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Appunti delle lezioni di Diritto della Previdenza sociale (Ferrante), Appunti di Diritto della Previdenza Sociale

Appunti completi delle lezioni del corso di diritto della previdenza sociale tenuto dal professor Ferrante

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 30/05/2021

dauphine
dauphine 🇮🇹

4.1

(24)

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Scarica Appunti delle lezioni di Diritto della Previdenza sociale (Ferrante) e più Appunti in PDF di Diritto della Previdenza Sociale solo su Docsity! Diritto della previdenza sociale Professor Ferrante Lezione 1 Cosa è la previdenza sociale? Appartiene al diritto del lavoro che si articola su due settori: il contratto di lavoro che è tipico ed è regolato dal libro 5 del cc, e il diritto sindacale. In questa collocazione anche la previdenza sociale trova suo richiamo, ma in realtà ha origine più antica del codice e del diritto del lavoro in generale. Previdenza sociale si occupa con norme di legge di garantire continuità di reddito al lavoratore perché il contratto di lavoro conosce ipotesi in cui prestazione non viene resa, il rapporto o si interrompe o rimane quiescente e per tradizione in queste ipotesi non c’è retribuzione. Le norme si modellano su prestazione reale (si perfeziona con dazione res) ma qui non c’è una prestazione distinta da un obbligo. Se lavoratore era assente per malattia non riceveva pagamento perché non aveva dato prestazione. Non riceveva pagamento anche quando era troppo anziano per svolgere la attività, o per la gravidanza, o perché infortunato. (ipotesi: malattia, infortunio, gravidanza e pensione). Nel sistema dell’800 in cui risparmio individuale era modesto il venir meno del reddito determinava situazione di crisi molto seria. Il fenomeno della rivoluzione industriale si accompagna a rottura di vincoli familiari preesistenti. Condizione dei lavoratori  non si poteva contare sui vincoli familiari. Questi lavoratori che perdono il lavoro iniziano a essere un problema sociale. Perché perdono il lavoro? Processo produttivo della rivoluzione industriale sostituisce macchinari ai lavoratori e questi macchinari erano anche fisicamente pericolosi per i lavoratori. Massa di lavoratori che non potevano più lavorare premeva sulla società più ricca: la struttura sociale dell’epoca prevedeva squilibrio tra retribuzione maschile e femminile  si presumeva che il capofamiglia dovesse mantenere la famiglia. C’era segregazione di ruoli e donne non erano ammesse a svolgere ruoli con retribuzione più elevata, in più dovevano curare la prole. Se lavoratore moriva sul posto di lavoro o per le malattie prese sul posto di lavoro c’era il rischio che la vedova si trovasse in esigenza di mantenere la prole con i limiti dei suoi livelli di reddito. Questi lavoratori premono sulla società (su governo che non hanno voluto perché molti non potevano votare). Questi soggetti sono esposti ai rischi della vita e ai rischi che conseguivano alle vicende lavorative. Governo di destra di Bismark (unifica i paesi di lingua tedesca partendo dalla Prussia) avverte la presenza del proletariato che si collocava a ridosso della povertà. La stessa costituzione di Weimar sente molto l’elemento sociale. Negli anni 80 del 19 secolo Bismark si rende conto che a questa area di popolazione bisogna dare una risposta: la risposta viene trovata nell’obbligo delle imprese di assicurarsi (stessa soluzione proposta per la circolazione degli autoveicoli). I datori di lavoro che espongono i propri lavoratori al rischio di infortuni sono obbligati ad assicurarsi  in caso di danno soggetto terzo interviene e paga indennizzo al danneggiato. Risarcimento è importo che corrisponde alla esatta misura della perdita, mentre indennizzo non è esatta misura. Italia adotta questo modello nel 1898 che è la stessa di quello attuale della legge del 1965. Accanto a questo meccanismo assicurativo si sviluppa anche sistema pensionistico e appartiene anch’esso all’ambito delle assicurazioni nel ramo della statistica attuariale. La statistica studia i fenomeni come aggregazioni di grandi numeri analizzando le costanti. Sa quanti infortuni ci saranno e sa quanto risarcirà. Come fa l’assicurazione a garantire che riuscirà a pagarli tutti? Prende importo complessivo e lo divide per numero degli assicurati (+ utile). Questo sistema si può utilizzare anche per garantire pensione ma è più complesso: c’è lungo periodo di accumulo e lungo periodo di rilascio. INAIL paga una rendita. Al pensionato non viene liquidata una certa somma in una volta sola. Questo perché il pensionato non sa quanto tempo gli rimane da vivere quindi non sa cosa farsi di quella somma se erogata tutta insieme, non sa come gestirla. Pensionato ha esigenza di avere reddito certo mensile, non di avere un capitale. Così può commisurare le sue esigenze di vita in relazione a quella pensione. Le pensioni si adeguano alla inflazione, quindi non verrà meno il valore se inflazione cresce. Questo rende la pensione impareggiabile rispetto a ogni iniziativa privata. Il sistema pensionistico riesce a garantire questo pagamento periodico e vitalizio attraverso sistema raffinato che tiene conto di un accrescimento del fondo. Se supero gli anni che si contava di vivere INPS continua a pagare la pensione finchè lavoratore non rimane in vita: dove prende soldi per pagare ulteriori mensilità non previste? Vedere come funzionano i fondi pensionistici (=fondazione: si fonda su patrimonio): per uno che vive di più ce ne sono altri che invece muoiono prima e INPS non deve nulla alla famiglia quindi questo bilancia il sistema (li prende da resti non consumati). INPS è titolare di quei contributi. Non è però detto che pensionato che vive di più ha pensione più alta. La speranza di vita degli italiani negli ultimi 25 anni è cresciuta in maniera incredibile. Lezione 2 La disciplina della previdenza è addirittura anteriore alla disciplina del diritto del lavoro e si basa sul modello assicurativo. È contrapposta a modello assistenziale. Prelievo fiscale si basa sulla ricchezza e tiene conto anche di beni che non producono ricchezza (tipo palazzo), vice versa il prelievo contributivo è limitato alla retribuzione dei lavoratori subordinati ai quali ogni mese viene da retribuzione. Il prelievo contributivo si realizza non a consuntivo (come dichiarazione dei redditi) ma nel momento in cui c’è pagamento della retribuzione. Nella busta paga il datore di lavoro procede alla quantificazione degli importi dovuti e fra questo lordo e quanto viene corrisposto al lavoratore ci sono due trattenute: quella contributiva che finanzia INPS, e quella fiscale che è acconto su tasse future poi liquidate a fine anno sulla base di acconti pagati. Come si procede a pagamento delle tasse? Imposte sul reddito delle persone fisiche IRPEF: c’è acconto trattenuto dal datore che quindi funge da sostituto di imposta perché quando paga trattine quota al lavoratore e la gira a agenzia delle entrate. Quando poi si deve procedere a pagamento imposta si liquida imposta collettiva ma in relazione alle trattenute che datore ha fatto mese per mese si sommano e si scomputano dall’imposta che si deve pagare. Perché si procede così? Due motivi: 1) Si teme che lavoratore se dovesse ricevere tutta retribuzione insieme finirebbe per spenderla: paternalismo dello stato. 2) Stato ha bisogno mese per mese di soldi per far fronte alle spese quindi non può rinviare esazione alla sola dichiarazione dei redditi. Con trattenuta stato si assicura flusso di cassa continuo. Previdenza e assistenza sono due cose diverse anche se distinzione non è chiara al cittadino comune. Il sistema pensionistico non è finanziato dallo Stato come viene fatto credere! Stato non mette mani al fisco e finanzia la previdenza. La previdenza ha finanziamento contributivo quindi INPS mira a equilibrio di bilancio tra ricavi e spese. Questo da pdv teorico perché a INPS vengono attribuiti trattamenti anche assistenziali cioè con i quali viene riconosciuta pensione senza preventivo finanziamento. Nella previdenza di solito c’è partecipazione del lavoratore alla costituzione del montante contributivo. Nei trattamenti assistenziali non c’è partecipazione al finanziamento perché beneficiari sono soggetti che non hanno reddito, o lo hanno molto basso. Esempio evidente di trattamento assistenziale/universalistico è reddito di cittadinanza da gennaio 2019, dal 1978 la sanità pubblica. Queste misure non sono previdenze ma solo assistenze. Previdenza e assistenza insieme nel concetto di sicurezza sociale. Distinzione tra forme assistenziali e previdenziali è uno dei punti più controversi nell’ordinamento di molti paesi europei: esempio: le pensioni dopo riforma del 95 sono pagate tenendo conto della speranza di vita. Quando il lavoratore va in pensione a 70 anni ha pensione più elevata di chi va in pensione a 62 anni. Fino al 1995 importo della pensione era sempre lo stesso, indipendentemente a che età si andasse in pensione. Problema: quando diciamo che pensione del 70enne deve essere più elevata del 62enne ci dimentichiamo di pensioni di reversibilità cioè pensioni pagate al coniuge che sopravvive al pensionato (introdotta durante il fascismo negli anni 30). Pensione di reversibilità non Comma 3 art 38: gli inabili e i minorati hanno diritto a educazione e avviamento professionale (formazione professionale serve a fornire competenza utile al lavoro in relazione al tipo di handicap). Art 38: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria [2110 c.c.]. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato (1). L'assistenza privata è libera Lezione 3 Accesso al pensionamento è frutto di incrocio di 3 variabili: età anagrafica, anzianità contributiva (anni di contributi versati) e importo della pensione perché potrei essere lavoratore part time  se sono cassiera part time lavoro solo nel fine settimana (tot 12 ore a settimana): se verso contributi per 12 ore anche per 40 anni INPS non può riconoscere la pensione. I contributi versati non garantiscono pensione maggiore di 500 euro: essendo cifra bassa non si concede anticipazione  deve aver lavorato per tot anni, addirittura vanno in pensione a 71 anni. Oggi parleremo del capitolo 3, parte 1: il sistema delle pensioni. C’è doppia contrapposizione relativa al finanziamento del fondo: ci sono sistemi a capitalizzazione e sistemi a ripartizione (DOMANDA). INPS prima era a capitalizzazione poi dopo 2 GM diventa a ripartizione. Poi approfondiamo distinzione tra sistema di calcolo della pensione retributivo e contributivo. INPS fino al 1995 aveva solo sistema retributivo, poi per i nuovi lavoratori neo- assunti introduce il sistema contributivo che viene generalizzato nel 2012 ma c’è gruppo di lavoratori assunti prima del 1978 ancora vedono pensione calcolata con sistema retributivo. Il fondo di previdenza (sia pubblico sia privato) funziona come se fosse una sorta di banca: ognuno fa versamenti che finiscono in conto individuale ma a differenza che nella banca in cui il soggetto può sempre ritirare l’intero ammontare del deposito, nel fondo dell’INPS che si chiama FPLD (fondo pensione lavoratori dipendenti) questi versamenti sono irreversibili  una volta che contributo è versato INPS li trattiene (in casi particolari si possono trasferire a enti previdenziali), ma non si possono chiedere indietro e non c’è un contratto di deposito. Fattispecie a formazione progressiva. Il lavoratore ha un diritto a una prestazione. Posso versare e non avere mai il diritto di riavere i miei soldi del pensionamento, infatti diritto al pensionamento è ridotto a solo 5 anni mentre in passato si otteneva con 20 anni di contributi e se soggetto versava 19 anni non maturava diritto almeno in previdenza pubblica. Non c’è un deposito, quei contributi non sono più miei. Gli eredi non possono fare nulla a riguardo. A volte si concede pensione di reversibilità (indiretta) agli eredi. Con fase di capitalizzazione INPS ha lunga fase di accumulo per poi poter garantire il diritto alla pensione. Questo è quello che avviene negli anni 30 quando si fonda INPS. In sistema a capitalizzazione INPS è un fondo ricco che addirittura non sa come gestire questi versamenti. INPS cerca di investire questi soldi come farebbe una banca. Gli interessi nell’antico diritto venivano chiamati frutti civili perché se devo restituire campo che avevo posseduto senza titolo per alcuni anni devo restituire il campo al proprietario che chiede anche il raccolto degli anni. La tardiva riconsegna determina risarcimento della ricchezza che si è prodotta medio tempore. Lo stesso vale per il denaro: se ritiro capitale dopo 10 anni da una banca, la banca deve riconoscermi interesse che ha avuto detenendo quella somma per 10 anni. Inadempimenti tardivi importano un riconoscimento del danno causato dalla mancata disponibilità che capitale che potrebbe produrre altro capitale. I tassi di rendimento sono variabili. INPS non solo riceveva versamenti periodici ma aveva anche il problema di investire questi capitali per evitare che rimanessero infruttuosi (senza produrre interessi). Li investe come fanno le imprese assicuratrici per salvarsi dalla inflazione: investe in immobili (ad esempio quartiere Eur Roma). Perché? Inflazione può essere elevata ma il palazzo dà rendimento che consegue a vendita o locazione o garanzia ipotecaria per avere prestito. Quando Italia entra in guerra c’è bisogno di soldi per produrre armamenti  lo Stato prende i soldi dall’INPS: da un lato c’è utilizzo delle risorse del patrimonio di INPS per finanziamento guerra e altro problema: negli ultimi anni 30 Italia era stata messa al bando da comunità internazionale perché aveva invaso Etiopia che era membro di ONU  Americani e Inglesi ci mettono al bando  embargo  non ci sono scambi commerciali. Italia non ha materie prime e si dà all’autarchia per trovare soldi. Questo fenomeno dell’embargo determina che quando arrivano alleati e si apre commercio con estero c’è altissima inflazione (600%)  non ci sono più contributi versati all’INPS perché vengono usati per armi e perché inflazione le ha bruciate. INPS si trova a dover pagare pensioni per capitali che aveva dissipato. Il sistema a capitalizzazione viene abbandonato in favore di ripartizione cioè non c’è più fase di accumulo ma si utilizza il gettito corrente (mese per mese) per pagare le pensioni. Questo sistema è rischioso. Questo funziona per la conformazione della piramide sociale dell’epoca. Questo sistema è molto diffuso perché capitalizzazione determina immobilizzazione di capitali. Molti fondi statunitensi hanno natura mista: una parte accantonata, altra usata per finanziare pagamento delle pensioni. In Italia nulla ha vietato di adottare questo sistema. Storia da anni 50 invece non fu saggia: non si usa massima espansione per capitalizzare denari: ad esempio si pagava pensione anche a chi aveva versato contributi per un anno  in perdita. Le cose cambiano quando le entrate iniziarono a pareggiare le uscite  insolvenza. Problema agli inizi degli anni 90: fino al 92 non ci sono state riforme tranne nel 69 che anticipa di un anno lo statuto dei lavoratori. Nel 92 ci si trova davanti ad una situazione eccezionale perché non c’era moneta europea ma tassi coordinati in cui oscillazioni dovevano mantenersi in determinati range. Il problema non era il rispetto di forme di coordinamento ma il fatto che la politica di spese aveva condotto Italia ad accantonare debito pubblico pericoloso e una parte di esso erano i trasferimenti dello stato al sistema pensionistico per pareggiare le uscite. Le prestazioni assistenziali avevano un peso molto elevato. Spesa pubblica veniva usata per trasferimenti da stato a INPS + spese sanità + retribuzione dipendenti pubblici + trasferimenti da parte dello stato agli enti locali. Queste 4 grandi voci erano parte importante della spesa pubblica che viene finanziata come? Da tasse? No, perché stato si è indebitato consumando più di quanto incassasse. Per finanziare il disavanzo come fa? Si decide di farsi prestare il denaro da cittadini  stato firma pagherò chiamandoli titoli di stato promettendo di restituire somma con aggiunta di rendimento a tasso molto elevato per rendere attrattiva l’offerta. In quegli anni inflazione cresce e questi tassi di rendimento raggiungono il 20%. I tassi in realtà poi scendono. Negli anni 70 spese finanziate mediante debito pubblico che cresce fino a superare il valore del PIL: anche se in un anno stato non pagasse nessuno non riuscirebbe comunque a far fronte al debito pubblico. Se i mercati sospettano che Italia possa dire di non pagare il debito vuol dire che il tasso deve crescere per garantire rendimento elevato e far sì che gioco valga la candela. Questo determina crescita di tassi di rendimento ma questo determina aumento debito  questo si realizza nel 92 e poi nel 2011. Nel 92 cade il governo per mani pulite e si fa primo governo tecnico che fa riforme con legge delega ampia (punti detti prima)  si riformano le pensioni con modifiche di 2 tipi: si incrementa età di accesso alla pensione (55/60 anni non era in linea con le speranze di vita cresciute) e si incrementa il requisito minimo della anzianità: fino al 92 bastavano 15 anni per maturare pensione ora ne servono 20. Terzo aspetto introduce distinzione tra pensione contributiva e retributiva: - Pensione retributiva regolata da legge del 1969 che opera in maniera semplice: aveva detto che il lavoratore ha diritto ad avere pensione commisurata NON a età anagrafica e a sua aspettativa di vita ma al suo reddito e agli anni di contribuzione: per ogni anno di contribuzione  2% della retribuzione finale. Se lavoro 20 anni ho pensione del 40% della mia retribuzione. Si invoca art 38 cost. Questo sistema c’è ovunque, può variare il tasso di sostituzione. Problema sta nel fatto che retribuzione finale (base di riferimento) presa in considerazione spesso non rispecchiava carriera lavorativa dei lavoratori. Drammatico in settore pubblico: base di riferimento era ultima busta paga  abusi diffusi che facevano guadagnare tutti  pensioni superiori alla retribuzione. Anche nel privato la base di riferimento pensionabile era data dalla media degli ultimi 5 anni  retribuzione nel privato era determinata da base collegata all’anzianità di servizio. Esempio: assunto neolaureato che è più produttivo di lavoratore con 30 anni di servizio. Retribuzione del neolaureato dovrebbe essere più elevata di lavoratore anziano ma non era così: retribuzione base con scatti di anzianità esempio 6% in più ogni anno di lavoro  lavoratore anziano ha anche retribuzione doppia rispetto a giovane nonostante mansione fosse uguale. Questo perché si sapeva che concentrare aumenti negli ultimi anni avrebbe portato a benefici pensionistici. C’era curva dei redditi fortemente inclinata che consentiva innalzamento negli ultimi anni allo scopo di garantire pensioni generose: impatta il bilancio dell’INPS. - Nel 92 con riforma non guardano solo ultimi anni/busta paga ma allungano periodo da prendere a riferimento  si fa media di tutta la vita professionale. Governo Berlusconi promette la riforma delle pensioni ma cade il governo. - Si fa altro governo tecnico che porta a termine riforma delle pensioni. Rimane in carica 1 anno poi cade e ci sono elezioni. Riforma del 1995 (sistema elettorale Mattarellum in cui c’è forte peso dei sindacati) è epocale: rimette in ordine il sistema. Cambia radicalmente il sistema di calcolo della pensione ma non per tutti: tutela i lavoratori che hanno 18 anni di anzianità retributiva e per loro non cambia nulla. Riforma riguarda chi ha meno di 18 anni di lavoro. Governo Dini ha maggioranza in parlamento. Riforma abbandona pensione retributiva e torna al sistema contributivo: pensione data dal montante dei contributi versati (bastano 5 anni). Questo sistema privilegia apparentemente il singolo, non c’è sistema redistributivo. Manca solidarietà di art 38. Questo sistema perché ha successo? Perché rischio di precedente sistema era l’essere molto frammentato: quando nel 95 abbiamo interventi di riforma abbiamo una parte di armonizzazione dei sistemi pensionistici perché esso era nato con tanti regimi speciali. Mentre la regola del contributivo è astratta, quella del retributivo (percentuale può variare) ha margini politici enormi invece contributivo resiste alle lusinghe della politica perché è una formula matematica. In effetti quel sistema ha resistito: ci sono stati tentativi di tornare a regimi speciali ma riforma del 95 resiste. Nessuno mette in dubbio che base di partenza sia importo versato diviso per anni di vita. Questa formula matematica resiste bene alla tentazione di una modifica politica di comodo. C’è problema di lavoratori che hanno speranze di vita più brevi perché fanno lavori pericolosi che rimane ma in generale sistema è accettato. Il prezzo pagato è stato il fatto che c’è stata lunga fase di messa a regime fino alla riforma del 2007 (15 giorni dopo cade governo Prodi). La riforma del 2004 fu scritta prima di elezioni ma momento di entrare in vigore era posticipato. Poi c’è Fornero del 2011 e poi quota 100 del 2019. Lezione 4 Foglio: sintesi estrema di piramide retributiva: rapporto tra popolazione attiva che versa contributi e produce reddito e che è mantenuta da reddito di altri è in rapporto pericoloso perché ci sono molti disoccupati e ci sono poche nascite, inoltre gli italiani erano abituati da uscita precoce dal mondo del lavoro. la riforma Dini parte da idea che non si possa uscire dal mercato del lavoro prima dei 52 anni. Negli ultimi anni la crescita della speranza della vita è stata prodigiosa. In questa prospettiva le modifiche e le riforme che si sono succedute hanno operato su quel rapporto. Operazione è stata semplice: se uscendo a 52 anni rimangono 30 anni di vita residua allora bisogna innalzare età pensionamento portandola a 62 anni indicativamente perché ora può anche avvenire a 71 anni. Ma non si può portare in alto all’infinito perché sistema prevede anche pensione di invalidità e se si sposta troppo in alto possono crescere pensioni di invalidità. soggetti che avevano comprato crediti cartolarizzati.  nel 2008 scoppia la crisi che impone controllo sulla spesa pensionistica. 2010 finanziaria 1 maggio poi 15 maggio ma non placano mercati. Nuova 1 giugno ma anch’essa non funziona. Cade governo. Governo tecnico Monti. Governo tecnico ha riforme che negli anni precedenti non si era riusciti a fare: nel 2010 si introduce speranza di vita. Monti-Fornero fa riforma in 3 settimane. Si innalza di colpo il pensionamento (accetta scalone): quota 110. (67 anni e 42 e 10 mesi di lavoro: esodati). Riforma Fornero ha il vantaggio di bloccare la crisi dei mercati finanziari sui titoli di stato italiano e conduce di fatto in avanti il pensionamento. Si abolisce sistema di pensione retributiva ma non è abolizione retroattiva: da gennaio 2012 in avanti si calcolerà con sistema contributivo. Pochi anni dopo ci sarà correzione perché incrementava la spesa. Si individuano come 62 anni il momento del pensionamento. Anche 41 anni e 10 mesi ma per ogni anno si riduce pensione con penalizzazione quindi 62 è età consigliata ma si può andare anche prima. Incremento di speranza di vita: coefficiente di trasformazione erano fissati con legge quindi vanno cambiati da nuova legge del parlamento. Nel 2003 ci si rende conto che modifica dei coefficienti attuata con legge è una trappola perché richiede maggioranza al senato e alla camera e opposizione potrebbe fare ostruzionismo. Nel 2012 la legge Fornero dice che per cambiare coefficienti di trasformazione quando ISTAT dice che è cresciuta aspettativa di vita non serve legge ma basta che il ministro faccia un decreto. Infatti, il 7 dicembre 2011 la Fornero va al ministero si fa preparare decreto e lo firma. Quando porta a 70 anni età di accesso al pensionamento ottiene nel decreto legge di essere autorizzata a porre coefficienti anche per età superiore a 65 anni. Prima erano fino a 65. Fornero dice che incentiva gente a rimanere a lavoro fino a 70 anni, quindi servono nuovi coefficienti, se si superano 70 anni si mantiene quello. Cambia anche il momento del pensionamento: accanto a limiti di legge già governo Berlusconi 4 si fa autorizzare ad emanare un provvedimento amministrativo che aggiunga qualche mese al limite m visto che età continua a crescere dopo 3 anni età media aumenta di 3 mesi ma 3 anni dopo da 3 diventano 6 poi 7: speranza di vita di fatto vale 12 mesi. A 67 aggiungiamo un anno e a 70 aggiungiamo un anno. Negli ultimi anni conosciamo preoccupante riduzione della aspettativa di vita soprattutto nel 2018,2019: incrementa tasso di mortalità. ISTAT ha riconosciuto movimento inverso quindi in futuro speranza di vita si potrà ridurre. 67 + speranza di vita? Non è detto che cresca. Lezione 5 Sistema a capitalizzazione seguito all’inizio dall’INPS poi abbandonato. Sopravvive nei fondi privati di previdenza ma INPS ha finanziamento a ripartizione. Pensione non è calcolata più con sistema di pensione contributiva ma da secondo dopoguerra fino a 1995 con sistema della pensione retributiva in cui c’è adozione di un sistema nel quale si tiene conto solo degli ultimi 5 anni. Invece sistema retributivo più rispettoso dell’importo dei contributi versati dovrebbe fare media di tutti gli anni. In altri sistemi infatti l’andamento della retribuzione sulla base di vita complessiva segna crescita moderata e in molti sistemi si registra dopo 60 anni caduta della retribuzione. In altri ancora dove c’è progressione elevata si dice che anni da prendere a riferimento sono i migliori 20, oppure si escludono i peggiori 5: formule di medie ponderate rispettosi di tutta la storia lavorativa. Invece in sistema italiano si cumulava forte crescita e media limitata agli ultimi 5 anni. Questo sistema viene abbandonato e in 1995 si torna a sistema della pensione contributiva che è sistema del conto bancario: ci sono conti individuali solo virtuali formati da contributi versati e alla fine della vita lavorativa si fa un calcolo: quanti sono contributi versati (A)? Quale è la speranza di vita residua (B)? A diviso B. si introduce elemento correttivo per cui c’è un trade off tra anticipo pensione e importo pensione: si corregge grave problema sorto da legge del 69 ovvero che pensione anticipata o di anzianità veniva corrisposta con formula di calcolo che era la medesima per chi aveva raggiunto pensione di vecchiaia. Pensione di anzianità  2% ogni anno di lavoro. con coefficiente di trasformazione si corregge. Situazione attuale è conseguente allo stratificarsi di tutte le riforme. Fornero elimina sistema della pensione retributiva ma non è rivoluzione perché riconosce diritti già acquisiti fino al 31 dicembre 2011. Ricostruzione finale: continuiamo ad avere pensione di vecchiaia e pensione anticipata. Pensione di vecchiaia si raggiunge quando si sia maturato età anagrafica (dal 2021) di 67 anni. Prima dei 67 anni non è possibile andare in pensione questo per correggere rapporto cittadini attivi e non. A 67 si deve aggiungere periodo ulteriore di speranza di vita che oggi è 12 mesi (si può alzare età a 68). Per maturare pensione di vecchiaia servono 2 circostanze: 20 anni di contribuzione (chi non li ha deve aspettare 70 anni). Importo è una volta e mezzo il minimo che è 500 euro: bisogna aver versato una certa quota (minimo 750 euro al mese se no negata pensione). Requisiti vengono meno a 70 anni + speranza di vita quindi 71, età a cui basta aver lavorato 5 anni senza bisogno di importo minimo di contributi. C’è quindi spostamento in avanti dell’età del pensionamento di vecchiaia. A ragione del fatto che Fornero posticipa età, da subito ministro Fornero vuole trovare soluzioni per consentire uscita anticipata perché non tutti i lavoratori possono lavorare fino ai 70 anni. C’è lunga serie di ipotesi in cui si registra anticipo: pag 95 schema: 1) 42 anni di effettiva contribuzione e 10 mesi e 41 e 10 mesi per donne: ipotesi sono poche (chi ha studiato pochi anni e ha iniziato a lavorare subito). In questi anni tanti settori hanno crisi e licenziamenti: qui si richiedono contributi effettivi, non figurativi. Qui non opera il riscatto. Penalizzazione per coloro che avessero anticipo al pensionamento prima dei 62 anni (ipotesi minoritarie di soggetti che avevano iniziato a lavorare a 16 anni)  riduzione della pensione. Strumento per indurre lavoratori attivi a prolungare età del lavoro attivo per avere buona percentuale di lavoratori attivi. 2) Contribuzioni particolarmente elevate: se ci sono 20 anni di contribuzione particolarmente elevati è possibile il pensionamento a 63 anni. 3) Opzione donna: introdotta da legge Maroni nel 2003 ed ebbe grande successo. Non si capisce perché sia prevista solo per le donne. Discriminazione regime differenziato pag 44. Il parlamento ripropone leggi già dichiarate incostituzionali. Opzione donna ha vantaggio per INPS: si può avere accesso a pensionamento con 35 anni di contribuzione ma lavoratrici che optano per questa uscita rinunciano completamente alla applicazione del regime della pensione retributiva: cosa vuol dire? Quando si introduce contributiva c’erano 3 ipotesi: chi iniziava a lavorare da 1 gennaio 96 (neoassunti) a cui si applica per intero sistema contributivo, chi ha più di 18 anni di contribuzione hanno applicato regime retributivo. Rimane categoria di lavoratori che non avevano versato per 18 anni ma avevano lavorato per almeno una settimana. Questi lavoratori sono in età di pensionamento. Sistema misto: cumulo di due parti di pensione: quella maturata prima del 96 calcolata con sistema retributivo (lavoro 16 anni  32% degli ultimi 5 anni) e seconda quota con sistema contributivo (situazione identica per questa parte di quota a chi viene assunto 1 gennaio 96). In opzione donna INPS dice che si può avere accesso a pensione con 35 anni (58 anni di età) ma per farlo si deve rinunciare per lo spezzone di pensione retributiva al sistema retributivo: intera pensione sarà calcolata con sistema contributivo. Determina grandi vantaggi per INPS che quindi evita di sborsare cifre. Cosa sta succedendo? Soggetti che si avvicinano a 35 iniziano ad avere nel regime contributivo una quota minore. Tra qualche anno opzione donna morirà perché non ci saranno soggetti che hanno contribuzione in parte retributiva e in parte contributiva. 4) Quota 100: introdotta con decreto-legge del 2019: mossa politica: intervento universale di reddito di cittadinanza + mandare in pensione prima i lavoratori. Quota 100 non verrà rinnovata. Dati ISTAT su andamento occupazione: si auspicava di avere 1 milione di nuove assunzioni ma i dati ISTAT del 2019 (legge entrata in vigore da poco) registrano per 5 anno di fila crescita di occupazione di 200 mila lavoratori (per avere 1 milione servono 5 anni)  no trend di aumento occupazione. Dato disaggregato per classi di età: anziani non hanno visto ridursi tasso di attività complessiva e tasso di incremento nella popolazione giovanile è stato dello 0,1%. Valutare in termini costi benefici di quota 100  costa tanto e non cambia nulla. Cosa prevede quota 100? Si prevede 38 anni di contribuzione con differenza: va bene anche contribuzione figurativa (non per forza effettiva). 62 anni di età, si prevede finestra (intervallo maturazione pagamento) e si prevede divieto di cumulo. Si ipotizza che pensione sia data perché arrivata vecchiaia non si può più lavorare  stato dà reddito per solidarietà. Se pensionato incurante di ricevere pensione si mette comunque a lavorare? Si dà pensione? 2 valutazioni: se lavora vuol dire che non sente vecchiaia, inoltre prende pensione cumulata a retribuzione. Stato deve incentivare questa condotta? Nella legge del 69 alternativa secca: se lavori non hai diritto alla pensione. Accade che persone continuavano a lavorare in nero quindi INPS vuole soluzione intermedia che vale ancora ad esempio per medici e avvocati.: se lavorano pagano contributi ma dopo una certa età questi contributi non accrescono la pensione. Altra soluzione: si consente cumulo tra pensione e retribuzione ma si riduce importo della pensione. Queste regole che limitavano il cumulo a un certo punto vengono meno. Soggetti vanno quindi in pensione, fanno domanda all’INPS il giorno dopo, dopo 1 mese appena viene pagato primo assegno mensile tornano a fare quello che facevano prima. Questo ai fini di occupazione giovanile è una sconfitta perchè soggetto gode di reddito altissimo, non rinuncia al suo posto di lavoro. Quando viene introdotta quota 100 in disegno di legge originario si prevedeva rigidissimo divieto di cumulo. La norma poi in fase finale ammette cumulo limitato a 5 mila euro ma non viene seguito, ci sono sotterfugi. Esempio da copiare: 42 anni si presenta nel mondo di lavoro e va in pensione con il montante che si applica solo alla parte relativa alla pensione retributiva e non anche a quella dei primi anni. Situazione invece della sorella che nel 96 ha 16 anni e lavora potrebbe lavorare 16 con il retributivo e 25 con contributivo. Se la seconda decidesse per opzione donna non avrebbe bisogno di lavorarne altri 25 perché se opzione donna prevede i 35 anni di retribuzione gliene bastano altri 19. Siamo in sistema integralmente retributivo, dal 2011 in avanti pensione calcolata con contributivo ma ipotizziamo che nel 2011 persona abbia maturato 39 anni di contributi. Soggetto a un passo dal massimo della pensione (40 anni). Quando lavoratore ha già maturato il massimo, gli ulteriori anni? con vecchio sistema regalano 2 anni all’IPNS per questa frazione, con contributivo invece questi ulteriori anni determinano accrescimento. Fornero è controproducente per questi lavoratori perché continuano a versare e incrementare pensione. Con legge finanziaria del 2014 si introduce clausola di salvaguardia che sterilizza questi anni: lavorano e pagano contributi ma non hanno incrementi di pensione raggiunti gli anni. Vale soprattutto per il pubblico (assunzione mediante concorso per il quale fino a poco fa c’era età massima). Per il privato: divieto cumulo. Nel pubblico: raggiunta età massima per il pensionamento  si va in pensione. Unica eccezione riguarda professori universitari ma solo per continuità didattica  possono finire anno scolastico/accademico. Per loro avveniva che andati in pensione si ripresentavano e chiedevano contratto di consulenza all’ente che lo concedeva. Norme dicono allora che è vietata qualunque forma di collaborazione salvo quelle a titolo gratuito. Nel privato questo non c’è, continuano a lavorare. Altre 3 ipotesi di pag 95: Scioperi in Francia sono totalizzanti. Sistema voleva portare età di pensionamento da 60 a 62  rivolte in tutta la Francia. Argomento principe: come pretendere che ballerina balli a 62 anni? In Francia pensionamento ballerine a 38 anni. Noi abbiamo disciplina di lavoratori precoci e usuranti 5) Precoci: cominciano a lavorare prima di 18 anni, bassa scolarità. Regime generale: anticipo della pensione perché gli si è rubata gioventù. Non sono molti. iscritti ma non esercitano con abitualità la professione. Situazione si evolve: questi enti sono distinti da INPS e agli inizi degli anni 90 legislatore risponde a richieste di autonomia  enti con legge autorizzati ad abbandonare la forma di ente pubblico (dottrina antiquata li chiamava enti corporativi cioè enti legati a gruppo omogeneo di soggetti e non a territorio). Questo cosa comporta? Secondo dottrina di quegli anni era natura di interesse tutelato che doveva guidare l’interprete: può esserci organismo di diritto privato che tutela interessi pubblici. Questo comporta maggiore libertà perché regole in materia di contabilità di stato non erano più assoggettate a norme di diritto pubblico  maggiore libertà organizzativa e gestionale. Tutelano interessi generali ma pagano maggiore libertà con idea di autofinanziamento, lo stato è esonerato dal ripiano di eventuali squilibri di bilancio (avvocati in pensione a 70 anni). In passato vicende danno luogo a scandali  legge Fornero impone a enti bilancio su arco di tempo di 50 anni. Quindi oggi abbiamo INPS che gestisce pubblici e privati, coltivatori diretti del fondo, artigiani e commercianti e quarta gestione + INAIL che tutela stessi soggetti ma per assicurazione infortuni sul lavoro + enti previdenziali delle professioni (20). Questi enti hanno regole proprie. 3) Collaborazioni continuate e continuative: diritto del lavoro si occupa solo dei lavoratori subordinati ma negli anni cresce figura del collaboratore che non è subordinato, non è assoggettato a regole del subordinato e non ha garanzie di stabilità del posto e tutele. Il vantaggio di imprese nel far ricorso a queste forme è enorme. Alternativa tra subordinato e coco non è vera alternativa perché fattispecie hanno applicazione imperativa quindi un rapporto che trova esecuzione con lavoro subordinato non può vedersi applicata per accordo disciplina coco  giudice procede a qualificare il rapporto. Caso classico: amministratori di condominio  può essere proprietario ma anche no, può farlo per professioni. Possono essere ingeneri, avvocati, architetti ecc che non lavorano come tali. Così il problema previdenziale non si pone perché versano contributi alla loro cassa che accetta tutte le fatture. Ottengono così la pensione. Altri amministratori di condominio però fanno solo quello come lavoro, non sono iscritti a nessun albo  no gestione separata e no cassa speciale. Questi soggetti per molti anni non avevano nulla a cui iscriversi quindi non avevano pensione. Nel 1995 INPS dà vita a quarta gestione speciale che segue le 3 che abbiamo richiamato prima. Questa gestione raccoglie lavoratori professionisti autonomi che collaborano con prestazione personale non subordinata. In questa quarta gestione speciale confluiscono forme di collaborazione dove non è chiaro se sia subordinato camuffato da coco: elenco vasto: pubblicisti, traduttori, personal trainer ecc.. Tantissimi iscritti a quarta gestione e comprendono soggetti che già hanno attività lavorativa (insegnante che fa anche il giornalista). Problemi su compatibilità secondo lavoro con il primo. Spesso si aprono posizioni previdenziali collegate o meno a partita IVA. 4) Lavoratori subordinati atipici: atipici perché a termine o a tempo parziale. Questione in chiave storica: soprattutto all’estero in passato questi rapporti si collocavano al di fuori dall’obbligo contributivo. (Si dice che se sei lavoratore a termine si presume che hai un altro reddito). In molti paesi si prevedeva norma che li esonerava al versamento dei contributi. si era posto il problema se queste norme fossero compatibili con principio di parità di trattamento perché molte di queste attività erano svolte dalle donne (vedi lavoro part time svolto prevalentemente da donne 98%). Copertura previdenziale inesistente produce un danno in termini di discriminazione. Giurisprudenza europea afferma parità di trattamento. In Italia era problema parziale perché lavoratori a termine avevano stessi obblighi contributivi di lavoratori a tempo indeterminato. Problema solo su trattamento di disoccupazione. Ai fini del part time in passato c’era problema sui minimali (soglie minime al di sotto delle quali non si poteva scendere) ma poi viene risolto. Ormai previdenza pensionistica di questi soggetti non conosce alcuna differenziazione. Lezione 7 Inps ha accanto a gestione di lavori subordinati del settore privato FILT, ha altre gestioni che sono 4. Queste gestioni (c’è bilancio tecnico attuariale distinto) speciali raccolgono posizioni previdenziali di commercianti, artigiani, contadini e collaboratori coordinati e continuativi: speciali perché negli anni 50 previdenza piaceva. Artigiani sono lavoratori autonomi privi di dipendenti, se mai giovani apprendisti che non hanno obbligo di versare contributi: rivendicano una tutela previdenziale facendo notare che il lavoro protetto da costituzione non è per forza subordinato (art 35: in tutte le sue forme)  artigiani, commercianti (anche familiari coadiuvanti), coltivatori diretti del fondo che spesso sono proprietari del fondo ma a volte ci sono ipotesi di reciprocità cioè i vicini di fondi sufficienti per una famiglia si scambiano le cortesie: oggi ti aiuto e domani tu aiuti me  assicurazione si estende a prestazioni per conto dei terzi. Settore della agricoltura ha disciplina distinta, disciplinato anche a livello europeo. Accanto a queste tre forme esiste quarta gestione separata istituita più di recente da legge Dini Treu nel 1995  gestione completamente retributiva delle collaborazioni coordinate e collaborative. Spiegazione nel capitolo “i soggetti”. Non esistono solo i subordinati ma anche i liberti professionisti iscritti agli albi e inoltre soggetti che esercitano senza essere iscritti ad un albo attività di servizi (terziario avanzato): esempi: esperti di comunicazione, di marketing, di design, attività di consulenza: spesso sono avvocati, architetti, commercialisti iscritti ad albo ma se non sono iscritti ad albo fino al 1995 operavano senza copertura previdenziale, avevano società con cui fatturavano perciò non si presentavano a imprese in maniera personale ma in forma societaria e fornivano servizi con contratti di appalto. Crescono in numero, guadagnano solo con quel lavoro. questi soggetti premono sul parlamento: esempio di amministratori di condominio che a volte hanno altro lavoro ma spesso fanno solo quello e non c’è albo, manca previdenza. Nel 1995 creata quarta gestione speciale che raccoglie liberi professionisti (prestatori di opera intellettuale) che non hanno altra cassa a cui versare. Liberi professionisti sono 22 categorie: avvocati, commercialisti, architetti, psicologi, medici, ecc.. Questi soggetti attraverso leggi speciali hanno visto la costituzione di casse professionali. Distinzione lavoro autonomo intellettuale e non intellettuale non fa riferimento a manualità  il riferimento è ad albo: intellettuali quelli iscritti ad albo. Sanzioni penali se non sono iscritti ad albo. Accanto a professioni ordinistiche ci sono lavoratori autonomi che fanno parte delle 4 gestioni separate e versano a loro, professionisti invece versano agli enti di categoria (cassa forense, cassa di architetti ecc). Questi enti professionali come sono disciplinati? In origine il legislatore regolava con una legge apposita la professione e costituiva ente previdenziale. Questo veniva regolato così: opera non il finanziamento a carico di imprenditore ma versamento del cliente (committente: società che chiede servizio in appalto, soggetto che chiede al lavoratore una prestazione, cliente nel caso delle libere professioni). Esempio di avvocati: quando si fa parcella inserisce percentuale che si trasforma in versamento di contributi: 1000 euro più quota che maggiora la richiesta. In passato quota era quasi sempre 2% ma da alcuni anni la quota è stata alzata a 4%. Riversato da lavoratore alla cassa. A questo quota si accompagna un contributo soggettivo e il lavoratore paga di tasca sua con termine di auto liquidazione: quando libero professionista procede a pagamento di IRPEF, un mese dopo procede a quantificare i contributi di cui è debitore e procede al versamento in autoliquidazione cioè fa bonifico a cassa previdenziale. A metà strada tra previdenza obbligatoria e volontaria di capitolo 7 libro. Contributo oggettivo + contributo soggettivo. Questi enti previdenziali ora trasformati in enti privati devono garantire il pareggio di bilancio perciò hanno obbligo di autofinanziamento  se non assicurano pagamento pensioni devono cambiare percentuale, ecco perché si passa dal 2 a 4%. Avvocato va in pensione a 70 se non ha anni necessari a contribuzione. Avvocati non hanno indennità di disoccupazione, solo maternità, malattia e pensione. Per la quarta gestione dal 2017 c’è forma simile a indennità di disoccupazione. Capitolo 2 (specchio di capitolo 3 che analizza prestazioni pensionistiche che variano in relazione a caratteristiche del rapporto di lavoro). Quando in capitolo 2 ci occupiamo dei soggetti che sottostanno a obbligo contributivo si fa operazione simile. Premessa: in passato il capitolo dedicato ai soggetti era robusto perché in passato INPS era il più grosso istituto previdenziale ma non era circondato solo da enti previdenziali professionali come ora: 25 anni fa c’era panorama più ampio perché situazioni previste erano numerosissime: dipendenti pubblici, aziende di stato con enti propri che in qualche parte sopravvivono, banche, INPDAI ecc. Questi enti vengono spazzati via. Rimane però esigenza di garantire continuità nel senso che nulla vieta che una persona inizi a fare avvocato, versa contributi a cassa forense ma poi diventa capo dell’ufficio legale e abbandona così la libera professione ora contributi a INPS. Poi si trasferisce all’estero e torna in Italia ma società gli dà ruolo di amministratore delegato che non è sempre subordinato. Non può più versare a INPS ma a quarto. Rischio di vedere contribuzione divisa in 4 spezzoni. Servono modi per tenere conto di tutto questo, perché potrebbe non maturare mai il diritto alla pensione. Pluralità di enti previdenziali trova poi forma di continuità con istituti di ricongiunzione, totalizzazione ecc con anche possibilità di riscattare periodi in cui ha lavorato all’estero. Pag 54 manuale. Altre ipotesi di capitolo 2: 1) Soci di impresa cooperativa: cooperative sono società nelle quali a differenza di società di capitali dove voto viene espresso in ragione di quote o partecipazioni, qui voto è capitario cioè si vota per testa. Hanno assunto forme che le riconducono a società di capitali. In esperienza tradizionale nascono in ambito di soggetti che esercitano la stessa professione. Più frequentemente forniscono servizi come ristorazione, pulizia, edilizia, logistica (facchinaggio: permette che grande distribuzione mandi in giro camion sempre pieni, non solo trasporto ma anche stoccaggio quindi la gestione del magazzino). Cooperative spesso hanno appalti con comuni tipo assistenza anziani. A questi lavoratori dipendenti da cooperative che tipo di prestazioni pensionistiche e previdenziali il legislatore deve assicurare? In passato avevano vantaggi eccezionali, dal 2001 si modifica con legge e questi lavoratori ora hanno regime che li equipara a subordinati o autonomi in base al lavoro che svolgono (esempio tassisti e dentisti sono autonomi. Voto capitario rimane ma c’è direzione  subordinato). In queste situazioni di appalto c’è stata modifica con legge Biagi del 2003: spesso cooperative danno luogo a subappalti: io committente mi rivolgo a te (logistica) per movimentare la merce. Società che prende in appalto spesso non lo gestisce tutto perché si avvale di soggetti a cui affida parti dell’appalto. Rete di appalti spesso è molto estesa. Spesso in questi meccanismi le cooperative spariscono quindi avveniva soprattutto nel pubblico che quando lavoratore scopriva che i suoi contributi non erano stati versati va dal committente che diceva che quel lavoratore non era suo dipendente. Nel 2003 quindi si prevede responsabilità solidale del committente. Se non paga retribuzione e contributi il lavoratore ha diritto ad ottenere il pagamento direttamente dal committente per evitare che committente si avvantaggi a suo beneficio non direttamente da suo dipendente ma da società interposta. Lavoratore ha anche diritto di far valere interposizione fittizia della società  non ci sarebbe bisogno in questo caso di responsabilità solidale. Legge Biagi ha ampliato nozione di appalto, quindi per controbilanciare questa nozione introduce anche responsabilità solidale. 2) Somministrazione di mano d’opera: è appalto particolare perché mentre per stipulare appalto non ci sono requisiti, in somministrazione somministratore deve essere autorizzato da ministero del lavoro e deve avere 4 caratteristiche. Appalto è legittimo anche se si affiancano lavoratori esterni e anche qui c’è responsabilità solidale. ovvero danno alla persona non patrimoniale che consegue al danno in sé perciò alla integrità. Nella previdenza c’è questa distinzione nelle forme del danno relativo alla capacità di lavoro e alla capacità di guadagno. La capacità di lavoro è astratta e considerata in sé (sogg che perde braccio), invece capacitò di guadagno è sì uguale per tutti ma varia la misura del guadagno: il soggetto ad alto reddito che per infortunio si vede limitata integrità fisica vedrà danno apprezzabile in astratta capacità di lavoro e sul piano della capacità di guadagno  danno maggiore per chi guadagna di più. Capacità di lavoro astratto è l’integrità (danno biologico calcolato in relazione a età del soggetto e agli esiti permanenti del danno peggio rimanere zoppi a 25 anni rispetto a 70 perché soffro per più anni). Invece la capacità di guadagno attiene a perdita concreta e si riferisce al lavoro e al guadagno che il soggetto svolgeva: se perdo uso della falange della mano sinistra in termini di capacità di lavoro perdo 8% di capacità di lavoro, ho risarcimento modesto. Se sono un pianista non posso più suonare, non posso compensare perdita, perdita sarà del 100%. Perdita di capacità di guadagno più alta in base a capacità specifiche quindi risarcita con cifre molto più elevate. Quando si tratta di valutare perdita di idoneità al lavoro ci si pone problema: a lavoratore che si vede dimezzata capacità di lavoro lo stato può prospettare attività diversa? Dialettica va valutata alla luce che c’è aspettativa a che il lavoratore continui a svolgere attività per la quale si è preparato. Capacità di guadagno non è collegata solo al guadagno concreto ma anche alla perdita di chances. Se lavoratore diventa inabile come si valuta indennizzo? In relazione a capacità di guadagno o in relazione a capacità di lavoro? Se prima ipotesi non può più lavorare, se seconda ipotesi può trovare nuovo lavoro. Legge 222 ha abbandonato indennizzo capacità di guadagno ma un concetto che ci si avvicina: capacità di lavoro in attività confacenti (ipotesi intermedia). Quindi si tiene conto di due polarità e si fa riferimento a capacità di lavoro introducendo questo limite. Capacità di guadagno era soggetta a perturbazioni del mercato del lavoro. Come si misura la perdita? Parte della scienza medica è medicina del lavoro si occupa di come capacità di lavoro viene compromessa grazie a delle tabelle che si formano sulla base dell’esperienza per cui ogni affezione ha una perdita di percentuale. Percentuali si sommano. Chi accerta la lesione? Le valutazioni sono molto delicate. Fino al 1984 per vedere accertata sussistenza invalidità si faceva visita in commissione medica e si faceva pronuncia. Si doveva raggiungere il 66% di invalidità per avere il trattamento speciale. Legge 84 prevede che accertamento medico deve essere ripetuto tre volte ogni tre anni come garanzia di oggettività e stabilità della valutazione. Riforma dell’84 si indirizza al contenimento della spesa. Prestazione divisa in due: assegno di invalidità che è transitorio fino a valutazione finale poi pensione di invalidità per lavoratore che perde 100% di capacità lavorativa. Diverso: assegno di accompagnamento appartiene al sistema assistenziale e viene riconosciuta anche a chi ha redditi elevati al punto che si viene a cumulare con il reddito di cittadinanza: stato lo dà a soggetti che sono in inabilità al lavoro e non possono far fonte in maniera autonoma ai bisogni della vita quotidiana. Per metodo calcolo vedi libro. Problema del rischio precostituito: il lavoratore può iniziare a lavorare già con ridotta capacità lavorativa (non ha uso di un braccio). In passato maturati i 5 anni per pensione va all’INPS e chiede pensione perché ha invalidità di 66% ma avendo lavorato per 5 anni vuol dire che riesce. INPS fa così valere il rischio precostituito: il rischio deve SOPRAVVENIRE. Tuttavia, a questo soggetto non è del tutto impedita possibilità di chiedere pensione di invalidità  può far valere aggravamento che determina riduzione superiore a 2/3 di capacità lavorativa che rimaneva. (formula Gabrielli) - Pensione ai superstiti: fuoriesce dal calcolo del montante contributivo  Pensione non pagata solo al morto ma se coniuge è donna e ha età inferiore a quella dell’assicurato la pensione pagata supererà i 20 anni. Tasso non deve tenere conto solo del lavoratore ma bisogna cumulare i due soggetti tenendo conto di quello che ha speranza di vita maggiore. Questo però non si fa perché disincentiverebbe il matrimonio. Prestazione per superstiti quindi è assistenziale anche nei confronti dei figli. Art 38 non parla dei superstiti a livello costituzionale  coniuge superstite povero avrà comunque tutela. Pensione di reversibilità è oggetto di discussione. Nella riforma del 1995 si interviene su pensioni di reversibilità: prevede che non tutta la pensione passi al beneficiario che spesso ha altra pensione o altro reddito oltre alla eredità. C’è percentuale che si riduce in relazione a reddito del beneficiario. Diventa prestazione assistenziale che tiene conto di situazione. Beneficiari sono coniuge, figli se minorenni o universitari fino a 26 anni o se hanno riconoscimento di handicap. Possono beneficiarne anche fratelli, sorelle e genitori. Lezione 9 Pensioni di reversibilità Inizialmente trattamento di reversibilità non era previsto perché per semplicità del calcolo attuariale l’età del coniuge eventualmente sopravvissuto avrebbe alterato i calcoli e questo in società dove erano prevalentemente più anziani gli uomini nel matrimonio e percepivano retribuzioni più elevate  segregazione di ruoli: donne presenti in determinate attività che registravano retribuzione che era inferiore rispetto a parità di lavoro svolto da uomo. Questa era la ragione della segregazione: mansioni meno retribuite non vengono svolte da uomini. Questa organizzazione sociale viene meno negli anni 30 con riforme della legge sulle pensioni e viene meno ad altri settori dove era presente riconoscimento di pensione di reversibilità: caso di infortuni sul lavoro (spesso erano mortali quindi non aveva senso non assicurare eredi) e pensioni di guerra per lo stesso motivo (per reduci e per vedove del militare ucciso)  istituto di pensione indiretta di reversibilità pagata per la prima volta al superstite era già conosciuta e poi negli anni 30 si generalizza: pensionati possono trasferire il loro assegno al coniuge superstite. Perché si parla di superstiti e non di eredi? erede rinvia a fenomeno della successione che è fenomeno negoziale dove negozio non è contratto ma il testamento: con atto di ultime volontà il soggetto dispone di proprio patrimonio per il momento in cui non vivrà più. Questo negozio riguarda capacità di disporre del soggetto in ambito in cui lui è dominus quindi il suo patrimonio. Invece qui non siamo in ambiti dove è il soggetto che dispone, ma siamo in ambito integralmente regolato della legge che al ricorrere id presupposti ricollega un effetto quindi non c’è rilievo del de cuius. Mentre nel testamento il de cuius è libero salvo diritti di legittimari di individuare soggetto che beneficerà, qui fenomeno integralmente regolato dalla legge. Come funziona il sistema delle successioni? Abbiamo un obbligo che nasce dal matrimonio di assistenza morale e materiale: il soggetto non è isolato infatti quando si introduce reddito di cittadinanza si è sempre fatto riferimento al reddito familiare perché si tiene conto di questo obbligo di assistenza morale e materiale di art 103 cc: ufficiale dello stato civile lo legge nella cerimonia. Questo significa che anche una convivenza prolungata non fa sorgere questo tipo di obblighi. Convivenza è esclusione volontaria degli effetti del matrimonio. Fino a 10 anni fa ci si lamentava che lo scioglimento civile del matrimonio fosse troppo lungo: in primo momento si accertava impossibilità di prosecuzione della vita comune che dà luogo al venir meno di obbligo di convivenza quindi alla separazione. Separazione non fa venire meno effetti del matrimonio se non limitatamente a obbligo della convivenza. Anche se il soggetto separato inizia nuova convivenza. Intervallo tra separazione e divorzio via via ridotto: prima 7 anni sperando in riconciliazione, ora ridotto soprattutto se non ci sono figli in comune. Si interviene dunque su questo aspetto concedendo procedure abbreviate quindi ora è chiaro che convivenza è esclusione degli effetti del matrimonio. Non essendoci matrimonio non si produce NESSUN effetto: non si riconosce quota al convivente e non c’è produzione effetti su piano pensione reversibilità. Soggetto può comunque rendere convivente erede tramite il testamento. I legittimari vengono regolati da riforma del 1975, prima era possibile la diseredazione: rimane possibilità per parentela lontana, èer gli ascendenti e i discendenti non è possibile: il coniuge e i figli hanno per legge una quota a parte dell’eredità  consente agli eredi necessari di calcolare eventuali donazioni che de cuius ha operato in vita per ridurre il patrimonio al momento della morte (collazione). Se per avvantaggiare figlio gli regalo una proprietà e nel momento della morte le mie proprietà sono nulle, eredità non si apre su patrimonio al momento della morte ma su intero asse ereditario  si mette insieme patrimonio donato e lasciato e sulla base di quest’asse si individuano le quote che il soggetto deve rispettare nel testamento. Se non le rispetta  azione di impugnazione del testamento con cui si contesta il riparto effettuato dal de cuius. Poi ci sono norme su successione ad intestato. Testamento olografo è quello sottoscritto a mano dal de cuius. In alternativa c’è testamento pubblico redatto tramite notaio e depositato presso notaio. Spesso notai sono depositari di olografo. Testamenti in generale sono in calo. È dunque la legge che regola la successione in assenza di testamento  procede al riparto del patrimonio, quindi ci sono quote. Esempio: 2/3 ai figli e parte residua al coniuge superstite a cui spetta anche il diritto di abitazione nella casa familiare. Come funziona la pensione di reversibilità (già versata quota al morto) / indiretta (superstite) Reversibilità: la legge riconosce effetto. Si deve comunque fare domanda. Salva prescrizione di singole rate di 5 anni, la domanda per la reversibilità può essere proposta in ogni momento, quindi anche 3 anni dopo la scomparsa del coniuge. Ci sono anche qui delle quote che a differenza della vicenda successoria tengono conto di condizione patrimoniale del beneficiario: in successione dispone il de cuius, qui invece il beneficio è limitato in quanto a percentuale pensione e in quanto alle condizioni patrimoniali del beneficiario. Come funziona? Quota è pari al 60% per il coniuge e figli solo se minori, universitari fino a 26 anni o portatori di handicap. Perché al coniuge? Perché con la morte del coniuge perde sostegno che gli derivava dal matrimonio. Se non ci fosse sarebbe obbligato a lavorare. Quindi il coniuge beneficia di reversibilità fintanto che passa a buone nozze perché non ha più esigenza di mantenimento materiale e si perde dunque reversibilità. In passato questo dà luogo a ridosso di Seconda guerra mondiale a vedove che convivono senza sposarsi perché temevano che il nuovo matrimonio avrebbe fatto venire meno il diritto alla pensione. Nel 49 di interviene e si prevede che in caso di nuovo matrimonio lo stato regala 24 mensilità della pensione per evitare situazioni di incertezza giuridica come la convivenza. Negli anni 60-70-80 problemi in relazione a soggetti vedovi che per non perdere beneficio cercavano di contrarre matrimonio esclusivamente canonico senza effetti nel civile (concordatario prevede il contrario). Previsione del 60% a coniuge fino a riforma Dini dà luogo a situazioni imbarazzanti: c’erano coppie che svolgevano stesso lavoro dove coniuge superstite accumulava reddito che percepiva o sua pensione insieme alla pensione del defunto  grande esborso per lo stato. La riforma del 95 prevede che 60% rimane tale ma su questo ci possono essere riduzioni transitorie collegate alle condizioni patrimoniali del beneficiario che al momento della domanda deve comunicare i suoi redditi e poi ogni eventuale variazione. I parametri di quota e condizioni patrimoniali che prevedono scaglioni per riduzione si può avere sistema che coniuga il bisogno effettivo con la pretesa di pensione di reversibilità. Reversibilità non è soggetta a tutela costituzionale, il legislatore con reddito di cittadinanza addirittura voleva toglierla sostituendola con reddito di cittadinanza: lo stato può abolirla? Questione teorica perché dopo poco cade il governo. Dibattito si infiamma: non essendoci previsione costituzionale in art 38, lo stato può cancellarle? Risposta è ipotetica perché non c’è mai stata questa questione. Riflessione: in passato la pensione di reversibilità non sempre veniva riconosciuta al superstite perché provvedimenti normativi per limitare spesa pubblica e contrastare matrimoni di comodo vietavano riconoscimento pensione di reversibilità quando matrimonio dura meno di 2 anni ed è anagraficamente squilibrato (differenza era coniugi +20 anni). Giurisprudenza (Mengoni) dice che i matrimoni di comodo sono vietati (PM può chiedere annullamento), se matrimonio c’è ci saranno tutti gli effetti compresa reversibilità, se è simulato ci sono strumenti per far valere la simulazione e questo matrimonio verrà dichiarato nullo quindi ci sarà unitarietà di effetti. No distinguere effetti per tutelare i suoi lavoratori all’estero. Accordo internazionale garantisce ai soggetti di cumulare contributi per poi maturare stesso diritto alla pensione. Applicazione marginale. Convenzione con gli stati uniti ad esempio garantisce a statunitensi che lavorano in Italia possono continuare a godere di trattamento pensionistico usa (per continuare ad avere assicurazione per sanità). 3) Terza ipotesi: paesi non convenzionati: per questi lavori fino al 1987 non avveniva nulla, i lavoratori perdevano i contributi. Questi casi erano pochi, si otteneva che INPS potesse accettare contribuzione di lavoratori all’estero. Convertito in legge: per i casi in cui ci sia distacco, la società è tenuta a versare in Italia e si versa sulla base di importi figurativi, non su dati reali. Lavoratore inviato quando torna può vedere nel proprio estratto contributivo i contributi versati all’estero  continuità. 4) Ipotesi di paesi non convenzionati che lavorano in Italia? legge Bossi Fini: rimborso dei contributi. Poi norma cambia: si paga a tutti i soggetti che hanno diritto alla pensione. Molti si lamentano: marocchino che lavora per 6 anni in Italia e a 40 anni torna nel suo paese ha diritto a che gli venga versata pensione? Lezione 11 Discriminazioni: giurisprudenza uniforma le condizioni previste dalle leggi. Riconosciamo competenza di UE visto che c’è libertà di circolazione. Primo problema: discriminazione per sesso: giurisprudenza europea e nazionale: art 37 cost dice che donna lavoratrice ha stessi diritti e stessa retribuzione a parità di lavoro dell’uomo. Anche legislazione europea: abbiamo una legislazione recente. Tutela antidiscriminatoria introdotta da art 15 statuto lavoratori nel 1970, ma era limitata alla circostanza che lavoratore fosse iscritto a sindacato o a partito. La legge che dà corpo al principio di art 37 è di 7 anni successiva: 903 del 1977 che poi è stata rivista in più occasioni con decreti di 2003 n 196 e 195 e dà vita a testo unico 108 del 2006 che è codice di pari opportunità tra uomo e donna: il sesso non può essere condizione di discriminazione. Nella norma di legge relativa a pensione di reversibilità non veniva prevista la possibilità che fosse il marito a sopravvivere alla moglie quindi si diceva che ne aveva diritto la moglie, se sopravvive il marito e chiede riconoscimento a INPS questa si oppone  corte dichiara incostituzionalità della norma quando si riferisce solo a moglie e non a coniuge in generale. A volte legge prevede norme di favore per le donne: principio di uguaglianza consente norme di favore a beneficio del sesso sottorappresentato? Nella materia elettorale degli anni 90 c’era una norma che imponeva che le liste fossero composte di uomini in numero parti alle donne  la corte costituzionale e di giustizia erano favorevoli anche se la corte costituzionale ha espresso un giudizio di incostituzionalità affermando che non si poteva con discriminazione porre rimedio discriminazioni future. . In materia previdenziale applicazione di queste norme deriva dal fatto che donne accedono anticipatamente al pensionamento (vedi opzione donna)  non ha giustificazione accesso anticipato perché aspettativa di vita delle donne è maggiore di quella degli uomini. I coefficienti di trasformazione non sono differenziati per sesso. Il problema qui è questo: se donne vivono più degli uomini perché devono andare in pensione prima? Il punto non è mai stato affrontato dalla corte costituzionale, non c’è mai stato caso in cui uomo chiede che gli si applichi il regime anticipato. Le giustificazioni che si è soliti dare si rinvengono nelle opinioni della dottrina: Varie soluzioni: 1) Si deve escludere che le donne siano più deboli. Sono più forti se vivono di più. 2) Per provvedere ai nipoti? Devono provvederci i genitori, lo stato non deve legittimare affidamento dei nipoti ai nonni. Oggi si diventa madri più avanti quindi pensionamento anticipato delle nonne non ha senso. 3) Idea di Ferrante: società è gerarchizzata e gli anziani assumono i posti di rilievo quindi se età è importante per avere posizioni di vertice è un vantaggio mandare donne in pensione più presto per liberare i posti per uomini. In una sentenza la corte di giustizia dichiara contrario a parità di trattamento le norme nel settore pubblico che prevedono anticipazione pensionamento donne e anche nel settore privato: le donne se lo vogliono possono rimanere in servizio. Donne esauriti gli obblighi sociali connessi alla gravidanza quando il figlio è ormai indipendente spesso tornano sul mercato del lavoro quindi versamento dei contributi non ha andamento stabile: a 55 anni ha appena superato il minimo di contribuzione, perché non dovrebbe avere diritto di rimanere al lavoro per cumulare pensione più robusta? Perché donna non può andare avanti a lavorare mentre uomo sì? Questione atteneva al pubblico impiego perché nel privato si può lavorare finché si vuole. Corte le dà ragione con un sistema particolare: puoi rimanere in servizio ma con preavviso di 6 mesi devi esplicitare la tua volontà perché altrimenti non le si può dare prolungamento. Situazione si ripropone qualche anno dopo con lavoratrice di pubblico che vuole raggiungere 40 anni di contributi viene messa in pensione e si oppone e si sente rispondere che avrebbe dovuto esercitare opzione (preavviso), ormai è decaduta. Corte costituzionale dice che decadenza è modo per introdurre una discriminazione. Ora opzione è prevista in alcuni casi. Ci proiettiamo così nella seconda ipotesi: divieti di discriminazione per età: sentenza della corte di giustizia: quadro normativo in Italia è interessante perché art 37 che abbiamo citato prima al comma 1 prevede parità tra uomo e donna con inciso (a parità di lavoro). comma 3 invece dice che repubblica tutela il lavoro dei minori e garantisce a parità di lavoro parità di retribuzione. Art 37 parità umo donna giovane anziano. Sentenza della corte di giustizia: professore universitario mandato in pensione ma non vuole (in alcuni paesi non ci sono limiti di età per questa categoria): in Italia in epoca recente lavoro addirittura fino ai 75 anni. La corte di giustizia dice che non siamo di fronte ad una condizione dove discriminazione è permanente, ma è una discriminazione che conosce una stagione ed è giusto che si proceda ad un rinnovo di tipo sociale quindi che i vecchi lascino lo spazio ai giovani. Non è discriminazione pensionare ma naturale fisiologia. Divieto di discriminazione per nazionalità: giurisprudenza è debordante: c’è una serie fittissima di pronunce della corte di giustizia sui regolamenti. In passato si tutelava unità familiare ad esempio con il ricongiungimento delle famiglie. Abbiamo norme che estendono i benefici previdenziali. Il vero problema sono i benefici assistenziali cioè i benefici che il paese di origine restringe ai soli cittadini, esempio: assistenza gratuita per le colonie estive, borse di studio universitarie: i benefici di tipo non contributivo come questi due ristrette solo ai cittadini che fine fanno? La giurisprudenza è particolarmente aperta, erano situazioni familiari complicate (esempio: soggetto ha figli da due donne e nel suo paese era consentita poligamia: può avere beneficio per il figlio nato da matrimonio non riconosciuto?). I benefici assistenziali in Italia fino a pochi anni fa erano molto modesti, non c’era una giurisprudenza in merito. Qui il problema si pone in Italia in relazione alle norme ad esempio che danno case popolari prima agli italiani, o prima ai cittadini di una certa regione. La corte costituzionale si è rifiutata di applicare convenzioni internazionali e direttive europee. Corte fa di tutto per non applicare gli standard dell’OIL, che aveva stabilito convenzione ratificata anche dall’Italia che però non la rispetta. Corte è giudice italiano o multi livello? A chi spetta tra corte costituzionale, cassazione e corte di giustizia/ cedu di pronunciarsi su determinati casi? Spesso si pronunciano tutte. Le corti iniziano ad incontrarsi per decidere. Incontri favoriscono dialogo con corti internazionali. La corte costituzionale italiana utilizza vari argomenti dicendo che è illogico, va contro parità di trattamento ecc tutte fondate su art 3. Recentemente abbiamo avuto 2 sentenze di corte europea: 1) Camberai: cittadino albanese che soggiorna legalmente in Italia, va in trentino e chiede alloggio popolare ma gli viene negato. Si rivolge e corte di giustizia che gli dà ragione perché noi abbiamo regime che parifica i cittadini legalmente soggiornanti ai cittadini comunitari per direttiva 98 del 2011. Corte di giustizia dice che ai cittadini nazionali sono parificati i cittadini comunitari. Perciò il cittadino ha parità di trattamento retributivo quindi deve anche avere accesso all’alloggio popolare. Guadagna 1000 euro e ne paga 600 di affitto  400 non bastano per vivere. Direttiva 98 del 2011 parifica le situazioni: cittadino extracomunitario legalmente residente può circolare in stati di unione e si dice a quali condizioni  decorso 1 anno parificazione per benefici assistenziali è piena. Quali sono i benefici assistenziali? C’è una legislazione che è regolamento che prevede allegato in cui i singoli stati dicono che per questi singoli benefici non vogliono applicazione di parità di trattamento e rimangono solo per i cittadini che hanno la nazionalità. Altri stati in passaggio da regolamento del 71 a il 883 individuano i benefici riservati, l’Italia invece non lo fa  ha avuto la possibilità di limitare e non lo fa quindi parificazione è piena e totale. 2) Approccio anche per assegno di natalità: Martinez se lo vede rifiutato  fa ricorso e nel 2017 la corte di giustizia conferma Camberai. Basta 1 anno per parificazione. 3) La corte costituzionale italiana nel luglio 2020 si è vista porre lo stesso problema: assegno di natalità. Corte ha sollevato questione pregiudiziale davanti a corte di giustizia. Non ha detto che si sente di interpretare le norme di legge italiane alla luce di diritto europeo ma chiede che sia la corte di giustizia a precisare, a dare indicazione precisa sulla portata della direttiva. Se corte conferma Martinez 2012 e Camberai 2007 dovrà prendere atto di questa circostanza e quindi ci troveremo ad applicare quegli standard internazionali che si fa fatica ad applicare. Pensioni estere (riassunto lezione scorsa) Pensioni internazionali: 3 ipotesi: 1) Lavoratore che si sua volontà si sposta in Europa: parità di trattamento. Territorialità e totalizzazione secondo principio del pro rata. 2) Lavoratore non va all’estero di sua volontà ma va perché inviato dal proprio datore di lavoro che ha sede all’estero: in questo caso parliamo di distacco temporaneo. All’inizio regolamento per 10 anni mantiene inalterato trattamento paese di origine ed ora è ridotto fino a 24 mesi. Decreto legislativo settembre 2020 riduce distacco a un anno. 3) Resto del mondo: - Paese convenzionato: c’è trattato che regola esclusivamente questo aspetto. Paesi convenzionati adottano lo stesso criterio del regolamento 883. Con USA trattato particolare per tutelare lavoratori americani inviati in Europa (inviati per NATO). - Paese non convenzionato: Russia, Giappone, Emirati arabi. Se va per sua volontà unica tutela è quella locale. Anni persi, solo in certi casi c’è riscatto. Se invece vengono inviati dalla società per cui lavorato allora legge del 1987 su tutela lavoro italiano all’estero impone di versare in Italia all’INPS una contribuzione figurativa che non corrisponde a prestazione fatta in Italia ma permette continuità di contributi. pensione verrà calcolata sulla base di tutta la contribuzione in questo modo sommando lavoro prestato in Italia e prestato all’estero. Lezione 12 Previdenza privata/complementare: vicenda antica. Forma di pensione che è stata posta in essere prima che lo stato prevedesse una forma pensionistica generale soprattutto nelle imprese dove retribuzione era elevata. Fino agli anni 50 la previdenza quindi obbligo di versare contribuzione non era generale, esonerato lavoratori ad alto reddito che grazie ai risparmi potevano conseguire un capitale/ rendite che garantissero possibilità di affrontare vecchiaia con tranquillità. Investono capitale in titoli di stato o appartamenti che poi avrebbero concesso in locazione. Fino agli anni 50 Previdenza complementare decreto 2005, già regolato nel 1994. Si rifa’ a tradizione aziendale dove al trattamento pensionistico si aggiungeva trattamento aggiuntivo e in qualche caso era pagamento di un importo elevato che avveniva una sola volta ed era tradizione della liquidazione, altre volte si concretava in pagamento di assegno mensile che in assenza di pensione era l’unica, mentre in presenza di pensione pubblica (estesa a tutti in anni 50) diventava trattamento accessorio. Queste previsioni erano richiamate dalla nostra carta costituzionale ad art 38 comma 5: assistenza privata è libera e si intende assistenza come comprendente tutto (in senso proprio e aiuto privo di partecipazione del lavoratore). Anche al comma 4 prevede modo di essere della previdenza che non si è mai realizzato: infatti dice che ai compiti previsi in questo art provvedono organi ed istituiti predisposti o integrati dallo stato  previdenza nel 1947 era previdenza dove idea di una partecipazione dello stato poteva anche essere solo in termini di integrazione quindi solidarietà del gruppo. Comma 4 lascia intendere che INPS avrebbe potuto restringere campo di attività a lavoratori con reddito più basso. Previdenza privata non è quindi lontana da previsioni del costituente. Previdenza si realizza con INPS e quindi previdenza statale. Art lascia aperta iniziativa dei singoli come in libertà sindacale che è art successivo (39). Modello della previdenza libera era presente quindi per legislatore del codice e per il costituente poi le cose vanno in senso diverso. Ricadute su piano di partecipazioni lavoratori a vita impresa e ruolo in funzione anticiclica. Decreto 252 del 2005: questo decreto che riprende il precedente decreto 124 del 1993 e lo consolida, prevede autorità di vigilanza COVIP che abbiamo incontrato quando abbiamo parlato di previdenza dei liberi professionisti. Il decreto ha come approccio quello di dettare una serie di regole generali per fondi di nuova costituzione: sono quelli sorti dal 30 aprile del 1993 in avanti  vecchi fondi sono congelati o gli si impone di modificare la loro natura e per tutti i fondi che verranno a costituirsi il decreto detta norme inderogabili che i singoli fondi dovranno rispettare quando si procederà a costituzione. Questi fondi hanno natura di enti privati che sono sostanzialmente o associazioni o fondazioni: associazione è manifestazione di libertà individuale ed è regolata dagli statuti e dai regolamenti che hanno natura di contratto di diritto privato 1321 plurisoggettivo quindi associazione è un contratto articolato nelle delibere degli organi di vertice e nei regolamenti e statuti che prevedono norme che governano il contratto quindi individuano organi che hanno amministrazione del contratto e le forme di finanziamento e le prestazioni assicurate. Ciò che abbiamo studiato in relazione a INPS e norme di legge è contenuto in regolamenti e statuti. Lo statuto dice che possono iscriversi lavoratori che applicano un certo contratto collettivo ad esempio. La legge dà garanzia di trasparenza prevedendo norme inderogabile e affida il rispetto di queste alla COVIP: - ha registro dove sono iscritti tutti i fondi vecchi e nuovi ed esercita controllo: le si comunicano statuti e regolamenti e ogni relativa modifica. - Controlla anche il bilancio: non deve controllare che siano redditizi (ogni ente risponde delle proprie scelte quindi se fallisce la colpa è dello stesso ente). Può però individuare le situazioni di squilibrio. Il bilancio di cui parliamo è tecnico e proietta esigenza di equilibrio in piano pluriennale (50 anni). Se inizia a vede che certe situazioni sono in sofferenza può intervenire ad esempio commissariando un fondo perciò sostituendosi alla gestione ordinaria. Qualche anno fa c’era fondo di previdenza che compra un immobile nel centro di Roma pagandolo 52 mln di euro. Questo immobile era stato comprato da venditore il giorno stesso in cui li aveva comprato a 40 mln  organo di vigilanza deve chiedersi perché sta pagando 12 mln in più. In un giorno inflazione non incide. Rischio era che soldi fossero stati utilizzati in maniera non corretta e quindi ci fosse rischio per intero equilibrio. Problema delle azioni revocatorie con cui atto che mette in crisi impresa può rivenire improduttivo di effetti. Fondo che ha più debiti del patrimonio va incontro a insolvenza, non soddisfacendo così le pretese dei pensionati. Azioni esecutive non possono essere distratte dai fini per i quali sono stati determinati 2117. Serve intervento funzionale della autorità di garanzia che conoscendo l’ente può intervenire quando situazione non è definitivamente compromessa. Decreto 252 prevede regole di governance che attengono alla conduzione del fondo. art 2 individua serie molto ampia di destinatari. Il contratto collettivo è accordo rinnovato periodicamente in cui si prevedono condizioni dello scambio, si affianca una parte relativa a fondo di previdenza complementare. Chimici ad esempio dicono che parte di retribuzione viene versata al fondo e non al lavoratore. Lo stato quindi prevede una serie di esoneri fiscali. Abbiamo fondi di previdenza integrativa complementare privata basati su categorie: chimici, tessili, metalmeccanici, sanità ecc… Decreto prevede che il finanziamento di questi fondi sia ripartito tendenzialmente a metà (Art 8): il codice civile ad art 2115 e 16 si occupa di previdenza con norme di rinvio: 2115: lavoratore e datore contribuiscono in parti uguali. Precisa che il lavoratore è libero di aderire o meno al fondo. Quale è vantaggio di partecipare? Non tutti i lavoratori sono disponibili ad accantonare la somma perché le esigenze individuali cambiano. Il principio di libertà sancito in art 8 di decreto lascia libero lavoratore di: - aderire o meno, - a che fondo aderire, - scegliere importo col quale aderire: può versare importo maggiore di quello imposto dal contratto collettivo. Prima si faceva in percentuale mentre oggi si quantificano importi in maniera fissa: cc dice ad esempio che può aderire da 20 a 120 euro: contribuiscono con stessa cifra lavoratore e datore: ma se lavoratore versa di più il datore non è obbligato a fare altrettanto. Versate con trattenuta dal datore. A fronte di questi importi versati da datore mediante trattenuta. Ma se lavoratore decide di non versare nulla è pacifico che datore non debba corrispondere nulla. Parallelismo tra versamento lavoratore e datore è assolutamente riconosciuto. A questa prima fonte di finanziamento si può aggiungere un’altra costituita da accantonamento annuale che datore deve effettuare ai fini del calcolo del TFR: a mente di art 2020 quando rapporto di lavoro si estingue anche co licenziamento datore deve liquidazione al lavoratore che ora si chiama trattamento di fine rapporto calcolato secondo formula complessa che equivale ad una mensilità: retribuzione annua lorda divisa per 13.5 (poco meno di una mensilità). Il decreto 252 per sollecitare ad accantonamenti previdenziali di un certo importo per evitare versamenti troppo modesti dice che se non si esprime espressa volontà contraria il TFR verrà versato al fondo. Il sindacato quando entra in vigore questo decreto nel 2005 cercò di imporsi sostenendo che prelievo tacito era una sorta di rapina: norma prevede che in caso di silenzio TFR destinato alla previdenza complementare. La norma di legge prevede ancora questa regola ma impone preventivo obbligo di informazione. Opzione esercitata una volta sola ed è irrevocabile, il lavoratore non può cambiare idea ma solo iscriversi dopo che ha manifestato intento negativo. Manifestazione è dunque immodificabile (per revocarla può solo farsi riassumere). Gli rimane la possibilità di cambiare fondo: manifesta adesione iscrivendosi a fondo ma se ritiene che questo investa male i suoi risparmi, la sola possibilità che gli rimane è quella di cambiare il fondo. il mercato è quindi concorrenziale. Come sono organizzati i fondi? 2 tipi di fondi: Abbiamo fondi chiusi a cui partecipano lavoratori della loro categoria  sono governati da forme paritetiche dove scelte di investimento spettano ad organi direttivi a composizione mista: metà consiglio amministrazioni eletti dal sindacato, e metà eletti da imprese che finanziano. Investimento a metà quindi anche composizione a metà. Designano i loro rappresentanti. Tutti hanno interesse a che il fondo sia ben gestito. Il fondo chiuso come fa ad amministrare i capitali? Decreto 252 preciso sul punto: legislatore ha voluto impedire che organo di vertice prendesse direttamente le decisioni perché iscritto al sindacato non ha conoscenze adatte. Consiglio di amministrazione quindi non gestisce gli investimenti quotidianamente. Scelta fatta da soggetto che ha conoscenze professionali  gestisce investimenti a favore del fondo. Legge impone di adottare linee guida e affidare gestione a soggetto esterno. Soggetti esterni spesso sono società già esistenti sul mercato. I fondi aperti sono costituiti da enti gestori che al posto di avere ente collettivo che gli dia gestione, si cercano uno per uno gli iscritti: organizzati ad esempio da unicredit. Nella libertà del lavoratore se aderire o meno e quanto conferire e scegliere fondo a cui aderire: se mi sono iscritto sono libero di cambiare fondo: visto con occhio del mercato abbiamo mercato competitivo a cui diversi soggetti prestano servizi finanziari. Problema: contratto collettivo può limitare la mobilità dei lavoratori? Quindi impedire di recedere dal suo fondo di categoria e dirigersi verso fondo privato aperto? La norma finale riconosce questa portabilità con qualche limitazione: art 14 comma 6: prevede che decorsi due anni da partecipazione a fondo pensionistico complementare della tua categoria, il lavoratore può trasferire la sua posizione individuale maturata ad altro fondo. posizione individuale significa tutte le some versate incrementate ai rendimenti maturate fino a quella data. Statuti e regolamenti prevedono tale facoltà e non possono limitarla, non possono trattenere importi. Art 14 comma 6 dice che se cambiate fondo vi portate dietro maturato e fondo non può applicare trattenute ma per il futuro il diritto alla quota a carico del lavoratore e del TFR o è previsto da contratto collettivo o lo perdete: se verso 100 euro a fondo cometa e dopo tre anni gli dico di versare a fondo aperto X, non posso fare affidamento su 100 euro che mi versa regolarmente il datore. Se invece versa al fondo aperto impresa non vede più soldi perché può investirli. Libertà nella scelta del fondo quindi deve fare i conti con fatto che mentre fondi chiusi sono governati da sindacati e rappresentanti imprese quindi hanno interesse a investire nei settori rilevanti per quelle imprese, i fondi aperti si fanno pubblicità in relazione a livello di rendimento che offrono e per ottenere questi rendimenti elevati sono liberi di scegliere come investire anche con imprese concorrenti a quelle italiane quindi finchè lavoratore rimane nel fondo di categoria ha contributo, ma quando va in quello aperto il datore non si sente più vincolato quindi comma 6 dice che quota in carico a datore finchè lavoratore nel suo fondo che agevola la sua attività. Verso 100 euro al mese  rendimento 10% : 1320 euro. A fronte di questo rendimento ho altrettanti euro versati dal datore. 2640 euro. Se vado al fondo aperto go solo 1200 euro, quindi non quelli del lavoratore. Perchè questi 1200 euro siano convenienti il rendimento dei fondi aperti deve essere alto. Art 14 comma 6 salvo che lavoratore non venga a valutare i pro e i contro non è una norma che trova grande applicazione. Non ci sono tanti lavoratori che abbandonano fondo per andare nei fondi aperti. Lezione 14 Grafico su previdenza complementare: in alto ci sono fonti che sono decreto 124 del 1993 su base di legge delega, è stato abrogato e sostituito da decreto 252 del 2005. In questa prima fase organizzazione di previdenza c’è pilastro uguale per tutti che è costituito da A.G.O (assicurazione generale obbligatoria) che rinvia all’obbligo contributivo che grava in capo a INPS. A questo primo pilastro comune a ue si aggiunge secondo pilastro che è oggetto di decreto 252 definito come previdenza complementare: abbiamo 3 ipotesi: fondi preesistenti, fondi di nuova costituzione categoriali e chiusi perché anche quando non sono categoriali sono territoriali o aziendali. Terza ipotesi: fondi aperti ad adesione collettiva. Terzo pilastro: forme pensionistiche individuali che sono frutto di decisione individuale e che in certi casi godono di incentivi fiscali, e che si articolano o in fondi aperti o in assicurazione sulla vita: contratti stipulati con assicurazione autorizzata. Sono disciplinate ad art 13 di decreto 252. I fondi aperti ad adesione collettiva: in certi casi aziende hanno certo numero di lavoratori che non costituisce massa critica sufficiente a garantire costituzione di un fondo  ci si inventa questa adesione collettiva per cui non si crea un fondo ma attraverso adesione collettiva che il fondo aperto consente si fa ipotesi intermedia, c’è controllo aggregato su posizioni individuali consentendo forme di rappresentatività di interessi collettivi. Seconda parte di schema: forme di finanziamento regolate da art 8 (silenzio assenso) e finanziamento paritetico. Questi finanziamenti danno vita al fondo e il fondo è organizzato con organo di vertice che periodicamente sceglie ente gestore. Fondi aperti spesso sono sia aperti che versare: si autodenuncia, non vuole evitare di pagare, dice che al momento non li ha  consentito con sanzioni modeste. Come si calcolano i contributi? serve codice tributario perché abbiamo detto che ci sono trattenute sia fiscali sia retributive: in Francia ad esempio trattenuta fiscale non c’è. Noi la abbiamo perché stato non riesce a organizzarsi bene quindi con trattenuta mensile sa che mese per mese gli affluisce liquidità. Fino al 1997 rami di previdenziale e tributario non si parlavano. Nel 1997 c’è decreto legislativo 314 che su base di legge delega ha finalità di omogeneizzare finalità fiscali e previdenziali. Omogeneizzazione si traduce in normativa decreto 314 che modifica art 12 legge 1969 e modifica testo unico di imposte sui redditi: è terreno minato perché è stato modificato troppe volte quindi si è dovuto modificare i numeri degli articoli. Nozione fiscale di reddito di lavoratore dipendente che ai fini previdenziali art 12 approva in pieno. Art 12 dice che reddito utile per fini contributivi è quello di art 48 testo unico imposte sui redditi. : perché ci sono problemi: art 2099 codice quando parla di retribuzione dice che è corrisposta sia in denaro sia in natura. Ipotesi: impresa americana retribuisce manager con fisso ma manager vuole anche retribuzione di produttività. Impresa non vuole quindi manager chiede azioni: può esercitare opzione solo se lavora con loro per tot anni. Ha anche prezzo di acquisto: differenza tra prezzo di acquisto e vendita crea guadagni. Questa è una retribuzione in natura. Si pagano le tasse? Sì: per anni si pagavano in maniera simbolica. Quindi questo è un reddito, e per averlo non serve essere manager: a Milano ci sono case di moda con showroom molto costosi, affidano vendite a rivenditori che sono pagati a provvigioni che riducono guadagni dello stilista: vendono cose scontate ai loro dipendenti come se fosse outlet ma questo dopo un po’ stanca i dipendenti. Spesso poi dipendenti rivendono a prezzo più alto. Differenza tra acquisto e prezzo di vendita al magazzino è retribuzione quindi tassato. Da questo pdv art 49-50-51 sono norme su questo. Ti do tessera per autobus: è retribuzione? Ti do telefono.. indennità di trasferta.. Vado a Bologna: biglietto di andata me lo fa la società, ma quello di ritorno? Lo anticipa il lavoratore e il datore lo rimborsa. Anche taxi e ristorante pagati da datore e lavoratore porta ricevute a datore. 200 euro da dare in busta paga: in busta paga c’è scritto 200 euro. Sono retribuzione? Interviene testo unico sui redditi: su rimborso spese non c’è aumento di retribuzione, solo rendere indenne da spese anticipate. 50 euro di indennità invece natura mista. Accanto a nozione di diritto tributario ci sono 5 eccezioni contenute in art12. Lezione 15 Retribuzione imponibile: abbiamo accennato ai profili più importanti che attengono a decreto legislativo 314 del 1997. Decreto ha uniformato la contribuzione alla normativa fiscale quindi ha modificato in parallelo testo unico su imposte sui redditi sia articolo 12 che era stato individuato come luogo in cui concentrare la disciplina. Il legislatore all’art 12 rinvia all’attuale articolo 49 dei TUIR in forza del quale si applica principio di competenza  riferimento a quanto pagato nell’anno. Riferimento qui è doppio: sia ad art 49 sia a 51. In dottrina è sorto problema di quale sia significato del doppio riferimento. Art 49: 1. Sono redditi di lavoro dipendente quelli che derivano da rapporti aventi per oggetto la prestazione di lavoro, con qualsiasi qualifica, alle dipendenze e sotto la direzione di altri, compreso il lavoro a domicilio quando e' considerato lavoro dipendente secondo le norme della legislazione sul lavoro. 2. Costituiscono, altresi', redditi di lavoro dipendente: a) le pensioni di ogni genere e gli assegni ad esse equiparati; b) le somme di cui all'art. 429, ultimo comma, del codice di procedura civile. Art 51: Il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d'imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro. Si considerano percepiti nel periodo d'imposta anche le somme e i valori in genere, corrisposti dai datori di lavoro entro il giorno 12 del mese di gennaio del periodo d'imposta successivo a quello cui si riferiscono. In art 51 si teme che con erogazione liberale si finisca per incentivare forme di elusione della tassazione. Nozione è molto ampia e abbraccia anche ipotesi in cui si attribuisce azioni o diritti di opzione di acquisti azione o differenza tra valore di acquisto e valore della azione, anche cessione prodotti a dipendenti quindi differenza prezzo dipendenti e rivenditori. Comma 3 art 12: somme si intendono al lordo. Perfetta coincidenza tra la retribuzione imponibile ai fini fiscali e la retribuzione imponibile a fini contributivi INPS viene meno in 6 ipotesi: in questi casi quindi c’è un prelievo fiscale ma non c’è un prelievo contributivo. 1) Esempio più antico sono le somme corrisposte a titolo di trattamento di fine rapporto: Datore quando finisce il rapporto deve corrispondere quella che una volta si chiamava liquidazione quindi elemento retributivo che si matura in corso di rapporto che è direttamente commisurato alla durata del rapporto di lavoro. prima della legge di riforma del licenziamento era una retribuzione di fedeltà quindi il lavoratore la perdeva se era licenziato per giusta causa: c’era una logica: premio perché hai ben servito. Questa logica però ha portato ad abusi clamorosi. Spesso in ultimi giorni di lavoro prima di pensione il lavoratore era più rilassato e datore se ne approfittava per licenziarlo per giusta causa per fargli perdere la liquidazione e se ha lavorato 40 anni perde 40 mensilità. Quando nel 1966 fu introdotta legge di controllo sui licenziamenti si prevede che liquidazione sarebbe stata corrisposta in ogni caso e nel 1982 si conferma questa cosa. In contabilità bisogna segnarlo e va comunicato a INPS che lo tratta come se fosse contributo (RIVEDI). Perché TFR non è assoggettato a contribuzione previdenziale? Perché ha funzione quasi previdenziale: se rapporto si interrompe per pensionamento TFR servirà in prospettiva di dare reddito una tantum, se invece si interrompe per licenziamento quei soldi gli servono per vivere finchè non trova altro lavoro. TFR direttamente commisurato a rapporto precedente quindi se è breve è modesto. Per molti anni non abbiamo avuto un’indennità di disoccupazione quindi TFR in quegli anni era ammortizzatore sociale fai da te che lavoratore si paga da solo quindi assurdo chiedergli contribuzione. Sarebbe come chiedere contributi su pensione. TFR non assoggettato quindi a contribuzione, ma è assoggettato a trattenuta fiscale che viene ad essere operata con sistema leggermente diverso. 2) Le somme corrisposte in occasione della cessazione del rapporto di lavoro al fine di incentivare l’esodo dei lavoratori, nonché quelle la cui erogazione trae origine da cessazione salva imponibilità di indennità sostitutiva del preavviso. Interruzione per giusta causa o con dimissioni quindi serve preavviso. Si interrompe il rapporto in maniera istantanea. Licenziamento può anche avvenire per giustificato motivo oggettivo o soggettivo e in tal caso il datore ha diritto al preavviso, esso può essere sostituito da retribuzione che avrebbe maturato nel periodo di mancato preavviso che viene chiamata indennità di mancato preavviso: su questa si pagano i contributi. logica: si misura a mesi, lavoratore può affrontare disoccupazione quindi giusto pagare contributi ma in certi casi accade che il datore di lavoro che voglia licenziare lavoratore anziché procedere a convocarlo a intimargli il licenziamento è possibile che in queste ipotesi le parti negozino l’uscita quindi raggiungano accordo preventivo al licenziamento in g.m.oggettivo, in soggettivo invece accordo in periodo successivo al licenziamento, ad esempio davanti al giudice. Cercano quindi di evitare la sentenza (transazione) mettendosi d’accordo. Questa prassi nella pratica è diffusa e non solo in Italia: quando la causa giunge davanti al giudice cpc dice che il giudice deve per prima cosa è tentare la conciliazione della lite. Possibilità di conciliare la lite va misurata con quanto datore paga e quanto lavoratore percepisce. Ferma la tassazione, nella prassi forense queste somme venivano corrisposte a titolo di integrazione del TFR, ma poi in certi casi era difficile qualificarle così ad esempio perché a volte TFR veniva pagato in momento successivo  non si sapeva come qualificare l’importo quindi nella terminologia del foro si inizia a parlare non di licenziamenti e non di mobilità ma di “esodo”: strada verso il fuori: somme si chiamano quindi somme per incentivare l’esodo. Lavoratori vengono chiamati esodati che significa licenziali o licenziati prossimi al pensionamento. Nelle transazioni giudiziali o stragiudiziali possono esserci pagamenti perché lavoratore rinuncia a coltivare azione e questi pagamenti sono qualificati come somme corrisposte al fine di incentivare esodo e sono prive di prelievo contributivo. Questa voce della lettera b può trovare applicazione quando rapporto si è effettivamente interrotto: se accordo prevede di riassumere il lavoratore non si è in questa categoria. 3) Proventi e indennità conseguite anche in forma assicurativa a titolo di risarcimento danni: indennizzo INAIL non soddisfa pretese di lavoratori perché scatta solo sotto una certa soglia, per avere indennizzo giurisprudenza prevede risarcimento differenziale che copre differenza tra pregiudizio subito e quello indennizzato da INAIL. Applicare contribuzione previdenziale sarebbe innaturale: perdo dito sotto pressa, pagato risarcimento di 20 mila euro, INPS dice che il 30% è suo sarebbe assurdo. Non tutti i danni sono suscettibili di sfuggire al prelievo contributivo: ce ne sono alcuni che sono danni da inadempimento ad esempio lavoratore non viene collocato in attività proprie del suo livello. Si applica solo a danni fisici e morali. 4) Voci con natura assicurativa: ipotesi in cui fondi, casse, gestioni costituite tra i lavoratori derogano importi a fronte di determinate circostanze. Erogazioni liberali o assistenziali fatte da casse fondi o gestioni o da polizze assicurative non c’è retribuzione. Ricompresi compensi erogati per conto di terzi non aventi attinenza lavorativa. Problema: mance di croupier sono retribuzione o no? 5) Finanziamento forme pensionistiche complementari: datore fa di tutto per tenere con sé lavoratori con benefit marginali. Imprese dice che se lavoratore rimane in fondo X gli darà pensione in più: finanziata con prelievi contributivi. Ma INPS fa una indagine in banca e vede che ci sono veramente a fondo previdenza complementare. Queste sono forme di retribuzione quindi serve contribuzione sulla contribuzione al fondo di previdenza complementare. Se Tizio muore prima di raggiungere pensionamento visto che non c’è reversibilità contributi versati al fondo sono persi. INPS diche che è vero che non c’è correspettività ma retribuzione è tutto ciò che si recepisce da contratto di lavoro quindi qui la prova è che non avrebbe diritto a previdenza complementare se non fosse dipendente di quella azienda. È una manifestazione di ricchezza. Legislatore dopo che corte si pronuncia risolve questione dicendo che contribuzione è manifestazione di ricchezza ma non si può assoggettarla a stesso prelievo contributivo di contribuzione lavoratori  importi assoggettati a prelievo di solidarietà in misura ridotta pari al 10%. 6) Erogazioni previste da contratti collettivi aziendali: non è stato abrogato. In passato ha avuto importanza centrale. Erogazioni incerte per quantità o struttura: abbiamo sistema in cui retribuzione è uguale per tutti perché determinata da CCN: se impresa non riesce ad assicurarlo deve licenziare il dipendente ma non può dargli meno. Sistema lascia insoddisfatti lavoratori che lavorano in imprese che producono utili: datore ha intascato cifre alte e a lavoratore dà stessa somma che darebbe a qualsiasi altro dipendente e quindi vorrebbe somma maggiorata. Imprese per funzionare devono riconoscere retribuzione aggiuntiva che in qualche caso è riconosciuta comunque, qualsiasi sia l’andamento, in altri casi invece è legata al ciclo economico in base a obiettivi raggiunti. Vale ragionamento fatto quando parlavamo della posizione del legislatore per la lettera B: se datore e lavoratore litigano per 100000 euro e in tasca del lavoratore ne finiscono 5000 è difficile trovare 2) Neoassunto poteva dire che si doveva sposare e doveva comprare casa, come fa a chiedere riscatto? INPS non portava subito domanda di riscatto. I più abili la presentavano e la lasciavano in cassetto fino a quando retribuzione ha raggiunto livelli alti. Ultimamente INPS ha cambiato orientamento dicendo che domande presentate 10 anni prima di quando vogliono essere fatte valere sono prescritte. Ma prescritto cosa? Il diritto? Facendo solleciti non si prescrive. Le cose sono cambiate nel 1995 con Dini Treu: ci si rende conto che questo sistema riconosceva uscita anticipata a milioni di persone perché era esteso anche a qualche categoria di lavoratori privati che non avevano laurea, ma inizialmente riscatto nasce per “colmare” anni di corso accademico relativo a quell’impiego. Nel 1995 la legge dice che il riscatto ai fini di anzianità contributiva non vale più. Quindi a cosa serve? Si cancella? Si mantiene dicendo che sarebbe servito ai fini del quantum: nulla impedisce di pagare per riscatto e anni servono per incrementare il montante in contributivo, e in retributivo calcolo percentuale, ma non i fini della contribuzione. Nel 2007 ci si rese conto che numero delle domande di riscatto si era ridotto  si interviene ma non cambia nulla salvo recupero in extremis del riscatto in legge su quota 100: si torna ad ammetterlo a condizioni vantaggiosissime (calcolo che prende a base formula forfettaria e non più quella del momento della domanda). Lo si fa per mandare gente in pensione. Con un vincolo: INPS di fronte a riscatto così conveniente vede gente che si fa avanti per richiederlo. INPS con circolare dice che il riscatto ammesso è quello di chi congiuntamente a domanda di riscatto presenta domanda di pensionamento. È un sistema nascosto. Il riscatto e il sistema Fornero insiste sul fatto che anni utili ad anticipo debbano essere effettivi, non quelli del riscatto. Omissioni contributive Finchè si versa non ci sono problemi, sorgono quando si versa di meno o quando non si versa. Le due ipotesi sono parificate: omissione totale (lavoro totalmente in nero) e omissione parziale (ti dichiaro per numero di ore minore rispetto a vero oppure pago straordinario in nero). Terza ipotesi: rapporto di lavoro dichiarato in un certo modo e ad esito di accertamento giudiziale si scopre che non stato svolto conformemente a nomen juris. Vicenda dei riders: datore di lavoro sa che costi contributivi erano più modesti per cococo invece che assumere come subordinato, dichiara che rapporto è autonomo e quindi contributi si versano a INPS ma a quarta gestione speciale del 1995. Risultato: o INPS fa ispezione e si accorge oppure lavoratore fa causa a datore per far dichiarare natura subordinata chiedendo regolarizzazione dei contributi per lavoro subordinato. Omissione parziale: INPS chiede regolarizzazione ma problema: regolarizzazione non è sempre possibile: INPS impone prescrizione del proprio credito. Timore di INPS: lavoratore versasse tutto insieme. Per anni INPS non accetta contributi versati prescritti (termine di prescrizione decennale)  arma a doppio taglio: non accettava contributi relativi ad anni precedenti a 10 da calcolarsi a ritroso ma contemporaneamente quando mandava ispettori non poteva accertare che contributi omessi fossero prescritti. Oggi mi presento a INPS e dico che ho avuto rapporto di lavoro domestico non regolarizzato e ora voglio regolarizzarlo: INPS dice che da oggi a ritroso calcola 10 anni di prescrizione: può versare da novembre 2010 fino ad oggi, ma se dura da 15 anni i primi 5 sono prescritti. Al contrario: ho gelateria e impiego da 15 anni cassiera in nero: INPS arriva e interroga cassiera chiedendo da quanti anni lavora con gelataio: dal 2005. Ispettore chiede di fare dichiarazione. Non può chiedere pagamento di 15 anni arretrati ma solo 10 anni che sono anni non prescritti. Nel 1995 non si capiva come regolare questa cosa: chiedevano prescrizione di 5 anni. Ci si rende conto che a volte è lavoratore che fa la denuncia: solo 5 anni di prescrizione erano pochi quindi la legge 335 del 1995 sceglie soluzione intermedia: se INPS viene a fare ispezione di sua volontà 5 anni di prescrizione, ma se è lavoratore a fare denuncia termine di 10 anni. Giurisprudenza stravolge questa norma dando lettura totalmente differente: nel 2014 si ottiene che norma suonasse come se termine fosse sempre di 5 anni. Lettura molto artefatta ma quando norma è chiara non va interpretata. Lavoratore chiama INPS e denuncia: INPS ha obbligo di attivarsi quindi deve trasmettere denuncia a datore di lavoro e procedere con ispezione. Denunce sono poche. Denuncia avrebbe dovuto far scattare termine di prescrizione decennale ma ora si interpreta dicendo che è sempre di 5 anni. Per 10 anni in cui lavoratore ha lavorato e datore non ha versato contributi cosa succede? Se diritto si è estinto per prescrizione non si dovrebbe poter fare nulla. In realtà nostra corte cost di fronte a idea che lavoratore dovesse scegliere tra denunciare irregolarità rischiando licenziamento e aspettare che finisse rapporto dice che per retribuzione in corso di rapporto non corre prescrizione. Si calcola da quando rapporto si è interrotto. Lavoratore ottiene tutta differenza retributiva mentre contributiva prescritta. E i primi 10 anni? Creditore è INPS. Ma 2116 risponde perfettamente: chi risponde di 10 anni prescritti? Datore è resp per danno che ha prodotto che va analizzato in concreto: esempio non matura diritto alla pensione per colpa di quei 10 anni, oppure matura pensione inferiore. Come si calcola questo danno? Art prevede anche principio di automatismo delle prestazioni: in realtà è stato di fatto modellato dalla giurisprudenza. Lezione 17 Contribuzione: conseguenze che derivano da omissione contributiva. Norme in rilievo sono norme del codice che si fa carico di esaminare la situazione a 2115 e 2116. Perché completezza nel codice? Legislatore del codice del 42 si trovava in sistema dove non esistevano fonti sovraordinate, non c’era una costituzione: fonte di legge era fonte centrale infatti nelle preleggi il sistema delle fonti è pieno di fonti secondarie ma primaria è solo legge. Legislatore del codice aveva idea che fosse la descrizione completa del sistema: nelle norme del codice c’è intero ordinamento. Di qui una serie di norme di rinvio alle leggi speciali e di chiusura che rendevano applicabili i principi generali: rischio precostituito: questione se attraverso 1886 si possa fare riferimento a sistema delle assicurazioni private. Quando legislatore codifica nel 42 ha già davanti leggi istitutive del sistema previdenziali: leggi del 35 e del 39 (risistemazione del sistema previdenziale) che contenevano tutto. Noi dobbiamo ora provvedere a fare mosaico prendendo pezzi di legge per ricostruire il quadro, legislatore del 42 aveva riferimento più semplice quindi mantiene nel codice solo principi generali. - Art 2115: contribuzione grava su entrambi i sogg del rapporto in misura uguale (poi si perde misura uguale, rimane in complementare). Responsabilità grava tutta in capo a datore per versamento contributi che ha diritto di rivalsa. - Art 2116: contiene 2 principi: 1) automaticità prestazioni: nelle assicurazioni private se non si paga premio il contratto non opera. Sono tenuto se tu adempi. Per rapporti costituiti in nero e per retribuzioni per cui non è stato versata contribuzione tempestivamente allora il lavoratore non ha tutela? Principio fin dall’inizio scardinato perché INAIL ha organizzazione di tipo privatistico ma conosce correttivi che servono a garantire esito di tutela nel caso in cui lavoratore non possa più lavorare. Accertamenti seguiranno. Si accetta rischio che non risponda nessuno quindi onere rimane in capo a INAIL. Quindi INAIL logiche privatistiche e accetta rischi. Art dice che anche se non è stata fatta contribuzione istituto previdenziale c’è: vale per INAIL e per INPS ad esempio per indennità di disoccupazione: Esempi: - lavoratore si infortuna e non può lavorare: inizialmente INAIL diceva che era stato appena assunto: logica  quando lavoratore si faceva male il datore correva a dichiarare il rapporto dicendo che lavoratore era stato appena assunto. In parte era vero che danni accadevano nei primi giorni perché non erano esperti. Principio di automaticità consente a INAIL di dire che anche se denuncia è tardiva e in assenza di denuncia di rapporto di lavoro INAIL interviene comunque. - Stessa regola si applica per casi in passato frequenti di lavoratori precocissimi impiegati in attività al di sotto di età consentita dalla legge. Principio di automaticità sconfina in prestazione vietata (di minore). Mancata dichiarazione perché NON può essere dichiarata prestazione di 12enne. 2116 sembrerebbe sanare ogni omissione. Lo stesso legge del 1839 prevede per indennità di disoccupazione: diritto a prestazione anche se non ha versato contributi. prima eccezione: prova del rapporto di lavoro deve essere SCRITTA. In caso di INAIL la prova è documentale (es: verbale ambulanza). Quindi prova scritta. Prestazione dovuta anche se lavoratore non ha contribuito, salvo diverse disposizioni di leggi speciali o norme corporative. INPS dà lettura di art molto limitativa, a differenza di INAIL. INPS lo legge nel senso che correla applicazione di questo principio a possibilità di riscuotere i contributi cioè alla possibilità/situazione che contributi non siano prescritti. Se ho rapporto che per 15 anni si svolge in nero, quando mi rivolgo all’INPS per denunciarlo INPS risponde che ultimi 5 anni non sono prescritti, ma per precedenti 10 il contributo è prescritto e non ravvisando in dichiarazione denuncia art 3 ma applicando diritto vivente di 5 anni, non risponde. Limitato principio di automatismo alle annualità non prescritte ma questo non c’è scritto nel codice, è frutto di interpretazione. 2116 interpretato nel senso che consente a INPS riscossione. Visto che titolare di credito è INPS e solo quando non riesce a riscuotere risponde, ma se ha perduto il credito per colpa di lavoratore che non ha fatto tempestiva denuncia, per crediti fatti prescrivere INPS non risponde. Modifica del sistema INAIL in cui si risponde comunque anche accollandosi rischio che non ci siano fondi. INPS si avvantaggia del fatto che nella pratica quasi mai INPS coinvolto nel contenzioso ed evocato in giudizio. Cassazione questa estate ha cambiato il suo orientamento: litisconsorzio con INPS che partecipa al giudizio. 2116 comma 1 limita possibilità di applicazione: si applica solo per ultimi 5 anni. Caso particolare in cui potrebbe applicarsi per più di 5 anni: denuncia ma continua a lavorare ma è molto raro. INPS equiparato a soggetto privato e costretto a partecipare a tutti i processi del lavoro. presenza di INPS in giudizio vista come ostacolo a definizione consensuale (delle cause iscritte al ruolo quindi depositate in cancelleria del tribunale, una percentuale del 30% non viene mai decisa perché le parti trovano accordo transattivo che definisce le pendenze: nelle cause dove è parte INPS non accade quasi mai-solo quando valore di causa è molto alto-, ma quando sono privati è quasi la regola). 2) risarcimento del danno nell’ipotesi in cui i contributi non possano essere più versati perché prescritti: termine di prescrizione contributi modificato dalla legge Dini Treu per rendere meno devastanti accessi ispettivi di INPS e consentire a lavoratore termine di prescrizione più ungo di quello abbreviato a 5 anni: in linea con corte cost che lamentava il fatto che lavoratore non è pienamente libero quando chiede adempimento del datore  rischia licenziamento. Non è vizio di volontà ma corte cost afferma che la norma è incostituzionale dove non fa decorrere momento in cui far partire prescrizione dal momento della fine del rapporto. Esigenze di cassa INPS impongono soluzione diversa: magistratura interpreta comma 9 e 10 dicendo che prescrizione è sempre di 5 anni. Termine 10 anni limitato a ipotesi in cui si tratti di atti interruttivi tra momento di pubblicazione legge e momento in cui legge entra in vigore. Mai visto mettere insieme regola generale con provvisoria. Questa interpretazione è illogica, ci mette più di 20 per consolidarsi ma ormai è interpretazione del diritto di mente: giudice per quanto gli si possano proporre argomenti interpretativi diretti a sovvertire le massime consolidate oppone che la giurisprudenza ha preso un certo orientamento. Questione del risarcimento del danno per anni prescritti: prescrizione in genere estingue il diritto, ma qui la situazione è diversa. Comma 2 art 2116: nei casi in cui secondo tali disposizioni le Sanzioni amministrative e civili: dove sta differenza? Amministrative sono pecuniarie quindi difficile distinguere quelle civili. Ma distinzione ha rilievo fondamentale perché sanzioni amministrative non passano agli eredi mentre civili sì. Non sempre è chiaro quando si tratti di sanzione civile e quando amministrativa. Distinguere su base funzioni: civili reintegrano creditore di perdite dovute a pagamento tardivo mentre amministrative hanno effetto afflittivo. Fino al 2000 sanzioni amministrative pecuniarie si aggiungono a civili ma rendono pagamento troppo oneroso. Non ha soldi per pagare  fallisce. Se chiude attività INPS non ha né contribuzione, né sanzioni, né pagamento. INPS ha interesse a introitare sanzione da omessa contribuzione fa presente il problema dicendo che attività sanzionatoria è a perdere perché peggiora l’economia. Crediti rimangono insoluti. Per principio di automaticità il danno per INPS è doppio perché non ha pagati i contributi omessi e non essendo prescritti equivalente monetario grava su spalle di INPS. Giurisprudenza tende a qualificare tutte le sanzioni come civili perché amministrative nel 2000 vengono quasi tutte cancellate perché troppo gravose. Cosa accade per atti di accertamento che sono stati notificati prima che la sanzione amministrativa venisse abrogata? Se destinatario le impugna in genere aspetta a pagare quindi se si abrogano nel 2000 è possibile che davanti a giudice sia pendente causa instaurata nel 1993 dove si chiedono 20 mila euro di contributi ad esempio. Quale diritto deve applicare giudice? Del 2000 o del 1993? Ci si chiede se ad amministrative si applica retroattività in bonam partem oppure tempus regit actum. Giurisprudenza non fu dell’idea di applicare principio penalistico, si applica dunque tempus regit actum: nel 93 dovevi pagare tot, fai impugnativa per prendere tempo (anche se non sospende esecutorietà), ma non ti puoi avvantaggiare della modifica sopravvenuta. Sanzioni civili: sono una forma di rafforzamento dell’obbligazione: interesse moratorio/penale concordata tra le parti. Anche negli statuti ci sono previsioni che incrementano misura del debito per pagamento tardivo. Se pagare oggi avesse stesso importo di pagare domani nessuno pagherebbe oggi. Dobbiamo distinguere due ipotesi: omissione in senso stretto e evasione contributiva: INPS tratta tutto come evasione. - Omissione: sanzioni modeste quando inflazione era più alta. Mancato pagamento di cui il primo ad essere consapevole è proprio imprenditore. A parte caso della omissione in senso stretto c’è evasione. Omissione è mancato pagamento di cui il primo a esserne consapevole è imprenditore. In omissione imprenditore dichiara di voler pagare ma di non poterlo fare in quel momento e quindi dice che lo farà più avanti, ammette la sua condotta. - Evasione: ipotesi di sanzione penale: non dichiaro e se nessuno se ne accorge imprenditore si salva. Le due fattispecie sono molto diverse quindi le sanzioni dovrebbero essere diverse. al di là del fatto che si applichi o meno sanzione penale le sanzioni sono più robuste. INPS applica sempre 60. Processo Di vario tipo: prima ipotesi: lavoratore chiede prestazione e se la vede negare. Chiede ad esempio pensione di inabilità, indennità di accompagnamento (indipendentemente dal loro reddito diventano inabili a fare qualsiasi cosa da soli) e se la vede negare. Pensione di accompagnamento: indennità perché qualcuno nella famiglia deve assisterlo e viene meno guadagno. Domanda fatta in via telematica: singolo lavoratore deve farsi dare codice identificativo i SPID o può farlo fare da patronati che sono associazioni ma in certi casi hanno forma di attività imprenditoriale: sono nati come emanazione del sindacato che dava assistenza a lavoratori con i loro servizi (tipo servizio contenzioso: al posto di andare da avvocato vanno da sindacalista vertenziere che spiega loro se hanno ragione o meno), servizi di collocamento ecc.. Sindacato dà tutele agli iscritti ma quando lavoratore va in pensione questo viene meno. Gli si offre servizio di mediazione per rapporti con INPS che paga patronato per un certo importo per pratica variata. Finanzia il sindacato indirettamente così? No, INPS così risparmia costi di quelle che sono relazioni con il pubblico. Patronato dunque fa da filtro: lavoratore incontra sindacalista e i rapporti così sono diretti. INPS paga patronati perché la sgravano da attività. Patronato lo fa per solidarietà. Primo tipo di contenzioso: lavoratori che chiedono prestazioni all’INPS, datore non ha più ruolo. Secondo contenzioso: lavoratore quasi non c’è  INPS che si rivolge a impresa per dire che non ha pagato contributi. contenzioso suscitato da ispettori INPS. Esempio: ispettore vede che ci sono 40 dipendenti e non i 10 dichiarati. Fa verbale dove soggetti rilasciano dichiarazioni (altrimenti resistenza a pubblico ufficiale). Dichiarazioni rese agli ispettori però non sono delle testimonianze (solo quella resa davanti al giudice che si forma alla luce del contraddittorio). Dichiarazioni vanno confermate davanti al giudice. Terzo tipo: tutti e 3 i soggetti coinvolti: lavoratore lamenta omissione contributiva (come ispettore nella ipotesi precedente). Terza famiglia confusione: non possono esserci processi diversi. Questo costituisce scostamento dalla regola generale che dice che per provvedimenti emanati da pubblico sono di giurisdizione di giudice amministrativo. Si riconosce invece competenza del giudice ordinario perché questione riguarda diritti e non interessi legittimi (tutelati da giudice amministrativo). Processo del lavoro: abbiamo in cpc un riparto di competenza. Criteri per ripartizione: per materia e per valore. Non importa qui criterio del territorio. Per controversie che hanno ad oggetto rapporti di lavoro e previdenziali art 409 ss 442 ss individuano nella magistratura sezione specializzata: nella magistratura non tutti i giudici hanno cognizione di tutte le controversie. Giudice che sollecitato a decidere controversie di questo tipo finisce per specializzarsi. Questo velocizza e snellisce la giustizia. All’interno di questo processo alcuni articoli da 442 a 447 si occupano di controversie previdenziali: controversie occupano anche quarta ipotesi in cui è ente previdenziale privato ad essere convenuto. Tutto viene discusso davanti al giudice del lavoro. Caratteristiche del rito: - Quando controversia intercorre tra sogg privati si fatica a distinguere quando controversia è di previdenza o lavoro. - Quando abbiamo controversia tra ente previdenziale e singolo, il singolo fa valere accertamento situazione di diritto e chiede pagamento. - Controversia iniziata da INPS per riscossione diverso: ha problema di flussi di cassa. INPS deve riscuotere. Ha quindi una attività ispettiva e di solito su 10 ispezioni con 8 si guadagna qualcosa quindi si scoprono irregolarità. C’è problema di riscossione: garantire a INPS forma velocizzata per ottenere titolo esecutivo perché semplice accertamento di mancato pagamento non ha valenza di ingiunzione mancata di pagamento. Accertamento è vincolante perché fa piena fede fino a querela di falso. Non si rinuncia a forma di controllo giudiziale altrimenti sarebbe stato di polizia nel quale fa tutto amministrazione e non ci sono mezzi di tutela giurisdizionale. Garanzia di stato di diritto è potersi rivolgere a giudice. Riscossione ha oscillato negli anni: varie soluzioni proposte (nel libro: ingiuntivo, ruolo). - Che valore hanno le dichiarazioni raccolte dai pubblici funzionari? Sono inserite in un verbale che fa piena prova MA la prova che fa il verbale è prova di ciò che il verbalizzante dichiara di avere visto o di essergli stato riferito: il verbale cosa prova? Art 2699 atto pubblico. 2700 efficacia di atto pubblico: piena prova fino a querela di falso di provenienza e di dichiarazione fatta ad ufficiale: notaio dichiara che Tizio ha detto X. Portata probatoria limitata a ciò che soggetto dichiara. Si può solo chiamare il lavoratore in giudizio per ripetere le stesse dichiarazioni: deposizione testimoniale si limita come in procedimenti penali ha lettura di verbale e richiesta di conferma. Dichiarazioni possono essere smentite in giudizio quindi cosa si fa? Ispettori si fanno furbi: fanno descrizione dettagliata. Inoltre legge Biagi aveva previsto forma di certificazione: quando sussistono incertezze su genuinità di rapporto posto in essere si può chiedere accertamento preventivo ad attività di vigilanza. Ispettori continuano a fare ispezione ma loro verbale non avrà valore di determinare inefficacia di certificazione perché essa prevale: in casi in cui rapporto è certificato è a INPS che spetta l’impugnativa. Questi casi sono molto rari. Lezione 19 Tutela dei diritti individuali: controversie sono relative o a prestazioni o a pretesa degli istituti quindi INPS fa accertamento e verifica che datore non ha versato contributi o ne ha versati meno. In questo contenzioso è competente giudice del lavoro. Terzo tipo di contenzioso è il più frequente ed è controversia di lavoro. Quello in cui INPS è soggetto terzo perché si tratta di conflitto che vede contrapposto datore e lavoratore: INPS coinvolto per aspetto contributivo: se lavoratore fa causa a datore e vede riconosciuto credito non sarà di tipo retributivo (salvo per danno) e se retributivo INPS è titolare di credito contributivo. Lavoratore dice di aver svolto attività di livello superiore quindi datore deve versare differenza retributiva  datore condannato a pagare retribuzioni. Aumentando retribuzione  aumenta contribuzione quindi INPS non è soggetto necessario al processo (litisconsorte necessario) MA bisogna notificargli il processo. Questo fino a questa estate. Attore se agisce senza evocare tutti i soggetti che subiscono effetti sentenza si vede ordinata la integrazione del contraddittorio. Fino a questa estate INPS non era contraddittore necessario. Questa estate invece cassazione ha cambiato orientamento: quando c’è questione di contributi INPS deve essere evocato  allineati i termini di prescrizione di diritto a retribuzione e contribuzione. Allora si dovrà integrare il contraddittorio. Aspetti tecnici: - Presenza di INPS in giudizio: non vuol dire che deve partecipare, ma che deve essere messo in grado di partecipare (gli deve essere notificato il ricorso ovvero l’atto di avvio del processo). INPS allora può limitarsi a segnare nelle evidenze che c’è atto interruttivo quindi che contributi che potrebbero emergere non possono considerarsi prescritti. - Questione della posizione del lavoratore nel processo che vede contrapposti datore di lavoro e istituto previdenziale: problema è che datore non ha versato contributi giusti: INPS chiede soldi al datore che si difende dicendo che lavoratore non capiva le domande che gli venivano poste. Lavoratore ancora dipendente, ha paura di essere licenziato ad andare contro al datore. Problema è posizione del lavoratore perché testimone dovrebbe essere soggetto che non ha interesse nella causa, dovrebbe essere un soggetto terzo. A lungo si è dubitato di capacità di lavoratore di testimoniale e poi la si positivizza perché sentenza di questo tipo non è erga omnes quindi si può ripetere il processo. - Quando è il lavoratore pensionato che chiede che gli sia riconosciuta prestazione pensionistica, che sia rideterminato importo pensione  quando riguarda dipendenti pubblici la cognizione della causa spetta alla corte dei conti e non a giudice ordinario perché in passato queste prestazioni erano viste a carattere assistenziale e gravavano su bilancio stato. corte dei conti applica rito del lavoro, Rito del lavoro 442,443,444 Competenza territoriale: persona che deve fare causa deve sapere a che tribunale deve rivolgersi, ci sono per questo criteri di riparto che vanno su base territoriale. Competenza funzionale: giudice del lavoro. Qui parliamo di competenza territoriale. Se è questione di contributi si segue il criterio della sede dell’INPS. Quando è il pensionato che fa causa 444 cpc comma 1 si segue criterio speciale della propria residenza. Prima c’era la figura del pretore che ora è stata eliminata. Altro aspetto tipico: ricorso preventivo amministrativo o in autotutela: norme 443 cpc ss: se faccio causa a INPS e sono lavoratore e ho ragione  giudice condanna INPS a spese processuali. Perché INPS deve essere subito evocato in giudizio? Bisogna dare a INPS e a INAIL possibilità di anticipare decisione finale  possono esserci casi in cui mancato riconoscimento di prestazione è solo frutto di disattenzione. Per evitare le cause usando un filtro preventivo: imposto preventivo ricorso amministrativo  causa non può essere iniziata se prima non viene proposto ricorso amministrativo e se non viene proposto la causa non va avanti (ma si condanna alle spese). Giudice domande. Province vengono meno. Dipendenti cosa fanno? Chiedono trasferimento ad altri enti. Chi gestisce servizi di collocamento? La stessa provincia. Questo lungo periodo di quasi 20 anni in cui si era cominciato a mettere in piedi questo servizio viene svuotato: arriva riforma Renzi che istituisce nel 2015 agenzia nazionale di collocamento quando 15 anni prima era stata regionalizzata. Risultato complessivo è che si torna al punto di partenza perdendo 20 anni, manifestando incapacità al cambiamento. Ci sono voluti anni per trovare standard informatico: nel 1997 c’erano già sistemi avanzati quindi volevano fare banca dati nazionale. Ci si aspettava di individuare standard informatico entro un anno ma questo non si raggiunge e banche dati non interagivano tra di loro e non si aggiornavano. Abbiamo per lunghi anni conosciuto una totale assenza di politiche di sostegno ai disoccupati. Fino ai primi anni 90 si indirizzava a divieto di licenziare i lavoratori (come oggi con la pandemia). Quando nel 1991 si è trasposta direttiva si fa legge 223 e si pone il problema della disoccupazione. Ora servirebbe, avendo sostegni economici, un collegamento con politiche attive del lavoro ma questo collegamento lascia a desiderare. Servirebbe anche un collegamento con le politiche assistenziali di contrasto alla povertà: questo perché la povertà è spesso un risultato ultimo frutto di maturazione progressiva che consegue a perdita di lavoro. 2 anni fa quindi si è introdotta misura universale di tipo non assicurativo: se sei in una certa condizione (sei povero) ti diamo assistenza. Accade che nei paesi dove queste previsioni esistono da tanti anni si sa che bisogna coordinare. Livello del reddito di cittadinanza così elevato che rischia di superare indennità di disoccupazione e questo scoraggia: lavoratore non cerca lavoro. Si introduce questa cosa senza dibattito pubblico. Come fa Italia fino a 1991 a evitare licenziamenti di massa? Divieto sostanziale di licenziamento. Questo ha avuto un costo enorme. In quegli anni si era molto discusso di questo divieto perché si concretizzava in intervento di cassa integrazione guadagni. Indennità di cassa integrazione. Questo dà luogo a forti abusi. C’era sistema poco attento alle uguaglianze e anche molto costoso: se eri dipendente di grande impresa nessun problema  cassa integrazione anche se impresa non c’era più. Invece, se si usciva da recinto di cassa integrazione la prospettiva era dei famosi 40 cent al giorno. In questi ultimi 20 anni abbiamo riconosciuto parziale riequilibrio: limitare intervento cassa integrazione + incentivare indennità. Decreto 2015 interviene in questa direzione, ma questo decreto non convince e nel 2017 viene smantellato. C’è pressione per ritorno alla cassa integrazione. Idea di indennità NASPI uguale per tutti è molto forte. Legge Fornero e Jobs act in questa direzione. Lezione 21 Sostegno al reddito quando viene meno con funzione di ponte per traghettare lavoratore da un posto all’altro, ma deve anche facilitare possibilità di trovare nuove occasioni di lavoro. ci sono momenti storici in cui le due funzioni vanno di pari passo quindi date alla stessa istituzione. I due sistemi seguono oggi criteri diversi: INPS si occupa di naspi e cassa integrazione, mentre politiche attive del lavoro sono passate dallo stato alle regioni e poi date alle province ma quando sembrava che province dovessero essere soppresse politiche rimangono in sospeso tanto che lavoratori avevano chiesto trasferimento individuale e poi cost rimane inalterata quindi rimangono in capo a province ma Jobs Act crea agenzia con compiti di raccordo. Trattamento di disoccupazione Norme delle leggi degli anni 30 (decreti 35 e 39). Nel 2012 la legge Fornero è intervenuta e ha ribattezzato indennità di disoccupazione come assicurazione sociale per l’impiego. Dopo 3 anni ASPI diventa NASPI. Quando è stato riformato art 18 con decreto lgs 23 del 2015 si procede a riformare ASPI con decreto 22. Legame tra licenziamento e indennità disoccupazione era alla base di Jobs Act. Condizioni: in origine le condizioni erano che si doveva maturare certa contribuzione per avere diritto a retribuzione che durava 6 mesi ma se trovava nuovo lavoro nei 6 mesi si sospendeva il pagamento. Questo sistema aveva un vizio cioè che siccome la maturazione dei requisiti era onerosa, lavoratori che avessero avuto impieghi brevi sarebbero rimasti privi di copertura previdenziale perché non maturavano i 6 mesi. In passato si era creata indennità a requisiti ridotti che veniva riconosciuta a chi avesse fatto 13 settimane (un quarto dell’anno). Indennità a requisiti ridotti garantiva a questi soggetti un pagamento che avveniva a marzo dell’anno successivo. Questo era un elemento negativo. Man mano che fascia di lavoratori precari si dilatava si avvertiva pressione nel dibattito pubblico  tentare di rendere universale la prestazione. Riconoscerla come prestazione per tutti, anche chi avesse esperienza lavorativa breve. Tendenza va di pari passo con quella che colpisce cassa integrazione che era considerata come una posizione di privilegio. In questa direzione si muove legge Fornero e viene confermata da decreto 22 del 2015. Le condizioni sono aver maturato almeno 13 settimane di contributi effettivi (3 mesi) con un periodo di riferimento che è stato elevato a 4 anni. Fa domanda in cui indica a INPS le 13 settimane in cui ha lavorato 4 anni prima della domanda. Perché si tiene conto di periodo così lungo? Possono esserci situazioni di disoccupazione volontaria. La stessa costituzione art 38 comma 2 assicura contro disoccupazione volontaria. Terza condizione: lavoratori devono essere immediatamente disponibili a nuovo lavoro. questa si chiama condizionalità: fa venire meno il diritto se c’è offerta che non viene accettata. Ma la modesta funzionalità di servizi all’impiego fa sì che condizioni si creano solo in limitate ipotesi. Quanto dura la NASPI? Una volta il sistema era più rigido, oggi si applica criterio per cui la prestazione viene ad essere riconosciuta in misura pari alla metà delle settimane di contribuzione versata. In molti paesi il periodo del pensionamento è preceduto da disoccupazione. Reddito di cittadinanza dovrebbe coordinarsi con trattamento di disoccupazione. Condizioni per maturare NASPI: - 13 settimane di contributi in 4 anni - 30 giorni di lavoro in ultimo anno - Dichiarazione di immediata disponibilità Importo corrisposto per metà delle settimane di effettiva contribuzione con precisazioni: 1) Indennità si va via via riducendo: dal terzo mese si riduce importo del 3%. Con riduzione il lavoratore che percepisce indennità su base mensile si rende conto che i soldi iniziano a scarseggiare. 2) C’è limite alla indennità: correlata a importo retribuzione. Ma anche dirigenti ne hanno diritto. Come viene finanziata indennità di disoccupazione? Triplice fonte: - Primo prelievo per le imprese fatto in busta paga: 1.61%. - Indennità per i lavoratori assunti a termine Fornero: idea che il lavoro a termine dovesse costare di più perché se io vado in un negozio e compro abbonamento rispetto a pagamento di 12 mensilità mi fanno sconto  se assumo per 3 mesi devo maggiorare retribuzione. Principio di parità di trattamento per lavoro a termine. In molti paesi tipo Germania fino a 20 anni fa lavoratori a termine venivano pagati in nero perché considerati un “secondo reddito”. Poi si è ragionato per parità di trattamento. In Italia si sarebbe voluta introdurre maggiorazione per i lavoratori a termine. Si discute a lungo perché introdurre barriere a lavoro a termine voleva dire incoraggiare evasione e scoraggiare le assunzioni. La base di popolazione attiva è talmente modesta che se si introducono restrizioni all’ingresso lavorerebbe solo 1/3 popolazione. Si mantiene parità di trattamento ma si maggiora carico contributivo: lavoratori a termine costano di più  si disincentiva assunzioni a termine ma nonne beneficia il singolo lavoratore ma tutti. Maggiore contribuzione versata a NASPI. Si introduce ticket sui licenziamenti sempre per finanziare NASPI. Quando in passato fino al 97 avevamo limiti importanti a assunzioni a termine, dal 55 in avanti carico contributivo maggiore per ore di straordinario. - Versamento contributivo aggiuntivo in caso di finanziamento Si apre discussione su requisito della involontarietà della disoccupazione: per essere indennizzata disoccupazione deve essere involontaria perché art 4 cost ha coloratura etica: quando si dice che lavoro è diritto, immediatamente si aggiunge che è anche un dovere. Diritto al lavoro è riconosciuto a tutti. Promosse le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Comma 2: dovere. Molti si pongono questione che con forme di assistenza si garantisce il “parassitismo”. Italia repubblica democratica fondata sul lavoro: perché diamo soldi a persone per non lavorare? È giusto? Dovere di art 4 comma 2 dovrebbe spingere a mandare le persone a lavorare? Discussione attraversa tutto il 20 secolo. Noi abbiamo introdotto tardi questi strumenti assistenziali. Prospettiva nella quale si valuta requisito della involontarietà: la nostra cost in coerenza con art 1 e 4 dice che indennità viene riconosciuta ma è extrema ratio, lavoratore deve fare del suo meglio per trovare lavoro. I costituzionalisti hanno da subito colto aspetto e corrispondenza e hanno detto che in certi casi assegno di mantenimento dato a chi è inidoneo al lavoro. Involontarietà in cosa si concreta? - Lavoratore che si dimette non ha diritto alla NASPI: aveva il lavoro. - Lavoratore licenziato per giusta causa: disoccupato involontariamente ma è colpa sua. Qui si è corretto: non perde il diritto ma c’è sanzione: diritto matura decorsi 30 giorni. Diritto riconosciuto solo a partire da ottavo giorno. 8 giorni perché potrebbe trovare lavoro in questi giorni. - Licenziamento con preavviso: indennità corrisposta al termine del preavviso. (licenziamento in tronco  condizione che non permette prosecuzione del rapporto di lavoro. Altra ipotesi: licenziamento con preavviso: lavoratore ha diritto al preavviso, o quando preavviso non è lavorato ma monetizzato ha importo pagato in un’unica soluzione. Qui non ha diritto dopo all’ottavo giorno perché in preavviso è stato pagato. - Lavoratore che si dimette per giusta causa: 2118, 2119 si riferiscono sempre alle parti del contratto quindi non parlano di licenziamento ma di recesso. Ipotesi che viene in rilievo è lavoratore che si dimette ma lo fa per giusta causa quindi per colpa del datore: ad esempio datore non lo pagava. Diritto al preavviso, quindi a vedersi riconosciuta retribuzione maturata nel periodo del preavviso che dipende da livello di inquadramento. Lavoratore va da INPS a dire che si è dimesso per autotutelarsi. Non serve che sia il giudice ad accertare. INPS riconosce diritto a indennità per chi si dimette per giusta causa. Giusta causa: mancato pagamento retribuzione, molestie sessuali. Art 2087 cc: datore deve tutelare personalità morale del lavoratore. INPS come fa a credere a molestia? Se datore di lavoro viene denunciato in sede penale e la querela denunzia viene presentata a INPS  INPS riconosce. - Rapporto di lavoro interrotto consensualmente: ne abbiamo parlato con esodi incentivati: incentivo è un corrispettivo della rinunzia a impugnare licenziamento. Impugnativa di licenziamento è azione molto diffusa e raramente giudici condannano a spese. Quindi nella pratica emerge che grandi società disponibili a negoziare con i lavoratori prima del licenziamento una sorta di chiusura tombale. Impresa straniera in Italia vuole chiudere filiale  Impresa potrebbe intimare licenziamento collettivo ma teme che giudice possa ritenere che attività non cessi. Prima del Jobs Act in questi casi sanzione era unica ed era reintegra. Società si chiedeva perchè dovesse affrontare processo in Italia. Impresa chiede cosa vogliono lavoratori per rinunciare a fare causa, ci sono anche accordi collettivi per stabilire quanto dare. Oppure si fanno contratti individuali. Problema: se impresa sta chiudendo provvedimento è solo apparentemente volontario. Fino ad epoca recente INPS negava qui la NASPI. Quindi in epoca recente per facilitare questi accordi si è previsto che in particolari condizioni lavoratore può individualmente sollecitare intervento di ufficio del lavoro e squilibrio. Art 10 comma 2 e 3 non è novità in sé perché in questi casi si è operato in passato con provvedimenti ad hoc. Art 22 bis: dove si prevedono proroghe per tutta una serie di ipotesi. Si interviene con provvedimenti puntuali (cassa in deroga) o sulla durata come 22 bis. Come funziona? Problema di finanziamento: chi finanzia? - Ordinaria è sistema assicurativo perché finanziato da imprese e lavoratori. Lo stato non entra. Domanda per finanziamento cassa ordinaria è fatta all’INPS che funge da segreteria. La commissione che decide se accettare domanda è bilaterale: formata da rappresentanti lavoratori e imprese. Rischio: qualche domanda non veda accoglimento. Regime processuale particolare perché se domanda non viene accettata la cognizione quindi competenza giurisdizionale è del tribunale amministrativo. Respinta anche perché domanda non è correlata di tutti i documenti: in straordinaria bisogna fare piano industriale, in ordinaria basta motivare la causale. - Straordinaria finanziata in gran parte da interventi pubblici. Decisione non si può lasciare a imprese e sindacati che decidono in ordinaria perché i soldi sono i loro. Nella straordinaria INPS fa sempre attività di segreteria ma è il Ministro del Lavoro che decide. Ambito di discrezionalità politica. Cambia la partecipazione dell’impresa agli oneri complessivi: fino al 2015 impresa partecipava in misura modesta, con il 2015 una delle prime norme individua oneri di finanziamento gravosi. Come si prepara la domanda? Nella cassa ordinaria istruzione spesso è minima soprattutto se ci sono eventi imprevisti. In straordinaria è più complicato: vicenda si sovrappone a ipotesi di licenziamenti collettivi. Sono casi molto frequenti. Procedura coinvolge il sindacato: impresa si rende conto di crisi, manda comunicazione al sindacato con le ragioni della crisi, sindacato può chiedere un esame congiunto che ha ad oggetto la veridicità della situazione di crisi perché a volte datore dichiarava di essere in crisi per avere aiuti. In esame congiunto si mescola materia di licenziamento collettivo. Quindi confronto sindacale spesso è lungo e complicato. Si scontrano 2 tradizioni: primo modo di intenderlo è al ribasso: gestione in cui si tira su il prezzo. Altra modalità: ci si confronta sui piani. Se si trova accordo i licenzi collettivi hanno tutela privilegiata con possibilità di contestazione individuale. Se accordo non si raggiunge ci sono penalizzazioni. Datore presenta domanda che segue criteri già visti. Lezione 23 Novità in legge Fornero del 2012 che il legislatore del 2015 riprende: fondi integrativi o bilaterali. Discorso alla base: si è accusato il sistema di cassa integrazione di essere selettivo, mirato solo a tutelare lavoratori di grande industria manifatturiera. Ci si chiede se si deve estendere forma di intervento: estensione consegue al fatto che la legge del 1991 ha recepito in Italia direttiva di fine anni 70 di garanzie in caso di licenziamento: fase preliminare al licenziamento di esame congiunto con il sindacato per trovare soluzioni alternative. Legge Fornero interviene e dà vita a sistema complicato perché non erano mancati settori nei quali le imprese si erano organizzate da sole: legge 92 poi decreto 198 dice che se ci sono dei fondi preesistenti valgono ma se non ci sono dal 1 gennaio 2016 imprese con più di 5 e meno di 15 dipendenti che non rientrano in cassa integrazione sono assoggettati a prelievo contributivo gestito da INPS. Assegno di solidarietà classica. Vicenda importante perché è un incremento dei contributi ma contribuzione non è tutta di INPS perché dove ci sono già fondi bilaterali INPS si arrende. Quando c’è stata la crisi il governo ha preso soldi e li ha caricati in cassa integrazione per gestione speciale COVID e poi ha dato denaro a FIS. Contemporaneamente ha dato soldi a fondi privati. Non c’è obbligo di applicare contratto collettivo: dubbio è se impresa non iscritta ad associazione sindacale ma tacitamente li applica deve applicare anche parte di finanziamento del fondo? risposta è che quella parte in cui si prevede finanziamento rientra in parte obbligatoria quindi non si estende però nella prassi il problema si pone molto spesso. Fondi di solidarietà sono una forma di pre pensionamento: abbiamo avuto fino agli ultimi anni del secolo scorso una legislazione che in varie forme ha consentito pensionamento anticipato ma queste comportano spese elevate. Divieto non vale per i fondi di solidarietà perché credito è pagato da impresa (esodati). Le banche hanno abbandonato le filiali. Imprese dicono che vogliono pagare e rimangono al fondo per massimo 5 anni finchè maturano diritto a pensione. Creazione dei fondi per INPS è guadagno netto perché non possono pagare se non in ipotesi in cui abbiano già capitali. Non possono pagare in assenza di capitali. Fondo di garanzia del TFR: diritto UE sentenza Francovich: dipendente si impresa italiana che fallisce. In quel momento avevamo (prima di riforma del 2005 decreto 252: imprese grandi TFR versato a fondi previdenza complementare o INPS) TFR come partita del bilancio. Francovich aveva lavorato per tanti anni in quella società che poi fallisce e quando chiede di avere pagamento TFR  il fallimento gli dice che non ci sono soldi. Quindi il suo credito sarà soddisfatto con moneta fallimentare. Ciò significa che quando c’è fallimento si procede ad azzerare azioni esecutive fallimentari. Unica garanzia del lavoratore è riconoscergli previlegi: primo a essere pagato. In altri paesi ci si accorge che questo è un privilegio solo di nome quindi si prevede l’assicurazione del credito che è norma molto diffusa nella quale ci si assicura contro rischio di inadempimento. Avvocato di F si rende conto che in normativa europea c’è direttiva che impone ai singoli stati di realizzare questo sistema. Se stato avesse trasposto la direttiva non ci sarebbe stato questo danno. Direttiva del 1980 sostituita da 94 del 2008: Italia dopo F prevede che ogni impresa debba versare 0,20%. Obbligo eliminato per comprese con più di 50 dipendenti perché lì si paga mese per mese. Poche imprese che hanno TFR come debito. Serve dichiarazione che impresa è fallita. Si manda documentazione che viene analizzata. Riparto di fallimento ha tempi molto lunghi ma il lavoratore non può perdere troppo tempo. Decreto 80 consente al lavoratore che abbia fatto domanda tempestivamente e che abbia credito accertato di rivolgersi direttamente a INPS. INPS riconosce credito e lo paga ma per due mensilità in più deve aspettare distribuzione del ricavato del fallimento. In sintesi: forme di previdenza dirette ad agevolare lavoratori quando sono ancora attivi  indennità di disoccupazione e cassa integrazione. In elenco di queste assicurazioni minori abbiamo parlato di assicurazione del pagamento TFR decreto 80. Peculiarità di questa assicurazione: costituita con provvedimento a seguito di vicenda Francovich. Nel 1992 si approva decreto che dà disciplina a norma: tutela contro il rischio della insolvenza cioè che credito retributivo rimanga inadempiuto nei limiti del TFR delle ultime 3 mensilità, parte eccedente pagata con moneta fallimentare. Nel nostro sistema continua a operare fallimento cioè procedura concorsuale che sospende individuali ed è esecuzione vigilata dal tribunale. Se a esito di formazione di stato passivo ci sono crediti dei lavoratori si riconosce privilegio rispetto ai chirografari (hanno il credito in mano). Lavoratore ammesso al passivo presenta richiesta in via informativa a INPS, allega documentazione di credito e fallimento e se INPS la reputa idonea lo ammette alla assicurazione e gli anticipa l’importo. Anticipa perché è pagamento satisfattivo che surroga istituito nella posizione del creditore. Quando INPS ha pagato attende che fallimento faccia suo corso e poi una volta concluso INPS alimenta fondo con posizione in cui si era surrogato. Assicurazione per la malattia Una delle assicurazioni previste dal sistema è di malattia. Si parla di malattia comune che significa che non è quella che ordinamento chiama professionale. Malattia professionale è assicurata da INAIL mentre comune da INPS. Nel sistema dei primordi la malattia comune aveva disciplina differenziata perché siccome lavoratori erano pagati a giornata o settimana c’era idea di corrispettività (anche se tecnicamente è relazione tra corrisposte obbligazioni, qui è prestazione e controprestazione). Se non c’era lavoro non c’era obbligazione. Si prevede assicurazione chiamata Assicurazione per la malattia comune per gli operai, mentre per gli impiegati la situazione cambia: nessuno può fare lavoro al posto suo come tra operai. Sarebbe ingiusto privare impiegato di una settimana di retribuzione, perché in quelle successive lavora il doppio per recuperare. Datore alla fine del mese ha stessa prestazione. Decreto legge del 24 su impiego privato prevedeva che fosse dovuta comunque la retribuzione ma con limite che si applica ancora per licenziamento per malattia: non poteva rimanere ammalato all’infinto, dopo periodo di comporto poteva essere licenziato. Ha prestazione aggiuntiva non pagata direttamente da INPS perché lavoratore lavora. Prestazione pagata direttamente dal datore che ha una serie di norme che regolano la materia, e quando fa busta paga dice che c’è stato tot periodo di malattia. Paga per giorni che ha lavorato e per altre anticipa trattamento di malattia. Quando poi fa conti con INPS dice che avendo anticipato 2 settimane di malattia le chiede indietro a INPS chiedendo di essere tenuto indenne. Non serve domanda a INPS per malattia, ma servono comunicazioni e certificazione al datore di lavoro per evitare che malattia sia finta. C’è obbligo di comunicazione: lavoratore deve subito avvisare il datore. Funzionale alla sostituzione per minimizzare le conseguenze. Poi trasmette certificazione del medico, che prima era il medico di famiglia. Rimane oggi obbligo di verifica: chi fa accertamento sanitario? Medici del servizio sanitario nazionale chiamati fiscali. Se non è in casa al momento della verifica perde il diritto al trattamento. Se si accerta che non è malato si comunica a datore e a INPS che può riprendere il servizio. Licenziamento si può intimare solo quando è superato il comporto: se è di 120 giorni  lavoratore al terzo giorno stava male e chiedeva malattia. Lavoratore manda certificato ogni 55 giorni. fa 119 giorni di malattia e 1 di lavoro per molte volte. Effettivamente non ha mai superato il termine di comporto. Cassazione ammette quindi il comporto per sommatoria. Lezione 24 Temi delle assicurazioni minori: cassa assicurazioni familiari e tubercolosi e INAIL Cassa unica assegni familiari: situazione paradossale: ci si aspetterebbe da ordinamento stato italiano una attenzione nei confronti della famiglia: siamo noti nel mondo come paese di gerarchie familiari. Art 36 cost adeguatezza retribuzione per garantire a lavoratore e FAMIGLIA esistenza libera e dignitosa, eppure la legislazione sia su aspetti fiscali che previdenziali non è così attenta. Art 36 dice che salario deve essere commisurato a esigenze familiari ma in contratto di scambio di lavoro non si può pretendere che datore paghi di più chi ha più figli perché la retribuzione viene commisurata al lavoro prestato. Chi lavora più ore ha retribuzione maggiore e chi ha inquadramento più elevato. Quindi se art 36 prevede retribuzione familiare chi se ne deve fare carico? Nel 36 c’è vincolo allo Stato a farsi avanti e predisporre il necessario per garantire aiuti alle famiglie numerose. La stessa costituzione ha norma precettiva in questa direzione. Motivo evidente: buona parte del salario va a esigenze primarie quindi se famiglia è numerosa i costi saranno più alti. Ci si aspetterebbe che Stato intervenga in 2 possibili modi: - Erogazione di servizi - Integrazione economica Art 36 cost parla chiaramente di retribuzione. C’è criterio di ragionevolezza perché in sistema previdenziale come quello attuale che è basato su versamenti di lavoratori attivi chi fa dei figli consente equilibrio sistema previdenziale quindi il benessere futuro. Art 31 cost. Ci si aspetta almeno politica di asili nidi gratuiti. Manca aspetto retributivo: cassa unica assegni di famiglia dà prestazioni molto modeste a chi ha moltissimi figli e ha reddito bassissimo. Al di là di ciò chi ha pochi figli e redditi normali non ottiene nulla e anche da pdv fiscale non c’è il quoziente familiare cioè la possibilità di cumulare i due redditi cioè considerare tassazione di due coniugi come unico reddito. Questo in violazione di norme civilistiche che vengono lette dal celebrante nel matrimonio sugli obblighi patrimoniali che conseguono al matrimonio  coniugi possono scegliere comunione generale evoluzione del sistema previdenziale. Al di là della terminologia, abbiamo fatto riferimento a due grandi categorie: 1. Integrità psico-fisica del lavoratore che rinvia a diritto alla salute 2. Attitudine professionale del lavoratore Abbiamo proiettato il danno in prospettiva patrimoniale come perdita di occasione di guadagno. Sono concetti che si rincorrono nell’ambito della teoria generale dell’illecito civile. I due concetti si rincorrono perché il danno è un danno che si apprezza non solo in perdita patrimoniale ma anche nella dimensione del danno in sé: partiamo dal punto in cui la giurisprudenza in anni 60 liquida danno sulla capacità del soggetto danneggiato di produrre reddito. Ma se investo pensionato la sua capacità patrimoniale rimane intatta. Se apprezziamo solo capacità reddituale si cade in problema. La giurisprudenza si rende conto che questa dimensione è limitata perché non risarcisce il danno in sé: sentenza in cui con riferimento alle tabelle il giudice aggiunge che chi abbia perso ad esempio capacità di sentire ha perso non solo capacità ma anche orecchio quindi danno deve essere risarcito: termine che giuri inventa per questa dimensione del danno in sé è DANNO BIOLOGICO  danno di integrità della persona suscettibile di valutazione medico legale. Cosa è assicurato da INAIL? Si discute se indennizzo che viene riconosciuto al lavoratore esaurisca le pretese conseguenti al danno o se pagato indennizzo non residui una quota ulteriore che si viene a sommare a indennizzo che separa la distanza tra indennizzo e risarcimento. Il punto è che indennizzo viene ad essere calcolato sulla percentuale. Zoppia: 40%  rendita calcolata in base a quella percentuale. Se si supera il 60% quota pari a grado di inabilità, dopo 80% 100%. Si rapporto percentuale di invalidità alla retribuzione. Lavoratore si infortuna e ottiene indennizzo commisurato a 45% della sua situazione e indennizzo gli viene pagato da INAIL: il lavoratore ha diritto ancora a qualcos’altro? In origine non aveva diritto ad altro. Qualche lavoratore si fa avanti e chiede se fosse possibile avere anche il risarcimento dal datore del danno biologico: la giurisprudenza acconsente perché ragiona nei termini di danno assicurato che è una categoria del diritto civile. Cosa copre assicurazione INAIL? Sostanzialmente non può coprire il biologico perché lo enuclea la giurisprudenza, non è assicurato: non libera il datore dalla pretesa del lavoratore. Richiesta accolta. Questo porta l’ordinamento a interrogarsi: quindi che tipo di tutela deriva da assicurazione obbligatoria contro infortuni? Per 20 anni le azioni si sono raddoppiate: prima pretesa nei confronti di INAIL per indennizzo e poi seconda pretesa diretta nei confronti del datore di lavoro ad ottenere risarcimento del solo danno biologico. Il biologico non è assicurato  esonero non lo copre  chiesto al datore. Nel 2000 il legislatore interviene sul testo unico includendo nell’indennizzo anche componente collegata al biologico in modo che a quella componente di art 74 (reddituale) si aggiunge ulteriore componente (areddituale) calcolata sulla base di ulteriore tabella che differenziava in base a sesso ed età  INAIL liquida indennizzo che tiene conto anche di misura di danno biologico. Sistema tiene conto: - Franchigia che per biologico è 6 e patrimoniale 10 e liquida dal 6 al 18 un assegno unitario, dal 18 in su liquida secondo criteri indennizzo secondo 2 componenti: una reddituale e uno areddituale dove non si tiene conto del patrimonio ma dell’età: diventare zoppi a 64 il più è fatto, altra cosa è diveltarlo a 20. Ci si rende conto che la conclusione dell’esonero era da dimostrare, perché la giurisprudenza ha dovuto fare i conti con tendenza a dilatare il danno e non a limitarlo a elemento patrimoniale e biologico, perché si sono cominciate a valutare circostanze specifiche che conducevano a emergere di altre dimensioni del danno. Ad esempio: ballerino che non può più ballare e ne prova sofferenza. Non era il suo lavoro, altrimenti avrebbe rilevato su componente reddituale. Qui è componente inespressa. Applicazione di tabelle di danno biologico non raccontano tutta la storia perché sono tabelle correlate a uomo medio. Lavoratori una volta che biologico è stato incorporato in assicurazione hanno continuato a chiedere danno relazionale. Questa vicenda ha in qualche modo influito: la giurisprudenza ha cominciato anche dopo che la Cass Sez Un ha cercato di mettere freno alla proliferazione delle ragioni di danno a dare accesso a idea che indennizzo non fosse pienamente satisfattivo. Siamo in situazione in cui accanto a indennizzo INAIL c’è possibilità di ottenere danno dal datore di lavoro allegando il suo inadempimento. Esonero si è eclissato. Quando lavoratore dimostra che indennizzo percepito capitalizzato è inferiore rispetto al pregiudizio subito chiede la condanna del datore del danno differenziale che comprende il danno di micro permanenti, danno da invalidità temporanea, art 68. Se esito della caduta è solo transitorio a cosa ho diritto? Indennità giornaliera del 60%. Ma questo è solo danno patrimoniale. 177 giorni in ospedale  sofferenza  indenne da danno differenziale relativo a periodo di convalescenza. Spesso accanto ad assicurazione INAIL c’è assicurazione privata. È un settore in cui le competenze si sommano: è più il penalista che si occupa di questa vicenda. Altra ipotesi: art 10: ribadisce la regola dell’esonero ma al comma 2 aggiunge che nonostante l’assicurazione permane la resp civile per il risarcimento del danno a carico di coloro che abbiano riportato condanna penale per il fatto da cui infortunio è derivato e non basta che sia il datore ad essere stato condannato ma anche quando sono stati condannati i collaboratori se del fatto di essi il datore debba rispondere. Art 10 intende dire al lavoratore che è assicurato che non può pretendere che assicurazione lo liberi dall’osservazione delle norme di sicurezza dei lavoratori. Inail non segue criterio di bonus malus, cifra rimane la stessa: tentazione del datore è non interessarsi di assicurare di salute e sicurezza, tanto paga inail. Art 10 serve a evitare deresponsabilizzazione. Inail in quei casi paga, ma poi si rivale sul datore. Spesso importo della pena è così basso che datore rischia ma non si rende conto che il pagamento della sanzione pecuniaria è una ammissione di responsabilità quindi gli effetti patrimoniali che conseguono al riconoscersi colpevole sul piano del risarcimento del danno poi saranno molto più pesanti. Possono esserci infortuni particolarmente gravi che impongono assistenza di familiare o infermiere. Rendita ai superstiti e maggiorazioni in base a presenza coniuge e figli. Cure mediche e protesica. Art 73: datore obbligato a corrispondere intera retribuzione della giornata in cui è avvenuto infortunio e fino a che non interviene assicurazione. Art 74: come viene misurata attitudine al lavoro. Art 75: tra il 10 e il 16 % c’è pagamento una tantum Art 83: rivedibilità dell’infortunio: le valutazioni dei medici dell’inail non sempre sono definitive, anche nel caso di amputazione c’è ipotesi di protesi posteriore. Quindi i medici dicono che non è chiaro come evolverà: norme per regolare la revisione dell’infortunio che è sempre possibile entro certi archi temporali di poco superiori a 10 anni. Avviene con garanzia del contraddittorio. Accertamento: in passato il testo unico prevedeva che quando infortunio fosse particolarmente grave era il magistrato del luogo che doveva procedere a ricognizione dei luoghi e stesura di relazione “inchiesta del pretore”. Sistema giudiziario fino a 20 anni fa prevedeva presenza di giudice monocratico che decideva casi di minore gravità salvo casi di lavoro dove pretore aveva cognizione piena svincolata da valore causa. Pretore era diffuso sul territorio. Problema: pretori erano giudici togati quindi avere giudice nei comuni più piccoli significava avere giudici che non facevano quasi nulla. Quindi per risolvere il problema le preture sono state cancellate accentrando nella sede centrale la funzione. Prima che si cancellassero le preture i pretori sono stati sgravati della funzione che avevano tipicamente amministrativa anche se quando vi fosse stata lesione superiore a 30 giorni il fatto di reato c’era. Legge diceva al pretore di andare sul luogo a verificare la situazione  poteri si assumere info, apporre misure che conservino lo stato dei luoghi. Funzione ispettiva riconosciuta agli organi di vigilanza amministrativa sulla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori presso SSN, regolati da leggi regionali. Problema di capire come fossero calcolate le tariffe: oggetto di valutazione della Corte di giustizia che rileva come non siano paragonabili a quelle delle assicurazioni private che sono legate al rischio (più rischio  maggiore premio). In caso di inail non è così: premio calcolato non in base a rischio ma in base a retribuzione. Esempio: dipendente bancario ha rischi modesti ma la retribuzione è elevata. Lezione 26 Scienza medica: coincidenza fattori di rischio e determinate malattie. La correlazione è conseguenza di un decorso causale che la medicina interna dovrà approfondire. La scienza medica che si occupa di correlazione è branca di scienza medica: studi epidemiologici che cercano attraverso approccio statistico di identificare fattori di rischio che non sono ancora cause in senso proprio. Alcuni lavoratori che si espongono a rischio hanno più probabilità di altri di sviluppare una certa malattia. 20 anni fa si fa missione ONU perché certa zona dei Balcani aveva dichiarato la propria indipendenza: inviato corpo militare italiano, soldati tornano in Italia e muoiono tutti per lo stesso tipo di cancro. Esposizione qualificata a un certo fattore di rischio. Parlando con sopravvissuti si scopre che in munizionamento (deposito di armi) ci sono munizioni di americani che hanno istruzioni su come conservarle. Munizioni avevano caratteristica: pallottola non composta di sostanza unica, ma nella base c’era pallina di metallo diverso che aveva peso specifico più elevato rispetto al corpo della pallottola. In questo modo quando incontra corpo della vittima inizia a rotolare su se stessa portando via una parte di corpo umano più grande di quella che viene danneggiata in mancanza di questa pallina. Soldati americani istruiti su come conservare queste munizioni, gli italiani no. Si scopre che siccome i metalli pesanti sono più pesanti di lega, per fare la pallina si era utilizzato uranio impoverito: c’è correlazione tra vicinanza pallottole e insorgere del tumore. La malattia professionale (tecnopatia) è patologia di cui non si ha prova assoluta che sia stata contratta a ragione del lavoro ma dove si ritiene sufficiente perché INAIL possa intervenire che ci sia stata esposizione a rischio qualificato: qualificato nel senso maggiore rispetto a quello degli altri soggetti. Assimilata all’infortunio. Ambito è della prevenzione: documento valutazione rischi  evitare rischi evitabili e minimizzare conseguenze di quelli inevitabili + controllo sanitario periodico per evitare il sopravvenire di malattia. Come si fa a assicurare tutela al lavoratore? Sistema deve prescindere da valutazione caso per caso perché si dovrebbero ricostruire abitudini di ogni soggetto. Il testo unico lavora con sistema tabellare: tabella divisa in 3 colonne: 1) Patologie 2) Malattie a cui fattori di rischio possono dare luogo 3) Periodo di latenza che intercorre tra esposizione e manifestazione della malattia Tabella avrebbe avuto bisogno di continuo aggiornamento che però non c’è mai stato. Iniziano a esserci casi in cui c’era correlazione evidente, ma non erano esplicitati nella tabella. Si va dal giudice che rimette questione a Corte Cost che dice che obbligo di 2087 cc è di portata generale e non si può limitare a conoscenze mediche del momento in cui è stata emanata norma. Corte dice quindi che il sistema tabellare non va bene. La corte ha dato prima apertura dichiarando incostituzionalità della tabella dove non prevede alcune malattie: se malattia non è in tabella giudice deve fare accertamento per vedere se effettivamente malattia è conseguenza del rischio della attività lavorativa svolta: causa di servizio in pubblico impiego. Il sistema delle malattie professionali si basa sulla tabella e richiede per accertamento INAIL i 3 elementi delle tabelle con 2 eccezioni: 1. Nulla impedisce a giudice di arricchire la tabella, accertando sussistenza di malattia professionale fuori dalla tabella con modifica che qui sarà lavoratore a dover dimostrare il nesso causale. Ci sono stati vari casi di questo tipo, come ad esempio amianto che causa con figli. Art 31: tutela famiglie numerose. C’era assegno al nucleo di famiglia prima ma con importi irrisori (tipo 50 centesimi!!!!). Coordinamento reddito di cittadinanza e questo assegno perché entrambi sono graduati in base alla composizione di famiglia  evitare sovrapposizione. Lezione di ripasso Danno biologico e surroga Surroga regolata da art 10 e 11 testo unico mentre danno biologico frutto di creazione giurisprudenziale. Avevamo unica forma di danno nel 1898: capacità specifica è di fare lo stesso lavoro, quella generica invece è concetto che si avvicina al danno biologico perché è una perdita in sé, non comprende danno relazionale (tipo ballerino che non può più ballare): in biologico si considera perdita, non le conseguenze. Il sistema finchè la giuri non si pone problema del danno biologico esauriva le pretese risarcitorie: INAIL riconosceva infortunio sul lavoro e liquidava indennizzo. Non si fa risarcimento laddove intervenga indennizzo INAIL  ci si chiede se lesione interviene su ragazzo giovane che lavorava part time indennizzo può essere regolato sulla sua sola capacità di produrre reddito. La giurisprudenza allora dice che viene indennizzato il DANNO, ma ora che la giuri accanto al danno patrimoniale mette il danno biologico questo non sarà indennizzato. Lavoratore chiede risarcimento del biologico e il datore avendo pagato INAIL pensa di essere a posto  stessi datori di lavoro chiedono di rivedere le tariffe e inserire il danno biologico in assicurazione INAIL nel 2000 con decreto che modifica sistema indennizzi: componente reddituale e areddituale. Nel frattempo giuri si evolve e accanto a danno biologico enuclea altre tipologie di danno: civilistica si oppone alle ramificazioni del danno. Le sentenze hanno riportato danno a dimensione unitaria: danno patrimoniale e danno non patrimoniale che ha varie componenti che si dovrà tenere conto. La situazione attuale è che nel momento in cui il legislatore ha chiamato danno del 2000 danno biologico gli avvocati dicono che è componente non reddituale e mancano le altre tipologie di danno. Quindi si torna in situazione di ante riforma del 2000 perché analisi del danno ha portato a emergere voci che prima erano ignote come: - Micropermanenti: percentuale bassa. Sistema INAIL non paga quindi devono essere coperte dal datore. - Danno biologico temporaneo non coperto da INAIL Sorge voce di danno differenziale che comprende tutte queste forme dove giudici non stanno a essere precisi: indennizzo considerato come acconto quindi se danno provato è superiore a indennizzo pagato da INAIL , il danno differenziale è a carico di datore di lavoro che è assicurato da assicurazione privata. Azioni indirette: - Rivalsa: principio di automaticità delle prestazioni che è previsto dalla legge INPS del 39 e scolpito da 2116: assicurazioni sociali riconoscono prestazioni anche se non si paga premio. Contratto di assicurazione privato non funziona invece se non si paga. Qui in INPS si liquida anche se premi non versati correttamente, ma INAIL quando riconosce a lavoratore indennizzo va da datore di lavoro e gli dice che non ha versato i premi: INAIL chiede al datore quello che ha pagato al posto del datore. Quanto pagherà? Si fa calcolo: quanto sto pagando adesso 400 euro al mese moltiplicato per 13 mensilità  5200 euro. Prossimo anno pagherò 5200 euro. Prossimo anno può esserci inflazione quindi si paga un po’ di più. Speranza di vita 10 anni: importo annuale moltiplicato per 10. Il datore di lavoro paga nel 2021 importo che pagherà nel 2031 quindi non si può addossargli somma che pagherà tra 10 anni  sconto: nei pagamenti anticipati rispetto a data di scadenza chi riceve può investire quindi ha vantaggio: dalla somma delle annualità bisogna scomputare certo importo che è disponibilità capitale. Si semplifica con tabelle sulla base delle quali si dice 100 euro per soggetto di questa età equivalgono a tot: importo che in azione di rivalsa INPS paga in anticipo. Se imprenditore fallisce INPS non ha nulla indietro. - Altra ipotesi: premi pagati ma evento crea resp penale: INAIL opera con stessa logica: meccanismo di transazione del rischio non opera. Lettera di riserva. - Terza ipotesi: surroga: infortunio in itinere: lavoratore torna a casa in macchina di notte, fa incidente per colpa NON sua e si fa male: lavoratore dice di avere invalidità temporanea. Si rivolge a INAIL che gli liquida. Lavoratore avrebbe anche azione civile contro il conducente dell’altra auto. INAIL pagando indennizzo a lavoratore si surroga nella sua posizione: se all’esito della causa con altro conducente INAIL dice che lavoratore non può cumulare indennizzo e risarcimento  se c’è differenza va al lavoratore, ma non può duplicare il risarcimento quindi va a INAIL. Riserva matematica Sono il lavoratore. Mi lamento del fatto che contributi non mi sono stati versati nella misura corretta. Giudice dice a impresa che ha sbagliato a calcolare: ha versato contributi su importo retribuzione base ma avrebbe dovuto tenere conto di altre voci. Se si fossero fatti conti bene avrebbe dovuto versare 20 mila euro per 9 anni. Problema del risarcimento del danno: impresa per periodo non prescritto il datore paga quanto dice INPS: intervallo 9 anni, dal 2016 al 2021 ancora possibile versamento contributi. rimane quadrienno dal 2012 al 2016: legge dice che INPS deve restituire contributi. A quel punto 2 alternative: - Si va da datore di lavoro e si dice che se avesse versato 80 mila euro (20 mila per anno) pensione sarebbe accresciuta di 20 euro al mese. Io ho speranza di vita di 20 anni  dà 5200 euro. Calcolo approssimativo perché non si sa se davvero la aspettativa di vita sia quella. C’è aleatorietà. - Per garantire che danneggiato abbia esattamente risarcimento di quello che ha perso: INPS si assume il rischio e dice che quei 5200 euro hai dato al lavoratore, dalli a me perché io li utilizzi come riserva frutto di calcolo matematico e INPS si assume il rischio. Se accetto riserva matematica inizio a pagare i 20 euro. Se lavoratore muore parte non consumata rimane a INPS ma se vive di più sarà cura di datore continuare a pagare i 20 euro (poi perequati). Riserva matematica è sistema previsto da art 13 legge del 62 che consente risarcimento forma specifica del danno da omissione contributiva: INPS calcola importo che deve essere pagato esattamente, poi riceve versamento una tantum di importo, lo iscrive in fondo di bilancio e maggiora importo pagato mese per mese di pensione virtuale quindi quello che avrebbe percepito. Si potrebbe fare anche con contributi prescritti Fondi di solidarietà: cassa integrazione guadagni pagata dalla società che licenzia. Fondi previsti da leggi specifiche nei settori previsti come banche e credito. Tipo licenzia chi non sa usare computer per assumere giovani  ci sono costi sociali: società non accetta che si sacrifichino i vecchi. Quindi si dice che i soldi per andare in pensione li dà la banca non in unica soluzione ma mese per mese. Si usa INPS per pagare lavoratori: INPS si presta perché gestisce tanta liquidità. INPS fa da cassiere. Banca, se al posto di licenziare vuoi dare retribuzione e contributi INPS gestirà gli importi. Lavoratore sta a casa, gli si versano contributi e retribuzione (anche addirittura 105%). Scivolo pagato da impresa per evitare costi sociali di licenziamenti collettivi: ti licenzio prima ma non ti abbandono perché ti verso contributi e ti do retribuzione. Lavoratore non partecipa. Fondo bilaterale di sostegno al reddito: Fornero, Jobs Act dicono che cassa integrazione copre solo imprese industriali e elenco imprese con più di 200 dipendenti ecc… molte imprese non rientrano in queste categorie. In questi casi quindi si dice di estendere cassa integrazione a queste categorie con contratto collettivo quindi fondo bilaterale perché nasce da accordo datori e organizzazioni sindacali. Finalità a metà tra tutela contro disoccupazione normale, speciale, formazione professionale, assistenza. Nel 2012 si estende a tutte le categorie i fondi bilaterali quindi si garantisce a tutte le categorie cassa integrazione. Non tutte le categorie riescono a fare accordi: se non c’è accordo è INPS a riscuotere i contributi. Ammortizzatori sociali in categorie escluse. Operano quando ci sono denari in cassa. Riscatto: versamento da parte del lavoratore di quote contributive che sarebbero necessarie a coprire certi anni. Nasce da considerazione che lavoratori non laureati potevano iniziare a versare contributi appena finita la scuola. Andavano in pensione presto con pensione di anzianità. Anche nel pubblico potevano esserci queste situazioni ma le maestre dovevano avere 18 anni  lavoratori del pubblico non potevano andare in pensione presto. Se si era laureati  pensione più tardi. Assunti magari a 25 anni: altri lavoravano da quando avevano 15 anni e potevano andare in pensione prima. Differenziale retributivo tra queste due categorie importante. Ma si vuole mettere alla pari il laureato: visto che stato chiede laurea, si permette di riscattare gli anni di laurea volontariamente pagando. Sistema in vigore fino al 1995 e consentiva accesso anticipato. Nel 1995 per contrastare anticipo, si dice che riscatto serve solo per incrementare importo della pensione, non gli anni. Oggi domanda di riscatto accettata se fatta nello stesso momento della pensione.
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