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Guide e consigli
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appunti di sociologia della comunicazione e dei media digitali, Appunti di Sociologia Della Comunicazione

appunti della prof.ssa Valeria Quaglia e possibili domande d'esame

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 07/05/2024

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Scarica appunti di sociologia della comunicazione e dei media digitali e più Appunti in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! Sociologia della comunicazione e dei media digitali 21.02.24 Password slides: STUDIOCOMUNICAZIONE24 Studiare comunicazione significa studiare gli esseri umani. La nostra vita sociale è piena di comunicazione, con tutte le persone che ci circondano, durante la nostra vita di tutti i giorni. Anche i silenzi hanno un loro significato; il silenzio è uno strumento di comunicazione non verbale. La comunicazione funziona solo se si verificano determinate condizioni, ce ne accorgiamo quando la comunicazione non funziona e troviamo degli ostacoli; può capitare quando ci sono interferenze tra due interlocutori; emergono le regole non dette. Media significa medium, mezzo; dagli anni ‘60 si chiama mass-media (mezzi di comunicazione di massa). Anche i nuovi media hanno modificato il nostro modo di comunicare, di presentarci agli altri ecc. 22.02.24 Informazione vs comunicazione Informazione: alcuni problemi con cui ci confrontiamo sono ad esempio come trovare le informazioni che ci servono, la necessità di organizzare e ordinare la quantità consistente di informazioni che già abbiamo, riconoscere le informazioni giuste da quelle sbagliate. L’infodemia è la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni che molto spesso non sono accurate e che rendono difficile riuscire ad orientarsi in relazione ad uno specifico argomento, ex: periodo del covid. Un altro tipo di dinamica che ci troviamo ad affrontare è la paura che le nostre informazioni possano cadere in mani sbagliate, ad esempio qualcuno che acceda ai nostri account personali senza il nostro consenso; utilizzando tecniche di phishing (e-mail o messaggi da parte di truffatori che sembrano mandate da enti ufficiali, inserendo le informazioni personali rubano i dati e li riutilizzano sul darknet come oggetto di scambio per avere altre immagini o dati). La questione della profilazione online riguarda il fatto che una buona parte delle nostre attività (anche offline) vengano tracciate e utilizzate dagli algoritmi, che hanno il compito di capire le nostre preferenze per personalizzare i contenuti pubblicitari che ci capitano sui social o sui vari siti; ciò influenza la nostra autonomia di scelta, l’algoritmo ci preseleziona le informazioni. Esiste l’aforisma di T. Hobbes che dice che: ‘’sapere è potere, più informazioni abbiamo a disposizione, più sono veritiere, e più noi riusciamo a prendere delle decisioni utili ed efficaci’’; una mancanza di informazioni porta a decisioni sbagliate o dannose. Il digital divide (divario digitale) è la differenza che c’è tra diversi gruppi della popolazione nell’accesso alle tecnologie digitali e quindi all’informazione online. Allo stesso termine possono essere associate più definizioni della parola informazione ad esempio informazione come dato, come libertà di informazione, informazione genetica ecc... La definizione che ci offre il libro è quella dell’informazione intesa come la percezione di una differenza, è una definizione che fa capo allo psichiatra e antropologo Bateson che percepisce l’informazione come qualcosa che si manifesta attraverso il cambiamento; fa riferimento a qualcosa che differisca allo stato precedente di conoscenza. Il tatto ci consente di comprendere gli oggetti fisici, il punto di partenza è tenere presente la distinzione tra sensazione e percezione. La differenza tra percezione e sensazione è che la sensazione è un input grezzo che viene registrato dai nostri sensi; mentre la percezione è l’interpretazione degli input, il modo in cui il nostro cervello organizza e dà senso alle sensazioni che sono state registrate attraverso i nostri sensi. La percezione non è un processo passivo, non equivale solo alla registrazione delle sensazioni, ma è un processo attivo che richiede il nostro attivo coinvolgimento fisico, prevalentemente attraverso il movimento fisico e richiede una nostra interpretazione. La ‘’differenza’’ deve essere percepita da qualcuno; ci fa capire come l’informazione possa essere soggetta anche a diverse informazioni, se ci sono diversi osservatori c’è la possibilità che ognuno abbia una percezione diversa ad uno stesso evento; chi percepisce questa differenza non deve essere umano, le informazioni sono tali anche se l’osservatore è un animale o una, macchina ex: immaginiamo di avere una caldaia (macchina) che regola la temperatura di una stanza, il sistema della caldaia è programmato per percepire la differenza tra la temperatura attuale dell’ambiente e quella desiderata, quando la temperatura raggiunge tot gradi il sistema di controllo rileva la temperatura e rileva che non c’è più la differenza di temperatura, la percepisce come 0 e quindi si spegne ha quindi una percezione di una differenza. Un altro elemento chiave è quello relativo al significato: se noi abbiamo una mera informazione di una differenza, ma non sappiamo che significa, noi di quell’informazione non ce ne facciamo nulla ex: geroglifici egizi. Comunicazione: nel linguaggio comune, il termine comunicazione e informazione sono spesso sinonimi ma non è così. Comunicare significa condividere o rendere comune, quando comunichiamo non trasformiamo solo informazioni ma si creano legami condividendo significati e creando un senso comune. Comunicare deriva dal latino communicare, ovvero condividere. La comunicazione è fondamentale perché consente di esprimere il proprio punto di vista, perché consente lo scambio di informazioni ecc... Ci sono tre accezioni di ‘’comunicare’’: 1. La comunicazione viene intesa come un processo che fa riferimento alla trasmissione di un’informazione mediante messaggi da un emittente ad un ricevente. Qui è presente l’idea che la comunicazione apporti un elemento di conoscenza che prima il destinatario non possedeva e quindi l’idea della comunicazione come notizia, annuncio, informazione. 2. Comunicare significa costruire, elaborare, condividere significati. La comunicazione è un’attività interpretativa rivolta a comprendere le reciproche intenzioni attraverso i segni con cui vengono mostrate. 3. Comunicare significa costruire, mantenere e modificare relazioni tra le persone e i gruppi sociali. È ciò che accade quando diciamo ‘’ti voglio bene’’. Comunicare significa in questo caso coinvolgersi in una relazione e ciò chiama in causa l’identità di coloro che comunicano e la definizione della relazione che si attua tra loro. Due concetti di base: processo attraverso il quale un sistema riceve informazioni che riguardano il risultato delle sue azioni e utilizza le informazioni per regolare o modificare il proprio comportamento e per migliorare le prestazioni future. Sono le informazioni che il mittente riceve dal destinatario rispetto a come il messaggio è stato interpretato, consente al mittente di comprendere se è stato interpretato in modo corretto. Questo approccio ci invita a considerare la comunicazione come un sistema in cui ogni elemento influisce e viene influenzato dagli altri. La complessità dell’interpretazione e il ruolo attivo del destinatario significa che non si può ridurre al passaggio di un messaggio da un mittente a un destinatario ma c’è il passaggio fondamentale dell’interpretazione. L’intenzionalità della comunicazione L’approccio della scuola di Palo Alto, negli anni ‘60 questa scuola ha proposto che ogni comportamento in un contesto di interazione possa essere considerato come comunicazione, indipendentemente dall’intenzionalità. Secondo questa prospettiva, anche quando noi cerchiamo di non comunicare trasmettiamo un qualche forma il messaggio; è il primo assioma della comunicazione: ‘’è impossibile non comunicare’’. L’approccio di Goffman distingue due tipi di espressione: l’espressione assunta intenzionalmente e l’espressione lasciata trasparire. Quella intenzionale fa riferimento a quella deliberata, solo quelle assunte intenzionalmente possono essere definite come comunicazione. 29.02.24 i 5 assiomi della comunicazione Negli anni 50/60, in California, gruppo di sociologi si riuniscono nella scuola di Palo Alto, identificano e sviluppano i 5 assiomi della comunicazione, cercando di spiegare la complessità e l’universalità della comunicazione umana. La loro importanza risiede nel fatto che questi assiomi ci offrono una lente attraverso cui noi possiamo analizzare ogni forma di comunicazione. Sono strumenti per farci costruire comunicazione funzionale ed efficace. 1. Non si può non comunicare; questo assioma stabilisce che ogni comportamento umano ha una valenza comunicativa; anche il silenzio trasmette comunque un messaggio. 2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione; esiste un livello contenutistico del messaggio che riguarda le informazioni letterali, il contenuto esplicito di un messaggio riguarda quello che viene esplicitamente detto o scritto, il livello razionale fa riferimento al come del messaggio (al come il messaggio viene trasmesso e ricevuto, come modifica e riflette la relazione esistente tra i comunicanti) e questo aspetto è veicolato dal modo in cui vengono dette le parole. 3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti; si utilizzano dei termini (punteggiatura) che in questo ambito hanno un altro significato, ci aiuta a comprendere come gli individui che partecipano alla comunicazione interpretano la sequenza degli eventi all’interno dell’interazione. La punteggiatura fa riferimento alla modalità con cui gli individui strutturano mentalmente le loro interazioni e così facendo creano una sorta di narrativa personale, che spiega perché le cose accadono proprio in un determinato modo. Questa narrativa personale è influenzata dalle nostre esperienze passate, dalle nostre aspettative sugli altri, dagli stereotipi, pregiudizi, cultura ecc. La punteggiatura è fondamentale perché ci permette di dare un senso alle azioni degli altri e ci permette di rispondere proprio in base a come noi interpretiamo quelle azioni all’interno della nostra narrativa personale. Attribuire una punteggiatura sbagliata significa creare le condizioni per una comunicazione disfunzionale e nel prendere in considerazione la punteggiatura dobbiamo ricordare che è un processo soggettivo; due persone diverse coinvolte nella stessa interazione possono avere punteggiature completamente diverse ma anche conflittuali. 4. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico; il linguaggio numerico segue delle regole precise e il fatto che segua regole precise e che sia molto strutturato fa sì che sia molto efficace per trasmettere un certo tipo di informazioni, concetti astratti e complessi. Se il modulo numerico è efficace per comunicare fatti e dati molto precisi, non risulta però essere efficace, per esempio, quando vogliamo esprimere sentimenti o emozioni. È complesso perché è meno certa l’interpretazione della comunicazione perché non segue una sintassi logica. Questi due moduli (analogico e numerico) vanno considerati insieme, devono comunicare lo stesso messaggio. 5. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari a seconda che siano basati sull’uguaglianza oppure sulla differenza; riguarda le dinamiche di potere e distingue scambi simmetrici e complementari, questo assioma ci consente di capire meglio come le persone possono interagire a seconda di qual è la loro posizione all’interno della relazione. Gli scambi simmetrici avvengono quando le persone coinvolte si rapportano tra loro su un piano di uguaglianza, ovvero quando cercano di condividere lo stesso livello di controllo e lo stesso livello di potere all’interno della comunicazione; in questi scambi tendenzialmente c’è una corrispondenza nei comportamenti e nelle modalità comunicative. Gli scambi complementari avvengono, invece, nel momento in cui vi è un'asimmetria di potere ovvero quando una persona assume un ruolo predominante e l’altra un ruolo subordinato. Una definizione psicologica di comunicazione è: ‘’uno scambio interattivo osservabile tra due o più partecipanti dotato di una intenzionalità reciproca e di un certo grado di consapevolezza, in grado di far convivere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e segnalazione’’. Viene considerata come una forma specifica di interazione, la comunicazione è infatti un’azione che si può vedere oppure percepire. L'elemento fondamentale è l’interazione con qualcun’altro. Chi comunica lo fa avendo uno scopo preciso, ci deve essere intenzionalità a comunicare o ricevere un messaggio. Quando noi comunichiamo siamo consapevoli di farlo, sappiamo che stiamo condividendo un messaggio con qualcuno. la definizione di comunicazione La comunicazione è un processo di costruzione collettiva e condivisa del significato, processo dotato di livelli diversi di formalizzazione, consapevolezza e intenzionalità. Pensare alla comunicazione come un processo collettivo è fondamentale perché fa riferimento al fatto che tutti collaborano per assegnare il medesimo significato ai segni. A seconda della situazione interattiva ci possono essere diversi livelli della formalizzazione della comunicazione: la comunicazione professionale richiede un elevato livello di formalizzazione, ad esempio. La conversazione con gli amici, invece, richiede un basso livello di formalizzazione. Anche gli animali comunicano, la comunicazione è stata influenzata da due aspetti: l’antropocentrismo e l’antropomorfismo. Antropocentrismo: noi tendiamo a considerare l’essere umano al centro del mondo e superiore, grazie a Darwin e alla sua prospettiva si è resa sfumata la distinzione tra esseri umani e animali. Antropomorfismo: trattare un cane come un umano, parlandoci e umanizzandoli. Gli etologi (studiosi che si occupano di analizzare il comportamento degli animali) dicono che anche se fosse umano non comunicherebbe come noi. Le parole in molti casi non servono perché il tipo di comunicazione non fa riferimento a dei dati puntuali, ma la forma comunicativa è differente. Il tipo di comunicazione dei cani è relazionale ma esiste anche la referenziale, che fa riferimento a dati fattuali come eventi, oggetti, ragionamenti ecc. Ci sono alcune specie di primati che sono in grado di comunicare in modo referenziale ex: gli scimpanzè; sono strategie non innate ma apprese. Anche le api compiono una serie di danze in aria, in modo da comunicare alle altre api dove si trova il cibo, è molto referenziale ma non interagiscono. Comunicazione e sviluppo sociale Siamo abituati a vedere lo sviluppo della storia degli esseri umani come lo sviluppo delle diverse forme del comunicare. I primi ominidi comunicavano attraverso suoni, gesti, senza l’utilizzo della parola; perché la loro laringe non era sviluppata come la nostra. Le possibilità di comunicare attraverso la parola sono correlate allo sviluppo biologico e funzionale del corpo umano. Tra 90 mila e 35 mila anni fa ci fu il passaggio dai segnali al linguaggio verbale. L'uomo di Cro Magnon comunicava disegnando e intagliando. La parola è fondamentale per la comunicazione umana. I linguaggi umani hanno un grado di convenzionalità (basato su un sistema codificato di regole che necessita di apprendimento): quello numerico, o digitale con segni verbali o non verbali ex: lis; e quello analogico ovvero continuo ex: grida di dolore (è più limitato ma adeguato in casi di forte distanza culturale). 07.03.24 DUE COMPONENTI DEL SEGNO Il segno è qualcosa che sta al posto di qualche altra cosa per qualcuno. Affinché si possa parlare di segno è necessario che ci sia qualcuno che lo interpreti, come segno di qualcos’altro. La linguistica propone una distinzione binaria del segno, composta da due componenti (De Saussure): concretizzano nel linguaggio. Si ritrova la forza perlocutiva del messaggio, cose che esistono nel mondo reale. Esistono tre tipi di atti linguistici: → Gli atti locutori: fanno riferimento all’atto fisico e concreto di pronunciare determinate parole, riproduzione di suoni. Quando compiamo un atto locutorio usiamo la lingua per formulare frasi che sono costruite seguendo una determinata sintassi e semantica e fanno riferimento ad una specifica fonologia del linguaggio. → Gli atti perlocutori: fanno riferimento agli effetti che le parole hanno su chi ci sta ascoltando, il focus è sulle conseguenze di ciò che noi diciamo nei confronti di chi ci sta ascoltando. (persuasione, spavento, intimidazione). L'effetto perlocutorio non è scontato, ma dipende dalla ricezione e dall’interpretazione dell’ascoltatore. → Gli atti illocutori: quando le parole vengono utilizzate per compiere un’azione che va oltre al semplice atto di dire qualcosa. Possono essere atti in cui chi parla obbliga sé stesso ad un’azione futura (promessa), oppure gli atti che sono volti a indirizzare il comportamento altrui e hanno un effetto pratico (prete che dichiara marito e moglie, produce un effetto per cui dopo le persone sono effettivamente sposate). Le azioni sociali e il ruolo che gioca la lingua all’interno della comunità è importante, come influenza le interazioni, i conflitti, le differenze delle interazioni. La lingua è fondamentale per la costruzione di un’identità collettiva. 13.03.24 La comunicazione non verbale La comunicazione non verbale è tutto ciò che non diciamo con le parole; quando si parla di comunicazione non verbale si ritiene che sia qualcosa di spontaneo e di istintivo. La comunicazione umana deriva dall’integrazione di comunicazione verbale e non verbale (non dalla semplice sommatoria). Le espressioni che ci sembrano naturali sono mediate dalla cultura, ex: se ci viene spontaneo sfiorare la spalla della persona con cui stiamo parlando, sono gesti che facciamo senza motivazione reale e è frutto di una norma culturale che si consolida nel tempo. Gli elementi naturali sono dati da meccanismi neurologici condivisi da tutta la specie umana. Come si esprimono le emozioni? Il sociologo Norbert Elias ha mostrato come esprimiamo e proviamo le emozioni sia qualcosa di profondamente influenzato dalla cultura. Noi impariamo, durante il processo di socializzazione, ad attribuire un significato ai gesti ex: un sorriso. Le funzioni della comunicazione non verbale La funzione prosodica Si riferisce alla funzione di supporto e connotazione rispetto alle parole che noi diciamo; quindi, fa riferimento ad una comunicazione non verbale che si associa alla comunicazione verbale, in particolare fa riferimento alle caratteristiche della voce (tono e volume della voce); è importante perché ci consente di attribuire il significato alle parole. La funzione espressiva Ex: due persone che stanno parlando e una persona, mentre ascolta, comunica in modo non verbale, che sta seguendo quanto gli viene detto, mostra attenzione. La funzione emotivo/espressiva È legata alla funzione delle espressioni spesso non intenzionali di stati d’animo. Sono comportamenti che esprimono lo stato d’animo. La funzione relazionale Riguarda l’utilizzo della comunicazione non verbale per mantenere, modificare o definire le relazioni tra le persone. La funzione metacomunicativa Fa riferimento alla metacomunicazione, quindi una comunicazione sulla comunicazione; una comunicazione non verbale che informa i partecipanti all’interazione riguardo a come si sta svolgendo, o si dovrà svolgere l’interazione. Le componenti della comunicazione non verbale Vengono identificate le componenti principali della comunicazione non verbale: il sistema paralinguistico, il sistema cinesico, la prossemica e l’aptica. → Il sistema paralinguistico: viene definito anche come sistema vocale non verbale e fa riferimento all’uso di elementi vocali e non verbali che possono accompagnare la comunicazione e contribuiscono a trasmettere il significato del nostro messaggio, le emozioni. In base al tono di voce si comunicano le emozioni e i sentimenti; la frequenza della voce fa riferimento a quanto la voce è acuta oppure grave (tono e frequenza sono influenzati da fattori fisiologici, come la differenza di voce tra uomo e donna o bambino e adulto; dipende anche dalla posizione sociale di chi sta parlando, come ad esempio un capo ha un tono di voce più grave); l’intensità della voce fa riferimento al volume della nostra voce che cambia a seconda delle emozioni, può essere utilizzato per sottolineare un punto del nostro discorso che noi riteniamo particolarmente importante; il ritmo fa riferimento alla velocità e alla cadenza con cui noi parliamo, se parliamo velocemente può comunicare un urgenza, mentre utilizzare un ritmo più lento può essere connesso all’obiettivo di dare enfasi a ciò che si sta dicendo; l’uso dei silenzi nonostante sia un'assenza di suono, i silenzi sanno essere molto espressivi, anche più delle parole possono creare stati d’animo, esistono le pause vuote e pause piene, sono i ‘’continuator’’ (mhmh), suoni che indicano che si sta ascoltando, il silenzio assenzo, infine, significa che stando in silenzio si approva ciò che si dice. → Il sistema cinesico: si focalizza su fattori che sono particolarmente visibili e fisici della comunicazione, comprende il movimento degli occhi, del volto e il movimento del corpo. Il movimento degli occhi (fare l’occhiolino o socchiudere gli occhi) comprende elementi che influenzano la comunicazione; quando due persone che stanno interagendo mantengono un contato visivo stabile comunica interesse, fiducia; al contrario quando una persona non riesce a sostenere lo sguardo di un'altra persona può essere segno di disinteresse o disonestà. Il movimento del volto può comunicare molte emozioni, ci sono dei casi in cui il movimento del volto non è intenzionale (muscoli che tremano), in altri casi possiamo controllarle; l’espressione del volto non è segno di autenticità. Il movimento della testa è anche molto importante (si annuisce per dire che si è d’accordo e si nega facendo no con la testa). Le espressioni del viso sono composte da una serie di elementi dette microespressioni, frutto di tanti piccoli muscoli che abbiamo sul volto (sopracciglia, palpebre, fronte, labbra ecc.), Ekman e Frisen hanno studiato in profondità questo tema; hanno sviluppato la teoria secondo la quale esistono delle espressioni universali che secondo loro si manifestano in tutte le culture umane (la felicità, la tristezza, la paura, la sorpresa, la rabbia e il disgusto). L'uso dei gesti effettuati con le mani, ma anche con il corpo può modificare o contraddire ciò che vogliamo dire; in particolare la postura (posizione che il nostro corpo può assumere in vari contesti) che può trasmettere messaggi differenti come sicurezza di sé, chiusura, può esprimere una situazione di difesa e conoscerne il significato è fondamentale. La gestualità è anche molto importante. 14.03.24 → La prossemica: come noi gestiamo lo spazio intorno al nostro corpo quando ci troviamo insieme ad altri. Il modo in cui noi occupiamo lo spazio, la distanza che noi manteniamo dagli altri nel corso di un’interazione comunica il nostro stato d’animo, il nostro atteggiamento, la nostra posizione nei confronti dell’altro e ci dice qualcosa sulla relazione che abbiamo con gli altri interlocutori. Il ‘’territorio del sé’’ è lo spazio personale di una persona e come i confini possono cambiare a seconda delle persone con cui stiamo interagendo, bisogna considerare l’interazione con gli altri. È importante considerare anche il contesto sociale ex: nei paesi nordici hanno uno spazio sociale e personale più ampio rispetto a noi. Secondo Edward Hall la distanza appropriata in un’interazione sociale varia in ragione del proprio interlocutore, individua quattro tipi di distanza: 1. distanza intima: è lo spazio che va dalla propria pelle fino a mezzo metro (partner o familiari stretti), è uno spazio che consente il contatto fisico e che noi utilizziamo per esprimere conforto, supporto e che ci permette di toccare l’altra persona ex: in ascensore mettiamo in atto una serie di strategie comunicative per dimostrare che non è nostra intenzione invadere lo spazio personale; 2. distanza personale: va dai 50cm ad 1m ed è per le interazioni con gli amici, che ci consente di interagire e ci consente di sentirci a nostro agio con le altre persone, ci permette di parlare senza che vengano ascoltate da altri; 3. distanza sociale: va da 1m a 4m e sarebbe la distanza che noi manteniamo con persone con cui abbiamo una relazione più formale, non riusiamo tendenzialmente a metterci in contatto fisico con quella persona; 4. distanza pubblica: riguarda la distanza tra, ad esempio, un docente e gli studenti; va oltre i 4m e riguarda quando ci si rivolge a più persone, è un tipo di interazione più asimmetrica in cui c’è una persona che parla e gli altri che ascoltano, o che comunque parlano meno. È sempre importante considerare il contesto sociale. → L'aptica: ha a che fare con il contatto, in particolare studia il ruolo e il significato del contatto fisico nell’ambito delle interazioni sociali. È fondamentale per comprendere le nostre emozioni e intenzioni quando interagiamo con altri, il contatto fisico varia a seconda del contesto sociale in cui ci troviamo, è uno strumento fortemente normato da regole connesse alla nostra cultura ex: quando si conclude un affare è comune la stretta di mano, quando incontri una persona la saluti con un bacio ed è un gesto culturale. La sinfonia comunicativa umana decidere se sono stimoli o risposte, cioè cause o effetti. Punteggiature differenti modificano il modo di comunicare e le nostre relazioni. Esempio coppia che litiga: moglie lo critica perché sta zitto, lui sta zitto perché viene criticato. La punteggiatura degli eventi avviene ad ogni livello di comunicazione e non ne esiste una giusta o sbagliata. Può provocare un’inversione della successione temporale percepita di alcuni fenomeni, come le profezie autoavverate. Riconoscere le punteggiature permettere di sapere riconoscere i diversi livelli di analisi (relazione e contenuto, analisi comunicativa o politica) e pensare alla comunicazione in termini sistemici piuttosto che una successione causale. Non è possibile comprendere un certo fenomeno senza considerare il sistema complessivo di cui ne fa parte. Sistema: certo numero di unità o elementi diversi, posti in relazione reciproca tramite una struttura più o meno permanente, tale struttura regola una certa quantità di processi che avvengono all’interno del sistema, questi a loro volta, esercitano un’influenza costante nei confronti della struttura, al mutare dei processi, anche la struttura tende a modificarsi gradualmente. La rappresentazione della vita quotidiana (Goffman) Goffman è il primo a studiare l’interazione faccia a faccia utilizzando un approccio qualitativo studiando come le persone interagiscono tra di loro, si focalizza su come le persone presentano sé stessi agli altri per gestire e controllare le impressioni che fanno sugli altri. Studia l’insieme dei rituali d’interazione. Ci insegna che ogni volta che interagiamo con altri all’interno della nostra vita quotidiana ci comportiamo costantemente in modo da gestire le impressioni che gli altri si fanno su di noi e ci mostra come gli individui, all’interno delle interazioni sociali, cerchino di controllare e influenzare la percezione degli altri su di noi attraverso il modo in cui noi ci presentiamo. Quando parliamo di ‘’definizione della situazione’’ intendiamo che quando ci troviamo insieme ad altri, in modo inconsapevole, etichettiamo quella situazione. Definire la situazione in un certo modo è importante perché ci consente di sapere e comprendere quali sono i comportamenti che sono considerati come adeguati e che quindi dobbiamo ottenere in quella specifica situazione. Goffman introduce il concetto di ‘’facciata personale’’ come il mezzo attraverso cui gli individui rappresentano sé stessi agli altri in modo da rappresentare il lato migliore di sé; è composta da comportamenti ed espressioni che si possono controllare e mettere in scena in modo consapevole. 21.03.24 Goffman studiò come ci si rappresenta sui social media applicando le teorie del passato a contesti più contemporanei. Studiò le interazioni sociali all’interno della vita quotidiana, il modo in cui strutturiamo le nostre routine ci consente di entrare in contatto con le altre persone, dando norma e struttura alle nostre giornate e ci consente di comprendere meglio il nostro essere sociale ex: il film ‘’the Truman show’’. Un concetto molto importante di Goffman è la metafora drammaturgica, nel libro ‘’il teatro della vita quotidiana’’ introduce il modello drammaturgico della vita quotidiana ed è un metodo che serve per studiare le interazioni quotidiane paragonandole ad una rappresentazione teatrale, buona parte della vita sociale può essere suddivisa in ribalta e retroscena. Questi concetti vengono utilizzati per distinguere le aree dove si svolgono le interazioni sociali. - La ribalta si riferisce a tutte le situazioni in cui l’individuo si trova di fronte al pubblico e di conseguenza si comporta in modo conforme alle aspettative sociali e ai ruoli (aspettative sociali in base al ruolo che si ricopre) che sta interpretando. È il contesto in cui le persone interagiscono secondo dei ruoli formalizzati, gli individui quando interagiscono è come se recitassero dei copioni veri e propri; ci sono le caratteristiche dell’attore ma anche una componente di interpretazione. Non parla di attori veri e propri, ma di persone. La costruzione delle rappresentazioni sceniche non è qualcosa che l’individuo fa da solo ma è un gioco di squadra, ex: in politica tutti recitano un copione con l’obiettivo di restituire una rappresentazione di unità. - La retroscena è dove si prepara la rappresentazione della ribalta, gli individui possono comportarsi in modi non accettabili dalla società. Non siamo esseri monolitici, uguali in tutte le circostanze, ma cambia in base alle persone con cui ci troviamo. Il modo in cui noi parliamo in un contesto pubblico può essere frutto di strategie comunicative ma non deve essere per forza falso. Quando gli individui si trovano in un contesto di retroscena possono togliersi la machera e sono liberi di comportarsi come vogliono, senza pressioni sociali. Goffman ha condotto delle ricerche empiriche, sul campo. Goffman distingue tra due tipi di rituali della vita quotidiana: 1. DIFFERENZA: quella componente della attività che funziona come strumento simbolico col quale si esprime ad un'altra persona rispetto, apprezzamento ecc... Nei confronti di qualcosa di cui questa persona è assunta come simbolo, estensione o agente; 2. CONTEGNO: sono azioni attraverso cui gli individui si presentano e mantengono un'immagine di sé rispettabile agli occhi degli altri, ex: il controllo dell’espressione emotiva. La ‘’disattenzione civile’’, secondo Goffman bisogna far vedere di essere consapevoli di altri ma devono distogliere l’attenzione per non invadere la privacy degli altri; possiamo comunicare anche senza usare le parole. ‘’La «disattenzione civile» non equivale al semplice ignorarsi reciprocamente. Ciascuno segnala all'altro di aver preso atto della sua presenza, ma evita qualsiasi gesto che potrebbe essere interpretato come troppo invadente. Assumere questo atteggiamento nei confronti degli altri è qualcosa che facciamo più o meno inconsciamente, ma risulta di fondamentale importanza nella nostra vita quotidiana. Lo studio di queste forme di interazione sociale apparentemente insignificanti è di grande importanza per la sociologia e costituisce una delle aree più ricche di spunti per l'indagine sociologica’’ Giddens Sutton, 2014). L’etnometodologia Garfinkel ha ideato l’etnometodologia. In quel momento stava conducendo uno studio che si focalizzava sui metodi di rappresentazione usato dei giudici popolari per determinare la colpevolezza o l’innocenza di una persona che sai trovava sotto processo, scopre che i metodi di valutazione non sono universali e non tutti i giudici popolari usano gli stessi metodi, in contesti diversi lo stesso individuo poteva essere giudicato in modo diverso, i metodi però erano ragionevoli perché connessi ad uno specifico contesto caratterizzato da una visione locale e contestuale di ciò che si riteneva giusto. I metodi sono legati ad una ragionevolezza a sua volta legata ad un contesto specifico; etnometodologia fa riferimento ai metodi che adottano i giudici. Si studiano i metodi attraverso cui ognuno di noi rende conto di ciò che facciamo nella vita quotidiana, le risorse che abbiamo a disposizione, per portare a termine i loro compiti e per far sì che si riesca a rendere spiegabile la realtà che ci circonda. Garfinkel è famoso anche per gli ‘’esperimenti di rottura’’; dove chiedeva ai suoi studenti di fare degli esperimenti con persone che non sapevano fosse un esperimento, l’obiettivo era di mostrare l’impalcatura che sostiene e mantiene le interazioni quotidiane. La comunicazione di massa I mass media mediano l’informazione, è il processo di mediazione che risulta interessante rispetto a come possiamo accedere alle informazioni e come questo influenzerà o meno le nostre idee. Bisogna considerare la stretta relazione tra il tipo di società e la forma di comunicazione prevalente in quella specifica società. Per comprendere meglio questa relazione si può partire dalle tecnologie che sviluppiamo e adottiamo nella nostra società che sono il riflesso delle nostre necessità sociali ma anche delle nostre esigenze economiche e culturali. La relazione tra tecnologie e società è una relazione circolare perché sono gli individui che danno forma alle tecnologie ma allo stesso tempo le tecnologie plasmano, influenzano e in qualche modo danno forma alla società ex: le società primitive, anche se non c’erano tecnologie avanzate sono stati sviluppati comunque dei metodi di comunicazione che per le specifiche esigenze di quel contesto erano efficaci, come i segnali di fumo o potevano comunicare attraverso il tempo come le lapidi o le tombe. Il passaggio fondamentale che ha portato all’utilizzo dei mass media è la nascita della scrittura, Ong dice che la scrittura è un sistema codificato di marcatori visivi con cui lo scrivente può determinare le parole esatte che il lettore produce a partire dal testo. Media: dal latino “medium”, significa strumento, mezzo. Si sovrappongono alle pratiche comunicative senza sostituirle. Significa che insieme alla comunicazione vengono utilizzati artefatti tecnologici più o meno sofisticati. Hanno portato ad un cambio qualitativo e quantitativo della conoscenza, perdendo i valori pratici ma introducendo dubbi e perplessità per esempio sulle notizie. La scrittura consente di trasformare la società perché permette di archiviare le informazioni, consente la riproducibilità dei testi e consente la comunicazione a distanza nel tempo e nello spazio. La scrittura è cambiata gradualmente nel tempo. Le prime forme di scrittura erano pittogrammi (segni associati a oggetti fisici), poi ideogrammi (segni associati a concetti astratti, lo sono anche i numeri arabi) e infine, intorno al 1300 a.C., nasce la scrittura alfabetica. L'alfabeto divenne molto importante nel tempo, anche nel mantenimento dell’ordine sociale. La radio è un’invenzione inventata nel ventesimo secolo, è un sagnale audio e video trasmesso via etere; poteva però essere intercettato. Con la radio nasce la telecomunicazione broadcast, ovvero un messaggio gettato senza un destinatario preciso. Anche la radio veniva pubblicata in tempo reale e ha una funzione di intrattenimento, è qui che ha inizio l’era della radio come mass media. È stata utilizzata anche durante i regimi totalitari per trasmettere i messaggi e la propaganda politica, sfruttando l’unidirezionalità della radio perché non esisteva una risposta. La televisione porta avanti l’evoluzione della radio, che estende la capacità del broadcasting dai suoni all’immagine. La tv diventa lo strumento per eccellenza per formare, informare e trattenere il pubblico. Dalla televisione in bianco e nero si arriva alle tecnologie in streaming che hanno rivoluzionato il panorama televisivo. Nella comunicazione di massa gli emittenti sono quasi sempre o comunicatori di professione (giornalisti, registi, conduttori, cc.) alle dipendenze di organizzazioni formali o altri (come inserzionisti, artisti e politici) il cui accesso è regolato da queste ultime. Il contenuto simbolico o messaggio veicolato nella comunicazione di massa è spesso «fabbricato in modi standardizzati (produzione di massa), anziché essere unico, mutevole o imprevedibile. È il prodotto di un processo lavorativo con un valore insieme di scambio (nel mercato dei media) e d'uso (per i riceventi), e quindi è una merce spendibile. Il rapporto emittente/ricevente spesso è fondamentalnente amorale, un servizio prestato o un contratto volontariamente sottoscritto, senza obblighi reciproci. La teoria dell’ago ipodermico Nei primi anni del ventesimo secolo (1900) nasce la classe di minoranza organizzata e omogenea dell'élite e la maggioranza composta da persone isolate tra loro, ovvero la massa. I mass media sono in grado di inoculare sotto la pelle delle persone qualsiasi messaggio, manipolano le persone. Il pubblico, composto dalla massa indifferenziata di individui tendenzialmente isolati tra di loro. I mezzi di comunicazione di massa sono invece onnipotenti, in grado di influire sugli atteggiamenti, sulle opinioni e i comportamenti del pubblico. Gli individui vengono manipolati attraverso messaggi che sono fondamentalmente volti a influenzare il pensiero e i comportamenti degli individui esattamente come farebbe un ago ipodermico. Questa teoria è connessa al modello comunicativo dello stimolo-risposta del cane di Pavlov. I limiti dell’ago ipodermico sono il determinismo, la mancanza di attenzione al contesto, il pubblico viene concepito come totalmente passivo. Il modello delle 5 W di Lasswell Lasswell ha formulato questo modello con l’intento di analizzare e scomporre il processo di comunicazione di massa concentrandosi su cinque parole chiave: 1. Who, chi comunica? - si riferisce agli emittenti del messaggio; 2. What, cosa comunica? - il contenuto dei messaggi veicolati; 3. Where, attraverso quali mezzi? - mezzo di comunicazione che viene usato per comunicare; 4. Whom, a chi? - il pubblico; 5. What effects, quali effetti? - gli effetti della comunicazione sul pubblico. I limiti del modello delle 5 W sono che il modello è fortemente asimmetrico (dall’emittente e il ricevente solo riceve il messaggio), la comunicazione è concepita esclusivamente nei suoi aspetti intenzionali e consapevoli, il ruolo dell’emittente e del pubblico appaiono isolati da qualsiasi contesto sociale. Il modello S-IV-R Queste prospettive teoriche si basano su studi sperimentali, attraverso gli sperimenti si capisce che i messaggi hanno effetti diversi in base al tipo di pubblico. Le variabili sono le differenze individuali, i processi di differenziazione sociale e le relazioni sociali. COMUNICAZIONE A DUE STADI - Studi sociologici sul campo; - Effetti dei media: sono moderatamente efficaci nel rafforzare le convinzioni che la gente già possiede, mentre sono impotenti nel far cambiare idea; - Leader d'opinione: elaborano filtrano i contenuti; - Scompare I'idea di massa intesa come aggregato di individui isolati; al suo posto compare quella di un pubblico costituito da persone in costante relazione tra loro. USI E GRATIFICAZIONI Approccio struttural-funzionalista: - Ruolo complessivo dei media istituzioni centrali della società moderna, - Considera il medio e il lungo termine. Il pubblico attivo, attento e autonomo si serve dei media per soddisfare i propri bisogni. 28.03.24 La teoria critica La teoria critica di basa sull’industria culturale, ovvero un complesso armonico e industrializzato dei mezzi di comunicazione. L'industria culturale produce legittimazione dell’ideologia dominante e l’omologazione dei gusti (richiama la teoria ipodermica, le persone possono essere manipolate). I prodotti culturali sono pianificati e organizzati dal sistema dei media, volti ad intrattenere il pubblico e a generare profitto. La cultura viene definita come merce, l’industria culturale è un sistema che si caratterizza per produrre prodotti standardizzati. In questo contesto si mette a punto il concetto di ‘’genere’’. I limiti dell’industria culturale sono: la semplificazione dei processi, il pubblico come massa passiva e la difficoltà nell’applicazione pratica. I cultural studies sono il lavoro di un gruppo di studiosi che facevano parte di un centro di ricerca (anni ‘60). Gli autori si dedicano allo studio della cultura intesa come insieme di processi tipici di un determinato contesto sociale e di una data epoca storica, attraverso sui le persone danno un senso alla realtà. Secondo questi autori la cultura dominante non si afferma in modo lineare e diretto como sostenevano altre teorie ma seguiva percorsi più complessi. Il processo è più complesso, infatti partono dall’idea che le classi che si trovano in una posizione subordinata possano non accettare il punto di vista proposto dalla classe dominante e possa essere negoziato opponendo resistenza. Si occupano di come questa ideologia viene interpretata dal pubblico. Il modello encoding-decoding di Hall (1973) si concentra sul rapporto di codifica e decodifica dei significati attribuiti ai discorsi televisivi. - Encoding è il processo in cui i creatori di contenuti come registi o giornalisti strutturano il messaggio in una forma accessibile al pubblico. In questa prospettiva il processo tende a proporre una visione del mondo in linea con la prospettiva delle classi dominanti. - Decoding è una fase in cui il pubblico interpreta il messaggio. Hall identifica tre modalità di lettura: 1. Conforme: lettura che si realizza nel caso in cui il telespettatore prende il messaggio e lo decodifica attraverso lo stesso codice con il quale è stato costruito; accetta le strutture e il significato che era stato originariamente attribuito al messaggio. 2. Negoziale: una lettura negoziata, ovvero che prevede, da una parte, il fatto che il pubblico comprende il codice utilizzato dall’emittente e ha la capacità di capire qual è la prospettiva incorporata nel messaggio; però si riserva il diritto di interpretare il messaggio in modo alternativo. 3. Oppositiva: quando il pubblico comprende il messaggio ma lo rifiuta. La scuola di Toronto I due studiosi principali sono Harold Innis e McLuhan; concepiscono i media come motore di cambiamento. Vanno considerate la relazione tra i vari media (passati, nuovi ecc.) e come sono intrecciati. Innis ha introdotto il concetto di bias tecnologico che utilizza per spiegare come diverse tecnologie favoriscano determinate organizzazioni sociale, anziché altre; ogni tecnologia porta con sé la tendenza verso una forma specifica di trasmissione del sapere. Ad un certo tipo di tecnologia corrisponde un certo tipo di società e di trasmissione del sapere. McLuhan concepisce l’evoluzione dei mezzi di comunicazione come delle mutazioni antropologiche, sono delle estensioni dell’essere umano. I media comportano l’avvento del villaggio globale, sta ad indicare che ciò che in passato era caratterizzato dalla vicinanza, con l’evolversi delle tecnologie diventa qualcosa che non necessita la vicinanza fisica e va oltre i limiti spazio-temporali (interconnessione). ‘’Il medium è il messaggio’’, con questa espressione vuole sottolineare che la forma di un medium incide sulla società non meno del contenuto che veicola; il modo in cui si diffondono le informazioni influenza anche la nostra organizzazione sociale, il nostro modo di pensare e percepire la realtà. I limiti sono: il determinismo tecnologico (le nuove tecnologie hanno portato cambiamenti importanti ma va anche considerato il contesto sociale in cui le trasformazioni prendono forma) e la mancanza di considerazione per gli aspetti contestuali. competenze, culturali e tecniche, ora ne abbia ancora di più, mentre chi non possedeva queste competenze, ora si trovano ancora di più in difficoltà. Essi, inoltre, mettono l’accento sui rischi per la privacy e per la sorveglianza. Polarizzazione ed eco chambers: il fatto che gli algoritmi selezionino contenuti piuttosto che altri fa sì che si formino queste eco chambers, cioè delle bolle in cui si filtrano i contenuti cosicché noi possiamo entrare in contatto con contenuti affini alle nostre posizion, che dunque vengono rafforzate senza possibilità di riflessione e confronto (polarizzazione delle opinioni). Rischio della disinformazione: c’è il rischio di imbattersi in informazioni non attendibili. NUOVI MEDIA Possiamo definire nuovi media le tecnologie della comunicazione basate sui computer e sulle reti che si son diffusi a partire dagli ultimi decenni del XX secolo, affiancandosi e poi integrandosi con i mass media tradizionali. La definizione nuovi è però piena di criticità: vi è un’elevata eterogeneità rispetto a cosa intendiamo per media; è poi difficile definire nuovi media che sono basati su computer, tecnologia diffusasi ormai da decenni. Quindi questo rende la definizione nuovo quantomeni problematica. Un alto elemento di complessità fa riferimento al fatto che tutti i media quando vengono lanciati sono nuovi, ma questa condizione di novità è relativa: tutti sono destinati a divenire vecchi. Questa definizione poi implica una visione lineare dell’evoluzione dei media, che trascura il contesto (vedi slide)… PROCESSO DI RIMEDIAZIONE ----> 3 fasi: prima fase di introduzione dei nuovi media: il priocesso è importanete perché descrive come i nuovi media incorporano caratteristiche di media che li hanno preceduti (il cinema ha ereditato la rappresentazione scenica dal teatro, integranodle con nuove tecniche di montaggio e con l’uso della cinepresa). Seconda fase è quella di crisi di identità dei nuovi media: si riferisce al fatto che per un certo periodo di tempo… Terza fase: processo di domesticazione e accettazione della tecnologia nella società ----> la tecnologia diviene strumento di consumo di massa. Vi è poi un’ultima fase in cui il medium viene affiancato da altri media e successivamente abbandonato. I MEDIA DIGITALI La definizione media digitale risulta quindi più accurata rispetto a nuovi media, e indica una delle caratteristiche principali di queste tecnologie quali sono le caratteristiche principali? Essi sono:  Digitali  Convergenti  Ipertestuali, si intende una serie di informazioni che sono connesse tra loro in modo non lineare.  Interattivi, vi è la possibilità di interagire con altri e creare noi stessi dei contenuti  Distribuiti,  Mobili, si tratta di tecnologie che consentono di connettersi ovunque  Effimeri, non durano nel lungo tempo  Sociali L’infrastruttura della rete Internet ha una struttura a rete distribuita: le informazioni sono distribuite su una serie di computer sparsi per il mondo, detti server. Internet è una rete ridondante, in cui i dati sono suddivisi in pacchetti che possono utilizzare vari percorsi per arrivare a destinazione e questo fa sì che l’interruzione di una porzione di rete non influenzi un senso negativo il complessivo invio e scambio delle informazioni. Internet è un sistema aperto e si basa sul principio della neutralità della rete SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE Si intende una forma di società caratterizzata dall’importanza della produzione e della gestione del sapere, dell’informazione e della conoscenza. Nella società dell’informazione le tecnologie digitali sono onnipresenti e influenzano i processi economici/produttivi, sociali, identitari e politici. Pertanto, la capacità di produrre, manipolare e distribuire informazione diventa il fattore principale di ricchezza e potere. Il concetto di società dell’informazione comincia a diffondersi negli anni ’90 e si basa su una visione utopica della diffusione di Internet che ha comporta a: Accesso diffuso al sapere. Democratizzazione della politica. Nuova economia basata su comunicazione e flessibilità. C’è chi ha guardato questi cambiamenti come il segno dell’avvento di una Terza Rivoluzione industriale. All’interno della società dell’informazione il successo di un’azienda dipende soprattutto dalla sua capacità di generare, gestire e applicare in modo efficace informazione e conoscenza. Il crescere dell’importanza dell’informazione ha portato all’esigenza di proteggere le proprie creazioni attraverso brevetti e diritti d’autore che sono veri e propri strumenti legali che consentono a chi ha creato un certo prodotto di preservare la proprietà intellettuale e di garantire profitti. Il valore di un’azienda dipende più dalle proprie capacità intellettuali che sulla capacità produttiva. Nell’economia globalizzata, le grandi istituzioni economiche hanno la capacità organizzativa e tecnologica di operare su scala globale. Nascono le imprese multinazionali e si sviluppano grazie all’utilizzo dei media digitali, con cui riescono a coordinare, controllare e monitorare i processi produttivi che caratterizza la produzione nei diversi paesi interessati. Nasce quindi una cultura di consumo globale in cui merci, stili di vita e forme di consumo si diffondono in tutto il mondo e vengono adottati in contesti locali diversi: questo è possibile grazie e soprattutto grazie all’utilizzo dei social media (influencer, ecc.). L’economia in rete è caratterizzata da forme di produzione che sono più flessibili: la flessibilità indica che le imprese devono essere in grado di sapersi adattare molto velocemente alle esigenze di mercato e alle richieste dei clienti. TEORIE SULLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE Manuel Castells concepisce la società dell’informazione come una vera e propria epoca nell’evoluzione della società, dell’economia e della politica. A questo riguardo egli parla di: Capitalismo informazionale: le tecnologie della comunicazione e dell’informazione sono gli assi portanti delle strategie di mercato e influenzano il modo in cui i capitali vengono investiti. Struttura della rete (network society): data la loro efficienza nel riuscire a distribuire informazioni ecc le reti diventano la struttura dominante non solo dell’economia, ma dell’intera società. Touraine e Bell parlano di società postindustriale: fanno riferimento ad una società in cui vi è una diminuzione dell’importanza della produzione industriale a favore dell’economia dell’informazione e dei servizi. È una società caratterizzata dal fatto che la ricerca scientifica diventa il principale motore di crescita economica e di sviluppo sociale. Una terza caratteristica consiste nell’emergere di una nuova classe dirigente composta da burocrati e tecnici che sostituiscono le vecchie élite e delineano l’importanza della pianificazione e della organizzazione di processi complessi. INTELLIGENZA COLLETTIVA: a differenza del passato, nelle società moderne si hanno a disposizione strumenti per coordinare e valorizzare le competenze e le conoscenze che sono diffuse; si riferisce alla capacità di un gruppo di persone di condividere le proprie conoscenze competenze, collaborando per raggiungere obiettivi comuni e tale collaborazione fa sì che il processo sia più efficace rispetto a come sarebbe se ne occupasse una singola persona. CAPITALISMO COGNITIVO: messo a punto da teorici sociali marxisti, secondo cui l’attuale organizzazione dei sistemi di produzione, potenziata dai media digitali, si basa sullo sfruttamento delle capacità cognitive degli individui. Non fanno riferimento alla produzione materiale, quanto a quella di sapere, cioè alle idee e alle competenze individuali e collettive da cui si trae profitto. Il modo in cui ci presentiamo agli altri online ha un effetto sull’impressione che diamo agli altri e anche sulla nostra vita offline. I social media hanno dato la possibilità di dare voce a identità che prima erano generalmente isolate ed emarginate. I social media sono fondamentali per la costruzione e il mantenimento di gruppi informali. Nel dibattito che si è sviluppato attorno ai social media si sono delineate due posizioni: chi considera i social come qualcosa di estraneo alla vita offline e quotidiana e chi invece ritiene i social abbiano un forte effetto sulle nostre forme di socialità. C’è anche chi ritiene che ci sia una separazione netta tra online e offline. Tra gli autori che hanno riflettuto su questi temi c’è chi sostiene invece che ci sia un’integrazione molto forte tra vita online e offline: secondo loro questi due concetti di online e offline comincino a perdere di significato, tant’è che alcuni hanno concepito un terzo termine, ossia onlife. (SOCIETA’ DELLE MANGROVIE). Che cosa sono i media sociali? Siti web e piattaforme che sono basati sulla costruzione e sul mantenimento di legami sociali. Il tipo di utilizzo che si fa di essi cambia a seconda del contesto. L’utilizzo dei media è pervasivo. Cosa permettono di fare i media sociali? Permettono di creare un profilo pubblico o semipubblico, permettono di creare una rete di contatti e aderire a comunità tematiche, gruppi di discussione o reti. Teoria dei 6 gradi di separazione Fa riferimento ad un esperimento di psicologia sociale in cui ad un campione di abitanti di una piccola città statunitense si chiedeva di mandare un pacco ad una persona casuale, di cui non sapevano nulla, se non l’indirizzo, il nome e la professione: pertanto, dovevano mandarlo a persone di loro conoscenza che avesse maggiori possibilità di conoscere il destinatario finale e così via. In media sono servite solo 6 intermediazioni per permettere al pacco di giungere a Per poterlo definire «libero», un software deve garantire quattro «libertà fondamentali»: 1) Libertà di eseguire il programma; 2) Libertà di studiare come funziona il programma e modificarlo; 3) Libertà di redistribuire copie in modo da aiutare il prossimo; 4) Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti. Alcune prospettive critiche al modello di produzione peer-to-peer del software libero o alle dinamiche di collaborazione aperta: 1 la produzione collaborativa potrebbe portare all'erosione del riconoscimento dell'individualità e dell'autorialità; 2 Timore che la produzione sociale online possa favorire la comparsa dell'argomentazione razionale in favore del cinismo e di forme di argomentazione populiste da parte degli utenti; 3 Critica a chi privilegia in modo acritico la «saggezza della folla» rispetto a forme più canoniche di produzione del sapere. Open source e innovazione → L'open source emerge alla fine degli anni '90, ampliando il movimento del software libero; → Scetticismo iniziale rispetto all'idea di produzione non basata su diritti di proprietà intellettuale e lavoro professionale; → Estensione dei principi di open source al di là del software; → Fenomeni di crowdsourcing (esternalizzazione di un processo produttivo alla «crowds, ovvero alla «folla»); → Open source «dai bit agli atomi», ovvero dalla produzione di informazione a quella degli oggetti materiali; → Fabbricazione digitale: utilizzo delle stampanti 3D e nuovo modello di produzione industriale. Il valore dell’economia della condivisione  Il software libero e altre forme di produzione peer-to-peer si sono diffuse in settori cruciali dell'economia dell'informazione e hanno avuto una forte influenza culturale e politica in molte sfere delle società contemporanee;  Oggi coesistono con processi produttivi di tipo commerciale che rispondono a logiche di mercato e si basano su forme proprietarie di gestione dell'informazione;  Prospettive critiche: secondo alcuni, le imprese sfruttano la collaborazione degli utenti per fare profitti (Terranova 2004);  Emergere della «sharing economy> o «economia della condivisione», composta da piattaforme online tramite le quali le persone possono instaurare processi di scambio di beni (come la casa o gli utensili), di servizi (come lavori artigianali) o di saperi. Sfera pubblica e potere Dal pubblico ai pubblici attivi * Passaggio da pubblico passivo → pubblico attivo → pubblici attivi (non è più omogeneo ma ci sono più gruppi e sottogruppi diversificati che possono interagire con i media in modi differenti). * Avvento dei media digitali → emergere di ecosistemi mediatici diversificati. * La transizione verso una sfera pubblica in rete (cambia il modo in cui le persone si possono incontrare e confrontarsi) si basa su diverse caratteristiche dei media digitali: 1) Accessibilità: fa riferimento al fatto che l’accesso alla sfera pubblica e la diffusione di informazioni e opinioni non è più limitato da barriere di tipo economico. 2) La struttura distribuita: vi è una decentralizzazione dei media e si passa dai media broadcast a una struttura tipica dei media sociali da molti a molti. 3) La commistione tra pubblico e privato: vengono diffuse informazioni che riguardano sfere pubbliche su piattaforme private. 4) La sorveglianza: gli utenti sono più esposti alla sorveglianza digitale sia da parte delle imprese web che dal governo. La sfera pubblica  Sfera pubblica come luogo dove le persone si incontrano per discutere nelle società moderne (spazi fisici come piazze e spazi mediati come stampa o ambienti mediali):  I media digitali apportano cambiamenti significativi alla sfera pubblica: 1) La rete permette di diversificare le fonti di informazione (dai mass media a fonti alternative e indipendenti); 2) Processo di «disintermediazione», fa riferimento al fenomeno per cui gli utenti hanno la possibilità di accedere alle informazioni in modo diretto, senza l’intermediazione di giornalisti, editori ecc.., ma fa anche riferimento al fatto che ognuno di noi ha la possibilità di diffondere l’informazione (Citizen giornalism); 3) cambia il ruolo dei mass media tradizionali come gatekeepers e come detentori del potere di agenda setting. Politica e democrazia - Tra nuove forme di libertà e nuove forme di controllo: gli effetti sulla sfera pubblica dei cambiamenti connessi all'avvento dei media digitali dipendono dal tipo di società in cui avvengono. - Il digital divides: accesso diseguale alle tecnologie digitali; - Rilevanza delle politiche legate ai problemi dell'accesso e della trasparenza dell'informazione e alla libertà di istruzione. I movimenti sociali Al fine di contrastare il potere politico o agire per il cambiamento sociale, i movimenti sociali devono basare la propria azione sul tentativo di riprogrammare le reti, cioè utilizzarle per comunicare i propri contenuti e i propri valori. Alcuni critici sottolineano che la maggior parte degli utenti della rete si limita a mettere in campo attività di slacktivism (slacker, pigro + attivismo). Sorveglianza e controllo • Doppia natura del media digitali: incoraggiare la partecipazione e abilitare la sorveglianza; 1) utilizzo dei dati per creare un profilo dell'utente e produrre pubblicità mirate, 2) Raccolta e analisi dati per "sorvegliare" i cittadini. • La resistenza alla sorveglianza si basa su tecnologie o azioni che permettono di non produrre dati oppure di renderli tracciabili o non analizzabili. Economie digitali e lavoro I MODELLI ECONOMICI DEL WEB - Internet e media digitali come settore economico vitale; - Modello della «coda lunga» (esempio: Amazon), si basa su un tipo di vendita di prodotti che non sono necessariamente di moda o best seller, a differenza di negozi che hanno risorse e spazio limitate; con il modello della coda lunga si rivelano in grado di soddisfare più bisogni rispetto alle economie tradizionali; - L'industria discografica ha visto crollare i guadagni ottenuti tramite la vendita di supporti fisici come CD sotto l'attacco della pirateria, delle piatteforme come YouTube e di siti specializzati in streaming musicale (Spotify, Jango, ecc.). - Economia delle piattaforme: i modelli economici di molte aziende del web si basano sulla cocreazione da parte degli utenti (esempio: Tripadvisor e siti di dating online); - Rilevanza del settore dei videogiochi sull'economia dei media digitali; - Un altro ramo dell'economia del web è composto dai motori di ricerca (ex: Google); - Economia del Web e mercato pubblicitario, le imprese pagano per pubblicizzare i loro servizi. - Sharing economy (economia della condivisione come uber, airb&b); - Crowdfunding (finanziamento della folla, creare una campagna di raccolta fondi online). Lavoro e precarietà 1. Con l'avvento dei media digitali emergono anche nuovi mestieri: web designer, programmatori, amministratori di reti, professionisti della comunicazione pubblicitaria); 2. Le professioni esistenti sono cambiate grazie all'integrazione dei computer e delle reti nell'attività quotidiana di pressoché ogni lavoratore (ex medico per prescrizioni); 3. Anche le attività di consumo avvengono sempre più in rete (ex: c-commerce); 4. Emergere di una nuova figura: quella del prosumer (producer + consumer); 5. L'incremento della flessibilità lavorativa è accompagnato da un aumento della precarizzazione. * Emergere della «classe creativa», con riferimento alle nuove forme di lavoro della conoscenza messe in atto da professionisti urbani che lavorano nelle cosiddette «industrie creative»; * Il lavoro digitale ha creato anche ampi settori di lavoro esternalizzato e sottopagato, organizzato tramite la rete e messo a profitto da piattaforme web gestite da un'impresa centralizzata, assume il lavoratore come lavoratore autonomo legato ad uno specifico progetto o lavoro (ex: crowdsourcing di Amazon Mechanical Turk).