE analisi e commento (Properzio) 4.1 L’elegia proemiale, d’insolita lunghezza, presenta in successione i discorsi di Properzio (vv. 1-70) e dell’astrologo Horos (vv. 71-150). Properzio ha in effetti abbandonato la poesia d’amore e tenta – in obbedienza alle richieste politiche di Mecenate – la celebrazione, pur sempre alla maniera callimachea, dalle antichità patrie: nella parte riservata a lui, egli illustra in tono encomiastico gli splendori della Roma augustea a un hospes in visita, analizzando lo scenario “archeologico” della città, ponendo a confronto gli splendori della Roma augustea con la rustica semplicità della Roma delle origini. Il modello evidente è l’ VIII dell’Eneide, dove Evandro espone all’hospes Enea le tradizioni archetipiche del suo piccolo regno sul Palatino e ne illustra la topografia sacra. La differenza però è fondamentale: Evandro ed Enea hanno una passeggiata prospettica, qui è retrospettiva: si parte dalla Roma presente per arrivare a vedere quella passata. Il discorso di Properzio passa dagli splendidi e maestosi templi di Roma ai colli erbosi, i simulacri di argilla, gli umili luoghi di culto dei tempi antichi (vv 1-10). Dai templi lo sguardo si sposta sui tradizionali luoghi di riunione, come la curia e i teatri, nel rispetto dell’identico sistema oppositivo (vv 11-16) mentre il contrasto col passato è implicito nella successiva presentazione dei culti semplici (vv 17-26) e della rozza tattica di guerra dei Romani delle origini (vv 27-28). Di lì si sviluppa una digressione di carattere eziologico, che muove dai condottieri dei popoli un tempo confinanti per giungere sino alla creazione delle tre tribù e al trionfo di Romolo (vv 29-32). Per le città di Boville, di Gabi, di Alba Longa e di Fidene, invece, è a tutto svantaggio del presente il contrasto dell’attuale decadenza con la potenza e la floridezza del passato (vv 33-36). La constatazione della perdita da parte dei Romani della consapevolezza delle loro umili origini (vv 37-38) serve a introdurre il collegamento, ideologicamente importante, fra le lontane origini troiane di Roma e gli artefici della repubblica, che – grazie alla centralità della funzione di Venere – culmina nell’elogio della gens Iulia (vv 39-48), mentre il mito della Troia resurgens e quello celle origini di Roma si saldano per mezzo delle profezie di Cassandra, da un lato, e della Sibilla, dall’altro (vv 49-54). HOC-QUODCUMQUE: notare la contrapposizione tra il pronome dimostrativo deittico e un pronome indefinito come “quodcumque”. Il verso nel complesso quindi va inteso come un’indicazione relativa alla vasta area che il poeta intende attraversare. VIDES: II p.s. indicativo presente da VIDEO, VIDES, VIDI, VISUM, VIDERE COLLIS ET ERBA: il riferimento implicito è ai sette colli che costituiscono il perimetro della Roma augustea, colli erbosi quindi collegamento utile per andare subito a parlare di una Roma pastorale, come fa subito dopo (dove continua ad essere manifesto il collegamento con l’ottavo libro dell’Eneide). Da una visione indistinta di questa “massima” Roma contrapposta alla Roma “di colli ed erbi” si comincia poi a “zoommare”, a restringere il campo alla zona del Palatino. Tale zona è il simbolo del potere Romano stesso – lì sorgeva la casa di Ottaviano, attaccata al templio di Apollo Palatino; fino alla Roma repubblicana il punto nevralgico del potere era il Campidoglio. Sotto Augusto, altro simbolo del potere diventa il palatino, dove un’accortissima sistemazione monumentale dimostra la stretta vicinanza tra il princeps e le divinità a lui più care (Vesta, Apollo). PHRYGEM sta per “Troiano” FUIT: III p.s. indicativo perfetto SUM, ES, FUI, ESSE STANT: III p.p. indicativo presente STO, STAS, STETI, STATUM, STARE CONCUMBERE: III p.p. indicativo perfetto da CONCUMBO, IS, CONCUBUI, CONCUBITUM, CONCUMBERE. Altre lezioni, più correttamente, propongono “procubere”, da procumbo: “concumbo” infatti significa letteralmente “giacere con”, indica l’amplesso, mentre “procumbo” significa giacere in senso più ozioso, adagiarsi, molto più adeguato nel contesto per le boves , perfettamente in linea con l’immagine di queste profughe boves, che dopo aver percorso i kilometri finalmente trovano un posto per riposarsi. La scelta del verbo sarebbe più logica anche dal punto di vista fonosimbolico, perché PROCUMBO è evidentemente un’allitterazione insieme a PROFUGAE. PROGUGAE BOVES: figura retorica di ipàllage, scambio: l’aggettivo PROFUGAE è concordato con BOVES ma il profugo è Evando. La figura è utile a sottolineare che a scappare non è il re ma lui e tutti i suoi averi. Il nome di Evandro, tra l’altro, viene così lasciato in posizione iconica. CREVERE: III p.p. indicativo perfetto da CRESCO, IS, CREVI, CRETUM, CRESCERE. AUREUS-FICTILI: notare la contrapposizione tra questi due termini: nei tempi antichi la Roma aurea aveva avuto delle fictilia simulacra, statue non di oro o di bronzo ma di argilla. In età augustea invece le ornamentazioni erano spesso in spoglie d’oro. In questo verso la cesura dell’esametro è dopo DEIS e stacca perfettamente questa contrapposizione tra gli dei d’argilla e i templi d’oro. Subito dopo troviamo un verbo incoativo, che designa un processo verbale di crescita. FACTA: participio perfetto passivo femminile singolare nominativo da FACIO, FACIS, FECI, FACTUS, FACERE La capanna di Romolo si trovava sul Palatino; il condidor urbis veniva in qualche modo doppiato. A quattro passi dall’antica capanna di fango e paglia della città si immagina la casa di chi ha rifondato Roma, Augusto. Eppure questa capanna di Romolo aveva anche un suo doppio: la tradizione infatti vuole che ci sia un’altra casa romuli, ovviamente sul Campidoglio. Questo raddoppiamento diventava la garanzia della corrispondenza tra il vecchio e il nuovo centro del potere. TONABAT: III p.s. indicativo imperfetto TONO, TONAS, TONUI, TONARE SUSTULIT: III p.s. indicativo perfetto da SUBFERO, SUBFERS, SUSTULI, SUBFERRE GRADIBUS i “gradini” citati sono quelli della grande scalinata che scendeva lì presso dallo spigolo occidentale del colle in direzione della riva del fiume e della Valle Murcia, la “Scala di Caco” ( scala caci). Ancora una volta è utile collegarsi all’ottavo libro dell’Eneide, dove si rievoca la lotta tra Ercole e Caco (mostruoso gigante): Ercole uccide il gigante che aveva tentato un furto nei suoi confronti. Da questo mostruoso Caco prendono nome le scale, che erano il mezzo di collegamento dal “basso” al “Palatino” – la città d’altronde era fatta di colli ed erba, servivano collegamenti per arrivare dall’uno all’altra. CURIA a Roma di CURIAE ce n’erano due: quella tradizionale di Roma era la CURIA HOSTILIA, tradizionalmente all’aperto, così chiamata perché immaginata fondata da Tullio Ostilio un perimetro sacro, ma all’aperto, dove si riunivano i senatori. L’altra era la CURIA GIULIA, inaugurata da Ottaviano. NITET: III p.s. indicativo presente da NITEO, ES, NITUI, NITERE PRAETEXTO toga listata di porpora, che distingueva l’abito dei magistrati; notare la contrapposizione tra queste preziose toghe e le rozze toghe di pelle (pelle di animali domestici) dei senatori antichi, subito infatti designati “uomini rozzi”. Ecco ancora questo doppio binario: il presente risplendente di una Roma spettacolare, grandiosa, preziosa, contrapposto a un passato di una Roma semplice, primitiva, quasi rozza. CORDA da COR, CORDIS è una parola qui e spesso usata in modo metonimo, per indicare l’individuo, l’uomo, anche se letteralmente essa si riferisce solo al cuore. SUDE, pali induriti dal fuoco. Il verso presenta quindi un iperbato all’interno del quale troviamo due nessi imbricati l’uno dentro l’altro. Dall’aspetto dei primitivi combattimenti in Roma Properzio adesso intende passare alla storia della fondazione delle tribù, e poiché esse erano frutto dell’unione tra il popolo romano e il popolo sabino, non può che iniziare dalla presenza del mondo etrusco e sabino nella Roma di Romolo – e così si spiega questo passaggio che sembra brusco. LYCMON, IS è un sostantivo maschile di III declinazione, il termine latino per indicare il “Lucumone” etrusco, magistrato che aveva potere assoluto. E’ utilizzato anche come nome proprio di svariati personaggi (sempre capi, maestri, condottieri). Properzio usa la fomra “Licmone”, grecizzante per “lucumone”, per indicare generalmente gli etruschi – una delle componenti del popolo di Roma, come specificherà meglio dopo. Notare che la parola è collocata in sede iconica. Sedi iconiche: inizio verso (incipitalia); prima della cesura (ante cesuram); alla fine della cesura (post cesuram); alla fine del verso (excipitalia). GALERITUS, “incappucciato da un galero”, aggettivo (GALERITUS, A, UM). Properzio sottolinea come Licmone sia persino senza elmo (contrapposto quindi ai radianti soldati romani dei suoi tempi), solo con un gàlero in testa, che è un copricapo ricavato dalla pelle di una vittima sacrificata. POSUIT III p.s. indicativo perfetto da PONO, PONIS, POSUI, POSITUM, PONERE TATIO re dei Sabini; come “Licmone”, anche questo è un nome scelto per indicare tutta la componente Sabina. Properzio sottolinea come egli fosse ricco di bestiame, in riferimento alla ricchezza dei Sabini, così sviluppati nella pastorizia; nella scelta delle parole allude forse all’etimo di pecunia, “denaro”, da pecus. HINC-HINC anafora verticale, ripetizione dello stesso avverbio per suddividere in modo più efficace queste affermazioni significative sulla Roma arcaica EGIT: III p.s. indicativo perfetto da AGO, AGIS, EGI, ACTUM, AGERE ROMULUS QUATTUOR ALBOS EQUOS: Romolo con i bianchi cavalli, è un riferimento ad un avvenimento reale? No. A Roma i comandanti vittoriosi cominciarono ad essere trasportati su una quadriga (carro di trionfo) intorno al V secolo a.C. Il primo trionfo festeggiato fu quello di Camillo, che riuscì a scacciare i Galli dal Campidoglio. Nel 29 a.C. venne festeggiato il più spettacolare trionfo di tutta la storia romana: la vittoria di Ottaviano su Cleopatra; sia le fonti greche che latine concordano nel descrivere questo trionfo come un evento spettacolare, con Ottaviano che procedeva con quattro cavalli bianchi. Properzio istituisce così un’ideale continuità tra il conditor urbis e quest’immagine leggendaria del trionfo di Augusto, scegliento gli ideali cavalli bianchi, tradizionalmente aggiogati alla quadriga del trionfatore. STETIT: III p.s. indicativo perfetto da SISTO, SISTIS, STITI, STATU, SISTERE (per tutte le persone del perfetto si continua sia la forma “stiti” che la forma “steti”). ALBA-ALBAE notare la ripetizione: il poeta ricorda l’etimologia del nome, l’”albae” scrofa (=SUIS). Ancora una volta il riferimento è all’ottavo libro dell’Eneide, dove si racconta che Iulio fondò una città nel sito dove ebbe l’apparizione augurale di una scrofa bianca cinta da trenta porcellini. OMINE sost. neutro III declinazione da OMEN, OMINIS NATA: participio (riferito ad Alba) da NASCOR, ERIS, NATUS SUM, NASCI (3 intr. dep.) ERAT: III p.s. indicativo imperfetto da SUM, ES, FUI, ESSE ISSE: infinito perfetto da EO, IS, IVI o II, ITUM, IRE Dunque in tutto: Boville (il primo paese sulla via verso i monti Albani, futura via Appia), Gabi, Alba Longa (antica capitale della lega latina, secondo la leggenda fondata da Iulo, figlio di Enea, un tempo collocata sul pendio del vulcano laziale, poi distrutta da Tullo Ostilio) e Fidene. Properzio nomina città che distano poco dalla città di Roma, che fanno parte della lega latina contro cui Roma si sarebbe confrontata di lì a qualche tempo. Properzio utilizza questo breve elenco di toponimi per rafforzare il suo messaggio, ossia come, col trascorrere del tempo, su ogni tipo di città (piccola, grande, vicina e lontana) si sia imposta la grandezza di Roma, anche su quelle che rispetto alla Roma delle origini potevano essere alla pari o superiori. ALUMNUS sta per figli. E’ una scelta significativa: come sappiamo ci sono diversi termini per indicare il “figlio” in latino. Il più comune a livello scolastico diciamo è “filius” ma nella quotidianità, nella “lingua degli affetti”, a Roma si era soliti usare “nato”. Properzio utilizza il termine latino ALUMNUS che letteralmente si traduce in “figlio preferito, discepolo” e deriva dal verbo ALERE (“nutrire, alimentare”), probabilmente per sottolineare che si riferisce ai “figli” di Roma dal punto di vista spirituale, i discepoli nutriti dalle virtù dei patri. Appena dopo troviamo tra l’altro il corradicale ALTRICEM (da ALTRIX, “nutrice”). PUDET III p.s. indicativo presente da PUDEO, PUDES, PUDUI, PUDITUM, PUDERE. Questo verbo letteralmente significa “vergognarsi”. Per come è costruita la frase sembra più opportuno sostituirlo con PUTET (e quindi III p.s. cong. Presente da PUTO, PUTAS, PUTAVI, PUTATUM, PUTARE) anche perchè “pudet” è testimoniato solo dal codice palatino di Properzio e da alcuni codici recensiori umanistici. La maggior parte della tradizione presenta putet. PUTO+ACCUSATIVO E INFINITO traduce “credere”, “ritenere”, “pensare” che è la traduzione più appropriata Un’evidente tensione di carattere moralistico anima per un attimo Properzio nel suo confronto tra i romani delle origini e i moderni, che accusa di aver dimenticato le virtù dei loro antenati, le loro origini. Per rimediare a questa “ignoranza” continua la rievocazione della Roma antica passando ai grandi personaggi della Roma repubblicana. MISISTI: II p.s. indicativo perfetto da MITTO, MITTIS, MISI, MISSUM, MITTERE L’auspicio è il ritrovamento di una terra dove far risorgere la città e poter prosperare. VENTER APERTUS EQUI: si riferisce, ovviamente, al cavallo di Troia. L’immagine del cavallo dal ventre sventrato è ricorrente nella tradizione latina, dato che la storia stessa della conquista di Troia è una delle più frequenti – considerando che una delle preoccupazioni principali di chi fa letteratura è ribadire, con l’epica o con la tragedia, le origini sacre di Roma: Livio Andronico e Nevio scrivono entrambi una tragedia omonima a riguardo, e ancora una volta modello imprescindibile è Virgilio, dal quale riprende la scelta di ABETE per il legno del cavallo. Per riferirsi al cavallo di Troia Properzio decide di insistere sull’immagine che aveva ossessionato Nevio e tanti altri autori dell’antichità: Ennio parla del cavallo gravido di soldati, appesantito dai soldati in armi, che attraverso il suo “parto” avrebbe mandato in rovina la città; Ovidio riprende questo motivo del “cavallo gravido”. Persino nell’Odissea stessa si parla dei greci come “riversati fuori” dal cavallo, che hanno abbandonato il suo “ventre concavo”. Quindi in sintesi il motivo del cavallo “gravido” di Troia rifluisce nel teatro arcaico, passa attraverso Ennio, e trova le sue migliori rappresentazioni nel II libro dell’Eneide fino ad arrivare al IV libro di Properzio e poi all’Ars Amatoria di Ovidio. Notare come Properzio descrive solo l’inizio e la fine di quella notte fatale che sancì la distruzione di Troia: il parto del cavallo e poi direttamente la scena finale, con il padre che abbraccia il figlio Enea e i due che scappano. L’inizio dell’eccidio, e poi la fuga dei troiani superstiti, coloro che sono destinati a trapiantare altrove la loro stirpe. La Troia che muore e successivamente rinasce. VECTA: infinito futuro (vecturum, a, um + esse) da VEHO, BEHIS, VEXI, VECTUM, VEHERE SPONDEBANT: III p.p. indicativo imperfetto da SPONDEO, ES, SPOPONDI, SPONSUM, SPONDERE LAESERAT: III p.s. indicativo piuccheperfetto da LAEDO, LAEDIS, LAESI, LAESUM, LAEDERE Properzio dipinge un immagine molto suggestiva: il padre che si avvinghia alle spalle del figlio mentre le fiamme che stanno distruggendo la città esitano di fronte a lui. Il PIOS in questione è senza dubbio Enea, che Properzio non ha nemmeno bisogno di nominare, dato che lui è il PIOS per antonomasia. PEPENDIT: III p.s. indicativo perfetto da PENDES, PENDES, PEPENDI, PENDERE VERITA EST: III p.s. indicativo perfetto (veritus, a, um est) da VEROR, VERERIS, VERITUS SUM, VERERI. E’ un verbo timendi e quindi si lega all’infinito. URERE: infinito presente da URO, URIS, USSI, USTUM, URERE Continuando, Properzio parla di Decio e di Bruto: possiamo anche tradurre questi nomi al plurale dato che con “Decio” si riferisce in realtà a tutti e tre i Deci della storia romana (appartenenti alla stessa gens). Tutti e tre sono accumunati dalla capacità di sacrificio della propria persona, famosi per la loro devotio, per essersi sacrificati agli dei nel nome della repubblica (non a caso P. sceglie “animi” come termine da collegare loro, per sottolinearne il coraggio). Le “scuri di Bruto” invece ricordano la severità di Marco Giunio Bruto, primo console dopo la cacciata dei re, che non esitò a mandare il figlio a morte di fronte alla sua disubbidienza alle pubbliche leggi. Due personaggi esemplari quindi: uno sacrifica la propria vita in ragione della salvezza pubblica, l’altro sacrifica il proprio figlio per una ragione analoga, in onore delle leggi della res publica; due esempi di altissima integrità morale. Accanto a questi due personaggi campeggia Venere, che ha trasportato lei stessa le armi del “suo” Cesare “quando rec le armi vincintrici della troia che risorgeva” VENERE: III p.p. indicativo perfetto da VENIO, VENIS, VENI, VENTUM, VENIRE VEXIT: III p.s. indicativo perfetto da VEHO, VEHIS, VEXI, VECTUM, VEHERE ARMA VICTRICIA perché sono le armi con cui Enea poi vincerà definitivamente. Per enfatizzare ancora di più, arma è doppiato, è presente prima accanto Venere e poi in posizione incipitaria. RESURGENTIS: participio presente (concordato a TROIAE) da RESURGO, RESURGIS, RESURREXI, RESURRECTUM, RESURGERE. Siamo di fronte a uno dei miti più ossessivamente presenti nella letteratura augustea: Troia che risorge, ancora più splendente e forte di quanto fosse prima. PORTANS: participio presente maschile singolare nominativo da PORTO, AS, AVI, ATUM, ARE Notare la particolarità del verso 47: costruito ha uno schema ARMA VICTRICIA RESURGENTIS TROIAE – ab ab – aggettivo sostantivo aggettivo sostantivo. Al centro c’è PORTANS, il verbo. Questo schema in cui il verbo è al centro del verso e regge con cerchi concentrici i complementi che da esso dipendono è quello del VERSUS AUREUS. CEPIT: III p.s. indicativo perfetto da CAPIO, CAPIS, CEPI, CAPTUM, CAPERE CORTINA in realtà traduce “caldaia”, ma in questo caso indica la caldaia posta su un tripode nell’antro oracolare di Apollo e perciò per metonimia indica il tripode stesso. TREMULAE tremante, aggettivo di I classe (tremulus, a, um). Sibilla viene così definita poiché dalla descrizione del VI dell’Eneide sappiamo che la quando invasata (cioè quando posseduta dal dio) iniziava a tremare FLUXERIT: III p.s. indicativo futuro anteriore da FLUO, FLUIS, FLUXI, FLUXUM, FLUERE SERVIET: III p.s. indicativo futuro semplice da SERVIO, SERVIS, SERVII, SEVITUM, SERVIRE E’ la prima volta che nell’Elegia spunta il tema di “poesia al servizio della patria”, anzi, una dichiarazione del genere negli altri libri sarebbe impensabile – ad esempio, nel primo libro Properzio aveva chiarito che la sua fonte d’ispirazione era la sua donna, la sua puella (“voi vi chiedete come io possa scrivere tante volte d’amore e come il mio tenero libro possa correre di bocca in bocca; non mi ispira Calliope, non mi ispira Apollo, la donna stessa mi ispira”). Adesso, nell’inizio del quarto libro, si apre a questa nuova prospettiva, utilizzando proprio il verbo “servile” per eccellenza, dichiarandosi un poeta assoggettato alla patria che intende cantarla (ma sempre, comunque, nel limite delle possibilità che gli dà il genere che ha scelto, vedi l’immagine del piccolo rivo del fiume, dell’esile petto ecc). L’immagine è scelta dietro l’esempio di Callimaco tutti i poeti quando devono parlare d’ispirazione ricorrono all’immagine di un ruscello limpido, in contrasto con fiumi fangosi (Tigri ed Eufrate) che sono segno di una poesia non rifinita, che non scorre bene. C’è poi un’altra piccola digressione: Properzio cita Ennio e la sua “corona irta”. Ennio, fino all’avvento di Virgilio è stato l’indiscusso “padre” della poesia latina, ma il giudizio degli augustei su di lui è molto severo: il suo stile è considerato rozzo. Per questo la sua meritata corona è detta “irsuta”. CINGAT: III p.s. congiuntivo presente da CINGO, CINGIS, CINXI, CINCTUM, CINGERE DICTA: Properzio sceglie “dicta” per indicare i versi, in luogo di magari un più semplice “carmina”, perché Ennio nei suoi Annales si era definito un “DICTI STUDIOSUS” e quindi riprende letteralmente l’autodefinizione di Ennio. Properzio chiede per sé le fronte dell’edera di Bacco (nb BACCO/DIONISO nome greco). Perché Bacco e non Apollo? Dobbiamo innanzitutto precisare che in età augustea Bacco e Apollo tendono a sovrapporsi come sfere di competenza: sono le due divinità che ispirano la poesia. Questa sovrapposizione è già accennata nel teatro greco. La differenza tra l’ispirazione che proviene da Apollo e quella che proviene da Bacco è sottile: Bacco era il dio della lirica corale e della tragedia mentre Apollo era il dio della lirica corale e dell’elegia. Nel momento in cui il tema non è privato (e amoroso) ma pubblico (e civile) non può essere Apollo, tradizionale dio di Properzio, a ispirarlo, ma dev’essere Bacco. Questo cambiamento si nota già alla 3,17 dove il poeta si mette sotto la protezione di Bacco nella speranza che il dio lo aiuti a liberarsi da Cinzia. L’edera era la pianta sacra al dio Bacco. PORRIGE: II p.s. imperativo presente da PORRIGO, PORRIGIS, PORREXI, PORRECTUM, PORRIGERE TUMEFACTA: participio futuro (tumefacturus, a, um) da TUMEFACIO, TUMEFACIS, TUMEFECI, TUMEFACTUM, TUMEFACERE. Si traduce “gonfia d’orgoglio, inorgoglita” e rafforza ulteriormente il verbo successivo, “insuperbirsi” SUPERBIAT: III p.s. congiuntivo presente da SUPERBIO, SUPERBIS, SUPERBIRE. Regge l’ablativo (e infatti si collega con “nostris libris” CERNIT: III p.s. indicativo presente da CERNO, CERNIS, CREVI, CRETUM, CERNERE SCANDENTIS: participio presente (collegato con arces) da SCANDO, SCANDIS, SCANSUM, SCANDERE AESTIMET: III p.s. congiuntivo presente da AESTIMO, AESTIMAS, AESTIMAVI, AESTIMATUM, AESTIMARE FAVE: II p.s. imperativo da FAVEO, FAVES, FAVI, FAUTUM, FAVERE SURGIT: III p.s. indicativo presente da SURGO, SURGIS, SURREXI, SURRECTUM, SURGERE ROMA la città viene nominata esplicitamente: è ormai esplicito lo sfondo civile dell’elegia DATE: II p.p. imperativo presente da DO, DAS, DEDI, DATUM, DARE CANTET: III p.s. congiuntivo presente da CANTO, CANTAS, CANTAVI, CANTATUM, CANTARE INCEPTI viene da INCEPTUM (inceptum, incepti; sostantivo neutro II declinazione) che normalmente significa “inizio” o “impresa” e qui va tradotto con un più specifico “impresa letteraria” / “progetto letterario”; il modello è ancora una volta Virgilio. CANAM: I p.s. indicativo futuro semplice da CANO, CANIS, CECINI, CANTUM, CANERE SUDET: III p.s. congiuntivo presente da SUDO, SUDAS, SUDAVI, SUDATUM, SUDARE META: la META era la colonnina che negli ippodromi doveva essere raggiunta dai cavalli per completare il giro. A completare la metafora Properzio nomina, infatti, un cavallo. L’espressione era già stata utilizzata nelle Georgiche, da Virgilio. Qui Properzio entra in diretta competizione con un testo famoso della letteratura a lui contemporanea, l’ode 3,30 di Orazio, che recita “Exegi monumentum aere perennius, regalique situ pyramidum altius” ossia “Ho innalzato un monumento più duraturo del bronzo, più alto del regale sito delle piramidi”. Facciamo un confronto: Orazio Properzio “Exegi monumentum” “surgit opus”; com’è evidente, la differenza fondamentale è il tempo verbale: l’opera di Orazio è post eventum, lui ha già scritto i suoi tre libri, mentre Properzio si sta accingendo a far sorgere l’opera, annuncia l’opera che sta venendo fuori, usando un verbo molto tecnico, “sorge” come un nuovo edificio dalle fontamenta “Scandet” “Scandendit” Orazio invoca la sua musa e la invita a insuperbirsi Properzio invoca la sua città e la invita a insuperbirsi Usa il verbo CINGERE in riferimento a una corona d’alloro, rivolgendosi a Melpemone (musa) Usa il verbo CINGERE in riferimento a una corona d’edera, rivolgendosi a Bacco C’è quindi un rapporto strettissimo tra la 3,30 di Orazio e la 4,1. Properzio può permettersi una simile operazione e attingere dal linguaggio lirico perchè, sostanzialmente, la sua elegia alla lirica ha rubato i temi (e quindi ha bisogno anche dei suoi termini). A questo punto c’è un passaggio importante: prende una parola HOROS, un astrologo (assai qualificato professionalmente, come si presenta non appena prende la parola) che vaticina a Properzio il ritorno al “destino” di sempre: lo strazio della poesia d’amore. Alcuni hanno ipotizzato che l’astrologo che adesso inizia a parlare sia l’HOSPES richiamato da Properzio al primo verso, ma in realtà è molto più accreditata la tesi di una “passeggiata a tre” diciamo (Properzio, l’astrologo e un HOSPES muto) RUIS II p.s. indicativo presente da RUO, RUIS, RUTUM, part. fut. RUITURUS, ERE. QUO RUIS ricorda molto Orazio come espressione. Non VAGE ma CAGE. Perché? Non c’è mai in Properzio una doppia parola che significa la stessa cosa che significa un’altra riferita alla stessa persona. C’è già imprudens. IMPRUDENS: IN + PRIDENS, aggettivo formato con prefisso negativo. PRUDENS a sua volta viene da PROVIDENS (da PROVIDEO) e letteralmente significa “colui che è capace di prevedere” (e quindi, in negativo, è riferito a Properzio che non è capace di prevedere le conseguenze dei suoi gesti) DICERE: infinito presente da DICO, DICIS, DIXI, DICTUM, DICERE CONDITA: participio (concordato con fila) CONDO, IS, CONDIDI, CONDITUM, ERE DEXTRA aggettivo DEXTRA, DEXTER, ERA, ERUM e DEXTER, TRA, TRUM “destro, che è a destra” ma anche “propizio” “favorevole”; si riferisce a COLO (COLUS, US) quindi “A DEXTRO COLO”, da una conocchia favorevole. Notare la ripetizione con il DEXTERA (v. 68) ACCERSIS: II p.s. indicativo presente da ACCERSO, ACCERSIS, ACCESSII, ACCESSITUM, ACCERSERE CANTA(n)S: participio presente maschile singolare nominativo da CANTO, CANTAS, CANTAVI, CANTATUM, CANTARE notare l’integrazione: le parentesi tonde segnalano un intervento del filologo di correzione del testo, per la precisione un’aggiunzione. NB perché “canto” e non “cano”? CANERE è il verbo tipico dell’epico, per tutti gli altri generi letterari il verbo è CANTO. APOLLO secondo la tradizione, ogni qualvolta i poeti vogliono intraprendere un genere di cui non sono all’altezza, o in generale nutrono aspirazioni poetiche sproporzionate, interviene Apollo a richiamarli. POSCIS: II p.s. indicativo presente da POSCO, POSCIS, POPOSCI, POSCERE PIGENDA: da PIGET, PIGUIT o PIGITUM EST, PIGERE in età augustea non è ancora un verbo transitivo, quindi è una costruzione preziosa; “verba pigenda”, nel vocabolario, spunta come “parole di cui ti pentirai” FERAM: I p.s. indicativo futuro da FERO, FERS, TULI, LATUM, FERRE VATES, VATIS nel latino arcaico questa parola traduce “indovino”; da Ennio in poi “poeta”. La corrispondenza tra le due parole arriva in ragione dalla condivisione dello strumento di comunicazione: i versi. Da qui anche la forza dell’espressione poeta vate, poeta che annuncia. MOVERE: infinito presente da MOVEO, MOVES, MOVI, MOTUM, MOVERE L’astrologo rassicura il poeta che quello che gli sta dicendo è vero, viene da fonti sicure, e per dare ancora più credito alle sue parole passa direttamente alla sua presentazione, sfoderando un “albero genealogico” di tutto rispetto alle spalle. Già il suo nome in realtà è un nome parlante, perché rimanda a HOROSKOPOS, “l’osservatore della congiunta astrale nel momento della nascita di qualcuno”. Questo catalogo onomastico oltre che a rispondere all’esigenza di accreditamento è segno anche di un avvicinamento alla poesia ellenistica, dove si ritrovano frequentemente sequenze di nomi di questo tipo ME e HORON sono separati da un intero verso CREAT: III p.s. indicativo presente da CREAO, CREAS, CREAVI, CREATUM, CREARE SUBOLES da SUB+ALERE; traduce “prole, stirpe, discendenza” Horos cita Orope di Babilonia: un babilonese-caldeo è astrologo quasi di diritto; Orope è un nome eloquente, sinonimo di Horoskòpos, esattamente come Horos. Archita di Taranto è un famoso matematico e NATOS l’uso di natos è paradossale perché, come detto, esso è un termine della lingua degli affetti e stona se collegato a una madre che manda i figli in guerra, mettendo a rischio la loro vita e andando contro il volere divino, per denaro REFERRE PILA AD PATRIOS PENATE i penati sono gli dèi domestici. Con questa frase, dicendo che essi non riporteranno le armi agli dèi domestici, Properzio sottintende che entrambi sono morti in campo di battaglia, come subito si accinge a spiegare POSSE: infinito presente da POSSUM, POTES, POTUI, POSSE REFERRE: infinito presente da REFERO, REFERS, RETULI, RELATUM, REFERRE FIRMANT: III p.p. indicativo presente FIRMO, FIRMAS, FIRMAVI, FIRMATUM, FIRMARE Con tecnica ritardata, Properzio dopo averne annunciato la morte presenta i personaggi a cui si riferisce con i loro nomi e ne specifica le circostanze di morte. Da notare che si tratta di due morti non eroiche, ma avvenute per pura e semplice disattenzione. PROTEGIT: III p.s. indicativo presente da PROTEGO, PROTEGIS, PROTEXI, PROTECTUM, PROTEGERE CAVIT: III p.s. indicativo perfetto da CAVEO, CAVES, CAVI, CAUTUM, CAVERE; regge il dativo PROLAPSUS (prolabor + -tus) : caduto TUETUR: III p.s. indicativo presente da TUEOR, TUERIS, TUITUS SUM, TUERI CREDITA: participio perfetto da CREDO, CREDIS, CREDIDI, CREDITUM, CREDERE (affidare, + accusativo della cosa e dativo della persona) CONCIDIT: III p.s. indicativo perfetto da CONCIDO, IS, CONCIDI, CONCIDERE CRUENTA aggettivo I classe da CRUENTUS, A, UM; è un aggettivo scelto con cura: SANGUIS è il sangue che scorre nel sistema arteriovenoso; nel momento in cui una persona viene ferita CRUOR è il sangue che zampilla dalle ferite (in italiano, ad oggi, si usa ancora l’espressione carne cruda appunto per la carne ancora sanguinolenta); CRUENTA è l’aggettivo di riferimento FATALES PUERI: “giovani votati alla morte”, giovani predestinati, che muoiono prematuramente. Personaggi del genere sono una costante nell’Eneide, Virgilio si rivolge sempre a loro con espressioni di pietà e rimpianto per la loro prematura scomparsa Notare la ripetizione tra v.92-v.97: DUO BUSTA DUO FUNERA – composizione circolare; è un procedimento diffusissimo in poesia, un’immagine apre lo stesso brano e la stessa immagine viene proposta in chiusa. FUNERA non è solo funerale, può significare anche morte e lutto per metonimia. CONTIGIT: III p.s. indicativo perfetto da CONGTINGO, CONTINGIS, CONTINGI, CONTACTUM, CONTINGERE Dopo una profezia di morte inizia una profezia di nascita, introdotta ancora una volta da EGO mentre DIXI è collocato in chiusura. Horos consiglia alla partoriente di fare un voto a Giunone. TRAHERET: III p.s. congiuntivo imperfetto da TRAHO, TRAHIS, TRAXI, TRACTUM, TRAHERE TRAO sintex pro composito: sta per PROTRAO, quindi non la forma semplice “trarre il dolore” ma la forma composta che significa “protrarre”. La funzione del preverbo in questo caso è aoristizzante, ferma l’azione in un determinato momento. FACERENT: III p.p. congiuntivo imperfetto da FACIO, FACIS, FECI, FACTUM, FACERE; si costruisce PONDERA LENTA FACERENT MORAM UTERI, quindi “i pesi lenti creavano attesa all’utero – più liberamente, provocavano le doglie FACITO: imperativo futuro II persona singolare da FACIO, FACIS, FECI, FACTUM, FACERE IUNONIS è in genitivo perché, quando si tratta di scegliere il caso del sostantivo nel linguaggio “votivo”, dativo di destinazione o genitivo di pertinenza sono validi entrambi PARIT: III p.s. indicativo presente da PARIO, PARIS, PEPERI, PARTUM, PARERE PALMA è la “palma della vittoria”, quindi “vittoria” in senso figurativo DATA EST: III p.s. indicativo perfetto passivo da DO, DAS, DEDI, DATUM, DARE Horus inizia a screditare ogni altra forma di divinazione possibile: gli oracoli; aurispicina (ispezione dei visceri) l’interpretazione del volo degli uccelli; l’idromanzia e necromazia (interpretazione delle acque, delle acque dei morti) EXPLICAT: III p.s. indicativo presente da EXPLICO, EXPLICAS, EXPLICAVI, EXPLICATUM, EXPLICARE ANTRUM zona del santuario dove si svolgevano le pratiche di interpretazione del futuro (rimando al canto 7 di Catullo) FIBRA espressione metonimica per indicare le viscere LOCUTA: participio perfetto femminile singolare da LOQUOR, LOQUERIS, LOCUTUS SUM, LOQUI (da legare a “FIBRA”, quindi “la fibra che parla” COMMISSOS: participio perfetto passivo maschile plurale accusativo COMMITTO, COMMITTIS, COMMISI, COMMISSUM, COMMITTERE (regge il dativo, significa “affidare a”) CORNACCHIA scelta perché legata al culto di Apollo e di Minerva MOTAS: participio perfetto passivo femminile plurale accusativo MOVEO, MOVES, MOVI, MOTUM, MOVERE SENSERIT: III p.s. congiuntivo perfetto SENTIO, SENTIS, SENSI, SENSUM, SENTIRE PRODIT III p.s. indicativo presente da PRODEO, PRODIS, PRODII, PRODITUM, PRODIRE ASPICIENDA EST: gerundivo da ASPICIO, ASPICIS, ASPEXI, ASPECTUM, ASPICERE; forma la perifrastica passiva insieme al v.essere (“bisogna osservare”) PETENDA (EST): gerundivo da PETO, PETIS, PETII, PETITUM, PETERE Se a nessuno dei modi di predizione che ha elencato bisogna dare credito, adesso arriva l’unico vero e reale: la via del cielo. ASPICIENDA è il verbo tecnico utilizzato per la contemplazione della volta celeste. Che sono queste 5 zone? Burschet le clerch (?) un grande studioso di archeologia latina ha evidenziato le zone astronomiche che condizionano l’ascesa dei… Non vanno confuse con le zone della terra che da Aristotele in poi distinguevano le cinque fasce all’interno del nostro pianeta (le zone della speculazione geocentrica di Aristotele) ERIT III p.s. indicativo futuro semplice da SUM, ES, FUI, ESSE SOLVIT: III p.s. indicativo presente da SOLVO, SOLVIS, SOLVI, SOLUTUM, SOLVERE HAERENTIA: participio presente (collegato a “ratis”) HAEREO, HAERES, HAESI, HAESUM, HAERERE Calcante è un indovino. Omero nel primo libro al v. 69 lo chiama il sommo tra gli interpreti (degli uccelli), e più tardi lo ricelebra (anche poi un paio di volte nel secondo libro). Horus prende come exemplum grave lui che tradizionalmente rappresentava il rappresentante della scienza del futuro. Egli delegittima quanto ha fatto Calcante, additandogli tutta una serie di errori che saranno poi la rovina dei Grecia; a lui viene accreditato il sacrificio di Efigenia, citata per perifrasi come la figlia di Agamennone (probabilmente per ragioni puramente pratiche: il nome non si presta a essere messo in metrica. Già Lucrezio si riferiva a lei per perifrasi); secondo la tradizione, l’indovino Calcante vaticinò che la flotta non sarebbe salpata se Agamennone non avesse sacrificato ad Artemide la più bella tra le sue figlie. PIA SAXA le rupi sono “pie” perché hanno dato l’addio alla spedizione luttuosa della Grecia. TINXIT: III p.s. indicativo perfetto da TINGO, TINGUIS, TINXI, TINCTUM, TINGUERE DEDIT: III p.s. indicativo perfetto da DO, DAS, DEDI, DATUM, DARE REDIERE: infinito da REDEO, REDEIS, REDII, REDITUM, REDIRE DIRUTA: participio perfetto passivo femminile singolare nominativo (collegato a “troia”) DIRUO, DIRUIS, DIRUI, DIRUTUM, DIRUERE SUPPRIME: imperativo II p.s. da SUPPRIMO, SUPPRIMIS, SUPPRESSI, SUPPRESSUM, SUPPRIMERE RESPICE: imperativo II p.s. da RESPICIO, RESPICIS, RESPEXI, RESPECTUM, RESPICERE La flotta greca subì un grave naufragio sui goldi d’Eubea: Neuplio, re dell’Eubea, vendicò l’uccisione del figlio Palamede per mano di Ulisse allestendo enormi segnalazioni luminose sul promontorio Cafareo, a sud dell’Euba. Le navi greche, ingannate e cariche di bottino, si infransero in gran parte sugli scogli. Viene utilizzato il verbo specifico per il naufragio, NATARE. PORRIGIT: indicativo III p.s. da PORRIGO, PORRIGIS, PORREXI, PORRECTUM, PORRIGERE NATAT: III p.s. indicativo presente da NATO, NATAS, NATAVI, NATATUM, NATARE PRESSA: participio perfetto passivo femminile singolare ablativo PREMO, PREMIS, PRESSI, PRESSUM, PREMERE; ablativo assoluto con GRAECIA Aiace, innamoratosi perdutamente di Cassandra, aveva tentato di rapirla dal tempio della dea Atena in cui si era rifugiata. Cassandra, come ultima protezione, si teneva stretta alla statua della dea; il simulacro rovinò a terra ed in tal modo Aiace attirò l’ira e la punizione divina su di sé e sui greci. RAPE ED DILIGE dal punto di vista retorico c’è un “hysteron proteron”; con questa locuzione greca si indica la figura retorica che consiste nell’enunciazione di una successione di eventi nell’ordine cronologico TRISTIS PERTICA, tradotto come “triste pertica”, sarebbe lo strumento dell’agrimensore con cui si indicavano i beni da confiscare EXCULTAS: participio da EXCOLO, IS, COLUI, CULTUM, ERE Properzio cita una cerimonia topica nella vita di ogni giovane romano: la dismissione della “bulla aurea”, un ciondolo d’oro pieno di amuleti che veniva lasciato al collo dei giovani romani per proteggerli; nel rito di passaggio tra l’adolescenza e la “virilità”, la bulla veniva abbandonata e c’era il cambiamento della toga: veniva consegnata ai ragazzi una toga “libera”, candida, senza nemmeno un orlo colorato MOX UBI espressione temporale che significa “dopo che” DIMISSA EST: indicativo perfetto passivo da DIMITTO, IS, MISI, MISSUM, ERE MATRIS ET ANTE DEOS “dinanzi agli dei di tua madre”; sottolinea che Properzio era orfano di padre, che c’era solo la madre SUMPTA: participio perfetto da SUMO, IS, SUMPSI, SUMPTUM, ERE A questo punto interviene Apollo, il dio della poesia. Apollo chiarisce subito qual è il futuro del poeta che ha appena compiuto diciotto anni, annunciandogli un futuro letterario. Bisogna precisare che questa scelta di Properzio di far sentenziare Apollo riguardo il futuro del giovane Properzio richiama direttamente un intervento di Apollo descritto nel prologo degli Aitia di Callimaco (probabilmente la sua opera più celebre, 4000 versi in 4 libri, di cui abbiamo solo frammenti). In esso Callimaco raccontava di avere ambizione di passaggio letterale ad un altro genere, e si era messo una tavoletta sulle ginocchia quando arrivò Apollo a dirgli quanto segue: “Cantore, quanto più pingue la vitta ma, o amico, la Musa sottile! Ed inoltre anche questo ti ordino: dove non passano i carri pesanti, là cammina. Che non dietro le impronte degli altri tu spinga il tuo cocchio, né per via larga, ma per sentieri non calpestati, pur se guiderai per strada più angusta.” Che cosa intende dire? Quando fai sacrifici la vittima dev’essere pingue ma quando scrivi il tuo stile dev’essere elaborato. La produzione poetica dev’essere frutto di labor libea. E soprattutto lo intima a non seguire la via che tutti seguono, la strada battuta, ma le strade non percorse dagli altri anche se esse sono anguste, sapendo affrontare l’asperità delle proprie scelte. Callimaco sta affidando al dio della poesia per definizione i precetti della sua arte, sottolineando la sua presa di distanza dalla prassi contemporanea. Properzio, riscrivendo questo pezzo, racconta che Apollo sceglie pochi versi da dettagli del suo canto (versi- moniti) ma sceglie il verbo DICTARE che in poesia augustea viene adoperato (vd Ovidio negli Amores o altrove) quando una divinità si presenta ad ispirare il poeta. Ciò che Apollo dice a Properzio non è diverso da quello che aveva detto a Callimaco, è lo stesso monito di allontanarsi dalla massa e non seguire la via di tutti, ma adattato all’ambiente romano: Apollo gli chiede di non far tuonare le sue parole nel foro. Gli esordi della carriera di un giovane romano erano sempre esordi forensi; le prime prove pubbliche consistevano nel parlare in pubblico. Trapiantando lo spunto callimacheo Properzio si fa impedire da Apollo di svolgere una carriera pubblica. Il foro tra l’altro è designato da INSANO. Questa stessa iuctura si ritrova nel finale del secondo libro delle georgiche (mentre Virgilio alluede alla vita serena dei contadini, lontana dal clamore della città e dal delirio del foro). TUM nesso in relazione a MOX UBI: Apollo a quel punto interviene DICTAT: III p.s. indicativo presente da DICTO, AS, AVI, ATUM, ARE VETAT: III p.s. indicativo presente da VETO, AS, VETUI, VETITUM, VETARE TONARE: infinito presente da TONO, TONAS, TONUI, TONARE I versi che seguono sono i versi più tormentati dell’elegia. Oggi si pensa, con ragioni più che fondate, che il brano seguente non sia stato pronunciato da Horos ma che Horos sia solo portavoce delle parole Apollo (infatti nell’edizione di Fedeli il discorso dal v. 135 a 150 è tra virgolette) ed è apollo quindi a tracciare questo programma di ciò che Properzio dovrà fare per il resto della vita. STROH (latinista tedesco) ipotizza che Properzio si stia muovendo sotto l’esempio di Callimaco (13 giambo) che a sua volta scrive sotto l’esempio di Platone (“per fato divino ciascun poeta può avere successo solo scrivendo solo quello per cui la musa lo ha spronato, e ciascuno non è bravo a scrivere negli altri generi, perché non compongono queste opere per abilità tecnica ma per ispirazione divina”). Callimaco va contro questo monito, praticando la POICHILIA, la varietà di ispirazione, dedicandosi a diversi generi letterali, ed è per questo che Apollo lo riprende invitandolo a dedicarsi solo alla poesia didascalica in distici. AT particella avversativa, usata spesso da Virgilio per scandire i blocchi nel IV libro dell’Eneide (“AT REGINA GRAVI” è proprio l’esordio del quarto libro dell’Eneide); movimento di scatto FINGE: imperativo presente da FINGO, FINGIS, FINXI, FICTUM, FINGERE; è il verbo della creazione, con cui si indica l’atto del plasmare (fictilia sono i vasi di argilla, dato che l’argilla si plasma) ELEGOS sottolinea l’esclusività dell’ispirazione poetica, dei temi, del genere; una scelta di vita non una scelta di poetica. FALLAX tra 800 e 900 gli studiosi di Properzio hanno dato a FALLAX un significato attenuato: la traduzione BUR è “seducente”, ma non è molto appropriata. Il sostantivo viene da FALLO, FALLIS, ingannare. FALLAX ha il suffisso AX (negativo), meglio quindi “ingannevole”. Nell’elegia l’inganno è fondante perché gli innamorati recitano spesso sentimenti che non sono corrispondenti al vero (esempio sopra tutti, Ovidio: fallites fallentes; ingannate le ingannatrici). La relazione d’amore è basata sugli inganni, e quindi FALLAX OPUS un’opera basata sugli inganni (un elegia, sull’amore). CASTRA lett. “accampamento”; usa questo termine, perché una delle caratteristiche peculiari dell’elegia è usare un linguaggio militare – ulteriore demarcazione della vicinanza tra amore e guerra. Dopo troveremo anche MILITIAM. Ed ecco la differenza col testo Callimacheo: mentre Apollo invita Callimaco a non battere il testo degli altri, qui Apollo invita Properzio non solo a fare lo stesso ma a diventare il paradigma, l’esempio, il caposcuola. Si proclama l’autore di riferimento del genere elegiaco. Scena di consacrazione letteraria. SCRIBAT (UT, costrutto rovesciato, ut dovrebbe essere prima): III p.s. congiuntivo presente da SCRIBO, SCRIBIS, SCRIPSI, SCRIPTUM, SCRIBERE; congiuntivo esortativo – gli ordini oltre che in imperativo vanno al futuro o al congiuntivo esortativo PATIERE: infinito presente PATIO, IS, ERE (forma arcaica di PATIOR); collegato a MILITIAM, quindi letteralmente “Sopporterai le armi”, più liberamente “militerai” VENERIS VENERIS anafora verticale PUERIS VENERIS i figli di Venere, gli “Amorini”. Properzio sarà esposto ai loro colpi, in quanto essi dardeggiano con gli archi gli uomini facendoli innamorare. PARARIS: II p.s. indicativo presente passivo da PARO, PARAS, PARAVI, PARATUM, PARARE sei preparato QUASCUMQUE pronome relativo (III p.p., accusativo, femminile – quindi riferito a PALMAS) da QUICUMQUE, QUAECUMQUE, QUODCUMQUE ELUDET: III p.s. indicativo presente da ELUDO, ELUDIS, ELUSI, ELSUM, ELUDERE Il poeta fa riferimento per bocca di Apollo al fatto che tutte le conquiste che egli può fare in campo letterario possono essere vanificate da una puellae. VIDEBIS: II p.s. indicativo futuro da VIDEO, VIDES, VIDI, VISUM, VIDERE CADET: III p.s. indicativo futuro CADO, CADIS, CECIDI, CASUM, CADERE IUSSA: participio (da accordato con GUTTA) da IUBEO, ES, IUSSI, IUSSUM, ERE IUVABUNT: III p.p. indicativo futuro da IUVO, AS, IUVI, IUTUM, IUVARE Il poeta fa riferimento a un uso durissimo della legislazione romana: i condannati a morte venivano trasportati nel Tevere con un uncino infisso nel mento. Metaforicamente ad esso viene paragonato il giogo d’amore; la tirannide della puella non gli permette di liberarsi. PERSUASAE: participio da PERSUADEO, ED, SUASI, SUASUM, ERE FALLERE: infinito presente da FALLO, IS, FEFELLI, FALSUM, ERE (CUM) DECUSSERIS: DECUTIO, IS, CUSSI, CUSSUM, ERE FIXUM FIXUS, A, UM part. agg. di FIGO, IS, FIXI, FIXUM, ERE PREMET: III p.s. indicativo futuro da PREMO, PREMIS, PRESSI, PRESSUM, PREMERE Da qui in poi sono parole di Horos, senza dubbio, sia per il riferimento alla costellazione sia per lo stile (molte ripetizioni, vel vel vel). Non c’è da stupirsi che Horos ricorra a un “grifos”, un’enigma: una delle caratteristiche fondamentali del linguaggio astrologico è la voluta ambiguità – è la garanzia di autenticità: ogni cosa può significare tutto e il contrario di tutto. LUCTETUR: III p.s. congiuntivo presente LUCTOR, ARIS, ATUS SUM, ARI (verbo deponente, scelto perché dà l’idea dello sforzo, del combattimento) MEDIS IN UNDIS nel mezzo delle onde; parallelismo con l’Eneide, immagine epica PUPPIS metonimia per navi LICET: III p.s. indicativo presente da LICET, LUCUI, LICERE; spesso (come in questo caso) usato come congiunzione, quindi “ammesso pure”, “quant’anche”, “benchè” (+congiuntivo) EAS: II p.s. congiuntivo presente da EO, IS, II, ITUM, IRE Antitesi tra ARMATIS (HOSTIS) e INERMIS (sott.: il poeta): i nemici armati sono ancora gli “amorini” di Venere (ancora un linguaggio militare) DIDUCAT: III p.s. congiuntivo presente da DIDUCO, IS, DUXI, DUCTUM, ERE ; è il verbo specifico del terreno che si fende – DIS DUCITUR, spostarsi in due parti opposte (immagine tragica) HIATUM “iato”, apertura della bocca – non a caso “iato” è il termine scelto per la ben nota figura fonosintattica; indica per metafora l’apertura del terreno. TELLUS TREMEFACTA: participio da TREMEFACIO, IS, FECI, FACTUM, ERE; personificazione: la trema come un essere umano TIME: II p.s. imperativo presente da TIMEO, TIMES, TIMUI, TIMERE SCELUS non NEMUS è una correzione che risale già all’800. Le parole sono isosillabiche. Questo termine ricorre anche successivamente, e sembra più appropriato in quanto traduce “scelleraggine, empietà, delitto, misfatto”. TARPEIUM-TARPEIE insistita sottolineatura del centro della vicenda: prima l’aggettivo (che ritroviamo anche in Ovidio, che parla del saxum Tarpeium, o in Plinio e in Seneca, sempre in riferimento alla rupe Tarpea) e poi l’idionimo. Tutto si orienta intorno a Tarpea, protagonista indiscussa dell’elegia SEPULCRUM l’etimologia di questa parola la connota già negativamente: essa è il risultato di una forma contratta di sine, sine-pulcro (nei sepolcri non c’è niente di bello). Questo sepolcro TURPE è in riferimento agli scudi che l’avevano sommersa. FABOR: I p.s. indicativo futuro semplice da FOR, FARIS, FATUS SUM, FARI; significa proprio “cantare in versi”, “celebrare”. E’ messo in posizione incipitaria e in enjambemant. LIMINA da LIMEN, LIMINIS termine che traduce “soglia, entrata” ma viene usato metonimicamente per indicare tutto il santuario di una divinità, in quanto esso è la soglia che segna il passaggio tra il mondo del divino e il mondo dell’umano. I “limina” che sono “capta” rendono perfettamente l’idea di un tempio conquistato, e quindi profanato. La conquista di una città preceduta dalla profanazione di un tempio ricorda chiaramente la vicenda di Troia. NB il tempio di Giove si trova sul Campidoglio. Fino adesso siamo rimasti sul Palatino, adesso ci spostiamo nell’altro centro del potere romano. CAPTA participio perfetto da CAPIO, CAPIS, CEPI, CAPTUM, CAPERE A questo punto c’è già la prima trasposizione interna operata da Fedeli. TUBICEM è il trombettiere, che “scuote” nel senso che mette in agitazione i “saxa iovis”, le rupi su cui poggia il tempio di Giove, annunciando l’amico dei nemici (CUM) QUATERET: III p.s. congiuntivo imperfetto da QUATIO, QUATIS, I, QUASSUM, QUATERE CURETIS è un apax, una parola usata una volta soltanto, termine molto prezioso e antico, non a caso scelto qui per evocare un evento della Roma arcaica; Curete è una divinità, il figlio di Efesto MURMURE da MURMUR, MURMURIS (rumore, strepito) è una parola onomatopeica, basata sulla ripetizione di un suono (“mur..mur…”); in qualche modo ricorda anche il linguaggio religioso, sempre caratterizzato da una duplicazione o triplicazione delle sequenze foniche La 4.4 doppia la primissima parte dell’elegia, rievocando per la seconda volta la Roma di Romolo, dove infatti “MURUS ERANT MONTES”: Roma si difendeva solo in virtù della sua posizione topografica, le mura di cui abbiamo tanto parlato sarebbero arrivate poi solo con Servio Tullio. C’è un confronto tra passato e presente nelle stesse modalità della prima elegia: dove adesso c’è la curia saepta prima c’era un luogo dominato dalla natura, vi si abbeveravano i cavalli. Notare che BELLICUS e EQUUS sono messi agli estremi opposti. E VIVO FONTE sarebbe una sorgente in cui l’acqua nasce spontaneamente, quindi una sorgente naturale SAEPTA: participio perfetto da SAEPIO, SAEPIS, SAEPSI, SAEPTUM, SAEPIRE; la Curia Saepta sarebbe la Curia Austilia, il recinto sacro dove si riunivano i patres; anch’essa risale a Tullio Austilio. Doppiava la curia Iulia costruita da Giulio Cesare. BIBEBAT: III p.s. indicativo imperfetto da BIBO, BIBIS, BIBI, BIBITUM, BIBERE DICUNTUR: III p.p. indicativo presente passivo da DICO, DICIS, DIXI, DICTUM, DICERE IURA da IUS, IURIS; accusativo plurale neutro SUBACTIS: participio da SUBIGO, SUBIGIS, SUBEGI, SUBACTUM, SUBIGERE; TERRIS SUBACTIS secondo alcuni è un ablativo assoluto, secondo altri un dativo di direzione (nei confronti di.. le terre sottomesse) STABANT: III p.p. indicativo imperfetto da STO, STAS, STETI, STATUM, STARE ROMANO-FORO omeoptoto. Al solito abbiamo un nesso che ne incide un altro: PILA SABINA separa ROMANO FORO. PRAECINGIT: III p.s. indicativo presente da PRAECINGO, PRAECINGIS, PRAECINXI, PRAECINCTUM, PRAECINGERE CORONAT: III p.s. indicativo presente CORONO, AD, AVI, ATUM, ARE SUGGESTA da SUGGESTUM, e traduce letteralmente “rialzo di terra” (ulteriormente rafforzato da HUMO, che è ancora “terra”); Tazio crea una trincea a tutti gli effetti LUCUS a Roma per indicare il Bosco si può usare NEMUS (bosco in cui è penetrata la mano dell’uomo), LUCUS (bosco sacro, dove risiede una divinità) e SILVAE (foresta). LUCUS ERAT traduce C’ERA UN BOSCO; è un attacco tipico di una descritio loci, una topotesia. Già in Omero è presente questa costruzione, tecnicamente chiamata ecfrasi: è una piccola digressione, in pratica si fuoriesce dal connettivo portante della narrazione per descrivere qualcosa. Properzio usa questa costruzione per descrivere il luogo dove si sprigionerà la passione di Tarpea per Tito Tazio. Il luogo descritto da Properzio è considerabile a tutti gli effetti un locus amenus. Se ne incontrano tantissimi in letteratura italiana, ma è una tradizione che già risale alla letteratura greca, alla descrizione dell’antro di Calipso fatta da Omero nell’Odisseo. Le etimologia proposte per AMENUS sono almeno due: alcuni lo scompongono in A-MUNIA, senza compiti a cui attendere (munus: compito, dovere, incarico), un luogo di svago, di delizia; Varrone lo fa derivare da AMORE, luogo che fa da cornice ai sentimenti, che accoglie una coppia. Tradizionalmente, un locus amenus è in genere un posto dove c’è un bosco, un fons grazie al quale con l’acqua fresca che zampilla si combatte la calura dei raggi solari. Dotato di grotte, altrettanto utile a riparare dalle temperature troppo alte di questo paesaggio mediterraneo. Un luogo di delizia dove è possibile godersi del fresco, proteggersi dagli eccessi della calura, quasi paradisiaco (paradiso viene dal greco giardino) chiaramente appartato e possibilmente segreto, dove il canto degli uccelli rallegra i presenti e si sentono solo il rumore dei rami e dell’acqua che scorre (NB che scorre spontaneamente: non è un canale, non è un paesaggio umanizzato, è tutto naturale) chiaramente una cornice ideale dove dislocare l’eros, e quindi dove Properzio racconta l’innamoramento di Tarpea. FELIX da FELIX, FELICIS che traduce “botanica felice”, termine che deriva dal lessico agricolo, infatti usato in riferimento al bosco CONDITUS: participio da CONDO, CONDIS, CONDIDI, CONDITUM, CONDERE HEDEROSOS e poi RAMOSOS: aggettivi in OSUS che indicano esuberanza; sottolineano lo stesso concetto di FELIX, un antro rigoglioso. OBSTREPIT: III p.s. indicativo presente da OBSTREPO, IS, OBSTREPUI, OBSTREPITUM, OBSTREPERE; verbo onomatopeico che indica il risuonare dell’acqua DULCIS FISTULA è una iunctura, un nesso tipicamente oraziano, lo troviamo nei carmina di Orazio IUBEBAT: III p.s. indicativo imperfetto da IUBEO, IUBES, IUSSI, IUSSUM, IUBERE IRE: infinito presente da EO, IS, II, ITUM, IRE POTURAS: infinito futuro da POTO, AS, AVI, ATUM, ARE. Si traduce “bere”. Perché POTO e non BIBO? BIBO indica l’atto fisico del bere, POTU indica il piacere del bere. Rimanda tutto sempre all’idea di questo luogo caldissimo, dove le pecore possono provare piacere a rinfrescarsi attraverso i sorsi d’acqua. LIBAVIT: III p.s. indicativo perfetto da LIBO, AS, AVI, ATUM, ARE; il verbo traduce “fare un’offerta”, in questo caso tradotto come attingere. Notare il nesso allitterante tra la-ticem e li-bare URGEBAT: III p.s. indicativo imperfetto da URGEO, ES, URSI, URGERE VIDIT: III p.s. indicativo perfetto da VIDEO, ES, VIDI, VISUM, VIDERE PROLUDERE: infinito presente da PROLUDO, PROLUDIS, PROLUSI, PROLSUM, PROLUDERE; è il verbo tecnico per l’esercizio bellico, fatto su un HARENOSIS CAMPIS, un campo coperto di sabbia poiché di solito gli esercizi erano di equitazione quindi ci voleva per forza un campo del genere A partire dal III libro dell’Iliade e poi per tutta la letteratura occidentale, tra i poemi epici e l’elegia, si sagoma un’immagine: Elena, dall’alto delle mura di Troia, vede i greci che si esercitano per i prossimi scontri e che in generale attendono alle loro occupazioni belliche. Questa scena verrà continuamente riscritta e diventerà ricorrente anche per i poeti elegiaci, perché se dalle mura possono osservarsi i nemici allora dalle mura si può anche osservare un uomo di cui ci si innamora (siamo sempre all’esempio di Scilla, che dalle mura scorge il nemico Minosse e di lui si innamora). Anche Properzio sfrutta questo espediente, e fa coincidere la TEICOSCOPIA con la ALSOSCOPIA, due scenari d’amore: Tarpea non scorge l’amato dalle mura, ma dal bosco. LEVARE: infinito presente da LEVO, LEVAS, LEVAVI, LEVATUM, LEVARE OSTUPUIT: III p.s. indicativo perfetto da da OBSTUPESCO, OBSTUPESCIS, OSTUPUI, OBSTUPESCERE OBLITAS: participio da OBLISCOR, OBLISCERIS, OBLITUS SUM, OBLISCI; mani dimentiche: personificazione. le mani, irrigidite come il resto della persona, non riescono più a tenere l’urna. EXCIDIT: III p.s. indicativo perfetto da EXCIDO, IS, EXCIDI, EXCIDERE Properzio continua un topos tipico della letteratura: la vista dell’oggetto del desiderio crea una perdita del controllo di sé, addirittura altrove dirà che provoca la morte. Da qui in poi, la donna cerca tutta una serie di pretesti per allontanarsi dal tempio di vesta e recarsi nel bosco a contemplare l’oggetto del suo desiderio, dimostrandosi apprensiva nei suoi confronti. CAUSATA EST: III p.s. indicativo perfetto da CAUSOR, CAUSARIS, CAUSATUS SUM, CAUSARI (+ accusativo, addurre come pretesto) DIXIT: III p.s. indicativo perfetto da DICO, DICIS, DIXI, DICTUM, DICERE La notte - finge Tarpea - le ha suggerito brutti sogni, che solamente la mattutina abluzione nella acque lustrali potrà scongiurare. TINGENDAS: gerundivo da TINGO, TINGIS, TINXI, TINCTUM, TINGERE TULIT: III p.s. indicativo perfetto da FERO, FERS, TULI, LATUM, FERRE In immediata successione l’esempio di Arianna. Il mito di Arianna e Teseo è raccontato in varie versioni. In una si narra che Arianna si innamorò di Teseo quando egli giunse a Creta per uccidere il Minotauro nel labirinto. Arianna diede a Teseo un gomitolo di lana (l'eponimo e proverbiale filo d'Arianna) per poter segnare la strada percorsa nel labirinto e quindi uscirne agevolmente. Arianna fuggì con lui e gli altri ateniesi verso Atene, ma Teseo la fece addormentare per poi abbandonarla sull'isola di Nasso (chiamata anche Dia). PRODITA: participio da PRODO, PRODIS, PRODIDI, PRODITUM, PRODERE PATUIT: III p.s. indicativo perfetto da PATESCO, PATESCIS, PATUI, PATESCERE LECTO: participio da LEGO, LEGIS, LEGI, LECTUM, LEGERE QUID MIRUM.. QUID MIRUM.. non anafora ma EPANAFORA (due parole ripetute, non una) CRIMEN da CRIMEN, CRIMINIS, “delitto”, “crimine”, “colpa”.. Tarpea è consapevole dell’empietà che sta per compiere, doppiando gli esempi di Scilla e di Arianna FACTURA: participio futuro da FACIO, FACIS, FECI, FACTUM, FACERE LECTA: aggettivo participio futuro I classe LECTUS, LECTA, LECTUM MIRABITUR: III p.s. indicativo futuro semplice passivo da MIRO, AS, MIRARE IGNES PALLADOS, fuoco di Pallade (perché il palladio a Troia era nel santuario della dea vesta). Questo verso è fortemente patetico: Tarpea cerca l’empatia con il lettore proprio presentando l’atto più empio di tutti, lo spegnimento del fuoco di vesta. Il distico ha una struttura elaboratissima: iperbato (“spento se qualcuno troverà i fuochi”). EXSTINCTOS: participio da EXTINGUO, EXSTINGUIS, EXSTINXI, EXSTINCTUM, EXSTINGUERE IGNOSCAT: III p.s. congiuntivo presente da IGNOSCO, IGNOSCIS, IGNOVI, IGNOTUM, IGNOSCERE SPARGITUR: III p.s. indicativo presente passivo da SPARGO, IS, SPARSI, SPARSUM, SPARGERE UT AIT: “come si dice”, AIO, AIS PIGRABITUR: III p.s. indicativo futuro da PIGROR, PIGRARIS, PIGRARI ; è un verbo usato pochissimo. Il primo ad usarlo, per quello che ne sappiamo, è il poeta tragico Accio, e dunque è uno dei tanti esempi delle espressioni desunte dalla tragedia (utili a impreziosire il monologo e patetizzare la figura di Tarpea, dandole un linguaggio che oscilli dal tragico-sublime a quello erotico-elegiaco che le è proprio). Questo verbo è usato da Lucrezio, il più tragico tra i poeti didascalici (per i contenuti affrontati). Tarpea sta preannunziando quello che succederà, poi meglio spiegato nei vv 79-80 (“ROMOLO HA STABILITO CHE LE GUARDIE SI DIANO ALL’OZIO E CHE GLI ACCAMPAMENTI TACCIANO, INTERROTTO IL SUONO DELLA TROMBA”), insomma la condizione ideale per i sabini di penetrare. Quest’espediente di far annunciare a un personaggio cosa succederà è detto PROLESSI (anticipazione) – e i v. 79-80 sono un’ANALESSI (ripresa). Secondo una delle convenzioni letterarie più diffuse Properzio sta realizzando prima il preannuncio di quello che succederà (in forma monologica) e poi ritorna su quello che è stato annunciato (sotto forma diegetica, è di nuovo il poeta a parlare). CAPE: II p.s. imperativo presente da CAPIO, CAPIS, CEPI, CAPTUM, CAPERE Tarpea si rivolge direttamente a Tito Tazio, indicandogli la via da percorrere per entrare a Roma, la stessa che lei ha percorso tante volte, con tante scuse, per andare a contemplarlo a distanza; un sentiero sconosciuto ai sabini e nascosto ai romani (condizione indispensabile perché tarpea non poteva essere vista e voleva uscire). La ricorrenza dei Palilia, antichissima festa pastorale (21 Aprile – a partire dal 121 si iniziò a festeggiare nella stessa data anche il giorno della fondazione di Roma) è l’occasione perfetta per i Sabini di penetrare nella città. E così per Tito Tazio sarà una dote conquistare Roma, e Tarpea chiede in cambio la realizzazione di questo amore unilaterale, sognando un futuro accanto al re sabino (che ancora nemmeno sapeva della sua esistenza). SPINOSI Tarpea aveva già descritto questo sentiero come pieno di rovi, lei si graffiava le braccia passandovi. Aggettivo prezioso: il primo ad usarlo è Properzio. LUBRICA (agg che indica la scivolosità) – PERFIDA sono entrambi aggettivi riferiti a VIA, aggettivi generalmente riferiti alla sfera umana, assegnati alla strada per indicare che è piena di insidie – che è appunto il motivo di tanti moniti e avvertimenti da parte dell’eroina. LATENS: participio da LATEO, LATES, LATUI, LATERE CELAT: III p.s. indicativo presente da CELO, CELAS, CELAVI, CELATUM, CELARE FALLACI LIMITE ribadisce la pericolosità del percorso NOSSEM: I p.s. congiuntivo piuccheperfetto da NOSCO, NOSCIS, NOVI, NOTUM, NOSCERE CANTAMINA: CANTAMEN è un termine di conio properziano, indica proprio la formula magica (costruito su CANO, il verbo più adeguato dato che una formula è qualcosa che va in qualche modo cantata, ripetuta). Qui Tarpea spera di somigliare a Medea: è lei la MUSA a cui si riferisce – dimostrando ancora una volta un alto tasso di letterarietà, poiché Medea attraverso le formule magiche era riuscita a salvare l’amato dalle insidie. Tarpea vorrebbe possedere l’ars magica per preservare l’amato da ogni pericolo, per dare un aiuto in più. TULISSET: III p.s. congiuntivo piuccheperfetto da FERO, FERS, TULI, LATUM, FERRE DECET: verbo transitivo e intransitivo impersonale (non c’è paradigma) TOGA PICTA quando prima tarpea vaneggiava l’effetto del desiderio si fermava sulle regalia arma, sulle armi. Adesso invece parla della toga ricamata. La toga è un abito puramente romano, e reale; Tarpea sta disegnando una situazione immaginaria, un suo sogno, dicendo che è a Tito Tazio che si addice la toga perché è lui che dovrebbe diventare re di Roma, lo merita più di Romolo (indicato per perifrasi piena di immagini forti: la dura mammella della lupa, dura perché turgida di latte ma dura anche in senso negativo riferito alla lupa, che appunto è detta inumana). Tarpea con quest’affermazione compie un grande anacronismo: l’istituzione della toga ricamata come insegna del sovrano non c’era ai tempi di Romolo, ma era stata introdotta da Tullo Austilio. Potrebbe essere un errore di Properzio, che non ha la conoscenza di un annalista delle precise successioni delle istituzioni romane, ma potrebbe anche essere un voluto errore di Tarpea, per sottolineare ancora di più come l’impeto dell’eros la confonde. NUTRIT: III p.s. indicativo presente da NUTRIO, NUTRIS, NUTRII, NUTRITUM, NUTRIRE DIC: II p.s. imperativo presente da DICO, DICIS, DIXI, DICTUM, DICERE HOSPES è lo straniero, così vengono definiti tutti gli stranieri che conquistano il cuore delle principesse e poi le abbandonano. PARIAMNE: da PARIO, PARIS, PEPERI, PARTUM, PARERE; significa partorire. Uno dei compiti principali di una regina è assicurare la discendenza dinastica. Ma ovviamente ci si è resi conto che una cosa del genere non può essere la preoccupazione principale di Tarpea, e infatti ad oggi il testo è ritenuto corrotto; tra tutte le possibili congetture che sono state avanzate quella che sembra più probabile è stata formulata da HOUSMAN che ipotizza SPATIERNE (da SPATIO, passeggiare, percorrere uno spazio) PRODITA: participio da PRODO, PRODIS, PRODIDI, PRODITUM, PRODIRE VENIT: III p.s. indicativo presente da VENIO, VENIS, VENI, VENTUM, VENIRE DOS .. VENIT: è un ricatto implicito che l’eroina usa, accennando a una conclusione matrimoniale. E se così non fosse (SI MINUS: altrimenti) chiede a Tazio di rapirla, così che sia ripagato il rapimento delle Sabine – Tarpea ambisce a diventare il contro-altare delle sabine, l’unica romana che sia stata rapita da un sabino, come risposta e in qualche modo compensazione al grande rapimento del ratto delle sabine. IMPUNE: avverbio RAPE: II p.s. imperativo presente RAPIO, RAPIS, RAPUI, RAPTUM, RAPERE REPENDE: II p.s. imperativo presente da REPENDO, REPENDIS, REPENDI, REPENSUM, REPENDERE POSSUM: I p.s. indicativo presente da POSSUM, POTES, POTUI, POSSE SOLVERE: infinito presente da SOLVO, SOLVIS, SOLVI, SOLUTUM, SOLVERE COMMISSAS: participio da COMMITTO, COMMITTIS, COMMISI, COMMISSUM, COMMITTERE INITE: II p.p. imperativo presente INEO, INIS, INII, INITUM, INIRE INITE FOEDUS lessico giuridico PALLA MEA dopo aver narrato la storia della guerra che si risolve per un intervento delle Sabine rapite in mezzo ai combattenti, Tarpea immagina che allo stesso modo lei possa anticipare questo episodio riconciliando con il suo matrimonio con Tazio i due popoli. Il “mantello” è la palla femminile, poggiata sulle spalle sopra la stola (e quindi richiama ancora una volta la veste nuziale, e il matrimonio: sta praticamente ribadendo ancora che l’alleanza può essere sancita tramite la mediazione del suo abito da sposa) ADDE: II p.s. imperativo presente da ADDO, ADDIS, ADDIDI, ADDITUM, ADDERE HYMENAEE: Imeneo, il dio che garantisce gli sposalizi CONDE: II p.s. imperativo presente da CONDO, CONDIS, CONDIDI, CONDITUM, CONDERE CREDITE: II p.p. imperativo presente da CREDO, CREDIS, CREDIDI,CREDITUM, CREDERE MOLLIET: III p.s. indicativo futuro da MOLLIO, MOLLIS, MOLII, MOLLITUM, MOLLIRE CANIT: III p.s. indicativo presente da CANO, CANIS, CECINI, CANTUM, CANERE BUCINA indica la sentinella notturna. Secondo le regole dell’esercito romano si svolgevano quattro turni di guardia tra le 18 e le 6 della mattina successiva, ciascuno di tre ore; se Tarpea sente l’ultimo significa che la notte è quasi conclusa (d’altronde è consuetudine dei monologhi amorosi terminare alle luci dell’alba, dopo una notte insonne e tormentata) VENTURAM: participio futuro femminile singolare da VENIO, VENIS, VENI, VENTUM, VENIRE PETIT: III p.s. indicativo presente da PETO, PETIS, PETII, PETITUM, PETERE NUBENDI: gerundivo da NUBO, NUBIS, NUPSI, NUPTUM, NUBERE VELIT: III p.s. congiuntivo presente da VOLUI, VIS, VOLUI, VELLE La risposta di Tito Tazio davanti alla prospettiva di un’unione matrimoniale è negativa. Notare ancora una volta l’inizio con AT, lo scatto. Nel giro di soli due distici viene riassunta la fine della storia, e di Tarpea. Tazio, che è il nemico, non onora lo scelus, il delitto. La conclusione è veloce e stringata: Properzio ha puntato su una storia di innamoramento, e non accenna nemmeno alla spiegazione data da Livio, ossia che il tradimento e la punizione di Tarpea derivano al contrario da un’ambizione economica e da un equivoco dolosamente suggerito dai Sabini (Livio racconta che Tarpea aveva pattuito per sé in cambio dell’aiuto dei nemici “quanto essi portavano al braccio sinistro”, intendendo dei bracciali d’oro ingemmata, e che venne invece schiacciata dagli scudi). DEDIT: III p.s. indicativo presente da DEDO, DEDIS, DEDIDI, DEDITUM, DEDERE; letteralmente infatti andrebbe tradotto “non diede onore al misfatto” NUBE: II p.s. imperativo presente da NUBO, NUBIS, NUPSI, NUPTUM, NUBERE AIT: III p.s. indicativo perfetto/presente (senza paradigma; verbo difettivo) SCANDE: II p.s. imperativo presente da SCANDO, SCANDIS, SCANDI, SCANSUM, SCANDERE; (“salire”) DIXIT: III p.s. indicativo perfetto da DICO, DICIS, DIXI, DICTUM, DICERE; DIXIT ET finisce di parlare e immediatamente agisce OBRUIT: III p.s. indicativo perfetto da OBRUO, OBRUIS, OBRUI, OBRUTUM, OBRUERE; “seppellire con qualcosa”. INGESTIS ARMIS ablativo assoluto INGESTIS: participio presente da INGERO, INGERIS, INGESSI, INGESTUM, INGERERE APTA ERAT: III p.s. indicativo piuccheperfetto APISCOR, APISCERIS, APTUS SUM, APISCI POTUIT: III p.s. indicativo perfetto da POSSUM, POTES, POTUI, POSSE MALA PUELLA una fanciulla disonesta. Vestale che ha concepito una passione tanto empia e nefasta. VOLUIT: III p.s. indicativo perfetto da VOLO, VIS, VOLUI, VELLE FALLERE: infinito presente da FALLO, FALLIS, FEFELLI, FALSUM, FALLERE DUCE da DUX, DUCIS ADEPTUS EST: III p.s. indicativo perfetto da ADIPISCOR, ADIPISCERIS, ADEPTUS SUM, ADIPISCERE TARPEIUM ma altri dicono TARPEA HABES: II p.s. indicativo presente da HABEO, HABES, HABUI, HABITUM, HABERE L’elegia si chiude con un’apostrofe, che doppia quella contenuta al v. 92. Gli ultimi due versi, che nell’edizione BUR coincidono con i versi 17-18, nelle ultime edizioni sono stati trasposti nella chiusura in quanto la posizione excipitaria sembra più idonea. Il poeta si chiede addirittura se è giusto che Tarpea sia morta una volta sola, perché per la gravità delle sue azioni avrebbe meritato di morire più volte (ha contraddetto il voto di verginità perpetua della sua posizione, ha tradito la sua città). Una condanna a tutti gli effetti dell’atteggiamento della fanciulla, definita “malae puellae” – anche se subito un po’ smorzata, data la presenza nell’apostrofe finale di quell’ “ingiusto”. La sua colpevolezza è indiscussa, ma l’elegia si chiude comunque nella commozione di fronte alla sua vita prematuramente spezzata in nome di questo amore fatale non corrisposto. 4.6 La sesta elegia, insieme alla prima e all’undicesima, è tra le più significative non solo del IV libro ma dell’intera opera Properziana. E’ in posizione centrale, equidistante dalle altre cinque, e risulta particolarmente elaborata nello stile e composita nei temi (e infatti ha una biografia monumentale alle spalle). In genere si data al XVI a.C., dato che a un certo punto si cita la pacificazione dei Si cambri (definitivamente assoggettati a Roma appunto in quell’anno, che dunque è assunto come termine post quem); è probabile che fu scritta in occasione dell’anniversario della battaglia di Azio. Quest’elegia contiene importanti dichiarazioni di poetica di Properzio (argomenti metaletterari) e sviluppa più di ogni altra elegia l'elogio di Augusto, il princeps che è riuscito ad avere la meglio sulla battaglia contro Antonio (che non viene nemmeno nominato) e Cleopatra. Il testo presenta una grana linguistica di alto livello, preziosa, magniloquente – com’è adeguato a una celebrazione attenta di quello che fu considerato come il momento nodale della storia del I secolo a.C. La vittoria aziaca consente al poeta di esaltare la gens Iulia, la politica espansionistica di Augusto, la sua divinizzazione in vita, soprattutto il suo stretto legame con Apollo, sua divinità tutelare. L’elegia si apre con un poliptoto a cornice: “Sacra facit vates: sint ora faventia sacris / et cadat ante meos icta iuvenca focos. / Cera Philiteis certet Romana corymbis / et Cyrenaeas urna ministret aquas.” Il lettore è subito introdotto in un'atmosfera sacrale e subito nel pentametro è chiarito che si tratta di un sacrificio: nel distico vengono presentati in successione il sacrificante, gli astanti e la vittima; tuttavia il fatto che esecutore del sacrificio (SACRA FACIT) non sia un SACERDOS, ma un VATES, fa subito intuire che, sia pur nel rispetto del cerimoniale previsto, non scorrerà realmente sull'altare il sangue di una giovenca, ma si tratterà di un sacrificio metaforico. Mentre, poi, dall'affermazione iniziale il lettore non può dedurre chi sia il vates, il passaggio immediato nel pentametro dalla terza alla prima persona (ante meos... focos) mette in chiaro che è Properzio stesso a indossare i panni tanto del sacerdote quanto del vate e che il suo si configura come un sacrificio privato. Il poeta, dunque, in quanto sacerdote di Apollo e delle Muse può legittimamente esercitare il ruolo dell'officiante; al tempo stesso, considerata la situazione, è ugualmente legittimo che egli si appropri dell'epiteto di vates, che in un libro di poesia elegiaca programmaticamente non convenzionale suscita fondate attese nei confronti di un carme che intende collocarsi a un livello di superiore dignità. I primi dieci versi sono una professione poetica veicolata da Properzio al suo lettore. Seguono quattro versi dedicati alla musa e poi circa cinquanta dedicati all’intervento di Apollo: Apollo è quindi un personaggio fondamentale dell’elegia, e appare in due vesti, da una parte come Apollo citaredo (protettore delle arti), dall’altra come Apollo vendicatore e protettore del princeps (colui che garantirà la sconfitta dei nemici) e Apollo come dio arciere. Per sviluppare queste tematiche il modello scelto è Callimaco, autore di un famoso Inno ad Apollo. Infine, l’elegia si chiude con la descrizione della battaglia e dei festeggiamenti del trionfo di Ottaviano. Per quest’ultima parte, l’ispirazione principale di Properzio è ancora una volta Virgilio: nell’ottavo libro dell’Eneide troviamo un altrettanto elaborata esaltazione della battaglia di Azio (fatta sullo spunto della descrizione di uno scudo con rappresentata in maniera concentrica la storia di Roma e la scena della battaglia esattamente al centro). C’è una differenza fondamentale però tra le due visioni della battaglia di Azio: nell’Eneide lo scontro di Azio viene presentato come un urto frontale tra Egitto e Roma (alle spalle di Ottaviano ci sono tutti gli dei romani, con Apollo in testa, mentre di contro tutte le “orribili” divinità egizie, come Anubi); in Properzio abbiamo solo ed esclusivamente Apollo, scelto come unico protettore e garante assoluto della vittoria. Perché non c’è bisogno di mobilitare tutti gli dei olimpici? Perché è più giusto tenere come protagonista assoluto Apollo, non va dimenticato che l’elegia nasce come celebrazione dell’Aition (il tempio dedicato ad Apollo), ricostruisce la storia della consacrazione del tempio di Apollo sul Palatino. TERQUE Properzio rispetta le convenzioni tradizionali dei riti e sceglie la simbolica ripetizione per tre volte di un gesto SPARGITE: II p.p. imperativo presente da SPARGO, SPARGIS, SPARSI, SPARSUM, SPARGERE; Il poeta chiede di essere cosparso d’acqua, elemento purificante, come in tutti i riti. Ma essa è anche simbolica in altro senso: per Callimaco la piccola sorgiva d’acqua pura è simbolo della poesia pulita, scorrevole, preferibile al Tigri e l’Eufrate che di contro simboleggiano la poesia torrenziale, sporca, che non è stata ben rifinita. LIBET: III p.s. congiuntivo presente da LIBO, AS, AVI, ATUM, ARE; lett. “offrire agli dei” CADIS MYGDONIIS la Migdonia era una provincia della Tracia, i cui abitanti migrarono nella Troade (la quale era intesa come parte della Frigia). Properzio chiede l’accompagnamento dello strumento della poesia elegiaca stessa, il flauto Migdonio, così chiamato perché tradizionalmente legato al re Migdone tradizionalmente collegato con la nascita dell’abitudine di accompagnare i distici elegiaci col flauto. ITE: II p.s. imperativo presente da EO, IS, II, ITUM, IRE MOLLIT: III p.s. indicativo presente da MOLLIO, MOLLIS, MOLLILI, MOLLITUM, MOLLIRE La sezione letteraria si chiude con un’ APOKOMPE’ (termine greco): Properzio dichiara ciò che deve stare lontano da questo sacro rito - gli inganni e le colpe. Segue immediatamente la dichiarazione dell’argomento che verrà trattato: il tempio di Apollo Palatino. REFEREMUS: I p.p. indicativo futuro semplice da REFERO, REFERS, RETULI, RELATUM, REFERRE CALLIOPE musa della poesia epica, preposta all’epos, argomento del quale il poeta si appresta a elevare il canto DUCUNTUR: III p.p. indicativo presente passivo da DUCO, DUCIS, DUXI, DUCTUM, DUCERE; DUCERE CARMINA filare i carmini, comporre CANITUR: III p.s. indicativo presente passivo da CANO, CANIS, CECINI, CANTUM, CANERE QUAESO: I p.s. indicativo presente da QUAESO, IS, QUAESERE VACE: II p.s. congiuntivo presente da VACO, AS, VACAVI, ATUM, ARE; identificazione tra Cesare e Giove La parte narrativa dell'elegia (vv. 15-18) ha inizio con una solenne presentazione del tratto di mare in cui si era svolto il decisivo scontro navale, con un indicazione prima generica (“le rive Atamare”; gli Atamari sono una popolazione, abitanti delle zone montuose dell’Acarnania e dell’Etolia) per poi indicare più precisamente il golfo di Ambracia - dapprima con l'immagine del promontorio su cui sorge il tempio di Apollo Aziaco (Phoebi... portus), poi con la descrizione delle placide acque del golfo sul mare Ionio (v. 16). Est... portus(v. 15) introduce la presentazione del luogo dello scontro navale con un'epica solennità, da Properzio già esperimentata nella 1 F 1 4κφρασις τόπου dell'elegia di Tarpea (4. 4. 3-6: lucus erat eqs), che risale ad Ennio e, ancor più indietro, a maestosi inizi omerici di narrazione. FUGIENS: participio presente da FUGIO, FUGIS, FUGI, FUGITUM, FUGERE; questo participio, in riferimento al porto, sottolinea il fatto che per la sua collocazione il golfo occupa una posizione defilata e lontana nei confronti del litorale; indirettamente questa definizione enfatizza è l'ampiezza del golfo di Ambracia. SINUS “baia”, sostantivo maschile IV declinazione SINUS, SINUS, riferito chiaramente al golfo d'Ambracia considerato nel suo insieme - a cui si attribuisce la prerogativa di calmare il frastuono (MURMURA) del mare Ionio (IONIAE... AQUAE): CONDERE ha qui il senso di “placare”, “sopprimere” un rumore. Si tratta di un caso di sinestesia perché il senso proprio di condere è quello di 'nascondere', ma qui l'idea del sottrarre alla vista è sostituita da quella del sottrarre all'udito. CONDIT: III p.s. indicativo presente da CONDIO, CONDIS, CONDII, CONDITUM, CONDIRE Il vv. 17 è strutturato per coppie di epiteti (ACTIA - IULEAE) e di sostantivi (MONUMENTA - CARINAE), che ci parlano di quello che noi chiameremmo 'memorial' della nave giulia: MONUMENTUM è tutto ciò che perpetua il ricordo di qualcosa, in particolare di un'impresa vittoriosa, come nel caso dello scontro aziaco PELAGUS molti editori (compreso Fedeli) optano per due cruces disperationis su questo termine, fondamentale dato che si tratta del soggetto dell’intera proposizione, il mare (PELAGUS, grecismo, calco letterale dal neutro greco “pelagos”). Molti hanno sottolineato come questo sia l’unico caso in cui il solenne sinonimo di mare sia attestato in Properzio, ma in realtà questa non rappresenta una valida ragione per considerarlo corrotto (anzi, paradossalmente si potrebbe sostenere che Properzio lo usa solo qui proprio per conferire al contesto una particolare solennità). La ragione più che altro è logico-semantica: accettarlo significa proporre come traduzione "un tratto di mare che è ricordo aziaco della flotta giulia", che è imprecisa perché innanzitutto non rispetta il plurale MONUMENTA ma soprattutto perché non è il mare, ma il tempio di Apollo restaurato da Augusto, che costituisce il monumentum; anche volendolo tradurre come “mare” comunque PELAGUS è il mare aperto, che è ben diverso dalla limitatezza di un SINUS o di un PORTUS (che è l’ambiente interessato). Un rimedio eccessivo è l'espunzione del distico, e la soluzione ottimale sembrano dunque le cruces. CARINAE da CARINA, CARINAE letteralmente “chiglia” (di nave) ma per metonimia indica l’intera nave Le difficoltà che alcuni interpreti recenti vedono nel v. 18 non sembrano insormontabili: i VOTIS dei naviganti possono solo riguardare il felice raggiungimento del porto. Di conseguenza VIA non ha l'improbabile valore di “rifugio” ma mantiene il senso di “percorso”: qui, ovviamente, si tratta del percorso che la nave deve seguire per raggiungere il porto. Riferito a via nel senso di “percorso”, “non operosa” ha il senso di “non faticoso” e quindi, se si considera la litote, di “agevole” COIERE: 3 p.p. perfetto indicativo (poetico) da COEO, COIS, COII, COITUM, COIRE (riunirsi) STETIT: III p.s. indicativo perfetto da SISTO, SISTIS, STITI, STATUM, SISTERE FAVEBAT: III p.s. indicativo imperfetto da FAVEO, FAVES, FAVI, FAUTUM, FAVERE (regge il dativo, e infatti si collega a REMIS, ancora una volte metonimia per “navi”) E’ subito sottolineato come la situazione non sia paritaria: gli uccelli non erano parimenti favorevoli alle due armate, la flotta romana stava sotto la protezione di Apollo, l’altra no. DAMNATA: aggettivo participio futuro (DAMNATUS, A, UM) da DAMNO, AS, AVI, ATUM, ARE TEUCRO QUIRINO “Quirino” è Romolo come dio post mortem; viene chiamato lui in causa in quanto il comandante della spedizione era Antonio e quindi la flotta era pur sempre una flotta romana (Properzio sottolinea così quell’aspetto di “guerra civile” piuttosto trascurato in generale nella rappresentazione della battaglia di Azio).“Damnata” va interpretato come condannata a morte, votata – come accade per un giudizio solenne, nelle guerre civili, a chi viene dichiarato nemico pubblico o traditore della patria. Marte stesso era avverso ad Antonio in quanto Antonio si era reso nemico della patria – TEUCRO sta proprio per Marte. ALTERA.. HINC è usato per indicare una di due cose contrapposte. APTA participio perfetto da APISCOR, APISCERIS, APTUS SUM, APISCI MANU dativo arcaizzante al posto di MANUI; la “mano feminea” è di Cleopatra, indegna di toccare i PILA (che non a caso sono “turpemente” impugnati), i giavellotti tipici delle legioni romane – e in generale è un termine dispregiativo nei confronti degli egiziani, indicativo della loro mollezza e mancanza di rigidità VELIS PLENIS a vele spiegate, piene di vento (quindi con il vento favorevole, quindi col favore degli dei come poi ulteriormente specificato da OMINE IOVIS) Alla presentazione della flotta di Antonio si contrappone quella della flotta di Ottaviano, che avanza a vele spiegate, sicura di poter aggiungere una nuova vittoria alle tante già avvenute. HINC (v. 23) definisce una posizione diversa (“di qua”) che equivale a una contrapposizione nei confronti di altera (“dalla parte opposta”). Properzio dipende da Virgilio, che nella raffigurazione degli opposti schieramenti sullo scudo di Enea si era servito della normale opposizione HINC... HINC e aveva dato la precedenza alla flotta di Augusto (8. 678-684), e al tempo stesso lo varia. Alla rassegnazione alla sconfitta della flotta di Antonio si contrappone nel v. 24 la certezza del successo di Ottaviano e dei suoi, perché - come fa capire docta - la vittoria è un'arte che s'impara facendovi l'abitudine VINCERE: infinito presente da VINCO, IS, VICI, VINCTUM, VINCERE DOCTA: participio presente DOCEO, DOCES, DOCUI, DOCTUM, DOCERE PATRIAE SUAE dativo di vantaggio LUNARAT: piuccheperfetto sincopato (per lunaverat) da LUNO, AS, AVI, ATUM, ARE ; lett: curvare a forma di mezzaluna Tandem mette fine alla situazione di stallo e segna l'inizio delle operazioni, da Properzio descritte con le stesse immagini tramandate dal resto della tradizione: sappiamo che l'imponente flotta di Antonio si schierò poco oltre lo stretto, con una disposizione a semicerchio, e lì rimase in attesa; alle sue spalle era schierata la flotta di Cleopatra. Ottaviano dapprima attese le mosse del nemico; poi, resosi conto di dover prendere l'iniziativa, a un segnale convenuto diede inizio a una manovra di accerchiamento, facendo curvare le ali della sua flotta e adottando così un'analoga disposizione a semicerchio. A quel punto Antonio, per evitare di venire accerchiato, fu costretto ad avanzare e ad accettare lo scontro. La disposizione delle navi a falce di luna riguarda entrambe le flotte (cfr. infatti geminos in arcus) e non solo quella di Ottaviano: ma il tràdito aciem, che alcuni recenziori hanno corretto in acies, può essere mantenuto come singolare collettivo, allo stesso modo della moles pinea dei vv. 19-20. Properzio attribuisce la disposizione a semicerchio della flotta al dio marino Nereo, e dunque alla forza del mare. TREMABAT (per tremebat): III p.s. indicativo imperfetto da TREMO, TREMIS, TREMUI, TREMERE NEREO è il padre delle Ninfe marine, tra cui la stessa Teti, e qui appare come divinità collaterale a disporre le due flotte che si fronteggiano. Properzio spiega così la posizione esatta delle due flotte ACIES la schiera, solo al plurale ET RADIS ARMORUM iperbato PICTA: aggettivo participio perfetto I classe da PINGO, PINGIS, PINXI, PICTUM, PINGERE Dopo che le flotte, in seguito alla manovra aggirante messa in atto da quella di Ottaviano, si sono disposte su due semicerchi paralleli, tutto è pronto perché abbia inizio lo scontro: il decisivo mutamento della AUDENT: III p.p. indicativo presente da AUDEO, AUDES, AUSUS SUM, AUSUM, AUDERE; soggetto sottinteso di audent, come più volte accade in Properzio, è un generico homines, che nel caso particolare s'identifica con i nemici guidati da Antonio e Cleopatra PRINCIPE TE ablativo assoluto con valore temporale PATI: infinito presente passivo da PATIO, PATIS, PATERE In definitiva l'esortazione di Apollo diviene un monito ad Ottaviano per un suo pronto intervento, perché è vergognoso e infamante (turpe) che un princeps -investito dai Romani di un potere costituzionale e legale- permetta che nel mare di Roma si aggiri l'esponente di un potere dispotico, qual è il rex. Pati, allitterante a cornice con principe, fa capire come si tratti di una vera e propria sofferenza, che i Latini fluctus sono costretti a sopportare contro la loro volontà: lo stesso motivo verrà ribadito nel v. 48 da invito... mari. NEC TERREAT TE (lett: che tu non atterrisca; cong esortativo): II p.s. congiuntivo presente da TERREO, TERRES, TERRUI, TERRITUM, TERRERE. Apollo invita a non spaventarsi né per l’imponenza delle navi di Antonio, né per le raffigurazioni minacciose (Centauri che sollevano macigni) sulla propra delle loro navi. REMIGAT: III p.s. indicativo presente da REMIGO, AS, AVI, ATUM, ARE CENTENIS ALIS chiaramente un’iperbole LABITUR: III p.s. indicativo presente da LABOR, LABERIS, LAPSUSU SUM, LABI INVITO controvoglia, malvolentieri, a malincuore.. agg. da riferire a mare VEHUNT: III p.p. indicativo presente da VEHO, VEHIS, VEXI, VECTUM, VEHERE MINANTES: participio presente da MINO, MINAS, MINAVI, MINATUM, MINARE PRORAE le prue, metonimia per navi EXPERIERE: futuro semplice II p.s. EXPERIOR, EXPERIRIS, EXPERTUS SUM, EXPERIRE; è significativo che qui Apollo adoperi il futuro che, col suo rinvio a un'imminente esperienza diretta, ha il senso di una profezia destinata ad avverarsi ed è per Ottaviano garanzia di una vittoria sicura PICTOS: aggettivo participio perfetto I classe PINGO FRANGIT: III p.s. indicativo presente da FRANGO, FRANGIS, FREGI, FRACTUM, FRANGERE ATTOLIT: III p.s. indicativo presente da ATTOLLO, ATTOLLIS, ATTOLLERE SUBEST: III p.s. indicativo presente da SUBSUM, SUBEST, SUFFUI, SUBESSE lett: se non è alla base (una giusta causa) EXCUTIT: III p.s. indicativo presente EXCUTIO, EXCUTIS, EXCUSSI, EXCUSSUM, EXCUTERE ADEST: III p.s. indicativo presente da ADSUM, ADES, ADFUI, ADESSE RATES: lett. zattera, poetico nave COMMITTE: imperativo da COMMITTO, IS, COMMITTI, COMMISI, COMMISSUM, COMMITTERE lett: Dare inizio alla battaglia DUCAM: I p.s. indicativo futuro da DUCO, DUCIS, DUXI, DUCTUM, DUCERE DIXERAT: III p.s. indicativo piuccheperfetto DICO, DICIS, DIXI, DICTUM, DICERE CONSUMIT: III p.s. indicativo presente da CONSUMO, CONSUMI, CONSUMPSI, COSUMPTUM, CONSUMERE VINCIT: III p.s. indicativo presente da VINCO, VINCIS, VICI, VICTUM, VINCERE DAT: III p.s. indicativo presente da DO, DAS, DEDI, DATUM, DARE FRACTA: aggettivo participio da FRANGO, FRANGIS, FREGI, FRACTUM, FRANGERE MIRATUR: III p.s. indicativo presente da MIROR, MIRARIS, MIRATUS SUM, MIRARI AB ASTRO: durante i giochi offerti da Ottaviano per la proclamazione della divinità di Giulio Cesare nel 42 a.C. apparve una cometa, subito identificata con la sua anima ascesa in cielo: questa stella, protettrice del sangue dei Giulii, è stata definita “idalia”, dal nome del santuario di Venere ai piedi del monte Idalio. “Astro idalio” è un’espressione presente anche nell’Eneide, nelle Bucoliche e nelle Georgiche. PROSEQUITUR: III p.s. indicativo presente da PROSEQUOR, PROSEQUERIS, PRESECUTUS SUM, PROSEQUI PLAUSERUNT: III p.p. indicativo presente da PLAUDO, PLAUDIS, PLAUSI, PLAUSUM, PLAUDERE PETIT: III p.s. indicativo presente da PETO, PETIS, PETII, PETITUM, PETERE NIXA: participio perfetto da NITOR, NITERIS, NISUS SUM, NITI; lett: avanzare MORITURA: aggettivo participio futuro (moriturus, moritura, moriturum) da MORIOR, MORERIS, MORTUUS SUM, MORI IUSSO: participio ablativo da IUBEO, IUBES, IUSSI, IUSSUM, IUBERE FORET: III p.s. congiuntivo presente da FORO, FORAS, FORAVI, FORATUM, FORARE DUCTUS ERAT: III p.s. indicativo piuccheperfetto passivo da DUCO, DUCIS, DUXI, DICTUM, DUCERE La regina aveva già fatto un suo ingresso solenne a Roma, e la sfilata come prigioniera per quelle stesse viene sarebbe stata una grandissima umiliazione. Viene citato Giugurta perché era stato l’unico sovrano africo, fino allora, umiliata da una parata trionfale del vincitore. TRAXIT: III p.s. indicativo presente da TRAHO, TRAHIS, TRAXI, TRACTUM, TRAHERE VICIT: III p.s. indicativo perfetto da VINCO, VINCIS, VICI, VICTUM, VINCERE MISSA: participio perfetto da MITTO, IS, MISI, MISSUM, MITTERE Properzio dichiara a questo punto di aver parlato abbastanza di guerra, per quanto in realtà si sia limitato ad accennare qualcosa riguardo alla sistemazione delle navi prima della battaglia. Ugualmente povera di particolari era stata la descrizione virgiliana nell'VIII libro dell'Eneide. In ogni caso non si può negare la novità del carme properziano, ossia l'aver inserito nella poesia elegiaca augustea (convenzionalmente ostile al canto di guerre e battaglie) la narrazione dello svolgimento di uno scontro navale. In quanto al mutamento dell'Apollo guerriero nel pacifico Apollo citaredo, esso ha un evidente significato ideologico: in un mondo dominato dalle guerre, qual è quello romano fino alla battaglia di Azio, il dio decide di assumere l'aspetto guerriero, e il suo è un intervento decisivo; d'altra parte, nella concezione dei poeti augustei, alla guerra si può mettere fine solo sgominando le forze del male che contro Roma si sono coalizzate e hanno portato alla contrapposizione dell'Oriente all'Occidente. Dopo la vittoria di Ottaviano ad Azio, nel mondo regna la pace e a tale nuova situazione fa riscontro l'atteggiamento di Apollo che, victor allo stesso modo del principe, si spoglia delle armi ad placidos choros: fuor di metafora, ciò costituisce un'esaltazione della pax Augusta e riflette lo stato d'animo del poeta 15 anni dopo Azio. Dopo la vittoria, lo spazio della guerra viene sostituito da quello del convito: identica era stata, non a 15 anni di distanza ma subito dopo Azio, la scelta di Orazio a cui i versi richiamano in modo evidente. CECINI: I p.s. indicativo perfetto da CANO, CANIS, CECINI, CANTUM, CANERE POSCIT: III p.s. indicativo presente da POSCO, IS, POPOSCI, POSCERE EXUIT: III p.s. indicativo presente da EXUO, EXUIS, EXUI, EXUTUM, EXUERE MOLLI LUCO i commentatori ipotizzano MOLLIS come sinonimo di AMOENUS (il famoso locus amoenus), come a richiamare all’immagine dei conviti in un prato erboso; Richardson s'interroga addirittura sull'esistenza di un MOLLIS LUCUS tutt'intorno al tempio di Apollo Palatino. Properzio sceglie questo termine in quanto come termine di poetica sta ad indicare il ritorno alla scelta della Musa tenue: lo conferma l'allusione al blandum carmen nel pentametro, quale che sia il testo accettato. SUBEANT: III p.p. congiuntivo presente SUBEO, SUBIS, SUBII, SIBITUM, SUBIRE; congiuntivo esortativo FLUANT: III p.p. congiuntivo presente FLUO, IS, FLUXI, FLUCTUM, FLUERE; si riferisce alle consuete ghirlande dei convitati ELISA: participio ELIDO, ELIDIS, ELISI, ELISUM, ELIDERE FUNDANTUR: III p.p. indicativo presente FUNDO, FUNDAS, FUNDAVI, FUNDATUM, FUNDARE; il vino esalta la vena poetica PERLUAT: III p.s. congiuntivo presente PERLUO, PERLUIS, PERLUI, PERLUTUM, PERLUERE; questa correzione è una delle possibili congetture fatte per questo verso. La presenza del preverbio per- serve a ribadire l'idea dell'abbondanza e dell'opulenza, già presente in fluant e fundantur. L'autore della brillante congettura è un fisico nucleare dell'Università del Deleware - subito accettata da editori e filologi iscritti. In questi versi viene data l’idea di un convito nel segno dell'abbondanza e del lusso: il vino è italico, di Falerno, il più pregiato. Il plurale vina, unito a fundantur, fa capire che quel vino pregiato dovrà essere versato in abbondanza. CILISSA la Cilicia era una delle regioni dell’Asia Minore. Da lì viene la migliore qualità di croco (piante erbacee sempreverdi dal fiore a forma di coppa) o zafferano. Il termine è un calco dal greco, qui per la prima volta attestato. IRRITET: III p.s. congiuntivo presente da IRRITO, AS, AVI, ATUM, ARE SOLES: II p.s. indicativo presente da SOLEO, IS, SOLLITUS SUM, SOLITUM, SOLERE La constatazione che Bacco suole essere fecondo per Apollo (v. 76) fa capire che i poeti riuniti a banchetto non sono aquae potores alla maniera callimachea, ma vini potores; encomiastici e bellici, d'altronde, sono tutti i loro argomenti di canto, che esigono un'ispirazione robusta, quale soltanto il vino può dare. Properzio tira le fila del suo discorso e fa capire che la poesia celebrativa, che canta le gesta dei grandi personaggi,
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