Scarica Appunti di Sociologia della comunicazione e più Appunti in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! SOCIOLOGIA DELLA COMUICAZIONE 30/09/19 PRIMA PARTE 1. LO SGUARDO SOCIOLOGICO Sociologia : da “Socius-λογιαλογια” studio del sociale È stata pensata all’inizio del 1800 dal francese Auguste Comte (1798-λογια1857) Essa viene definita dal filosofo come “lo studio positivo dell’insieme delle leggi fondamentali proprie a fenomeni sociali” (1821) La sociologia nasce come scienza che studia gli elementi che sono comuni e si ripetono all’interno dei fenomeni sociali (es. migrazioni, cambiamenti politici…) Oggetto: Rapporti tra gli uomini (e le strutture sociali in cui questi rapporti si costruiscono) Gruppi sociali Sguardo: Cogliere le regolarità, analizzare le costanti Georg Simmel (1858-λογια1918) si inizia a interessare anche alla dimensione quotidiana delle interazioni sociali, considerandola rilevanti nella sociologia (non solo ai grandi fenomeni come sosteneva Auguste Comte). Sociologia vista come “scienza che studia i gruppi e le interazioni sociali” (1894) Max Weber (1864-λογια1920) La sociologia deve studiare l’agire sociale, le relazioni tra persone. Sociologia vista come “un agire che sia riferito secondo il suo senso intenzionato dell’agente, all’atteggiamento degli altri individui, e orientato nel suo corso in base a questo.” (1922) “Scienza dell’azione sociale che vuole comprendere interpretandola e di cui vuole spiegare socialmente lo svolgersi.” (1922) Quindi: Auguste Comte grandi fenomeni, vs Simmel e Weber dimensione di comunicazione, relazione tra persone: Rapporti tra uomini Gruppi e interazioni sociali Azione sociale tra gli uomini, orientata nel suo corso di base all’atteggiamento degli altri individui Sociologia comunicazione vista nell’ottica del legare, del tenere insieme le persone nel tessuto sociale: cum munire (legare, costruire) 1 Scuola di Chicago dopo i filosofi sopra citati, si studierà qui la sociologia. La scuola di Chicago sostiene che la comunicazione è fondamentale nella società per costituire un legame tra persone. (Es. raccontare fiabe, storie, connessione col proprio retaggio culturale, tradizioni…) Il “senso comune” unisce le persone nella società. Senso comune “è un giudizio senza alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, un popolo, una nazione, o da tutto il genere umano.” (Giovan Battista Vico). Senso comune “è un sistema di definizione della realtà, rappresentazione e schemi di conoscenza che noi applichiamo senza pensare.” (Alfred Schutz). Es. alla mattina non ci chiediamo se sia il caso o meno di vestirci, lo facciamo e basta. Ci sono tribù per cui vestirsi non è scontato, mentre nella nostra cultura lo è. Noi diamo per scontati i legami affettivi bidirezionali all’interno della famiglia. Non ci chiediamo se sia giusto o meno, è così e basta. Infatti, i casi di cronaca che parlano di patricidi o infanticidi, ci lasciano spiazzati perché violano il senso comune. Senso comune non è innato, si costituisce crescendo attraverso esperienza e comunicazione. Questo sapere di base viene condiviso tra generazioni. Capire come la comunicazione costruisce un senso comune è oggetto della sociologia. Esso è dato dallo stare insieme, dal raccontarsi. Noi sulla base di questo senso comune instauriamo comunicazioni più complesse, a partire appunto da questi modelli di mondo che abbiamo introiettato. Grazie alla comunicazione costruiamo la realtà per esempio, ci mettiamo tutti in gioco quando vogliamo cambiare qualcosa (es. movimenti contro il cambiamento climatico per creare una realtà sociale collettiva dove questi comportamenti errati non vengano compiuti, per consolidare una visione comune). Video “dare è la miglior forma di comunicazione” video super condiviso, divenuto virale al fine di consolidare una particolare visione della realtà, per costruire la società. Sociologia Tutti quei comportamenti comunicativi che costruiscono la realtà sociale. Anche la memoria è importante: la società si fonda anche sulla memoria collettiva di un popolo. (Es. 11 settembre cosa non vogliamo che succeda più, quali errori non vorremmo più che la società commettesse). La comunicazione serve dunque anche a costruire una memoria collettiva, tutto questo grazie anche allo sviluppo di internet e dei social. Si è iniziato a mescolare contenuti fatti dagli utenti e contenuti diffusi da emittenti media. Dunque, la memoria collettiva si costruisce sia dall’alto che dal basso. (video, post, meme, murales…) Scuola di Palo Alto dopo la scuola di Chicago: “quando le persone comunicano non solo scambiano informazioni, ma costruiscono la loro relazione” Processi di integrazione dei sistemi sociali: 2 Non si può pretendere di mettere in comune tutto ciò che ci riguarda per iniziare a conversare, dunque il sé totale resta parzialmente nascosto all’interno delle nostre relazioni sociali e comunicative. Quando comunichiamo mettiamo in gioco il ruolo che assumiamo in quel momento della nostra vita (Es. posso ricoprire il ruolo di studente, figlia, amica, fidanzata…). Ogni volta che assumo un ruolo scelgo gli elementi che compongono il mio self totale più pertinenti, e li metto in gioco in quel momento. In un giorno cambio un sacco di ruoli. Distinguiamo infatti il sé totale dell’individuo dal sé particolare (ruolo): Sé totale dell’individuo: caratteristiche psicologiche e di personalità, caratteristiche sociali che derivano dall’esperienza biografica, dall’educazione, dall’appartenenza familiare e di gruppo e dai riferimenti culturali Sé particolare (ruolo): appartenenza a specifiche categorie sociali, o assunzione di particolari ruoli che dipendono dalla particolare situazione comunicativa. Situazione comunicativa accidentata quando le aspettative di ruolo non vengono adempiute es. mi metto a dire alla commessa di un negozio che cosa ho fatto ieri sera. SIMMEL E LA TIPIZZAZIONE: I ruoli nascono dal bisogno che noi abbiamo di tipizzazione visto che non posso conoscere subito interamente il self totale dell’altro, devo poterlo riconoscere come tipo o come parte di una categoria generale (la prof non può conoscermi come Elisa, ma come studente del secondo anno di LCM, di conseguenza sa come relazionarsi con me) gli individui si riconoscono reciprocamente come “in qualche misura generalizzati”. La tipizzazione è una protesi della conoscenza mancata dell’altro. Primo step tipizzazione Saper riconoscere le caratteristiche che appartengono a una categoria. Saper elevare questi caratteri a un tipo perfetto di quella categoria Inferisco il comportamento probabile dell’altro a protesi della conoscenza mancante dell’altro. Secondo step individualizzazione Riconosco ciò che i singoli individui rappresentano di atipico e di inconfondibile. Una persona non è solo appartenente alla categoria di compagna di classe: io so tipizzare e poi individualizzare il singolo elemento con le caratteristiche che man mano scopro “Il ruolo viene inteso diversamente da persona a persona e in ragione della diversità viene esplicato in modo diverso, restando pero riconoscibile” 5 Terzo step assunzione di posizione sociale Tipizzazione e individualizzazione hanno senso perchè sono inserite in un sistema “funzionante differenziato di posizioni sociali” noi siamo una classe di studenti, ma la prof imparerà a individualizzarci. Valore di comunità (o valore all’interno di una comunità) gli individui occupano posizioni sociali, e come detentori di tali posizioni, le persone acquistano di conseguenza un valore di comunità. 02/10/19 A COSA SERVE IL RUOLO? Orientare la propria condotta nelle diverse situazioni (so cosa fare…) Definire la reciprocità delle aspettative (aspettative di ruolo) a formulare previsioni (so cosa farà) Restringere le possibilità di imprevedibilità e gestire il coordinamento Shock culturale quando viene meno ciò che ci aspettiamo dagli altri, quando non riusciamo a prefigurarci come si comporteranno gli altri e cosa si aspetteranno da noi (Es. mi posso soffiare il naso in pubblico o no?). le aspettative legate alle situazioni sociali cambiano culturalmente. Il ruolo ha una funzione normativa perchè definisce le regole dell’”agire tipico di ruolo” (quello che fa la maggior parte delle persone che ha quel ruolo). Simmel COME ASSUMIAMO I RUOLI? Erving Goffman, è un sociologo più contemporaneo a noi, si è occupato principalmente di comunicazione interpersonale e anche dei media. Non studia i grandi assetti della società, ma quello che avviene nella quotidianità. Il passo avanti che fa Goffman rispetto a Simmel è che per lui ci sono delle modalità con cui ciascun individuo interpreta il ruolo. Nonostante ci siano delle regole comuni, ognuno ha il suo modo di interpretarle e farle proprie. Questa cosa l’aveva già accennata Simmel, ma Goffman dice che noi non interpretiamo i ruoli in modo passivo, altrimenti saremmo tutti uguali. Il ruolo collega l’individuo e il sistema sociale, consentendo di collocare il soggetto entro una rete potenzialmente complessa di relazioni: Formali (come nel ruolo professionale) Informali (come nell'esercizio dell'influenza, dell'autorità, del prestigio, che può anche prescindere da un riconoscimento istituzionale) Ascritte (come nei ruoli biologicamente definiti: maschio e femmina) 6 Acquisite (ruolo conseguito attraverso il lavoro) Ogni individuo interpreta il ruolo in modo particolare: Attraverso la “role performance” (modo individuale di interpretare il ruolo) che comprende: Adattamento (o assorbimento) del ruolo faccio ciò che ci si aspetta da me, dal mi ruolo. (Rispecchio le aspettative degli altri e del mio contesto sociale). Distanza dal ruolo comportamenti che fanno emergere una non completa adesione alle aspettative di ruolo informali (e che esprimono l’individualità). Si colloca nello spazio intermedio tra le aspettative normative che definiscono i ruoli e l’immagine complessiva che proiettiamo id noi stessi. (Es. non è che un medico decida di non fare la diagnosi, ma magari decide che, se visita un bambino, si veste da clown per metterlo a suo agio). È una presa di distanza dal codice formale attribuito al medico, ma non è che si rifiuta di fare la diagnosi violando completamente le aspettative. Es l’attimo fuggente: il docente non mette in discussione le aspettative fondamentali del suo ruolo, ma si distacca da quelli più formali decide di salire sulla cattedra, ma non smette di essere un professore, (semplicemente non aderisce completamente alle aspettative di ruolo che si hanno verso di lui). Interpreta liberamente il suo ruolo, ma senza stravolgerlo. Questo prendere le distanze in modo innovativo, avviene in periodi di cambiamenti e di modernizzazione, di rinnovamento dei ruoli. Avviene quando in un contesto sociale si attiva un processo di innovazione dei ruoli sociali, che magari non restano limitati al singolo, ma innescano un progressivo rinnovamento del contesto sociale stesso. Jurgen Habermas: come facciamo noi a imparare questi ruoli e le cose che li riguardano? Li apprendiamo attraverso il processo di socializzazione: Il trasferimento intergenerazionale di valori culturali, sistemi simbolici e norme sociali (livello verticale) Il processo attraverso cui l’individuo diventa un essere sociale, integrandosi in un gruppo sociale o in una comunità (livello orizzontale). Non basta quello che la mamma mi dice di fare per fare il trasferimento generazionale, ma è tutto ciò che si trova nei racconti, nelle rappresentazioni, che viene letto e conosciuto. Questo processo di apprendimento dei ruoli si ha attraverso la socializzazione: Familiare e scolastica Mediata (es. dopo il film l’attimo fuggente ho appreso qualcosa su come può essere il ruolo di un docente). I media offrono rappresentazioni di ruoli che fanno parte del nostro processo di apprendimento. Dei gruppi sociali e di riferimento Dall’agire imperfetto dei bambini passiamo all’acquisizione delle qualificazioni di ruolo primarie (genere ed età) allo sviluppo di competenze di ruolo basate su identità personale e coscienza morale. 7 Il setting ha un valore simbolico (es nelle mediazioni internazionali, in ambito diplomatico: bandiere dei 2 stati coinvolti nella mediazione). In termini di efficacia della performance comunicativa di entrambi e effetto sull’opinione pubblica, il setting può essere un elemento di vantaggio allestendo il setting con cui si è più in confidenza. Se il presidente americano andasse a parlare in Corea, la differenza di setting genera una differenza di abilità comunicative tra le 2 parti, perché Trump non sarebbe a suo agio con l’ambiente circostante deve gestire uno spazio che non conosce e in cui è goffo. Le relazioni comunicative si svolgono in presenza e a distanza: L’interazione sociale e si svolge in 2 territori simbolici: Ribalta luogo in cui siamo davanti a un pubblico (regole di decoro e cortesia) Retroscena luogo in cui non siamo esposti allo sguardo dell’altro (confidenza e consuetudine tra i presenti). In alcuni contesti agiamo come se fossimo sulla ribalta, in altri come in retroscena (Goffman persiste con la metafora teatrale). Ci sono contesti in cui possiamo scegliere se comportarci come se fossimo sulla ribalta o in retroscena (Es. telefonata in metro sono in uno spazio di ribalta, ma mi chiama la mia migliore amica che vuole parlare di cose private. Che faccio? Due soluzioni: 1. Privilegio lo spazio pubblico : “Ci sentiamo più tardi, perché sono in uno spazio pubblico, ne parliamo in privato”. 2. Privilegio lo spazio simbolico: mi ritaglio una bolla nella quale mi astraggo dagli altri e parlo comunque delle mie cose. Spesso sono dunque io che decido come trattare lo spazio in cui mi trovo decido io che significato attribuire al setting. B) I FRAMES Noi abbiamo in testa dei modelli di situazioni comunicative: Ruoli comprensione degli interlocutori Frames comprensione delle situazioni Frames: “Schemi di interpretazione” che permettono a individui o gruppi di “collocare, percepire, 9identificare e classificare” eventi e fatti, in tal modo strutturando il significato, organizzando le esperienze, guidando le azioni. (Goffman 1974). I frames rispondono alle domande: Cosa sta succedendo qui? Quali regole governano questa situazione Qual è il mio ruolo? Come mi devo comportare? 10 Quando mi sposto e cambio contesto culturale, devo adeguarmi alle regole di quel paese e ai loro contesti, modificando i miei frame. I frames possono anche essere “messi in chiave” quando si passa a un nuovo frame, diverso da quello originario picchiarsi è un evento preoccupante, ma se succede su un ring, non sta succedendo nulla di grave. “Ci sono occasioni in cui noi abbiamo aspettative sino quasi alla fine prima di scoprire che cosa è accaduto, e ci sono altre occasioni della nostra attività in cui possiamo rimandare a più tardi la decisione di che cosa dichiarare di avere fatto”. Es Se esco per la prima volta con un ragazzo, non so se sarà un frame di amicizia o di uscita amorosa, lo scoprirò più avanti. FRAMES E MEDIA Non sono mai stata a una conferenza stampa americana, ma grazie ai media saprei riconoscerne una. I media contribuiscono al processo di framing Campo privilegiato delle news: Selezionare alcuni aspetti di una realtà percepita Renderli più salienti in un testo comunicativo Promuovere una particolare interpretazione (causale, morale…) Di fronte a eventi nuovi suggeriscono dei modelli interpretativi quando succede qualcosa nel mondo e un giornale deve darci la notizia, io devo riconoscere che cosa è successo. Es. perché è crollato il palazzo? Io devo inserire l’evento in un frame comunicativo (magari è crollato per un problema edilizio, per un terremoto, perché qualcuno l’ha abbattuto per un motivo...). il giornalista ci incornicia la notizia per spingerci a incasellarla in un frame piuttosto che in un altro. MODELLI DI FRAME Conflitto : l’evento vene rappresentato come conflitto tra individui Es. articolo del corriere della sera Brusca richiede i domiciliari: “i pm sono d’accordo con me” Maria falcone: “Spietato e ambiguo, no ad altri benefici” riporto le opinioni di entrambi le parti. Capiamo che dobbiamo inserire la notizia nel frame “conflitto stato -λογια mafia” Personalizzazione: l’evento si focalizza su un individuo esemplare. Es. Articolo “Senza insegnante di sostegno non manderò più mia figlia a scuola” Lo dice la madre di una bambina disabile e riceve molti messaggi di solidarietà. È una personalizzazione poiché riporto la testimonianza di una persona che si trova coinvolta nella vicenda, in modo da dare un volto alla notizia, che sarebbe “ci sono troppo pochi insegnanti id sostegno”. Creo adesione emotiva nel pubblico e lo aiuto a incasellare il racconto in un frame di vita quotidiana Conseguenze : Il tema è presentato dal punto di vista delle conseguenze. Es. Articolo “L’emergenza clima ci costerà l’8% del Pil. Un piano da 800mila occupati”. L’ex ministro ronchi “Bisogna agire ora”. Racconto l’emergenza clima a partire dalle conseguenze (i danni economici). 11 Incorniciamento morale : il tema è presentato dal punto di vista di una valutazione. Es. Articolo “clima: il 30% del mondo non ha acqua potabile. E noi ci laviamo le strade” non vogliamo mettere l’attenzione sull’emergenza clima, ma far sentire in colpa la gente. Responsabilità : il tema è presentato dal punto di vista della responsabilità della risoluzione (o della creazione) del problema. Es. “Si di Trump, la Turchia pronta a invadere la Siria del Nord.” penso subito che la responsabilità sia di Trump, che sia colpa sua. EFFICACIA DEL FRAME: devono avere queste 3 caratteristiche Risonanza: capacità di attirare e mobilitare. Credibilità: intesa come coerenza con le credenze e le azioni professate, credibilità culturale e empiricamente verificabili, espressa da una fonte credibile. Salienza: ovvero la rilevanza del frame e la sua coerenza rispetto a valori ed idee centrali per i destinatari. MEDIA COME COSTRUTTORI DI FRAMES A volte i media costruiscono i frame ovvero creano una chiave di interpretazione degli eventi che prima non era presente nella mente delle persone. Es. fino a 15 anni fa la parola “femminicidio” non rappresentava un modello interpretativo di una serie di eventi, non aveva uno specifico significato. Piano a piano nel tempo i media hanno progressivamente costruito questo frame interpretativo che accorpa una serie di eventi. Io leggo “femminicidio” e so già che si parla dell’omicidio di ina donna da parte di un uomo che è nella sua sfera di affetti. Questa parola è entrata poi nella Treccani. Questa creazione di categorie, fa accadere cose concrete sul territorio. Es. la Vertical Run contro il femminicidio Questo avviene perché non si manifesta per uno specifico caso di cronaca in un paesino, ma per la categoria di frames del femminicidio che i media hanno creato. Da qui è derivata anche la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge in materia di sicurezza contro il femminicidio, come categoria. 8/10/19 C) LA QUESTIONE DELLA FIDUCIA La fiducia nell’ambito della comunicazione interpersonale fa parte della fiducia nell’ ambito del contesto sociale, della comunità. Per vivere insieme nel tessuto sociale, deve esserci fiducia, altrimenti sarebbe difficile stare insieme e relazionarsi. La società per esistere si basa su delle relazioni di fiducia tra persone. ∆ Fiducia nell’ ambito del contesto sociale essa si costruisce nel tempo: 1. Il primo livello è la fiducia ontologica, la quale non si costruisce immediatamente nella società, ma prima si crea all’interno dei nuclei familiari. È una fiducia immediata, non ragionata, non riflessiva. Si costruisce per ogni individuo nelle prime fasi della propria vita. 12 Credo in chi parla perché: Ha con me un rapporto intimo e di affetto È mio amico ∆ Trasferimento di credibilità (recommendation, investitura, testimonial) 1. Da un soggetto ad un altro attraverso il meccanismo dell’accreditamento (io ti dico che lui è una persona credibile e tu mi credi poiché io a mia volta sono una persona credibile) accreditamento da parte di soggetti credibili. 2. Questo trasferimento funziona anche da un contesto all’altro l’anticipazione di credibilità data dal successo in un altro contesto. Trump ha costruito la sua credibilità nelle elezioni politiche americane, basandosi sulla credibilità che già aveva come imprenditore di successo Gestirò gli USA come ho gestito le mie imprese. 9/10/19 ∆ Se manca la fiducia si acuisce il senso di incertezza , dunque: Si moltiplicano le regole Si intensificano inoltre i controlli. Si sostituisce la fiducia cognitiva con quella affettivo/ emotiva delle forme solidaristiche e fideistiche, dei simboli generali e del carisma ad esempio un totalitarismo. Non c’è una dimensione strettamente razionale, mi affido ciecamente a qualcuno FIDUICA E ATTUALE SISTEMA MEDIALE Fiducia sistemica nel sistema delle informazioni: Il sistema dei media agisce seguendo routines e automatismi affidabili. Mi fido delle routines e dei processi produttivi con cui questo soggetto costruisce e riporta gli eventi. Quindi penso di essere informato in modo corretto circa quanto succede. Qualche anno fa questa fiducia sistemica è andata man mano sgretolandosi, a lei si è sostituita una fiducia personale, di 2 tipi: Credibilità cognitiva e normativa personale credibilità della fonte (il giornalista) in quanto esperto e coerente col suo ruolo. Un giornalista incarna un set di valori, e chi li condivide si fida di lui Non mi fido perché penso sia imparziale e controlli le fonti, non mi fido nemmeno perché è un esperto in materia ed è competente, ma in virtù del fatto che lui la pensa come me ha un modello di interpretazione del mondo molto preciso, simile al mio. Credibilità affettiva personale credibilità del mediatore (ad esempio chi condivide una notizia) perché con lui si ha una relazione affettiva. La credibilità si basa sull’affettività e sull’omologia (Van Damme). Diventa sempre più evidente chi è per me il mediatore di una certa notizia, chi la condivide con me Se la notizia me la trasmette un amico, io vedo quella notizia e mi fido, perché mi fido di lui come amico. Non solo i giornalisti veicolano le notizie, ma anche la mia sfera di affetti (Es. post dei miei amici su instagram). Nell’ambito dei media mi allontano sempre di più da una credibilità sistemica, spostandomi verso un’area mista di credibilità affettiva e normativa. L’opinione pubblica si fonda sempre meno su base razionale, bensì sulla conferma di quanto già penso. 15 SECONDA PARTE (anni ’70) 1. OPINIONE PUBBLICA Premessa: I frame proposti dai media ci suggeriscono secondo quali chiavi interpretare un nuovo evento. I frame proposti dai media ci suggeriscono a quale categoria di eventi ricondurre le notizie che leggiamo. Il tipo di fiducia che caratterizza il nostro rapporto coi media orienta quello a cui crediamo Opinione pubblica: ciò che pensa la maggioranza della popolazione: È il giudizio e modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini (Lincoln) L’opinione pubblica non esiste (Bourdieu) più le società si sviluppano, più l’opinione pubblica si fa frammentata. L’opinione pubblica è l’insieme delle idee che un determinato agglomerato di persone (una città, una nazione, un gruppo di nazioni) ritiene giusto e vero in un determinato momento. Si colloca quindi in un certo spazio e in un certo tempo L’opinione pubblica è un sistema di credenze sulla cosa pubblica non è un sistema di ciò che è vero (non c’è un rapporto diretto con la verità). Esiste un’opinione pubblica su tutto ciò che riguarda la sfera pubblica della nostra vita. L’opinione pubblica non è più qualcosa di unitario, ma è l’insieme delle correnti di opinione, anche opposte, dominanti in una società. Resta sempre il modo di pensare della maggioranza, ma oggi è caratterizzata da più correnti di opinioni. L’opinione pubblica non sempre è esistita (o ha potuto formarsi) nella storia Ci sono state epoche in cui la popolazione non aveva gli strumenti per informarsi (non aveva accesso alle informazioni, per esempio perché non c’erano giornali). Oppure sotto monarchie o totalitarismi. L’opinione pubblica nascerà quando nascono le società moderne è legata allo sviluppo delle forme di libera espressione, da parte degli individui, di giudizi sulla cosa pubblica. Questo avviene poiché: Inizia a svilupparsi l’alfabetizzazione (sempre più persone possono accedere alle fonti che egli permettono di farsi un’opinione). Perché nascono luoghi in cui le persone possono andare a discutere delle questioni pubbliche (Es. caffè) con formazione di circoli culturali e politici Grazie alla diffusione dei media (i primi furono i giornali) e della molteplicità delle fonti. Senza l’opinione pubblica, le persone fanno fatica a intervenire circa le questioni che non funzionano nei loro paesi infatti in molti paesi l’alfabetizzazione non viene neppure incentivata, poiché in questo modo si può far attecchire più facilmente un regime. Come si costruisce l’opinione pubblica? 16 Secondo 2 modelli: 1. A cascata (Deutsch 1968) i contenuti e riferimenti materiali ci arrivano a cascata dall’alto, da altri modelli. (nell’ordine) 1. Dalle élite economiche e sociali 2. Alle élite politiche e al governo 3. Attraverso i media 4. Ai leader d’opinione 5. Al demos Alla fine ai cittadini arrivano dei temi su cui farsi le proprie opinioni, che sono però il frutto di questa cascata 2. Per ribollimento (Deutsch 1968) i contenuti sono veicolati dal basso, da cittadini e da presone comuni (Es. Friday for future) Nel pubblico si formano ribollimenti o movimenti di opinione, in modo repentino e inaspettato. Oggi lo sviluppo dei media e dei media digitali crea un’integrazione dinamica tra questi 2 modelli, in quanto anche il modello “a ribollimento” è reso più visibile dallo sviluppo di internet (social media). Nelle attuali società ipercomplesse: Si è instaurata una Frammentazione e moltiplicazione di gruppi e sottogruppi che sono molto coesi tra di loro, con ridotte relazioni con l’esterno Di conseguenza Decrescita dell’importanza di un’opinione comune ampiamente diffusa (Quandt 2012) Dunque, la rappresentazione di un’opinione della maggioranza non è funzionale agli interessi di tutte le componenti della società e in particolare dei sottogruppi I media broadcast tendono a rappresentare un’opinione pubblica unica che non risponde agli interessi locali dei singoli gruppi e dunque le persone non si rispecchiano in essa. Nella nostra società l’opinione pubblica è molto frammentata sia perché la nostra società è complessa, che per via dei media digitali. L’opinione pubblica: valore o disvalore? Valore attribuito all’opinione pubblica: Liberta di espressione Controllo da parte dei cittadini (Locke) Disvalore attribuito all’opinione pubblica: Dispotismo della maggioranza (Toqueville e Mills) 17 gli stessi punti di riferimento non c’è però un assetto né tribale né industriale, quindi a dare stabilità agli individui sono le reti sociali che intrattengono con gli altri. In queste società gli individui agiscono diretti da pressioni sociali esterne e norme di gruppi primari. Hanno il bisogno di essere conformi ai valori delle reti sociali cui appartengono. L’individuo quindi monitora costantemente il suo intorno come se avesse un “radar”. Elisabeth Noelle - Neumann riprende Riesman: 4 punti fondamentali sulla formazione dell’opinione pubblica: La società fa uso della minaccia d’isolamento nei confronti di individui che presentano comportamenti. Nei confronti di chi ha comportamenti troppo differenti rispetto a quelli della rete sociale a cui appartiene, viene messo in atto un allontanamento dal gruppo. Si tratta di una minaccia molto sentita soprattutto nelle società post – moderne, questo isolamento è percepito come molto grave, perché fuori dalla rete sociale facciamo fatica a vivere. (NB: individuo pre -λογια moderno non poteva sopravvivere, post—moderno fa fatica). Per paura dell’isolamento essi tentano incessante di monitorare il clima d’opinione. Il risultato della loro valutazione influenza il loro comportamento soprattutto nella sfera pubblica e in particolare attraverso il mettere in mostra o il nascondere le proprie opinioni (attraverso l’eloquio o il silenzio). Le società post -λογια moderne sono difficili, in quanto non esistono delle regole che le gestiscono sono società confuse, quindi la bussola attraverso cui io riesco a sopravvivere e orientarmi in queste società è costituita dall’appartenenza a delle reti sociali di riferimento, delle culture, dei gruppi. quindi la cosa peggiore che può capitare in questo tipo di società è di essere isolato, perché così si perde il proprio “appoggio”. Per non essere isolato, l’individuo cerca di captare quali sono le opinioni principali all’interno della rete sociale a cui appartiene. Ruolo dei media secondo la Neumann 1. Presentano alcune opinioni come dominanti 2. Forniscono rappresentazioni indirette della risposta del pubblico Spirale del silenzio: I media, alle volte in modo adeguato, alle volte con forzature, presentano alcune opinioni come dominanti e poi ci forniscono delle rappresentazioni di come il pubblico reagisce davanti a tali opinioni Queste rappresentazioni hanno certamente un effetto sul processo di formazione dell’opinione pubblica: le opinioni presentate dai media “appaiono più forti di quello che sono nella realtà”: “sembra che tutti la pensino così, quindi quelli che la pensano in modo diverso si sentono parte di una minoranza, meno credibili, meno informati, più deboli di quanto lo siano effettivamente. Il risultato è un’illusione ottica o acustica (radio) riguardante la situazione effettiva della maggioranza Si genera un processo di spirale del silenzio, poiché le minoranze tendono a “non esporsi” o a conformare la propria opinione con quella che percepiscono come dominante. 20 L’ Individuo non vuole sentirsi isolato: Cerca di capire quale sia l’opinione prevalente. Dai media vede che l’opinione dominante è X. Due casi: L’effetto complessivo sulla formazione dell’opinione pubblica è che sembra che tutti la pensino nello stesso modo e che nessuno abbia una opinione diversa dagli altri. 1. Effetti individuali : se gli individui pensano di appartenere a una minoranza tendono a dissimulare le proprie opinioni, viceversa, se si rietine di appartenere a una maggioranza si tende a manifestarle. 2. Effetti sociali : le idee percepite come dominanti si diffondono con un effetto “a spirale” mentre le opinioni considerate minoritarie rischiano il silenzio e l’oblio. “I media quindi possono definire e proporre un’opinione come dominante anche se non lo è, anche a partire dall’autoreferenza dei media” (E.N. Neumann) 15/10/19 Questo meccanismo sembra essere senza via d’uscita, poiché se un’opinione non è dominante, è senza visibilità come se ne esce? Elihu Katz, sociologo tedesco di origine ebraica che lavora negli USA (emigrato) alla Columbia University cerca di mettere a fuoco se sia possibile che opinioni percepite come non dominanti possano comunque emergere, farsi sentire e diventare parte dell’opinione pubblica. Chiama questi gruppi d’opinione non riconosciuti come maggioranza “minoranze rumorose” “Anche i gruppi minoritari possono generare un effetto di “spirale al contrario” e emergere, configurandosi come “nuovi” movimenti d’opinione” Questo può avvenire se: Hanno accesso ai media visibilità mediale Hanno caratteristiche come la coerenza (devono essere chiaramente riconoscibili) e difesa a oltranza di alcune posizioni (o alcuni temi) insistere continuamente su nodi chiari, non devono essere complicati o sfumati. Es. Greta Thumberg “tutti i venerdì = sciopero del clima: messaggio chiaro, semplice, conciso, coerente, immediato. 21 Prima di Greta, c’era Green Peace, perfetto esempio di “minoranza rumorosa” La fonda Jim Bohlen (1971) è diventata subito visibile dal punto di vista mediale, poiché hanno preso una barca, chiamandola Green Peace, e sono partiti per l’Alaska (dove gli USA stavano svolgendo degli esperimenti nucleari) si volevano ancorare in un punto in cui, se fossero rimasti lì, sarebbero stati investiti dalle radiazioni, ma così non fu perché li fermarono prima che potessero arrivare lì. Come Greta, fanno un’azione “inutile” (non è che gli USA smisero di fare esperimenti), ma simbolica, volta a creare scalpore. È un’opinione d’una minoranza (l’opinione dominante negli anni 70 negli USA era che il nucleare fosse molto positivo per lo sviluppo in campo economico) portata così all’attenzione dei media. Essi ottennero un’enorme risonanza mediatica, fondata sul fatto che attorno a questo gesto simbolico, costruirono il “modello del racconto eroico Davide vs Golia” in cui il piccolo, la minoranza, sfida il gigante La notiziabilità si basa sul gesto eroico degli attivisti Fecero un gesto simile per fermare l’azione delle baleniere, partendo con una piccola barchetta. È un’azione fatta per orientare l’opinione pubblica, non per fermare reamente la baleniera non avrebbero speranze. L’idea del gesto eroico è stata poi ripresa, sempre da Green Peace, tramite l’affissione di banner e cartelloni su monumenti famosi (Cristo di Rio). Alcuni attivisti si sono poi appesi a questi banner, rischiando la vita creano scalpore, vogliono attirare l’attenzione dei media. Qui la notiziabilità si basa sui luoghi, pur restando attiva la componente del gesto eroico. Banner contro il nucleare esposti da Greenpeace (2010) negli stadi ora l’opinione sta iniziando a diventare parte di una corrente dominante, ma per crescere ha comunque bisogno di visibilità. Video virali diffusi in rete : video virale di Green Peace con bambini travestiti da personaggi di guerre stellari che sfidano Volks Wagen per denunciare il falso controllo sulle emissioni inquinanti dei motori Volks Wagen. La notiziabilità è interna alla rete e si basa sulla condivisione da parte degli stessi utenti. Non c’è più il gesto eroico, ma il tentativo di reclutare nuovi attivisti. Il punto di coerenza tra questi diversi approcci è sempre il messaggio “piccolo vs grande” e il fatto che si dicano cose immediate e semplici. 1. La rete ha la capacità di dare voce delle minoranze rumorose. 2. Questi movimenti d’opinione nascono dal basso, per ribollimento, e hanno capacità di costruire una forte politica identitaria di gruppo. 3. All’interno della rete non abbiamo un elemento unificante, dunque l’opinione si genera in modo frammentato attraverso forme di esposizione selettiva (scelgo io che sito visitare e l’algoritmo di Google mi porterà a visitare siti simili, che dicono le stesse cose su un dato tema io sarò dunque portata a credere che quella sia l’opinione dominante). Sfida Trump vs Clinton nelle elezioni presidenziali del 2016 L’elezione di Trump è stata una sorpresa, per i media e l’opinione pubblica americana. 22 Modellizzazione (framing) danno una prima forma e interpretazione al racconto che loro stessi costruiscono, lo inquadrano in una cornice se io sono pro Trump, anche se so tutto della Clinton la inquadrerò comunque in un frame negativo, a favore di Trump. Da qui nasce la teoria del flusso di comunicazioni a 2 stadi: o 2 Step Flow of Communication “Ideas often flow from media messages, radio and opinion leaders and then the leaders leads the message to lesser active users in the population” (1955 Katz e Lazarsfeld) 1. Si sviluppa lo studio degli Opinion Leader da qui iniziano ad analizzarli con ulteriori studi 2. Si evolve l’idea del pubblico da massa indistinta a “rete di individui interconnessi attraverso la quale la comunicazione di massa viene veicolata”. Caratteristiche degli Opinion Leader Literacy Elevata esposizione ai media (tendenza alla ricezione di maggior informazioni, e competenze nell’uso dei media). Committment Elevato coinvolgimento ed interesse per determinati argomenti (se voglio ricevere informazioni sulla politica, chiedo a uno appassionato di politica, non solo a uno che sente i dibattiti in radio). Socievolezz a capacità di trasferimento di informazioni a gruppi di individui (gregari) che appartengono allo stesso gruppo sociale (oggi si può tradurre nell’abilità nell’uso delle piattaforme sociali) Leadership riconoscimento, dal basso, da parte del gruppo dei pari del possesso di maggiori conoscenze. Non c’è però un opinion leader che vale per tutti i temi e le comunità: Sono sempre opinion leader per uno specifico gruppo di persone (gli Opinion Leader sono locali) Non corrispondono sempre alla stessa tipologia di persona (varia a seconda dei temi) io sono un opinion leader in politica, tu lo sei nell’arte. Ognuno ha i suoi argomenti di riferimento, nessuno può essere un Opinion Leader su tutti i temi (gli Opinion Leader sono informali) Ci sono leader d’opinione verticali e orizzontali : Verticali: comunicano attraverso i media (macro influencer) Orizzontali: persone non necessariamente famose che appartengono alla rete sociale e che svolgono comunque una funzione di opinion leader (micro influencer) Studi effettuati a partire da Twitter 1. “Who says what to whom on twitter” Twitter è il luogo in cui è stato più studiato il fenomeno del two step flow of communication Per la centralità delle news le informazioni circolano attraverso twitter tramite intermediari (retweet di news o tweet originali di url contenenti news) Per la molteplicità dei flussi e delle relazioni . 25 La maggior parte di questi intermediari non appartengono alle élite (blogger, giornalisti etc.) ma sono utenti comuni. Sono esposti a più fonti mediali degli altri (literacy) Hanno più followers degli altri (socievolezza e leadership) Sono più attivi (coinvolti) degli altri (committment) Essi sono l’equivalente digitale degli opinion leader. 2. “Measuring user influence in twitter: The Million Follower Fallacy” (2010) L’influenza in Twitter ha 3 dimensioni: Indegree influence : legata al numero di follower di un utente. Indica direttamente la dimensione dell’audience che è in grado di raggiungere popolarità Retweet influece : il numero di retweet che un soggetto è in grado di generare abilità di generare contenuto con un valore aggiuntivo. Mention influence : legata al numero di tweet in cui un utente viene citato. Indica l’abilità di un certo utente di ingaggiare gli altri nella conversazione reputazione 3. “The tipping point” (Malcom Gladwell) “The tipping point is that magic moment when an idea, trend, or sociala behavior crosses a threshold, tips, and spreads like wildfire” Quali sono gli elementi che fanno si che un certo contenuto passi dall’essere semplicemente un contenuto in rete al diventare virale? 3 soggetti che all’interno dei social media sono capaci di contribuire all’ attivazione di questi meccanismi di viralità: 1. Connector (connettori) connects people to eachother persone che hanno un’ampia rete di connessione e fano stare insieme le persone (socievolezza) 2. Maven (esperti) connects people through sharing knowledge procacciatori di informazioni, risolvono problemi e forniscono risposte (literacy) 3. Salesman (persuasori) uses knowledge to engage and persuade leader carismatici in grado di catalizzare il consenso (leadership). 21/10/19 TERZA PARTE (anni ’80) MEDIA E CULTRA Tutta l’attenzione che negli anni ’70 si focalizzava sull’opinione pubblica, negli anni ’80 si trasforma in un’attenzione culturale e al pubblico. Negli anni ’80 ci si inizia a rendere conto che i media, in particolare la tv, sono stati naturalizzati e entrati a far parte della quotidianità di tutti. In che modo i media interagiscono con la dimensione della cultura? 26 Cultura: non viene più vista come: Attributo di una persona, di un singolo Attributo di chi coltiva la mente: di chi è colto Si inizia a analizzare invece come i mezzi di comunicazione contribuiscono a fare evolvere le diverse culture di popoli e nazioni, si ha un’idea di cultura collettiva cerchiamo di allargare lo sguardo. La cultura era dunque vista come: “Le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità o abitudine acquisita dall’uomo in quanto, membro della società”. (Taylor 1851) “Tutto ciò che non è dimensione biologica” tutto ciò che non riguarda il mero sopravvivere. Della cultura fanno parte: Norme = convenzioni condivise, criteri di giudizio riguardanti la vita collettiva Valori = gli ideali (felicità, giustizia) le mete collettive (istruzione, pace, rispetto per la natura), le qualità positive (solidarietà, riguardo per le scienze e le arti) Credenze = convenzioni profonde, ma anche pregiudizi Simboli = tutto ciò che dà un significato agli elementi precedenti e che permettono loro di circolare e venire scambiati tutto ciò che rende questa cultura rappresentabile (ciò che scrivo, che dipingo, che racconto, che metto in musica, che scolpisco) dimensione che esprime tramanda e racconta una cultura. Della dimensione simbolica fanno parte anche i media, luoghi dove circola la cultura. (Parsons 1951) L’approccio culturale allo studio dei media Si sviluppa in Canada e nasce all’università di Toronto, dentro un circolo di studiosi chiamati proprio “la scuola di Toronto” di questa cerchia faceva parte anche Marshall Mcluhan (slogan: “The medium is the message”). Ne faceva parte anche l’economista Harold Innis. Egli, a un certo punto, studiando l’economia canadese, si accorge che il sistema dei media in Canada influenza anche l’economia. Scrive “The Bias of Communication” (1951) dove dice che “Le modalità della comunicazione, le tendenze (in inglese bias) della comunicazione, svolgono un ruolo almeno pari a quello dell’attività economica nella formazione e direzione della società umana”. Parte da due idee di fondo nella stesura di questo libro: Nei processi comunicativi la parte rilevante non è tanto il contenuto trasmesso, quanto il mezzo tecnico che fa da supporto (the medium is the message) è il mezzo ad avere impatto sulla società, non tanto il contenuto. Avere emittenti televisive e radiofoniche o avere il sistema della rete è qualcosa che cambia la società e l’economia molto più della singola trasmissione o film di turno che circola. L’influenza dei media sull’organizzazione sociale riguarda soprattutto l’organizzazione di spazio e tempo, ovvero: 27 I media elettronici estendono la visibilità delle informazioni (discorsi, backstage) relative all’età adulta, anche ai più piccoli vengono esposti aspetti dell’età adulta che normalmente non si condividerebbero coi bambini (es. crisi, litigi, fallimenti, sbagli…) Socializzazione anticipatoria apprendono alcuni aspetti della vita adulta in anticipo rispetto ai tempi naturali (es. teen movies / family series). Meyrowitz è attento anche ai rischi di questa socializzazione anticipatoria, poiché i bambini sono esposti a situazioni che non hanno ancora gli strumenti per gestire. Ruolo dell’autorità Di chi esercita una posizione di auctoritas su di noi (es. i ruoli legati a posizioni istituzionali). Da un lato, i media elettronici estendono l’accessibilità a informazioni (contenuti riservati) es. contenuti legati alla salute, alla politica L’autorità si costruisce anche attraverso l’accesso esclusivo a conoscenze specifiche, quando questo accesso è generalizzato, l’autorità si indebolisce (es. Dr House) Anche se comprendiamo queste specifiche informazioni in campo medico, in modo diverso da chi ha studiato medicina per 10 anni, non cambia il fatto che percepiamo meno il distacco tra noi e la figura del medico. Dall’altra, estendono la visibilità al retroscena della vita delle persone che rivestono ruoli di autorità Di conseguenza, diminuisce lo status, fino a portare a una riduzione dell’autorità rappresentazioni del ruolo potenzialmente messe in crisi. Più io vedo il backstage di un’autorità, più metto in discussione il suo ruolo. C’è stata tutta una fase negli anni ’80 e ‘90 in cui il backstage dei personaggi pubblici veniva molto messo in scena, anche in situazioni non appropriate, infatti essi hanno cercato di renderlo più privato. Sapendo che i media comunque portano alla visibilità il backstage delle figure di autorità, si è radicata nel tempo un’attenzione nella costruzione del proprio backstage (es. Obama fu uno dei primi a mettere in scena la propria vita privata, rendendola funzionale alla costruzione del proprio profilo pubblico) Ricostruisce il suo backstage, rendendolo adatto ad essere visibile sulla scena. A fare questo contribuiscono, in modo opposto, anche tutte le political series, che mettono in luce anche gli aspetti più critici della loro vita privata (es. House of cards). C’è dunque, in generale, una fusione tra ribalta e retroscena si sposta sempre di più il confine tra quello che può stare sulla scena e quello che è privato. 1. Spesso ci troviamo come pubblico in una posizione in cui vediamo sia primo piano che retroscena. Siamo collocati in uno spazio intermedio (o scena laterale) che ci permette di vedere sia cosa succede sulla ribalta, che dietro le quinte. Es. tutti i talent sono costruiti in questo modo (si mostra sia performance che backstage). 2. Distinguiamo comunque 2 livelli: Primissimo piano momenti di pura ribalta in cui il retroscena non viene raccontato. Profondo retroscena momenti che effettivamente non vengono raccontati e non finiscono in scena. Situazione sociale de - spazializzata: moltiplicazione di ribalta e retroscena 30 Esiste la ribalta dello spazio fisico persona seduta al tavolino di un bar La persona parla al telefono, dunque c’è un’altra ribalta: la conversazione potrebbe essere in realtà gestita come uno spazio di backstage, se l’argomento è privato in questo caso scelgo io che situazione comunicativa privilegiare, se la ribalta dello spazio fisico (rimandando la telefonata), oppure se mettere lo spazio pubblico tra parentesi e portare avanti comunque una telefonata privata, ricavandosi la sua bolla virtuale. Ha un pc davanti altra ribalta: sta navigando sui social. Ci sono più ribalte e più retroscena noi non solo osserviamo, ma viviamo delle esperienze a metà tra ribalta e retroscena con l’era digitale stiamo a metà tra la nostra ribalta e il nostro retroscena. Come vengono usati i media all’interno della vita quotidiana? Premesse James Lull (metà degli anni ’80) studia gli usi sociali dei media. I media come componente dell’esperienza della vita quotidiana Sono parte del tessuto dell’esperienza della vita quotidiana “tessuto generale dell’esperienza”, ormai “naturalizzata” I media non vanno considerati solo dal punto di vista dei contenuti che veicolano, ma per il solo fatto che sono dei mezzi, dei prodotti simbolici (come diceva Meyrowitz) Lui fa una cosa concreta, non solo teorica come Meyrowitz: va nelle famiglie, nelle case della gente, e le osserva mentre guardano la tv (osservazioni partecipate), guarda come interagiscono tra di loro, che programmi guardano… e poi gli fa delle interviste. Fa una ricerca etnografica all’interno di famiglie in relazione alla loro esperienza di visione televisiva vuole capire come la tv si inserisce nelle dinamiche famigliari e nelle loro routine. riporta questo suo studio nel libro “Inisde family viewing”. Egli distingue due tipi di usi: Usi strutturali la tv viene considerata parte della struttura dell’ambiente domestico. Si ha un uso ambientale: può essere di compagnia durante i lavori domestici delle casalinghe, come voce di sottofondo è un sottofondo perpetuo di comunicazione parlata, non c’è un vero consumo di prodotti mediali Ha un suo ruolo in quanto oggetto, strumento. Si ha un uso regolativo: la tv ha ruolo di regolatore di comportamento, in quanto scandisce con il suo palinsesto il tempo e l’attività familiare secondo le proprie modalità la televisione serve per organizzare le attività della giornata. (Es. la famiglia si riunisce alla stessa ora a guardare il telegiornale, oppure il quiz show in prima serata, o il talent di turno) routine delle persone organizzate intorno ai media. Usi relazionali la televisione ha usi relazionali in quanto facilita la comunicazione: I temi proposti dal medium sono un referente comune agli attori comunicativi anche per chiarire le loro posizioni. Le conversazioni sono facilitate e il disagio ridotto. 31 La tv costituisce un’opportunità per il contatto con gli altri o per l’esclusione: la televisione è vissuta in compagnia per intrattenimento o informazione, o può essere una fuga dall’ambiente sociale o da problemi e responsabilità del singolo È anche un’utile risorsa di apprendimento sociale, offre al pubblico dei modelli di riferimento per il proprio comportamento. Inoltre, trasmette temi e valori L’uso della tv rafforza i ruoli all’interno dell’ambiente domestico: i genitori gestiscono il flusso di informazione televisivo, ed è un buon modo per far sentire la propria autorità. La tv offre la possibilità di mostrare agli altri spettatori la propria competenza in marito ai temi televisivi Lui non osserva dunque gli effetti macro, come Meyrowitz, ma quelli nei singoli nuclei familiari. La tv ha cambiato molte dinamiche: affermazione del ruolo del genitore, trovare gli argomenti… Alcuni aspetti delle routine quotidiane e sociali vengono dunque modificate non solo per i contenuti fruiti, ma per il ruolo del medium in quanto tale. Oggi noi col telefonino ci sentiamo di poter andare in capo al mondo, perchè possiamo sempre restare in contatto con qualcuno 23/10/19 o Teoria degli “uses and gratifications” Elihu Katz scrive un libro “The use of mass communication” (1974) insieme ad altri autori in cui riflette su quali sono le motivazioni che spingono le persone a usare i media. Nella teoria degli Uses and Gratifications, c’è uno spostamento d’attenzione da: “cosa i media fanno alle persone” a “cosa le persone fanno coi media” perché le persone scelgono di consumare un dato prodotto culturale, di usare un dato mezzo? Le audience sono dunque attive, scelgono quale prodotto consumare, e i loro comportamenti non sono dettati dal caso, ma spiegabili logicamente applicano l’approccio del comportamentismo alle teorie sull’uso dei media: Partono dal presupposto che le azioni compiute dal pubblico siano razionali e spiegabili Le aspettative e l’uso dei media hanno origini psicologiche e sociali. Uses and Gartifications Le audience usano i media per soddisfare dei propri bisogni e ricevere delle gratificazioni (risposte alla soddisfazione di un bisogno) diventando parte integrante del processo comunicativo. Gli spettatori sono orientati verso uno scopo che essi cercano di realizzare attraverso l’uso dei media si producono tecnologie e contenuti atti a rispondere ai bisogni dell’audience. Scala di Maslow (1954) È un modello di descrizione dei bisogni degli individui Bisogno: circostanze sociali e psicologiche vissute come problemi 32 Ecco i fattori principali emersi 2 legati alla sfera sociale e identitaria: Social serching e sorveglianza monitoraggio del proprio intorno sociale 1. Social serching e Surveillance cercare informazioni sulla gente che fa parte della mia rete sociale (bisogno informativo, bisogno di monitoraggio e controllo). 2. Social browsing and sharing identities seguo il brand che mi piace e che mi interessa dimensione dell’affinità di gruppo, ricerca di qualcuno che abbia aspetti simili ai miei bisogno id riconoscimento identitario necessità di condivisione e conferma della propria identità. (il terzo non esiste) È emerso anche un fattore legato ai contenuti 4. Gratifications of cotents : gratificazioni legate all’uso di giochi o applicazioni Ne sono emersi 2 ulteriori, legati alla sorveglianza sociale (Social browsing e integrazione di identità, con funzione di confermare aspetti legati alla nostra identità) 5. Social investigation: cercare persone con l’obbiettivo di estendere il mio piano di conoscenze a livello sociale. Ricerco delle persone con cui fare effettivamente amicizia. È la pura attività di social browsing: esplorazione sociale 6. Social network surfing : l’abilità di vedere chi sono le persone nelle reti sociali degli altri (chi segue chi, chi è amico di chi) Un ultimo fattore è legato all’espressione del sé 7. Self expression and gossip: gratificazione legata alla capacità di autorealizzazione, all’espressione del sé attraverso i contenuti Ultimamente sta emergendo un altro bisogno, che è quello di documentare ciò che ci succede (storie di instagram). 29/10/19 o I Reception Studies Sia gli uses and gratifications che i reception studies mettono a fuoco l’audience come oggetto di studio. I reception studies nascono negli anni ’70 e si sviluppano durante gli anni ’80. È un approccio che si trova a cavallo tra la sociologia e la semiotica, quindi possiamo dire che si trova sotto il filone della socio-λογιαsemiotica. 35 È un approccio che tiene conto della dimensione e della differenza culturale. L’attenzione a questo aspetto nasce per la prima volta negli anni ’70, ma diventa determinante soprattutto negli anni ’80. I reception studies iniziano ad essere indagati all’Università di Birmingham, dove nasce una scuola chiamata Scuola di Birmingham Essi cominciano a studiare l’impatto culturale delle produzioni mediali, ovvero studiano prodotti dell’industria culturale come un aspetto determinante di una dinamica culturale. Il loro approccio specifico è chiamato Cultural Studies o I Cultural Studies Partono da un punto di partenza che ha un’idea molto netta: Idea della produzione culturale come messa in forma di una cultura dominante i prodotti culturali dell’industria dei media sono uno strumento attraverso cui viene raccontata la cultura dominante, cioè quella che all’interno di un paese diventa una cultura egemonica. L’idea è che la produzione culturale dei media finisce per raccontare la cultura dominante di un paese. Questo diventa un meccanismo di costruzione della cultura, la quale viene appunto “forzata” dai media. Il fondatore dei Cultural Studies fu Stewart Hall: quando fonda questo dipartimento porta con sé una particolare sensibilità verso la differenza culturale (verso chi vive in un particolare contesto culturale senza essere sempre vissuto in quel dato contesto) Questo è un punto di partenza per i suoi studi circa cosa avviene nel processo di ricezione. Alla fine degli anni ’60 fonda il Center for Contemporary Cultural Studies (CCS), all’interno del quale è il protagonista di una svolta interpretativa nell’ambito degli studi della sociologia perché concentra la ricerca sulla ricezione come luogo di interpretazione del testo . Questo momento di interpretazione non è il momento di comprensione del testo, ma è un momento culturale, ovvero un momento valutativo rispetto al testo accettazione o rifiuto della rappresentazione culturale presentata dal testo È qualcosa legato alle dinamiche culturali di un paese. All’inizio degli anni ’70 Hall da una forma al suo modello interpretativo scrivendo un libro, “Encoding and decoding in the television discourse’’ (1973) Quello che gli interessa è mettere a fuoco il fatto che di ciascun prodotto culturale possano esserci diverse letture. All’interno del prodotto culturale vengono proposte alcune letture possibili, che sono quelle determinate dai codici culturali dominanti. A valle c’è un momento di decodifica che mette in gioco i codici culturali dei riceventi, che possono essere diverse da quelli dominanti. Nel modello che produce all’interno del suo libro: 36 Al centro c’è il programma televisivo come discorso significativo a livello culturale Poi c’è un processo di costruzione del significato del prodotto culturale (processo di encoding), in cui vengono costruite delle strutture di significato e che è determinato da alcune dimensioni culturali: quali sono le infrastrutture tecnologiche a disposizione, quali sono le relazioni di produzione (chi produce il testo e che relazioni politiche, istituzionali ha) Poi ci sono dei modelli culturali che vengono proposti all’interno del programma televisivo. Il lavoro che si fa nel momento della decodifica (processo di decoding) è altrettanto rilevante nell’attribuire significato al prodotto culturale Ci sono delle strutture di significato che riguardano la decodifica del prodotto da parte del ricevente che possono dipendere dalle relazioni che abbiamo con le dimensioni della produzione e dalle infrastrutture tecnologiche. Ci possono essere tante forme di decodifica e quindi tanti significati culturali che uno stesso prodotto può avere. Il significato culturale di ogni prodotto è dato dall’unione dei processi di encoding e decoding Decodifica dominante: Es. pubblicità di McDonald’s è frutto di un processo di encoding in cui ci viene raccontato un prodotto, un brand. Questo è un esempio di un prodotto culturale frutto di un testo codificato secondo i codici dominanti (decodifica dominante o egemonica). Chi decodifica un testo secondo la cultura dominante/egemonica accetta un certo racconto che il prodotto ci propone e decodifica il un testo secondo il codice con il quale è stato codificato in origine dall’emittente faccio coincidere la mia decodifica con quella egemonica se consumo e accetto i codici culturali suggeriti all’interno del testo. Decodifica oppositiva: Es. “Supersize me” è un esempio di decodifica oppositiva. Fruisco di un prodotto ma non riesco a decodificarla secondo il codice culturale dominante, in quanto ho conoscenze che mi portano a una decodifica oppositiva. Il prodotto culturale viene decodificato in una cornice di riferimento opposta a quella codificata nel testo. non faccio coincidere la mia decodifica con quella egemonica. (Es. non mi faccio infinocchiare dalla pubblicità di Mc Donald, tanto so che i loro prodotti fanno male). 37 Scelgono alcune coppie di amici che appartengono alla stessa etnia per compiere quest’indagine. Soggetti coinvolti: tutti sono israeliani e condividono uno stesso status socio -λογια economico, l’unica differenza è che provengono da paesi differenti. In particolare, si tratta di: Israeliani che sono arrivati di recente dal Marocco Dalla Russia (al tempo ancora URSS) da Israele. Emergono 3 letture differenti: Gli ebrei di origine marocchina trovandosi di fronte a una soap opera come Dallas, la interpretano come un racconto, un’opera sui legami familiari, e sulla difficoltà della vita familiare. Gli ebrei di origine russa trovandosi di fronte a Dallas, la interpretano come una dura e puntale critica al capitalismo e al modello di vita conseguente. Gli ebrei nati in Israele davanti a Dallas vedono una pura opera di intrattenimento che non riflette una realtà sociale realistica. La vedono come una realtà lontana da quella che può essere la vera realtà, anche in Texas Conclusione: I due sociologi arrivano ad affermare che vi sono delle differenze fra i gruppi etnici nei processi di attribuzione di un senso e questi processi hanno una valenza sociale. Ciascuna cultura elabora una sua interpretazione del prodotto culturale in maniera collettiva. I temi centrali della storia sono letti con un chiaro riferimento alla cultura di appartenenza. I soggetti coinvolti nella ricerca sono assolutamente consapevoli del processo di interpretazione che stanno compiendo e lo fanno con cognizione. Questa ricerca condotta in Israele mette un po’ in discussione la teoria dell’imperialismo culturale. A partire da questa indagine viene introdotto il concetto della glocalizzazione, una parola coniata per la prima volta in Giappone “Ogni cultura si relaziona ai prodotti culturali in maniera differente. Perciò le culture locali non scompaiono di fronte al prodotto culturale della potenza economica statunitense. Anzi, le culture locali interagiscono con un prodotto straniero e se ne appropriano”. Servizio delle “Iene” – AL BAGHDADI (27/10) Le Iene è un programma televisivo che presenta diversi servizi principalmente incentrati su ingiustizie la visione di questo servizio serve a dimostrarci che Encoding and Decoding è un processo tutt’ora attivo nella nostra contemporaneità. Nella puntata del 27 ottobre 2019 è stato proposto un servizio sul “Rambo Iracheno’’, un uomo definito anche “l’angelo della morte’’ Egli è disposto a tutto pur di contrastare l’Isis. In questo caso un evento di cronaca viene incorniciato all’interno del servizio 40 Lettura proposta Rambo Iracheno (“Angelo della morte”) che fa di tutto per contrastare l’ISIS Ora che gli USA hanno ucciso il fondatore del Califfato dell’ISIS (Al Baghdadi) la battaglia del Rambo Iracheno potrebbe essere vanificata Però sappiamo anche che alcuni prigionieri dell’ISIS sono evasi dalle prigioni curde Tutto ciò è Inseribile nell’approccio incorporation -λογια resistence la rappresentazione può essere ritenuta accettabile o meno: L’ America ci dice che ha abbattuto significamente l’ISIS Ma alcuni militanti sono scappati potrebbe rinascere l’ISIS Le persone possono assumere posizioni diverse nei confronti del servizio Servizio delle Iene – Affari della Camorra su vestiti usati Troviamo una persona che sta facendo un’indagine sull’uso improprio dei cassonetti caritas in cui la gente porta i propri abiti usati. In questo caso il filo dell’argomentazione è che in primis esistono cassonetti marcati col logo caritas in cui si possono portare i propri abiti usati. Noi, che portiamo lì i nostri abiti, siamo dei soggetti che vengono imbrogliati da soggetti potenzialmente insospettabili (caritas). I vestiti che vengono dati in beneficenza vengono rivenduti e finiscono nei giri dei camorristi. Quest’imbroglio è parzialmente legale, ma dietro vi è la camorra Questa è la lettura che viene proposta Di fronte a questa lettura noi possiamo reagire in maniera differente possiamo accettarla, rifiutarla, o mantenere una posizione neutrale, con l’approccio incorporation -λογια resistance. Il meccanismo che si immaginava Hall è che proponendo principalmente una struttura dominante, si finisse per confermare una struttura del mondo che la Noelle Neumann definirebbe una “opinione dominante” mentre Hall definirebbe come un “encoding di una cultura egemonica”. Programmi come Le Iene promuovono una visione dominante secondo cui viviamo in un mondo di ingiustizie. Rispetto a questo encoding noi siamo chiamati a fare una lettura di incorporation, negoziale o oppositiva. 4/11/19 o Culture di gusto Studio sui comportamenti di tutti i consumatori, che fa riferimento al concetto di gusto “Cosa vuol dire che le persone hanno diversi gusti?”. Premessa: l’idea da cui si parte è che la cultura che si sviluppa all’interno di una società sia il frutto del lavoro di tutti coloro che ne fanno parte. Persone e cultura la cultura come pratica: 1. Soggetti che incorporano una cultura fanno parte di una comunità, dunque nel corso del tempo imparano quella cultura 2. Soggetti che usano prodotti culturali per produrre identità culturali ascolto la musica della mia patria per sentirmi parte di essa (identità culturale). 41 3. Soggetti che producono cultura la cultura è frutto del lavoro un po’ di tutti (io dipingo tu scrivi, lui stila le leggi…) La cultura è una pratica: non è qualcosa che subisco, ma qualcosa a cui partecipo. Bourdieu nel 1980 definisce il concetto di gusto: “Una facoltà che distingue e che apprezza, che stabilisce e sottolinea le differenze con un’operazione di distinzione.” L’esercizio del gusto ha una dimensione sociale, perché noi usiamo i nostri gusti per muoverci nella società: “Il gusto funziona come una bussola sociale orientando le persone verso le pratiche e i beni culturali che si addicono a loro” Se scelgo un oggetto di arredo, mi oriento nella scelta utilizzando il mio gusto personale. Prima di tutto noi usiamo il gusto per orientarci verso i prodotti culturali o materiali più adatti a noi. In questo senso il gusto è una vera e propria attività culturale attraverso queste scelte io comunico i valori che sono importanti per me, la mia posizione sociale, i miei giudizi estetici. Grazie al gusto ognuno di noi può affermare la propria diversità all’interno del gusto si giocano anche dinamiche di potere: affermo me stessa nella società, differenziandomi dagli altri. Pierre Bourdieu scrisse negli anni ’80 “Critique sociale du jugement”, recuperando un’inchiesta condotta in Francia alla fine degli anni ’60 sui gusti dei francesi (riguardo arte, arredi...) e vuole capire quali sono le radici che portano alle differenze di gusto. Giunge alla conclusione che i gusti si distinguono nella cultura francese in base alla classe sociale a cui appartengono le diverse persone. Questo rapporto è mediato dall’interazione tra 3 tipi di capitali: 1. Economico il capitale economico si basa sulla disponibilità di risorse materiali e finanziarie. 2. Culturale il capitale culturale si basa sulle competenze di tipo scolastico e su quelle ereditate dalla socializzazione extrascolastica. 3. Sociale il capitale sociale si basa sulle reti di relazioni in cui si è inseriti. In questo senso il gusto e le scelte di consumo esprimono che tipi di capitali abbiamo a disposizione e a che tipo di gruppo sociale apparteniamo. Herbert Gans (1974) aveva iniziato a ragionare su quelle che sono le “culture di gusto” che vanno a completare il ragionamento di Bourdieu. Gans dice che possiamo riconoscere coloro che scelgono gli stessi prodotti culturali, come appartenenti alla stessa cultura di gusto i riceventi degli oggetti culturali si differenziano tra loro sula base di diversi gusti e diverse partiche di consumo culturale. Il pubblico di ricevitori di qualsiasi oggetto culturale, si possono identificare come “culture di gusto” Esiste un certo grado di omogeneità e coerenza all’interno di singoli gruppi sociali I singoli gruppi sociali sono caratterizzati da culture di gusto fatte di valori estetici e standard di gusto condivisi e comuni Si possono distinguere diversi pubblici in base al gusto “utenti che operano scelte simili all’interno e tra culture di gusto” 42 consumo ha il valore simbolico di raccontare qualcosa di me (compro un maglione rosa piuttosto che nero) va oltre la dimensione d’uso delle cose. Diane Crane (1992) se noi viviamo in un contesto sociale altamente mobile, dove le persone si aggregano per stili di vita più che per classi sociali, e se questi stili di vita sono trasversali tra le classi sociali e anche diversi nella stessa classe sociale, i troviamo in un universo culturale molto frammentato. “Lo spostamento verso le distinzioni di gusto, le differenze negli stili di vita e nelle preferenze di consumo rimanda all’idea di una cultura altamente frammentata”. “La stratificazione sembra seguire le distinzioni che emergono dal consumo piuttosto che quelle nette dettate dalla produzione”. “Gli oggetti materiali o la cultura depositata diventano segni di distinzione e di appartenenza”. Lo stile di vita comprende l’espressione di sé, i cui campi d’espressione sono: Il modo di vestire Il modo di abitare Il tempo libero (loisirs) Il cibo Gli spettacoli “Lo stile di vita è una forma d consumo che orienta verso i gruppi sociali di tipo proiettivo (i gruppi sociali a cui aspiriamo di fare parte) che possono essere reali o immaginari, cui ci si ente legati da una qualche affinità espressa soprattutto attraverso le scelte di consumo e di acquisto” (Secondulfo 2012) la scelta di comprare un I-λογιαPhone piuttosto che un Samsung ha in sé una componente simbolica, mi permettere di inscrivermi in un gruppo sociale proiettivo (cioè in cui desidero essere) con cui mi sento affine (es. mi piace far parte della comunità Apple oppure preferisco schierarmi contro il consumismo). Oggi le scelte nell’ambito alimentare hanno un forte valore divisivo o di appartenenza: (es. io sono vegana, io vegetariana, io carnivora). Es. “Veggie Date” piattaforma per incontri amorosi tra vegani dietro la scelta alimentare c’è un sistema di valori talmente forte, che ho bisogno di trovare qualcuno che la condivida. Anche le scelte nell’ambito della mobilità hanno un forte valore divisivo o di appartenenza (poco impatto ambientale, mobilità sostenibile, prendo i mezzi…) I beni di consumo devono essere evidenti e riconoscibili affinchè ci inscrivano in un dato gruppo d’appartenenza: essi diventano elementi simbolici attraverso cui viene costruito quel dato stile di vita e una data immagine di noi stessi. (Se vado al supermercato e compro una carota, non necessariamente sono vegana per far capire agli latri che lo sono, serve altro). I gruppi sociali mettono da parte il significato materiale del consumo e gliene danno uno simbolico desemantizzano e risemantizzano il significato di alcuni consumi facendoli rientrare in un sistema di segni. se esco dal supermercato con il tofu, il seitan, l’affettato di verdure, l’insalata ecc. ecc. si capisce che sono vegana. Segmentazione psicografica 45 Si basa sullo stile di vita è un’espressione multidimensionale delle caratteristiche e dei comportamenti dell’individuo come singolo e come membro di una comunità Rilevanti appaiono le attività (come viene impiegato il proprio tempo) gli interessi (ciò che conta) e le opinioni (i valori e le convinzioni) dell’utente. Si basano su questionari che comprendono domande come interessi, attività, valori, tempo libero… per identificare diversi profili di stili di vita Una volta identificati, si può ricondurre il consumo di determinati prodotti culturali a quel dato profilo, anche in modo da immaginarsi il proprio pubblico di consumatori. Segmentazione Vals Mappa americana che mostra la segmentazione degli stili di vita Alle categorie alte (innovators) appartengono le persone di successo, che hanno gusti raffinati e cercano servizi di nicchia. Hanno consumi vistosi, espressivi della propria personalità e del proprio successo. Alle categorie basse (survivors) appartengono persone senza grandi disponibilità, si trovano a proprio agio con prodotti familiari e sicuri, sono consumatori prudenti. Sono fedeli ai loro brand e alla ricerca di offerte. Hanno consumi meno vistosi e non di nicchia. Questa mappa americana è meno accurata di quella italiana della Eurisko, che propone una segmentazione molto più precisa. 46 La grande mappa Eurisko Mappa dei diversi stili di vita che si possono ricostruire nel contesto italiano 47 L’acquisto della tecnologia sancisce il suo ingresso nello spazio domestico. È un momento di negoziazione rendo concreto ciò che mi ero immaginato, ne ri-λογιαragiono i pro e i contro, magari con tutta la famiglia. Qui gli studiosi osservano quali sono le discussioni che si innescano tra i membri della famiglia e con i commessi, e quali sono le motivazioni che alla fine persuadono le persone nell’acquisto. È importante anche il luogo in cui l’acquisto, erano venduti all’interno di negozi di articoli per l’ufficio anche questo contribuisce a conferirgli un certo prestigio e rafforzarne l’immaginario. Vengono riconosciuti ed attivati alcuni dei valori sociali ed economici della tecnologia. Fase 4 e 5 Come il pc è poi fisicamente entrato nella casa delle persone: 4. Oggettivazione Fase più legata allo spazio collocazione fisica nello spazio delle tecnologie Riorganizzazione dello spazio: al posto del personal computer spesso prima c’era qualcos’altro di cui si è deciso di fare a meno Esibizione o nascondimento metto in mostra questa nuova tecnologia perché ne vado orgoglioso, oppure lo nascondo perché non voglio che invada il mio spazio domestico o perché non gli attribuisco alcun valore simbolico speciale. Analisi di foto relative agli spazi domestici e focus nelle interviste ai membri delle famiglie 5. Incorporazione Impatto delle tecnologie nella gestione del tempo dei membri delle famiglie impatto molto concreto e quotidiano, sia sullo spazio domestico che sul tempo delle persone Riorganizzazione del tempo e delle routines dopo l’entrata “in famiglia” del mezzo. L’uso del personal computer spesso va a sostituire altre attività di fruizione mediale (magari al osto che leggere uso il computer). In questa fase si analizzano i diari d’uso Fase 6 Cosa succede dopo il suo ingresso 6. Conversione La riapertura verso l’esterno una volta che le famiglie si sono appropriate del dispositivo mediale e l’hanno fatto loro, devono decidere cosa portare all’esterno di questa esperienza (Es. devono decidere se raccontano la loro esperienza alle altre persone oppure no esibizione/nascondimento). Le relazioni che il nucleo famigliare ha istituito con la tecnologia vengono investite di un valore simbolico. Il focus è sulle interviste ai membri della famiglia. Conclusioni In generale questo è un modello che ci consente di comprendere, analizzare e raccontare l’ingresso di nuove tecnologie mediali nella vita delle persone (ai nostri giorni potrebbe essere 50 usata per studiare l’ingresso degli smart assistant come Alexa o Google) è uno strumento utile per comprendere l’ingresso di fenomeni nuovi. Ha inoltre confermato sul piano pratico alcune teorie empiriche: Il rapporto che abbiamo con i media e anche un rapporto con l’oggetto in sé. A questi oggetti e al loro consumo attribuiamo un valore simbolico. Esistono relazioni diverse che le persone possono avere con il mezzo I consumi dei mezzi tecnologici raccontano anche la nostra appartenenza a un dato gruppo sociale. Ci sono anche delle tecnologie che sono entrate in commercio, sono state super pubblicizzate e considerate promettenti, per poi tramontare come meteore senza assolutamente riuscire a prendere piede. Ad esempio, i Google Glass occhiali che permettono di sovrapporre mappe e informazioni varie alla visione della realtà. 12/11/19 Parallelamente si sviluppa anche l’altro filone di studi sulle Audience, quello riguardante gli studi sull’incorporation – resistance. Nicholas Abercrombie e Brian Longhurst lo riprendono evidenziandone i limiti il paradigma incorporation -λογια resistance non può più essere l’unica chiave in cui si interpreta il rapporto tra audience e media. Limiti degli studi Incorporation - resistance Questo studio funziona molto bene negli anni in cui è stato immaginato, poiché è influenzato dal contesto culturale in cui nasce pone al centro del rapporto pubblico – media un’idea di cultura ideologica Hall parte dall’idea che i prodotti culturali siano il racconto di una cultura dominante e espressione di un’ideologia dominante. Però ci sono altri aspetti che vanno tenuti in considerazione Costringe il pubblico ad un rapporto con i media distinto solo in accettazione o rifiuto non racconta di altre dinamiche che in realtà sono presenti nella relazione con i media Gli studi culturali, il modello delle domestication, le ultime evoluzioni degli studi incorporation -λογια resistance hanno fatto emergere un nuovo concetto c’è di più della semplice dinamica incorporation – resistance emerge il concetto di identità. Non c’è più solo una dialettica tra incorporation e resistance, ma anche un’attività che carichiamo di valore simbolico e usiamo per costruire e raccontare la nostra identità Nel loro libro “Audiences” evidenziano che: I media per le audience contemporanee sono una risorsa nel loro processo di costruzione di un’identità, sia come singoli che come gruppi L’identità delle audience si costruisce non in rapporto solo alla fruizione di un singolo prodotto mediale o di un singolo mezzo, ma in rapporto con il “mediascape” cioè il sistema globale dei media non bisogna guardare solo ai contenuti dei media o di un singolo medium, ma a come le audience si relazionano con l’intero sistema mediale il focus si sposta dall’attenzione a un singolo mezzo considerato dominante, all’idea di “mediascape”, sistema 51 globale dei media. Questo sistema ha una dimensione pervasiva, non è più presente solo in casa es. posso ascoltare la musica in giro L’ audience si può così immaginare in un altro modo “Audience diffusa”, ovvero l’audience del mediascape. Caratteristiche delle Audience Diffuse Si muovono in un mediascape in cui il consumo mediale è pervasivo le occasioni di consumo mediale sono diffuse all’interno dello spazio e all’interno del tempo (in treno posso sentire la musica, in palestra posso guardare la tv su un monitor adesso sono cose normali, mentre negli anni ‘90 era un fenomeno nuovi che cambiò le dinamiche di consumo) Le persone trascorrono una grande quantità di tempo nel consumo di mass media in casa e in pubblico Sono potenzialmente sempre parte di un pubblico (non solo quando vanno al cinema o si mettono davanti alla televisione, ma sono potenzialmente sempre parte di un pubblico, in qualsiasi modo o momento della giornata) il soggetto è sempre parte di un pubblico a prescindere dal singolo atto di fruizione e dai singoli eventi “Essere membro di un’audience non è più tanto un evento eccezionale, e neanche un evento quotidiano. Piuttosto è parte del tessuto della vita quotidiana” non è più un momento rituale, ma si spalma in tutta la nostra vita quotidiana. Concetto di Spettacolo / Performance Al centro della costruzione dell’identità e del rapporto con i media non c’è più solo un rapporto di incorporation – resistance, ma Abercrombie e Longhurst mettono al centro il concetto di spettacolo / performance (spectacle – performance) diventa importante il fatto di essere sempre potenzialmente pubblico, non c’è più solo un rapporto di tipo ideologico con i media, ma anche un momento di performance (messa in scena di qualcosa che deve essere visto da qualcun altro). Le audience vivono nella “performative society” (Kershaw). Uno degli effetti della intrusione dei media nella vita quotidiana è che in questo modo qualsiasi evento può essere trasformato in performance e chi vi partecipa vede sé stesso come performer Es. la performative society si vede bene nel fenomeno dei Christmas Village Metto in scena un luogo che possa incarnare l’esperienza del Natale, in cui le persone vanno per sentirsi parte di qualcosa, non solo per acquistare i regali, entrando così a far parte della messa in scena del Natale come pubblico Qualsiasi evento o esperienza può essere messo in scena “Il mondo, e tutto ciò che è al suo interno, viene trattato sempre più come qualcosa a cui si assiste (Chaney, 1993)” questa è la performative society Le società performative Nel mondo le persone, gli oggetti e gli eventi non sono dati per scontati, ma devono essere inseriti in cornici, guardati, osservati, registrati e controllati Il mondo si costruisce come un evento, come una performance “Gli oggetti, le persone e gli eventi che fano parte del mondo sono portati a mettere in scena performance per coloro che li guardano o osservano intensamente” (Abercrombie e Longhurst) 52 Tramite atti e gesti, generalmente costruiti, prodotti e mantenuti attraverso segni corporei e altri mezzi discorsivi che esprimono parte dell’identità. La performatività è una serie di pratiche che segnano i corpi, in accordo ad una griglia di intelligibilità (noi siamo in grado di riconoscere i segni che hanno usato) in modo tale che il corpo stesso diventi una fiction familiare (questo agire delle audiences è una forma di racconto)”. Un esempio sono i Flash Mob Flash mob a Berlino dei fan di Kate Bush nel 2019 Segni corporei tutti vestiti allo stesso modo. Segni discorsivi danzano sulle canzoni di Kate Bush. È una forma di racconto questa porzione di audience racconta sé stessa. Condividono tutti un codice comune tramite il quale si raccontano come fans di Kate Bush. Flash mob degli studenti di medicina in Italia nel 2019 gli studenti si travestono da supereroi con il camice portare avanti questa facoltà e laurearsi in corso è una cosa da supereroi. Dimensione di racconto usano il loro essere audiences dei supereroi della Marvel per raccontare qualcos’altro. Connotazione fisica camici, costumi da supereroi. Codice usato riconoscibile da tutti. Flash mob “One billion raising” contro la violenza sulle donne nel 2019 Audience che non si è messa scena in quanto fan di un prodotto mediale, ma che ha messo in scena una performance per raccontare un tema su cui vogliono sensibilizzare le persone. Perché il flash mob? Espressione, traducibile liberamente con “lampo di folla”, usata per indicare: Comportamento collettivo che consiste nel compiere un’azione di gruppo in maniera improvvisa nello spazio pubblico allo scopo di spiazzare gli involontari spettatori e in generale l’opinione pubblica. L’azione di gruppo viene coordinata grazie alle capacità di aggregazione di internet e dei social media Cos’è il flash mob È una performance messa in scena dalle audiences, che sia fan di un prodotto o meno L’audience nel flash mob si percepisce come performer passa dall’essere spettatore all’essere parte di una performance Attribuisce un diverso significato simbolico ai luoghi avviene in uno spazio pubblico che non è destinato alla performance Ri-λογιαdefiniscono i presenti come pubblico i passanti di colpo vengono trasformati in pubblico. 55 Noi in qualsiasi momento possiamo diventare pubblico o performance questo è tipico delle società performative. Le audiences sono performative a diversi livelli 1. Sono audiences performative perché le porte tra audience e mondo dello spettacolo possono sempre essere aperte Per una spinta narcisistica e desiderio di emergere si cerca di entrare nel mondo dei media in cerca di visibilità, in cerca di audience (talent show, reality show) 2. Sono audiences performative perché si immedesimano nel programma televisivo o nel personaggio, attraverso meccanismi di identificazione o proiezione, ovvero abbandonando per un momento la propria identità per vestirne un’altra, o proiettando la propria coscienza in quella de personaggi es. star wars day a maggio a Roma: c’erano persone vestite da personaggi di star wars. 3. È performativa l’audience che condivide con gli altri i racconti delle storie mediali, per come le ha vissute rispetto al proprio contesto sociale e culturale, per come utilizzerà queste narrazioni per creare relazioni con gli altri condivisione di contenuti sui social, post, stories, hashtag Es. Lucca comics and games 2019 Mega sagra a Lucca che celebra i personaggi di film, cartoni, fumetti, videogames… Evento che esiste perché esistono le audience performative. Il Cosplay è un’occasione di performatività individuale (travestirsi da un personaggio). Espressione dell’identificazione con una comunità immaginata (quella dei fans di un certo prodotto mediale). C’è una ri -λογια semantizzazione dello spazio della città strade come palcoscenico. Il Lucca Comics è oggetto di produzioni di video bottom – up. È espressione di petty producers identificabili con la figura degli youtubers. È occasione di produzioni mediali in rete Es. creazioni di memes raccontano porzioni dell’esperienza di essere al Lucca Comics, strizzando l’occhio alla comunità immaginata dei partecipanti al Lucca Comics, che possono immedesimarsi in quei memes. È un’occasione di creazione di nuove comunità di audience e nuovi livelli di narrazione. Le comunità delle audiences del Lucca Comics vanno poi a stratificarsi (fan di questo o quel personaggio…). Riguarda anche il gusto di essere performer, visibile nella cura della scelta dei costumi, nel volersi raccontare agli altri. 18/11/19 Audience partecipative e connesse – networking audiences Premessa: Mediatized worlds – culture and society in media age Dopo il 2000 si ha una nuova tendenza che viene studiata in quello che viene definito studio delle audience connesse: si tratta di audience digitali, perché utilizzano dispositivi digitali. Tutto questo mondo va sotto il nome di networking audiences. 56 L’approccio che fa da premessa e caratterizza questo studio dopo gli anni 2000 è la mediatizzazione, che a sua volta nasce da alcuni passaggi fondamentali: Negli anni 2000 si passa dal mediascape e da ambiente performativo al personal scape: Ambiente che rende tutto il sistema dei media portatile I media diventano veramente pervasivi, poiché viene a crearsi un piccolo mondo virtuale che sta nei dispositivi mobili. In questo spazio la performance quotidiana diventa sempre più presente, perché è come se diventasse sempre portatile. Inoltre, questa dimensione è caratterizzata dal sistema mediale domestico, il piccolo mondo dei media con le sue pratiche, che continua a sussistere; tuttavia, viene affiancato dal sistema mediale individualizzato, poiché ognuno si costruisce un piccolo sistema con fonti scelte e determinati device. Di conseguenza anche l’approccio degli studi va evolvendosi, tenendo conto di tutte queste differenze e novità Cambia l’approccio allo studio dei media e al loro effetto nella società: da un lato c’è l’individualizzazione e dall’altro un’ulteriore pervasività. Studio degli effetti sull’opinione pubblica Studio degli effetti dei media sulla cultura Studio degli effetti sulla vita quotidiana Studio di come i media pervadono le attività pubbliche e private In questo panorama emerge la mediatizzazione: Mentre la mediazione è definita come l’uso dei media all’interno della vita quotidiana per la comunicazione, la mediatizzazione è il cambiamento strutturale in cui tutte le altre istituzioni finiscono per dipendere dai media ed è come se i media diventassero l’elemento dominante. Processo attraverso cui le pratiche della vita quotidiana e le relazioni sociali sono modellate dalle tecnologie e dai prodotti mediali È quindi la realtà ad adeguarsi alle forme espressive dei media: la realtà si fa luogo di rappresentazione mediale, in quanto i media sono entrati all’interno di tutte le sfere della vita mediale. È un processo per cui le pratiche della vita quotidiana e le relazioni sociali sono condizionate dalle attività e pratiche dai modelli mediali. Non è semplicemente un apprendimento dei comportamenti, ma ci si organizza fin da subito col presupposto di rendere mediabile la nostra attività. La mediatizzazione viene raccontata come un processo , di cui costituisce la quarta fase: 1. Inizialmente i media erano semplicemente una fonte d’informazione, determinati e giostrati dai sistemi di potere. 2. I media diventano indipendenti dai sistemi di potere e adottano quindi delle proprie logiche; 3. Successivamente sono gli attori sociali e politici a doversi adattare alla media-logic, diventandone quindi “dipendenti”; gli attori si introiettano sui media, compiono tutte le loro azioni tenendo conto della logica. 4. Nella quarta fase, già quando ci si immagina la propria attività, si tiene conto e si introietta la logica dei media si assumono le logiche dei media come proprie. 57 “La capacità di una piattaforma di sollecitare e guidare i contributi creativi o comunicativi degli utenti, mentre gli utenti, attraverso le loro interazioni con questi ambienti codificati, possono a loro volta influenzare il flusso di comunicazioni e informazioni attivati dalla piattaforma” 2. Logica della Popolarità L’indice di popolarità espresso dal numero dei followers, dei likes ai nostri post. È un indice che viene premiato all’interno delle piattaforme, perché i post che ricevono in un tempo breve il maggior numero di like diventano molto più visibili nelle bacheche degli altri rispetto ai post che ricevono meno likes è proprio l’algoritmo a funzionare così. Inoltre, la popolarità sui social ha una componente di gratificazione personale, se riceviamo molti likes ci sentiamo apprezzati. Principio di acclamazione tendiamo a ritenere credibile e affidabile tutto ciò che viene apprezzato da molte persone. È una logica che noi abbiamo introiettato: la popolarità e il numero di seguaci, viene spesso nella nostra cultura e nelle nostre pratiche sui social, associata ad affidabilità, verità e credibilità, anche se non necessariamente questi aspetti vanno di pari passo se un ristorante ha molte recensioni positive, io penserò che sia effettivamente buono. Però è anche vero che se io vedo un post con molti likes tendo a ritenerlo credibile o veritiero, perché il gran numero di persone che hanno messo like a quel post, mi fa pensare che “non si siano tutti sbagliati”, quando invece probabilmente è solo stato in grado di generare una grande reattività emotiva, ma non necessariamente è vero o credibile. Questa logica si traduce anche ne modo in cui agiamo all’interno del nostro contesto sociale più una cosa è popolare, più gli si dà credibilità. “Indice di popolarità dei singoli utenti o dei singoli contenuti premiato con una maggiore visibilità. La popolarità anche se non ha relazione con verità, affidabilità qualità viene equiparata ad esse principio di acclamazione” 3. Logica della Connettività Tutte le piattaforme social nascono con l’obbiettivo di connettere le persone tra di loro attraverso la possibilità di seguirsi o mandarsi l’amicizia e condividere contenuti. Ma come si formano questi legami? Sulla base di iniziative degli utenti che cercano le persone con cui connettersi, ma c’è anche un meccanismo guidato dalle piattaforme che promuove la creazione di reti sociali le piattaforme ci suggeriscono con chi entrare in relazione (Es. su Facebook “Persone che potresti conoscere”, “Amici in comune”) tattica di formazione automatica di gruppi. Questa spinta alla costruzione della società guidata dalle piattaforme si basa o sull’affinità di interessi, o di like messi alle pagine ci sono delle persone a cui interessano le stesse cose che interessano a te Affinità di pratiche di consumo È tutta una linea di pressione verso la creazione di reti sociali e lo sviluppo della socialità. “Le reti si trasformano sulla base di “alleanze strategiche o comunità che partono da iniziative degli utenti, oppure sulla base di tattiche di formazione automatica di gruppi (ad esempio “gruppi che potrebbero interessarti”) o suggerimenti personalizzati (“le persone che hanno acquistato questo hanno acquistato anche…”).” 4. Logica della Datafication (Datificazione) Le piattaforme social si basano molto sulla trasformazione di aspetti del mondo in dati. Van Dijck dice che tutte le nostre attività possono 60 essere trasformate in dati, informazioni relative alla frequenza, ai gusti, agli interessi… quindi il modo con cui vengono conservate e gestite tutte le nostre attività nelle piattaforme social è la loro trasformazione in dati tutti i nostri “digital footprints” sono trasformati in dati. Questo fenomeno ha 2 facce: Pian piano è una cosa che diamo acquisita anche nella nostra vita sociale introiettiamo il fatto che tutto ciò che facciamo è tracciabile, datificabile e quantificabile perché noi lasciamo dati ovunque e lo accettiamo di conseguenza, quando siamo online, tendiamo a non tutelare la nostra privacy, perché tanto sappiamo che siamo costantemente datificabili, poiché abbiamo già dato accesso alle informazioni su di noi iscrivendoci ai social, oppure nel quotidiano anche solo facendo la tessera dell’Esselunga. Il fatto che si rendono possibili tutta una serie di norme di sorveglianza le mie attività, in misura nettamente superiore a 20anni fa, sono tracciabili nella forma dei consumi, del posizionamento politico, dei nostri interessi… basta mettere insieme il numero di like messi a date pagine, i dati relativi a attività svolte sui social, i geo -λογια tag messi su instagram… Contemporaneamente questo mette in discussione la nostra accettazione di queste forme di sorveglianza noi andiamo verso un’accettazione di questa sorveglianza purchè in cambio ci vengano erogati i servizi. È un meccanismo che va da autoalimentarsi e raggiungere diversi livelli nel contesto sociale dal trattamento dei dati personali al mettere telecamere ovunque in strada. “Trasformazione di buona parte degli aspetti del mondo dei dati. Dati che vengono estratti direttamente dalle attività degli utenti e dagli interessi espressi. È una forma di sorveglianza sulle opinioni, discussioni, temi di interesse degli utenti che condividono informazioni su di sé attraverso i social media”. Mediatizzazione Quel passaggio descritto per ognuna delle logiche che ci racconta come noi, nel nostro contesto sociale, le abbiamo introiettate (di come abbiamo introiettato la logica della popolarità, l’accettazione della datificazione, della programmabilità, della connettività…) queste logiche entrano in gioco nella vita sociale e quotidiana, non solo sui social Es. se in trenta mi danno la stessa informazione sul gruppo di facoltà, allora io mi fido ( introiettamento concreto della logica della popolarità). Mediatizzazione Le logiche dei media finiscono per dare forma alle logiche sociali e culturali. 20/11/19 Audience negli anni 2000 Messa in discussione del concetto di audience Il concetto di audience è cambiato da quello che si aveva negli anni Settanta La rete è diventata un medium per sé, dagli anni 2000 abbiamo un nuovo mezzo di comunicazione che è Internet a cui si sono aggiunti poi i vari social network. Internet ospita anche la funzione dei media tradizionali. Sonia Livingstone (2012) 61 Quando immaginiamo l’audience dei media-λογιαbroadcast noi immaginiamo delle persone che compiono due azioni: ascoltare e guardare. Così è nato il concetto di audience, anche se certamente sono state studiate altre attività dell’essere audience. Quindi il primo passaggio che dobbiamo fare è pensare che essi relativamente alla rete e ai nuovi mezzi sono degli “utenti” perchè: 1. Sono coinvolti nel rapporto con i mezzi di comunicazione (e la rete in particolare) attraverso una gamma molto più ampia di attività. 2. Non esiste più il senso di collettività che era centrale nel concetto di audience, collettività intesa come comunità immaginaria. In rete il senso di far parte di una comunità immaginata viene meno. Oggi non c’è più certamente questo senso di comunità che è tipico delle audience, ma micro-λογιαcomunità. Pertti Alasuutari (1999) Nuovo medium Internet dobbiamo capirlo analizzando come le persone lo incorporano nella vita quotidiana, non partendo dal concetto di audience. L’obbiettivo dell’analisi contemporanea delle audience è quello di studiare l’intera cultura mediale in cui si svolge l’attività dell’audience, ossia: I frame che utilizziamo per concepire i media e i loro contenuti che posto occupa la rete nella vita quotidiana? Il modo in cui le audience si percepiscono come tali = riflessività The audience’s notions of themselves as the “audience” L’audience sta cambiando a partire da tre cose: 1. C’è un nuovo mezzo internet 2. Le persone che vi si approcciano si immagino in modo diverso 3. I media e i discorsi sociali gli stanno dando dei suggerimenti su quello che sarà il loro essere audience. Sorgono una serie di dubbi sul come guardare le audience da un nuovo punto di vista. Henry Jenkins (2009) Scrisse due opere: una sui fans e un’altra sulla cultura partecipativa. Cercò di dare un nome a quello che stava succedendo (cambiamento delle audience a partire dai suoi studi sui fans. Cultura partecipativa La cultura partecipativa va emergendo nel momento in cui la cultura assorbe e risponde alla espressione delle nuove tecnologie mediali (media digitali), che rendono possibile per i consumatori modi di archiviare, prendere nota, appropriarsi e far circolare di nuovo i contenuti media in nuove modalità ancora più potenti. Dentro questa dimensione nuova aperta dalle nuove tecnologie mediali conduttori e consumatori interagiscono tra di loro continuamente secondo dinamiche di azione e relazione mutevoli e innovative. 62 Cultura del remix E’ chiaro che questa cultura partecipativa e questi pubblici connessi hanno delle forme culturali che li caratterizzano, quella espressiva che è tipica di questi pubblici connessi è il “remix”. All’interno della rete vengono messi insieme frammenti o porzioni di contenuto già esistenti mix di diversi elementi della cultura attuale, mescolando cultura alta e cultura bassa e mischiando contenuti da tutte le fonti (esempi: citazioni, captions, citazione iconografica, meme). Si tratta di una cultura caratterizzata da: 1. Il lavoro meta mediale (remix) 2. La centralità della realtà nella produzione mediale contenuti prodotti sono basati sul racconto della realtà Reality increasingly dominates forms of cultural production 3. La centralità della connessione. 25/11/19 La misurazione dell’audience oggi Radio Audiradio Tv Auditel Stampa Audipress Internet Audiweb 1. Audiradio Strumento di misurazione dell’audience radiofonica. Questi sistemi di misurazione sono fatti da consorzi di emittenti. Dal 1988 Audiradio faceva interviste telefoniche ai telespettatori si telefonava a un campione rappresentativo e gli si chiedeva quali emittenti ascoltasse ne scaturivano dati molto approssimativi. Dal 2009 si sperimenta una nuova modalità di rilevazione: il diario giorno per giorno gli utenti (campione di 3600 persone) scrivono su diari informazioni come: Emittenti ascoltate Durata e luogo dell’ascolto Tipi di apparecchi usati per la ricezione Nel 2010, si ritiene che la compilazione del diario non sia un buon metodo (imprecisione, qualcuno si scorda di scrivere…) da qui si innesca la crisi che porta le radio importanti a non sentirsi più sicure che questo sistema di misurazione restituisca dati attendibili. Ne risulta che alcune radio importanti non hanno condiviso com’era gestito il bilancio del 2010 da parte dei soci (RTL 102.5, RDS Finelco) e dunque Audiradio è stato chiuso. Nasce così RadioTer (Tavolo Editori Radio) Tiene conto anche delle varie piattaforme da cui posso sentire la musica prima ci si basava sull’ascolto della radio solo dalla radio. 65 RadioTer è costituita da due indagini, entrambe fatte tramite interviste telefoniche, sia su fissi che su mobili, basate su campioni nazionali rappresentativi individui sul territorio italiano dai 14 in su. GFK e IPSOS principali istituti di ricerca che realizzano le indagini, basate su 120.000 interviste annuali Per tutte le emittenti iscritte il tavolo emittenti radio restituisce i dati di: Quanti persone nel quarto d’ora medio ascoltano la radio Per quanto tempo in media viene ascoltata Quanti ascoltatori ci sono nel giorno medio ecc… Questa media viene di solito fatta sul trimestre. Parallelamente la Doxa spa, fa un’indagine basata su 20.000 interviste annuali servono a dare un’indicazione sociodemografica delle caratteristiche degli ascoltatori. Questi dati servono molto per capire quanto può costare un’inserzione pubblicitaria nel tale programma in base a quanto è seguito A livello di singola emittente, i seguenti dati sono integrati con quelli dell’Indagine Principale, in un Database detto Nastro di Pianificazione Le emittenti si appoggiano ad agenzie pubblicitarie che si occupano di comprare spazi pubblicitari, queste agenzie sono dette “Centri Media”. Le concessionarie vendono gli spazi pubblicitari che poi i centri media comprano. 2. Audipress Misura l’audience delle testate a stampa fornisce dunque dati di lettura ed informazioni sui lettori per i principali periodici e quotidiani in Italia. I dati dell’indagine vengono calcolati sulla base di interviste (diversamente da Audiradio non telefoniche ma di persona) che vengono realizzate su un campione statisticamente rappresentativo di tutta la popolazione adulta italiana (dai 14 in su) a cui viene somministrato il medesimo questionario. Queste interviste sono distribuite su 38 settimane tra gennaio e dicembre, riguardo sia i quotidiani che i periodici. L’ intervistatore utilizza un pc portatile nel quale sono installati i questionari delle interviste che gli sono state assegnate, i software per la gestione delle interviste e per la trasmissione delle stesse al centro elaborazione dati dell’istituto. L’intervistatore legge le domande che compaiono man mano a video e registra le risposte dell’intervistato Su un tablet, collegato al pc tramite wi-λογιαfi, l’intervistato osserva i loghi delle testate, le immagini di copertina ecc… Queste elaborazioni statistiche non si basano sui dati di vendita, semmai questi sono integrati alle interviste, che hanno un ruolo più rilevante. 3. Auditel 66 Auditel non usa né interviste telefoniche, né di persona. Utilizza un sistema detto “Panel Meterizzato”: Panel : il campione coinvolto nella misurazione è sempre lo stesso, mentre nelle interviste degli altri due (Audipress e Audiradio) il campione cambia sempre. Meter : il panel è dotato di un sistema semi automatico di rilevazione degli ascolti. Le famiglie che fanno parte del Panel Auditel vengono dotate di un dispositivo che viene collocato nella loro casa, vicino al televisore. Questo dispositivo è semi – automatico sul dispositivo i componenti della famiglia indicano, digitando, ogni volta che accendano la tv, chi la guarda e cosa guarda Come fosse un diario automatico. Da qui vengono estratti i dati di ascolto: Quantità di persone che guarda il programma Caratteristiche socio-λογιαdemografiche degli ascoltatori Questo dispositivo trasmette in modo istantaneo e automatico i dati ad Auditel. NB Mi basta guardare un programma per un minuto, e rientro già nell’audience di quel programma, infatti i dati Auditel sono un po’ approssimativi. 4. Audiweb Audiweb è l’organismo super partes che rileva e distribuisce i dati circa l’audience di internet in Italia, offrendo al mercato dati circa la fruizione del mezzo, considerati: Qualitativi Quantitativi Obiettivi Audiweb è una Joint INdustry Committee, a cui partecipano le associazioni che rappresentano gli operatori del mercato fanno parte di Audiweb: Fedoweb (50%) associazione degli editori online UPA (25%) “Utenti Pubblicità Associati” che rappresenta le aziende nazionali e multinazionali che investono in pubblicità Assap Servizi s.r.l (25%) (Adesso si chiama UNA) è l’azienda servizi di AssoCom, associazione delle agenzie e centri media operanti in Italia Questa associazione si occupano di misurare l’audience di internet secondo 4 vie differenti: 1. Ricerca di base: 67 Questo modo di guardare alla rete è stato definito “il sublime digitale” poiché era una visione un po’ troppo utopica Sara Bentivegna mette a fuoco delle caratteristiche di internet come: 1. La reticolarità caratteristica strutturale di internet di essere una rete, con capacità trasformative poichè permette di non avere solo una comunicazione broadcast (da 1 a tanti). Ma consente alle persone di fare rete e agire dal punto di vista culturale in modo diverso 2. L’Interattività consente di andare oltre la comunicazione monodirezionale tipica del broadcast e di comunicare e avere interazioni con chiunque parli attraverso la rete (anche soggetti politici) 3. Compresenza le persone anche se non sono nello stesso posto possono sentirsi vicini in gruppi social, chat e communities 4. Disintermediazione la comunicazione in rete consente alle istituzioni, politici, partiti, di comunicare direttamente coi cittadini saltando il sistema dei media non c’è più bisogno di comunicati stampa e interviste perché io sappia cosa ha detto quel politico, perché lo scrive direttamente sui social o fa una diretta live. Questo trasforma tutta la comunicazione politica, in quanto canale di comunicazione diretto 5. Velocità la disintermediazione porta anche alla velocità nella comunicazione immediatamente dopo un dato evento si può comunicare all’istante la decisione presa, senza aspettare il tempo di latenza del telegiornale 6. Assenza di confini la comunicazione in rete non è confinata esclusivamente entro un confine fisico preciso (nazione, città…) es. tweet che fa Trump appena dopo aver incontrato il primo ministro italiano arriva direttamente anche a noi, senza che dobbiamo accedere a emittenti americane come la CNN. 7. Costi ridotti per aprire uno spazio di comunicazione in rete non serve un investimento pazzesco come per aprire un canale tv democratizzazione della comunicazione politica. Queste trasformazioni portano a nuove possibilità di associazioni, mobilitazioni e azioni politiche: Tra persone che non si conoscono, e non si incontrano (necessariamente) non implicano coordinamento sul territorio che era necessario prima dell’avvento della rete Velocemente Valicando i confini locali e nazionali Es. 25 Novembre giornata contro la violenza sulle donne mobilitazione sui social senza che le persone si debbano per forza organizzare insieme, in compresenza spaziale. Es. primavera araba è stata coinvolta l’area dell’Africa nord sahariana la rete ha iniziato a far circolare un’intenzione comune di mobilitarsi contro i regimi politici autoritari e restrittivi e di costruire anche tra persone che non si conoscevano, una sensibilità comune al cambiamento. Ciò si è mosso trasversalmente attraverso ai confini del paese (verso tutto il nord africa) trasformandosi anche in manifestazioni nelle città possiamo dire che ci sono effettivamente stati alcuni cambiamenti I media hanno rotto il silenzio su ciò che succedeva e succede in quei paesi. Ci sono alcuni autori che hanno cercato di interpretare quali fossero le direzioni del cambiamento portato dalla rete: 70 1. Henry Jenkins “La cultura convergente” (2006) La cultura come fandom anche la partecipazione a queste forme di mobilitazioni politiche ha un po’ il carattere della fandom. Si comportano come dei “fan di una causa” le loro competenze che hanno acquisito come audience vengono applicate anche ad altri campi e ricadono anche sulle forme di partecipazione politica fan di una causa e non di una star. Le nuove possibilità di collaborazione sociale online sono disponibili per essere adottate anche in altri campi. Ciò avviene tramite azioni come Votare Far circolare Commentare Raggrupparsi Jenkins non è così sfacciatamente ottimista questi atti di comunicazione possono rivelarsi piuttosto vuoti (per sostenere una causa mi basta mettere like per sentirmi apposto con la coscienza). Però questo saer essere delle audience partecipative genera anche delle forme di attività che hanno una ricaduta utile: Es. Gruppi facebook di quartiere aree pubbliche da rimettere apposto, trovare il gatto smarrito Es. Social Street iniziativa per ripristinare la conoscenza e la convivialità tra persone che abitano nella stessa via (organizzazione di cene e attività per creare tessuto sciale). La cultura come fandom è tipica del “nuovo spazio del sapere” quello della rete, che sostituisce alcuni legami sociali che si sono indeboliti (Soical Street). È tipica di una modalità più democratica” produzione della conoscenza che ricade anche su una forma più partecipativa di gestione del potere (dal basso) Limite Couldry dice che tutto ciò che dice Jenkins non è applicabile a tutte le culture in tutti i paesi 2. Yochai Benkler “La ricchezza nella rete” (2006) Secondo lui lo snodo cruciale è il fatto che per poter comunicare e raccogliere info prima dell’avvento della rete bisognava avere dei capitali a disposizione, oggi invece grazie a internet, siamo davanti a una maggiore diffusione della possibilità di raccogliere e trasmettere informazioni grazie ai bassissimi costi. La topologia della rete favorisce nuove forme di partecipazione politica, nuove “pratiche di produzione sociale” Diffusa distribuzione di competenze informatiche gli strumenti per diventare comunicatori sono a disposizione di tutti Grazie alla rete c’è un rapido emergere e coordinamento online di “piccoli gruppi con punti di vista omogenei” (polverizzazione della mobilitazione). 71 Grazie alla facilità di prendere la parola e di coordinare i gruppi, si ha una mobilitazione rapida del sostegno. A fianco delle strutture mediali sono presenti forme di produzione basate sulla collaborazione e condivisione (wiki) La domanda di informazione si sta spostando verso altre fonti mediali diverse dai media tradizionali. Limite Couldry dice che i costi di reperimento delle info non sono calati (es. reperire notizie originali dall’estero). 3. Manuel Castells “Comunicazione e potere” (2009) Definisce la società contemporanea come “società in rete”. Sono emerse reti che determinano la distribuzione di risorse e forniscono il tessuto che collega le persone attraverso i confini degli stati ci muoviamo su un piano transnazionale. All’interno di queste reti si costruiscono significati, si legittima il potere e lo si traduce culturalmente. Nella “società in rete” la struttura sociale ruota attorno alle reti attivate da tecnologie dell’informazione e della comunicazione elaborate digitalmente. “coloro che ottengono il potere decidono cosa è di valore ma le persone prestano attenzione solo alle notizie su temi significativi che sono in relazione con la loro via e le loro esperienze noi filtriamo tutto attraverso i nostri interessi, mettendoli al centro “rete io-λογιαcentrica” la gente si mobilita di più per le piccole realtà locali vicino a loro che per le grandi cause mondiali. Parallelamente si sviluppa la “auto-λογιαcomunicazione di massa” cioè che noi come singoli soggetti siamo in grado, grazie allea rete, di diventare comunicatori pubblici (es. Tramite blog) Nella società in rete tutta la comunicazione è individualizzata (dal tracciamento dell’utente fino all’indirizzamento individuale della comunicazione politica). La mobilitazione dal basso appoggiata alle reti si attiva rapidamente ed è in grado di avere un grande effetto sulla politica e sulle istituzioni. Limite Couldry: non è chiaro e dimostrato pienamente come questo fenomeno sia destinato a svilupparsi a lungo termine, visto che egli studi sule reti sociali hanno dimostrato che queste tendono anche. A rafforzare reti sociali esistenti oltre che creare di nuove. Sintesi Jenkins ci dice che la mobilitazione cambia perché è una mobilitazione di fandom per una causa (adesione, commento, condivisione). Benkler ci dice che è una mobilitazione frammentata di piccoli gruppi che si mobilitano anche contemporaneamente e per una causa. Castels ci dice che la comunicazione risente delle reti io centrate, dunque le mobilitazioni sono più forti quando toccano le realtà delle persone. Nick Couldry Aggiunge che bisogna ragionare se sia cambiato qualcosa nel modo in cui le persone riconoscono l’autorità la definizione dell’autorità è cruciale nella politica. L’autorità è legata alla valutazione, al modo con cui le persone la interpretano, la giudicano, la incorniciano in frames 72 Egli richiede commenti e informazioni da soggetti che vanno al di là delle istituzioni non si accontenta più in un dibattito nella sfera pubblica che comprenda solo le voci istituzionali su un argomento “x” io non voglio solo voci istituzionali (es. commento del ministero) senza avere delle altre voci che mi diano maggiore completezza e imparzialità. Ricerca, mette in mostra e archivia contenuti contribuisce a creare un dibattito su temi di interesse. Esibisce atti di resistenza Costruisce racconti di mobilitazione e nuove iconografie Rendono la loro mobilitazione riconoscibile attraverso un’immagine rappresentativa. Es movimento studentesco ad Hong Kong contro il governo filo-λογιαcinese si è costruita l’iconografia degli ombrelli gialli, simbolo della protesta. Lo sviluppo della rete favorisce la nascita di una sfera pubblica transnazionale tutte le forme di mobilitazione che passano attraverso la dimensione digitale superano le barriere geografiche e scivolano in latri contesti. I media come rituali Couldry dice anche che i media ospitano e sono strumenti di alcuni rituali momenti in cui le persone si aggregano o ribadiscono alcuni assi di riferimento della propria vita sociale (es. matrimonio rituale in cui si dichiara pubblicamente la propria unione, si ribadisce che se si vive insieme e che bisogna portarsi rispetto). Couldry dice che attraverso i media, similmente, partecipiamo a dei momenti rituali. “I rituali sono attività governate da regole, di carattere simbolico, che coinvolge nozioni mistiche che attirano l’attenzione dei suoi partecipanti verso oggetti cognitivi o emozionali che la leadership di una società o di un gruppo ritiene siano di importanza sociale” – Eliott 1982 In che modo i media costruiscono dei momenti rituali? I media si propongono come strumenti privilegiati di accesso ad alcuni punti di verità del nostro modo di vivere attraverso i media possiamo arrivare a delle verità alle quali se no non arriveremmo la comunicazione mediale ci porta a sapere qualcosa di più sulla nostra vita quotidiana. Questo processo Couldry lo chiama “mito del centro mediato” (2003) c’è un’idea in cui i media propongono dei rituali di accesso a questo centro di verità, ci fanno scoprire cose che altrimenti non sapremmo. 3 Esempi 1. Rivelazione tramite il Talk show è un rituale dei media dove qualcuno entra in studio e rivela qualcosa sulla sua vita privata questo rituale mette in scena la rivelazione e mostra come i media ci permettono di accedere a un centro di verità al quale se no non accederemmo collocazione dei media al centro della cultura. 2. Diretta il rituale della diretta ci collega con una realtà condivisa e rilevante, e diamo a questo pezzo di realtà un valore, la riteniamo una priorità in quel momento preciso collegamento con la realtà attuale della società. 75 3. Real TV ogni ricostruzione mediale della realtà che ci mostra cose che non potremmo vedere da soli. Es “Quarto Grado” o “True Crime” (spesso ricostruzioni di casi di cronaca in forma di docu-λογιαfiction). Questi programmi sono dei rituali poiché sono un modo di dirci che i media ci consentono di vedere ciò che in altri modi non potremmo vedere Anche all’interno della comunicazione digitale si riproducono dei rituali: Ci sono dei momenti che catalizzano l’attenzione: Es. momenti live diretta anche nella dimensione digitale (sui social ecc…). 02/12/19 Caratteristiche dei media come rituali 1. Sono contemporaneamente reali e ludici sia per quanto riguarda la rivelazione del talk show, che per la diretta (dimensione spettacolare) che per la real tv. 2. Distinguono ciò che è mediale da ciò che non lo è i rituali dei media marcano una differenza tra quello che possono fare i media, quella che è una loro particolarità, e ciò che non lo è. 3. Danno un valore speciale a quanto è mediale rispetto a quanto non lo è es. le rivelazioni dei talk show mettono in rilievo argomenti particolari. 4. Generano comportamenti che confermano questa specialità siccome sono stati toccati dai media, questi oggetti o spazi hanno acquistato dei valori speciali (Es. luoghi di Montalbano in Sicilia la Sicilia orientale diventa “speciale” e turistica, seppur sia rimasta uguale a com’era prima che girassero la serie. Questi luoghi sono diventati speciali poiché toccati dal mondo dei media). Couldry a questo punto approfondisce due premesse cruciali nella messa in scena dei rituali dei media: 1. Evento mediale “Rituale dei media ampiamente studiato da Katz e Dayan, è una forma regolare basata sullo sconvolgimento pianificato della comunicazione (si sospendono i programmi normalmente in onda) per raggiungere una grande audience con la copertura di eventi al centro della società.” Sono tutti quei momenti particolari in cui si crea una memoria collettiva, in cui si “uniscono” i gruppi diversi di popolazione sotto lo stesso programma (generalmente in tv) si viene a creare un senso di solidarietà sociale e di comunità. (Es. Allunaggio del 1969 importante evento mediale, si è impresso nella memoria collettiva come u evento cruciale. Es. Funerali di lady Diana celebrazione di un’icona della cultura popolare come lady D. da parte dei media). È un momento in cui si catalizza l’attenzione di tutti attorno a un tema specifico. Evento mediale indebolito l’evento mediale è diventato pervasivo e le interruzioni delle trasmissioni estese ci sono troppi eventi costruiti dai media, troppi casi di cronaca… Un esempio sono le maratone dei disastri. 76 Frammentazione delle audience è più difficile riunire una popolazione davanti allo schermo ora ci sono più media che trasmettono la stessa trasmissione Es. Crollo delle torri gemelle punto di snodo nella storia. È stato un evento mediale che ha coinvolto un’audience mondiale, ma è un evento mediale indebolito, poiché è stato costruito affinchè diventasse proprio un evento mediale (appropriazione dell’evento mediale da parte di terzi). Nel momento in cui l’evento mediale viene costruito dall’esterno, la sua forza si perde un po’. Evento mediale digitale Evento mediale co-λογιαcostruito da media e persone che comunicano attraverso la rete proponendosi come “interpreti privilegiati” (Es. giorno della memoria in rete le conversazioni normali sono soppiantate da testimoni che si scambiano info e immagini inerenti all’evento mediale). 2. Costruzione della cultura delle celebrities Nasce come forma di marketing cinematografico finalizzato a rendere identificabili le grandi case di produzione hollywoodiane tramite la costruzione delle celebrities. (Es. Marilyn Monroe non rappresenta solo sé stessa, ma anche l’immagine della casa di produzione per cui lavora). La costruzione della celebrity si basa su uno degli aspetti tipici dei rituali dei media, cioè sulla distinzione tra ciò che è mediale da ciò che non lo è in questo caso distinzione tra chi appartiene al mondo dei media e chi non vi appartiene. La celebrity viene costruita come qualcosa di comune e condiviso da un gruppo, come elemento identificativo di un “noi” che la segue. Il noi corrisponde a un gruppo sociale che si riconosce reciprocamente come follower di quella data celebrity, oppure che semplicemente la conosce Si costruisce sulla base del suo seguito e della sua popolarità. Nel mondo digitale la celebrity serve per migliorare la propria capacità competitiva (attirare più audience) in un contesto in cui l’attenzione è scarsa si aggancia alla celebrity un certo tipo di comunicazione che “deve distinguersi” dal flusso dei contenuti. La presenza dei media digitali moltiplica le possibilità di seguire le celebrities, le forme di following (instagram, twitter…). Moltiplica inoltre lo “stupore” di incontrare fuori contesto la celebrity (backstage, vita privata…) Questo crea una cultura ipertrofica della celebrity, che mi permette di vedere tutte le sfaccettature della celebrity. Questo fatto “smonta” quello che era il divismo degli anni ’80 costruito attorno alle celbrity, che erano avvolte da un alone di mistero e magia che ora coi media digitali è stato spazzato via. Il digitale dà inoltre il via alla nascita delle “self made celebrities” (Chiara Ferragni) personaggi che si costruiscono fin dall’inizio come celbrities autoprodotte. Il digitale consente l’estensione transnazionale della notorietà della celebity. (Es “Britain’s got talent” Susan Boyle, donna disabile dalla gran voce, vince un’edizione del programma. Ebbe una visibilità incredibile che altrimenti non avrebbe mai avuto, grazie a tutti i video e le condivisioni su youtube). Il mondo digitale apre tutto un nuovo “mercato di opzioni” (set di strumenti) possibili per la costruzione della celebrity, incrementandone la portata. 03/12/19 Approccio etico 77 Le 3 virtù di Coudrey Coudrey identifica 3 virtù del comportamento etico nei media: 1. Precisione per quanto riguarda l’informazione 2. Sincerità per quanto riguarda l’informazione 3. Cura per quanto riguarda il dare voce a tutti 1. Precisione Dire il vero è un prerequisito di una buona vita collettiva (Bernard Williams 2002) riprende un po’ la massima di Grice. Precisone e sincerità sono requisiti soprattutto nell’informazione giornalistica. La precisione si esprime attraverso un atteggiamento l’investimento investigativo: “L’impegno a fare fatiche, a mettere in campo le risorse necessarie per accertarsi che quanto si comunica sia preciso.” Se viene meno la fiducia nel fatto che i media siano caratterizzati da una tensione verso l’investimento investigativo (precisione dell’informazione) viene anche a mancare una base comune per l’interazione, e la società umana si trova in difficoltà di conseguenza anche l’energia e la riflessione necessarie per raggiungere la precisione non vengono più considerate un valore. 2. Sincerità Tensione verso il dire ciò che si crede effettivamente. La precisione deve affiancarsi all’adesione a ciò che si dice, cioè deve avere una coerenza con una visione del mondo credibile “Garantire che quello che si dice sia in accordo con l’insieme delle altre cose che si credono vere in relazione al mondo”. La sincerità si basa su due impliciti 1. Gli oggetti mediali sono il frutto di un prodotto che mira alla verità. 2. Le affermazioni dei media non contraddicono altre cose che sono credute vere da quanti fanno quell’affermazione. NB Noi siamo abituati a comportamenti non etici nei media, quindi fatichiamo a credere che esistano comportamenti etici dei media, cioè tesi verso precisione e sincerità. Questo perché: L’utilizzo del web come fonte del lavoro giornalistico crea un collasso globale della raccolta di informazioni e della veridicità se il giornalismo rielabora solo notizie trovate sul web, collassa l’investimento investigativo. Necessità di massimizzare l’attenzione in un periodo molto breve e con ritmi veloci, legata all’allargarsi della competizione per l’attenzione del pubblico non c’è un punto di partenza etico ma legato alla popolarità. Competizione estesa a sempre nuovi soggetti per attrarre l’attenzione dei giornalisti. 3. Cura Curarsi di ciò che le persone credono in conseguenza di quello che diciamo. Si può parlare anche di responsabilità. 80 1. Una prima forma di cura è l’ospitalità , cioè la capacità di dar voce, di rappresentare, di ascoltare l’altro, così che tutti abbiano il diritto di parlare e di essere ascoltati. bisogna dare voce a tutti Però se io do voce a tutti, anche gente come i terrapiattisti avranno forte potere espressivo. Però comunque se si tiene conto anche dei due punti precedenti (precisione e sincerità) si può facilmente ovviare questo problema. 2. Una seconda forma di cura è il riconoscimento: quella forma di cura per cui quando parliamo e scriviamo, riconosciamo la diversità tra le persone senza prevaricare né offendere nessuno. (ciò si basa sul principio dell’ospitalità linguistica di Ricoeur). 3. Una terza forma di cura è tenere conto delle conseguenze delle proprie comunicazioni sugli altri e sullo spazio comune di comunicazione (sto costruendo un conflitto o una cooperazione?). La cura è essenziale nelle forme di comunicazione digitale in cui ciascuno di noi si fa medium, cioè genera o pubblica contenuti. Es. Prof di Siena che elogia Hitler su Twitter il rettore precisa che non erano posizioni condivise dall’università e ovviamente il docente rischia il posto di lavoro. Questo è un tweet non etico, poiché manca di precisione (non vi è riscontro con gli effettivi eventi storici), inoltre non è sincero (almeno, si spera) e manca di cura, ovvero manca di attenzione al fatto che questi contenuti potrebbero turbare gli utenti, e a ciò che essi possano credere a seguito di questa comunicazione. 4/10/19 Giustizia dei media I media devono essere equi rispetto a tutti i contesti sociali a cui si rivolgono. Devono dare voce, consentire a tutti gli utenti di esprimersi e sentirsi rappresentati Digital divide: la diseguale distribuzione dell’accesso all’informazione. Si tratta di differenze a più livelli: Economico Di raggiungimento di connessione Di competenze. Progressivamente questa differenza è stata considerata una diseguaglianza sociale: i media offrono servizi, contenuti e risorse non poter accedervi è un segno di diseguaglianza sociale. L’ accesso a internet non dovrebbe essere considerato un bene di lusso l’accesso deve essere garantito a tutti gli strati sociali. WSIS (World Summit on the Information Society): si è messo a tema il “digital divide” come un segno di non giustizia dei digital device. L’obbiettivo del WSIS è quello dell’inclusione sociale tramite internet (internet consente di essere cittadini informati, consente di poter interagire con altri, a servizi, alla pubblica sanità e molto altro). Dunque, il WSIS ha due obbiettivi: 1. Superamento del digital divide per costruire una società dell’informazione inclusiva inclusione sociale 81 2. Riconoscimento del diritto di comunicare dare voce a tutti La giustizia legata ai media digitali si manifesta anche solo tramite la possibilità di accesso ai media stessi, è il consentire a tutti l’accesso dei media. Couldry mette a fuoco 4 tipi di ingiustizia legate ai media: 1. Danni alla reputazione Quando una persona viene danneggiata dai media e non ha strumenti efficaci per rendere pubblico il danno o per chiedere una riparazione del torto. Es. media tradizionali (come la stampa) Può capitare di subire dei danni alla propria reputazione a causa delle testate dei giornali (danni di immagine). In questi casi si può chiedere una rettifica, ma la mia richiesta di rettifica non ha una visibilità altrettanto potente. Evidentemente c’è una condizione di non giustizia nella comunicazione mediale: i media grazie al loro potere comunicativo possono sempre intercettare qualcuno e danneggiare la sua reputazione, e colui a cui viene fatto il torto non ha possibilità di rimediare. Es. media digitali (come i social networks) Allo stesso modo avviene sulle piattaforme social (esempio: essere taggati su foto in cui non si vuole essere taggati, se si vuole rettificare come si fa? Si può chiedere di togliere il tag, ma tutti quelli che sono stati raggiunti come si fa a contattarli? 2. Invisibilità Quando gruppi definiti di persone non vengono sufficientemente riconosciuti all’interno dei prodotti di istituzioni settori mediali. Es. gruppi indigeni presenti in Cile prima della conquista spagnola, questi gruppi ed anche quelli di altri stati sudamericani non avevano visibilità, né voce per quanto riguarda i media, quindi erano invisibili, non partecipi alla costruzione del mondo da parte dei media. Es. disabilità in Australia Questa stessa cosa succede in Australia per quanto riguarda la disabilità: non viene rappresentata dai media e tende a non essere raccontata. Si tratta di una restrizione anche dal punto di vista dell’immigrazione se si è disabili si fa fatica ad immigrare in Australia. 3. Disuguaglianza di risorse simboliche Quando un individuo o un gruppo vorrebbe avere voce diretta ma ne è impedito per mancanza di accesso a qualsiasi strumento di rappresentazione. Le persone non hanno a disposizione la possibilità di creare immagini, descrizioni o racconti di quello che fanno perchè non hanno accesso a internet o ai media in generale. Tutto ciò fa parte della necessità di riconoscimento da parte degli altri, che per questi gruppi non viene soddisfatta. 4. Spazi pubblici di discorso chiusi Quando gli spazi pubblici di discorso sono chiusi a qualsiasi individuo che voglia avanzare richieste di riconoscimento. Es. movimenti di opinione non rappresentati da governo cinese i media cinesi tendono a non raccontare del movimento degli ombrelli gialli. Questo per garantire: 82