Scarica Apprendere a distanza e più Sintesi del corso in PDF di Didattica generale e speciale solo su Docsity! ➜ riassunto libro IL DESIGN Bill Cope e Mary Kalantzis hanno creato l'approccio "learning by design" per l'insegnamento, centrato sulla dimensione progettuale e sul ruolo della tecnologia. L'insegnamento è visto come un'attività di produzione culturale, con l'individuazione e la selezione dei temi su cui lavorare in classe all'interno della cultura intesa come prodotto di design. Design didattico = facciamo riferimento alla dimensione progettuale che dice sia del suo carattere “costruttivo”(combinare elementi), che della sua finalità trasformativa (l'orientamento e lo sviluppo del possibile). Esistono tre dimensioni del design: 1. Architettonica: pianificazione delle azioni didattiche, la scelta dei metodi e degli strumenti; 2. Ergonomica: trasposizione didattica e la scelta dei mediatori; 3. Processuale (o regolativa): valutazione e gestione dei tempi della didattica e dell’apprendimento.
Al centro ci sono i “learning elements”➜ i contenuti digitali. Il docente ricopre il ruolo di course designer.
MACRO PROGETTAZIONE E MICRO PROGETTAZIONE
La dimensione architettonica del design ha a che fare con due attività: 1. la dispositio 2. la compositio.
Ciascuna di esse può essere inquadrata a un doppio livello: - Macro progettuale: ha a che fare con l’intero percorso formativo, con il disegno complessivo dell’intera architettura formativa - Micro progettuale: si riferisce ad una porzione del percorso. Quando si lavora nel distance learning, l’azione di progettazione nelle sue dimensioni micro e macro dev’essere presidiata. In una recente systematic review di meta-analisi si mette in evidenza che i docenti con studenti con il più alto rendimento investono tempo e sforzi nella progettazione della microstruttura dei loro corsi, stabiliscono obiettivi di apprendimento chiari e utilizzano pratiche di feedback. MACRO PROGETTAZIONE La prima operazione da fare è la costruzione del Syllabus del corso che prevede 5 aree: 1. La presentazione del corso e del docente; MACRO PROGETTAZIONE MICRO PROGETTAZIONE DISPOSITIZIO prende corpo nel Syllabus Lesson Plan COMPOSITIO prende corpo nel Layout del corso Produzione dei contenuti 1 1. PROGETTARE ➜ riassunto libro 2. La definizione degli obiettivi e delle competenze che si intende far raggiungere; 3. La presentazione analitica degli argomenti da trattare; 4. La descrizione del piano di valutazione con la descrizione delle tipologie di prove; 5. Le policies e le indicazioni operative sulle consegne.
Un syllabus ben costruito permette al docente di avere chiarezza su come organizzare il Layout, ovvero l’organizzazione dell’ambiente didattico in cui si svolgono le attività.
La diffusione di software e media digitali consente al docente di curare il layout dei contenuti per renderli più funzionali all’apprendimento. ➜ es. Teoria di Richard Mayer: concepisce la conoscenza come basata sull’integrazione di un modello verbale e di un modello figurale; da questo deriva la fissazione di 12 principi dell’apprendimento.
MICRO PROGETTAZIONE
Una volta costruito il syllabus del corso si tratta di creare nello specifico le singole lezioni che lo
compongono.
Lezione: sessioni di lavoro facenti ricorso a vari metodi, tecniche e strumenti, funzionali ad accompagnare
gli studenti nel processo di apprendimento.
Nel microprogettare le singole lezioni si può far ricorso a diversi metodi rispetto alla tradizionale trasmissione di contenuti (es. flipped classroom).
Quando si progetta una lezione online è importante tenere in considerazione i problemi dell’attenzione che sicuramente in questa situazione è più disturbata e va più facilmente soggetta a cali. Per la pianificazione delle azioni dello studente e del docente all’interno della sessione di lezioni si può ricorrere al lesso plan= un format che assume la forma di una tabella a più entrate. Quando il docente prevede nel corso un’attiva età con contenuti digitali è importante predisporre uno storyboard.
STORYBOARD ➜ esplicita fase per fase cosa fa il docente e cosa lo studente. è importante perché consente al docente di interfacciarsi con l’instructional designer e con l’equipe che si occupa della produzione di contenuti, per esplicitare tutte le esigenze e le richieste.
LESSON PLAN ➜ prevede: - Titolo della lezione - Durata - Lista materiali - Obiettivi - Breve intro - Sequenza di azioni (con indicazioni di ciò che farà il docente e ciò che faranno gli studenti) - Una conclusione - Momento di valutazione LESSON PLAN PER DISTANCE LEARNING ➜ prevede: - Abstract: descrizione sintetica della lezione - Target: destinatari della lezione - Obiettivi di apprendimento: il docente esplicita i risultati di apprendimento attesi
Le opportune esemplificazioni: • Fasi didattiche: descrizione della sequenza logica delle attività • Situazione: sincrono o asincrono • Durata: indicare il timing di ciascuna fase • Materiali e strumenti: elencare quanto sarà utile durante la lezione • Output atteso: esplicitare l’eventuale “prodotto” della fase
CONVERSATIONAL FRAMEWORK ➜ struttura che permette di comprendere l'esperienza di apprendimento in termini conversazionali. Insegnare e imparare significa entrare in comunicazione con gli altri e con l’ambiente circostante nella duplice forma di: 2 ➜ riassunto libro TIPI DI LEZIONE SITUAZIONE SINCRONA Occorre tenere in considerazione il lavoro necessario di moderazione di tale co – presenza Vantaggi: - Ottimizzare i tempi di emersione e confronto di opinioni e della presa di decisione - Consentire l’attivazione dell’orizzontalità (entrare in relazione - riconoscimento dell’altro come “pari”) SITUAZIONE ASINCRONA Prevede una moderazione per evitare le derive, per focalizzare e sintetizzare le questioni. Vantaggi: - Il tema oggetto della discussione richiede un lavoro preparatorio dello studente in vista dell’acquisizione di contenuti specifici e di riflessione personale su tali contenuti
MODELLING CYCLE ➜ avviene nell’interazione tra studente e ambiente di apprendimento che il docente ha predisposto. Lo studente seleziona tra le opportunità che il materiale didattico mette a disposizione quelle che maggiormente rispondono al proprio stile. MICROLEARNING: • Momenti o episodi di apprendimento focalizzati su uno specifico compito o contenuto articolato in
brevi frasi • Caratterizzato da contenuti minimi e mirati • Essendo spesso focalizzato su un singolo concetto, il microlearning diminuisce il carico cognitivo, favorisce la concentrazione e la motivazione ➜ idea per cui si apprende in modo più efficace quando il contenuto è suddiviso in piccole parti facilmente digeribili. FRONTALE DIALOGATA PARTECIPATA Logica logico- deduttivo Logica induttiva Per problemi Focus (al centro) Contenuto Soggetto che comprende Esperienza Procedimento logico Dal semplice al complesso Dall’idea centrale all’espansione Risoluzione di un problema Direzione della comunicazione Top-down One way Bidirezionale Circolare Processo Spiegazione ➜ studio ➜ verifica Stimolo ➜ riflessione ➜ analisi ➜ elaborazione ➜ esposizione Problem solving: situazione problema ➜ domande ➜ ipotesi ➜ soluzione Dimensione prevalente Allo studente viene chiesto ascolto e riflessione. ➜ Processo personale di apprendimento Elaborazione di ipotesi e riflessione Ricerca Attenzione del docente Uso della parola Sintesi Orientamenti del gruppo 5 Se si sposta online questa modalità ➜ il lesson planning richiede un lavoro di storyboard della lezione dove il docente è concentrato sull’articolazione dei contenuti ricorrendo a differenti mediatori e provando a temporizzarli rispetto ai tempi di attenzione. ➜ riassunto libro • Utile nello studio delle lingue • Caratteristiche: - Brevità - Granularità (il contenuto può essere utilizzato in altri percorsi) - Varietà (presentato attraverso quiz, video, giochi, podcast)
VISUAL LEARNING
Con questo termine si fa riferimento: - sia all’apprendimento tramite immagini, - sia alla ricerca sulla progettazione di immagini per l’istruzione (parole stampate, disegni, foto, cartine geografiche, video, immagini) Le immagini possono avere un effetto, positivo, neutro, ma anche negativo sull’apprendimento: con l sovrabbondanza di immagini c’è il rischio di un image overload o effetto cinema). Un focus pedagogico basato su un’unica modalità sensoriale ha poco senso, data la naturale interconnettività del cervello.
4 pratiche efficaci per gestire il carico cognitivo dell’immagine: 1. Signaling➜ uso di un testo o simboli per evidenziare le informazioni più importanti 2. segmentazione, per far interagire con piccole parti di nuove informazioni e dare allo studente il controllo sul flusso di informazioni 3. Weeding ➜ eliminare informazioni interessanti ma estranee 4. Macching modality ➜ combinando canale uditivo e visivo
FLIPPED LEARNING Apprendimento rovesciato: l’accesso ai contenuti avviene in autonomia prima dell’aula mentre lo svolgimento delle attività avviene in aula, in uno spazio condiviso in cui far leva sulla disponibilità del docente e dei colleghi.
EAS Si basa su un’accurata progettazione del docente che propone agli studenti esperienze di apprendimento situato e significativo che portano alla realizzazione di artefatti digitali, favorendo un’appropriazione personale dei contenuti.
SI articola in 3 fasi: 1. ANTICIPATORIA (Prerequisiti, Stimolo) 2. OPERATORIA (Produzione di un artefatto cognitivo da parte del gruppo) 3. RISTRUTTURATIVA (Debriefing, Lezione a posteriori)
Flipped learning e EAS hanno 2 elementi comuni: 1. Anticipazione cognitiva ➜ Anticipare offre diversi guadagni: • approcciare i contenuti con uno sguardo personale • favorire autonomia • adattare il sapere con quello del docente
2. Bassa direttività ➜ vantaggio di motivare e incuriosire lo studente senza togliere all’insegnante la possibilità di essere guida. ➜ Esse funzionano nella Didattica a distanza perchè: - Prevedono senza forzature l’utilizzo dei dispositivi digitali - Promuovono la produzione di artefatti digitali che esprimono abilità e competenze - Sviluppano una cultura digitale - Sviluppano l’idea delle organizzazioni come comunità di lavoro dove si mette in comune; legano formale e informale.
6 ➜ riassunto libro RICAPITOLANDO… EAS FLIPPED LESSON Prevede un momento introduttivo 1) ANTICIPATORIO: nel quale attivare • l'esplorazione individuale e autonoma • prendere posizione • costruirne la cornice parole chiavi: - costruire prerequisiti per svolgere il lavoro in aula) - stimolo (scelta dello stimolo attivatore) - Framework (fornisce elementi chiave per lavorare) Azioni docente: • Assegna compiti brevi • progetta ed espone un framework concettuale (non è una lezione) • fornisce uno stimolo (in modo da attivare il pensiero. Stimolo può essere testo breve, una fotografia, video, esplorazione di un parco giochi del quartiere) • da una consegna Azioni studenti: • svolge i compiti • ascolta • guarda • legge e comprende logica didattica: problem setting Flipped lesson fa riferimento all’apprendimento rovesciato che segue la logica capovolta: fase 1: accesso ai contenuti Azioni docenti: Scegli attentamente il contenuto in formato Azioni studenti: Accede ai materiali video e guarda e ascolta Dove: a casa L'accesso al contenuto spiegazione avviene in un ambiente domestico ,in autonomie fuori dall'aula e prima dell’aula attraverso l'accesso a contenuti prevalentemente digitali multimediali video podcast o letture scelte il completamento di una breve attività di comprensione del contenuto. N.B: condividere con la classe o il gruppo un video sulla fotosintesi clorofilliana non significa fare anticipazioni cognitiva né adottare il modello 2) OPERATORIA.: Basato sul fare e produzione artefatti cognitivi Azioni docente: • definisce i tempi di lavoro in aula • organizza il lavoro in aula • predispone gli strumenti Azioni studenti: Produco e condivido un artefatto Logica didattica: learning by doing Parole chiavi: - artefatto cognitivo (scelta del formato app/servizi/ strumenti) - gruppo (costruzione e accompagnamento del gruppo) - valutazione (griglie di osservazione, check list, alutazione artefatto, rubriche) fase2: verifica Azioni docenti: progetta un breve compito con traccia e domande guida Evitare che i materiali siano sommariamente visti letti o ascoltati è necessario progettare un breve compito con tracce domande guida agili funzionali non tanto alla verifica quanto all'emersione delle proprie comprensioni e la creazione di un ponte esplicito tra casa e aula Azioni studenti: cognitivo da solo o in piccolo gruppo 7 ➜ riassunto libro Quando parliamo di regolazione facciamo riferimento a 2 concetti: 1. ACCOPPIAMENTO ➜ Tipo particolare di interazioni che un organismo intrattiene con altri organismi o con l’ambiente circostante; interazioni ricorrenti fino a diventare stabili = organismi accoppiati. Possibilità che grazie all’interazione i cambiamenti di stato di uno producano una coerente riorganizzazione nell’altro.
➜ Se applichiamo questa cosa all’insegnamento, possiamo vedere che tutto quello che succede in aula è riconducibile al dominio delle perturbazioni: anche se è tutto organizzato, è probabile che capiterà qualcosa che interverrà a perturbare la situazione didattica richiedendo all’insegnante un cambio di stato ➜ Quel che si chiede al docente è la capacità di riallinearsi rispetto all’aula intercettando le perturbazioni e facendo corrispondere ad esse un cambiamento del proprio stato volto a ristabilire un equilibrio. Questi eventi di cambiamento sono ricondotti a 4 tipi di dominio: • il dominio dei cambiamenti distruttivi ➜ i cambiamenti strutturali che portano alla disgregazione dell'umidità che li subisce • il domini di cambiamenti di Stato➜ cambiamenti strutturali che l'unità è in grado di sopportare senza alterazione della sua identità • il dominio della perturbazioni➜ che innescano un cambiamento di Stato • il dominio delle interazioni distruttive➜ perturbazioni che producono un cambiamento distruttivo applicato all'insegnamento Buona parte di quel che succede in aula è riconducibile al dominio delle perturbazioni, per quanto sia pianificato scrupolosamente capiterà di sicuro qualcosa che interverrà a perturbare la situazione didattica richiedendo all'insegnante un cambiamento di Stato. Quel che si chiede al docente e la capacità di riallinearsi. 2. ENAZIONE ➜ Atto complesso che non coinvolge solo la dimensione cognitiva ma anche affettiva e dei comportamenti informali. Nell’enazione sono in primo piano il pensiero percettivo e il lavoro di cura ➜ l’insegnante enattivo riflette sulle sue percezioni in tempo reale ed è coinvolto nella presa in carico dello studente anche sul piano affettivo.
REGOLARE = sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda dell’aula, favorire l’accoppiamento strutturale, intervenire per ristabilire di continuo l’allineamento con gli studenti ogni volta che qualcosa sia intervenuto a comprometterlo. Questa attività richiede due competenze fini: - Saper leggere l’aula: cogliere i segnali che provengono dell’aula per monitorare in tempo reale lo stato dell’interesse e dell’aggancio comunicativo; - Saper allineare: intervenire per rimettere in equilibrio il sistema di relazioni che era stato compromesso dalla perturbazione che si era verificata.
ONLINE ➜ L’assenza del corpo e la ridefinizione del contesto sottraggono al docente tutti quei segnali su cui si basa la lettura dell’aula e che di conseguenza sono fondamentali ai fini del riallineamento.
Il dominio delle “perturbazioni” è il campo su cui concentrare l’attenzione quando parliamo di regolazione ed è ciò che mette in allerta i nostri sensi “didattici”. Nella gestione del setting didattico entrano in gioco le seguenti componenti: - Riflessi - Esperienza pregressa ➜ consente di fare previsioni e riconoscere alcuni tratti già incontrati, gestiti e superati in occasioni precedenti - Conoscenza di tecniche e strumenti. ➜ Riflessi, esperienza e tecniche sono 3 aspetti della regolazione ben presenti in situazioni segnate dalla condivisione del medesimo spazio fisico, ma diventano fattori sfidanti nel distance learning quando il corpo è immobile e ridotto a un’istantanea, contribuendo in maniera importante all’equilibrio della lazione, alla sua efficacia in termini didattici, comunicativi e relazionali. 10 2, REGOLARE ➜ riassunto libro FEEDBACK • Risposta comportamentale e/o comunicativa che l’aula fornisce al mio input. • È fondamentale. • Consente al docente di avere il punto della situazione, di sentire l’aula. • È qualcosa che si produce da sé (autopoietico, si genera indipendentemente dalle intenzioni degli interlocutori ➜ lo dimostra il fatto che anche se l’insegnante entra in classe e non dice nulla, questo suo stare in silenzio produce un feedback) e va in loop. • Il feedback dipende dalla presenza dei codici prossemici, del non verbale e dalla percezione reciproca dei soggetti a produrlo • A distanza, invece, il feedback deve essere sollecitato. ➜ Il feedback nella didattica serve a garantire attenzione, motivazione e attivazione degli studenti, ma soprattutto consente all’insegnante di mettere in gioco la regolazione. FEEDBACK DI REGOLAZIONE • Si tratta di un processo di retroazione da parte del docente sulla situazione comunicativa; se normalmente il feedback è visto come la risposta dell’aula, qui si parla di un “feedback del feedback” con l’intenzione di sostenere il processo di apprendimento a partire da una revisione della propria postura comunicativa che consente di attivare la conversazione didattica. • Richiede al docente due competenze: leggere l’aula e allineare. • Nel sincrono sono soggette all’istantaneità. • L’asincronicità, implica in prima istanza un’azione di design comunicativo basato su obiettivi di chiarezza, completezza ed efficacia, non potendo ricorrere se non a nuovi interventi per chiarimenti e precisazioni. Si tratta del feedback formativo solitamente legato a tre forme: 1. Di correzione o risultato 2. Di processo 3. Di auto-valutazione
Varie tipologie di feedback di regolazione sono: Come ricevere il Feedback da parte dello studente? - Risposte FEEDBACK DI REGOLAZIONE DIDATTICA - Verifica la tenuta a livello temporale della pianificazione: in caso di scostamento, occorre intervenire provando a sintetizzare o dilatare i vari passaggi - Mette in evidenza i vari passaggi che si stanno sviluppando - Importante anche per il momento di chiusura dell’evento: esplicita il livello di soddisfazione del docente rispetto alla sessione e le eventuali criticità riscontrate. - Importante per eventi che richiedono una regolazione didattica in termini di: • Questioni tecniche➜ es. problemi di connessione • Questioni di apprendimento➜ es. richieste di approfondimento • Fattori contingenti➜ es. stato emotivo della classe o eventi accaduti nell’aula in presenza che hanno disturbato la situazione digitale. FEEDBACK DI REGOLAZIONE MEDIALE - Feedback che prova a regolare la mediazione dello strumento utilizzato. - A differenza della comunicazione face to face in cui esiste un controllo costante che è frutto di adattamenti e correzioni reciproche, la comunicazione mediata è caratterizzata da un grado debole di cooperazione che spinge spesso a parlarne in termini di co-costruzione asimmetrica ➜ Accanto alla specificità tecniche dello strumento, occorre sviluppare riflessività sulle ricadute comunicative e le pratiche che si generano. FEEDBACK DI REGOLAZIONE POSTURALE - Il ruolo del docente può essere giocato tramite le 4 dimensioni della comunicazione: informativa, relazionale, esplorativa e partecipativa. 11 ➜ riassunto libro - Confronto col gruppo - Animazione della lezione
Come attivare il Feedback a distanza? - Permettendo di condividere riflessioni individuali - Raccogliendo concetti chiave ritenuti importanti dagli studenti (es. Padlet) - Costruendo una nuvola di parole (Mentimeter) per focalizzare i concetti centrali.
LA DIDATTICA è PERFORMATIVA PER: • La natura teatrale dell’insegnamento➜ strumentazione e presenza dell’insegnante in classe. • L’insegnamento➜ produce effetti trasformativi sullo studente. • Le discipline specifiche in cui la didattica è performativa in senso stretto➜ discipline dello spettacolo. • Le tecniche che sono performative in senso stretto➜ es. laboratori, simulazione, role playing. È possibile una didattica performativa a distanza? La distanza rende la comunicazione più rarefatta; manca il corpo (il corpo c’è ma non influisce sulla performance) ➜ È importante pensare a come l’esecuzione, la visione, l’ascolto siano possibili anche a distanza, anche in modo da favorire ancor di più l’attenzione e l’approfondimento individuale. A distanza viene meno la possibilità di “sentire” l’aula e questo ci riporta al problema del feedback: a distanza non lo si può cogliere per la rarefazione dei codici di comunicazione visiva; l’unica scelta che rimane è generare e verificare il feedback su iniziativa del docente. JUST IN TIME TEACHING (JTT) - Approccio didattico in cui l’obiettivo è di rendere maggiormente attiva l’aula favorendo lo sviluppo di apprendimento efficace. - Prevede che la lezione venga anticipata da piccole attività o compiti da svolgere che vengono riconsegnati prima della lezione stessa, così da consentire al docente di costruirla e renderla aderente alle osservazioni e ai problemi emersi. - Tra le attività possiamo trovare: • WARMUP: piccoli test somministrati prima della lezione che hanno lo scopo di preparare gli
studenti ad affrontare un determinato argomento; • PUZZLE: usati per chiudere una sessione di lavoro e hanno il compito di favorire sintesi e apprendimento; • GOODFOR: saggi di approfondimento che possono servire a collegare la teoria con la vita quotidiana e ad avviare la discussione nella lezione successiva. Nel distance learning - Il JTT si sposta alla lezione stessa = può riguardare non solo la didattica asincrona ma anche il momento sincrono dell’interazione live del docente con l’aula. - Lo scopo è sempre quello di garantire attenzione, motivazione e attivazione degli studenti. - Nel caso della didattica sincrona si aggiunge la possibilità di chiedere all’aula dei feedback (es. con
dei microtest con risposta immediata). - In tutti i casi (in sincrono e asincrono) al docente viene chiesto di intervenire “just in time”, adattando le sue risposte per microaggiustamenti ai processi mentre essi accadono ➜ Non si tratta di improvvisare, ma di rispondere mediante l’attivazione di un circolo intenzionale che lega stimoli, feedback, contributi, stati d’animo e idee che possono fare riferimento a diverse situazioni. - Diventa importante per il docente, essere capace di interpretare le risposte degli studenti velocemente, in modo da non bloccare il flow della lezione. - Il feedback, dunque, per essere efficace deve essere: • Coinciso • Focalizzato • Orientato all’azione • Puntuale - In sincrono è possibile inserire le cosiddette domande cerniera usate per capire quanto gli studenti hanno capito e per capire cosa fare dopo. • È possibile raccogliere le domande in chat e/o pianificare un momento di Question Time. • È possibile avvalersi di quiz veloci per sondare le conoscenze dell’aula con applicativi come Kahoot o Mentimeter. 12 ➜ riassunto libro • L'eventuale team leader del gruppo non domina gli altri • Il gruppo è consapevole ed è capace di valutare la qualità delle proprie operazioni e il suo funzionamento, intervenendo e facendo miglioramenti ai processi laddove sia necessario
COLLABORAZIONE ➜ team che lavora in modo sincrono e situato COOPERAZIONE ➜ vengono delegati i compiti in parallelo in modo che i membri possano lavorare
indipendentemente SOCIAL LEARNING - Fin dalla nascita l’essere umano ha bisogno di interagire con il mondo esterno e con chi ne fa parte e questa necessità continua per tutto il corso della vita. - Coinvolge gli individui nel processo di apprendimento valorizzando il ruolo dell'interazione sociale e della collaborazione fra individui, superando gli approcci strettamente individualistici allo studio. - Riprende il concetto di apprendimento sociale dello psicologo Bandura: Il processo di apprendimento di un individuo avviene anche attraverso l'osservazione di altre persone e il comportamento di un individuo si modifica in base a ciò che osserva nel comportamento degli altri soggetti interiorizzando tale atteggiamento.
BANDURA = Per apprendimento sociale si intende il modo in cui le persone apprendono le une dalle altre ➜ Nel contesto della società attuale si fa riferimento all’apprendimento mediato dalle tecnologie che mettono in contatto e rendono possibile la relazione tra i membri del gruppo.
LEVY = Con la nascita del Web 2.0 inizia a farsi reali il concetto di intelligenza collettiva che permette la costruzione della partecipazione in rete ➜ Il Web 2.0 permette di creare reti tra utenti mettendo in connessione le persone che spesso si coinvolgono a tal punto da sentirsi parte di una comunità che abita lo stesso luogo ➜ conoscenza e apprendimento passano dalla rete. JENKINS = Parla di cultura partecipativa: una cultura con barriere relativamente basse all’espressione artistica e all’impegno civico, con un forte supporto alla creazione e condivisione delle proprie creazioni e forme di mentorship informale attraverso cui ciò che i più esperti conoscono viene trasmesso ai novizi. Inoltre, è una cultura in cui i membri credono che i propri contribuiti abbiano valore e si sentono in una qualche relazione con gli altri, o almeno si preoccupano di ciò che le altre persone pensano su ciò che hanno creato. Il ruolo cruciale del social learning, come apprendimento prodotto dalla relazione e dallo scambio con il prossimo, può essere ritrovato nel concetto di community online. Le comunità di pratica sono fondamentali per l’organizzazione che apprende, in quanto sono reali detentrici di un patrimonio di conoscenza tacita; questo perché le persone che le abitano sono in possesso di quel tipo di sapere che comunemente chiamiamo trucchi del mestiere e che costituisce una delle caratteristiche fondamentali del Knowledge management. Alla base c’è l’idea secondo cui: • la partecipazione a reti sociali, • l’interazione all’interno dei gruppi, • lo scambio online di risorse e informazioni, favoriscono l’apprendimento informale, generato dal fatto stesso di essere in rete, connessi agli altri.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN AMBITO DIDATTICO
L’Intelligenza artificiale nell'educazione (AIEd) è un ambito emergente anche se è ancora acerbo è in pieno sviluppo.
Rischi: - Sostituzione di una parte di persone coinvolte nell'insegnamento con soluzioni di intelligenza artificiale - Problemi di privacy e protezione dei dati
Vantaggi di applicazione nella didattica: - Tutor personali - Supporto intelligente per l’apprendimento collaborativo - Realtà virtuale e intelligente
Queste tre categorie di applicazioni costituiscono modalità diverse di attuazione dei cosiddetti sistemi di tutoraggio intelligente. 15 ➜ riassunto libro Gli ITS: - Possono avere un enorme potenziale, specialmente nei progetti di formazione a distanza su larga scala dove vi è la necessità di gestire più moduli destinati a migliaia di studenti e in tutte le situazioni dove il tutoraggio umano individuale risulta impossibile - Possono fornire contributi nelle attività di moderazione: potrebbero supportare la formazione di gruppi, facilitando l'interazione di gruppo on-line o generando sintesi o riassunti di discussioni utilizzabili poi da un tutor umano per guidare gli studenti - Possono supportare le pratiche di apprendimento in ambienti immersivi di realtà virtuale con lo scopo di coinvolgere e guidare gli studenti (Es. approcci di gamification)
BIG DATA
Con la disponibilità di quantità sempre più grandi di dati sugli studenti e delle correlate analisi dei processi di apprendimento, i sistemi di IAED potranno fornire un sensibile supporto ai processi di miglioramento della valutazione.
Analisi dei Big data ➜ costruzione di algoritmi per prevedere la probabilità che uno studente fallisca un compito abbandoni un corso.
ADAPTIVE LEARNING - Il concetto di adaptive learning o, in italiano, apprendimento adattivo, indica un servizio di istruzione che utilizza l'analisi dei dati per fornire un’esperienza di apprendimento ottimale basata sulle esigenze dello studente. - Il principio alla base di questa modalità di apprendimento è il seguente: più uno studente interagisce con una piattaforma digitale di adaptive learning e più la piattaforma immagazzina dati su di lui ➜ Col tempo i dati raccolti creano un profilo su cui è possibile identificare i punti di forza e debolezza di uno studente e moltissime altre informazioni. - Questi dati permettono poi a un'intelligenza artificiale di interagire con lo studente dandogli consigli e presentando materiale più consono alle sue caratteristiche, col fine di migliorare le prestazioni. - In altre parole, è un metodo di insegnamento in grado di adattarsi ai bisogni specifici di ogni studente 16 ➜ riassunto libro CMC – COMUNICAZIONE MEDIATA DA COMPUTER - Concetto che si afferma a partire dagli anni 80 - Intende l'insieme di trasformazioni che l’interposizione della macchina tra i parlanti produce nel loro modo di comunicare. - Si tratta di trasformazioni che interessano dal punto di vista della teoria il modello stesso della comunicazione, ma anche di trasformazioni sociali e comunicative, nel senso delle pratiche concrete di comunicazione che intercorrono tra i parlanti.
VECCHIO PARADIGMA ➜ TEORIA MATEMATICA DELL’INFORMAZIONE DI SHANNON E WEAVER: caratterizzato da una concezione lineare del processo di comunicazione inteso come trasmissione di un messaggio tra un emittente e un referente contrassegnato dalla possibilità del rumore e del feedback. Questo vecchio paradigma non va bene per la cmc, perché : • Non tiene conto che tra i parlanti vi sia cooperazione, ovvero che il contenuto della comunicazione non sia detenuto da uno dei due e traferito all’altro, ma co-costruito • Non tiene conto che perché vi sia comunicazione, occorra un terreno comune di credenze, pratiche e aspettative
➜ Queste 2 istanze sono invece al centro del nuovo paradigma della comunicazione in/di rete che la pensa appunto come una costruzione sociale di significati tra i soggetti diversi che sono però accomunati da una relazione strutturata.
Vantaggi CMC: - Comunicazione più orizzontale - Aumento dell’informalità - Comunicazione efficace - Democratizzazione dei rapporti - Maggiore familiarità nelle relazioni
Svantaggi CMC - Aumento dell’ambiguità dei messaggi - Comunicazione scarsamente prevedibile - Impossibilità di ottenere un feedback in tempo reale - Perdita di molti codici comunicativi tipici della presenza - Comunicazione in generale più impoverita - Rischio di fraintendimento
DECODIFICA ABERRANTE: fraintendimento dell'intenzione del proprio interlocutore e l'attribuzione al suo testo di un significato completamente diverso dal da quello che lui pensava. In Didattica consiste nelle criticità sul piano della corretta comprensione dei significati compromettendo la qualità degli apprendimenti.
Le anomalie della comunicazione si riscontrano in: • Fenomeno della polarizzazione: in rete può capitare che la discussione generi pareri radicalmente
contrastanti con fazioni opposte, fino ad arrivare alla aggressività dei messaggi. • Derive comunicative: si perde il filo della discussione, effetto palla di neve dove ogni messaggio ne produce altri in una comunicazione anarchica e ingovernabile.
I fattori legati alla socialità si manifestano in: • Lurking: comportamento di chi osserva quello che avviene in rete ma non posta alcun messaggio (possono esserci vari motivi: imbarazzo timidezza ecc). Il problema è che quando si lavora a distanza non essere attivi significa essere percepiti come assenti da parte degli altri • Indebolimento dell'attenzione nel distance learning: a distanza l’attenzione è più difficile da mantenere per diverse ragioni (la mancanza di contesto sottrae gli elementi inibitori, il maggior carico cognitivo affatica la memoria di lavoro, le modalità didattiche incidono sull’attivazione dello studente). • Percezione di solitudine: alla teleprossimità si accompagna la distanza fisica, una sensazione ancora più accentuata nel caso della comunicazione asincrona o di corsi che privilegiano la fruizione in autoapprendimento. In questo tipo di situazione se la motivazione che sostiene chi apprende non è 17 3. MODERARE ➜ riassunto libro MODERARE LE SITUAZIONI COMUNICATIVE ASINCRONE: TIPOLOGIE DI MESSAGGI Si possono individuare diverse tipologie di messaggi prodotte dal docente/tutor. Ognuna di esse è abbinabile a una determinata situazione e viene adattata in base alle esigenze di quel momento. • Messaggio di benvenuto ➜ l'accoglienza è molto importante. È fondamentale far emergere sin da subito un atteggiamento empatico nei confronti degli studenti. • Messaggi di aiuto ➜ sono volti a facilitare i partecipanti alle prese con eventuali problemi tecnici. Nello scrivere un messaggio di aiuto bisogna sempre tenere in considerazione di non doversi sostituire allo studente ma di aiutarlo a raggiungere una propria autonomia. • Messaggi di facilitazione ➜ si utilizzano in tre situazioni: - per rompere il ghiaccio - nei momenti di stallo della comunicazione - per riportare il flusso comunicativo verso un determinato argomento • Messaggi di supporto emotivo ➜ utili quando i partecipanti perdono motivazione e si scoraggiano davanti ad alcuni ostacoli. Compito del docente/tutor è: - incoraggiare i partecipanti - far ritrovare loro la giusta autostima per affrontare le avversità - guidarli a ritrovare la stessa forza con cui hanno iniziato • Messaggi di regolazione ➜ hanno la funzione di ricreare equilibrio all'interno di una situazione in cui il clima è stato destabilizzato, ad esempio a causa di momenti di astio o da discussioni tra i partecipanti. Sono messaggi con lo scopo di: - far riflettere sull'accaduto - ristabilire un clima armonico - cercare un atteggiamento più costruttivo
CORSI ONLINE
➜ per renderli disponibili necessitano di un lavoro di selezione, formalizzazione, e disponibilizzazione all'interno del corso stesso. Si tratta di un'operazione che può essere gestita in maniera collaborativa dai corsisti oppure da un tutor o da un e-teacher.
SOLUZIONI: • MARCATURA SEMANTICA DEI POST➜ un marcatore semantico è un simbolo con cui viene evidenziato un messaggio (esempio marcare con iL semaforino verde solo i post on topic per agevolare la lettura).
Indicizzazione top-down ➜ l'attore della marcatura è il docente o una delle figure di supporto al lavoro. La marcatura risponde a un'ontologia di riferimento predefinita.
Indicizzazione bottom-up ➜ gli attori sono i corsisti e la logica di marcatura consiste nel lavoro coordinato dai partecipanti. • MAPPE CONCETTUALI e SINTESI PERIODICHE DELLA DISCUSSIONE➜ modo per “corsualizzare” le parti dinamiche di un'attività in piattaforma e facilitare la lettura dei contributi in discussione evitando al corsista di percorrere l'intero filo del discorso. • FAQ➜ è utile generare un elenco di Frequently Asked Questions per organizzare il problem solving all'interno di un corso. Queste sono utili affinchè il docente non debba rispondere individualmente alle domande dei corsisti, rischiando di fornire solo a uno informazioni utili a tutti o di dover PARTE STATICA PARTE DINAMICA è rappresentata dai contenuti digitali di diverso tipo (materiali testuali, videolezioni, videostimoli, schede operative, ecc) e costituisce la parte invariabile del corso stesso. Quest’ultima deve sostenere la parte “dura” dell’apprendimento. è invece il risultato dell'interazione sia del docente con l'aula, sia degli studenti tra di loro. A differenza dei contenuti progettati e postprodotti che sono disponibili e possono essere rivisti dagli studenti, queste parti dinamiche vanno incontro a 2 tipi di problema: - sono presenti in modi scarsamente formalizzati, discorsivi, poco funzionali al lavoro di apprendimento - sono distribuiti nelle registrazioni delle sessioni live 20 ➜ riassunto libro rispondere più volte allo stesso dubbio di più persone ➜ questo consente a tutti di vedere le domande degli altri e le risposte del docente.
SCRIPT E GESTIONE DELLA CHAT L'attività di moderazione è utile anche a governare il traffico comunicativo di una discussione o a mediare situazioni di conflitto. Ci sono casi in cui il numero molto alto di partecipanti comporti un flusso di interventi imponente e questo rendendo difficile per l’insegnante la gestione in contemporanea della presentazione e della discussione dei contenuti e l'analisi e l'organizzazione dei messaggi in chat o delle richieste di intervento dalle aule remote ➜ così viene di solito affiancato da un TUTOR il cui compito sarà proprio quello di: - organizzare il traffico dei messaggi, - ordinare gli interventi, - monitorare la chat, - rispondere direttamente alle domande tecniche o che non richiedono l'intervento del docente - selezionare quei quesiti che invece ha senso portare alla sua attenzione.
IL PROFILO DEL TUTOR
Il dibattito sulle e-tutor sì a lungo concentrato sulla questione se esso sia un ruolo o una funzione, una figura specializzata o un insieme di tecniche che possono essere agite da differenti figure nella filiera della formazione. Ha prevalso l'ipotesi che sia una figura professionale dando luogo a un secondo dibattito sulla sua provenienza tra coloro che ritengono debba avere conoscenze disciplinari e competenze metodologiche e coloro che pensano debba avere una formazione psicopedagogica. Così, prima si è proposto di distinguere tra due tipi di tutor: • disciplinari, esperti di contenuti • relazionali, esperti delle tecniche di moderazione e delle metodologie del distance learning.
Poi si è risolta l'oscillazione ricomponendo la figura del tutor disciplinare in quella del teacher assistant e identificando nella figura del tutor relazionare quella del tutor in senso proprio.
Competenze del tutor: - Tecnologiche ➜ riguardano la funzione di facilitatore tecnico, come figura in grado di gestire l'help desk, soprattutto nella fase di avvio di una proposta corsuale. - Socio-comunicative ➜ consistono in moderazione, monitoraggio e valutazione. - Strategiche ➜ si tratta di soft skills da cui dipende la capacità del tutor di imporsi come figura credibile e di giocare in questo modo una parte significativa nel successo formativo dell'attività che sta seguendo. - Di Scaffolding emotivo ➜ sostenere i corsisti nei momenti di difficoltà aiutandoli a ritrovarsi e impedendo così che vadano in drop out. - Di Coordinamento ➜ il tutor è la figura di raccordo tra il docente e il suo team, gli studenti, il gestore della piattaforma e gli uffici amministrativi. Questo richiede precisione, puntualità e intelligenza emotiva.
FIVE STEP MODEL – GILLY SALMON
Gilly Salmon ha proposto un modello noto come Five-Step Model. Le 5 fasi a cui fa riferimento la professoressa sono i momenti, non solo temporalmente, ma anche dal punto di vista delle attività svolte, in cui normalmente si scandisce il ciclo di vita di un corso online. Rispetto a questi momenti il tutor gioca funzioni diverse ed è chiamato a una presenza forte e puntuale dall'inizio e di sfondo alla fine. Il tutor poi va progressivamente scomparendo man mano che il gruppo acquisisce capacità di lavoro autonomo nella costruzione della conoscenza.
Le 5 fasi del modello proposto da Gilly Salmon sono: 1. Fase del troubleshooting in ordine i problemi tecnici ➜ il tutor deve tranquillizzare, mostrare pazienza e supportare i corsisti (ad esempio in casi con connessioni non adeguate o scarsa conoscenza degli ambienti). 2. Fase della socializzazione ➜ i corsisti devono conoscersi e familiarizzare. Si deve formare il “clima” del corso. Sta al tutor attivare l'aula proponendo esercizi rompighiaccio e facilitando il processo di presentazione. 3. Fase dell'accesso alle informazioni ➜ il corsista è chiamato a confrontarsi con i contenuti, aiutato in questo da piccoli assignment individuali o di gruppo. Il tutor in questa fase svolge un ruolo importante nella moderazione, nel supporto alla comunicazione con il docente e nella gestione della parte dinamica del corso. 4. Fase della costruzione della conoscenza 21 ➜ riassunto libro 5. Fase dello sviluppo ➜ questa fase e la precedente sono quelle in cui la presenza del tutor si allenta.
L'aula è ormai affiatata, avviata all’ apprendimento e a evolvere in comunità di pratica.
SPAZIO DISCORSIVO DELLA MODERAZIONE ONLINE: IL FORUM Un webforum non genera spontaneamente autonomamente collaborazione e produzione condivisa. Perché questo accada è necessario che l'équipe didattica lo sottoponga a moderazione. In questa prospettiva alcune attenzioni saranno opportune: - Fare riferimento a obiettivi operativi concreti e condivisi fa convergere il gruppo verso il risultato - La gestione dei tempi, anche rigida, sollecita la partecipazione ed evita che si producano impatti
sull'andamento del corso - Va curata la connessione tra webforum e lezioni: è importante non dare allo studente la percezione che vi sia una parte fondamentale del corso e una parte opzionale. - Occorre conoscere in anticipo gli aspetti problematici più ricorrenti per predisporre modalità di
invito e accompagnamento mirate e flessibili. - Bisogna definire rigorosamente gli obiettivi che si intendono conseguire. Questo significherà: • indicare i risultati da raggiungere e definire le operazioni da mettere in atto in ordine a essi • chiarire i compiti dei vari soggetti • definire le modalità di perseguibilità e i criteri di valutabilità • fissare tempi e condizioni delle diverse fasi del lavoro
A questo punto bisognerà scegliere il modello di comunicazione più adeguato: 1. Modello cooperativo ➜ il docente è un partecipante, attore del processo formativo a pari titolo
rispetto agli altri attori. 2. Modello centrato sul problema ➜ il docente ha funzioni di controllo sul processo 3. Modello centrato sul gruppo ➜ il docente adotta uno stile non direttivo e il lavoro passa
integralmente attraverso l'attività del gruppo.
L'adozione di uno piuttosto che dell'altro di questi modelli comporterà anche di prevedere altre figure con peculiari funzioni comunicative, come i tutor, i coordinatori dei gruppi, i teacher assistant, ecc. Oltre che da questa fase preliminare, il funzionamento ottimale del processo comunicativo dipende anche dalla capacità del docente di svolgere in modo adeguato almeno tre tipi di funzioni comunicative: - Finalizzate alla produzione, cioè indirizzate alla raccolta e allo scambio delle informazioni, - Di facilitazione, come il mantenere in tema la discussione, ripetere e sintetizzare gli argomenti, - Di regolazione, cioè di controllo dei processi psicologici del gruppo.
GLI STILI E LE AZIONI DEL MODERATORE Azioni di moderazione nel caso particolare del forum
È estremamente importante il rapporto esistente tra il modo in cui il forum viene allestito nell'aula virtuale e la sua ricezione da parte dello studente (che poi dipende dal livello della sua partecipazione online). Questo può essere descritto ricorrendo a tre aspetti: 1. L’integrazione del forum rispetto al sistema formativo ➜ può riguardare un docente o un tutor che abbia provato a creare un ponte tra aula e online ma il cui tentativo è fallito a causa di una mancanza di partecipazione. Di qui l'esigenza di spostare il focus su qualcosa che coinvolga più da vicino le esigenze pratiche dei corsisti. 2. La fisionomia del forum ➜ riguarda le modalità con cui il forum viene organizzato 3. Il grado di libertà da parte dei corsisti ➜ è dovuto alla rigidità della struttura imposta. Un tutor che
offre ai corsisti la possibilità di aprire nuovi filoni riconosce maggiore libertà all'espressività e alla responsabilità. Il rischio è la generazione del caos.
Da questo si capisce l'importanza delle azioni di moderazione. Le possiamo sintetizzare in tre categorie: A. Re-incanalare ➜ tra le azioni di re-incanalamento troviamo la lateralizzazione del moderatore (consiste nel cercare di allontanarsi dalla posizione centrale provando a stimolare il dibattito tra pari ) e il suo pronto intervento (prende corpo nell'azione di eliminazione del messaggio impropriamente postato). B. Orientare ➜ inteso come imparare il “quadro di funzionamento” e il “quadro d'uso” di questo strumento. fondamentale in ottica di miglioramento dell'azione di moderazione. C. Contenere ➜ azione che consiste nella moderazione sia dei corsisti eccessivamente timidi sia di quelli particolarmente intraprendenti.
22 ➜ riassunto libro 5. Funzione Valutativa ➜ si esplica in ogni fase del percorso formativo, nell'ottica della rilevazione della qualità dei processi. L’e-tutor progetta e utilizza strumenti di rilevazione ai fini di registrare il cambiamento all'interno del sistema, cura la reportistica e la condivide con lo staff didattico favorendo la riprogettazione Real Time.
IL TUTOR NEI CORSI DI E-LEARNING EAS
Nell'anno 2018/2019 il CREMIT ha progettato ed erogato un corso di alta formazione di livello base in modalità e-learning rivolto ai neofiti del metodo. Il percorso formativo, erogato con una formula intensiva, si è proposto di fornire i presupposti per lavorare con gli EAS in classe, attraverso video lezioni, schede di approfondimento antecedenti allo svolgimento dell’attività e una progettazione step by step. Vediamo in questo caso come l’e-tutor ha agito in tale situazione didattica in relazione alle differenti funzioni: 1. Funzione Tecnologica ➜ è stata seguita, soprattutto all'avvio del percorso, in forte sinergia con il Coordinamento, come help desk via e-mail per facilitare l'accesso di tutti i partecipanti all’ambiente online e per avviare la fase di socializzazione tra i partecipanti. 2. Funzione Organizzativa ➜ è stata quella meno agita: i tutor non si sono occupati direttamente dell'architettura dello spazio, né dell’attivazione di strumenti o spazi ulteriori di comunicazione, in quanto già predisporsi dal course designer. 3. Funzione Sociale ➜ è stata attentamente presidiata da parte del tutor, che ha riconosciuto e valorizzato i risultati positivi dei singoli e rassicurato e motivato i partecipanti. 4. Funzione Concettuale/Pedagogica/Valutativa ➜ strettamente intrecciate fra loro, sono state certamente le più praticate. Il tutor ha accompagnato la propria classe virtuale nelle delicate fasi di avvio del corso e di bilancio conclusivo, gestite durante sessioni sincrone.
IL TUTOR NEI MOOC
Sin dalla loro nascita nel 2008, i MOOC risultano dirompenti e rappresentano un pilastro importante della open education, non solo per la gratuità dell'offerta e la non richiesta di requisiti per l'accesso, ma anche per l'utilizzo di risorse OER (open educational resources)➜ Essi rappresentano indubbiamente uno strumento di formazione continua. Influenzano la riuscita dei MOOC sia i contenuti proposti di attualità e che rispondono a bisogni educativi imperanti, sia al modello di design adottato. Essere tutor in un MOOC richiede un cambio di prospettiva rispetto ai due scenari precedenti proprio per la dimensione di massa e di apertura del corso. Il tutor viene accompagnato nel processo fin da subito: a partire dal piano dei contenuti in corso si chiede che egli predisponga un piano di comunicazione. Tale piano, quindi, deve prevedere: - lo sviluppo di script di comunicazione da utilizzare per ciascun modulo legati al rilascio dei materiali, al richiamo di eventuali scadenze, al sostenere e-tivity - la temporizzazione di tali script - la predisposizione della comunicazione legata ai forum: manifesto del forum e primo messaggio - la costruzione o implementazione di FAQ informative e organizzative 25 ➜ riassunto libro ➜ Avendo predisposto e temporizzato in anticipo, il tutor può dedicarsi ai contenuti e a funzioni sociali: rispondendo a risposte di approfondimento, animando i forum di discussione, valorizzando le risorse segnalate dagli utenti in spazi esterni alla piattaforma, supportando i processi di peer evaluation. Nelle funzioni agite nel MOOC possono comprendere: 1. Funzione Tecnologica ➜ viene maggiormente agita all'inizio del percorso per supportare il processo di conoscenza dell'ambiente formativo. 2. Funzione Organizzativa ➜ il tutor partecipa in fase di design per poter predisporre il piano di comunicazione e gli script. 3. Funzione Sociale ➜ si esplica nell'essere attivatore e gestore della community dei partecipanti e animatore di comunità. L’e-tivity assume un'altra funzione nei MOOC: diventare occasione di engagement (il corsista trova proposte utili, divergenti e curiose) e di bridging (ossia occasione per attivare un collegamento tra professionalità, tra contesti diversi e tra esperienze). 4. Funzione concettuale-pedagogica ➜ l’e-tutor è esperto di processo per quanto riguarda le questioni media-educative. 5. Funzione valutativa ➜ legata all’assessment. Se la valutazione viene automatizzata con test intermedi e finali, al tutor è richiesto di segnalare solo quelli che generano maggiori problemi. IL TUTOR NELLA SCUOLA A DISTANZA
Oltre alle competenze disciplinari e psicopedagogiche, il tutor deve conoscere il metodo EAS, saper gestire il lavoro di gruppo, padroneggiare tecniche di comunicazione e di moderazione online. Il tutor è, infatti, una professionalità molto precisa e altamente specializzata che rappresenta un fattore di successo indiscutibile all'interno del processo inclusivo della classe remota rispetto alla scuola sede di erogazione della didattica ➜ In questo caso, quindi, di tutor di comunità: si tratta di una comunità che si costruisce nel tempo attorno all'ambiente di apprendimento allargato e reso possibile dal digitale e che connette gruppi di studenti dislocati in sedi diverse.
Il tutor svolge una delicatissima funzione di raccordo ed chiamato a muoversi nella cornice di una lezione dinamica che alterna momenti circoscritti didattica trasmissiva a momenti di lavoro in gruppo e attività pratiche guidate.
Condizione necessaria risulta essere un forte coordinamento tra le figure del docente e del tutor unitamente alla capacità di quest'ultimo di moderare la comunicazione, ovvero gestire i flussi di scambio fra aule. • Nella fase iniziale la Funzione del tutor è prevalentemente Organizzativa e Tecnologica: egli crea le condizioni per l'avvio e un corretto svolgimento della lezione, sincerandosi della presenza del materiale didattico necessario allo svolgimento delle attività e delle condizioni tecniche della trasmissione. • Durante la lezione il tutor svolge le Funzioni Tecnologica, Sociale, Concettuale-Pedagogica e Valutativa: - regola i setting tecnici - modera i flussi comunicativi audio e testuali da e verso l'aula remota, sollecitando contenendo gli interventi degli studenti e sintetizzandoli al docente - fa scaffolding agli alunni durante il lavoro di gruppo - non smette mai di osservare quanto avviene nell'aula per intercettare bisogni inespressi e fatiche cognitive relazionali • In chiusura, la sua Funzione Valutativa si concentra in un report di sintesi restituito al docente, nel quale annota quanto emerso durante l'attività sia dal punto di vista dei livelli di attenzione e del coinvolgimento degli studenti, sia di eventuali difficoltà rilevate dal punto di vista cognitivo e relazionale. 26 MA COSA SI INTENDE PER MOOC? (Massive Open Online Courses) sono attività formative interamente online, gratuite e aperte a tutti. Sono progettati per la formazione a distanza di un numero elevato di partecipanti, con background culturali differenti e provenienti da diverse aree geografiche. si può seguire in rete senza bisogno di una immatricolazione e proprio per questo viene frequentato normalmente da un elevato numero di corsisti ed è un dispositivo di massa. ➜ riassunto libro ➜ Questi due aspetti sono strettamente correlati e devono essere considerati in modo trasversale per superare l'idea limitativa della valutazione come mera misurazione e certificazione degli apprendimenti. La valutazione deve accompagnare tutte le fasi di sviluppo del processo formativo e offrire spunti di miglioramento e indicazioni progettuali future; essa deve verificare la coerenza esterna, la coerenza interna e la sostenibilità del progetto educativo. Una definizione comune di valutazione è "misurare per apprezzare e conoscere" (Hadji), dove misurare serve a conoscere le conoscenze dello studente e le variabili esterne, mentre apprezzare indica il rinforzo positivo e la valutazione complessiva della prestazione. Non si valuta per sanzionare ma per verificare il progresso dello studente. DOCIMOLOGIA = approccio alla valutazione che si concentra sulla misurazione degli apprendimenti attraverso l'adozione di strumenti statistici e test scritti oggettivi. Tuttavia, questo approccio presenta alcune criticità, come la logica del one shot testing e la convinzione che la somministrazione della stessa prova a tutti garantisca l'equità. Da qui nasce la proposta della Nuova Valutazione, che si basa sulla significatività e l'autenticità delle prove, preferendo compiti di performance e prove cumulative. La Nuova Valutazione suggerisce di personalizzare le prove in base ai profili individuali degli studenti e di considerare i diversi livelli di competenza. In questo modo, si cerca di superare le criticità della docimologia e di adottare un approccio più autentico e significativo alla valutazione degli apprendimenti. Lona Earl ha sintetizzato i due modi di concepire la valutazione con la metafora della Piramide della valutazione, distinguendo tra assessment OF, FOR e AS learning. ASSESMENT EVALUATION fa riferimento alla valutazione degli apprendimenti e quindi il focus è sugli strumenti, attraverso cui si misurano le performance degli studenti. Valuta il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento da parte degli studenti. si riferisce alla misurazione della qualità di un corso. ➜ In questo caso il focus è su tutte le variabili tecniche e organizzative che incidono sulla sua riuscita, dall’e-tutoring alle piattaforme. Valuta la qualità complessiva di un percorso formativo considerando variabili come i tempi, l'ambiente e la qualità dei materiali didattici. ASSESTMENT OF learning FOR learning AS learning Valutazione SOMMATIVA Valutazione che consiste di prove volte alla certificazione degli apprendimenti effettivamente realizzati, che accadono di solito al fine di un periodo didattico di una porzione di attività curricolari; non serve a sviluppare apprendimento e e neanche a consentire all'insegnante di intervenire, in quanto l’attività didattica è pregressa FORMATIVA Si svolge in itinere rispetto al lavoro didattico, per questo l'obiettivo è proprio quello di verificare in tempo reale lo stato degli apprendimenti per individuare precocemente gli errori intervenire per correggerli virgola offre all'insegnante la possibilità di progettare il proprio intervento laddove ne sia verificata la scarsa efficacia. FORMATRICE È anch’essa una valutazione in itinere e identifica l'attività valutativa in ogni singolo momento del fare didattica in classe; con la valutazione formatrice si parla di emblended assestament, portfolio e strumento abituale di supporto alla valutazione nelle classi. 27 3. VALUTAZIONE ➜ riassunto libro • Per giudicare il valore del programma, confrontando i risultati previsi e imprevisti con contestoinput- processo, in funzione della sua continuazione, modificazione e /o interruzione. - Il CIPP model assolve alla duplice funzione formativa e sommativa, nel primo caso, l’uso delle informazioni raccolte ha come scopo quello di supportare le decisioni e assicurare la qualità, nel caso di un uso con funziona sommativa, lo scopo dell’uso retroattivo delle informazioni è quello di valutare il merito l’onestà, la rilevanza e rispondere ai requisiti di responsabilità.
3) SUCCESS CASE METHOD è un metodo partecipativo teorizzato da Brinkerhoff per valutare l’impatto degli interventi nei contesti organizzativi e formativi. - Il metodo si pone l’obiettivo di rispondere alle seguenti domande: cosa sta succedendo davvero? Qual è il valore dei risultati? Come si potrebbe migliorare l’iniziativa? - Vi sono 5 passaggi che vanno a comporre il Success Case Method: 1. focalizzarsi su un caso studio; 2. creare un “modello di impatto” che definisca i risultati attesi; 3. progettare un sondaggio per cercare i casi di successo e insuccesso; 4. condurre interviste in profondità per approfondire i casi di successo e insuccesso trovati; 5. comunicare i risultati alle parti interessate - Scomponendo il metodo in 2 momenti si tratta prima di identificare e analizzare i casi di maggior successo e poi prevedere interviste in profondità per identificare i motivi che hanno portato al successo/ insuccesso in alcuni casi. Identificare questi fattori può essere molto importante. - Questo metodo si propone di aiutare le parti interessate a imparare cosa ha funzionato e non funzionato, cosa si può fare per ottenere risultati migliori.
Il modello CIPP viene applicato al corso blended in Media Education dell'Università Cattolica, con gli studenti e i Learning Analytics come informatori del piano di valutazione. Nella didattica a distanza si parla di "smart learning", in cui gli spazi fisici del docente e dello studente sono diversi e il tempo della valutazione è condiviso.
La funzione di mediazione dello schermo e la possibilità di organizzare il setting possono influire sulla regolarità della valutazione a distanza.
Elementi come la webcam spenta o la presenza di libri o appunti aperti possono inquinare il risultato della prova e rendere difficile la gestione della valutazione a distanza.
PROBLEMI E SOLUZIONI
L'apprendimento a distanza presenta problemi di plagio e cheating durante le prove scritte e orali. PORTFOLIO - Il termine "portfolio" nasce nell'ambito della progettazione e design come selezione dei lavori rappresentativi. - In Italia, il portfolio è stato introdotto come strumento di informazione e continuità per i vari docenti della carriera scolastica dello studente. - L'e-portfolio è una collezione significativa di lavori dello studente raccolti per un particolare scopo, che mostra gli sforzi, il progresso o il successo dello studente. - Le fasi di progettazione dell'e-portfolio includono la selezione, la collezione, la riflessione/connessione e la direzione/presentazione pubblica, che richiedono lo sviluppo della metacognizione, della riflessione e dell'autoregolazione. - L'e-portfolio è uno strumento-processo che consente allo studente di ritornare sul proprio agito, maturare le proprie consapevolezze e sviluppare il suo percorso di apprendimento all'interno di un framework di competenze. - La figura del docente/tutor è fondamentale nell'accompagnamento di questo processo alla consapevolezza e nella costruzione di una rubrica in cui indicatori osservabili evidenziano le dimensioni su cui deve focalizzarsi l'e-portfolio. Per le prove scritte, si possono utilizzare sistemi di proctoring invasivi, altre tecniche come la
randomizzazione delle domande o le prove metacognitive che richiedono una maggiore fiducia e motivazione degli studenti. Per le prove orali, si possono utilizzare tecniche di identificazione dello studente e il colloquio
metacognitivo o la presentazione di un project work per evitare il cheating.
Durante la pandemia, si è dovuto organizzare gli esami da remoto, utilizzando piattaforme come Microsoft Teams e pianificando simulazioni e sessioni di formazione per le équipe didattiche. 30 ➜ riassunto libro - Le funzioni dell'e-portfolio per lo studente e il docente sono la valutazione, la previsione, l’orientamento/ monitoraggio. - Esistono 3 macrocategorie di ambienti per la costruzione condivisa di un e-portfolio: 1. ISTITUZIONALI: strumenti in cui i costi sono sostenuti dall’istituzione (es, università); Lo svantaggio è che quando si chiude il rapporto fra individuo e istituzione non c’è più possibilità di aggiornare il portfolio. Esempi: in alcuni LMS sono integrati dei tool per il portfolio (Es. in Blackboard). Ci sono anche tool più specifici come Seesaw, in modalità freemium. 2. DI SISTEMA: es. Mahara, software gratuito, con grandi possibilità di personalizzazione. si chiama di sistema perché ciò che è impostato a scuola o in università può essere proseguita dopo aver terminato il percorso formale di studio. 3. IPERTESTUALI: tool non specifici come Padlet, Wakelet, G-presentation, Canva, che consentono di creare portfolio ipertestuali ➜ Un esempio di applicazione dell'e-portfolio è quello del corso di scienze della formazione primaria alla Cattolica di Milano, in cui agli studenti viene richiesta la creazione di un portfolio usando una funzione della piattaforma Blackboard Collaborate con l'accompagnamento del tutor di tirocinio.
➜ Lo studente deve selezionare le competenze acquisite durante il percorso di laurea e riflettere su di esse, utilizzando il portfolio come strumento di confronto tra il proprio sviluppo.
VALUTAZIONE DIFFUSA - È una prospettiva che prevede la valutazione come parte integrante dell'attività didattica. - Si basa sulla raccolta periodica e sistematica delle informazioni, che consente di alimentare con costanza la motivazione dello studente e di tracciare il percorso di apprendimento, diminuendo l'ansia dell'esame finale. - Può far uso di diverse tipologie di strumenti e prove, ma i tratti essenziali sono la distribuzione nel tempo, la presenza costante di feedback e la coerenza fra prove e obiettivi di apprendimento. - Si basa sulla scelta di prove che hanno una validità ecologica in funzione dell'imparzialità e sull'ingaggio della curiosità degli studenti con materiali creativi e vari. - La progettazione del syllabus è importante per la valutazione diffusa, in cui devono essere esplicitati gli aspetti legati alla valutazione e che è un riferimento per la costruzione di prove e momenti di verifica. - La coerenza fra le modalità di valutazione e gli obiettivi formativi è fondamentale (➜ constructive
alignment). - Il metodo EAS è un esplicito dispositivo di valutazione diffusa che prevede la fase preparatoria, la fase operatoria e la fase ristrutturativa. FUNZIONE DELLO STUDENT E- PORTFOLIO Per lo studente Per il docente VALUTAZIONE Autovaluta e ridefinisce e regola le proprie pratiche nel tempo Partecipa al processo di riflessione attraverso le esplicitazione delle pratiche ex post rispetto all'esperienza PREVISIONE Focalizza i passaggi chiavi delle evidenze significative di testimonianze del proprio agire in funzione di ciò che si vuole perfezionare per il futuro Produce feedback di accompagnamento e supporto critico e di direzioni utili allo studente ORIENTAMENTO E MONITORAGGIO E-portfolio restituisce il disegno delle proprie scelte delle competenze che si è scelto di documentare. Quando lo studente ripercorre l'esperienza selezionate riflette sulle azioni da mettere in campo per poter fare meglio può chiedere suggerimenti per decidere quale direzione prendere L’autovalutazione dello studente completa il quadro di osservazione sistematica della performance le riflessioni ex post attività restituiscono il profilo delle competenze dello studente 31 ➜ riassunto libro - L'esempio del corso blended di didattica e educazione mediale del Cdl in Media Education alla Cattolica prevede la valutazione diffusa attraverso quattro assignment obbligatori, una prova mid- term scritta e una prova finale con esame orale.
TEST - Il termine "test" deriva dal francese antico e indicava il vaso che gli alchimisti usavano per saggiare l’oro. - Nella formazione, il test ha l'ambizione di misurare in modo standardizzato le conoscenze acquisite dallo studente, diventando il simbolo della prova oggettiva. - Tuttavia, ci sono diverse criticità dei test tradizionali, come la loro inadeguatezza alla Nuova Valutazione e il carattere rarefatto e decisivo delle prove sommative. - Andare oltre i test oggettivi significa non eliminarli, ma tener conto delle dimensioni che a essi sfuggono: la valutazione è un processo che si conclude con l'attribuzione di un giudizio o di un voto e che permette di quantificare maggiormente (misurazione). - Ci sono diverse tipologie di test, come la scelta multipla, il vero/falso, le corrispondenze e i completamenti, tutte accomunate dal non prevedere alcun equivoco nella decodifica dei dati da parte dell'insegnante e dal richiedere la stessa prestazione a tutti gli studenti. - Esistono molteplici strumenti e app per la creazione di test, come Google moduli, Microsoft forms, Edulastic, Socrative e Kahoot. - Alcuni rischi nell'uso dei test includono la presenza di troppe domande che misurano solo la conoscenza dei fatti, feedback insufficiente, domande ambigue e test troppo brevi. - Le fasi tipiche per la costruzione di una prova di valutazione possono essere le cinque seguenti: 1. La determinazione degli obiettivi di apprendimento oggetto della prova e dei destinatari. Il testing richiede obiettivi chiari, empiricamente controllabili (es. lo studente deve conoscere le 15 date più importanti della Seconda guerra mondiale); 2. La scelta della formulazione delle consegne e i criteri di correzione; 3. La definizione dei criteri di attribuzione dei punteggi; 4. Il pretest della prova e l’analisi degli item, con lo scopo di calibrare la prova per quanto riguarda la
comprensione delle domande, i tempi ecc.; 5. La determinazione dei criteri per la restituzione dei FEEDBACK. Sebbene siano associati soprattutto a funzioni certificative, i test possono essere usati anche come step della valutazione e anche per altri fini, tra cui: • Test per l’autovalutazione degli studenti; • Test per la valutazione tra pari; • Test per fissare i concetti principali; • Testi da costruire
➜ In molti casi, il testing è associato alla certificazione, che è un particolare processo valutativo affidato a un soggetto terzo e basato su uno standard assoluto. A scuola e nell'università, i docenti non svolgono attività certificativa in quanto la valutazione non è affidata a un soggetto terzo e non si basa su standard assoluti.
BIG DATA
Il termine "big data" indica il progressivo aumento di dati generati dal web.
Nell'ambito della formazione a distanza, i big data possono essere utilizzati per i learning analytics, ovvero l'analisi di apprendimento con lo scopo di comprendere e ottimizzare i processi di apprendimento.
LEARNING ANALYTICS
Vengono utilizzati per i seguenti scopi: • individuare studenti a rischio • Individuare fattori di successo per il completamento del percorso formativo • Implementare forme di adaptive learning, cioè ambienti che si adattano ai bisogni individuali degli studenti, dedotti dai dati.
Alcuni autori hanno individuato le FASI per progettare un processo di LEARNING ANALITYCS: 1. Raccolta dati degli studenti; 2. Creazione di report per gli stakeholders; 3. Costruzione di previsioni e stime; 4. Possibilità di costruire risposte automatizzate; 5. Valutazione dell’efficacia ed eventuali raffinamenti 32